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Tognon Matteo

Classe 4^Ast
ANALISI DI UN TESTO NARRATIVO:

LAntidoto della
malinconia

Piero Meldini uno scrittore contemporaneo nato a


Rimini nel 1942 dove vi dirige la Biblioteca
Gambalunghiana, fondata agli inizi del Seicento. E
proprio sul finire di questo secolo, avventuroso e
abbagliante, nonch intriso di umor nero, che
lautore
decide
di
ambientare
il
suo
libro
intitolato Lantidoto della malinconia.
La storia si svolge esattamente nel 1690, lo stesso
anno in cui un gruppo di letterati, che solevano
riunirsi intorno a Cristina di Svezia, costituirono
unaccademia che si chiam dellArcadia, la quale
volle deliberatamente opporsi al cattivo gusto,
vale a dire allindirizzo della poesia seicentesca,
propugnando un ritorno alla lirica cinquecentesca e
petrarchesca ed allo studio pi approfondito dei
grandi classici dellantichit. In questa cornice,
in una citt periferica dello Stato della Chiesa,
vivono
due
personaggi
le
cui
vicende
sono
strettamente intrecciate: quello di uno speziale
gi
avanti
con
gli
anni
e
quello
di
unaristocratica diciassettenne, di nome Matilde.
Questi due personaggi sono legati tra loro dal
fatto che lo speziale considera la ragazza una
sorta di figlioccia. Essi vivono in una citt, il
cui nome non menzionato dallautore, dallaspetto
medievale, circondata da mura dalle quali pendevano
delle piante di cappero, comunicante con lesterno
attraverso tre porte principali: la porta Gallica,
la porta Montanara e la porta Marina. Subito oltre
le mura cera il mare e, lungo la costa, un vecchio
osservatorio. Nella citt passava un torrentello,

lAprusa, che nei mesi estivi si riduceva a un filo


dacqua
creando
pozze
melmose
per
limmensa
felicit
dei
ranocchi.
Oltre
a
questo
fiumiciattolo, cera anche un altro corso dacqua,
chiamato Il Gorgo del Diavolo per le terribili
leggende che su di esso si narrava.
Le vicende si svolgono nellarco di un anno
passando di mese in mese e quindi seguendo il
regolare svolgimento del tempo.
Gioseffo lo speziale un uomo eccentrico molto
erudito, non sposato e senza figli, che ha come
unico amico un bracco, chiamato Orione, cane fedele
e servitore nei confronti del quale la morte si
rivelava troppo indaffarata per occuparsi di lui. I
due abitano in un edificio formato da due piani: al
piano inferiore cera la bottega, fredda, con un
camino attraverso il quale dinverno il vento
infilandosi sibilava le sue pene, con i mattoni
del pavimento sconnessi e con un coccodrillo
impagliato che pendeva dal soffitto, essa, tramite
una scaletta di legno, comunicava con il vano
superiore che comprendeva la camera dello speziale.
In questo luogo egli si dedicava alla compilazione
di unopera enciclopedica in dieci capitoli mirata
alla conoscenza della scienza, che il suo unico
interesse, intitolata Lantidoto della malinconia
e
stila
lunghe
lettere
ad
un
cardinale
Eminentissimo e reverendissimo signor padron mio
colendissimo..,
immagine
dogni
potente,
che
dovrebbe benevolmente proteggerlo, nelle quali lo
tiene al corrente degli sviluppi del suo lavoro.
La sua figlioccia, Matilde, facente parte della
famiglia degli Ippoliti, abitava sola con la madre
Adelaide in un palazzo lugubre e tetro che
trasudava di caligine, muffa e solitudine. La
situazione precipita quando la ragazza si ammala di
un male che Gioseffo si accorge di non poter curare
perch a lui sconosciuto: il mal damore. La
figlioccia, infatti, sinvaghisce di un giovane
sgradito alla sua famiglia: il figlio del conte
Brancorsi, Rocco. Egli era un giovane rissoso e
prepotente, uno scapestrato furfante paragonato
allalfiere del gioco degli scacchi che faceva
soccombere nelle taverne i pedoni (che erano i suoi
amici).Per questo era visto, nel paese, come un
omicida che sfruttava il nobile casato del padre
per i suoi turpi delitti. per questo che la
povera giovane venne rinchiusa, contro la sua
volont, in un convento di clausura dove di l a
poco tempo si tolse la vita gettandosi in un pozzo
per la disperazione e per la malinconica solitudine
che ella provava.

Intanto giunge il Carnevale e, in un tetro palazzo,


Gioseffo assiste ad una compunta e grottesca seduta
dellAccademia dei Pennuti: una piccola stanza
ortogonale che simulava linterno di una voliera
che ospitava colti uomini che si radunavano per
discutere animatamente su problemi, quali lamore e
i baci, proposti dal padrone di casa: il marchese
Angolati (lAquila). Questi discorsi vengono presi
in giro dallautore che, tramite la voce di
Gioseffo pensante, li critica e li deride.
I mesi passano e, mentre Gioseffo continua a
inviare
lettere
al
suo
non
corrispondente
cardinale Odendei per informarlo del progresso del
libro, arrivano in citt due misteriosi forestieri:
un adulto scuro di pelle con occhi infossati e
lustri e un bambino di cinque/sei anni, Giovan
Battista, dal cui ventre si dipartiva il corpo di
un
altro
bambino,
suo
fratello
Lazzaro.
Questultimo non mangiava e non beveva e riceveva
nutrimento per mezzo di Giovan Battista. Questo
mostro bicefalo venne esibito nella bottega di un
barbiere sotto lo sguardo esterrefatto degli
abitanti del villaggio e dello stesso Gioseffo.
Le vicende paradossali, per, non sono finite: una
domenica tutti gli abitanti del paese si radunarono
attorno alla cattedrale dove un immane sciame di
farfalle rosse e nere comparve sulla facciata della
chiesa, lasciando dietro di se una pozza di sangue
vivo. Questo fenomeno visto dalla folla impaurita
come una punizione divina: i preti spargevano acqua
santa e le donne pregavano il Signore fino a che,
venuta la sera, le farfalle formando un gruppo
compatto se ne andassero come erano arrivate.
Arriva lestate, il paese in fermento per
larrivo delleminentissimo cardinale Odendei. Il
pi eccitato sicuramente Gioseffo che aveva
finalmente terminato e costosamente rilegato il suo
libro
indirizzato
al
cardinale
e
che
aveva
ottenuto,
con
grande
gioia,
lincarico
di
accogliere, allAccademia dei Pennuti, larrivo
delluomo religioso con unomelia minuziosamente
preparata dallo speziale stesso che aveva impiegato
anima e corpo nel realizzarla. Arriva il fatidico
giorno, lAccademia dei Pennuti traboccante di
persone altolocate e il cardinale seduto in una
fastosa e regale poltrona in mezzo alla stanza.
Lentrata
di
Gioseffo

accolta
con
grandi
esclamazioni e, in questo clima favorevole, lo
speziale porge il libro al cardinale che lo rifiuta
aspramente con pesanti parole di disapprovazione.
Questa azione lascia di sasso Gioseffo che si rende
conto che tutte le sue lettere non sono mai

arrivate
a
destinazione.
Lomelia
da
lui
scrupolosamente preparata si tramuta in parole
accusatorie nei confronti dei personaggi potenti
che sfruttano il loro rango ai danni dei pi
deboli; questo lascia esterrefatti tutti i presenti
che cacciano Gioseffo dalla sala. Il poveruomo,
che aveva perso tutte le motivazioni per vivere,
raggiunse
la
sua
abitazione
dove
decise
di
avvelenarsi. Dopo aver porto una dose del mortale
liquido al suo fedele cane che non lo voleva
abbandonare neanche dopo la vita, piomba in uno
stato di sconforto e muore avvelenato. Un brivido
gelido lo avvolse e, in una distesa erbosa, trov
Orione che lo aspettava ubbidiente.
Il corpo dello speziale venne ritrovato la mattina
seguente vicino ad un foglio di carta con
soprascritte
le
ultime
parole
che
pronunci
Aristotele prima di morire: Sono venuto al mondo
con vergogna. Sono vissuto nellinquietudine. Me ne
allontano confuso. Dove vado, non so. Piet di me.
E nella notte senza stelle n vento, una notte
pietrificata, dormono le cime dei monti, dormono le
api laboriose (contadini) dormono i potenti e
dormono lo stesso sonno, in due letti separati,
Matilde e Gioseffo.
Il tema del libro quindi quello della
malinconia cui oggi si associa un altro termine
simile ma diverso per contesto culturale:
depressione. La differenza che questo racconto
mette in luce che mentre oggi si ritiene che
la depressione sia una malattia, nel Seicento si
riteneva
che
essa
fosse
uno
dei
quattro
temperamenti. A questo proposito nel libro
citata la figura di Ippocrate, uno dei maggiori
medici dellantichit che elabor una teoria
medica basata, appunto, sulla concezione di
quattro umori: la malinconia, la collera, la
calma (flemma) e la passione; lalterazione di
uno di questi, secondo Ippocrate, genera le
malattie. Nel romanzo, quindi, si distinguono
delle categorie di persone che non venivano
considerate pi o meno fortunate di altre ma che
erano portate alla visione della vita con gli
occhi del malinconico che, mentre da una parte
non faceva vedere certi aspetti di essa, quelli
per cos dire allegri, dallaltra permetteva di
vedere cose che gli altri non vedevano: non a
caso tra i malinconici venivano annoverati i
poeti, gli scrittori, gli artisti e i musicisti.
Era
in
qualche
modo
un
temperamento
che
predisponeva alla creativit ed per questo che
lo
speziale
colto/malinconico

capace
di

scrivere addirittura un libro, cosa sicuramente


non comune alle persone del suo rango.
Analizzando il contenuto del libro si pu notare
che numerose sono le reminiscenze attraverso le
quali lo scrittore chiarifica o espone un concetto
che vuole trasmettere al lettore. Prima fra tutte
la citazione al Purgatorio dantesco chiamato in
causa nella descrizione di Giovan Battista, il
mostro bicefalo che accanto alle fiamme del
camino sembrava unanima tra le lingue di fuoco del
Purgatorio. Dante colloca tra le lingue di fuoco i
Lussuriosi, nellultima cornice (la settima) prima
del Paradiso Terrestre. Questo, secondo me, sta a
sottolineare
laspetto
spirituale:
il
bambino
sembrava
un
esserino
dellaldil
pi
che
dellaldiqua,
presente
pi
spiritualmente
che
fisicamente.
Vengono inoltre citati due versi da unopera del
poeta italiano Fulvio Testi (1593-1646) sotto
riportati:
Io qui, con voce lieta,
Della tua gloria applaudo aBe trionfi.
Essi vengono citati da un esponente dellAccademia
dei Pennuti per lodare Gioseffo prima della lettura
dellomelia da lui preparata per il cardinale.
Gioseffo, e quindi lo scrittore, ha un gran
rispetto per questo poeta; lo si capisce dalla
risposta che formula al suo adulatore:
Non scomodate il grande Testi per me.
Nel libro ,inoltre, si racconta la storia di
Damocle: egli era cortigiano del tiranno di
Siracusa, Dionigi il Vecchio, che, ad un banchetto,
gli fece sospendere sulla testa una pesante spada
trattenuta soltanto da un sottile crine di cavallo;
questo fatto stato utilizzato per descrivere il
comportamento della scorta del cardinale che
pendevano sul popolo come la spada di Damocle.
Non mancano citazioni su Vitruvio: scrittore romano
del I secolo a.C., celebre per il suo trattato De
Architectura che ebbe grandissima influenza nella
cultura
architettonica
del
Rinascimento;
su
Nembrotte: personaggio biblico ricordato nella
Genesi come fondatore di un impero in Babilonia e
Anzio e ricordato anche da Dante Alighieri nella
Divina Commedia, paragonato al cane Orione quando
era ancora in giovane et che cacciava come leroe
biblico menzionato. Esempi di dediche di libri
vengono fatte citando Aristotele che dedic i sui
scritti ad Alessandro e san Girolamo che ne fece
omaggio a Papa Damaso.

Per quanto riguarda i richiami a personaggi e


luoghi mitologici, si menzionano quelli a Morfeo,
Dio greco dei sogni, figlio di Ipno (che significa
appunto
sonno),
a
Penelope,
paragonata
al
protagonista in quanto speranzoso e infelice come
lo era la moglie di Ulisse, a Perseo che sconfisse
la Medusa e, infine, ai Campi Elisi, luogo di
suprema felicit che Gioseffo raggiunge in quanto
dimora dei giusti nelloltretomba.
Lungo tutto larco della storia frequenti richiami
vengono fatti utilizzando lallegoria della Morte
vista come un momento che arriva dolcemente senza
procurare dolore ma soltanto torpore e un po di
freddo, una liberazione al triste mondo in cui
viviamo che ti fa raggiungere un luogo dove le
sofferenze si placano e si spengono e dove si
incrociano le linee di fuga dellesistenza.
Assidui sono i soliloqui serali dello speziale che,
rimasto solo nella sua bottega, conversa con lo
spirito
di
sua
madre,
suo
padre
(speziale
anchegli) e suo fratello che seduti in un angolo
della stanza lo fissano pensierosi. Unimmagine,
dunque, che richiama la solitudine e lattaccamento
familiare di Gioseffo che sente cos il bisogno di
conversare e di esporre le sue idee (peraltro molto
critiche nei confronti della societ) con qualcuno
a lui caro, anche se inesistente ma che comunque ha
pazienza di ascoltarlo.
Nonostante la morte del protagonista il romanzo si
pu considerare a lieto fine in quanto, finalmente,
i
personaggi
raggiungono
la
felicit
e
la
tranquillit tanto sospirata e attesa.

GIUDIZIO
Il libro, che non presenta una vera storia come
solitamente accade nei romanzi ma che ripercorre
invece semplicemente lultimo anno di vita di uno
speziale, mi piaciuto e mi ha colpito molto
soprattutto per lutilizzo ricorrente da parte
dellautore
di
similitudini
e
metafore

esemplificative
ma
mi
ha
colpito
loriginalit della trama proposta.

anche

per

GIUDIZIO SULLO STILE


Lautore
d
limpressione
di
ricercare
un
linguaggio
colto
ed
erudito
rifacendosi
continuamente a eventi e personaggi del passato per
specificare o chiarire un determinato concetto o
idea espressa. La comprensibilit del testo, di
conseguenza, in alcuni punti risultata difficile
accentuata anche dalle parole latine presenti in
larga misura (se ne contano circa quattro, se non
intere frasi, in ogni pagina). Per capire quindi
bene la storia e tutte le similitudini utilizzate
ho dovuto far spesso ricorso al vocabolario non
solo italiano ma anche latino e allenciclopedia.

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