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Illustrazione 1: Yves Klein

Yves Klein, insieme ai suoi pi cari amici, lo scultore Arman e il poeta Claude Pascal,
incominci una serie di incontri nellappartamento di Arman in una stanza dipinta di blu
dove insieme meditavano, leggevano pagine di letteratura esoterica e alchemica,
suonavano jazz, ballavano, facevano pratica di judo e sognavano di partire per il Giappone
in un viaggio a cavallo. In una di queste occasioni, i tre salirono addirittura sui tetti e si
spartirono il mondo: Arman decise di prendere la terra e tutte le cose materiali, Claude le
parole e Yves il cielo, che una volta raccont di aver firmato con un gesto simbolico.
Quando nel 1954 torn a Parigi, dopo aver soggiornato due anni in Giappone, incominci
a trasportare sulla tela le sue idee sui rapporti tra arte e universo spirituale concependo
solo quadri monocromi, tanto che inizi a essere conosciuto come Yves il monocrome.
Con lintento di privilegiare laspetto mentale e spirituale di ogni creazione, Klein nelle sue
opere, ricercava la centralit dinamica o il punto di trasformazione della realt. Poco dopo
cominci a ridurre a tre i colori di cui si serviva, rosa blu e oro, e affascinato poi da un
certo tono di blu degli affreschi di Giotto ad Assisi, brevetto l International Klein Blu (IKB)
e nel 1957 inauguro lepoca blu. In un arco di tempo molto breve ma sufficiente a imporre
la sua opera sulla scena parigina ed europea, rappresent come una sorta di tabula rasa
che ha prodotto un nuovo impulso alla ricerca artistica degli anni 60. Klein non approd
peraltro al monocromo attraverso la pittura, approd piuttosto alla pittura e all'arte
attraverso la monocromia quale corrispondente visuale di una propria mistica, intendendo
lespressione del colore puro come trascendenza dal mondo fenomenico: "la monocromia
- ha scritto - la sola maniera fisica di dipingere che permette di raggiungere lassoluto
spirituale". E poi: "Un pittore deve dipingere un solo capolavoro: se stesso, costantemente,
e divenire una sorta di pila atomica, una sorta di generatore a irraggiamento costante che
impregna latmosfera di tutta la sua presenza pittorica fissata nello spazio dopo il suo
passaggio."
Nel 1958 allest presso la galleria parigina di Iris Clert, la sua esposizione pi memorabile,
denominata Le Vide (Il Vuoto): la stanza completamente vuota ospitava esclusivamente la
sensibilit dellartista allo stato puro, e a ciascuno dei tremila visitatori presenti
all'inaugurazione venne offerto un cocktail blu; tra di loro vi erano due giapponesi in
kimono, due rappresentanti dellordine cattolico di San Sebastiano, a cui lartista era da
poco affiliato, e lo scultore cinetico Jean Tinguely. Le sue successive realizzazioni
andarono in direzioni tali da rendere sempre pi evidente il legame tra la sua arte e la sua
vita. Klien l'immateriale, il monocromo, ha realizzato dei cerimoniali in cui l'azione era da
interpretare come un evento di pura sensibilit, alla pari di un intervento politico, al fine di

modificare l'energia psichica che si era stabilizzata nell'universo. Con Le Vide tent una
creazione non fenomenica dellopera darte: la specializzazione della sensibilit allo stato
materiale primario in sensibilit pittorica stabilizzata. A proposito de Le Vide Klein disse:
"Con questo tentativo desideravo creare, stabilizzare e presentare al pubblico uno stato
pittorico sensibile nei limiti di una ordinaria sala espositiva di pittura. In altri termini creare
un ambiente, un clima pittorico invisibile ma presente. [...] Nello spazio della galleria
questo stato pittorico invisibile deve essere in ogni punto, [...] [come] irraggiamento
invisibile e intangibile, questa immaterializzazione del quadro deve agire, se lopera di
creazione riesce, sui veicoli o corpi sensibili dei visitatori all'esposizione con molta pi
efficacia dei quadri ordinari visibili e solitamente rappresentativi, che siano figurativi o non
figurativi, o anche monocromi."
Klein rest per 48 ore chiuso da solo nelle sale della galleria e ridipinse le pareti di bianco,
il non colore, per epurare lo spazio dalle energie residue delle precedenti esposizioni
pittoriche e impregnarlo di una nuova sensibilit. Quello che espose fu una galleria bianca
e vuota. Secondo il resoconto della mostra redatto dallo stesso Klein, Le vide ebbe una
ricezione sensibile straordinaria da parte del pubblico: "Alcuni visitatori non potevano
entrare come se un muro invisibile lo impedisse. [...] Sovente le persone restavano delle
ore allinterno senza dire una parola, certi tremavano o si mettevano a piangere."
Lepurazione dal quadro e dallo stesso colore per rendere esperibile il non-tangibile come
sostanza reale, corrispose all'immaterializzazione dellopera darte; un processo
esattamente inverso all'atto pittorico o linguistico tradizionale che esprime una concezione
vicina all'enunciato buddhista della vacuit: la forma non differisce dal vuoto, il vuoto non
differisce dalla forma, la forma pertanto vuoto, il vuoto pertanto forma, lo stesso vale
per sensazioni, percezioni, impulso e coscienza. Scrive Klein: "Io cerco [...] di creare nelle
mie realizzazioni questa trasparenza, questo vuoto incommensurabile in cui vive lo
spirito permanente e assoluto liberato da tutte le dimensioni.
L'idea per una nuova serie di opere, le Anthropomtries, si pu sicuramente mettere in
relazione alla passione di Klein per il judo, in particolare all'impronta del corpo che rimane
sul materasso dopo la caduta. I primi esperimenti di Klein avvennero il 27 giugno 1958:
applic della vernice blue su una modella nuda e la fece rotolare su un foglio di carta steso
sul pavimento. I risultati per l'artista non furono soddisfacenti perch le impronte erano
troppo casuali, come l'action painting di Georges Mathieu, che riscuoteva gran successo
in quel periodo a Parigi ma, nonostante tutto l'idea di disegnare con "pennelli viventi"
continu ad affascinarlo. La premire di le Anthropomtries ebbe luogo la sera del 23
febbraio 1960 nell'appartamento di Klein. La modella, sotto la supervisione dell'artista,
impresse il suo corpo su un foglio di carta affisso alla parete. Le forme del corpo erano
ridotte agli elementi essenziali del tronco e delle cosce, e veniva prodotto un simbolo
antropometrico, cio quello relativo al canone delle proporzioni umane. Klein lo ritenne
l'espressione pi intensa dell'energia vitale immaginabile. Quando gli ospiti (la cerimonia
non era pubblica) presero posto, Klein, che indossava uno smoking nero, diede il via e
l'orchestra attacc la Sinfonia monotona.

Illustrazione 2: Yves Klein, le Anthropomtries


Dopo aver applicato il pigmento blue (IKP) sui corpi delle modelle e, in un'atmosfera di
massima concentrazione, diresse la produzione delle impronte come per telecinesi. La
performance, che intendeva dimostrare a tutti come la sensualit possa essere sublimata
nel processo di creazione artistica, gener una suspance quasi magica. Secondo Klein, le
Anthropomtries rappresentavano il veicolo di energia vera, reale, vitale e non come
sostenevano i critici, un ritorno all'arte figurativa. Immagini di questo tipo potevano essere
prodotte soltanto attraverso la collaborazione creativa tra persone che avevano
acconsentito a partecipare a un comune rituale, senza contatto personale o diretto. Un
principio anti-figurativo dunque, che particolarmente esplicito nelle Anthropomtries
(antropometrie) perch realizzate appunto, con il corpo umano: "Le mie modelle sono
state i miei pennelli. Le ho fatte imbrattare di colore e ho fatto imprimere la loro impronta
sulla tela.[...] una sorta di balletto di ragazze imbrattate su una grande tela paragonabile
alla stuoia bianca dei combattimenti di Judo". Le impronte di colore sono per Klein
analoghe ai segni pi impercettibili di sudore e polvere che si imprimono sui tatami per le
cadute durante un combattimento: unidea che risale ai primi anni di pratica del Judo,
quando - secondo la testimonianza di Arman - Klein "avrebbe desiderato imbevere i
judoisti di colore blu per ottenere delle impronte nette e violente [sui tatami]". Ma le
antropometrie sono anche unevocazione delle impronte delle mani lasciate dall'uomo
preistorico sulle pareti delle grotte e sopratutto, simboleggiavano per Klein un ritorno alla
primordiale espressione segnica liberata per da ogni "valore lineare" - esattamente come
i monocromi - per manifestare un "valore di impregnazione". Le antropometrie
enfatizzavano il suo interesse per luso della carne come veicolo di trasmissione della
presenza fenomenologica del corpo, presenza che ribadiva la sua totale fede nella
resurrezione del corpo e della carne. Poich solitamente le impronte lasciate dai corpi
erano prive della testa e quindi non avevano volto, non appariva alcun segno individuale o
distintivo: quello che veniva mostrato era il tronco del corpo, che per Klein era la massa
essenziale.

Klein ha lavorato anche con gli elementi primari, aria, acqua, fuoco, alla ricerca di un
metodo creativo collettivo, dove insieme agli altri artisti, o insieme al pubblico, si
praticava collettivamente la immagination pure (la immaginazione pura). Era soprattutto,
l'espressione di un'ideale per un ritorno ad una condizione primordiale e rappresent
lultima fase dellevoluzione verso limmateriale. Nel 1961 Klein edific un muro e una
fontana di fuoco come prime realizzazioni sperimentali entro il suo progetto pi ambizioso
e utopico formulato in collaborazione con larchitetto tedesco Werner Ruhnau:
Larchitecture dair (larchitettura daria) prevedeva di impiegare, in luogo di materiali fisici e
tangibili, le stesse energie della natura - acqua, aria, fuoco - come elementi di costruzione
per climatizzare il globo terracqueo e latmosfera in modo da renderli confortevoli alluomo;
una metamorfosi del pianeta che includeva lo sfruttamento futuribile delle conquiste
tecnologiche pi avanzate. L'immaterializzazione ultima non solo dellarte ma anche dello
stesso pianeta, Larchitecture dair lutopia del ritorno alle origini come trasformazione
verso il futuro; una riconquista dellEden adamitico nella futura evoluzione spirituale e
tecnologica dellumanit intera.
Klein usava i termini Revolution Bleue e poque pneumatique per annunciare non delle
fasi stilistiche ma unevoluzione sociale. Nel 1958 scrisse una lettera a Eisenhower per
proporre La Revolution Bleue come progetto di rinnovamento del sistema governativo
francese chiedendo al Presidente americano unopera di intercessione presso lONU al
fine di promuoverne la realizzazione (naturalmente Eisenhower non rispose).

Illustrazione 3: Yves Klein, Salto nel vuoto, 1960


Nel 1960, ormai convinto che il corpo fosse un centro propulsore di energia fisica,
sensoriale e spirituale, dopo lunghe esercitazioni, esegui il Salto nel vuoto, documentato
oggi da un fotomontaggio che mostra lartista prendere il volo da una finestra del primo
piano. Parlava di se stesso come antesignano dellartista del futuro e di unarte senza
problematica che avrebbe superato il limite fenomenico dellespressione linguistica:
"Lartista del futuro non sar quello che, attraverso il silenzio, ma eternamente, esprimer
una pittura immensa alla quale mancher ogni nozione di dimensione?" Credeva non
nell'affermazione individuale dellartista ma, come nel Judo si unisce la propria forza a
quella dellavversario, nella cooperazione: "Cooperare vuol dire unire la propria azione a
quella degli altri in vista di uno scopo da raggiungere, lo scopo per il quale io propongo la
cooperazione larte. Nell'arte senza problematica si trova la fonte di vita inesauribile per
la quale, se siamo dei veri artisti liberati dall'immaginazione trasognante e pittoresca del

dominio psicologico che il contro-spazio, lo spazio del passato, noi arriveremo alla vita
eterna, all'immortalit. Limmortalit si conquista insieme, una delle leggi della natura
delluomo in funzione delluniverso. [...] propongo in effetti di superare larte stessa e di
lavorare individualmente al ritorno alla vita reale, quella in cui luomo pensante non pi al
centro delluniverso, ma luniverso al centro delluomo. [...] penso che lOccidente europeo
comprender il valore della nostra impresa immaterializzante in tempo per vivere senza
tardare nel vergine, nel perenne, nella bellezza oggi."

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