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FRANCESCA DA RIMINI: DANTE

SI ISPIRO' ALLA CRONACA DEL TEMPO


di ROSSELLA DE PAS
Il tragico amore di Francesca da Rimini e del suo Paolo hanno ispirato, da Dante in poi, tantissimi artisti
- da Pellico a D'Annunzio, da Scheffer a Ingres, da Rodin a Previati - tanto da diventare, in epoca
romantica, la coppia simbolo della passione irrefrenabile, che non conosce
limiti e non pu essere controllata dalla ragione. I due "eroi" sono in
realt personaggi realmente esistiti, sui quali per ci sono giunte
notizie frammentarie e spesso in contraddizione fra loro.
Il solo narratore, di cui ci sono giunte testimonianze, coevo ai fatti
proprio Dante che, con le sue pagine, ha reso immortale il ricordo dei
due sfortunati amanti.
Per il resto, nei documenti e nelle cronache del tempo nemmeno una
riga viene dedicata alla tragica fine di Paolo e Francesca, nemmeno un
breve ricordo chiarisce la dinamica della passione dei due cognati e
del loro assassinio. Anche le relazioni dei rettori della Santa Sede e gli
atti pontifici da Niccol III a Bonifacio VIII, quindi a cavallo tra il 1277
ed il 1294, ignorano totalmente l'accaduto.
Il silenzio che ricopre questo tragico evento si pu spiegare con il fatto
che i "signori", allora come sempre, non erano soliti "lavare in piazza i
panni sporchi" delle loro famiglie: gli autori delle cronache medievali
erano in realt adulatori dei potenti e, come tali, temevano di mettere
Molti furono i pittori che dipinsero
in luce le loro colpe.
il bacio fra Paolo e Francesca
Anche con le difficolt del caso, comunque possibile ricostruire, a volte solo per sommi capi, la
situazione storica in cui vissero e morirono i due personaggi che spesso, nell'immaginario collettivo,
vengono avvicinati a due eroi immaginari come Giulietta e Romeo. Francesca, figlia di Guido Da
Polenta il Minore o Guido III, nacque a Ravenna, come ci lascia intendere Dante dalle parole
pronunciate proprio da Francesca nel V canto dell'Inferno:
"Siede la terra dove nata fui
Su la marina dove 'l Po discende
Per aver pace co' seguaci suoi"
(Inferno, V, 97-99)
La ragazza apparteneva a quella nobile famiglia che domin la citt romagnola dal 1282 al 1441,
raggiungendo il suo massimo splendore sul finire del XIII secolo.
Il casato, di parte guelfa, deve presumibilmente il suo nome al castello di Polenta, nei pressi di
Bertinoro, che ebbe in enfiteusi dal XII secolo; il suo simbolo araldico era un'aquila rossa in campo
d'oro.
Iniziatore delle fortune della famiglia fu proprio quel Guido, padre di Francesca, che prevalse sugli
avversari e govern di fatto Ravenna. A lui seguirono i figli Bernardino (che nel 1275 spos Maddalena
Malatesta, sorellastra di Giovanni e Paolo, e che nel 1289, Podest di Pistoia, fu compagno di Dante
nella battaglia di Campaldino) e Lamberto. Pi famoso fu suo nipote, Guido Novello, succeduto allo zio
nel 1316: amico di artisti e letterati, ospit Dante negli ultimi anni della sua vita (1317-1321).

La lenta ma costante espansione di Venezia e le lotte cruente tra i membri della famiglia finirono per
esautorare di fatto i Da Polenta che, con Ostasio III,esiliato a Candia, cessarono la loro signoria.
Misteriosa rimane la data di nascita della fanciulla, che non viene riportata n dagli antichi cronisti n
dai commentatori passati e recenti. Quei pochi che hanno fissato una data, collocata intorno al 1260, si
sono valsi esclusivamente di dati induttivi.
Ignota anche la casa dove Francesca nacque; secondo alcuni, fra cui il Ricci, essa sorgeva nei pressi di
Porta Ursicina, dato che le dimore di Guido Minore e di suo fratello Lamberto
si trovavano in quella zona di Ravenna; difficile valutare se il palazzo,
tuttora esistente, che il Ricci riconosce come la "casa di Francesca" sia
stata in realt costruita prima della morte della ragazza.
Altri studiosi, come ad esempio il Bernicoli, ritengono assolutamente
impossibile identificare il palazzo in cui nacque Francesca,
considerando che tra la fine del XIII secolo e l'inizio del XV nessuna
famiglia possedeva a Ravenna tanti possedimenti quanto i Da Polenta,
come risulta dai catasti polentani conservati nella Biblioteca Classense
di Ravenna. Secondo Matteini, da testimonianze di poco posteriori alla
tragica morte di Francesca si apprende che ella fu bellissima e di
animo altero, educata secondo le convenienze della sua condizione
sociale e le usanze dell'epoca a una vita signorile in mezzo alle
Gianciotto sorprende Francesca
raffinatezze di corte.
e Paolo. Segue il duplice omicidio

La sua fanciullezza si svolse nel silenzio e nell'austerit della piccola reggia polentana; l'istruzione era
scarsa e si basava sull'apprendimento delle regole del parlar gentile, mentre le pratiche religiose erano
intense e i divertimenti molto rari.
In un secolo convulso come fu il 1200, la regione romagnola visse una situazione particolarmente
precaria, lacerata dagli odi e dalle vendette che dilaniavano le Signorie dell'epoca. Ravenna era, al pari
di altre citt vicine, invischiata negli intrighi e nei conflitti politici: la sua posizione geografica la
coinvolgeva nelle lotte di egemonia e di equilibrio politico e la sua vicinanza al mare la rendeva preda
particolarmente ambita dai signorotti vicini.
I Da Polenta vivevano tra queste sanguinose discordie e Francesca, "un fiore in mezzo a tanto ferro",
come la descrive D'Annunzio nella sua Francesca da Rimini (1902), sub tale situazione. Mazzeo
riferisce che a Ravenna accorrevano cavalieri da tutti i dintorni pi per vedere Francesca che per
misurarsi nei tornei.
Secondo quanto riportano i cronisti dell'epoca, la sua bellezza era nota in tutta la Romagna e veniva
decantata dai menestrelli che, nelle lunghe serate invernali, cantavano di amori ed eroismi. La routine
della sua giovinezza termin quando le venne annunciato che sarebbe andata sposa al figlio di una
nota e potente casa, Giovanni Malatesta, figlio di Malatesta II da Verrucchio, signore di Rimini.
I Malatesta erano una famiglia romagnola di parte guelfa, originaria del Montefeltro. Tra i maggiori
esponenti di questo casato si ricordano Malatesta I da Verrucchio (morto nel 1248), podest di Rimini
e suo figlio Malatesta II, signore di Rimini dal 1295, vero fondatore della dinastia che, combattendo
contro i ghibellini, estese il suo dominio in Romagna e nelle Marche.
La famiglia raggiunse il massimo della sua potenza nel XIV secolo ma le continue lotte tra i suoi membri
per la divisione dei beni ne causarono l'indebolimento e la decadenza finch, nel XVI secolo, accettata
la dominazione pontificia imposta da Cesare Borgia (1503), i Malatesta abbandonarono Rimini; intorno
al XVII secolo la famiglia si disgreg completamente.
Le nozze di Francesca, come era consuetudine a quei tempi, vennero combinate dalle rispettive

famiglie: l'ipotesi di alcuni studiosi secondo la quale questo matrimonio avrebbe avuto lo scopo di
sancire la pace tra le due famiglie in realt poco plausibile in quanto risulta da fonti storiche che nella
seconda met del XIII secolo le relazioni tra i due casati fossero ottime.
Presumibilmente il matrimonio fu voluto dal padre di Francesca per gratificare i Malatesta che lo
avevano aiutato ad imporre il proprio dominio su Ravenna. Secondo la tradizione, alcuni amici di Guido
Da Polenta e gli intimi della sua corte corsero da lui per dissuaderlo; secondo il manoscritto del Carrari,
sembra che anche la madre della fanciulla, la cui opinione era condivisa dalle dame dell'aristocrazia
locale, fosse contraria a quell'unione.
Tutto fu inutile: Guido non esit a servirsi della figlia, allora poco pi che quindicenne, per portare a
compimento il suo disegno politico. Anche la base documentaria su Giovanni Malatesta e sul fratello
Paolo piuttosto frammentaria: figli di Malatesta da Verucchio e di una medesima madre, Concordia
di Enrighetto, non possediamo la loro data di nascita che, presumibilmente, da collocare per
entrambi tra il 1240 ed il 1246.
Non chiaro chi dei due fosse il primogenito: gli antichi cronisti
accreditavano la primogenitura ad un terzo figlio, Malatestino, ma
questa ipotesi stata scartata dalla maggior parte degli storici
moderni. Secondo il Tonini, probabilmente il primogenito era proprio
Giovanni in quanto il suo nome piuttosto ricorrente nella famiglia
Malatesta, secondo l'antico costume che il primogenito rinnovasse il
nome di un suo antenato, mentre Paolo un nome inedito; dai
documenti dell'epoca, inoltre, risulta che Paolo ottenne, grazie al
matrimonio con Orabile Beatrice, figlia ed erede di Uberto, la contea
di Ghiaggiolo, ossia un titolo ed un possesso altrui: ci che di norma si
procurava ai cadetti, mentre al primogenito si trasmettevano i beni
del casato. Giovanni, sciancato dalla nascita e perci soprannominato,
anche in atti ufficiali, Gianciotto (Johannes Zoctus, Giovanni Zoppo), fu
I due amanti uniti anche
uomo d'armi e di governo.
nella pena dellinferno dantesco

Nel 1275, al fianco del padre, si scontr a Ponte San Procolo, sul Senio, nei pressi di Faenza, con le
truppe ghibelline di Guido da Montefeltro e tent di andare al soccorso del castello di Roversano,
assediato dai Forlivesi. Nello stesso anno, a capo di cento fanti, aiut Guido da Polenta ad affrontare i
Traversari e ad impadronirsi, con un colpo di mano, di Ravenna. Nel 1288, dopo che i Malatesta furono
dichiarati ribelli e scacciati da Rimini (vi rientreranno nella primavera del '90), attacc e prese
Santarcangelo.
Gli fu ripetutamente affidata la Podesteria di Pesaro: nel 1285 (la notizia confermata da un'iscrizione
scoperta nel 1856), nel 1291, nel 1294 e dal 1296 al 1304, ultimo anno della sua vita. Fu anche Podest
di Faenza (nel 1293) e, forse, di Forl (nel 1276 o 1278).
Il fratello Paolo, detto il Bello, nel 1269 spos - come si ricordato - Orabile Beatrice di Ghiaggiolo,
contea che comprendeva anche Meldola, Cusercoli, Valpondi e Seguno, da cui ebbe due figli, Uberto e
Margherita.
Dal febbraio 1282 al febbraio 1283 fu, a Firenze, Capitano del Popolo, con un salario annuo di duemila
lire: somma, al tempo, assai consistente. Nel febbraio del 1283, un mese prima della scadenza del suo
mandato, chiese ed ottenne di far ritorno in patria.
Dopo questa data, di Paolo pi non si hanno notizie (quelle registrate in documenti d'archivio riminesi
si arrestano addirittura al 1276). La vita di Francesca, Paolo e Gianciotto si leg indissolubilmente nel

1275, data in cui Paolo spos per procura Francesca. Secondo alcuni, come ad esempio il Boccaccio, la
giovane aveva frainteso, pensando di andare in sposa a Paolo, uomo bello e gentile; per questo motivo
il giorno delle nozze pronunci il suo "s" senza alcun dubbio, senza sapere che Paolo la sposava
"artificiosamente" per procura ossia a nome e per conto del fratello.
Quando, il mattino della prima notte di nozze, trovandosi nel letto Gianciotto, si accorse del
fraintendimento, Francesca non poteva ormai far altro che accettare la situazione: ebbe da lui un
maschio, morto ancora in fasce, ed una femmina che chiam Concordia, come la suocera, e cercava di
allietare come poteva le sue tristi giornate. Gianciotto, innamorato della giovane moglie, cerc
inutilmente di conquistarla ricoprendola di regali ma la donna non riusc mai a dimenticare il suo
Paolo.
In quegli anni il marito era podest di Pesaro e non potendo portare con s la famiglia, a causa di una
disposizione dell'epoca, lasci la moglie e la figlia Concordia nella sua residenza a Gradara, in territorio
marchigiano sul confine con l'Emilia Romagna, reputata il luogo pi vicino e sicuro.
Sola nel castello, Francesca ricevette varie volte le visite di Paolo, che aveva possedimenti nei pressi
di Gradara, e i due giovani vennero trasportati da impetuosa passione l'uno tra le braccia dell'altro,
verso l'adulterio. Un servitore si accorse della tresca e la rivel a Gianciotto che un giorno, fingendo di
recarsi a Pesaro come ogni mattina, sorprese la moglie ed il fratello soli nella stanza di lei. Accecato
dalla gelosia, estrasse la spada: Paolo cerc di salvarsi passando dalla botola che si trovava vicino alla
porta ma, si dice, che il vestito gli si impigliasse in un chiodo e, mentre Gianciotto lo stava per colpire,
Francesca gli si par dinnanzi per salvarlo ma l'uomo li fin entrambi. In questo modo funesto ebbe fine
l'impossibile amore di Paolo Malatesta e Francesca Da Polenta divenuta Francesca da Rimini.
Questa la versione pi nota della storia di Paolo e Francesca, che per primo Dante Alighieri riport
nel Canto V dell'Inferno. Il poeta fiorentino, forse proprio per compiacere Guido Da Polenta, nipote di
Francesca, che lo ospitava a Ravenna, idealizz la storia e colloc i due amanti nel secondo cerchio
dell'Inferno, fra coloro che non peccarono per brutale sensualit, ma per una violenta passione che
non intacc la nobilt dei loro animi.
Il sanguinoso dramma venne compiuto tra il 1285 ed il 1289: l'et di Paolo era compresa tra i 37 ed i 39
anni, quella di Gianciotto tra i 38 ed i 40. Alcuni storici, come ad esempio il Martini (1926), collocano
l'uccisione nel 1285, quando Francesca aveva trent'anni circa; altri, come Monsignor Marino Marini
(1844) la datano nel 1289.
Come scritto in precedenza, i documenti e le cronache del tempo non chiariscono la dinamica
dell'amore passionale dei due cognati ed il loro assassinio. Le sole parole che documentano la morte di
Francesca in data molto prossima al triste episodi sono tre in tutto: "Olim domina Francischa" ("(visse)
un tempo donna Francesca"); esse si leggono nel testamento che il suocero dett a Rimini il 18
febbraio 1311, una trentina d'anni dopo la sua morte.
Nel 1581 nella Chiesa di S. Agostino di Rimini, furono ritrovati in un'arca di marmo i corpi che si
presume siano quelli di Paolo e Francesca. Sepolti assieme, uniti dalla stessa ferita che li trafisse, i due
sventurati amanti giacevano abbracciati in splendide vesti di seta. Uniti nella morte come mai lo erano
potuti essere in vita. Secondo la fantasia popolare, Concordia, figlia di Gianciotto e Francesca, si
ritrasse fino alla morte nel convento delle Clarisse di Santarcangelo di Romagna, da lei stesso istituito.
Oggi una piccola lapide in ceramica, murata sulla facciata di una casa di Santarcangelo, la ricorda che
prega "con un sorriso di lacrime".
Poco dopo la morte di Francesca, Gianciotto spos Zambrasina Zambrasi, figlia di quel Tebaldello
Zambrasi che, nel 1281, consegn Faenza ai Geremei di Bologna, aprendone loro la porta all'alba.
Sposata nel 1280 a Tano di Ugolino Fantolini, signore di Sassatello, perse il marito ed il padre nel

"sanguinoso mucchio" di Forl. Si un a Gianciotto non pi tardi del 1286. La leggenda vuole che
Gianciotto morisse nel 1304 nel castello di Scorticata, oggi Torriana, per mano dei suoi stessi vassalli
che lo avvelenarono.

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