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Giovanna Vella Arturo Vella: dai ricordi della sorella Roma 1952 MEMORIE DELLA PRIMA FANCIULLEZZA Dovevo essere nel primo anno della mia vita, quando la mia famiglia andd ad abitare nel Palazzo Libertini ditimpetto al Corso degli Studi, Dai balconeini bassi del primo ppiano saliva il mormorio ‘di una folla che si assiepava in quella breve strada, dopo la Piazza ‘Umberto T — che mentre ti divertiva dava un senso di stordiniento al cervello, Luogo di convegno per gli affaristi, i commercianti, agli opera, { contadini — cera pure Vora degli studentelli di Gin- nasio ¢ Liceo che con, la loro irrequistezza giovanile facevano spe cialmente loro molto chiasso... Tutt'intorno trattorie © negozi di xgeneri alimentari in abbondanza, caratteristici la sera i venditori dei carciofini selvatici lessi e caldi, nei sacchi fumanti — fornelli che abbrustolivano le castagne e tante altre cose che per richia- mare i compratori gridavano ognuno con Ia propria nenia, che aumentava il frastuono fineh® fattosi tardi e chivsi i negozi resta- vano aperte solo le trattorie. A noi ragazze piaceva affaéciaret net due baleoni quasi uniti dalfaltro lato, sulla Via dell'Infermeria, dove si godeva pit aria luce e il panorama montano con I'Eina che emergeva con Ja sua maesti di grande matrona sulle altre catene di monti sottostanti, I balconcini carichi di fiori erano il nostro giardino dove si lavo- ava, ©! leggeva, si chiacchierava specialmente quando mia sorella ‘Teresina tornando dal Collegio aveva tante cose da raccontarmi, Molti garolani, l'immancabile gelsomino della Mamma e le gabbia col eardellino — che eostd tante lacrime a Teresina perché in una assenza di Mamma e Papa andatt a Siracusa per vedere 1 vec chi Genitori eon il piceolo Riecardo di quattro anni, primo nato in quella casa — si mise a giocare facendo girare e rigirare la gabbia he, rottosi il gancio, andd a finire nella strada con il cardellino 2 morto, Tutti a strillare la bella Teresina — la coces lacrimoni piovvero dai begli occhi!... Sentirai Mamn Mamma! Un'alizo ricordo é vivo nella mia memoria, quando 1. nica le mie sorelle seccate passavano da un balconcino all’alts frastuono dei calabroni sulla strada, e mi mandavano come am. seiatrice da Mamma, che seduta tranquillamente nel balconcin preferito — sembrava che quel frastuono non le desse fastidio — immagino i gravi pensieri che ruminavano nel suo cervello e le angustie i palpiti del suo cuore per i dieci figli che le stavano intorno gia maturanti per la vita E mi appoggiavo alla sua spalla (cosa abituale dei piccoli quando si comincia ad arrivare alla spalla della Mamma seduta) cosa che faceva andare in collera Papi ed io e il piccolo Riccar- do — minore di due anni da me — eravamo costretti ad allontae narei. Alto veramente confidenziale con il metodo educative di alio- ra ma non di oggi... I genitori erano sovrani — amore, rispetto, ve~ nerazione — e quel senso direi quasi di timore e soggezione — oggi si sono invertiti gli ordini — purtroppo sono i figli a comandare i genitori a obbedire... Ma Papa non c'era in casa ¢ potevo appoggiarmi alla spalla di ‘Mamma Tiberamente @ con la vocina dolce ¢ piagaucolosa dicevo: Mama usciamo! Mama usciam La Mamma aveva — pur non dimostrandolo — una maggior tenerezza per me sia perch® mi chiamavo Giovanna come la sua Mamma, sia perché ero la pitt piccola delle figlie La risposta si faceva attendere— T'implorazione si faceva pid pressante — finalmente Mamma pronunciava il fiat: Vestitevi. E tutta contenta correvo dalle mie sorelle: Mamma ha detto vesti- tevi.. Quando ero piit piccola mi facevano useire con Riceardo — le care sorelle maggiori erano intorno a noi per Ja toletta da passeg- gio — fo ero la beniamina di Concettina, Riccardo di Teresina — ci vestiveno ccn i vestili pid belli con certi stivaletti col gambale di anno azzurro tanto eleganti e via tutti e due, come due sposini 3 alla villa, Al'ingresso abitave una mia amichetta, Virginia, ci trat- tenevamo a glocare con lei nel suo piccolo giszdinetto e poi la Junga passeggieta nel bel Giardino Publico, Alla mattina si anda- va alla Messa Cantata alla Cattedrale nostra Parrocchia; ricordo che una Domenica, sopraggiunse un forte temporale © poco mancd che nor rimanessimo fulminati da una saetta che piombé dalla Cupola, per fortuna che eadendo dell'aequa in quel posto, tutti c: eravamo ritirati nella navata pil sotto. A casa spaventati e trepi- anti per noi mandarono due uomini che ci portarono a casa sulle breccia, Avevamo i nostri compagni di giochi nei nipoti maggiori d’ noi; ricordo a camevale ci vestivamo in maschera e cosa rara, face- vamo ridere Papd e Mamma, La mia mascherata preferita era un cuscino sulle spalle per fare il gobbone un soprabito da uomo so- pra, il gibus di Papa in testa e il bastone. 1 pitt alto dei miei nipoti indossava un'ampia veste di Mamma, di batista bianca e nera che gli eadeva per terra da tutte le parti e correndo in giro alle eamere che si comunicavano una con Valtra a giro tondo compresa Ia cuci- na, la veste'si gonflava come un patlone facendo un effetto sbalor- ditivo e gli altri ragazzi a corrergli dietro col pericolo di fare a perzi il bel vestito di Mamma. Ricordo quando questi nostri nipoti venivano a casa nell'as- senza di Mamma e Concettina andate in campagna e volevano delle cosine Teresina che era la maggfore di quella nidiata si rifiutava perch? la chiamavano per ischerzo: maestrina-diretirice — mi dune ce passuluni?... cosa che la piccola futura maestra non poteva sop- portare e li cacciava, ma quelli per le scale ripetevano il ritornello: ‘maestrina-direttrice — mi dune du passulune, finché Teresina. per levarseli d'attorno dava i passuluni e altro in abbondanza... Papa nelle sue lotte con gl'Ingegneri e col Comune era solito serivere delle letfere per le sue giuste proteste e rivendicazioni — Inttore che crane dei capolavori — e gli slessi Ingegneri dovevano ammetiere 1s loro Inferiorité nella teenica dei lavori ¢ alla logica ¢ fervida intelligenza di Papa, Ero piecola ma lo ricordo benissimo, ver aver fatto pure io da scrittrice sotto dettatura, Quando Teresina aveva lordine di pigliare carta penna e ca- lamaio, doveva venirle la tremarella — ad aumentare il disagio i due piccoli folletti dalla camera appresso arrampicati su un so- ido paravento che divideva uno stanzone da letto per i giovani — la distraevano con smorfie canzonatorie e la forte voce di Papa che gridava — leggi chiaro — leggi forte — non ti mangiare le ps role. — Povera Teresina, la voce le tremava di piit e gli occhi le si riempivano di laerime. — E quando Teresina slava in Collegio supplivo io e divenni pure la lettrice di Papi quando comincid ad avere la passione per i libri che circolavano in casa comprati da Enrico, Ripenso alla grande tavola da pranzo con la sieca prole intor~ no — Mamma stava a capo con alla destra Raffaele — Enrico ~ Salvatore — Edoardo — (Ernesto mio piceolo protettore al Giar- dino @Infanzia — era morto a soi anni) e poi la zia Carmela — che Mamma aveva portata con se da Siracusa dopo la morte dei Nonni — Coneettina — Teresina ¢ in ultimo i due pitt piccoli del- la casa a sinistra di Papa che ci fulminava con lo sguardo quando non volevamo mangiare e quando per un nonnulla ei mettevamo a ridere, a ridere, senza poterei frenare — e chiss& quante volte il riso si cambié in pianto con Jespulsione dalla tavola! Potrei continuare all'infinilo — se dovessi fare il romanzo della mia famiglia non basterebbero dei volumi se ne avessi la vi lia, il tempo, la capacita. — B’ pur bello rievocare gli anni della infanzia e della giovinezza — ma passati quelli — ahimé — trop- po brevi, e'@ la lista interminabile dei dolori e dei lutti — ed arvi- vata gid alla mia tarda eta —rimasta sola o quasi nella vita, col cuore spezzato dalle ultime perdite vorrei tentare di rievocare i ordi del nostro piccolo di casa — finite anzitempo, quando do- vova essere il pantarte dalla mia vecchiaial! INGRESSO NEL MONDO DEL DODICESIMO. Contavo gia dieci anni quando la numerosa famiglia, fu allie. tata ancora dalla nascita di un ultimo fratellino — l'attesa fu tre Pidante per la vita della nostra Mamma — noi ragazzi io e Riccar do insieme ad altri venuti con le loro mamme ci chiusero nella camera pit Jontana per il chiasso che si faceva — benedetta fan- cuullezza, tutta uguale — ma sentii qualche cosa di lieto — & nato — é nato — e corremmo tutti, volevamo vederlo, e ci fu permesso di entrare dove un uomo era nato — un bambino con gli occhi splendenti come due stelle, che guardavano in giro, sicuro di tro: varsi nella sua casa — mentre gli si indossava la prima camicina!! La sorella maggiore Concettina che contava venti anni aveva cucito lei con tanto amore il corredino per l'aspettato, e fu ve- ramente la delizia la tenerezza, la gioia di tutti grandi e piccoli intorno a quella culla tardiva del nostro Arturello. Mamma lo vezzeggiava come se fosse il primo nato invece ‘el dodicesimo © Papa nel guardarlo cost bello e intelligente lo chia- mava figlio di vecehi. La sorella maggiore con la domestica av vano molto da fare con tutta quella famigliona, la seconda Tere sina stava in Collegio a Catania per gli studi Normali, la decenn fu adibita a bambinania quando tornavo da scuola o prima Jo cullavo e con gli occhioni aperti voleva essere sempre cullato, finché cominciando a parlare e a camminare non si alzava a sedere dicendo: Ciccia nacami!... Ciecia era un'altra piccola bambinaix ‘Ma era tempo di sopprimere la culla a yuesw piccolo poltrone Sognatore, e si combind di farlo cadere con tutta la culla ¢ allon tanarlo dal latte materno che succhiava con avidita pili del tempo 6 necessario.... E ce lo mettemmo a dormire nel nostro letto dave comineid ad imparare Je preghierine prima che si addormentasse eal mattino prima di alzarsi, E comineid a scavabocchiare sui qua- derni le asticelle — i numeri — le vocali — i primi elementi del- Jo serivere ¢ del leggere, guidato dalle sorelle minori una gia in- segnante. Era irrequieto vivace ¢ Papi spesso lo redarguiva, una volta gli erida: Stai fermo figlio del diavolo — e il bambino subito rispose: allora sei tu il diavolo, Davanti alla logica risposta Papi dovette tacere e sorriderel, PRIMO TRISTE AVVENIMENTO ‘Ma una terribile tempesta si addensava sulla nostra casa, ¢ la tranquillita familiare fu turbata, annientata da un tristissimo avvenimentol!... Una sera il 4 Novembre del 1891 — sull'imbrun'- re Arturello che si tratteneva sulla strada a giocare con i compa gnetti comincid a chiamare ad alta voce — Mamma Mamma ~ fu Papa che si affaccid alla finestra dicendogli, Vieni sit figlio mio = vieni 5k — Manuna stasera non esve con le tue sorelle... Net mese di Ottobre eravamo solite recarei nella vicina Chiesa di © Domenico per la funzione del mese dedicato alla Madonna del Ro- sario — da diversi anni ci eravamo trasferiti nella nostra casa Via SS, Salvatore — e le due Chiese che si guardavano a stanza delle due strade e la piazzetta alberata, erano le preferite © le frequentate da noi Arturello cbbedi a malincuore e venne sil, ormai il lungo ¢ fe- stoso scampanio, che faceva parte della sua attivita con i compa- gni era finito — era subentrata la mestizia del Novembre con | sue serate grigie e fredde. — Mentre noi dopo il lavoro, ci aggira- vamo per le stanze e le finestre. con ultimo chiarore del giorno, ci fu dato di vedere Papa che seduto vieino al letto, passava il fazzoletto da una mano alt'altra, che non obbediva ¢ restava ine te — spaventate lo dicemmo alla Mamma che si avvieind a Papi er assicurarsi della cosa — non ricordo cosa Ie abbia detto — non ricordo chi si mandd a chiamare i fratelli maggiori — forse sard stato Arturello — in men che si dica, Ix casa fu invasa dai figli, amici, medici che tentarona tutte le cure del ease, ma pue- troppo Papa era stato colpito da paralisi e non valsero tutte le cure e tutti i farmachi che ordinavano i medici — I giorni si suc- 8 ? vovlovano Lrepidanti, con lieve spiraglio di luce, che ci faceva spe rave alla guarigione, ma la sera del 29 Novembre dopo 25 giorni dol primo aliaceo ne subentro un secondo che portd Papa in fin di vit Enrico che era presente, dovette lasciarci sole per correre in orca del medico e dei fratelli, e la casa fu invasa ancora da una folla — si corse per il Sacerdote — ohimé — troppo tardi!... Bra- vamo troppo giovine per eapire V'importanza della presenza del Sacerdote per un'anima che @ sulle soglia dell’Eternita — e non avevamo avuto il coraggio di proporlo prima — forse Vavri de- siderato, atteso!? Noi con la Mamma fummo rinchiuse nella camera pitt lonta- rng ¢ ¢] straggevamo in angoscioso pianto, ma jo ribelle ne uscii ¢ feci in tempo dalla camera di mezzo di vedere 1a fine del mio po- vera Papi — che amava tanta — mentre tutti inginaechiati ine torno al letto pregavano € piangevano!! In pieno sentimento strin- se la mano ad Enrico dicendogli: Finalmente @ arrivata ti rac mando i piceoli. Cosi finiscono i gentiluomini tutto d'un pezzo — non temeva la morte — laspettava — Ta desiderava — V'aceolse con la sere- nit di un uomo giusto e la miserieordia di Dio Yavra senza dubbio aceolto nelle Sue Braceia Paterne!’ E ci portarono a vederlo ed a baciatlo per lultima volta — come era bello, gli oechi chiusi come in un dolee sono — il viso sereno e candido che con In barba Tunga e bianca e con un mesto e indefinibile sorriso sulle labbra — e con le mani incrociate sul petto legate da un Rosario sembrava un Patriarea un Santo. E rimanemmo orfani — contavo cirea sedici anni — Arturello vel meno © assaporammo tuiti Yamaro del primo dolore. Triste Movinezza ~ triste fanciullezza per il nostro Arturello tutti ei ri- voutimmo di gramaglic e le tenebre si posarono sin sui mobili e ugll specehi. — La Mamma desolata guardava i suoi nove orfani prononti © con maggior tenerczza i stoi oechi lagrimosi ei posava No HU piccolo che col suo vestitino nero e il visino sbiancato ponmiowo, Hembrava che ecomprendesse la gravezza della sciagura Ww 01 avova eolpito © sopratutti lui ancora cost piccolo!" 9 Enrico secondogenito, aveva gia preso su di se la responsabi- della famiglia — il primo Raffaele — aveva abbracciato la urticra militare volontariamente — non so come Papa abbia ac- consentito avrebbe voluto dei suoi figli farne uomini grandi, ma | ragawai guidati da cattive compagnie non volevano saperne di studi —e Papa li mise sotto Ia sua guida al lavoro — del resto aveva bisogno di aiuto per i suo molteplici lavori, ¢ fu un vero Maestro per i figli che ehi pit. e chi meno ereditarono T'intelligen- za non comune di artisti — architetto — costruttore — specie En- rieo artista geniale che superd Papi — Restavano i due piccoli tanto raccomandati in punto di morte da Papi — Riccardo gia frequentava il Ginnasio — Arturo minore di otto anni, inizid le Scuole Elementari con poco profitto, pure essendo molto intelli- gente — per la debolezza di Mamma che vedeva il povero orfanel- Jo come contrastato dagli altri —e lui ne approfitiava aumentan- do in capricei — a sei anni compatibilicsimi Ai nostri rimpro veri rispondeva sempre: lo dico alla Mamma ~ € correva ad ac- cusarei, ¢ la Mamma redarguiva noi: Perché @ orfanello lo trat- tate cosi!! Sicché poco studio, molte distrazioni con i piecoli com- Pagni che teneva tutti sotto il suo dominio in giochi © prepotenze sulla Piazzetta alberata ~ fra le due strade e le due Chiese. Un’altro compagnetto di giochi fu Tano ~ © Sebastiano 1] piccolo di Salvatore, e spesso si bistieciavano e allora il piccolo nipote minore dello zio di qualche anno e pil, andava piagnuco- lando dalla Nonna: Nonna Arturo vuole essere chiamato 7io E Ja Nonna rispondeva tra Il serio ¢ il faeeto: EB” tuo zio — chia- malo zio, Cose simpatiche di fanciulli che mi fanno pensare con ram- mario ¢ dolore alle due forti intelligenze ma poco fortunate — se fortuna si pud chiamare Ia vital! Questo piccolo — pallido —~ malatino di stomaco — apatieo seontroso — non poteva adattarsi al carattere dell'altro piccolo zio — vivace — battagliero — eppure con andare degli anni, fv: rono emuli nel!'intelligenza — si compresero — si stimarono — 0 si amarono — Tano vi aceoppid la ferrea volonti nello studio da conseguire due laure nelle stesso tempo in Gturisprudenza nel- PUniversita di Pavia — e in Scienze Cormerciali all'Universita Boceoni di Milano, E fu padre anzitempo dei figli del Padre e so- stogno della Madre — e quando stava per conquistare il primato nel Foro Catanese — la morte lo falcié prematuramente, imprav- visamente — lasciando la moglie e due bambine nella notte del 15 Novembre 1929. — Triste conseguenza di mali ereditari!! POLITICO A OTTO ANNI Ai tanti giochi, ne sopravvenne un’altro che preannunzid la sua vita battagliera, rivoluzionariamente politica, Si facevano le clezioni Politiche ered del 1893 I'Tllustre candidato della nostra Caltagirone — Giorgio Arcoleo — godeva gia la simpatia e Ja stima di tutti e Ventusiasmo della cittadinanza, orgogliosa di un suo fi- lio — uomo Politico che raggiungeva Ia fama di grande Statista, era al colmo... Ricordo in anni precedenti di aver assistito con la mia fami- silia al trionfo di quest’ Uomo — che fu portato a braccia, fra una marea di popolo acclamante. I futuri uomini — piccoli e grandi ne prendevano viva parte formando comizi tutti propri — una folla di ragazzi del quartiere capitanati dal piccolo Arturo Vella — giravano per le strade in- terne gridando Evviva — Evviva — poi si fermavano nelle piaz- yuole € sui poggioli note nel nostro paese come ingresso alle po- vere ease — saliva Foratore — il piccolo Vella — per fare il suo discorso elettorale — concludendo con un formidable: Evviva Giorgio Arcoleo — che tutti i piccoli ripetevano a gola aperta: Ev- viva Giorgio Arcoleo — E si passava da una strade allaltra, da un poggiolo al’altro — finché gli abitantt stanchi di quel chiasso non li cacciavano via con una bella inaffiata dai baleoni, di aequa pit o meno cristallina © odorosa.... CONSIDERAZIONI SULLA VITA DELL'UOMO Tutti i genitori dovrebbero sin da bambini studiare le tenden- ze dei propri figlioli, se vogliono dare loro un avvenire sicuro ~ Tl Signore, creatore di tutte le cose sopratutto deli’'uomo — ereatu- ra prediletta, falta ad immagine e somiglianza Sua, di ad ogni anima { suoi doni e le inclinazioni alla vita che devono percortere —A chi da una grande parte della Sua intelligenza ¢ abbiamo visto degli uomini che hanno scoperto, sono penctrati nei segreti della creazione Divina, facendo alla loro volta, cose meravigliose a vanlaggio della povera umanita — quando non lo sone in danno. — A chi da i tesori del Suo Cuore amoroso — e abbiamo gli apo- stoli del bene delle anime e della Fede. — Possiamo annoverare fra di essi, pure i Professionisti in Medicina che curano con tanto amore i mali fisici, di cui 'umanita ne é stata sempre sofferente grande apostolato pure questo. — A chi di Yamore alla terra ¢ ab- diamo gli umili coltivatori e grandi benefattori che col lero lavo- ro, sotto i rigori dell'inverno ¢ gli ardori dell’estate danno il pane quotidiane e l'alimentazione con tutto cid che produce la terra. a uutte le creature ragionevoli e irragionevoli ‘Ad altri di V’inclinazione alle arti belle — fra le pitt belle quella dei suoni, della musica — evidentemente i nostri grandi maestri — prima di venire al mondo con questa sublime inclina- zione — dovettero entrare di soppiatto nel Paradiso ¢ rubare agli angelici cori che siempivano di armonie i] Divino Empireo e il tong dell'Allissimo — la loro arte angelica — e vennero sulla ter- ra per consolare 'uome sianco e sollevarlo in alto con gli angeliet cori e le armonie dei Cielit.. 3 E abbiamo l'arte della penna che pud elevare Puomo alle pit grande virtit — quando non lo traseina nel fango nel’abie- vione se, se ne fa strumento di male — E abbiamo arte del co- struire ¢ abbiamo le nostre ease piti © meno belle arredate — le Chiesc — le grandi Basiliche — i monument insigni — e tutte tuna serie di cose belle — E Larte dello sealpello e del pennetlo, che vuole dare vita a tutte le cose inanimate — che vuole eternare le bellezze della natura con i colori dell’Iride!!.. L'uomo deve ve- stirsi deve calzarsi, ed eceo U'inclinazione all/arte tessile, all'ago, i sarti — f calzolai —e tutta una categoria di umili lavorator! che xelevoluzione dei tempi tutti hanno avuto la loro storia dall'u- mo che pet ispirazione divina — ha inventato, ha fatto, ha tro- vato nel mistero della natura creata da Dio tutto cid che ha for- mato la meravigliosa organizzazione sociale, per i bisogni della manila, Non tutti scienziati — professionisti — artisti — come non tut- ti lavoratori della terra — muratori — fabbri — spazzini e a tutti il Signore da ancora la rassegnazione all'umile lavoro come al pith intetlettualmente elevato, Ma l'uomo non @ solo su questo terra, ’& un'altra creatura, che Iddio diede a compagna dell'womo — la donna ~ ereatura de- bole si — ma intelligente — sensibile — eapace di ogni sacrificio — impastata di cuore — e col cuore dell'uomo — e a lei fu atfidato sopratutto il compito della maternita — sublime compiio — da cui dipende la formarione del corpo ¢ dello spirito dell'uomo che ud atrivare a grande altezze d’intelligenza e di attivita. Sin dalla prima caduta deli’Eden la donna aveva perduto mol- to della sua spiritualita, era diventata schiava dell'uomo, per mol- tissimi secoli fu avvilita annientata, oggetto di piacere, di ludibrio, di scherno.... Ma sorse era nuova della Redenzione Universale € venne come dal Cielo — una creatura tutta Bella — tutta Santa - Vimmacolata — che per la sua Verginita intemerata e Ia sua Maternita Divina venne a riabilitare la donna, ad elevarla a subli- marla con la Materniti e la Verginiti — B la donna alfine, poté vere le sue snelinazioni al matrimonio o alla verginita, e si popo- larono le famiglie e i chiostri, — Ma Yevoluzione dei tempi fece la 14 sua strada pure per lei e dalla famiglia e dallago, il suo peisiero € la sua intelligenza si & elevata verso altri ideali, ed @entrata coraggiosamente nel campo della Scienza — dell'Arte — del Ma- sistero e poco manca della Politica — E abbiamo le nostre donne togate — altre che si chinano col bisturi sulle sofferenze umunc per scoprire il segreto della vita. Professoresse — insegnanti — impiegate — e gid gilt ai pit umili lavori nelle officine nei eampi — donne aviatriel —- donne condueenti le grande maccbine da guerra — donne poliziotte — donne che hanno invaso tutti i campi dellntelligenza — del- attivita e del lavoro, e possiamo dire, che veramente la donna ¢ Ja compagna dell’uomo quando non lo @ a danno e tormento come nei primordi della sua vita nel Paradiso terrestre — sotto Vinflusso dello spirito del male! Si & andato troppo oltre — ma @ levoluzione dei tempi — ma quando piacerebbe che le donne — in gran parte — tornassero al- Ja famiglia, alla scuola — all'ago, alla cucina, al chiostro (gr a Dio quest'ultimo é un campo esteso e cosi fruttifero di bene per Tumanita sofferente.. Anime pure che cercano lontane dal mon- do nella casa di Dio amore pace ¢ lavoro — Mirabile lavoro quel- Jo di rivestirsi di una materniti spirituale per gli orfani — i di- seredati — i deficienti - gl'invalidi — { sofferenti — i lebbrosi per tutti aiuto, conforto, amore — che solo il Signore sa infonde- re a queste eroine della Carita Cristiana). — Tutto bello tutto buono nell’ora presente .ma quanto pit: bello Ia donna regina della casa e del cuore detl'uomo e dei suoi fighi, formatrice di anime edi uomini capaci di raggiungere la vita nel piti alto senso di bon- 1A, di benessere, di doveri — per la Patria per la societa, per la pace universale ¢ per il primo e ultimo fine — Dio nell’Eternita. ‘Pulte queste considcrazioni mi sono passate per Ia mente, r+ pensando ai piceol? di casa che sin dallinfanzia manifestarono la loro inclinavione — uno per 1a Medicina — ed esercité la sua pro- fessione pith con I'intelligenza e eo! euore che con lo studio — Yal- 15 tro la Politica che abbracsié sin da giovinetto con l'entusiasmo giovanile, per 'accorato sentimento verso le classi umili, i sofferen- ti che lavoravano sempre con ia miseria ¢ la [ame alle porte delle loro case Un breve ricordo, vada ai maggiori {ratelli che si dedicarono alate, e il primo al mititarismo — ed averamo il grande ¢ Yumi- le maresciallo di Fanteria che fu la forte base, a cui ci appoggiam- mo gli ultimi quattro, diminuendo il peso familiare ad-Enrico che si era assunto il compito di padre degli orfani e sostegno della Madre vedova... SI APRE UN NUOVO ORIZZONTE Ma un bel giorno, la nostra tristezza giovanile fu consolata da una lottera del nostro Raffaele che faceva il suo servizio mi- Iitare a Roma nel Ministero della Guerra — in essa parlava di un consiglio datole dal suo Capitano: « Una volta che lei non vuole mettere famiglia ¢ vuole tanto bene alle sue sorelle, perehé non se no prende una con se, avra una compagnia e sara custodite. Un uuomo solo in una grande Citta, fa pitt o meno vita disordinata a danno della sux salute — lei potrd avere una sua easetin e la sua mensa familiare con pit economia ¢ soddisfazione... idea non dispiacque, fu discussa in famiglia, le amiche di Mamma la consigliavano per il si — potranno avere una buona fortuna, ‘A noi ragazze mise la febbre, andare a Roma, andare a Roma --e Mamma dopo aver tentennato tanto, si decise a far rispon- dere: Una sola no, per due si, cosi si tengono compagnia To ¢ Teresina che pensavamo essere noi le candidate persua- devamo Mamma con auovi progetti, Teresina avrebbe continuato i suoi studi al Magistero — Giovannina avrebbe fatto le Normali — poi Cera Riccardo che anno prossimo doveva entrare neli’Uni- vversita ¢ cosi pure lui avrebbe trovato il mezzo per continuare i suoi studi, giudato dal fratello maggiore e dalle sorelle. La cosa sotto tutti gli aspetti non poteva essere che buona, e si comincia~ rono a fare i preparativi della partenza che si effettud il 5 Settem- bre del 1895. Intanto in quei mesi nel Luglio cra avvenuto il matrimonio di nostro fratello Edoardo con una buona ragazza che si chiamava Nola, ¢ la famiglia cominciava a disgregarsi — pure Turi aveva preso il volo da diversi anni, e la Mamma ne dovette sofirire mol- to. — E venne il giorno della partenza, la Mamma si alzd presto, ” vere in camera, si assicurd che stavama bene e che tutto era pron- to € ci accompagné alla Stazione con tutti di casa ¢ abbraciandoci mormoré; E’ inutile che vi raccomanda.... Aveva troppo bene ed cate le sue figlie e ci lascid partire, ancora molto giovine con una sola parola, Altze madri avrebbero fatte mille raccomandazioni, si sarebbero liquefatte in pianto — Mamma con la sua austera e di gnitosa seriela trovd inutile ogni raccomandazione © ogni seati- mentalita, Ci abbracciammo ancora a lungo con grande eommozione, fin- ché una voce non annuneid la parlenza e i fratelli ci eacciarono addivittura dentro il vagone € chiusero lo sportelle, Un fischio scutissimo sibilé dalla Iocomotiva, il treno si masse ¢ le braccla an- cora si stesero e le mani si strinsero in un ultimo saluto,.. I treno va ancora lentamente e ci permise di vedere i nostri cari che sven- tolavano i fazzoletti, poi pli nulla, il treno si laneid per Paperta -eampauias, sotto i bel sole settembrina che maturava le uve, por tandoci lontano, lontano, mentre il cuore provava uno struggi ‘mento, un vuoto, uno sgomento, andando incontra all’ignoto — ad una nuova vita di responsabilité per noi stesse @ per il compito assuntoci — lontano dal vigile oechio materno — dal nostro Artue rello — dal paese natio!!... Come ne avevamo avuto il coraggio?! F pur vero, che partire & un po’ morive. Ma il cuore umano si adatla = tutto — avevo desiderato tan- to un lungo viaggio, vedere il mare, le belle Cit — una sola vol- ta ero andata sul treno, dopo che fu ingugurata la nuova linea di Caltagirone; quando Teresina andava in Collegio a Catania cera ancera la diligenza sino a Valsavoia dove passava il treno prove- niente da Siracusa per Catania diretto a Roma, Ci avvieinavamo alla prima tappa e mia sorella per distrarmt dalla malinconia mi parlava della bella entrata a Catania — Difat- ti un fischio annuncid Yentrata In un traforo, € dalle tenebre pas sammo ad un trionfo di luce e di sole — a destra il mare smaglian- te sotto i coeenti raggi del sole c subito il Porto con le sue navi ancorate ¢ Is Stazione — a sinisira la Villa Pacini com le sue aiuole fiorite e Palazzi e Chiese e Fontane monumentali ¢ Piazze le moltepliei Vie che si addentravano nel cuore della Citi’ — in alto VEina Ja bella montagna ammantata di verde e di sole, quando rhon lo & con Ia biancheria immacolata delle sue nevi 1s Un primo pensiero fu quello di mandare un saluto a Mamma — chissa quanto dovette essere triste il loro ritorno a casa, col vruoto lasciato dalle due ragazze — e noi pensavamo a goderei Ca- tanial!... E si godette quel po’ che si potette — eravamo gia stan- che — Via Etnea — il centro della Citth — si visitd la Cattedra- le —S. Agata — e si passd la serata musicale nella bella Villa Bellini. Nella fresea mattinata del giorno dopo continuammo il nostro viaggio — ineantevole Ia linea che da Catania conduce a Messina, a destra il mare nella sua estensione infinita azzurra di cielo e ac qua che si fondevano insieme come una cosa sola ¢ sotto i rezv0 ‘mattinale s'inerespava, lambendo doleemente le rive, i scogli, © i bei paesi che sembravano immersi nelle aeque — Pittoresehi — Aci Castello — Aci Catena — Aci S. Antonio — A sinistra gli estesi giardini profumati di aranci ¢ limoni — le simpetiche Cit- tadine di Aci Reale-Giarre — Riposto e pit sit Ia rocea di Taormi- nna e Paeselli ¢ Ville e Borgate sparse sulle {aide deli’Bina sempre imperante fra tante bellezze di cielo di terra e di marel!. La gentile Messina con Ia sua Palizzata e il suo superbo Porto non mi attic tanto — Napoli era la nostra meta e volevamo arri- varei presto per godere la festa di Piedigrotta Raffaele ce ne par- Java con entusiasmo e passammo tutto il giorno studiando il modo per fare il piii presto. Per mare non convenive per un primo viag- gio — bello a guardarsi ma navigarei sopra per molte ore cera da pensarci — per terra il treno omnibus —o accelerato come si chia- ma ora — impiegava circa due giomni — col diretto della notte noa potevamo, avendo 1a riduzione come famiglia di militare. Ma in qualche maniera si Goveva continuare il viaggio e ¢i avviam- mo alla Stazione, ove gi'impiegati ci dissero che pagando la diffe- renza potevamo viaggiare col diretto. Si presero i biglietti ¢ ci misimo in treno alla riva del porto una bareaceia ci altendeva per passare lo Streito, ed eceoci sul mare, 'incanto del mare, e quando mt sentit cuilata sulle sue onde fattesi pitt incalzanti per Vora vespertina — fu per me la migliore impressione che abbia provata sino allora. 19 Ma a Reggio Calabria ci attendeva un disinganno mentre tut te contente ei eravamo sistemate col nostro bagaglio nel vagone di 2 Classe pregustando la doleezza del riposo, volando verso Napoli — ileontrollore nel vedere i nostri biglieiti, tutto burbero e sgar- bato ci dice: Scendano, loro non possono viaggiare' su questo tre- no — ei voleva un permesso speciale — alle nostre proteste, ac- corse il Capostazione e si dovette scendere, e con la massima fred- ezza rispondeva; Dormiranno a Reggio, o si metteranno sul treno che 2 momenti passe. Bisognd rassegnarsi, e montammo sul tre- no che passava, sbigottite ed addolorate per Ia disavventura — mentre Raffaele imprecava contro gli impiegati © noi tratteneva- mo a stento le lagrime. ‘Ad accrescere il nostro sconforto una visione ineantevole © Aolozosa nello stesso tempo si presentd ai nostri oechi, Imbruniva, {i sole si tuffava nel mare illuminando con i suoi ultimi raggi di fuoco, In Innga viva gia pereorta Iuscuregiante di vegotazione — il_mare laggiit si fondeva fra due lingue di terra, la punta dello superbo stivale Italiano che sembrava volesse scacciare lungi da se Vumile terra Siciliana che pareva gli protendesse le braccia come cereando protezione!! Allora sentimmo pit forte il dolore della separazione dalla nostra Patria, dai nostri cari — ci sentimmo sole — raminghe per terre ignote —e le lagrime a lungo trattenute, caddero copiose co- ime tributo e saluto alla nostra terra natia che abbandonavamno vo- lontariamentel? IN TERRA CALABRESE La notte era gia seesa ¢ con essa aumenté Ia tristezza — il tre- no continud la sua lenta corsa attraverso le tenebre per molte ore, Termandosi spesso nelle piccole Stazioni per lasciare e raceogliere i viaggiatori — era questo il suo lavoro — infine stavamo quasi soli, La presenza di due signorine giovine e non brute con un mi- ilare in quel treno, destd curiosita e interesse, ad un Signore e na Signore con una figliola, che gentilmente ei domandarono dove eravamo diretti, e sentito il nostro caso, meravigliati ei dis- sero: Come faranno? Lo sanno che il treno si ferma a Nicotera — il paese sta in alto e non c’@ nessun mezzo di trasporto? E come farebbero a trovarsi alle cinque di domani alla Stazione per vi- partire? E visto il nostro sgomento a questa nuova avventura — ci rassicurarono, dicendo, che avrebbero parlato al Capostazione — che conoscevana — se ci avrebbe concesso di passare la notte 0 sul treno o nella sala d’aspetto.... I] treno si fermd a Nicotera quei Signori parlarono al Capostazione, questi fece qualche appunto poi accondiscese facendo un’eccezione al regolamento; ¢ noi rin- graziammo davvero commossi quei Signori che con tanta bonta si erano interessati di noi, 11 Signore non abbandona mai le sue creature ¢ manda V'aiuto anche da parte non aspettata. Un impiegato c'introdusse nella piccola ¢ modesta sala d'aspet- to un tavolo in mezzo ai due lati due divani coperti di pelle mar- rone — chiuse la porta esterna mettendo il catenaccio e si avvid * per I'uscio interno facendo segno a Raffaele di seguirlo, ma noi 21 protestando dissimo che nostro fratello sarebbe rimasto con noi, rispose che era impossibile, e ci volle del bello e del buono per persuaderlo che era veramente nostro fratello — finalmente andd via, chiuse I'useio e restammo soli ¢ al buio... Nen 80 se ridevamo © piangevamo per le nostre:avventure, credo che si fece tutto nel- Jo stesso tempo ¢ Raflaele si rammaricava e inveiva ancora contro glimpiegati — senza volersi persuadere che 1a colpa era tutta sua, ehe dovendo viaggiare con noi doveva premunirsi del permesso speciale, e che avrebbe potuto farlo in qualche Comando Militare i Catania o Messina. Che notte deliziose, fu quella, sperdute fra gli Appennini, nel- la paurosa attesa della luce, su quel letto di plume, in una dorini- vvoglia dolorosa, Ci scosse da quel torpore, il bussare poco disereto, del non molto gentile impiegato che ci avvertiva che era Vora della pat tenza, Balzammo in piedi stanche e sconfortate, ¢ all’aria tresea & profumata poternmo rianimare il nostro corpo e il nostro spirito © alla fontanella vielna rinfveseare la nostra toletta. — Era sorta la Tuna e con 1 primi albori, potemmo contemplare il paesaggio — dietro la piccola Stazione si ergeva maestoso il monte, dove sul- le sue alture doveva esistere Nicotera... dalla vaste vallata sali- vano gli effluyi delle vegetazioni rugiadose... Ma il treno era pron- to — un grazie e un saluto ancora a quell'angolo di terra che aveva ospilati, per la gentilezza di quel buoni Signori — e comin- ciamimo Ia nostra giornata di tram-tram purtroppo senza arrivare alla meta! Napoli era ancora molto lontana — e Raffaele ripensava sla festa di Piedigrotta che non avremo goduta — era stato pareechi anni in cotesta Citta e ne era innamorato!! Lunghe furono quelle ore e malgrady la bellezes © la varietd dei paesaggi, sentivamo quel non so che, che ci faceva impallidire e nella prima fermata Raffaele scese © tornd di corsa earieo din: volti — ed eeco delle belle pesche, un grosso cocomero, salame &

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