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Umberto Eco — Say lll Quanti scaffali ha la Biblioteca di Babele? Un problema cosmologico perturbante RE 16. IVAN ALMEIDA MI SCRIVE E-MAIL DAL BORGES |Center di Aarhus (Danimarca) per segnalarmi che in un mio saggio sulle biblioteche la citazione che faccio (in italiano) del- la “Biblioteca di Babele” di Borges @ sbagliata. Io dico che in ogni galleria della biblioteca «venticinque scaffali, in ragione di cinque perlato, coprono tutti lati meno uno», mentre Borges avrebbe det- to che «venti scaffali, in ragione di cinque per lato, coprono tutti i lati meno due». Non solo: io dico che ‘ogni scaffale contiene trentadue libri, di ‘quattrocentodieci pagine clascuno, “di ‘quaranta righe, ciascuna riga di quaran- talettere”, mentre per Borges ciascuna riga di ottanta lettere. To sapevo di aver citato dalla tradu- zione Lucentini pubblicata da Einaudi nel 1965, ora riprodotta in “Tutte le Opere” (Mondadori 1984); controllo, e vedo che ho citato giusto. Non ho in casa Yoriginale, ritengo prudente con- sultare almeno un’altra fonte, e alle 16,30 chiedo via e-mail a Helena Loza- no di controllare sulle “Obras Comple- tas” 1974-81. Ore 17, Helena conferma quanto ha detto Almeida, ma scopre anche che Lucentini parla di un gabi- netto che serve persoddisfareleneces- sit& “fecali” mentre Borges parla di necessita “finali”. Alle 17,15 mi rendo conto che, se Lucentini aveva tradotto nel 1955, ave- vallavorato sulla prima edizione di“Fic- ‘lones” del 1944. Riscrivo ad Almeida il quale, ale 18,30 - dopo aver attinto alla ‘encomiabile biblioteca del Borges Cen- ter eaverlanciato per Internet una con- sultazione con borgesologi di Parigi, Amburgo e Grenoble-mi comunica che {testo del 1944 @ uguale a quello delle “Obras Completas”, perd Borges aveva ‘gi pubblicato “La biblioteca di Babele” ‘el 1941 nellaraccolta“El jardin de sen- deros que se bifurcan”. Mi trasmette le pagine in discussione dove gli scaffali sono venticingue, coprono tutti i lati ‘menotuno, ei gabinetto® proprio perle necessitd “fecal”, come diceva Lucenti- ni. Perd Lucentini si @ sbagliato sul 206 numero dellelettere per riga, cheanche nel 194] erano ottanta enon quaranta, Almeida mi fa notare che: (1) dal 1941 al 1944 Borges cambia idea sul numero di scaffali della biblioteca; (2) Mondadori afferma di seguire le “Obras Completas” del 1974, ma per “Fic nes" riproduce la traduzione Lucentini dall'edizione 1944, a quale, almeno per “La biblioteca di Babele”, & per basata sul testo del 1941; (8) o Lucentini ave- ‘va gia tradotto il testo 1941 e poi, quan- do traduce “Ficciones” 1944, introduce Ja versione che aveva gia senza avve- dersi di questi cambiamenti; oppure conosceva entrambe le versioni ¢ ha considerato la seconda come apocrifa. Ore 19, Helena Lozano si @ accorta nel frattempo che Lucentini ha intro- dotto altre variazioni rispetto alle edi- zioni 1944 e 1974, e vedo che queste ron sono glustificate neppure dal testo 1941. Alcune sono di poco conto ma almeno una @ rilevante: per Lucentini Yaltezza degli scaffali e dei piani «non supera dimolto quella di una biblioteca normale» (¢ quindi la Biblioteca é pit spaziosa di altre), mentre Borges ha ‘sempre detto che non supera di molto Taltezza “di un bibliotecario normale”, i che rende quelle gallerie kafkiana- ‘mente soffocanti, Quindinella Bibliote- cadi Lucentini i corridoi sarebbero pid ariosimailibri con righe pit corte del- Ja meta) pid stretti come le edizioni ‘Bompiani anteguerra. ertanto, per complicare l'ipotes! di ‘Almeida, Lucentini non ha considerato apocrifa solo la seconda versione, ma anche laprima, Sideve considerareapo- crifa una traduzione che corregge due original apocrifi? Ditemi se questo non un racconto di Borges. La prima parte di questa ricerca si potuta svolgere in poche ore via cavo; non rimane che sapere da Lucentini ‘come sia andata veramente la faccen- da. Ma, comunque sia andata, ci sono conseguenze metafisiche di queste varianti (sia di Borges che di Lucenti- ni), visto che la biblioteca @ un model- lodell'universo? Se Borges avesse det- to (poniamo) che essa si componeva di un miliardo di gallerie esagonali, allora in Borges 1941 il numero delle lettere sarebbe stato pid di un miliardo di miliardi, in Borges 1944 circa sette- ‘centosessanta milioni di miliardi, in Lucentini 1955 poco pit di cinquecen- to milioni di miliardi. Non dico in para- gone al debito pubblico, ma anche per un astrofisico la differenza non sareb- ‘bedapoco. Perd Borges dice che la Biblioteca ha ‘un numero indefinito e forse infinito di gallerie. E quindi avverto i ragionieri della letteratura (con tutto il rispetto per iragionieri della partita doppia) che non vale la pena difare troppi conti per- cché in questa Biblioteca ci si perde, ‘come sisono persi Borges e Lucentini, ¢ ‘come un gruppo di amici dottie pignoli si divertito a perdersi nei meandri di quella Ragnatela che Borges aveva git prefigurato quasi sessantanni fa. Espresso 6 MARZO 1997

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