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tale", Attraverso il concetto di proporzione ¢ di rapporto, gio della geometria apre a via al recupero dei canoni cl porzione®. Canoni fondati sullidea che ogni forma cela al sug ferno una uniti di misura ricavabile per scomposizione, e che ripeti per multipli o sottomultipli @ in grado di rigenerare la forma alla voluta. Luuniti di misura come modulo di proporzione consente e di superare © prescindere mutevole applicazione delle misure da Iuogo a logo. Essa & rip bile in scala alle dimensioni volute ed é trasferibile in qualsiasi fatto e in qualsiasi Inogo%. La memoria non ha sare la forma per mimesi diretta, ma ne conserva la semplice nor costruzione in termini di proporrionalita geometrica. Si avvia in questo modo dal tardo Medioevo ¢ fino a tutto il cento un graduale processo di astrazione e isione corporativa di arti ¢ mestieri nelle pri grate d'organizzazione manufatturiera ¢ che sostituir3 zione per imitazione e memoria della manualici artigiana Ia ti Zion automatica dei processi tecnici, preservati dalla macchina 6 memoria solidificata 4g2: Miiferitco in particolae a duc test di Mateo Roricrer, Day Blea ey Fain Gerehighes per a costtuzione dei pinnacoli,e Die Ceamema De che anche ee elementare documents Tinterewe a sina rasinalizziione det cess dh progettazione 2 Regershang nispett « ce da Roriaer & 10 artic. 104 tenturis, Princeton 39 aa SI-OC-OIL: IN SIGNUM EIUSDEM PRINCIPIL DANTE CONTRO LE BARRIERE DI CONFINI E LINGUAGGI Se dovessima individuare due tratt tipici della percezione medic~ vale dello spazio geografico ed etnografico e della concezione giuri- fica che ne consegue, li potremmo indicare con due termini chiave tra loro opposti ¢ oggi tornati prepotentemente di moda: universali~ smo (o globalismc) e localismo, Alla dispersa e varia allocazione natu- rile di etnie di gruppi territor \guistici, di nationes e ydiomata, insediati in .monasteri, borghi,cvitares, ciascuno contrassegnato da leggi ¢ usi locali i pid diversi, fa riscontro il disegno o la dop- pia utopia, artficile ma unificante, di una toralita universale, 'Impero el Chiesa, destinati a dettare una regula politica © morale valida per tutti c dovungue. Impero e Chiesa sono chiamati a esercitare un 1 ‘men universale volto a correggere ~ nel senso forte di redimere ‘anita dalle nefaste conseguenze della prevaricatio humani generis’ che diede luogo, con la tortura della uniea edenica, alla cacciata dal Para diso terrestre e alla successiva dispersione delle genti dopo la Torre di Babele. Conseguenze che si sono perpetuate nel tempo grazie a un processo, tanto pid) malefico quanto pid potente, di «ramificazione cio? di continua e successiva differenziazione ad albero di secondo un colpevole processo di dissipazione ¢ 1¢ & sfociato, come un delta flu- Viale, nel ramificato arcipelago della diversizas, disseminato da innu~ Imerevoli ¢ isolate realta locali e minacciato dalla conseguente diversio tra popoli, quale marchio della loro dissomiglianza e fomice di disac- cordo ¢ inimicizia, Percié l'universalismo di due istituzioni «globalie ‘come Chiesa e Impero viene percepito in eth medievale come reme- dium peeati, proprio in quanto destinato a ricostituire nella forma di luna pur artificale unit, il consensus e la pax di tutte le genti, mutan- rulnerata la cui natura 2, agostinians inferma dal peccato di superbia di Lucifero, di Adamo e d Babele c irreversibilmente ferita dalla maledizione div segui. Percid il ristabilimento di quest'ordine assun ficato di un intervento corrective, di un artificiale impost all'umaniti a rimedio di un’armonia perduta, ma un modello sempre ispirato all da questo particolarismo locale & principio d’unita (1 tra il riconoscimento della naturaliti di fatto della diversitas ren, I m e gentium e della complementare necessiti di una Io vale a dire di una superiore e n uunita del molteplice. La molteplicita implica infatti dispersione, dispersione Jontananza, la Iontananza differenza, la differenza cordo, Tale riduzione implica viceversa la preliminate esistenza d anche se vasti, cert © dispetso si lasci circoscrivere e ricondurre ad riflette sul’ ordine civile: come 'universo @ governato da un o che risolve la molteplicits degli enti nell'unita del Dio motore in bile, cost la moltepl governata © sottoposta a un reggitore unico. Concetto, questo, ordine cosmico come regola pet Porganizzazione del medieval fanno proprio ed enunciano ripetutamente. Uniti org ¢ ordine universale del cosmo, quale modello di ordine perfen quanto gerarchico ¢ chiuso, cio? compiuto. Tommaso impernia la visione politica sul principio platonico e neoplatonico, prima che: stotelico, secondo cui vomnis mul il panallelo tra Tordine cosmico c sea a fondamento: 2 quae secundam natura sunt, optim se habent tur nature quod optimum est. Ome aut 254 SLOG Olt: IV SIGNUM BIUSDEM abroruo enim alieudine ci scilicet ratio; et in apibus tm fitoret rector Et hoc rt no. Quite on quae sunt scan co mais opus ats qed et io nara, ine optima st quod per unm gta grin patbus anime una vis p Gnas fex, et in foro univers Concetto presente ed espresso quanto mai chiaramente da Dante nella Monarchia laddove afferma che la filiazione celeste del geneze perfecto dei cis Humanum genus fivs ext cel, quod est perfectissimum in omni opere suo [oJ Ergo optime se haber hum: fin quantum Dante, ancora, sottolinea il fatto che Yuniti del genere umano & funzione det rapporto inerente per necesita tra quedam pars © quod- dam forum, nel senso che se il concerto di pars implica quello di totum ¢ viceversa, ogni comuniti o total intermedia & un totum rispetto alle sue partie, allo stesso tempo, parte di un totum definitivo e «glo bales, cio’ i sovem univers, al quale in quanto totum parz confarmarsi e corrispondere: faumana ani partes, et est quedam ad quodd: totum ad regna particularia et ad genes [...] et est quedam pars ad torum universum, Sicat ergo inferiora hhomane univessitatis bene respondent ad ipsam, si ipsa bene dicitu respon sere ad suum rotum [..-] ergo et ipsa ad ipsum universum sive ad eius prin= per, ext et Monarcha, bene respondet per unum pri Ex quo sequitur Monarchism. iversum, di ‘ncipio unico, non per questo il mondo smette di presentarsi, di fatto, come molteplice, cio? come una grande e variegata copograt eave ad rgem Cypri (De regimine principe) SLOC-O1L IN SIGNUM EIUSDEM PRIN LE tuna sorta di paesaggio agrario, in evi gruppi umani, leggi, us ritori hanno propricta cterogenee © contigue. Eterogeneiti. ¢} ‘medievali avvertono come indizio dellinfinita diversites rerum ‘quale i trattati De proprietaribus rerum (celeberrimo quello di By (Gio? recintata © dungue posseduta e dotata di forma dal lous) © indi elemento femminile subordinato e sottostante. Se il lecur & tivo della germinazione, la rerra & E |, attivata dal seme conferisce ad esso alimento ¢ sviluppo recandolo alla luce. Come prodotto del congiangimento tra fano specitico locus € una specifica tern, 3 reea in sé,come carattere genitivo ¢ inimitable, il marchiod’rigine. Fsemplare al riguardo @ la tratazione di Alberto Magno che, sulla sorta di Porfirio, riconosee al locus il carattere di pater, in quanto appunto generations pripium avtioan ¢ percid in grado di conterite Bch esl come to toe del ene awl wal aewice specifici di ogni singola realtd naturale 0 singolo et iDriflesso della diversas rerum, a fondamento della quale c’é un tp concetto medievale, quello della propriias foc. La diversita di Piante, animali e uomini @ sterminata perché in numero stern sono le proprietd dei luoghi da cui quelle real jento. Concezione derivata dalla percezione greca dello sp come giustapposizioni di luoghi confinati, ognuno dei quali coincide semplicemente con la propria superficie geomettica ( ciamento e la misura dei confini), ma si identifica e caratteriza pep propricti fisiche e qualitative soggiacenti alla superficie delimitata quei confini. Nel concetto di proprietas, cid che si esprime sopr: non é Vides di un privato possesso ma quella di una Sévayis, a forza ativa, un’energiafisica e ontologica, che conferisce al luogo u simpronia inimitabiles un «idiotismo fisico» capace di influenza caraiterizzate tutto cid 0 tutti coloro che su quel luogo nascono producono o semplicemente insstono, Qualsias fo nate 0 celeste, sia e380 territorio incolto o terreno coltivato, sia tin rastco campestre 0 un castello, un borgo, un municipio, una, hha comungue una sua specifica forza germinativa che pone in un porto di naturale filazione ciascun essere che st di esto vient mondo, che da eso si alimenta e tre vigore e che percid st di meglio si mantiene in vita. Non a easo tale principio si era stato trasposto in mito con la celebre lotta tra Ercole e Anteo ci Ercole tenta di togliere forza al rivale librandolo in aria e vandolo dalla terra, mentre ogni volta che Antco ricade con le 5p come dice lo stesso Dante: aforza e vigore interamet della tera in lui resurgea® Secondo una tipica concezione de agraria, Ia costante (ta proprieti del luogo e qualiti dei prodowi della tet jea del locus come recinto del loatum e quindi suo B sessore e, per analogia, elemento maschile © paterno (la «p est generationis principium activum ques quod omne locatum se habet ad locum sum 9 sm largitur locato esse et for= mensionum moventur ad iquod et sieut ad prin- natura materia ad formam [...] per locum con conpora rectarum jum generationis ipsoruns, ipsorum, et ideo oportet si ipsorum. Cum nullus omnino locus, proprie {quod omnis motus rectus physicus est propter indigentiam. Cs sequestatus ab indigentia privationis et materise, oportet épstim esse in ratone divini anise et optim, ad quod et per quod est motus et in quo accipitur esse rei ct sls eisdem:' 78: Sangue pee formats be]? rmatia fo] 7 Meter IX 183-83, ypia'eci PSearpi, STABLE Alberto Magno ripete, riferendolo, il celebre @ tutissimo detto di Porfirio secondo cui slocus est pri Honis quemadmodum pater Maa meglio chiarire l'importanza per il legame tra paternitd e I ® opportuno leggere direttamente il testo di Porfirio che affe nella Iragoge tradotta da Boezio: F autem et aliter ruraus genas, quod est uniuscuiusque ge i vel ab co vel e lous sten quidem dicimas a Tantalo habere ger sus Pindarum quidem Thebanuen esse genere, Pltonem vero Athi {enim patria principium est uniuscuiusque generations. qurmadmodum pat testo di Porfirio @ una mirabile prova di qua ambito apparentemente astratto e lontano come quello logico- maticale, persistano tuttavia come strutture portanti concetti antropologici primitivi come quello della filiazione ¢ del localising Genus, geni ino categorie grammatici base in quanto cortispondono a structure primatie per l'identita e] gualificazione antropologica del soggetto, Il genus come principio generazione, diviene attributo essenziale per conferire riconoscibili alla persona atcraverso i marchio genitoriale o locale. Di qui il valo rimario, nella scambievole fanzione di pater e di patria, © del pate mico (sab e0 qui genuits) o del locative (ra loco in quo quis gen ‘us sit), quali indispensabili elementi di idemtiti e radteamento Bio logico o territoriale, Boezio cod comment 8 unis cuiusque dicuntur exe princi mpus. Quoniam eaim ome quod nas ac tempore ext [.... Ait enim genus dctur et « quo gus genius et, quod effectiva principalium causa, ei quo quis lao est proceatus, quae ext aceidems ssfld, Opert Onn iptum quemadmodin ct pater & Geyer, Qprnt Onis, SLOG-OlL- IN StGNU EIUSDEM PRINCIPAL J. Sed qui liversum est fais editus, videeur diversa juam in secunds scilicet parte di Uisccrnit dicens hane esse pro generis mem quae a procreante deducts st" La diverstas loconum si configura come una topografia di infinici Inogbi confinati e contigui, ciascuno colorato di proprieti eteroge- nee. «Nullum punctum terrae habere easdem vireutes cum alio, et ribil omnino habere easdem virtutes omnes quas habet alterume dice Alberco Magno" ‘Nessun punto della terra ha virti identiche a ciascun altro punto della terra: teoria della varietas ma che ha il suo risvolto in una teoria ella diversitas, come confusio cio® come disordine e disaccordo quale immediato efferto del Ruggero Ba- cone, affrontando il problema della complessione dei luoghi, accenna implicitamence a questa diffusa Babele tra gruppi contigui che la diversitaslocorum di necessici imp! exiones locorum mundi ation pracsgnats, quo i quod omnia variantur secundum loca mundi diversi, non solum in naturalibus, sed homines in moribus; quoniam alios smtores habent Aethiopes, alos Hispani,alios R heard qui sunt vers Gi in lingua ut nom sine a esse nde sit tanta diversias locorum propinquorum. Sed quoniam res hujus mundi in diversis Tocis constitute, quarumemgee propingsiae 5 diversaram pyramidum ‘wnientiuin a toro caelo objecto i Porgy age, 9 Coen aeeyerat 8 dade Ye3 Excovou eg endorse hay ve dnd ron texovros tee dab to0 worov FY @ 8s Het yg f none Gey os for fs fxdorov yeveocos, Ooneo val 8 12 Alberto Magno, De 15, Risggero Bacone, Opus mai IV 0 5,04 J. H. Bridges, Oxford 1990, 137-38. 359 Bacone, sulla scorta del De radiis del filosofo arabo Al-Ki nto alla doctrina astrologica della influenza esereitag corpi celesti sul mondo sublunare e, in particolare, sul globo tery afferma che la di raggi (le piramydes radio i minim pg go ha una propria irriducibile ¢ hhabitaei propterealoze stigantur complexi Tocorum mundi pri potest sini de Toca sub p birabilia propeer sima [..] eta lineas hie spe yperatur. Nam propter p ores, et propter reflexiones divers: we varietas,sicut ostendi[...]. Ex his locis potest vesta 4 ficas ct clecas, valde ignoratas 4 vulgo, et a pa sapientibus nota. Cognitio vero na babelica diversi in moribus, rivelandosi come montabile barriera di lingue, di scienze, di att, di comme ccostumi, ¢ una causa profonda di persistente © anacronistico loe curcense, in cui il co i segna il passaggio 0, mn frattura con il diverso se now addiriteura con B di qui che parte la riflesione di 4quentia, un’opera incompleta ei limiei di un erattata di tecnica nguistica, 1] De eloquentia ha in realtd un impianto e un fine di portaea non mia 14, Rggero Bacon 2p, 37564. J.5. Brewer, Fe Rog Be eet gal Tondo isa nny a 260 versalismo poli lo stesso disegt \guistico, vale a dire mediante la corre- colpevole dei gruppi e dei ad unum riparatrice che ta capo all'artificiale costituzione di una forma locutionis comune a fe le genti, Cid che nella Monarchia & teoria dell’ assenso poli er la concordia civile, nel avvenuta a Babele, ¢ di una redenzione dalla male- 1e che ne consegu ina a parlare idiomi late, come tre polloni, dal ramo del'ydonta “ipharivm europe, cioe linguadoca, lingua doi ¢ italico com il rspet- tico del'assenso, io oc, el si, brevissimt ma nett 10 espressa, da cu trae forza e legiccimiti Al segno dell firmatio, del cener fede spontaneamente ad un patto: tertium tenuit yeioma, licet iemanda locuntur, ot mults per eadem vocabula nominare videntur Tanto pit la considerazione & rilevante se si legge quanto Dante allerma poco sopea, cio® che anche nella diaspora delle lingue setten- trionali europee, anch’essa in forma di dispersione tripartita, & rima- sto come comune segno linguistice la particella della concordia e del- ‘espressione affermativa fd (con le varianti ja € yes) 10 postea eodemque ydiomate in vindice confusione recepto diversa vulpacia exaxer cot quod ab 1. Dante, De vgs GionGto staBILE tes fuerit per diversa vulgaria dirivatum, hoe solo fere susdem principio comune a la pace concorde del proseguita fino all’impresa colpevole di Babele e al ne segui. Si tratta dunque, dal punto di vista morfolo zio monosillabico di u ‘monito, dal punto di vis mntico, di una originaria concordia de comuniti edenica che & andata persa nella dirivatio dei varia y che, pur nella divaricazione, conservano al si un tertitorio non solo linguistico ma morale, la geografia del si & geografis ¢ della redenzione, Minuscolo ma pot ié @ infatti un monito a risalire, come salmoni, lingo lingue, per ri fino alla fonte o alla radice edenica di dove sbocea 0 ra na originario. II riacquisto, anche solo artificial di idioma quale strumento di accord e di comprension { popoli vatrebbe come riscatto finale dalla colpa e redenzione ‘maledizione di Babcle. Colpa ¢ maledizione che, viceversa, gem gruppi linguistici proseguono e accrescono ogni volta ¢ borgo, o anek strada e di bottega. Entro questa logica di municipalisimo ¢ localis che @ logica della divaricazione, della dissimilitudo, della contesa e de oil proprio focus diviene centro e giardino del mondo, locus amoet ¢ la propria lingua o dialetto diviene, vanagloriosamente, diretta zione di quella adamiica, Con icastica efficacia Dante simbolizza tutto cid nel municl toscano di Petramala, in un sarcastico passo del De vulgar eloquent 16. Wid, Lv 1.06.00: IN SIGNUM EILSDEM PRN ie, ic etiam pre cune t per consequens cre~ gioco il suo stesso munici- liso fiorentino, con nella dimensione dell’esilio, 10 che lo ha reso certamente, e fortunatamente, tuno sradicato dal suo luogo «patrios nel senso medievale, . rendendolo citta- le espressione conchi- sia dl precedente passo: «Nos indus est patria velut pisci- a U'analisi di Dante nel primo libro del De Vilgari eloguentia & ‘una presa datto, a partire dal racconto genesiaco della torre di Babele, conseguenze divaricatrici ¢ devastanti di quell’impresa la cui 10 ripetersi nel tempo con il diva~ ue © con una loro diffusione e differenzia- ione locale esasperata. [n Gen., 11, 1-9 si ricorda come gli uomini in origine parlassero un'unica lingua e godessero di un colloquio 10 a che gli abitanti della terra di Sennaar comunicarona loro il temerario proposito di edificare una torre che toccasse 1e celeste.A questa blasfema sfida il Dio biblica non rispose con torre, ma con la distruzione dell'uniciti del lin iffrangendolo e percid divaricandola in wna plara- sruppo, Disaccordo di linguaggio che si risolse ia una disarmonia di lavoro # nella fatale cessazi impresa, Ma, ats |i punizione ebbe come effetto di infrangere la comunita come tale, licandola in altret aves linguistiche ed etniche. Separat icabili barriere di linguaggio, i gruppi umani chiusi 1 dar seguito a questa diaspora di 72 lingue disperse nelle ido da Oriente ad Occidente. Diaspora biblica che eorie medievali del linguaggio diviene il mito di origine della diffasione ¢ separazione dei popoli sulla terra, secondo un primitive atosi rispettivamente in Asia, io stamiLe si.0-0lt: ty SIGNET EIUSDEM PR Europa e Africa. Separazione di idiomi che diviene ancora uy non si & interrotta nel tempo, ma continua a ripro~ Gel presente, casi tripartito,rieco i ri cloquentia, B Sei pgnuna delle quali, sin se ipsa variaturs. E al riguardo da cura di rappresentg re che la terminologia scelta da Dante quella icastica dell'al- a (elle sue ramificazioni, terminologia ed immagine seretta- r < congiunta con ta sua concerione neoplatonica della deriva- janie ene jel molteplice dall'uno. Una derivazione per moltiplicazione implltem Pere totem bumanum gems ad opus inigitas cog bop petehestrattrats ad aber, porta con sé un cativo pro npertant,pr hte p mete -Piineinito. Processo che dala regione delluniti ¢ della pevfe- x ‘ one si ramifica © cade nella regio di nella regione della Bomcente dissomighianza dall'Uno ¢ da Dio, nell'opacita della materia Mel peceato, Processo di diffusione ad albero e per ramificazioni suc- EGive che continua punitivamente a ripetersi secondo la stessa forma purata della diaspora babelica,suddivisa€ divarcata in una ricor- tin eriplicita di rami moltiplicatisi da una comune radice umana: Fiprende questo mito genesiaco deveaglio Is cosracione dela veh di cantons tur, e€ quanto exe x cum radix humane propaginis prin mane barbariasque locuntar arace non ab inde ad ucumque lus per dffsos ‘ost sit extensa propago, demumque ad fines occides Come ho gid avuto modo di scrivere, 1 dantesca, senza riscontro nel ee 1 dal ramo pullulato dal primitivo albero dell'umanité e protrattosi sione ¢ tipologia dei mestieri e, dallaltro, nella meticolosa trad ione triparita,'ydioma ripharium di Spagna, Francia e Tea- del racconto biblico nei termini de lia, Ramifcazone senza fine proprio perehé: 3 propose ae castigo del confisone, esa memes noe watt clascuna separata da un idioma proprio © percid incomunicabi fini di un'impress comune!?. °F “7 ig inne Se she oer idiomatiche dale esa com’é da . Porazione comune garantita aa aqueliber istarum variationam in se ipsa v es nar alter Pa 1 Neapoletani et Cactani, Ravennates et Favent ‘unita linguistica in ramificazio ‘adem civiltate morantes, ut Bononienses Burgi Sanct icipale € permanente, connota tes Strate Maiors. Hee ommes diferente arque set im varietates quid peccato di origine, della rortura dell unita civile, dé accidant, una eadeique ratione patel nata a smembrarsi in corporazio! Baterolssall Il dilagare europeo delle lingue, penetrato in Ttalia, assume un vero «proprio andamento a displuvio che, bipartendoli, raddoppia ¢ diva~ rica le triplette dei rivoli idiomatici. Raddoppiamento e divaricazione 21, Bante, Deal el Ba Thi ices Giogcio stam i Appennini rappresentano causa augiunv Leng del denon nan ning de aa seguono la loro ramificazione da settentrione a ta grogrifia morale prima che linguist so al inforca inarrestabile gli Appennini che, i lasiano scendere sug Toro volta si regio malsan. Per quant linitto geograicamene adine, none tritorioo ogo che pow areneeeg Pro interno questa logica dela maledisione che eapande nente per rai La loge del Toc Taniiazione shi, 2 in sé logica della separazione, ma la logica della separarione ta alone arses appre ta citi eden tte € neppure in eoden eee gents, e ncppuse tis individu duo. Una vicenda che Dant Tlaarate com toupee se i Dante individ come primate snd ot er. Esa prosegue in modo ipresionane Quare adminus sit vulgaribus sola videtur Ve fomoia vulgaria in sese var variationem perpendis [.,) ccondarias vulgaris Yeaie vatiatones calculate ‘mandi angulo non solum ad millenarn log sed etiam ad magis ultra Non esistono quind loguel che al contado converge verso i borg, ¢ die vee fino ala sada maggiore. Opt mi mane un covrbyondent gla Tuogy «tan se contano a migl i = a an Di qu dung il diego di Dante dri i dei di imettendosi nel ceppo di a node primitive. Un proceso del 23h .NUM BIUSDEM PRINCIP pen poco della pura teoria linguistica ma che, fondato su una limpida si converte in un disegno di riforma civile © {Questo processo di risa rogesso inverso a quello dell HIpeccato Babele. Il nocevole & che Dante sovrappongs pill ovwiaragione di tale dffusione, quella spariale e geografica orrasenso axiologico, cio? un giudizio morale ¢ di valore, che rico- sce nella struttura ramificata di tale diffusione il meccanismo che © moltiplicazioni, che fatalmente mettono capo a un processo di allontanamento e dispersione. In tal senso Dante impie~ gaa [a ben nota concezione emanatista de! neoplatonismo cristiano {del resto da lui stesso usata nella spiegazione della causalita univer- sale, ad es.in Pay, 11 123 ss), che concepiva il processo di derivazione del molkeplice dall'uno come una caduta ontologica da Dio al ‘mondo, dalla lice incorporea alla materia opaca e come una degrada~ rione dello statuto metafisico ¢ morale degli enti, tanto maggiore sia ‘nel numero sia nell'intensiti quanto pitt basso & lo raggiun Processo di derivazione la cui origine va ricercata nella logica dé dicotomia (cio® del tagho bipartito e successive) della dialettica di Platone, secondo cui un concetto primitive ¢ unitario, per essere ana~ lizzato, deve essere fatalmente soggetto ad un processo successivo di biforcazione in copie di concetti subordinati e alternativi tra loro, fino a moltiplicare originaria del pensiero in una inarrestabile pluraliti di concetti e di enti tra loro opposti e divisi. Tale concezione Boezio aveva diffuso nel medioevo appunto con il De divisione*4. A connotare negativamente la divisione dicotomica era il fatto di avere in sé, per sua natura, init, cioe della divi~ e nel sempre fn tal senso Pietro Ispano 1g, 6 ¢ PL 64, 877: ¢Nune divi- nt divisio generis in specie, est it partes, es aa cum vox mult, 3 i mes proprissreipitsectionem.Braeter has all divisio quae secundom scciders ‘um sibjocsim in aceidentia separama same m modo cur infinitum) seey pum; omne enim continuum di jn quanto terra di esilio e di peccato, non tanto in forza della distanza spaziale quanto dalla distanza di somiglianza, «Non enim locorum lis sed similitudine acceditur ad Deum et dissimilitadine rece~ ab cor dice Agostino”?. riprende ed usufruisce a tal fine di questo doppio concetto, della suddivisione al'infinito delle ingue ¢ dei dialetti come caduta nella regione della dissomiglianza e come peregrinatio Tonginges, morale © geografica, dalla unieh primitiva al molteplice. ino alla radisee propago comune jo sotteso al De vulgari eloguentia. Ei iguistici del «i, dell’oc, dell’ oi! appaiono in tal senso consape~ iegati come retaggio parlante di un originario accordo dal chiaro significato edenico e che richiama lalbero del- Eden del Purgatorio. Visto di qui scompare ogni traccia di estetiz~ zante retorica dall'accenno di Dante allTralia come «bel paese la dove ‘si suona» (Inf, XXXII 8c), tanto pid! che, se si allarga ill campo al contesto in cut il verso compare € ch viperio de le g morale e politica all’intera ragione di questa invettiva:cioé la terribile ¢ insieme sublime vicenda del conte Ugolino segnata da scontro di fizioni ¢ di consorterie locali, per le qu rifiuto, del disaccordo, dello scontro ostile e, pit emblematicamente, ia divaricatio Iuerani generis Il fondamento del si era infatti, agli occhi dei medie' impegna personale ¢ profondo dell’evangelico proposito ‘est est, non none del celebre passo di Math, 5 m. Unde 24-25) sie: conti Ma un processo di mole senza fine 8, pr Perch ena fine, un proceso senza fs ene sop La p verso i mokteplic tralmente opp verso il maggiungi semiplice. E qui che il concetto ‘matiche alletica, Tanto pit che in Dante la dicotomia é divenuta tricotomia (linguaggi si divaricano costantemente in forma trip ls colpa di Babele ha rovescato infuti il valore scrale dell Te rina, in an meccanismo moltplicatore di peed il molteplice comporta la diverse, a possibilt iividui. Ma il principio di distinzione @ pring separazione che si fonda sul concerto di dissomiig! a dissomiglianza @ propria della materia®®, Di qui nasce il cone cristiano © medievale della materia e del mondo come regio dis dinis, come luogo di crescente disomnighianza ¢ allontinamento Tarchetipo divino*”. Un concett rinforzato dal el figliol prodigo (Luca, 15, 13-24) che si regione della disomighiana («in e9 14) © che & centrale in Agostino peril quale diss 5 distanza da Dio e dal principi tiplicazione cransita dalle quia thronus ‘st peda etus neque per Hiero- 1¢ per caput tuum iuraveris quia non igrum, sit autem sermo vester est est 934) 305-8 See ese, quod viderem, et nondum me ese, qui viderem, ects mies radians in me vee [inge me ewe ste in Méleer EP “doy Boworsre de 268 Groxcto stant Come dice Alberto Magno, diversamente da ogni formula 1 siuridica di giuramento, ili gode della caracer in ore che tae fondam SEGRETO DEL LIBRO E SEGRETO DELLE ARTI TRA MEDIO EVO E RINASCIMENTO. Er est est dictum ost, cst negatio in corde, se pal Sarees a aa Non 2 posibi segreto nelle att nel dit abi is cum quo loqueris, nisi ies vel confirma ca suas dein Medio Evo 0, pit in generale, del segreto nel Medio Evo senza pat= fare del segreto nel Rinascimento, La ragione & semplice: parlare di segreto non @ possibile se non quando esto 2 svelato,e se c'2 un'eti svelamento dei segreti,non solo nelle artie nei mestieri, ma anche 1 votate all'occulto come Talchimia e la 0, ea @ appunto Teed rinascimentale, Uno dei fenomeni pid evi- denci & enorme, crescente fiorire dei libri di segreti nel corso del Hinquecento; un enorme fiorite peril quale 8 'ebbligo il icorso ponderosa monogeafia di William Eamon! colma di informazioni ati- Tissime dalle quali tattavia sarebbe arduo ricavare wna sintesi lineare orno alle ragioni di questo singolare fenomeno. Cerchereimo per~ tanto di indagarne una soltanto: il rapporto tra libro e segeeco. “Tra libro e segreto il rapporto & antico e strettssimo perché antico fe strettissimo & quello tra scriteara e segreto «, ancor pit ancestral quello tra parola ¢ silenzio. Il segreto & infatt pensiero nascosto, un flscorso interiore formulato in linguaggio non verbale e perc ‘occulto,¢ il cui transi a linguaggio esteriore € manifesto, a sequenza 4i foncmi o grafemi, é soggetto a un severissimo controllo di confine, 4.un vero e proprio ewaglio» che, come vedremo, selezionando separa tliammess e gli esclusi dalla leteara o dal’ascolt. In ogni sapere fon dato sul segreto & questa netta separazione tra logos interiore ed este- Fiore che rende il proferire parola,o il tasfertla in serittura a mano, ‘non una propensione al comunicare al condividere wn’informazione, autem malum incredulicatis, quae provenit ex fallicia sermonis humaniS { W. Eamon, Scene ond the Suet of Nature. Books of Seoets in Medieval and Early Modem Cuiture, Princeton 1994. che leggo nella ter2a stamp Ls senza escort elle natura Libri dk segreu ela atra meaieale e moderna, Genova tg59), Una men onganica na utile integrazione bibliografca & la Sezione Tit dete Si cra © Cal orm (987,195, Encdopedie 270

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