Sei sulla pagina 1di 5

Henri Bergson, La filosofia di Claude Bernard

Discorso pronunciato alla cerimonia del Centenario di Claude Bernard, al Collge de France il 30
Dicembre 1913
Ci che la filosofia deve a Claude Bernard pi di ogni altra cosa la sua teoria del metodo
sperimentale. La scienza moderna si sempre basata sullesperienza; ma, dato che essa prende le
mosse dalla meccanica e dallastronomia, mira, nella materia, solo a ci che c di pi generale e
vicino alle matematiche, pertanto, per molto tempo, la scienza moderna non domand allesperienza
che di fornire un punto di partenza ai suoi calcoli e una verifica finale. Nel XIX secolo si datano le
scienze di laboratorio, che seguono lesperienza in tutte le sue sinuosit senza mai perdere di
contatto con essa. Ed a queste ricerche pi concrete che Claude Bernard apporter la formula del
loro metodo, cos come, un tempo, fece Descartes per le scienze astratte dalla materia . In questo
senso lIntroduzione alla medicina sperimentale, rappresenta per noi ci che fu, per il XVII e il
XVIII secolo, il Discorso sul metodo. In un caso come nellaltro, ci troviamo davanti a un uomo di
genio, che ha cominciato col fare delle grandi scoperte, e che, in seguito, si chiesto cosa
bisognava fare per compierle: un cammino apparentemente paradossale e tuttavia il solo naturale,
dal momento che la maniera inversa di procedere era stata tentata pi volte dimostrandosi sempre
inefficace. Soltanto due volte nella storia della scienza moderna, e nelle due forme principali in cui
la nostra conoscenza della natura si declinata, lo spirito di creazione (lesprit dinvention) si
ripiegato su se stesso per analizzarsi e per determinare, cos, le condizioni generali della scoperta
scientifica. Questo felice miscuglio di spontaneit e riflessione, di scienza e filosofia, si prodotto
due volte in Francia.
Il pensiero costante di Claude Bernard, nella sua Introduzione, stato quello di dimostrare
come il fatto bruto e lidea collaborano nella ricerca sperimentale. Il fatto, percepito pi o meno
chiaramente, suggerisce lidea di una spiegazione; lo studioso domanda allesperienza di
confermare questidea ma, per tutto il tempo che lesperienza dura, deve tenersi pronto ad
abbandonare la sua ipotesi o a rimodularla sulla base dei fatti. La ricerca scientifica , dunque, un
dialogo fra lo spirito e la natura. La natura risveglia la nostra curiosit, le poniamo della domande e
le sue risposte conferiscono al dialogo una piega imprevista, provocando in tal modo delle nuove
domande alle quali la natura replica suggerendo delle nuove idee, e cos via allinfinito. Quando
Claude Bernard descrive questo metodo, quando ne fornisce degli esempi, quando ricorda le
applicazioni che ne ha fatto, tutto quello che ci dice sembra cos semplice e cos naturale che a
malapena cera bisogno di comunicarlo: noi crediamo di averlo sempre saputo. Cos come il ritratto
dipinto da un grande maestro pu darci lillusione daver conosciuto il modello.
Ci nonostante necessario, ancora oggi, che il metodo di Claude Bernard sia compreso e

praticato. Sono trascorsi cinquantanni dalla sua opera e non abbiamo mai smesso di leggerla e
ammirarla: ne abbiamo tratto tutto linsegnamento che essa contiene?
Uno dei risultati pi chiari di questa analisi dovrebbe essere quello di farci capire che non c
differenza fra una osservazione ben condotta e una generalizzazione ben fondata. Troppo spesso ci
rappresentiamo lesperienza come destinata ad apportarci dei fatti bruti: lintelligenza
simpadronisce di questi fatti, compara gli uni agli altri, elevandosi, cos, a delle leggi sempre pi
universali. Generalizzare sarebbe, dunque, una funzione; osservare ne costituirebbe unaltra. Non
c niente di pi falso di questa concezione del lavoro di sintesi, niente di pi pericoloso per la
scienza e per la filosofia. Essa ha condotto a credere che cera un interesse scientifico ad assemblare
dei fatti per niente, per il piacere, a notarli pigramente e passivamente, aspettando la venuta di una
mente* capace di dominarli e di sottometterli a delle leggi. Come se unosservazione scientifica non
fosse sempre la risposta a una domanda, precisa o confusa che sia! Come se delle osservazioni
notate passivamente, in fila le une alle altre, non fossero altro che risposte scucite a domande poste
per caso! Come se il lavoro di generalizzazione consistesse nel trovare, passo dopo passo, un senso
plausibile a questo discorso incoerente! La verit che un discorso deve avere senso nellimmediato
o, altrimenti, non ne avr mai. Il suo significato potr cambiare a seconda che si approfondisca
maggiormente i fatti, ma necessario che abbia un significato sin da subito. Generalizzare non
utilizzare, per non si sa quale lavoro di condensazione, dei fatti gi raccolti, gi notati: la sintesi
tuttaltra cosa. E meno unoperazione speciale che una certa forza del pensiero, la capacit di
penetrare allinterno di un fatto che si intuisce come significativo, l dove trover spiegazione un
numero indefinito di fatti. In una parola sola, la capacit* di sintesi non che la pi alta potenza
della capacit di analisi. Questa concezione del lavoro di ricerca scientifica diminuisce, in
particolare, la distanza fra il maestro e il discente. Essa non ci consente pi di distinguere due
categorie di ricercatori, dove gli uni sarebbero dei manovali, mentre gli altri avrebbero il compito
dinventare. Linvenzione deve essere ovunque, persino nella pi umile ricerca dei fatti,
nellesperienza pi semplice. L dove manca uno sforzo personale e originale manca, altres,
linizio della scienza. Questa la grande massima pedagogica che viene alla luce dallo studio
dellopera di Claude Bernard.
Agli occhi del filosofo essa contiene ancora unaltra cosa: una certa concezione della verit e,
di conseguenza, una filosofia.
Quando parlo della filosofia di Claude Bernard non faccio allusione a questa metafisica della
vita che si creduto di trovare nei suoi scritti e che era, forse, abbastanza lontana dal suo pensiero.
A dire il vero, si molto discusso su di essa. Alcuni, invocando i passaggi in cui Claude Bernard
critica lipotesi di un principio vitale, hanno preteso che non vedesse nel concetto di vita
nientaltro che un insieme di fenomeni fisici e chimici. Altri, riferendosi a questa idea

organizzatrice e creatrice che presiede, secondo lautore, ai fenomeni viventi, vogliono che
Bernard abbia radicalmente distinto la materia vivente dalla materia bruta, attribuendo cos alla vita
una causa indipendente. Secondo qualcuno, infine, Claude Bernard avrebbe oscillato fra le due
concezioni o, meglio ancora, sarebbe partito dalla prima per arrivare progressivamente alla seconda.
Rileggete attentamente lopera del maestro: non vi troverete, io credo, n questa affermazione, n
questa negazione, tanto meno questa contraddizione. Certo, Claude Bernard insorto molte volte
contro lipotesi di un principio vitale; ma, quando lo fa, ha di mira espressamente il vitalismo
superficiale dei medici e dei fisiologi che affermano lesistenza, nellessere vivente, di una forza
capace di lottare contro le forze fisiche e di contrastarne lazione. A quel tempo si pensava
correntemente che la stessa causa, operante nelle stesse condizioni, sullo stesso essere vivente, non
sortisse sempre lo stesso effetto. Bisognava tener conto - si diceva - del carattere capriccioso della
vita. Magendie stesso, che ha tanto contribuito a fare della fisiologia una scienza, credeva ancora a
una certa indeterminazione del fenomeno vitale. A tutti coloro che parlano cos, Claude Bernard
risponde che i fatti fisiologici sono sottomessi a un determinismo inflessibile, tanto rigoroso quanto
quello dei fatti fisici o chimici: persino fra le operazioni che si realizzano nella macchina animale,
non ce n nessuna che non trovi spiegazione nella fisica o nella chimica. Ecco il principio vitale.
Ma passiamo allidea organizzatrice e creatrice. Troveremo che, ovunque ne parli, Claude Bernard,
si batte contro coloro che rifiuterebbero di vedere nella fisiologia una scienza a s stante, distinta
dalla fisica e dalla chimica. Le qualit, o piuttosto le disposizioni di spirito, che fanno il fisiologo
non sono identiche, secondo lui, a quelle che fanno il chimico e il fisico. Non pu dirsi fisiologo chi
non ha il senso dellorganizzazione, vale a dire questa coordinazione speciale delle parti con il tutto
che la caratteristica del fenomeno vivente. Nellessere vivente le cose si verificano come se
operasse una certa idea, che rende conto dellordine nel quale si raggruppano gli elementi. Questa
idea non , daltronde, una forza, ma semplicemente un principio di spiegazione: se tale idea
lavorasse effettivamente, se essa potesse contrariare il gioco delle forze fisiche e chimiche, non vi
sarebbe pi fisiologia sperimentale. Non solo il fisiologo deve prendere in considerazione questa
idea organizzatrice nello studio che istituisce dei fenomeni della vita: egli si deve ricordare, dopo
Claude Bernard, che i fatti di cui si occupa hanno per teatro un organismo gi costruito, e che la
costruzione di questo organismo o, come afferma Bernard, la creazione, unoperazione di ordine
del tutto differente. Certo, sulla base della distinzione netta stabilita da Claude Bernard fra la
costruzione della macchina e la sua distruzione, o usura, fra la macchina e ci che si verifica in essa,
saremmo portati a restaurare sotto unaltra forma il vitalismo che egli ha combattuto; ma Bernard ha
preferito non pronunciarsi sulla natura della vita, cos come non si pronunciato sulla costituzione
della materia; non esprime cos la questione del rapporto delluno allaltro. A dire il vero, sia che
obietti lipotesi del principio vitale, sia che faccia appello all idea direttrice, lunica sua

preoccupazione fu quella di determinare le condizioni della fisiologia sperimentale. Egli cerca meno
di definire la vita che la scienza della vita. Difende la fisiologia, sia contro coloro che credono che il
fatto fisiologico sia troppo fuggevole per prestarsi alla sperimentazione, sia contro quelli che
giudicandolo accessibile alle nostre esperienze, non distingueranno queste esperienze da quelle
della fisica o chimica. Ai primi Bernard risponde che il fatto fisiologico retto da un determinismo
assoluto e che la fisiologia , di conseguenza, una scienza rigorosa; ai secondi, che la fisiologia ha
le sue leggi proprie e i suoi metodi, distinti da quelli della fisica e della chimica, e che, pertanto, si
tratta di una scienza indipendente. Ma se Claude Bernard non ci ha fornito, e non ci ha voluto
fornire, una metafisica della vita, presente nellinsieme della sua opera una certa filosofia
generale, la cui influenza sar probabilmente pi durevole e pi profonda di qualsiasi altra teoria
particolare. A lungo, infatti, i filosofi hanno considerato la realt come un tutto sistematico, come un
grande edificio che potremmo, a rigore, ricostruire tramite il pensiero, con le risorse del solo
ragionamento, bench dobbiamo, nei fatti, chiamare in causa losservazione e lesperienza. La
natura sarebbe, dunque, un insieme di leggi inserite le une nelle altre secondo i principi della logica
umana; e queste leggi sarebbero l, interne alle cose; lo sforzo scientifico e filosofico consisterebbe
nel portarle alla luce scrostando uno ad uno i fatti che le ricoprono, come si mette a nudo un
monumento egizio spalando la sabbia del deserto. Lopera intera di Claude Bernard protesta contro
questa concezione dei fatti e delle leggi. Molto prima che i filosofi avessero insistessero su ci che
pu esserci di convenzionale e di simbolico nella scienza umana, Bernard ha percepito e misurato lo
scarto fra la logica delluomo e quella della natura. Se, secondo lui, non si avr mai troppa prudenza
nella verificazione di una ipotesi, allo stesso tempo non si avr mai avuta troppo audacia
nellinventarla. Ci che assurdo ai nostri occhi, non lo di necessit anche allo sguardo della
natura: tentiamo lesperienza e, se lipotesi si verifica, sar opportuno che essa divenga intellegibile
e chiara, via via che i fatti dellesperienza ci conducessero a familiarizzare con essa. Ma
ricordiamoci anche che mai unidea, cos fluida come labbiamo avuta, avr la stessa fluidit delle
cose. Siamo allora pronti ad abbandonarla per unaltra, che stringer lesperienza pi da vicino. Le
nostre idee - affermava Claude Bernard - non sono che degli strumenti intellettuali che ci servono a
penetrare nei fenomeni; occorre mutarli quando essi hanno asservito al loro compito, come si
cambia un bisturi smussato di cui ci si serviti abbastanza a lungo. E aggiungeva: Questa fede
troppo grande nel ragionamento, che conduce un fisiologo a una falsa semplificazione delle cose,
attiene allassenza del sentimento della complessit dei fenomeni naturali. Egli dichiarava ancora:
Quando facciamo una teoria generale nelle nostre scienze, la sola cosa di cui siamo certi che tutte
queste teorie sono false, assolutamente parlando. Esse non sono che delle verit parziali e
provvisorie, che ci sono necessarie come i gradi sui quali riposiamo al fine di avanzare
nellinvestigazione. Ed egli ritornava su questo punto quando parlava delle sue proprie teorie:

Esse saranno pi tardi rimpiazzate da altre, che rappresenteranno uno stadio pi avanzato della
questione,e cos di seguito. Le teorie sono come gradi successivi sui cui monta la scienza allargando
i suoi orizzonti. Non vi nulla di pi significativo delle parole con le quali si apre uno degli ultimi
paragrafi di Introduzione alla medicina sperimentale: Uno dei pi grandi ostacoli che si incontrano
in questo cammino universale e libero delle conoscenze umane la tendenza che porta le diverse
conoscenze a individualizzarsi in sistemiI sistemi tendono a soggiogare lo spirito umano
Occorre cercare di infrangere gli intoppi dei sistemi filosofici e scientificiLa filosofia e la scienza
non devono essere sistematiche. La filosofia non deve essere sistematica! Si trattava di un
paradosso allepoca in cui Claude Bernard scriveva, e in cui si induceva, sia per giustificare
lesistenza della filosofia sia per bandirla, a identificare lo spirito filosofico con lo spirito di
sistema.Tuttavia la verit, ed una verit nella quale si penetrer sempre di pi quanto pi si
svilupper una filosofia capace di seguire la realt concreta in tutte le sue sinuosit (cit.). Non
assisteremo pi allora a una successione di dottrine di cui ognuna pretende di rinchiudere la totalit
delle cose in formule semplici. Avremo una filosofia unica, che si edificher poco a poco al fianco
della scienza, e alla quale tutti coloro che pensano apporteranno la loro pietra. Non diremo pi: La
Natura una, e cercheremo, fra le idee che possediamo gi, quella a cui ricondurla. Noi diremo:
La natura ci che , e dal momento che la nostra intelligenza, che fa parte della natura, meno
vasta di essa, non potr essere dotata di alcuna idea in grado di abbracciarla. Lavoriamo dunque a
dilatare il nostro pensiero, forziamo il nostro intendimento; rompiamo, se necessario, i nostri
schemi; non pretendiamo mai di restringere la realt a misura delle nostre idee, quando sta alle
nostre idee di modellarsi, dingrandirsi sulla realt. Ecco ci che diremo, ecco ci che ci
proporremo di fare. Ma, avanzando sempre pi lontano sulla strada che abbiamo cominciato a
percorrere dovremo ricordarci sempre che Claude Bernard ha contribuito a spianarla. E per questo
che non gli saremo mai abbastanza riconoscenti di ci che ha fatto per noi. Ed per questo che
rendiamo omaggio, oltre che al fisiologo geniale, al filosofo come uno dei maestri del pensiero
contemporaneo.
53 note.

Potrebbero piacerti anche