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Touhami Garnaoui
Scena 1. E’ un venerdì di fine estate del 1430, anno dell’Egira, poco prima di
“el-‘Asr”, la preghiera del primo pomeriggio. All’ingresso della piazza di un
villaggio arabo, una colonna con sopra una foto del capo dello Stato. Davanti al
bar della piazza, due uomini conversano: Karim, insegnante di economia in vacanza
e, Ahmed, un ex tecnico comunale della zona. Ad un tavolo del bar, un energumeno
sta leggendo un giornale locale arabo. Accanto al bar un grosso tappeto color
verde e azzurro buttato per terra e alcuni vasi di terracotta. Da uno di questi
vasi esce un drago blu scuro ondeggiante dall’aspetto minaccioso.
Cameriere (Facendo l’inchino): Ciao Karim, ciao Ahmed! (A bassa voce) State
attenti. L’avete visto quello?
Ahmed: Ciao. Chi non lo conosce? I nostri Servizi sono segreti per modo dire. Le
spie le riconosciamo tutti. Loro stessi si travestono per farsi riconoscere
meglio, per incutere suggestione al popolo, per terrorizzarlo e tenerlo buono.
Cameriere: Cosa prendete?
Ahmed: Io un caffé turco.
Karim: Un tè per favore e un mazzo di carte…Karim, hai sentito cosa diceva prima
il giornale radio?
Ahmed: Vuoi dire se ho sentito la notizia della nomina dei nuovi Ambasciatori nei
Paradisi fiscali…?
Karim: Possono offrire merletti e pizzo alle loro mogli, rimangono pur sempre
degli schiavi di piantagione. Il mondo libero ha generato, per grazia di Dio, un
sistema di procedure per l’evasione fiscale ed il trasferimento del denaro
all’estero, salvaguardando l’anonimato, che sono in realtà tombini dove gente come
lui possono occultare denaro rubato per la loro prosperità individuale. I Paradisi
fiscali hanno introdotto persino nella loro costituzione il segreto bancario a
fini di tutela della vita economica e finanziaria degli scippatori. Mobutu ha
rovinato l’Africa prima di morire d’indigestione per le sue grandi abbuffate, tra
conti bancari in Svizzera, ville in mezzo mondo, banane e cafè, whisky e pepè “per
il morale del capo”, come diceva. Mi trovavo in Congo - Zaire a quell’epoca. Non
potrò mai dimenticare un bambino seminudo e affamato che da dietro la siepe di un
ristorante dove stavo a cena con dei bianchi; alcuni erano esperti della FAO. Mi
guardava mentre mordevo una mela e più mordevo più gli si dilatavano gli occhi e
implorava che gli gettassimo l’osso di una coscia di pollo, dicendo: “Padrone!
Padrone! Le ossa, per favore le ossa.”
Ahmed: Non ci sarebbe un sistema di monitoraggio nazionale e sopranazionale?
Karim: Ma chi ci pensa? E’ un serpente mostruoso che si morde la coda.
Cameriere: I signori sono serviti. Ho portato anche il gesso. Buona partita.
Ahmed: A chi sono utili gli esperti, i cooperanti e tutti quei volontari senza
frontiere, mentre i nostri laureati sono mal pagati come l’ex marito di Latifa, o
disoccupati o cercano la via per emigrare? Un giorno chiesi alla figlia di Latifa
cosa voleva fare da grande. Sai cosa rispose? L’emigrata. Le dissi, perché?
Perché, mi rispose, tornano con delle mercedes enormi e portano delle belle
cravatte.
Karim: Gli esperti internazionali servono soprattutto a chi li paga. Sono i
missionari e gli esploratori dei tempi moderni, la facciata pulita dell’
ineguaglianza fra le nazioni e del nostro asservimento.
Ahmed: (Al cameriere rimasto ad aspettare) Grazie e tieni pure il resto. Hai
sentito, Karim, il nome del Presidente ricevuto questa mattina dal Capo dello
Stato?
Karim: Sì. Il famoso (a bassa voce che non si sente). Un uomo straordinario,
atipico. Ne parlano in tutto il mondo. Pare lo abbia inviato il Signore. Lo hanno
votato più del 60 % degli elettori. Egli afferma che la sua popolarità sarebbe
superiore se le elezioni non fossero truccate.
Ahmed: Non arriverà mai comunque al 99,99 % dei nostri capi.
Karim: Da noi lo Stato c’è ma Stato non è. Comunque il 60 % è sempre una bella
percentuale. Dicono che detiene il primato degli incassi da libro dei Guinness. Ma
non sfoggia la sua ricchezza come certi emiri arabi.
Ahmed: Non capisco come ha fatto per diventare tanto ricco. Mi piacerebbe essere
ricco come lui.
Karim: A che serve la ricchezza? Per far colpo sul vicino di casa? Errore, amico
mio. Forse i nostri parvenu e le loro mogli la pensano in questo modo, perché
provengono da ambienti poveri e sono invidiosi gli uni degli altri. Il vero ricco
è uno che decide della vita e della morte tua e mia, qui e altrove, per esempio i
grandi banchieri, le grandi società petrolifere e, prima di loro i grandi imperi.
Ahmed: Si diceva che il sole non tramontava mai nell’impero inglese. Posso capire
come hanno fatto gli imperi e le grandi banche che tramano dietro per accumulare
tante ricchezze. Con il sangue degli altri, la fame nel mondo, il buco dell’ozono,
l’intimidazione, la corruzione, le falsificazioni, il controllo dei centri di
decisione e dell’opinione pubblica. Non capisco come ha fatto lui?
Karim: Da giovane studente, questo Presidente amava andare a cantare e a
raccontare barzellette sulle navi da crociera anche per mettersi qualche soldo in
tasca. Durante una di queste crociere, vede un grosso brillante, da non so quanti
carati, che una ricchissima turista americana di origine siciliana
inavvertitamente ha lasciato cadere; lo raccoglie e lo restituisce alla donna,
rifiutando qualsiasi ricompensa per il suo gesto. Ha mostrato tutta la vita un
totale disinteresse per il denaro. La donna insiste talmente tanto che alla fine
lo convince a prendere almeno un biglietto della lotteria nazionale.
Ahmed: Che nobiltà d’animo!
Karim: L’unico valore, diceva Kant, risiede nei gesti disinteressati. Ebbene, con
quel biglietto ha vinto il primo premio, milioni di euro in conio dell’epoca.
Oltre che per la sua onestà, Dio ha voluto premiarlo per la sua bontà e la sua
intelligenza.
Ahmed: Beato lui! La fortuna sorride agli onesti, fuorché a me; anche quando gioco
a carte con te. Guarda che carte mi hai dato, non si può giocare con delle carte
così.
Karim: Le carte sorridono agli audaci ma tu…Non ti offendere.
Ahmed: Non mi offendo. Voglio sapere come ha fatto per arrivare a diventare
miliardario.
Karim: Da uomo geniale, ha investito tutti i soldi piovutigli dal cielo. Ora è il
padrone di mezza nazione. Lo ha fatto, diceva, non per sé ma per venire in aiuto
ai bisognosi. Si è messo a costruire, a comprare e a vendere terreni, case, ville,
quartieri. Si è comprato anche dei cavalli di razza, assumendo stallieri di
professione, grandi boss del mestiere. Non dimenticare poi il calcio, caro Ahmed.
Ah, il calcio! In Europa, gli uomini e, ora, anche le donne non conoscono una
passione più grande. Lui possiede una delle squadre più prestigiose e più ricche
d’Europa.
Ahmed: Perciò non si fanno più figli in Europa. Non ne hanno il tempo né la
voglia. Hanno la testa nel pallone. Cercano il sesso come gioco per soddisfare le
loro fantasie ossessive, o quando vanno in vacanza sulle spiagge bianche e rosa
corallo circondate da acque limpide, calde e pescose, con magnifiche specie di
uccelli e di uccellini esotici.
Karim: Lui è semplice, attaccato alla famiglia ed è rimasto poverissimo. Ha dato
tutto alla gente. Ahmed: Da noi è diverso. Se sei presidente della repubblica o
monarca, sei il padrone. Non c’è bisogno di una legge. Non c’è bisogno di un
parlamento, di una giustizia. La tua parola fa giurisprudenza. Sei il padrone di
tutto e per tutta la vita, poi lo trasmetti agli eredi. All’inizio della carriera
puoi essere nullatenente, ma dopo recuperi, svendendo il paese, le sue risorse, la
sua memoria, il suo futuro e la nostra anima.
Karim: Devi vedere come questo Presidente ha trasformato il paese con i propri
soldi. Non vedi più le immondizie per strada. Il mare è limpido. D’accordo, non ci
sono aquile sulle spiagge e nemmeno uccelli, ma ci sono orchestre rock e
allucinogeni e la gente si diverte. Persino il terremoto non fa più paura, e
nemmeno i dissesti idrogeologici. C’è chi pensa addirittura che un bel terremoto
oppure una frana ogni tanto non sarebbe male. Perché interviene lui e in sei mesi
ti dà un nuovo appartamento chiavi in mano, completamente arredato con tutti i
marchingegni dell’industria moderna; ti fa persino trovare l’asciugacapelli
attaccato nel bagno e dei cioccolatini di benvenuto in salone. Nel frattempo ti
manda a fare una crociera se non ti va proprio di stare in albergo in qualche
stazione balneare o termale in attesa della consegna della tua nuova casa. Da quel
momento non sei più tenuto a rimborsare i tuoi debiti con le banche e nemmeno a
pagare le tasse. Da te, fortunato terremotato, non pretende nulla.
Ahmed: Ragione per cui è osannato e votato. O perché la gente lavora nelle sue
aziende, o perché è terremotata o perché vive in mezzo alle immondizie o perché
segue il calcio minuto per minuto dalla domenica alla domenica successiva. E’ un
Presidente - Ombrello che ti protegge dalla pioggia e dal sole.
Karim: Certo, ma non è finita. Se non ti va più di lavorare e preferisci startene
a casa, non è un problema. Il lavoro lo lascia fare a uno di noi. Ecco perché gli
immigrati arrivano in massa, provenienti da tutte le parti del mondo, dall’Africa,
dall’Asia, dall’Europa dell’Est e dall’America latina. La gente del paese, invece,
ha visto moltiplicarsi gli ammortizzatori sociali. Non sono dei materassi
matrimoniali come puoi pensare. Significa che, mentre tu stai tranquillo a casa o
al bar, continui a ricevere il tuo stipendio, per tutto il tempo che vuoi. Se non
ami gli ammortizzatori sociali, vai a trovare il Presidente a casa sua. Arrivi su
un aereo privato, passeggi nel parco delle sue ville, in mezzo a delle belle
ragazze senza veli, passi una bella serata in sua compagnia, ascoltando il suo
cantante preferito, fate due risate insieme, e alla fine ti dà pure un piccolo
omaggio o anche una busta con dei bei soldini. Se per caso non trovi posto
sull’aereo, puoi sempre andare a divertirti su qualche isola famosa. Gratis; anzi,
sei anche pagato. La gente è rimasta frustrata per decenni nelle loro aspirazioni
e nei loro desideri dalla burocrazia stalinista e dai tribunali della Chiesa; ora
è davvero felice di muoversi senza paure, di viaggiare, di intraprendere
liberamente, persino di fare il ricercatore in America. A che serve la scuola?
Ormai è piena di figli di immigrati. Non sei d’accordo? Ti vedo scuotere la testa.
Ahmed: Penso a certe regioni arretrate del paese, forse perché troppo nostalgiche
del passato.
Karim: Farneticazioni di secessionisti interessati al danaro, non al ragionamento.
Il Presidente dice che non ci sono quasi più poveri, non ci sono più analfabeti in
tutto il paese. Il paese cresce ad un ritmo più veloce che nel resto d’Europa, che
nella sleale Cina stessa. Se rimane ancora qualche problema sarà presto risolto
con la realizzazione prossima di grandiose infrastrutture, ponti, ferrovie ad alta
velocità. A spese sue. Egli continua a lavorare giorno e notte, instancabilmente,
per soddisfare tutte le esigenze dei suoi cittadini, senza mai pretendere un
centesimo per se né per l’erario. Trova a pena il tempo di inghiottire un brodo
vegetale o al massimo una manciata di quadrucci di pasta sempre in brodo. Sempre
affabile, sorridente, allegro, disponibile alla battuta. Dovrebbero dargli non uno
ma due o tre premi Nobel: come campione del capitalismo responsabilmente liberale
– cristiano – socialista – federalista – social-unionista; come guida della
rivoluzione dei giovani e soprattutto delle giovane dirigenti di giorno e di notte
cubiste, professionisti, acrobati, e altri mangiafuoco; come difensore della pace
tra le nazioni civili che preferiscono mangiare spaghetti e pizza, hamburger e
“steak-frittes” piuttosto che involtini di primavera, cuscus, ciurrasco e zighini.
I sushi, così, così. I giornali di tutto il mondo, eccetto una certa stampa
tendenziosa e prepotente, lo descrivono come un eroe dei tempi moderni,
corteggiato dagli zar e dalle regine. La sua fama è arrivata persino in questo
misero bar. Non ha torto chi ha cominciato a raccogliere i fondi per farlo santo.
Ahmed: Però ho sentito asserire che le sue ville sono faraoniche, che passa il
tempo in mezzo alle sue “zoccole, zoccole” (su un’aria di una nota canzone). C’è
chi dice che i fondi da raccogliere per farlo santo sono suoi in realtà.
Karim: All’inizio erano suoi, poi li ha dati ai poveri e sono diventati soldi dei
poveri. Tu non hai studiato economia, altrimenti sapresti della spirale virtuosa
dell’accumulazione delle ricchezze. Il padrone dà i soldi al lavoratore. Il
lavoratore s’arricchisce. Così può fare la spesa dal padrone. Ecco che il padrone
diventa più ricco o addirittura santo. Il lavoratore deve tirare la cinghia fino
alla fine del mese, invocando i santi in processione, poi si ricomincia. La forza
di questo uomo è che non si vedono molti altri santi in giro. C’è crisi di
proselitismo.
Ahmed: Il tuo ragionamento non appartiene, mi sembra, alla scienza economica che
si studia a Oxford. Io chiamerei questa scienza il gioco delle tre carte.
Karim: Volendo, sì. Penso piuttosto all’invidia di ciarlatani per lungo tempo
abituati a mangiare in due piatti con due forchette merende confezionate da mani
esperte miracolate. Lui li lascerebbe pure con i loro piatti e le loro forchette
se smettessero di calunniarlo, di parlare. Che parlano a fare! Come faceva ad
ospitare tanti poveri in una piccola casetta? Lui non è l’unico che possiede ville
e palazzi; al contrario di molti altri, è l’unico a tenere la sua porta aperta a
tutti, alla gente umile, umile, persino a quei ciarlatani che possono entrare e
magari mangiare qualche buona crostata. Non c’è bisogno di andare a spiare cosa
dice, cosa fa, con chi sta, dove sta, in bagno, nel salone ovale, in camera da
letto o in via delle zoccole. Io sono stato in quel paese. Non hai idea delle
ville, dei palazzi e dei castelli che ci sono, dappertutto. Nella sola Capitale ci
sono non uno o dieci ma centinaia di palazzi pubblici e privati mozzafiato, tesori
favolosi esposti e altri nascosti, giardini pensili panoramici che sembrano oasi
del paradiso.
Ahmed: Qualcuno ti ha mai invitato ad entrare in uno dei palazzi privati?
Karim: Ho avuto l’occasione di essere invitato a cena, non in un palazzo, ma a
casa di un grosso architetto che si definiva di tendenza radical – chic e che ce
l’aveva con i suoi colleghi, dicendo che non capiscono niente, che hanno distrutto
il tessuto urbano, che hanno progettato delle mostruosità, eccetera, eccetera..
Era interessato ad un progetto di villaggio turistico da realizzare nel deserto
marocchino con un finanziamento arabo oppure della Banca Mondiale. Per lui
progetti di questo tipo sono gli unici ad aiutare a frenare l’emigrazione
clandestina in Occidente.
Ahmed: Che genio! Te la sei spassata, beato te. Parlami della casa e della serata.
Karim: Era un immenso superattico panoramico sul lungofiume. Che sfarzo e che
cena! Preparata da un noto cuoco, andato personalmente la mattina a selezionare il
pesce, la frutta e la verdura, gli aromi, il formaggio parmigiano, il pane, la
pizza al taglio e tutto il resto, in certi negozi specializzati e in certe
bancarelle vicine. A cena c’erano alcune giovani e belle donne. Per farle
arrabbiare, l’architetto, rivolgendosi a me, diceva: “Caro amico, io preferisco le
vostre turche, quelle belle morone”. C’era anche un transessuale brasiliano, un
ragazzone molto raffinato. La serata è finita, tutti loro fumando hashish o
sniffando eroina. Davanti al mio rifiuto di prendere anch’io un po’ di quella
roba, l’architetto mi disse che dalle parti mie la gente preferisce farsi saltare
per aria per raggiungere prima il paradiso. A quel punto una delle ragazze
aggiunse, mezzo intontita: a condizioni di non fare saltare anche noi. Per
tranquillizzarla, l’accompagnai a casa sua.
Ahmed: Tutti hanno un harem, poi dicono, inorriditi, che noi mussulmani, arabi,
turchi, saraceni, orientali, extracomunitari, non si sa chi siamo né da dove
veniamo, che lingua parliamo, se siamo neri o bianchi, pratichiamo tutti la
poligamia e viviamo nella lussuria...
Karim: L’harem del loro Presidente è diverso. Tutte giovani ragazze che si
sarebbero trovate senza lavoro, senza futuro, senza dignità. Per la loro fortuna,
hanno trovato un padre affettuoso che le faceva assumere in televisione, in
parlamento, nei Consigli comunali, persino come Ministro della Ricerca o delle
Pari Opportunità, a seconda delle loro predisposizioni.
Ahmed: Ma se tutti stanno meglio, mi spieghi a che serve un ministro delle pari
opportunità?
Karim: Non saprei; molto probabilmente perché quel ministro non aveva doti
particolari; giusto per trovarle un lavoro, una occupazione come gli altri
cittadini e cittadine che bussano alla sua porta.
Ahmed: E la Ricerca? A che serve la Ricerca? Se gli americani preferiscono
importare le sue tecnologie e i suoi ricercatori? Se è riuscito grazie al suo
genio inventivo a digitalizzare tutto il paese, a fare progredire le modalità
informatiche e a rendere protagonista internet? Ho letto che a partire dal 2013
non ci sarà più un solo di quei milioni di processi arretrati, nessuno potrà più
evadere il fisco, si conosceranno i prossimi movimenti tellurici uno o due anni in
anticipo. Anche le ore lavoro che verrebbero a mancare troveranno collocamento in
altre attività che solo lui potrà escogitare.
Karim:Per lo stesso motivo che ho detto prima.
Ahmed: Lui mi sembra…giustizia e scienza fai da te. Avrà imparato la lezione dai
nostri capi. A proposito avevo letto sul giornale che il nostro Capo di Stato e
Guida della Nazione e della Religione è andato a passare qualche serata a casa
sua, probabilmente per copiare una delle sue invenzioni o per siglare degli
accordi di cooperazione su come si possono creare milioni di posti di lavoro in un
batter d’occhio, anche al fine di bloccare l’emigrazione clandestina.
Karim: E’ andato, ma il nostro Capo ha preferito dormire sotto una tenda allestita
nel parco della villa, per promuovere l’artigianato del tappeto, della salsa
piccante e del narghilé.
Ahmed: Allora perché c’è un coro che grida forte che il Presidente di quel paese
deve rassegnare le dimissioni?
Karim: Non è un coro, sono bande musicali, fanfare di qualche frazione di
municipio.
Ahmed: Un giornalista per primo, parlando di Repubblica delle banane, ha sollevato
la questione della prospettiva dell’elezione di suo figlio a Capo del governo alla
scadenza del proprio mandato, un figlio che non ha nemmeno terminato gli studi di
laurea. Lo stesso giornalista ha incastrato il figlio in visita da un transessuale
che deteneva della droga nel suo appartamento. Pare che il Presidente ha tentato,
senza riuscirci, di pagare il giornalista per comprare il suo silenzio. E’ vero,
sono pratiche diffuse in tutto il mondo. Per me è soprattutto un Presidente che sa
mantenere le promesse in materia ambientale.
Karim: Si tratta molto probabilmente di un complotto di gente che s’intendono di
ricatti, mettendo in giro foto e video pieni di transessuali e di polvere di
cocaina e eroina lasciata per caso sul comodino. Tu sai chi ha introdotta la droga
e la pornografia nel paese?
Ahmed: Direi che nessuno comunque ha saputo combatterle. Dopo gli articoli del
giornalista molta gente è andata a manifestare con una siringa in una mano e una
banana sulla quale è stata disegnata una bandierina nell’altra mano agitata a mo’
di telefonino magico per chiamare il Palazzo del Governo, facendo finta di
presentare la propria candidatura alla direzione degli Affari dello Stato.
Karim: Ti piace sempre fare il gioco di parole. A me risulta che erano meno di
quaranta esagitati manipolati da chi vuole fare invece altri Affari di Stato.
Ahmed: Ergo, non c’è più democrazia nel paese se nessuno reclama più niente.
Karim: Non dimenticare che il popolo l’ha votato con più del 60%. Allora c’è o non
c’è democrazia? Non stare a sentire i pochi farabutti arrabbiati: qualche
magistrato che ha in mano il libretto rosso di Mao invece di studiare e applicare
i nuovi codici, qualche giornalista evoluzionista, contorsionista, a servizio di
qualche padrone residente a Ginevra, a Sidney o a Gerusalemme, per rilanciare il
settore in crisi, qualche deputato omosessuale, uno o due Commissari europei che
non sanno cosa fare dalla mattina alla sera, qualche architetto invidioso del
prestigio dei suoi colleghi e qualche bamboccio che reclama un lavoro ma che non
gli va di lavorare. Invece è lui stesso che vuole presentare le proprie
dimissioni. La moglie riconosce che lui è un autentico fenomeno catodico ma dice
pure che comincia a dare i numeri per troppo stress, con tutte quelle cene, tutte
quelle donne da soddisfare, tutte quelle interviste, tutti quei processi montati a
suo carico, tutti quei numeri delle cose fatte da ricordare a memoria e da
snocciolare in piazza e in televisione: chilometri di autostrade realizzate,
tonnellate di immondizie rimosse, migliaia di case consegnate in tempo di record
ai terremotati, milioni di nuovi posti di lavoro creati, decine di migliaia di
evasori fiscali condonati per fare rientrare miliardi nelle casse dello Stato,
tutti i falsi in bilancio azzerati, tanti soldati, aviatori, marinai inviati a
riportare la pace nel mondo e a diffondere la civiltà presso i barbari che
minacciano la sopravvivenza della parte migliore dell’Occidente, faro e cordoni
della borsa dell’umanità.
Ahmed: Non poteva aiutare anche quei nostri poveri emigrati.
Karim: Perché secondo te non ci ha pensato? Ci ha provato e come. Solo che mentre
cercava di aiutare uno di loro, il film sul bel paese felice che ha sognato si è
interrotto proprio al momento che chiedeva ad uno di loro in difficoltà: Tu, come
ti chiami? E il nostro fratello è rimasto senza identità, senza nome.
Ahmed: Cosa potrebbe succedere dopo?
Karim: “Rien ici-bas ne dure”, niente è eterno su questa terra. Ormai il
Presidente pare invecchiato, patetico, sotto la maschera delle sue estreme
truccature. Il Re è nudo. Nudi appaiono anche tutti i baroni dell’intossicazione
culturale della televisione e della carta stampata e, presto o tardi, dovranno
essere spazzati via dalla rivoluzione numerica.
Ahmed: Che brutta parola! Siamo diventati dei numeri?
Karim: Numeri che contano. Ognuno di noi potrebbe ormai sedersi davanti ad un
computer e vedere, leggere, trasmettere, pubblicare liberamente tutto quello che
gli passa sotto gli occhi e per la testa, senza filtri e senza condizionamenti. E’
l’inizio della fine dell’ignominia e dei dinosauri. Dipende da ciascuno di noi
rallentare o accelerare questa rivoluzione in atto.
Ahmed: Perché non mi mandi al tuo ritorno un bel computer anche a me. Te lo
rimborso a rate.
Karim: E’ la casa stessa che li vende che ti offre un finanziamento rimborsabile
con comode rate a tasso zero e senza anticipo.
Ahmed: Davvero! Guarda che lo compro, uno strumento così efficace di
comunicazione, di dialogo e di pace. La guerra e dunque la miseria saranno
finalmente sconfitte. Non credi?
Karim: Ci vogliono molti sciamani e magari una Udagan per guarire l’anima malata
dei prepotenti.
Ahmed: Dopo mi darai tutte le istruzioni che serviranno. Vorrei proprio mettermi
al computer per leggere, scrivere, trasmettere e pubblicare le cose che non vanno
in questo paese e che corrodono l’anima mia. Il computer sarà almeno la spalla che
mi mancava, il mio punto di riferimento.
Karim: Sono contento. Finalmente ti è venuta voglia di fare qualche cosa di utile
a te e agli altri.
Avendo capito che i due parlavano di cinema straniero e di numeri e, visto che la
matematica non è un’opinione e che il digitale doveva essere qualcosa che somigli
ad un ditale, l’energumeno si è sentito sollevato dal compito di continuare a
tendere l’orecchio per spiarli. Si è alzato, ha sbadigliato, si è stiracchiato e
con un gesto ha salutato il cameriere.
Cameriere: A più tardi, fratello.
Sipario.
Musica di Franco Battiato, INNERES AUGE
Mehdi: (accento fortemente veneto) Mio padre ha sbagliato. Ha avuto una vita
difficile. Ha lavorato per noi, per darci un futuro.
Moglie: (in dialetto arabo maghrebino) Misericordia, O Rabbi! Misericordia! Mia
figlia era sposata. Non poteva frequentare un altro uomo. E’ proibito nella nostra
religione.
Voce Giornalista: Cosa dice la mamma?
Mehdi: La mamma dice che lui ha sbagliato. Anche sua figlia ha sbagliato.
Giornalista: Perché per voi altri è una vergogna, una cosa insopportabile se una
donna sposata va a letto con un altro uomo o un’altra donna; una cosa che grida
vendetta, non è vero, Mohamed?
Mohamed: No, sì. Sono cose che non si fanno da noi. La gente poi parla male di
noi. Perché lui non si è presentato da me come aveva promesso a mia figlia e come
si usa fare da noi.
Giornalista: Se è venuto in Italia è proprio perché tante cose si fanno da voi e
che non si dovrebbero fare.
Mohamed: Ci sono strane usanze anche da voi.
Giornalista: Forse non è informato, ma da noi esiste una grande libertà.
Mohamed: Fino a poco tempo fa…
Giornalista: Che ne sa lei?
Mohamed: Lo so, come lo sanno tutti. Credete che non sappiamo niente e siete
sempre pronti a darci delle lezioni. Vi sentite sempre superiori. Le chiedo scusa;
non parlo di lei, ma di quelli che mi dicono da noi à così, da noi è cola.
Giornalista: E’ lei che ha appena detto che vuole costruirsi una identità moderna,
era una bugia?
Mohamed: Non significa che è sempre esistita una vera libertà da voi.
Giornalista: Se si riferisce al medioevo, ha ragione. Se si riferisce alle leggi
naziste e fasciste ha ancora ragione. Ma tutto questo è passato.
Mohamed: Da voi tutto ha un prezzo. Il corpo è vendibile come qualsiasi oggetto di
scambio. E’ libertà questa o è mercificazione? L’amore libero è una
mistificazione, una infelicità generalizzata. Il matrimonio, il rapporto fra uomo
e donna è un godimento effimero, è un affare. Da noi, purtroppo la realtà si è
imbarbarita. Io mi vergogno di quello che ho fatto, di me stesso, dell’identità
che mi è stata cucita addosso.
Giornalista: Forse c’è qualcosa di vero in questo suo sfogo. Sentiamo cosa dice
Driss.
Driss: Non lo so. Ha sbagliato mio padre.
Giornalista: Lei sa, Mohamed, che quando avrà finito di scontare la pena fra
quattordici anni, dovrà fare la sua valigia e rientrare definitivamente nel suo
paese. Così lo stabilisce la legge italiana.
Mohamed: (molto teso) Questo non è giusto. E’ una farsa. E’ uno scandalo. I miei
giudici sono gente razzista di estrema destra. Me lo aveva detto il mio avvocato.
Ho sbagliato. Chiedo scusa a tutti: a mia moglie, ai miei figli. Ho sempre amato
mia figlia. Chiedo scusa a tutti gli italiani, al presidente dell’Italia Giorgio
Napoletano, a tutti gli italiani.
Giornalista: Tutti ormai in Italia si difendono attaccando i giudici. Lei dice che
i suoi giudici sono di destra; per altri sarebbero di sinistra. I giudici sono
esseri umani come gli altri e l’umanità, si sa, è imperfetta, ma in Italia esiste
l’autonomia della magistratura e la legge si suppone uguale per tutti. E’ un
assioma che non ammette deroghe. Si può cambiare, ma dipende dalle circostanze e
dai rapporti sociali in campo e all’interno di regole precise.
(Scorrono di nuovo sullo schermo televisivo le immagini registrate a casa di
Mohamed)
Mehdi: Mio padre ha sbagliato ed è stato condannato. Infliggergli una seconda pena
non sarebbe giusto. Chi penserà alla casa, a noi? Cosa dovrà fare la mamma? Perché
punire anche lei? Poi c’è mio fratello più piccolo nato in Italia.
Driss: Mio padre ha bisogno della sua famiglia e la famiglia ha bisogno di lui.
Mohamed: Ho sbagliato. Chiedo scusa a tutti. Vivo in Italia da vent’anni. La mia
casa è in Italia. La mia famiglia è in Italia. Preferisco altri anni di carcere
che tornare nel mio paese di merda.
Moglie (in dialetto maghrebino, tradotto simultaneamente da Mohamed): Noi viviamo
in Italia, amiamo l’Italia ma amiamo anche il nostro paese. Il nostro paese ha
realizzato molte cose, ma rifiutiamo di vederlo in questa situazione di
arretratezza, di violenza, di sopraffazione dei più forti, di difficile
sopravvivenza.
Mohamed: Ho sempre amato mia figlia. Anche lei ha amato me. La vita le è sfuggita
per aver troppo amato. A mia moglie e ai figli vorrei dire di aver agito da idiota
ignorante. Per la nostra salvezza e per onorare la morte della nostra figlia,
dobbiamo imparare a cantare l’amore. E’ la nostra crudeltà la causa dei nostri
mali. Quando due fratelli si combattono con le armi, gli avvoltoi fanno festa.
Scena 4. Karim e Ahmed si ritrovano dopo cena al bar della piazza del villaggio
per riprendere la partita di carte interrotta all’inizio dello spettacolo
teatrale.
Ahmed: Lo spettacolo teatrale mi è piaciuto molto. L’atmosfera che si è respirata
era emozionante, davvero inebriante. Malgrado la repressione, il popolo finirà per
risvegliarsi e ribellarsi. Prima però, ognuno di noi dovrà masticare la propria
coscienza come ha fatto Mohamed, perché nessuno ha le mani abbastanza pulite per
denunciare le ingiustizie.
Karim: La gente passeggia il giorno del mercato. Tutti parlano con tutti, nessuno
in particolare parla a tutti, non del peccato, dei miracoli che guariscono gli
ammalati e resuscitano i morti, ma della miseria, della rivolta, delle riforme
necessarie. Si affida la cura collettiva ai ministri dell’impossibile, una cura
tanto più scioccante quanto è più grande la miseria. Miseria e smarrimento in
tutta devozione. Tutti accorrono, piangono, offrono, pregano. Sono convinti che
altrimenti ci sarebbe il caos. La demagogia chiede dei sacrifici e Dio la decima,
con la promessa di ritorni decuplicati. Ritorni difficili da raccogliere. Invece
il loro intervento è richiesto ora. Ora o mai più. Cosa aspettano per agire? La
parola utile è soffocata. Ecco perché il teatro in piazza è importante. Il teatro
è una scuola e anche un luogo di lotta contro il silenzio in cui la memoria non va
in prescrizione.
Ahmed: Povero Mohamed e poveri noi vittime della demagogia politica e spirituale,
dello sfruttamento e del nuovo antisemitismo.
Karim:L’Europa ti sfrutta ma non usa calci e pistole. I nostri fratelli del teatro
saranno ora in arresto in qualche commissariato di polizia. Questo tu lo chiami
nuovo antisemitismo? Noi siamo vittime della nostra ignoranza e della nostra
violenza. Il vero razzismo esiste soltanto là dove viene praticata
sistematicamente la politica coloniale dell’apartheid; è una politica premeditata,
è odio puro, atavico, pulizia etnica. L’Europa emargina i poveri e gli sconfitti;
è nello stesso tempo egocentrica e campanilistica, ma ti lascia fare se vuoi re-
inventare e auto-organizzare una convivenza. Non è violenta in se, non ha amore,
ecco; c’è competizione.. …
Ahmed: Mi fai venire in mente un gioco televisivo molto seguito dal pubblico
americano. Vuoi sentire? Si chiama il gioco della sincerità. Il concorrente deve
rispondere ad un certo numero di domande davanti ai familiari presenti fra il
pubblico dello studio televisivo. Una macchina della verità appunto controlla se
il concorrente è stato sincero oppure no. Alla prima bugia rilevata dalla macchina
viene eliminato. Se risponde correttamente a tutte le domande, vince un botto di
soldi, credo un milione di dollari. Uno di questi bravi concorrenti doveva
rispondere ancora a due domande soltanto:
Intervistatore: Lei ama la famiglia di sua moglie?
Risposta: Sì.
Intervistatore: Sentiamo la macchina…Corretto! Andiamo avanti, ma dopo i “Consigli
per gli acquisti”…
Passano due minuti poi arriva l’ultima domanda: Lei è mai andato a letto con la
sorella di sua moglie?
Silenzio pesante nella sala. Il concorrente esita, si attarda a rispondere poi,
quasi allo scadere del tempo regolamentare dice: Sì.
Intervistatore: Un attimo solo. Ecco: la macchina ha finito di controllare la
risposta…Il concorrente è stato…sincerooo!
Tripudio nella sala. Il pubblico si alza in piedi, urlando di gioia. La moglie del
concorrente grida: Bravo! Bravo, amore mio!
Karim: Si vive in una società consumistica dove ogni giorno s’inventano nuove
esigenze e si moltiplicano i desideri. L’occhio diventa ciclopico ed il braccio
rimane corto. Siamo tutti presi in giro dai commercianti, multinazionali di denaro
pulito o riciclato, di armi, di jeans, di hamburger, di droga, di pornografia, di
pubblicità commerciale o politica, commercianti annidati ovunque e che parlano la
stessa lingua. Hanno cancellato i vecchi comandamenti e inventato altri. E’ un
vero racket della civiltà. La vita è dirette dal denaro e pure l’arte. C’è il
vuoto ma si vende e qualcuno compra. Per fortuna, si assiste al tentativo di un
ripensamento generale perché il divario fra ricchi e poveri è cresciuto a
dismisura, l’equilibrio ecologico è a rischio. I ricchi e i poveri hanno perso
fiducia nel domani. Il sistema non regge più da solo.
Ahmed: Tu non credi nel razzismo ma allora perché quando un maghrebino, un arabo o
un africano commette un reato, si parla di difficoltà di integrazione e se un
italiano commette lo stesso reato, il reato è considerato solo un problema
sociale?
Karim: Penso si tratti anche di errori che commettono dei legislatori
disinformatiti, impreparati o mal consigliati; i governi, i partiti sono senza
idee, incapaci di affrontare serenamente dei problemi tutto sommato nuovi. Non
hanno una politica di integrazione, non sanno nemmeno cos’è. I loro programmi sono
incoerenti, improvvisati. Spesso quando un politico non sa cosa dire, ne parla a
lungo. Non capiscono le messe in latino ma c’è chi vuole insegnarlo nelle
moschee. E’ facile poi generalizzare, soprattutto quando qualcuno ti aiuta a
pescare nelle acque torbide, a diffondere falsità, a ripetere i luoghi comuni
invece di sollevare delle questioni concrete. L’Africa si riassume con due
immagini: le mosche agglutinati sul viso dei bambini in mezzo ai denutriti e i
safari turistici; a Cuba esistono solo i sigari cubani e le ragazzine pronte a
vendersi per un mezzo pugno di dollari al primo turista bianco; il Brasile
significa calcio, carnevale carioca e favelas; i mussulmani, narghilé e
terrorismo. Il pubblico televisivo o il lettore dei giornali lo sa, non è
completamente stupido, rielabora i concetti diffusi per conto suo, liberamente, al
meno fin quando esisterà la libertà di pensiero in Occidente.
Ahmed: A forza di miracoli e di boom l’Occidente è scoppiato. All’Oriente toccava
fare boum, boum per campare.
Karim: E’ una canzone di un vecchio film che conosco. Il mondo intero è ammalato.
Più che mai, vivere vuol dire tramare, come il ragno che tesse la sua tela o come
l’insetto che lotta per uscirne, come i feti che riproducono nuove forme di
esistenza senza fine, che vogliono operare nella vita e nell’arte. Che paradossale
utopia non distinguere la vita dall’arte! (Pausa per segnare il punteggio con il
gesso)
Ahmed: Non sapevo che sei stato all’estero. Lo sai che mi hanno ritirato il
passaporto da mesi e mesi pur non avendo commesso alcun reato.
Karim: E tu non mi hai mai parlato del passaporto. Cosa ti hanno detto?
Ahmed: Solo perché mio cugino l’avvocato si era permesso di firmare una petizione
contro l’inerzia del governo, a favore degli abitanti di Gaza e di Gerusalemme che
stanno vivendo l’inferno, una shoa senza carburante. Queste cose non si possono
leggere da anni sulla stampa né vedere in televisione.
Karim: Anche in Europa. Sono immagini e racconti proibiti dalle stesse persone che
manifestano in piazza per la libertà di stampa. Perciò scivoliamo se non vogliamo
rischiare. Qui ci sono occhi e orecchie dappertutto… Ora tocca a te dare le carte…
Sipario