Esplora E-book
Categorie
Esplora Audiolibri
Categorie
Esplora Riviste
Categorie
Esplora Documenti
Categorie
Sommario
Premessa
1. Introduzione
15
19
25
31
35
39
43
49
59
75
81
91
Bibliografia
109
Premessa
La ragione fondamentale che giustifica questa ricerca va individuata nel peso sempre crescente che le consulenze dufficio o di parte
assumono rispetto ai provvedimenti decisori dei giudici minorili, rispetto ai quali rivestono di solito un carattere quasi assorbente .
Ne consegue che apparsa interessante una riflessione, anche sul
campo, su questi istituti, che fornisce alcuni dati possibili oggetto
di analisi.
Ci non senza una premessa di fondo.
Considerata limportanza del lavoro svolto dai professionisti del
settore, si auspica che le valutazioni dagli stesse espresse, siano supportate da elementi di valutazione di carattere scientifico, supportate
da elementi condivisi dalle istituzioni competenti a riconoscere e
classificare le varie patologie riscontrabili negli attori della controversia, ovvero corrispondano a canoni oggettivi, privi cio di elementi
che trovino riscontro solo nelle convinzioni personali e soggettive
del tecnico chiamato a concorrere alla decisione del giudice.
Il lavoro svolto rappresenta solo un contributo di analisi e riflessione connessa, in particolare alla purtroppo diffusa conflittualit genitoriale che caratterizza i conflitti giurisdizionali in cui sono
coinvolti i minori e conseguentemente sullopportunit di tenere in
debito conto i riflessi sugli stessi delle consulenze dufficio o di parte, che, come gi detto, rispetto alla decisione del giudice assumono
valore fondamentale.
Grazia Sestini
Garante per linfanzia e ladolescenza della Regione Toscana
1. Introduzione
Laumento costante delle separazioni coniugali e dei divorzi, registrato negli ultimi anni impone a tutti i soggetti deputati alla tutela
dei minori di porre particolare attenzione, tra laltro, alle dinamiche
processuali che vedono coinvolti anche i figli della coppia disgregata
quando viene intrapreso il percorso giudiziario. Quando la famiglia
si rivolge al Tribunale per regolamentare la propria separazione o
divorzio e definire le future condizioni su cui basare la riorganizzazione familiare laffidamento dei figli e la loro frequentazione con
ciascuno dei genitori rappresenta un problema molto complesso e
delicato.
In tale contesto, invero, il Giudice chiamato a regolamentare il
nuovo assetto relazionale della famiglia, avendo riguardo al superiore
interesse morale e materiale della prole: proprio al fine di assicurare
tali prioritari obbiettivi, il magistrato deve necessariamente saper intersecare le norme giuridiche e le scienze psicologiche, in quanto la
conoscenza degli aspetti inerenti la dinamica relazionale familiare
lo pone in grado di determinare in modo analitico quale siano le
migliori condizioni di affidamento ed attraverso quali concrete modalit dare attuazione al diritto del minore a mantenere rapporti con
entrambi i genitori.
Per acquisire elementi utili ad individuare la soluzione pi idonea
da adottare nello specifico caso di volta in volta sottoposto alla sua
attenzione, il Giudice incaricato del procedimento di separazione o
divorzio pu avvalersi di ausiliari esperti con specifiche competenze
tecniche diverse ed ulteriori rispetto a quelle tipiche del magistrato
(psicologia, psichiatria, neuropsichiatria, etc.). Nominando un consulente tecnico dufficio (CTU) incaricato di compiere una specifica
indagine di natura psicologica sulle capacit genitoriali dei coniugi e
sui rapporti di entrambi i genitori con il figlio, il Giudice riesce cos
ad ottenere le informazioni e valutazioni necessarie per la sua decisione finale. Ci avviene soprattutto nei casi in cui i genitori non
10
2. La genitorialit:
definizione ed influenza
rispetto allo sviluppo del bambino
Nel panorama scientifico di riferimento diversi autori sono concordi nel definire la genitorialit come una funzione processuale composita (Fava Vizziello, 2003), risultato dellinterazione fantasmatica
e reale tra quel particolare figlio, con bisogni specifici legati allet, e
quel genitore (Stern, 1993), diversa in ogni momento della vita, se
pure con una sua stabilit di fondo; essa ha a che fare, quindi, non
solo con losservazione dellhic et nunc della relazione che il genitore
ha costruito con il figlio, ma anche con linfanzia del genitore stesso
e quindi con le influenza delle generazioni (Taf, Malagoli Togliatti,
1998).
La genitorialit funzione processuale, relazionale e storica, preesistente alla nascita del figlio. E altres il risultato di una relazione
triadica (madre padre bambino) ed condizionata dai modelli
culturali, dalla personalit del genitore, dalle relazioni che egli stesso
ha avuto come figlio, dalla coniugalit e cogenitorialit della specifica coppia, nonch dal temperamento, da eventuali e specifiche
problematiche riguardante i minori (eventuali disabilit fisiche/psichiche) e le loro fasi evolutive.
In seguito a tali premesse, possibile evidenziare come lo sviluppo
del bambino sia influenzato dalle dinamiche della genitorialit paterna e materna e dalle modalit con cui la coppia entra in relazione
con il figlio. In particolare, rispetto alla nostra ricerca, importante
analizzare il c.d. ciclo vitale della famiglia, ossia la transizione della
separazione e del divorzio. Come si evince da quanto gi rilevato, il
termine genitorialit implica una definizione complessa allinterno
della quale, il ciclo di vita di una famiglia pu restare imbrigliato.
Dal momento in cui la famiglia si costituisce deve affrontare un percorso evolutivo che prevede compiti cruciali di mantenimento del
11
suo equilibrio e quindi funzionali alla sua evoluzione. Ogni passaggio evolutivo pu rappresentare un momento di criticit che porta
alla dissoluzione del sistema nel caso in cui la famiglia non riesca a
far fronte al suo superamento o alla sua crescita. Tra i momenti critici
di maggiore importanza, riferiti in particolare alloggetto della presente ricerca, ricordiamo:
il costituirsi della coppia: convivenza/matrimonio: in questa fase, ciascun partner allinterno della coppia acquisisce
un ruolo nuovo allinterno del quale deve ridefinire spazi e
funzioni, introducendo nella sua identit, una nuova immagine di s. Per fare questo ogni membro della coppia deve
confrontarsi con il modello genitoriale che ha sperimentato
nella sua storia passata, con limmagine del figlio che stato,
con leducazione che ha ricevuto, lo stile di attaccamento e la
relazione che ha stabilito con i suoi genitori;
la nascita di un figlio: la transizione alla genitorialit introduce il ruolo e il legame genitoriale e implica il passaggio dalla
diade coniugale alla triade familiare e richiede di stabilire dei
confini fra il sistema coniugale e quello genitoriale (Scabini
& Cigoli, 2000);
la famiglia con bambini piccoli: questa fase implica laccettazione del figlio come nuovo membro del sistema e assunzione dei ruoli genitoriali, nonch riadattamento delle relazioni
con le famiglie di origine;
la famiglia con bambino in et scolare: la socializzazione comporta lo stretto e frequente contatto con altri gruppi familiari
e, attraverso essi, lintroduzione di nuovi valori, abitudini,
modi di vita, che mettono in discussione i valori familiari
(fino ad allora assoluti e indiscutibili);
la famiglia con figli adolescenti: levento critico fondamentale
incrementare la flessibilit dei confini familiari in modo da
permettere lindipendenza dei figli. Richiede un incremento
di flessibilit dei confini familiari, per un progressivo svincolo dei figli. I figli impongono situazioni nuove e si mettono
12
rispetto alle capacit di trovare risorse per adattarsi al disorientamento e ritrovare il proprio equilibrio di funzionamento.
Nellesasperazione del conflitto spesso le persone coinvolte selezionano nellaltro solo gli aspetti e i comportamenti che hanno portato
al malessere nella coppia al punto da giungere ad una sovrapposizione del ruolo genitoriale e coniugale. I due membri della coppia
producono descrizioni luno dellaltra caratterizzate dalla presenza
di deformazione, reificazione, generalizzazione e cancellazione dei
dati.
14
15
che purtroppo, in non pochi casi, si esplica in rivendicazioni continue ed aggressioni non solo verbali.
La conflittualit tra coniugi ha generalmente inizio gi prima della
decisione della coppia di separarsi e perdura solitamente ben oltre la
separazione; i figli fanno da spettatori ad accuse reciproche, offese,
ingiurie e, non di rado, si trovano triangolati ed incastrati allinterno
di dinamiche fatte di ricatti affettivi, di alleanze, di conflitti di lealt
che li spingono a prendere le parti ora delluno, ora dellaltro genitore ed a sperimentare la spiacevole sensazione di tradire comunque
qualcuno a cui tengono, qualunque comportamento adottino.
In bala dei propri bisogni emotivi, e vittime di profondi sentimenti
di vendetta luno nei confronti dellaltro, i due coniugi si mostrano
sovente agli occhi del figlio incapaci di trovare un accordo ed artefici
di discussioni violente che nascono magari per futili motivi. Occupati
a difendere ciascuno il proprio orgoglio ferito, i genitori corrono spesso il rischio di far passare in secondo piano i bisogni del figlio o di
confonderli con i propri, e non si accorgono che qualunque soluzione
sarebbe preferibile al farlo assistere alla loro drammatica incapacit di
cooperare insieme e di raggiungere un accordo nel suo interesse.
Il bambino tende generalmente a sentirsi colpevole e responsabile delle difficolt tra i genitori e questo lo porta, in non pochi casi, a
sperimentare importanti vissuti di colpa, specie quando le discussioni riguardano questioni inerenti la sua collocazione (luogo ed orari
di visita, scelte educative ecc). I bambini pi piccoli possono fantasticare di influenzare, con il loro comportamento, il conflitto tra i
genitori, motivo per cui paradossalmente preferibile una scelta di
rottura chiara e netta da parte della coppia rispetto ad una situazione
di crisi ad esito incerto, trascinata magari per anni e caratterizzata
da unalta imprevedibilit, che pu bloccare il bambino e renderlo
timoroso di provocare il definitivo distacco della coppia coniugale.
I bambini hanno quasi sempre nelle separazioni un ruolo pi attivo di quanto sembri, motivo per cui bene che allinterno della
rete familiare, si faciliti la circolarit di una comunicazione chiara.
E sempre preferibile spiegare al bambino, con un linguaggio adatto
alla sua et, ci che sta succedendo tra i genitori, mettendo da par-
16
17
1. storia familiare;
2. cambiamento e ristrutturazione delle dinamiche familiari;
3. presenza o meno di conflittualit manifesta e latente tra gli
ex coniugi;
4. qualit dei rapporti tra i singoli partner e il proprio figlio;
5. condizioni di salute psichica del genitore affidatario e non;
6. pregresse esperienze luttuose;
7. rete relazionale e familiare;
8. contesto sociale e culturale nel quale la famiglia ormai disgregata vive o vivr.
Tali variabili si intrecciano a quelle psicologiche e individuali del
minore, quali:
1. struttura di personalit/temperamento;
2. fase di sviluppo psicoaffettiva;
3. sesso.
Anche let un elemento fondamentale per le capacit del bambino di interpretare e dare un significato a cosa accade intorno a lui.
In generale possibile asserire che:
1. gli effetti negativi della separazione sono massimizzati nella
prima infanzia. Il clima familiare conflittuale genera uno stato ansiogeno poco controllabile per un bambino in tenera et
poich non possiede sufficienti difese psichiche;
2. i minori reagiscono alla separazione genitoriale mettendo in
atto particolari difese e atteggiamenti legati alla loro fase di
sviluppo psicoaffettivo.
La conoscenza dei loro moti interni, la capacit di ascoltare i
bambini, di mettere in atto comportamenti il pi possibile coerenti
e narrare la verit sulla storia dei loro genitori, appaiono le modalit migliori che un genitore possa mettere in atto per aiutare i figli
ad affrontare e superare le problematiche emotivo-affettive legate al
distacco della coppia genitoriale e alla disgregazione del nucleo familiare originario.
18
grave pregiudizio per leducazione della prole (art. 151 c.c.) uno dei
coniugi o entrambi pu rivolgersi al Tribunale richiedendo di regolamentare giudizialmente le condizioni che disciplineranno i loro
rapporti futuri. Anche in questo caso uno degli aspetti sul quale il
giudice tenuto a rispondere appunto, spesso, laffidamento della
prole, stabilendo la misura in cui ciascun genitore deve contribuire
al mantenimento, allistruzione e alleducazione dei figli.
A seguito dellemanazione delle recenti riforme del diritto di famiglia attuate con la Legge 10 dicembre 2012 n. 219 Disposizioni
in materia di riconoscimento dei figli naturali e con il D. Lgs. 28
dicembre 2013 n. 154 Revisione delle disposizioni vigenti in materia
di filiazione, a norma dellarticolo 2 della legge 10 dicembre 2012, n.
219, in vigore dal 7 febbraio 2014 al fine di emettere un provvedimento (omologa della separazione consensuale o sentenza di separazione o divorzio), il Tribunale ed il Giudice Istruttore cui la singola
causa assegnata dovranno applicare le disposizioni del Titolo IX
del Codice Civile dedicato alla responsabilit genitoriale ed ai diritti
e doveri del figlio, ed in particolare le norme del Capo II dedicato allesercizio della responsabilit genitoriale a seguito di separazione,
scioglimento, cessazione degli effetti civili, annullamento, nullit del
matrimonio ovvero allesito di procedimenti relativi ai figli nati fuori
del matrimonio1.
1
20
Nellambito dei suddetti procedimenti, dunque, siano essi a carattere consensuale o giudiziale, linteresse del minore il principio
guida per stabilire ogni condizione riguardo laffidamento dei figli:
nel decidere quale sia, in concreto, linteresse del minore, il Giudice
deve tener anzitutto presente che il figlio ha il diritto di mantenere
un rapporto equilibrato e continuativo con ciascuno dei genitori, di
ricevere cura, educazione, istruzione e assistenza morale da entrambi
e di conservare rapporti significativi con gli ascendenti e con i parenti di ciascun ramo genitoriale (art. 315 bis c.c.).
Per realizzare tale finalit, ossia assicurare al figlio minore la pi
opportuna modalit di affidamento ed attuare il principio di bigenitorialit - gi affermato con la precedente riforma attuata dalla legge
154/2006 - lart. 337 ter c.c. stabilisce che il giudice adotta i provvedimenti relativi alla prole con esclusivo riferimento allinteresse morale e
materiale di essa e dunque valuta prioritariamente la possibilit che
i figli minori restino affidati a entrambi i genitori oppure stabilisce a
quale di essi i figli sono affidati, determina i tempi e le modalit della
ricorrere nei casi in cui la condivisione dei compiti genitoriali risulti pregiudizievole per i minori. Dunque, gi da tale momento, la legislazione assume come nucleo ispiratore la tutela dellinteresse del minore ed afferma il
principio della bigenitorialit, che si esplica nel diritto dei figli a mantenere
il rapporto con entrambi i genitori anche successivamente alla loro separazione, e nel coinvolgimento sia del padre che della madre in tutte le scelte
educative che li riguardino, nonch nel diritto del minore a conservare rapporti significativi con gli ascendenti e i parenti di ciascun ramo genitoriale.
In conformit con quanto previsto dallart. 12 della Convenzioni di New
York sui diritti del fanciullo e dellart 3 della Convenzione di Strasburgo
sullesercizio dei diritti dei minori, la normativa aveva poi stabilito che il
Giudice potesse disporre laudizione del minore che abbia compiuto 12 anni
ed anche di et inferiore ove capace di discernimento (art. 155 sexies c.c),
sancendo in tal modo il principio secondo cui lopinione del minore deve essere
tenuta in debito conto da parte degli attori del procedimento giudiziario. Ad
oggi, invece, il legislatore ha compiuto ulteriori e significativi passi in avanti,
riconoscendo espressamente il diritto del minore ad essere comunque ascoltato
dal Giudice della separazione o del divorzio (salvo che ci risulti per lui pregiudizievole) ed affermando il nuovo concetto di responsabilit genitoriale,
che fornisce una visione pi ampia e diversa del quadro dei diritti/doveri di
entrambi i genitori verso i figli.
21
22
vigilanza rispetto alla sua educazione ed istruzione: la normativa prevede infatti che Salvo che non sia diversamente stabilito, le decisioni
di maggiore interesse per i figli sono adottate da entrambi i genitori. Il
genitore cui i figli non sono affidati ha il diritto ed il dovere di vigilare
sulla loro istruzione ed educazione e pu ricorrere al giudice quando
ritenga che siano state assunte decisioni pregiudizievoli al loro interesse.
(art. 337 quater).
Infine, il Giudice pu ritenere che sia inopportuno affidare il minore ad entrambi o ad uno dei genitori, qualora ci risulti anche
solo temporaneamente contrario al suo interesse: in tali casi Adotta
ogni altro provvedimento relativo alla prole, ivi compreso, in caso di
temporanea impossibilit di affidare il minore ad uno dei genitori, laffidamento familiare. In tal caso, anche dufficio, il giudice di merito
provvede allattuazione dei provvedimenti relativi allaffidamento
della prole ed, a tal fine, una copia del provvedimento di affidamento
trasmessa, a cura del pubblico ministero, al giudice tutelare (art. 337
ter c.c.).
Al fine di giungere ad una decisione definitiva rispetto allaffidamento dei figli ed alla regolamentazione dei tempi e delle modalit
della loro presenza presso ciascun genitore e prima dellemanazione, anche in via provvisoria e temporanea, dei provvedimenti
inerenti i figli (che, ai sensi dellart. 337 ter comprendono anche
disposizioni inerenti il loro mantenimento e la loro collocazione)
il Giudice pu assumere, ad istanza di parte o dufficio, mezzi di
prova (art. 337 octies c.c.). Inoltre, la nuova normativa prevede e disciplina in maniera innovativa e specifica anche lascolto del minore,
stabilendo che Il giudice dispone, inoltre, lascolto del figlio minore
che abbia compiuto gli anni dodici e anche di et inferiore ove capace di
discernimento. Nei procedimenti in cui si omologa o si prende atto di un
accordo dei genitori, relativo alle condizioni di affidamento dei figli, il
giudice non procede allascolto se in contrasto con linteresse del minore o
manifestamente superfluo (art. 337 octies c.c.). Infine, viene stabilito
che il Giudice, qualora ne ravvisi lopportunit, sentite le parti e
ottenuto il loro consenso, pu rinviare ladozione dei provvedimenti
suddetti per consentire che i coniugi, avvalendosi di esperti, tentino
23
una mediazione per raggiungere un accordo, con particolare riferimento alla tutela dellinteresse morale e materiale dei figli.
24
25
26
Tutti i CTU ricoprono tale ufficio dal momento in cui accettano lincarico,
prestando il giuramento di rito, fino alla conclusione del mandato stesso.
In effetti a norma dellart. 357 c.p. lesperto esercita una pubblica funzione
giudiziaria. Tale ruolo deve essere esercitato nei limiti e con i poteri/doveri
riconosciuti ai P.U. dalle norme giuridiche: cos, ad es., tra gli altri obblighi
del CTU, vi quello previsto dallart. 331 c.p.p. di denuncia allautorit giudiziaria di reati perseguibili di ufficio di cui venga a conoscenza nellambito
della sua attivit (quali, tra gli altri, nel nostro ambito di indagine, potrebbero essere i reati di maltrattamenti, abuso di mezzi di correzione, violazione
degli obblighi di assistenza familiare nelle ipotesi in cui si debba procedere
dufficio perch commesso in danno di minori, ma anche violenza sessuale,
atti sessuali con minore, etc..), obbligo la cui violazione penalmente sanzionata dallart. 361 c.p.
27
28
29
6. La nomina e lassegnazione
dellincarico al CTU
La CTU psicologica nei procedimenti di separazione e divorzio
pu essere richiesta da una o entrambe le parti in causa e, in ogni
caso, deve comunque essere disposta dal Giudice. Accogliendo la richiesta di disporre una CTU, il Giudice emette lordinanza di nomina, scegliendo come consulente un professionista tra quelli iscritti
nellapposito Albo.
Presso ogni Tribunale infatti istituito un Albo dei consulenti tecnici, suddiviso per categorie di materie (art. 13 disp. att.). Lalbo tenuto dal Presidente del Tribunale ed formato da un Comitato (che,
ai sensi dellart. 14 disp. att., presieduto appunto da questultimo
e composto dal Procuratore della Repubblica e da un professionista
iscritto nellAlbo professionale, designato dal Consiglio dellOrdine
o dal Collegio della categoria a cui appartiene il richiedente liscrizione nellAlbo dei consulenti tecnici). Lalbo permanente e ogni 4
anni il Comitato sopra indicato deve provvedere alla revisione per
eliminare i consulenti per i quali venuto meno alcuno dei requisiti
o sorto un impedimento a esercitare lufficio (art. 18 disp. att.).
Coloro che aspirano alliscrizione nellAlbo debbono farne domanda al Presidente del Tribunale ed il Comitato a decidere sulle
richieste di iscrizione. La domanda deve essere corredata dai seguenti
documenti: 1) estratto dellatto di nascita; 2) certificato generale del
casellario giudiziario di data non anteriore a 3 mesi dalla presentazione; 3) certificato di residenza nella circoscrizione del Tribunale;
4) certificato di iscrizione alle associazioni professionali; 5) i titoli
e i documenti che laspirante crede di esibire per dimostrare la sua
speciale capacit tecnica. Possono ottenere liscrizione nellAlbo ad
un Albo soltanto, poich nessuno pu essere iscritto in pi di un
Albo i professionisti forniti di speciale competenza tecnica in una
determinata materia, che abbiano una condotta morale specchiata e
31
32
33
34
7. Lastensione e la ricusazione
del CTU
Quanto allastensione del CTU, va ricordato che per limportanza
della imparzialit dellausiliario del Giudice, lincarico di CTU non
deve essere accettato, qualora vi sia un evidente conflitto di interesse
con le parti direttamente coinvolte nel procedimento. Lart. 63 c.p.c.
stabilisce infatti che Il consulente scelto tra gli iscritti in un Albo ha
lobbligo di prestare il suo ufficio, tranne che il giudice riconosca che ricorre un giusto motivo di astensione. In particolare, il CTU dovrebbe
astenersi nelle stesse ipotesi in cui prevista lastensione del Giudice,
che sono regolate dallart. 51 c.p.c. Secondo tale norma il Giudice
e dunque anche il CTU ha lobbligo di astenersi nei seguenti casi:
1) se ha interesse nella causa o in altra vertente su identica questione
di diritto; 2) se egli stesso o la moglie parente fino al quarto grado
o legato da vincoli di affiliazione, o convivente o commensale abituale di una delle parti o di alcuno dei difensori; 3) se egli stesso o la
moglie ha causa pendente o grave inimicizia o rapporti di credito o
debito con una delle parti o alcuno dei suoi difensori; 4) se ha dato
consiglio o prestato patrocinio nella causa, o ha deposto in essa come
testimone, oppure ne ha conosciuto come magistrato in altro grado
del processo o come arbitro o vi ha prestato assistenza come consulente tecnico; 5) se tutore, curatore, amministratore di sostegno,
procuratore, agente o datore di lavoro di una delle parti; se, inoltre,
amministratore o gerente di un ente, di unassociazione anche non
riconosciuta, di un comitato, di una societ o stabilimento che ha
interesse nella causa. La norma sopra indicata prevede inoltre che,
In ogni altro caso in cui esistono gravi ragioni di convenienza, il giudice pu richiedere al capo dellufficio lautorizzazione ad astenersi: si
tratta di ipotesi nelle quali lastensione non obbligatoria, ma discrezionale, ed dunque lo stesso Giudice o CTU, nel nostro caso a
richiedere di astenersi per cause diverse da quelle precedentemente
35
elencate che egli ritiene comunque essere gravi motivi che gli impediscono di assolvere adeguatamente il suo ufficio.
Quanto alla ricusazione del consulente tecnico, lart. 63 c.p.c. stabilisce inoltre che Il CTU pu essere ricusato dalle parti per i motivi
indicati nellart. 51 c.p.c., ovvero nei casi analoghi a quelli in cui si
prevede lastensione del giudice. In tali ipotesi, ai sensi dellart. 192
c.p.c., ciascuna delle parti pu proporre al Giudice la ricusazione del
CTU, mediante ricorso depositato in cancelleria almeno tre giorni
prima delludienza di comparizione e contenente i motivi specifici
della richiesta avanzata.
In relazione alle cause di astensione/ricusazione di carattere discrezionale dunque con speciale riguardo alle gravi ragioni di convenienza che possono comportare lesclusione del CTU dal procedimento vanno ricordate alcune importanti elementi di valutazione
che il CTU (e le parti) devono tener ben presenti.
In primo luogo, lincompatibilit tra il ruolo di consulente ed altri ruoli professionali eventualmente svolti in favore delle parti (come
quello di consulente tecnico di parte/CTP in altro procedimento o di
terapeuta): il consulente, in tali casi, deve astenersi dallassumere lincarico di CTU, poich sussiste un conflitto di interessi, cos come nelle
ipotesi in cui egli svolga o abbia svolto un ruolo di sostegno psicologico
o di terapia nei confronti del minore o di una delle parti o della coppia.
Al tempo stesso occorre ricordare che, durante la procedura valutativa,
il CTU non pu incontrare come cliente per un sostegno psicologico o
per una psicoterapia nessun soggetto coinvolto nella valutazione.
In secondo luogo, il fatto che il CTU dovrebbe riconoscere come
eventuali situazioni di conflitto/impedimento anche quelle dipendenti non da cause giuridiche bens da cause psicologiche rispetto
alle quali egli si sia trovato con una delle parti o con uno dei CTP
eventualmente nominati da queste: cos, ad esempio, per il consulente potrebbe essere opportuno astenersi nelle ipotesi in cui abbia
(o aver avuto) un rapporto di subordinazione gerarchica con le parti
o con un CTP come nel caso in cui questo sia direttore nellU.O.
in cui egli lavora e che pu impedirgli di svolgere il suo ufficio con
la libert e limparzialit necessaria.
36
La conoscenza delle norme e delle procedure, peculiari ad un processo interdisciplinare quale quello delle consulenze del sistema giudiziario, a confine tra psicologia e diritto, risulta essenziale per una maggiore consapevolezza delle differenti implicazioni di ruolo e di funzione dello psicologo e
del suo committente, soprattutto nel caso in cui lesperto riceva incarico dal
Giudice.
Il Consiglio Nazionale dellOrdine degli Psicologi, con delibera del 20 settembre 2003, ha approvato i requisiti minimi per una buona prassi in materia di psicologia giuridica e forense ed ha invitato i Consigli regionali e
provinciali ad accogliere le linee guida attraverso proprie deliberazioni. Nello
stesso senso, al fine di garantire losservanza delle leggi e delle disposizioni
concernenti la professione, il Consiglio Nazionale ha indicato quali requisiti minimi per linserimento negli Elenchi degli Esperti e degli Ausiliari dei
37
39
40
dere alle esigenze del figlio. V da precisare poi che saper rispondere
alle esigenze dei figli come paiono sempre pi delineare le recenti
riforme del diritto di famiglia - sembra assumere anche il significato
di avere la capacit di restare una buona coppia genitoriale dopo la
separazione, provvedendo ai bisogni del figlio anche attraverso la
tutela della sua relazione con laltro genitore.
Deve inoltre essere precisato che la CTU, quale indagine valutativa, normalmente non ha fini terapeutici o di mediazione, a meno
che ci non venga richiesto esplicitamente nel quesito da parte del
Giudice. E sono invero sempre pi frequenti le ipotesi nelle quali i
magistrati, formulando il quesito, chiedono al CTU di esperire un
tentativo di mediazione familiare qualora ritenga che ci sia possibile rispetto alla coppia. In tale ottica, va poi ricordato che, avendo la
CTU il fine ultimo di salvaguardare la crescita armonica del minore,
pu rappresentare anche uno strumento di contenimento del conflitto genitoriale e favorire, nei casi ove possibile, il raggiungimento
di soluzioni condivise tra le varie parti e la mobilitazione di risorse
genitoriali e familiari utili al benessere del minore.
42
In tal senso, il Protocollo del Tribunale di Firenze del 2011, nellallegato relativo alla CTU Psicologica nei Giudizi di Famiglia, stabilisce che, quanto alla
nomina dei CTP, dovranno essere nominati professionisti diversi dagli eventuali terapeuti delle parti stesse, che i difensori non partecipino alle operazioni peritali e che provvedano a spiegare alle parti la natura, le caratteristiche, i
costi ed i tempi della CTU, nonch fornire informazioni sulla possibilit di
nomina dei CTP.
43
44
direttamente ponendo al periziando domande aggressive, minacciose, dispregiative, umilianti, ecc. o di suggerire risposte, specie se
favorevoli ai propri pregiudizi. Va per ricordato che il CTU pu
interrompere ogni tanto il colloquio peritale e ascoltare i pareri e
le osservazioni dei consulenti e accogliere le loro domande, le ulteriori spiegazioni, le contestazioni, con ci assolvendo il compito
di rispettare la funzione del CTP e rispettare il diritto di questi ad
una partecipazione attiva ed efficace allo svolgimento della consulenza. In merito ai limiti delloperato del CTP va inoltre ricordato
che lincompatibilit tra i ruoli di consulente e di terapeuta rilevata
per il CTU vale anche per il consulente di parte: infatti deontologicamente scorretto assumere lincarico di CTP qualora lo psicologo
abbia avuto o abbia in carico il minore e/o la coppia genitoriale (ad
esempio supporto/intervento psicologico sul minore, terapia/sostegno di coppia, mediazione familiare, ecc.), in quanto violerebbe il
rapporto di fiducia precedentemente instaurato con il minore e/o
con entrambi i genitori.
Infine, anche per il CTP vale quanto osservato per il CTU in tema
di conoscenze e competenze professionali, che devono comunque essere adeguate rispetto agli argomenti oggetto della consulenza, comprendere non soltanto competenze specifiche inerenti il suo ambito
professionale ed in particolare i rapporti familiari e let evolutiva,
ma anche nozioni giuridiche circa lo svolgimento dei procedimenti
di separazione e divorzio, nonch i poteri, i compiti ed i limiti delle
sua funzione allinterno del processo. Il CTP inoltre ed ancor pi
il CTU, il quale assume lincarico a seguito di nomina e relativo
giuramento avanti al magistrato ed agisce dunque come Pubblico
Ufficiale ausiliario del Giudice nel contesto della consulenza ha
infine, nei confronti dei mezzi di comunicazione di massa, il dovere
di non diffondere informazioni sugli accertamenti peritali in corso
e di mantenere il riserbo su tutte le informazioni connesse al segreto
professionale, in ottemperanza anche ai principi che regolano la privacy, il Codice Deontologico e letica professionale8.
8
pie da s solo, sorgono questioni sui suoi poteri o sui limiti dellincarico
conferitogli, il consulente deve informarne il giudice, salvo che la parte
interessata vi provveda con ricorso. Il ricorso della parte non sospende le
indagini del consulente. Il giudice, sentite le parti, d i provvedimenti
opportuni (art. 92).
Nella suddetta ottica di collaborazione, anzitutto consigliabile
che i diversi consulenti possano incontrarsi agli inizi del lavoro per
chiarire in che modo intendano svolgerlo,per avanzare le rispettive
richieste e concordare i tempi e i modi delle varie operazioni. E
infatti prassi che i CTU, prima di iniziare ogni accertamento, discutano con i CTP anche sulla metodologia da adottare, le modalit
di trasmissione del materiale acquisito, della perizia o consulenza
tecnica con i CTP. Appare inoltre opportuno che, nel corso delliter
peritale, si attuino incontri fra i diversi consulenti, finalizzati alla
discussione di quanto emerso nelle rispettive osservazioni. Tale modalit operativa consente infatti un effettivo scambio con la messa a
disposizione di tutti i dati che ciascuno acquisisce e rende possibile
uneffettiva verifica del reciproco operato.
In ogni caso, quale che sia il rapporto tra CTU e CTP, il consulente tecnico nominato dal Giudice ha comunque lobbligo di comunicare alle parti linizio e la modalit delle attivit peritali: le disposizioni di attuazione al Codice Civile stabiliscono infatti espressamente che il consulente tecnico che viene autorizzato a compiere
indagini senza che sia presente il giudice, deve dare comunicazione
alle parti del giorno, ora e luogo di inizio delle operazioni, con dichiarazione inserita nel processo verbale dudienza o con biglietto a mezzo
del cancelliere(art. 90 disp. att.). A tal fine, nella dichiarazione di
nomina del CTP deve essere indicato il domicilio o il recapito del
consulente della parte ed il cancelliere deve dare comunicazione al
consulente tecnico di parte, regolarmente nominato, delle indagini
predisposte dal consulente dufficio, perch vi possa assistere (art.
92 disp. att.). La mancata comunicazione alle parti, costituisce violazione del contraddittorio e, pertanto, comporta la nullit della
consulenza (come vedremo di seguito). Il CTP ha dunque diritto
di assistere a tutte le indagini indicate dal CTU, durante le quali
47
48
I test psicologici sono strumenti tipici della professione di psicologo, e nelle consulenze rappresentano unimportante parte integrante del pi ampio
e complesso lavoro di accertamento e di inquadramento psicodiagnostico.
Il buon utilizzo dei test un valido aiuto nella formulazione della diagnosi,
anche perch sono strumenti che permettono di evidenziare eventuali simulazioni o enfatizzazioni delle parti. Lutilizzo dei test e la valutazione dei
relativi risultati, peraltro, come gi rilevato, deve essere effettuata soltanto da
chi ne abbia specifica conoscenza : per questo, in generale, i test non vengono somministrati dai CTU e, soprattutto per gli esami dei minori, lo stesso
consulente richiede al Giudice di specificare nel quesito che pu delegare tale
specifica attivit ad altri colleghi (testisti specializzati in psicologia dellet
evolutiva). Ed inoltre, la scelta dei test deve essere valutata cercando di non
esplorare aree della personalit del soggetto che non risultino significative ai fini
del quesito posto al consulente.
49
ridurre al minimo linterferenza soggettiva dellosservatore/valutatore e da permettere ai CTP ed al Giudice la valutazione critica dei
risultati.
Daltra parte, appare importante che il CTU estenda la valutazione
a tutti i soggetti significativi ed utilizzi molteplici fonti di informazione per ogni area che deve essere analizzata, evitando di esprimere
pareri o giudizi e mantenendo lautonomia scientifica e professionale nei rapporti con i magistrati, gli avvocati, i CTP e le parti. Il
CTU deve avere particolare cura nel redigere e conservare appunti,
note, scritti di qualsiasi genere raccolti nellambito dellindagine ricorrendo, ove possibile, alla video registrazione o, quantomeno, alla
audio registrazione delle attivit svolte consistenti nella acquisizione
delle dichiarazioni o delle manifestazioni di comportamenti e porre tale materiale a disposizione delle parti e del magistrato10.
Al termine della sua indagine, inoltre, provvedendo a rispondere
al quesito del Giudice, il CTU deve valutare attentamente il grado
di validit e di attendibilit delle informazioni, dati e fonti su cui
basano le conclusioni raggiunte, rendendo espliciti i modelli teorici
di riferimento utilizzati e, alloccorrenza, vagliando ed esponendo
ipotesi interpretative alternative ed esplicitando i limiti dei propri
risultati.
Nellambito della sua indagine, altrettanto importante che il
CTU faccia riferimento a documenti che forniscono orientamenti
metodologici e deontologici in ambito di psicologia giuridica per
individuare poteri/limiti della propria attivit di consulente e le scelte da effettuare durante lo svolgimento dellincarico:
Codice Deontologico degli Psicologi Italiani (che ha valore
giuridico/deontologico);
Linee Guida Deontologiche per lo Psicologo Forense (redatte
10 Il Protocollo del Tribunale di Firenze del 2011, nellallegato relativo alla
CTU Psicologica nei Giudizi di Famiglia, stabilisce che quanto allo svolgimento della CTU, il Giudice dovr disporre che il CTU registri gli incontri
peritali (e che tale materiale come da Delibera 46/2008 del Garante per la
protezione dei dati personali sia depositato in allegato assieme allelaborato
peritale, unitamente a quello raccolto durante la consulenza).
50
La consulenza psicologica nellambito dei procedimenti di separazione e divorzio prevede diverse fasi. Per rispondere al quesito, il
CTU inizia abitualmente le operazioni con una ricostruzione storica
delle vicende delle parti e di quelle processuali che hanno interesse
ai fini della consulenza: il CTU prende anzitutto visione del materiale disponibile riguardante la causa (dichiarazioni e memorie degli
avvocati, delle parti, eventuali lettere o scritti dei due contendenti,
dichiarazioni degli insegnanti, certificati medici, fotografe, ecc...)
per avere una visione generale di insieme. La lettura accurata ed integrale degli atti contenuti nei fascicoli del Tribunale prima dellinizio dei colloqui peritali consente al CTU di acquisire dati storici e
di contesto, di cominciare a costruire, tramite gli elementi riportati
nel fascicolo, delle ipotesi da verificare nel corso della consulenza
e individuare cos la metodologia pi idonea rispetto alle aree da
indagare.
Esaminata la documentazione, il consulente avvia le indagini: egli
ha il compito di indagare ogni aspetto relativo al bambino, alla relazione di questultimo con i genitori, alle qualit personali di ogni
singolo genitore e alle capacit del medesimo di assolvere alle funzioni parentali di accudimento e di tutela dello sviluppo psicofisico
e socio-affettivo del figlio. Per acquisire ulteriori elementi, il CTU
pu assumere, se necessario, informazioni sullambiente fisico e sociale nel quale il minore vive abitualmente, con unanalisi del contesto familiare allargato e, su mandato dellAutorit Giudiziaria, con
la raccolta di informazioni presso ogni figura o Istituto, in grado di
riferire ulteriori elementi utili alla valutazione complessiva.
In materia di affidamento dei figli, la metodologia peritale deve infatti rilevare e integrare elementi di valutazione provenienti sia dai
singoli soggetti che dalla relazione esistente tra loro, consentendo cos
lo studio approfondito delle caratteristiche psicofisiche dei figli, in
modo da favorire la ricostruzione della storia individuale, familiare e
del rapporto tra i coniugi e la formulazione di unattenta descrizione
e valutazione clinica/relazionale. Generalmente il CTU prefissa a tal
fine un calendario di incontri, volti alla valutazione della personalit
dei coniugi e dei minori, a compiere lindagine ambientale (cio la
52
del percorso peritale che deve essere letta e ridefinita allinterno del
pi ampio lavoro svolto con i singoli soggetti.
Quanto ai limiti delle specifiche indagini condotte dal CTU, va evidenziato che il codice di procedura civile fissa vagamente dei confini
allattivit del consulente, in quanto subordina allautorizzazione del
Giudice la possibilit di domandare chiarimenti alle parti e di assumere informazioni da terzi e limita alle osservazioni ed alle istanze il
tipo di attivit, anche in forma scritta, che le parti possono porre in
essere (art. 194 c.p.c.)14. Lo scarno dato testuale deve essere integrato
tramite linterpretazione giurisprudenziale, che ha dato una lettura
estensiva delle suddette disposizioni ma, nel contempo, ha fissato
precisi limiti allattivit del consulente. A tal proposito, ad esempio,
una prassi comune che informazioni, alle parti e ai terzi, vengano
richieste dal consulente indipendentemente da unespressa autorizzazione del giudice, ma il consulente dovr sempre e comunque riferirne al Giudice indicando la fonte di tali informazioni, affinch il
magistrato possa poi utilizzarle in ambito processuale come fonte di
convincimento e le altre parti possano comunque averne conoscenza. Rispetto alle informazioni che il CTU assume dalle parti stesse,
va ricordato poi che il consulente non potr comunque fondare le
proprie conclusioni unicamente su quanto da esse dichiarato.
Qualora il CTU porti avanti delle indagini esorbitanti o non pertinenti con i quesiti posti dal Giudice, oppure operi esercitando poteri
che non gli sono attribuiti dalla legge, oltre alla possibile nullit della
consulenza, si possono profilare aspetti di responsabilit disciplinare,
penale e civile in capo al CTU (come vedremo di seguito). In merito
a tale problematica, va ricordato che, ad es., il CTU pu acquisire
da terzi non gi qualsiasi informazione, ma soltanto le informazioni
strettamente necessarie per rispondere al quesito postogli dal giudice. Allo stesso modo, ormai pacifico che il consulente possa svol14 Il Protocollo del Tribunale di Firenze del 2011, nellallegato relativo alla
CTU Psicologica nei Giudizi di Famiglia, stabilisce che nellaffidare lincarico, il Giudice autorizzer le visite domiciliari, quelle scolastiche, i colloqui
con i familiari, nonch tutte quelle attivit che consentano al perito di capire
e di descrivere la reale situazione della persona minorenne, acquisendo informazioni nei contesti familiari e sociali ove questa inserita.
56
57
15 Lart. 116 c.p.c. stabilisce che Il giudice deve valutare le prove secondo il suo
prudente apprezzamento, salvo che la legge disponga altrimenti. Il giudice pu
desumere argomenti di prova dalle risposte che le parti gli danno a norma dellarticolo seguente, dal loro rifiuto ingiustificato a consentire le ispezioni che egli ha
ordinate e, in generale, dal contegno delle parti stesse nel processo.
58
64
65
70
da gravi inadempienze compiute dal CTU (come, ad es., la totale inadeguatezza della metodologia utilizzata per risolvere il quesito
peritale, oppure la scoperta di motivi di ricusazione del consulente tecnico conosciuti dalla parte dopo la scadenza del termine per
proporre listanza di ricusazione o sopravvenuti, linosservanza del
termine entro il quale il consulente deve depositare la relazione, la ritenuta incapacit del consulente nello svolgere lincarico affidatogli).
Il Giudice ha il potere di disporre il rinnovamento delle indagini
ovvero la sostituzione del CTU anche dufficio: in caso di istanza
di parte, il Giudice non invece tenuto a disporre uno dei provvedimenti suddetti, ma deve comunque emettere un provvedimento
motivato sul punto.
Terminato lincarico, il CTU deve essere retribuito per la prestazione professionale svolta ed, alluopo, deposita presso la cancelleria del Giudice che lo ha nominato una nota spese. Il compenso
del consulente tecnico dufficio si suddivide in una parte di onorari (lattivit professionale), una parte di indennit (spostamenti,
costi per gli stessi) e rimborso spese (marche da bollo o altre eventuali spese da lui anticipate). Il D.P.R. n. 115/2002 (Testo Unico
delle disposizioni legislative in materia di spese di giustizia) prevede
che la misura degli onorari fissi, variabili e a tempo stabilita mediante tabelle approvate con decreto del Ministro della Giustizia
di concerto con il Ministro dellEconomia e delle Finanze e codifica il principio secondo il quale le tabelle sono redatte facendo
riferimento alle tariffe professionali esistenti ma contemperano le
stesse con la natura pubblicistica dellincarico (art. 50). Il compenso del CTU quindi stabilito dal Giudice che ha disposto la
consulenza tecnica e viene liquidato applicando i criteri di cui
alla tabella allegata al D.M. 30 maggio 2002 (Adeguamento dei
compensi spettanti ai periti, consulenti, tecnici, interpreti e traduttori per le operazioni eseguite su disposizione dellautorit giudiziaria
in materia civile e penale), che lasciano comunque al magistrato
un certo margine di discrezionalit24. Nella determinazione degli
24 Il Protocollo del Tribunale di Firenze del 2011, nellallegato relativo alla CTU
Psicologica nei Giudizi di Famiglia, stabilisce che, quanto alla liquidazione
72
onorari variabili, infatti, il Giudice deve tener conto delle difficolt, della completezza e del pregio della prestazione fornita e
mantiene la possibilit di aumentare detti onorari quando abbia
dichiarato (con decreto motivato) lurgenza delladempimento. La
liquidazione (la quale ha la funzione di rendere esigibile il compenso) avviene con decreto (provvedimento soggetto ad eventuale
impugnazione delle parti).
Nel decreto di liquidazione, il Giudice determina altres quale parte
- o in quale misura percentuale ciascuna delle parti del procedimento - obbligata al pagamento del compenso del CTU. Generalmente
anche nellambito dei procedimenti di separazione e divorzio, prassi che i Giudici pongano i compensi del CTU a carico di entrambe le parti del giudizio, in solido tra loro: ci appare rispondere ad
unesigenza di equit (in quanto laccertamento del CTU risponde
ad un interesse comune di entrambi i coniugi), ma anche di tutela
della ragione creditoria del consulente, il quale potr agire in via
esecutiva per il recupero del proprio credito avverso entrambi i patrimoni delle parti, per intero o pro quota. Tuttavia, qualora con la
sentenza di separazione o divorzio le spese processuali siano ripartite
in maniera diversa (ad es. siano poste a carico di una sola delle parti),
la controparte che ha provveduto al pagamento per intero o pro
quota del compenso del CTU potr agire per il recupero del credito nei confronti della controparte.
Quanto alle spese relative alle prestazioni rese dai CTP, queste sono
generalmente anticipate dalla parte che ha nominato il proprio consulente, ma quando lassistenza tecnica del consulente di parte sia
stata utile e non superflua, le spese sostenute possono essere richieste alla controparte quando questa sia stata ritenuta soccombente
dal Giudice e condannata alla rifusione delle spese di lite (ai sensi dellart. 91 c.p.c.)25. Occorre precisare che, tuttavia, le parti non
delle spese e del compenso della CTU viene previsto che il Giudice provveda,
nel contraddittorio tra le parti, nel corso della prima udienza successiva al
deposito della richiesta di liquidazione da parte del professionista.
25 Lart. 91 c.p.c. Stabilisce che Il giudice, con la sentenza che chiude il processo
davanti a lui, condanna la parte soccombente al rimborso delle spese a favore
73
sempre nominano un CTP a causa di difficolt economiche, dovendo gi sopportare il costo di una CTU.
dellaltra parte e ne liquida lammontare insieme con gli onorari di difesa. Lart.
92 c.p.c. stabilisce Il giudice, nel pronunciare la condanna di cui allarticolo
precedente, pu escludere la ripetizione delle spese sostenute dalla parte vincitrice,
se le ritiene eccessive o superflue; e pu, indipendentemente dalla soccombenza,
condannare una parte al rimborso delle spese, anche non ripetibili, che, per trasgressione al dovere di cui allarticolo 88 [dovere di lealt e probit], essa ha
causato allaltra parte.
74
75
risce al consulente in quanto, se vero che al CTU consentito assumere informazione da terzi anche senza la preventiva
autorizzazione del Giudice perch la giurisprudenza ha interpretato estensivamente le norme (art. 194 c.p.c.), pur vero
che le notizie acquisite da terzi debbono concernere fatti e
situazioni relativi alloggetto della relazione, che tale attivit
deve essere svolta dal CTU quando ritenuta necessaria per
lespletamento dellincarico e che, nella relazione conclusiva,
il CTU deve indicare esattamente le fonti del proprio accertamento. In tale contesto, da ricordare che il CTU non ha
lobbligo di effettuare le indagini ed accogliere le richieste dei
CTP, ma comunque obbligato a far partecipare i CTP (ed i
difensori di parte, che in genere presenziano qualora non sia
stato nominato un CTP) alle operazioni di consulenza (art.
194 c.p.p.), pena la violazione del principio del contraddittorio, con conseguente nullit della CTU.
Quanto alla responsabilit del CTU, va premesso anzitutto che il
CTU un Pubblico Ufficiale e deve obbligatoriamente assumere
lincarico assegnatogli dal Giudice (salvo i sopra indicati motivi di
astensione): di conseguenza, soggetto ad un particolare regime di
responsabilit penale e disciplinare e, nel caso in cui si renda inadempiente, il relativo regime di responsabilit civile si prospetta come un
illecito c.d. aquiliano (cio extracontrattuale, ovvero non derivante
da un contratto e quindi non legata ad un precedente obbligo assunto dallautore nei confronti della parte danneggiata). Il CTP non
pubblico ufficiale, quindi non soggetto al regime penalistico dei
reati propri del p.u., libero di non accettare lincarico propostogli
dalla parte privata e la fonte dellobbligazione professionale assunta
un contratto (di diritto privato) di prestazione dopera intellettuale,
con la conseguenza che il regime di responsabilit a lui applicabile
non potr che avere matrice contrattuale.
La responsabilit disciplinare del CTU pu essere rinvenuta nelle
ipotesi in cui i consulenti tecnici dufficio non hanno tenuto una
condotta morale specchiata e non hanno ottemperato agli obblighi de-
77
80
trascuratezza del marito verso i figli, mancanza di comunicazione e marcata assenza dal contesto familiare durante la
convivenza o il matrimonio;
disaccordo sulleducazione dei figli;
maltrattamento e aggressioni verbali anche davanti ai figli;
patologie psichiatriche del marito.
Di contro, emerge come sul totale dei 26 fascicoli, il padre ricorre
in Tribunale per un numero complessivo di 4 volte: in 2 casi chiedendo che i figli vengano domiciliati presso di lui e negli altri 2 richiedendo
laffido esclusivo.
Le motivazioni principali per il cui il padre si rivolge al Tribunale
riguardano:
richiesta di domiciliazione dei figli presso la propria
abitazione;
incremento della frequentazione con i figli;
la madre ostacola la relazione con i figli;
patologie psichiatriche della madre;
richiesta di affido esclusivo.
Dai dati emergenti rispetto ai fascicoli analizzati, si evidenzia in
particolare come rispetto alle motivazione che ognuna delle parti
segnala, il Giudice dispone la CTU nei casi in cui presente:
unevidente sofferenza del minore;
un rifiuto del minore ad incontrare un genitore;
una relazione dei servizi sociali o dellUnit di Psicologia;
una patologia psichiatrica del genitore che compromette il
benessere psico-fisico del minore;
una patologia del minore;
un mancato accordo sulla frequentazione dei figli
richiesta di affido esclusivo da parte di un genitore che mette
in evidenza problematiche genitoriali.
Nella maggior parte dei casi analizzati, il Giudice provvede a scegliere come CTU uno Psicologo/Psicoterapeuta, mentre nei casi
82
in cui presente una sofferenza psichiatrica dei genitori o dei figli, lincarico stato affidato ad uno Psichiatra o Neuropsichiatra
Infantile.
In tutti i casi consultati, sono stati nominati i Consulenti di
Parte.
Uno dei dati pi complessi emersi dallindagine rappresentato
dalla richiesta del genitore dellaffido esclusivo nei casi in cui il figlio
non vuole incontrare laltro genitore. Nello specifico emergono i seguenti risultati:
Rispetto alla madre ricorrente emergono 4 casi in cui i figli si
rifiutano di stare con i padre; let dei minori va dai 3 anni ai
13 anni.
Rispetto al padre ricorrente emergono 2 casi in cui i figli hanno
difficolt a stare con la madre; let dei figli va dai 9 ai 15
anni.
In questi casi, il CTU ha impostato il proprio lavoro effettuando
colloqui congiunti e individuali con i genitori sullanalisi in merito
ai motivi che hanno portato la famiglia alla Consulenza e al rifiuto
del figlio ad incontrare laltro genitore. Lattenzione stata rivolta ad
approfondire e decodificare secondo il punto di vista delle parti, le
richieste inespresse che il rifiuto dei figli pu sottendere.
Rilevare la storia del minore da parte del genitore ha consentito
al CTU di comprendere maggiormente le difficolt cliniche dello
stesso e le dinamiche allinterno del nucleo familiare ripercorrendo la storia del figlio anche con il genitore con cui ha un rapporto
funzionante.
Rispetto alla problematica evidenziata, il lavoro con il minore si
articolato tenendo conto in particolare dellet dello stesso. Per i
bambini pi piccoli (intorno ai 3-4 anni) losservazione delle dinamiche familiari ha tenuto conto:
1. dellet del bambino;
2. della qualit del suo legame di attaccamento primario con la
madre e del suo processo di interiorizzazione di tale legame;
3. del senso di sicurezza di base del bambino in presenta di un
83
87
88
89
90
91
92
95
96
problematiche, che non sempre appaiono immediatamente risolvibili dal Giudice che pur si avvale del consulto dellesperto.
Infatti, per il Giudice, nellottica del diritto e delle esigenze giuridico-processuali, sarebbe necessario avere a disposizione dati certi
e verit oggettive al fine di dare una risposta specifica ed adeguata ad
un caso specifico, assumendo definiti provvedimenti in conformit
alle leggi vigenti. La sentenza del magistrato diviene un punto fermo,
una regolamentazione familiare definita, che tendenzialmente si basa
sulle risultanze di una CTU che rappresenta una fotografia della
famiglia, attuata nellarco di 30/60/90 giorni e che dunque, generalmente, non lascia spazio ad elaborazioni dei vissuti, allindividuazione di nuovi ed idonei equilibri nei rapporti familiari. Diversamente,
dal punto di vista delle scienze psichiatrico/psicologiche, la separazione un momento di evoluzione della famiglia, nellambito della
quale la verit emotiva ed affettiva dei singoli soggetti coinvolti
a prevalere, soprattutto nelle ipotesi in cui una situazione di grave
conflitto familiare. Con specifico riferimento ai minori coinvolti,
il momento di disgregazione della coppia genitoriale un cambiamento importante che influisce in modo determinante nella crescita
e nellequilibrato sviluppo del bambino e delladolescente: i mutamenti della situazione familiare e delle relazioni interpersonali tra e
con i genitori rendono i figli pi bisognoso della vicinanza affettiva
ed emotiva di questi ultimi, che purtroppo non sempre sono capaci
di rispondere adeguatamente a tale necessit. Invero i figli - bisognosi di conservare, sviluppare e migliorare i loro rapporti con entrambi
i genitori soprattutto nel momento della separazione - divengono
frequentemente strumenti di ritorsione tra i genitori e ci provoca
in essi ansia e frustrazione, portandoli talvolta anche ad una elaborazione patologica della perdita e ad un forte disagio emotivo che resta
spesso inascoltato.
In tale contesto, appare dunque essenziale che il Giudice ed il CTU
si facciano primi garanti della protezione dei minori, assicurando
loro attraverso i rispettivi ruoli e strumenti una propria autonomia rispetto ai genitori nellambito del percorso giudiziario, in modo
tale da evitare quanto possibile che essi vengano coinvolti nel con-
97
98
99
ad hoc in base alle esigenze specifiche del minore e del suo nucleo familiare. Progetto la cui attuazione dovr essere possibilmente posto
sotto lo stretto e costante controllo del Giudice durante il proseguo
del procedimento, a garanzia della tutela dei minori.
V tuttavia da rilevare che, come sopra accennato, lambito anche temporale nel quale si svolge la procedura giudiziale e liter
peritale, spesso non permette al CTU di svolgere tali importanti
funzioni, ovvero supportare il minore ed aiutare i genitori a trovare una adeguata forma di comunicazione ed un nuovo equilibrio
familiare rispondente alle esigenze dei figli. Tuttavia, lobiettivo di
un procedimento giudiziario a misura di famiglia potrebbe forse
essere realizzato attraverso la forzatura dei tempi processuali. Dalla
ricerca effettuata emerso infatti che, talvolta, gli stessi CTU, nella
loro relazione, suggeriscono al Giudice di programmare un monitoraggio/controllo/integrazione di consulenza dopo 6 o 9 mesi rispetto
al momento in cui stata svolta la CTU, al fine di verificare se i
genitori si siano o meno adeguati ai suggerimenti ed alle prescrizioni
impartitegli o di valutare la condizione psico-fisica dei minori ed il
loro rapporto con i genitori (nelle ipotesi in cui sussistano particolari contrasti o problematiche, ovvero nei casi in cui vi sia stata un
interruzione di rapporto con una figura genitoriale ed il CTU abbia
suggerito il percorso graduale di riavvicinamento genitore/figlio). In
questi casi, dunque, lo stesso esperto richiede al Giudice di allungare i tempi processuali per realizzare linteresse della famiglia e
del minore a trovare un nuovo assetto. Allo stesso modo, nelle
ipotesi in cui forte la conflittualit tra i coniugi, lasciare del tempo alla famiglia per interiorizzare la separazione ed il nuovo assetto,
ponendo ad essi un ulteriore momento di verifica/controllo delladeguatezza delle statuizioni prestabilite dal Giudice, potrebbe essere
un utile strumento anche al fine di verificare se, nel lungo periodo,
le decisioni giudiziarie risultino in concreto efficaci e rispecchino
linteresse del minore, dando al tempo stesso modo al Giudice di
prendere ulteriori provvedimenti se lo ritiene opportuno. Il trascorrere del tempo, soprattutto in ambito giudiziario, visto sempre in
ottica negativa, perch costringe le parti processuali a tenere aperta
100
101
C) Altra tematica che meriterebbe di essere espressamente approfondita poi quella della individuazione delle modalit di frequentazione del bambino/adolescente con i genitori da parte dei genitori stessi
(nellipotesi di separazioni/divorzi c.d. consensuali), del Giudice (nei
procedimenti in cui non viene nominato un CTU) e dello stesso
CTU (qualora sia stato nominato ad hoc dal Giudice nellambito del
procedimento di separazione/divorzio). In tale contesto va ricordato
anzitutto che con lapprovazione della legge n. 54/2006 sullaffido
condiviso - che ha sostituito il precedente affidamento congiunto ed
poi stata integrata dalla recentissima normativa sulla filiazione il
nostro legislatore ha introdotto un importante riforma nel diritto di
famiglia, ed in particolare ha innovato profondamente la disciplina
della separazione e del divorzio sancendo principi che aprono la strada ad un nuovo intendere i rapporti tra genitori e figli anche dopo la
separazione. Concetti come bigenitorialit, condivisione, corresponsabilit, codecisione hanno mutato la dinamica dei rapporti familiari
post-separazione, ponendo al centro del procedimento linteresse i
figli, i quali hanno il diritto di continuare ad avere un rapporto
continuativo ed equilibrato con entrambi i genitori anche dopo la
crisi della loro famiglia. Di conseguenza, ciascun coniuge deve accettare di confrontarsi e di dialogare con laltro, nellintento comune di
crescere ed educare i figli, superando rancori e incomprensioni che
non possono e non devono interferire negativamente sul corretto
svolgimento delle relazioni figli-genitori. In proposito, dalla ricerca emerge anche come la capacit genitoriale sia un costrutto complesso non riducibile alle qualit personali del singolo genitore ma
che comprende anche unadeguata competenza relazionale e sociale.
Dunque lidoneit genitoriale viene definita dai bisogni stessi e dalle
necessit dei figli in base ai quali il genitore attiver le proprie risorse
tali da garantirne lo sviluppo psichico, affettivo, sociale, fisico. Sul
punto, le riflessioni e le questioni ancora aperte sono molteplici, soprattutto a fronte delle complesse dinamiche familiari che si creano
quando la coppia coniugale si separa e nasce la necessit di riconoscere nuovi ruoli, confini e spazi allinterno di un progetto educativo
per il benessere dei figli.
102
103
di questi, il giudice riconvoca i coniugi indicando ad essi le modificazioni da adottare nellinteresse dei figli e, in caso di inidonea soluzione,
pu rifiutare allo stato lomologazione (art. 158 c.c.). Ci si chiede,
dunque, quale limite abbia il Giudice nellambito dellaccertamento
della rispondenza degli accordi dei genitori rispetto agli interessi dei
figli e se, in tali contesti, pur trattandosi di procedimenti a carattere
consensuale per i quali, tuttavia, non detto che non sussista alta
conflittualit tra i genitori, n che essi siano stati in grado di valutare
il migliore interesse dei figli non sia talvolta il caso, per il Giudice,
di ricorrere allausilio di un esperto. In detti casi, naturalmente, le
eventuali modalit di intervento del Giudice e del consulente non
potranno essere le stesse di una separazione giudiziale, ma pur vero
che appare comunque opportuno rendere effettiva una forma di
controllo/verifica anche nellipotesi di accordo dei coniugi, tramite
la quale offrire al minore coinvolto nella separazione una tutela adeguata, indipendentemente dalla forma (consensuale o giudiziale) del
procedimento stesso.
Una seconda e connessa questione riguarda la regolamentazione
dei tempi di permanenza con ciascun genitore, soprattutto ma
non soltanto - quando il bambino molto piccolo (ovvero ha unet
compresa ancora tra i due e i tre anni di vita). In considerazione della
legge sullaffido condiviso, certamente bisogna prestare attenzione al
diritto/dovere del genitore nella continuit del rapporto con i figli,
ma nello stesso tempo, necessario tener conto dello stadio evolutivo del bambino e di come la modalit di frequentazione possa incidere sul suo sviluppo psico-fisico e sulla necessit di un ambiente di
crescita equilibrato, stabile e gli consenta di sentirsi protetto e sereno
nel momento di scissione della propria famiglia. Quando si tratta di
bambini molto piccoli, vi inoltre da considerare che, sul piano sociale, essi si trovano ad uno stadio in cui deve ancora completarsi lo
sviluppo del linguaggio, mentre dal punto di vista del proprio mondo interno, il bambino deve ancora completare la rappresentazione
interna del proprio s30. Tale rappresentazione conduce a sua volta
30 Per rappresentazione del s si intende unorganizzazione stabile del mondo
interno del bambino e unorganizzazione di tipo esperienziale dove si collo104
ed attraverso quali modalit. Le norme civilistiche in materia di affido condiviso, infatti, mirano a salvaguardare in ogni caso il diritto
del minore alla bigenitorialit, salvo che ci crei un grave pregiudizio per il minore. Ma proprio la verifica delle condizioni di salute
psico-fisica del minore e delleventuale pregiudizio derivante dalla
frequentazione di uno dei genitori appare alquanto ardua: sovente,
nellambito del procedimento di separazione/divorzio, non sussistono prove chiare ed univoche dellesistenza di abusi/maltrattamenti, riducendosi inizialmente la conoscenza del giudice ad un riferito
dellaltro genitore che resta da dimostrare nel corso del processo.
Daltra parte, anche qualora sia stata adita la magistratura penale e
siano in atto delle indagini o un processo penale, la tempistica giudiziaria non adeguata alle reali esigenze di tutela dellinteresse del
minore. Il rischio, in tali situazioni, duplice, ed quello di violare essenziali diritti appartenenti al bambino o alladolescente la cui
coppia genitoriale in fase di scissione: il Giudice della separazione/
divorzio, gi dalla prima udienza, deve emettere provvedimenti provvisori ed urgenti tra i quali la regolamentazione dellaffidamento dei
figli minori ed il loro collocamento, nonch la frequentazione con
laltro genitore. Quando si in presenza di situazioni di tal genere, le
norme civilistiche, prevedono anche la possibilit di emanare i c.d.
ordini di protezione (art. 342 bis e ter c.c.) quando la condotta del
coniuge o di altro convivente causa di grave pregiudizio allintegrit
fisica o morale ovvero alla libert dellaltro coniuge o convivente mentre le norme penalistiche, per tutelare le vittime di gravi reati quali
come abusi e maltrattamenti, forniscono la possibilit al Giudice del
procedimento penale - qualora sia stato instaurato - di adottare misure cautelari quali lallontanamento dalla casa familiare, il divieto
di avvicinamento, sino agli arresti domiciliari o in carcere. Tuttavia
la giurisprudenza molto incerta rispetto alla risoluzione di tali
problematiche, anche a causa delluso strumentale delle denunce di
abusi/maltrattamenti che talvolta purtroppo viene fatto da parte
di uno dei genitori nei confronti dellaltro (ovviamente a dispregio
dellinteresse dei minori e spesso per mere finalit economiche), ma
tale incertezza rischia di essere pregiudizievole per i bambini e gli
106
adolescenti coinvolti. Decidere di allontanare il minore da un genitore presunto maltrattante o prevedere modalit di frequentazione
protette, potrebbe compromettere lequilibrio del minore e violare
il suo diritto ad un rapporto continuativo ed equilibrato con entrambi i genitori (oltre a violare il diritto del genitore ingiustamente
accusato), qualora le accuse risultino infondate o comunque i fatti
verificatisi non siano di gravit tale da necessitare un provvedimento
che limiti/interrompa i rapporti genitore/figlio. Daltra parte, prevedere un affidamento condiviso e modalit di visita che non limitino
il rapporto genitore-presunto maltrattante/figlio, pu significare
avallare una assenza di tutela, con gravissimo pregiudizio per il minore, nellattesa spesso molto lunga e complessa di verificare
giudizialmente la sussistenza di abusi o comportamenti violenti nei
confronti del figlio da parte di un genitore (o di un genitore nei
confronti dellaltro difronte ai figli). Certamente la questione non
di semplice risoluzione e necessita di un vaglio caso per caso, ma
pur vero che un dibattito approfondito sul punto, che orienti tutti
gli operatori che si trovano ad affrontare e dover risolvere situazioni
di tale genere, appare quanto mai necessario. Certamente, allo stato,
possiamo affermare che in ogni caso il Giudice dovr valutare attentamente la questione con lobiettivo primario di tutelare i minori,
senza pregiudizi di alcun tipo, analizzando quanto prima lo stato
psicofisico del bambino/adolescente coinvolto e valutando ogni
aspetto inerente il suo rapporto con i genitori, al fine di rispondere
adeguatamente alla richiesta di regolamentarne laffidamento attraverso le modalit pi opportune e confacenti al suo concreto interesse. Anche in questottica, il contributo delle scienze psicosociali pu
essere essenziale quale ausilio del Giudice: proprio avvalendosi delle
conoscenze specifiche di un CTU nominato quanto prima, nella
fase iniziale/presidenziale del procedimento il magistrato potrebbe
verificare quale sia la reale situazione posta alla sua attenzione e quale
sia la migliore soluzione da adottare (anche in via temporanea ed
urgente), tenendo sempre conto che linteresse primario del fanciullo deve essere in primis quello della salvaguardia del suo benessere e
che, in tale senso, venire esposto a comportamenti violenti/maltrat-
107
108
Bibliografia
ABAZIA L. (a cura di), La perizia psicologica in ambito civile e penale.
Storia, sviluppi e pratiche, Franco Angeli, Milano, 2009.
A.A.V.V. (a cura di Consiglio Superiore della Magistratura CSMUNICEF), Lascolto dei minorenni in ambito giudiziario, Roma, 2012.
BISCIONE M.C., PINGITORE M. (a cura di), Separazione, divorzio e affidamento. Linee guida per la tutela ed il supporto dei figli nella
famiglia divisa, Franco Angeli, Milano, 2013.
CESARO, G., Lascolto del minore nella separazione di genitori: le riflessioni della difesa, in Minorigiustizia, n.4/2006, pp. 155-163.
CIGOLI, V. , Psicologia della separazione e del divorzio. Il Mulino,
Bologna, 1998.
CIGOLI, V., GULOTTA, G., SANTI, G. (a cura di), Separazione,
divorzio e affidamento dei figli. Giuffr Editore, Milano, 1997.
DE LEO G., MALAGOLI TOGLIATTI M. (a cura di), La perizia
psicologica in et evolutiva, Milano, Giuffr, 1990.
DE LEO G., PATRIZI P., Psicologia giuridica, Societ editrice Il
Mulino, Bologna, 2002.
DELLANTONIO, A., Ascoltare il minore. Laudizione dei minori nei
procedimenti civili, Giuffr, Milano, 1990.
DOGLIOTTI (1990), Linteresse dei figli nelle separazioni, in Diritto
della Famiglia e delle Persone, 1990, pp. 221.
DOGLIOTTI M., La separazione, in Diritto di famiglia, 2007, pp.
598 ss
FADIGA, L., Problemi vecchi e nuovi in tema di ascolto del minore, in
Minorigiustizia, n. 4/2006, pp. 132-143.
GULOTTA G., Compendio di psicologia giuridico-forense, criminale
e investigativa, Giuffr, Milano, 2011.
GULOTTA G. (a cura di), Elementi di psicologia giuridica e di diritto
psicologico, civile, penale, minorile, Giuffr, Milano, 2000.
IANNICELLI M.A., Lascolto del minore nei procedimenti di separazione personale dei coniugi, in Famiglia, pers. Succ., 2009, p. 250.
109
110