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Massimo Bracchitta LA MISTICA DELLA PREGHIERA NEL SEFER HA-EMUNAH WE-IHA-BITTAIION DI YA‘AQOV BEN SESET. Ya‘aqov ben Scket Gerondi é fra le per- sonalita meno studiate del cenacolo di Gerona, centro cabbalistico attivo in Catalogna fra il 1210 ¢ il 1260. Persino quello pud essere defini- to il suo capolavoro, il Sefer ha-emunah we- ha-bittahon & stato attribuito alla pitt eminente personalita di quel gruppo, Mos? Nahmanide, fino a quando G. Scholem non ne assegnd la paternita a Se¥et sulla base della comparazione con un’altra opera di certa attribuzione, il Me- siv devarim nehohim. La diffevenza di approccio ai misteri del- Ia Torah fra Yataqov ben Seket ¢ Mos Na- hmanide salta in effetti subito all’occhio. Se in una delle opere piti importanti di Nalimanide, il Commento alla Torah, vedatta a pai la meta del XIII secolo, ricor oscure allusioni alla sfera mistica, nelle pagine di Scket assistiamo alla libera esposizione di dottrine teosofiche, nelle quali i nomi di Dio che ricorrono nella Sevittura e i riti del Gindai- smo vengono trasfigurati in simboli del segreto mondo divino. Nell’ opera Sefer ha-emunah we-ha-bitta-~ hon Vanalisi dei nomi di Dio rappresenta un e dal- ‘ono solamente vero © proprio pereorso mistico attraverso il quale giungere alla conoscenza della realta di- vina. Seopo del libro é infatti di dimostrare che la sapienza cabbalistica permette all’ uomo pio di recitare correttamente le preghiere dirigen- do la propria «concentrazione del cuore» sulle forze divine a cui le parole corrispondono in una fitta trama di continui rimandi simbolici. Secondo la tradizione mistica la preghiera co- stituisce realmente la sostituzione del sacrifi- cio: il significato di entrambi & infatti la pro- clamazione dell’unita delle forze di Dio. I nomi divini rappresentano in tal senso le porte che conducono Je persone illuminate a meditare sulle realtd teosofiche. Il simbolo centrale di tali realta teosoli- che 8 Palbero dei mondi divini, sotteso a tutte Je meditazioni e riflessioni mistiche di Ya‘aqov ben Se¥et. A partire dal Sefer ha-Bahir, primo documento della gabbalah medievale, git noto alla fine del XII secolo nella Francia meridio- 8 nale, l'albero sefirotico costituisce immagine classica che illustra la disposizione delle forze divine. Tali forze, che sono da un lato gli attri- buti di Dio ¢ dallaltro coni, essenze supreme, nate dalla Sapienza, il flusso dell’energia divi- na, vivono fra loro in un rapporto dinamico di influenza veciproca e di dominio sui vari livelli del reale in cui & articolata la creazione. Leg- giamo infatti nel Sefer ha-Bahirl: «Ma che cos’ Valbero di cui parli? Cli rispose: Le forze del Santo, sia Egli benedetto, sono poste una centro Valtra, ¢ assomigliano a un albero. Come Palbero da frutti grazie all’acqua, cosi il San- to, sia Egli benedetto, acevesee le forze del- Valbero per mezzo dell’acqua. E che cos’ Vacqua del Santo, sia Egli benedetto? B la sa- Pienza». Nel corso delle riflessioni cabbalistiche condotte sui nomi divini, Sefet concentra la sua attenzione sul particolare rapporte che lega fra loro Ja forza divina della Misericordia con quella del Giudizio, Din, La dinamiea che rego- la la vita interna dell’albere sefirotico vuole che il flusso dell’emanazione proveniente dal- Veone del Gindizio muti la sua natura allorché si mescola con Ie acque della Clemenza, Ia quarta sefiralt, nel bacino della sesta forza di- vina, per divenire Ia corrente della Mis dia. V’unione della misericordia con il Giudizio costituisce agli occhi di Sect Ia fonte che man- tiene propriamente in vita Vintera ereazione, poiché solamente grazie ad essa leone della Misericordia & in grado di mitigare la forza di- struttiva del Ciudizio divino. In questo senso, a preghiera mistica che saneisee nei nomi divi- ni Punione di tutte le forze divine svolge il ruo- lo profetico di sostenere la creazione, giacché ad ogni sefirah dell’albero cosmico corrisponde un livello della realta mondana che ad essa sog- giace. 1 [Libro fulgido, in G. Bust - E. LOEWENTHAL (curr.), Mistica ebraica, Testi della tradizione segreta del giudaismo dal III al XVIII secolo, Ei- naudi, Torino 1995, p. 183. La mistica della preghiera in Ya‘agov ben Sexet Nel versetto: Confidate nel Signore (Yhwh), sempre e poi sempre nel Signore (be- Yh Yhwh), perché & una rocca eterna (Is 26,4) Seiet individua nel nome divino be-Yh un sim- bolo della forza divina del Rigore che governa Ja parte sinistra dell’ Albero delle sefirot. A tale forza, a cui corrisponde la severita di Dio, si contrappone il Tetragramma, simbolo della se- firah della Misericordia che costituisce Videale equilibrio fra la forza del Giudizio e quella del- la Clemenza. E” proprio la sefirah della Mise- ricordia a unire in sé tutti gli aspetti di Dio, come é detto: «Confida nell’attributo della mi- sericordia, il nome onorato di quattro lettere, che é unito a tutti gli attributi, e al quale sono uniti tutti gli attributiv. I simbolo della rocca eterna indica dunque non solo lunita delle forze che compongono l’albero delle sefirot, ma anche, in senso pitt stretto, 'unione fra il prin- cipio della Severita e quello della Miseri Tale unione attenua l’influsso del Rigore divino sui mondi inferiori e si realizza nel nome divino Yh Yhwh. SeXet si dilunga in seguito ad esporre esempi in cui questo nome ricorre ora al ma- sehile ora al femminile, e dal cambiamento di genere trae un insegnamento di natura esoteri- ca: il genere maschile ¢ il genere femminile te- stimoniano rispettivamente del prevalere del- Vinflusso dell’attributo della mis odi quello del rigore, Il eabbalista di Gerona sotto- linea infatti che sebbene vi sia differenza fra i due attributi, cid che & contenuto nella forza del giudizio & contenuto altresi in quella della misericordia, e dunque V'una pud trasformarsi nell’altra dal momento che luna contiene Paltra. Con un’espressione di natura generale, Seiet dichiara anzi che tutte le sefirot si con- tengono l'un 'altra dal momento che tutte pro- vengono e ritornano alla medesima fonte, ia. La professione monoteistica mosaica quale simbolo dell’unita delle forze divine L'unita del mondo sefirotico 8 tuttavia proclamata compiutamente solo nella profes sione monoteistica mosaica: Ascolta, o Israele, il Signore (Yhwh), nostro Dio, il Signore (Yhwh) @ uno solo (ehad) (Dt 6,4). Se¥et d chiara infatti che attraverso i tre nomi divini che compongono tale dichiarazione viene e- spressa Punita di tutti gli attributi divini. L’ar- ticolata interpretazione che il cabbalista di Ge- 79 rona dedica alla professione mosaica si apre con due simboli che rimandano a molteplici li- velli della creazione: lo specchio Iucente ¢ lo specchio opaco. Dal punto di vista teosofico lo specchie lucente si riferisce alla sefirah della Misericordia 0 Tiferet per il legame esistente fra questa forza ¢ la simbologia solare, mentre Io specchio opaco indica ultima forza divina, Malkut, dal momento che essa riceve il flusso divino proveniente da tutti gli altri attributi di- vini per poi ineanalarli verso i mondi inferiori. Il simbolo dello specchio opaco rimanda inoltre all’immagine della luna illuminata dai raggi del sole, immagine che viene tradizionalmente as- sociata all’ultima sefirah, Le corrispondenze simboliche che inte- ressano la sesta ¢ la decima forza divina non si fermano tuttavia ad un livello teosofico, ma si intreceiano altresi su un piano cosmologico ¢ seritturale. Seiet pone infatti in relazione lo specehio lucente con la luce ereata da Dio nel primo giorno della creazione. Mosé fu il solo a ricevere dallo specchio lucente l'ispirazione profetica diversamente dagli altri profeti che poterono mirare le realta divine solamente at- traverso uno specchio opaco simboleggiato dal- la notte e dalla quinta luce menzionata nel rac- conto della creazione. Tale immagine suggeri- see l'idea di un rapporto diretto fra Mos? ¢ la forza divina della Misericordia che gli permet- teva di ricevere Vispirazione profetica durante Ie ore del giorno®. Nel corso dell”ampia analisi che Ya‘aqov ben Seset dediea al Trono della Gloria (Kisse ha-Kavod), identificato con la sefirah Tiferet, Ia luce ereata il primo giorno e quella ricordata come quinta nel racconto della Genesi vengono poste in correlazione rispettivamente con la Torah scritta e con la Torah orale. E questa una corrispondenza simbolica di grande impor- tanza poiché permette di identificare la Torah seritta con la forza divina della misericordia e la Torah orale con Vultimo attribute divino, la sefirah Malkut, Tale identificazione & presente non solo nella struttura simbolica di Yataqov ben Sect, ma ricorre altresi nell’ opera di Isac- 2 Sul legame che unisce Mosé alla sefirah Tiferet vd. C. Bust, co. Lessico ragionato in settanta voci, Einaudi, Torino 1999, pp. 131-138. imboli del pensiero ebrai- Massimo Bracchitta co il Cieco e di Most Nahmanide che la fondano a partire dalla suggestiva immagine mistica del- la Torah scritta «con fuoco nero su fuoco co». Il cabbalista francese e il maestro di Ge- rona identificando nel fuoco bianco Tiferet ¢ in quello nero Malkut compiono un ardito ri- baltamento della classiea concezione scrittura- le: Pautentica Torah scritta corrisponderchbe alla Torah mistica che viene collocata ad un livello teosoficamente superiore rispetto alla tradizionale Torah che, posta all’ultimo livello dell’albero sefirotico, viene declassata a sem- plice Torah orale. Questa concezione emerge anche dalle pagine del Sefer ha-emunah we-ha-bittahon: il rapporto diretto che lega Mosd alla sefirah Tiferet permette infatti la trasmissione al pa- triarea delle nozioni teosofiche che compongo- no la vera Torah seritta, tramandata oralmen- te ai maestri della qabbalah e occultata ai non iniziati che si limitano inyece alla lettura della Torah tradizionale, la Torah orale, espressio- ne dell’ultima forza divina. Nel corso dell’analisi condotta sulla pro- fessione monoteistica mosaica Yataqov ben Seiet dichiara che tale espressione indica Punita divina dall’alto in basso ¢ dal basso in alto. Vi 8 qui un esplicito riferimento ai due di- versi sistemi per mezzo dei quali 8 possibile co- noscere la struttura delle sefirot: dall’alto ver- so il basso, vale a dire dalla fonte del flusso dell’emanazione fino ai canali inferiori, o dal basso verso alto, cio’ dai livelli pid bassi delalbero delle forze divine fino all’origine del tutto. Il eabbalista di Gerona afferma infat- ti in modo esplicito che, percorrendo I’albero sefirotico dall’alto in basso, il primo Tetra- gramma non indica un attributo divino, ma il flusso stesso dell’emanazione, mentre con il nome divino Elohenu si alluderebbe a due for- ze. Dal momento che Se¥et non manea di ricor- dare che I’intera espressione si limita a indica- re Punita divina attraverso l'unione di tre sefi- rot, ossia Hesed, Din, Rahamim, le prime due corrisponderanno al nome divino Elohenu. La prima parte del nome, El, indichera allora la quarta forza divina, Hesed, Vattributo della clemenza, mentre la nun sara simbolo dell’at- tributo della molteplicita ¢ del giudizio, che co- stituisce la quinta forza divina, Din. Il secondo ‘Tetragramma corrispondera dunque alla sefi- rah Rahamim, che rappresenta la forza cen- jan- trale dell’albero sefirotico e a cui tutti gli attri- buti sono direttamente uniti all’infuori dell’ul- timo, Malkut, sia che il flusso dell’emanazione percorra l’albero sefirotico dall’alto in basso sia che lo attraversi dal basso in alto. SecSet non si limita tuttavia ad una breve incursione nel mondo teosofico, ma si sforza di definire le differenze fra quelli che chiama i due sistemi, vale a dire il percorso del flusso dell’emanazione dall’alto in basso e dal basso in alto. Si avvale per questo di una parabola che narra della figlia di un re la quale, spinta dalla passione e dal desiderio per le spezie, ar- riva a farsele portare in gran segreto dai servi. L’esposizione della parabola diviene occasione per lenunciazione di un importante meceani- smo dell’ermeneutiea eabbalistica: la piena comprensione di un testo oscuro passa non solo attraverso Didentificazione dei termini che compongono le corrispondenze simboliche, ma anche attraverso la spiegazione dei motivi pro- fondi per i quali vengono fondate tali corri- spondenze simboliche. SeSet coglie Poceasione dell’ analisi della parabola della figlia del re per mettere subito in atto il principio ermencutico appena espo- sto. Il cabbalista di Gerona pone infatti in cor- relazione la figura della figlia del re con Yultima forza dell’albero sefirotico, Sekinah o Malkut (il Regno) sottolineando come entram- be, lontane dal loro oggetto del desiderio, ane- lino a ricongiungersi ad esso, riuscendo infine a soddisfare la loro passione. Un esempio del flusso dell’ emanazione dall’alto in basso & allo- offerto dall’esperienza mistica di Giacobbe che grazie alla recitazione della benedizione: Benedetto il nome della Gloria del suo Regno, richiamé su di sé la presenza della Sekinah permettendo in tal modo Vafflusso della cor- rente divina della sapienza fino al grado pitt basso. Mosé al contrario non recité quella be- nedizione dal momento che la Sekinah era gia su di lui: il suo seopo era infatti quello di ele- varsi a partire dall’ultima forza divina fino ai livelli superiori dell’albero sefirotico, risalita che corrisponde in senso teosofico alla risalita del flusso dell’emanazione verso la sua fonte originaria. A tal proposito Se¥et sottolinea che Io stesso verbo Ascolta della professione mono- teistica mosaica allude al doppio flusso della corrente divina all’interno dell’albero sefiroti- co. Il termine Isracle rimanda da un lato all'immagine di una fiera posta nel centro del La mistica della preghicra in Ya‘aqov ben Seget firmamento ¢ dalPaltra al simbolo del santo tempio celeste rivolto verso un ideale punto centrale. Sembra qui riecheggiare l’immagine del leone, simbolo del fuoco che ardeva nel Primo Tempio® e della potenza divina che il Si gnore esereitava in quel tempo in modo assolu- sraeliti. Israele viene dunque posto in correlazione con la forza divina del Giudizio dalla quale riceve V’influsso del fuoco della leg- ge. Infine, la parola ehad non si limita ad e- sprimere 'unicita e 'unita di Dio, ma diviene essa stessa simbolo dell’unita del mondo sefiro- tico, La sua prima lettera, ’alef, indica la pitt elevata delle forze divine, la sefirah su cui il pensiero non deve soffermarsi, 0 come dichiara Sedet ricorrendo ad una espressione cara a I- saeco il Cieco, «cid che @ inafferrabile per il pensiero». La seconda lettera corrisponde in- vece alla seconda forza divina, Hokmah, la Sapienza, mentre l'ultima 2 simbolo delle sei sefirot inferiori. Seéet riporta in seguito un’al- tra interpretazione del termine chad attri- buendola agli insegnamenti di Isacco il Cicco: secondo il maestro provenzale la lettera het in- dicherebbe le forze divine da Hokmah sino a Yesod, la nona sefirah, La dalet corrisponde- rebbe invece all’ultima sefirah, Malkut, men- tre il flusso dell’emanazione divina che si attri- buisce alla prima forza divina rimarrebbe pri- vo di simbolo. La riflessione mistica sulla professione monoteistica mosaica spinge Ya‘aqov ben Seket a lanciare un ammonimento contro tutti color che devastano le piantagioni, vale a dire contro coloro che sostengono posizioni eretiche. Ereti- co & colui che distrugge Punita dinamica del mondo delle sefirot recidendo dall’albero mi- stico uno 0 pid rami. Il eabbalista di Gerona ribadisce il numero corretto delle forze divine citando un passo del Libro della formazione cil commento che ne diede Isacco il Cieco: «Dieci sefirot senza determinazione: dieci ¢ non nove, dieci e non undiciv4; «Dieci e non nove. Sebbe- ne la sapienza sia con tutte, non chiederti: Co- 3 BUSI, Simbolé cit., pp. 20-27. 4 Il libro della formazione, in BUSI - LOEWEN- THAL, Mistica ebraica cit., p. 36. 81 me posso dire che é una sefirah?», Emerge da queste parole la preoccupazione che gli iniziati ai misteri teosofici non considerassero il flusso divino dell’emanazione, Hokmah, come una forza divina al pari delle altre, e devastassero in tal modo il giardino piantato dal Signore, giardino che al pari del simbolo dell’albero in- dica il mondo delle realta divine. Un altro gra- ve errore teosofico 8 separare le cinque sefirot superiori da quelle inferiori, errore che ha condotto i figli di Israele a forgiare il vitello oro. Questo simbolo idolatrico non sarebbe null’altro che la rappresentazione dell’unione fra Din e Tif'eret, simbolo forgiato per volonta del re Geroboamo® allo seopo di dividere la prima forza divina dalla seconda, la sefirah centrale della misericordia. Cid sarebbe stato possibile, secondo Seéet, grazie al potere at- trattivo che oro, simbolo della sefirah Din, esercita sulla sua forza di riferimento. Il Mondo a venire, simbolo della Torah seritta I complesso rapporto che lega fra loro la sefirah del Giudizio ¢ quella della misericordia costituisce il punto centrale dell’analisi di na- tura cosmologica che Ya’aqov ben SeSet condu- ce intorno al nome divino Signore (be-Yh Yhwh), perché @ una rocca eterna, Se in un primo momento tale nome @ stato oggetto di un’interpretazione prettamente teosofica, ora viene sottoposto ad un’indagine che lo lega agli elementi e al tempo della creazione. Se¥et pone dapprima in correlazione, per via del suo valo- re numerico, la lettera bet con due mondi, que- sto mondo ¢ il Mondo a venire. Questo mondo & stato creato dalla lettera he, mentre il Mondo a Venire ha preso origine dalla lettera yod. Seset fa qui riferimento ad una importante concezio- ne mistica, gid presente nel Sefer ha-Bahir, opera cabbalistiea pseudoepigrafica del XII se- colo. Secondo tale concezione, il Santo, sia Egli benedetto, cred in cielo una grande luce che nessuna creatura era in grado di fissare. I] Si- gnore decise allora di lasciarne brillare un set- 5 Commento al «Libro della formazione», in Bust - LOEWENTHAL, Mistica ebraica cit., p. 220. 61 Re 12,28.

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