Avvolto in questa specie di pellicola semitrasparente continuo a guardare soffocando il
mondo. Mi dipingo di te, di me sotto questa luna abbastanza fosforescente. Fra le
macerie di questo tramonto lunghissimo e sporchissimo. Conto distrattamente i cuori anestetizzati di tutti, le mattonelle delle sale dattesa nel tuo petto. Senza saperlo mi ritrovo tra le braccia di una semisconosciuta bellezza fra le mie paure, sotto un braccio allungato di qualche mostro nella mia coscienza. E mi divoro il fegato fra il dire e il fare, fra le bottiglie alcoliche di vetro. Senza la paura di sbagliare perch a perdere sar sempre e soprattutto io. E senza dirmi chi sono mi sono portato a spasso il mio carretto di sogni e di guai, mi sono guardato allo specchio sperando di vedermi in qualche modo felice. E invece ero solo un po pi vecchio e pi stanco di prima, un me stesso irrimediabilmente inesistente. Con la finestra chiusa si soffocava, per non farmi entrare il cielo in cucina. Per cucirci dentro delle storie assurde, delle storie che parlano di storie senza lieto fine, di qualche perdita dagli occhi sul mio volto semiabbandonato,diroccato. Come quelle case solitarie nelle distese di campagne del Sud, subaffittate a magrebini con il cuore in ristrutturazione e degli occhi di seconda mano. E ti sei nascosta nella mia memoria dietro a un dito per farti cercare, per farti trovare immobile incorniciata sul comodino, accanto al letto dei miei sogni egocentrici. Siamo la stessa cosa, m hai detto, volando via.