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Le pagine che seguono sono appunti del docente di appoggio alle lezioni
e vengono messi a disposizione come elemento di supporto per chi non sia
riuscito ad frequentare con costanza il corso di Filosofia della Storia
2008-2009. Si intende che tali appunti sono da considerare meramente
integrativi e non rappresentano una riproduzione completa dei contenuti
e degli argomenti trattati durante il corso.
SEZIONE I.
La Crisi delle Scienze Europee e la fenomenologia trascendentale,
come molti dei testi attribuiti ad Husserl, non effettivamente un libro, ma
una raccolta solo parzialmente omogenea di Conferenze ed appunti. E. W.
Orth lo chiama giustamente un libro immaginario. I primi 27 paragrafi
rappresentano il nocciolo iniziale del testo, in due sezioni, presentato
inizialmente nel 1936 in forma di conferenza e pubblicato lanno successivo
(1937) a Belgrado, in quanto ad Husserl era oramai impossibile pubblicare
alcunch nella Germania hitleriana. A questi 27 paragrafi di natura
prevalentemente programmatica Husserl stesso aggiunge una terza ampia
sezione ( 28-72) che non vedr la luce prima della morte dellautore,
avvenuta il 27.04.1938. Tuttavia le tematiche presenti nella conferenza del
36 vengono instancabilmente rielaborate in unimpressionante mole di
appunti negli ultimi due anni di vita dellautore; tali appunti verranno poi
raccolti in parte nel 1954 in volume assieme ai 72 paragrafi originari per
comporre quello che appare come volume VI delledizione delle opere
complete, e cui fa riferimento la traduzione italiana. Altri appunti verranno
raccolti successivamente in un secondo volume delle Opere (1993), col
titolo di Volume di complemento (Ergnzungsband) alla Krisis.
Di fatto la Krisis pi che essere un libro , come sempre in Husserl,
una raccolta di idee afferenti ad una famiglia di temi affini, ma senza un
chiaro inizio od una chiara fine. Questa, come detto, caratteristica tipica di
tutte le opere husserliane pubblicate in vita, ed a maggior ragione di quelle
composte dai curatori e pubblicate postume.
Cos la crisi di cui parla il titolo? E perch una crisi delle scienze?
E per di pi delle scienze europee? Per quanto non sia mai un buon
servigio ad un autore il farne dipendere il pensiero troppo strettamente dal
contesto storico e psicologico, impossibile evitare di far menzione alle
crisi spirituale, umana, che Husserl esperisce come caratterizzante la vita
dellumanit europea tra le due guerre. Husserl stesso, pur non essendo
propenso ad alcuna forma di analisi storico-politica della contemporaneit,
menziona a pi riprese labisso in cui caduta la cultura europea negli
ultimi decenni. Egli, come ebreo tedesco nato in Moravia nellambito della
multietnica civilt austroungarica, assiste dapprima allautodistruzione
europea della prima guerra mondiale, con la disgregazione della
transnazionalit asburgica, e poi al progressivo sfacelo delle costituzioni
europee a partire dallitaliana marcia su Roma fino allascesa al
cancellierato di Hitler nel 33. Questi eventi non sono semplicemente vissuti
SEZIONE II.
Da queste prime considerazioni sullintenzionalit scorgiamo perch
limpostazione della fenomenologia di Husserl sia prioritariamente e
preferenzialmente proiettata ad analizzare gli atti percettivi. La percezione
ha priorit tra le analisi husserliane perch tutto lo sforzo va ad isolare le
fonti di evidenza prime, su cui ogni altra concettualit si deve fondare. Per
esprimerci con un poco dapprossimazione, potremmo dire che, siccome per
Husserl indispensabile esaminare i livelli di esperienza pi fondativi per
poter interpretare quelli pi complessi, allora lo studio della percezione deve
necessariamente avere priorit. Ovvero, per dirla naturalisticamente:
siccome ciascuno, prima di essere uomo di scienza o filosofo, stato un
bambino che ha appreso informalmente tutti i concetti che gli consentiranno
poi di perseguire verit scientifiche o filosofiche, e prima ancora stato un
infante che ha appreso le articolazioni primarie della realt cui i concetti si
applicano, opportuno che, per svolgere unindagine di sufficiente
radicalit, ci si ponga il problema di come si pervenuti al punto in cui
valori, metodi ed oggetti della ricerca erano ovviamente dati.
La Krisis lultimo testo cui Husserl mette le mani ed ha carattere
sintetico, programmatico, ma anche riassuntivo del percorso fatto. In certo
modo si tratta di unoperazione testamentaria in cui vengono fatti i conti
circa la strada svolta e la direzione che si spera altri percorrano. Una delle
maggiori difficolt nella lettura di questo testo sta nellimpossibilit di
affrontarlo senza una generale conoscenza delle passati elaborazioni
husserliane. Pur essendo qui fuori discussione un esame analitico dellopus
husserliano necessario fornire innumerevoli chiarimenti terminologici che
di fatto si convertono in un riassunto teoretico del pensiero dellautore.
Nella Krisis non vengono svolte analisi fenomenologiche della percezione,
le quali vengono solo ricordate episodicamente ed un poco pi in dettaglio
nei 28, 45 e 47. Tuttavia senza una chiara comprensione di cosa sia un
oggetto percettivo per Husserl gran parte delle analisi ulteriori perdono di
profondit o addirittura di valore tout court.
Partiamo dal problema classico del rapporto tra percezione,
sensazione ed oggetto percepito. Uno dei problemi classici della teoria della
conoscenza rappresentato dalla disomogeneit tra i significati mentali e le
sensazioni. La contrapposizione da Platone in poi prende le forme di un
contrasto tra la fuggevolezza destrutturata e caotica delle sensazioni e la
permanenza ordinata e concettualizzabile dei percetti, una volta divenuti
contenuti del pensiero. Vedo un oggetto sul tavolo, lo identifico come libro,
blu, dalla copertina cartonata, con questo titolo, ecc.; successivamente posso
ricordare di aver visto quel libro sul tavolo, ritornare a cercarlo e trovarlo,
oppure stupirmi di non trovarlo. Tutto ci apparentemente banale, salvo
che per il fatto che un comportamento sostanzialmente inaccessibile ad
animali non-umani, anche con apparati percettivi pi sensibili dei nostri, ed
inoltre un comportamento che a tuttoggi risulta drammaticamente difficile
da simulare per robot sofisticatissimi. Uno dei problemi di fronte a cui si
trova il robot dato dalla infinita molteplicit sensibile propria di ogni
Die Einteilung der Empfindungen verluft jedoch parallel nach derjenigen der
wahrgenommenen Qualitten. Die Ideen I unterscheiden Farben-, Ton- und Tastdaten, aber
auch Lust-, Schmerz- und Kitzelempfindungen. Das empfundene Rot kann aber nur in
einem quivoken Sinn so genannt werden. Nicht das Erlebnis, sondern das
wahrgenommene Ding ist rot. Die Abschattung, die Empfindung, ist nicht von derselben
Gattung wie das Abgeschattete, das wahrgenommene Ding. (Phnomenologie der
Assoziation. Zu Struktur und Funktion eines Grundprinzips der passiven Genesis bei E.
Husserl, von Elmar Holenstein, Martinus NIjhoff, Den Haag 1972, p. 97)
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Eine Affektion wird als ein Reiz definiert, der von einer Bewusstseinsgegebenheit auf
das Ich ausgebt wird, es zu einer interessierten und aktiven Zuwendung einladend. Eine
Uraffektion wird dieser Reiz genannt, wenn er von einer noch nicht vergegenstndlichten,
vorobjektiven intentionalen Einheit ausstrahlt. Die affektiven Einheiten bilden die
ursprnglichste Grundlage fr die Aktivitten des Ich, seine Rezeption, Apperzeption,
Explikation, Kollektion usf.. () Jede inhaltliche Verschmelzung impliziert eine Abhebung
gegenber seiner Umgebung. Alle einheitliche Abhebung ist Abhebung durch inhaltliche
Verschmelzung unter Kontrast. () Das Ich, so scheint es, wird von hyletischen Einheiten
und Verbindungen affiziert, die ohne eine besondere Leistung der Affektion geworden sind.
Die affizierenden Einheiten scheinen schon geleistete Arbeit vorauszusetzen. Hyletische
Kontinuen und die Einheit der Sinnesfelder knnten als solche in starrer Passivitt ohne
alles Einwirken von Affektionen erstellte Ganzheiten angesetzt werden. (Holenstein, op.
cit., p. 37-8)
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In ogni colore cio contenuta la totalit dei colori: allorch si manifesta un colore si
gi aperta la totalit del campo sensibile, poich <una qualit sensoriale pu essere soltanto
in un campo sensoriale, e pi esattamente, un colore dato sensorialmente in un campo
visuale sensoriale> [LU I, 253] Se un colore pu manifestarsi soltanto allinterno di un
campo sensibile in quanto insieme di differenze allinterno di una omogeneit complessiva,
allora ci significa che il campo sensibile deve essere presupposto, con il che cade
limpostazione che sta alla base della filosofia di Hume. Si assume invece una prospettiva
basata su un certo innatismo virtuale. Il campo innato, ma non si apre senza la presenza di
un colore. Il colore singolo non per nulla di isolato, ma un composto, contiene in se
stesso la totalit dei colori, poich tra i colori vi una somiglianza complessiva che
permette, partendo da un colore, di risalire a tutti gli altri: <Tutti i singoli colori - scrive
Husserl - si danno come reciprocamente simili relativamente al genere, sono appunto tutti
colori, e tuttavia in particolari serie di somiglianza emerge una particolare somiglianza con
qualcosa di particolare in comune.> Quando questa somiglianza si realizza e qualcosa
emerge come un che di unitario parliamo di fusione, che dunque non altro che una
particolare, pi intensa somiglianza allinterno di un sistema complessivo di somiglianze
costituito dal campo. (Lestetica trascendentale fenomenologica. Sensibilit e razionalit
nella filosofia di Edmund Husserl, di Vincenzo Costa, Vita e Pensiero, Milano 1999, p.
170)
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Alle Kinsthesen, jede ein Ich bewege, Ich tue, sind miteinander in der universalen
Einheit verbunden, wobei kinsthetisches Stillhalten ein Modus des Ich tue ist. Offenbar
sind nun die Aspekt-Darstellungen des jeweils in Wahrnehmung erscheinenden Krpers
und die Kinsthesen nicht Verlufe nebeneinander, vielmehr spielen beide so zusammen,
dass die Aspekte nur den Seinssinn, nur die Geltung als Aspekte des Krpers dadurch
haben, dass sie als die von den Kinsthesen, von der kinsthetisch-sinnlichen
Gesamtsituation, in jeder ihrer ttigen Abwandlungen der Gesamtkinsthese durch InsSpiel-setzen der oder jener Sonderkinsthese, kontinuierlich gefordert sind und die
Forderung entsprechend erfllen. (Die Krisis der Europischen Wissenschaften und die
transzendentale Phnomenologie. Eine Einleitung in die phnomenologische Philosophie,
von Edmund Husserl, Den Haag, Martinus Nijhoff, 1954, p. 108-9).
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In questo senso non siamo daccordo con quanto scrive Costa: Poich, per, la
molteplicit dei luoghi non mai data senza una cinestesi e a sua volta nessuna cinestesi
data senza la molteplicit globale dei luoghi, si potrebbe pensare - ed cos che interpreta il
problema Ulrich Claesges - che, poich <il campo non nientaltro che il correlato di un
sistema cinestetico> e i dati-aspetto che hanno nella sfera visiva il carattere di dati
cromatici sono <possibili solo nellordinamento delluno accanto allaltro nella
contemporaneit>, <questo ordinamento quindi la forma nella quale la materia
sempre gi data>, per cui lorigine di questa forma, lorigine del campo visivo stesso va
ricercata nella struttura del sistema cinestetico. () una concezione simile era gi stata
teorizzata da Herbart che, nella sua Psychologie der Wissenschaft, scriveva che <locchio in
stato di quiete non vede alcuno spazio>. Secondo Herbart solo la successione molto
veloce delle sensazioni di qualit che d limpressione di qualcosa di contemporaneo, e
quindi dello spazio. - Si tratta per, a nostro parere, di una posizione inaccettabile poich,
se anche io non avessi alcuna facolt cinestetica il campo visivo avrebbe lo stesso le sue
posizioni, i suoi colori e le sue figure. Tutto ci non aspetta lintervento del sistema
cinestetico per delimitarsi reciprocamente, per ottenere risalto intuitivo. Che una macchia
rossa sia contigua con una macchia verde non dipende evidentemente dal sistema
cinestetico. (Costa, op. cit., p. 251) - In verit in assenza di motilit oculare neppure la
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Ich drcke das etwa so aus: das reine Sehding, das Sichtbare vom Ding, ist zunchst
seine Oberflche, und diese sehe ich im Wandel des Sehens einmal von dieser Seite und
einmal von jener, kontinuierlich wahrnehmend in immer wieder anderen Seiten. Aber in
ihnen stellt sich fr mich in einer kontinuierlichen Synthese die Oberflche dar, jede ist
bewusstseinmig eine Darstellungsweise von ihr. Darin liegt: whrend sie aktuell gegeben
ist, meine ich mehr, als sie bietet. () Also die Wahrnehmung hat jeweils
bewusstseinmig einen ihrem Gegenstand (dem jeweils in ihr gemeinten) zugehrigen
Horizont. (Husserl, Krisis, p. 160-1)
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Und wie das einzelne Ding in der Wahrnehmung nur Sinn hat durch einen offenen
Horizont mglicher Wahrnehmungen, sofern das eigentlich Wahrgenommene auf eine
systematische
Mannigfaltigkeit
mglicher
ihm
einstimmig
zugehriger
wahrnehmungsmiger Darstellungen verweist, so hat das Ding noch einmal einen
Horizont: gegenber dem Innenhorizont einen Auenhorizont, eben als Ding eines
Dingfeldes; und das verweist schlielich auf die ganze Welt als Wahrnehmungswelt. Das
Ding ist eines in der Gesamtgruppe von simultan wirklich wahrgenommenen Dingen, aber
diese Gruppe ist fr uns bewutseinsmig nicht die Welt, sondern in ihr stellt sich die
Welt dar, sie hat als momentanes Wahrnehmungsfeld fr uns immer schon den Charakter
eines Ausschnittes von der Welt, vom Universum der Dinge mglicher Wahrnehmungen.
(Husserl, Krisis, p. 164-5)
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SEZIONE III.
A questo punto siamo in grado di introdurre il tema fondamentale del
tardo percorso husserliano, ovvero la natura strutturalmente ed
inevitabilmente temporale di ogni datit, a partire dalla datit percettiva. La
temporalit nozione enigmatica per la filosofia da sempre. Tale
enigmaticit cos primaria ed elementare da restare spesso incompresa
anche per persone di formazione filosofica consistente. Ci sono molti sensi
tecnici in cui la temporalit un enigma, ma ce n uno semplice e lampante
che richiede solo un momentaneo cambiamento di prospettiva, e che deriva
immediatamente dalle analisi husserliane che abbiamo seguito. Vorremmo
esprimerci cos: tutto il mondo che per noi esiste e conta sempre
costitutivamente assente, salvo, episodicamente, una sua microscopica
sezione locale. Nel nostro vivere quotidiano noi pretendiamo di vivere nel
mondo, nella storia, nel nostro paese, in un susseguirsi di generazioni, ecc.,
ma ci che abbiamo di volta in volta tuttal pi come oggetto di coscienza in
atto una trascurabile fettina spaziotemporale (per dire, lo schermo del mio
computer alle 19.07 di un gioved invernale). (Prima di aver finito di
scrivere la frase erano gi le 19.08). Virtualmente tutto il contenuto del
mio mondo latente; esso pertiene ad una dimensione di implicazioni
passate e future date alla coscienza come orizzonti.
Lanalisi husserliana della temporalit si svolge a pi riprese
nellarco di tutto il suo percorso di pensiero: i primi scritti sul tema sono del
1893, gli ultimi del 1934. Se teniamo presente le analisi della percezione
cos come le abbiamo introdotte possiamo immediatamente scorgere gli
estremi di alcune essenziali considerazioni sulla temporalit. Innanzitutto la
nozione classica di presente deve essere rivista profondamente: il presente
non un istante, un punto temporale, un infinitesimo privo di forma e
dimensione, al contrario il presente reale cos come esso si d alla coscienza
immanente del percepire unestensione dinamica. Pensiamo al risuonare di
una nota in un brano musicale; in certo senso potremmo dire che ad essere
presente sensibilmente soltanto un certo picco di frequenza determinato,
una sezione istantanea della durata di una nota, ma chiaro che non cos si
d il fenomeno in questione: la nota viene percepita come ununit
diacronica unitariamente connessa con il suo immediato passato e
presagente un immediato sviluppo futuro. La nota che sentiamo ha in s
come riverbero una coda data dalle note precedenti, che rendono
interpretabile in un modo determinato la nota attualmente risonante. Cos
come durante una dettatura siamo in grado di sentir risuonare le parole
appena dettate dopo che esse sono state di fatto emesse e sulla scorta di
questo risuonare possiamo di fatto seguire la dettatura trascrivendone le
verbalizzazioni, cos nellascolto di una musica la nota attualmente sensibile
interpretata come appartenente ad una configurazione diacronica la cui
parte passata rimane immediatamente a disposizione come parte
inabissatasi del suono presente. In altri termini il presente percepito un
presente esteso, innanzitutto esteso nella direzione del passato: Husserl
chiama ritensione questa propaggine appena trascorsa dellevento
percettivamente in atto. Le ritensioni non sono propriamente eventi passati,
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Indem die Phnomenologie der Genesis dem ursprnglichen Werden im Zeitstrom, das
selbst ein ursprnglich konstituierendes Werden ist, und den genetisch fungierenden
sogenannten Motivationen nachgeht, zeigt sie, wie Bewusstsein aus Bewusstsein wird,
wie dabei im Werden sich immerfort auch konstitutive Leistung vollzieht, so der
Bedingtheitszusammenhang zwischen Motivanten und Motivaten oder der notwendige
bergang von Impression in Retention [Husserl E., Analysen zur passiven Synthesis, p.
340]
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Motivation in diesem ersten und allgemeinen, noch durchaus vorlufigen Sinn deckt alle
Wirkungszusammenhnge in der Domne der reinen Erlebnisse. () Das Weil der
Motivation (Id II 229) drckt weder eine Naturkausalitt aus noch einen logischen Grund.
() Wichtiger freilich ist noch die Einsicht Husserls, dass in der transzendental reduzierten
Sphre des reinen Bewusstseins der Strom der intentionalen Erlebnisse allein und
ausschlielich durch das Weil der Motivation geregelt ist. () In dieser Kontrastierung
von Kausalitt und Motivation ist ein Doppeltes gesagt; einmal: Der phnomenologische
Begriff des Motives bezieht sich nicht auf die transzendente Realittssphre, sondern
allein auf die rein phnomenologische Sphre; zum anderen: Der phnomenologische
Grundbegriff der Motivation gehrt nicht allein und nicht einmal vorwiegend in eine
Theorie menschlicher Praxis - vielmehr ist er so weit zu denken, dass er nicht nur die
Beweggrnde lebenspraktischen Verhaltens, sondern alle Beziehungen in der rein
phnomenologischen Sphre umfasst, die sich sprachlich durch ein Weil-So artikulieren
lassen. (Rang, op. cit., p. 114-5)
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quello che guida il fare esperienza nel tempo e quindi anche la costituzione
temporale (genetica) dei concetti, che appare perci come un sistema di
possibilizzazioni (Ermglichungen): una certa esperienza apre alla
possibilit che un'altra esperienza maggiormente qualificata si dia, ma non
implica che tale ulteriore livello di esperienza si debba dare.
A questo punto per dobbiamo porci la domanda fondamentale
intorno alla temporalit: essa parte da unosservazione chiave: la
successione temporale qualcosa che si d soltanto per una coscienza; ora,
se la successione temporale si d soltanto per la coscienza, la coscienza
stessa ha una temporalit? Proviamo a chiarire. Losservazione di partenza
di per s un enigma: cosa significa dire che successione temporale si d
soltanto per una coscienza? Significa che affinch due eventi possano essere
collocati come uno dopo laltro c bisogno di qualcosa che li riconosca
come posti uno dopo laltro, e tale riconoscimento pu essere compiuto
soltanto da una coscienza. A questo punto prevedibile che qualcuno possa
insorgere chiedendo perch mai non potremmo dire di due eventi temporali
qualsiasi che sono in s e per s collocati in una certa sequenza: chi
potrebbe negare che leruzione del vulcano precede di per s la caduta dei
lapilli, a prescindere dalla presenza di alcun essere cosciente? Qui il terreno
si fa scivoloso: secondo la nozione di causalit efficiente comunemente
adottata incluso nel concetto di causa che se A causa B, allora A precede
B; perci se leruzione causa i lapilli, allora leruzione precede i lapilli.
Tuttavia partire dalla nozione di causa significa mettere troppa carne al
fuoco, innanzitutto in quanto non chiaro se la nozione di causa debba
essere considerata pi fondativa, meno fondativa o indipendente rispetto alla
nozione di successione temporale. Secondo una visione come quella classica
di Hume, la nozione di causa derivata da quella di successione temporale,
e dunque non sarebbe metodologicamente corretto rispondere a problemi
relativi alla successione temporale attraverso nessi di natura causale.
Restiamo perci sul piano della natura della successione: due eventi
possono essere ordinati temporalmente di per s, senza riferimento ad una
relazione che li connette? Sembra proprio di no: se non siamo in grado di
porre in relazione due eventi non possiamo ordinarli. Ma una relazione di
ordinamento pu essere istituita in senso puramente obiettivo? Se una pietra
P1 ne urta una seconda P, lasciando una tacca e poi una seconda pietra P2
urta sempre P, lasciandovi unaltra tacca, ed ora guardiamo P, c qualcosa
che ci racconta dellordine degli urti in cui P stata coinvolta? Abbiamo due
tacche, ma non abbiamo niente che ci dica in quale ordine si sono verificate
(ovviamente se le tacche sono parzialmente sovrapposte ci sono analisi
balistiche che ci permetterebbero di fare inferenze sulla successione delle
tacche, ma non questo il punto). Altrettanto, se lo stesso succedersi di urti
fosse stato filmato, potremmo dire che il film conserva in s linformazione
relativa allordine di successione dei due eventi? Niente affatto: il film in un
certo istante presente avr alcune tracce su di s (impressioni sulla pellicola,
ad esempio) e queste tracce possono essere lette come indici di una
successione, ma di per s sono solo tracce simultaneamente sussistenti su di
un supporto. Ed ammettiamo pure, sempre in assenza di coscienza, che ci
fosse una macchina che faccia girare la pellicola: questo cambierebbe la
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die Funktionsgegenwart bleibt stetig anonym, weil sie immer dem Blick vorausliegt; sie
ist in aller reflexiven Selbstgegenwart proteniert, ohne dass diese Protention jemals in
urimpressionale Gegebenheit berginge. Die wesenhafte Unbekanntheit des Zuknftigen,
die noch in jedem anderen Konstitutionszusammenhang potentiell als typische
Vorbekanntheit erfahren werden konnte, diese Unbekanntheit ist am reflexiv protenierten
Ich fungiere unaufhebbar. () Das prsentierende Ich drngt aber darauf, Unbekanntes
seines Zukunftshorizontes in gegenstndliche Impressionalhabe zu verwandeln. So befindet
es sich in dauernder Selbstkonstitution. Diese ist der teleologische Proze der
Vereinheitlichung des intentionalen Lebens selbst; denn Konstitution heit Zeitigung durch
Gegenwrtigung
von Einheiten. Nicht nur die Welterfahrung, sondern auch die
Selbsterfahrung hat also als Streben nach Vereinheitlichung eine elementare teleologische
Struktur. () In diesem Sinne fragt sich Husserl (und bejaht diese Frage) Drfen oder
mssen wir nicht eine universale Triebintentionalitt voraussetzen, die jede urtmliche
Gegenwart als stehende Zeitigung einheitlich ausmacht und konkret von Gegenwart zu
Gegenwart forttreibt, derart dass aller [gegenstndliche] Inhalt Inhalt von Trieberfllung ist
und vor dem Ziel [= der Urprsentation] intendiert ist. () Es folgt weiterhin: Die
radikalisierte Reflexion auf die Urgegenwart des letztfungierenden Ich drngt teleologisch
darauf, auch diese ichliche Gegenwart als gegenstndliche Einheit vor ihr Schauen und
Fassen zu bringen und dadurch die letztmgliche Vereinheitlichung des intentionalen
Lebens erfahrbar zu machen. Das Gelingen dieses Vorhabens wrde aber die Teleologie
selbst, den Motor der Protentionalitt, zum Stillstand bringen. (Lebendige Gegenwart, von
Klaus Held, Martinus Nijhoff, Den Haag 1966, p.132-3)
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Husserls description of the structure of inner time-consciousness, his analysis of the
primary-showing-together-with-retention-and-protention () is an analysis of the structure
of the pre-reflective self-manifestation of our acts and experiences. Thus, Husserls position
is relatively unequivocal. () Is it possible to specify the nature of this primary selfmanifestation, this absolute experiencing, any further? The terminology used, and the fact
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SEZIONE IV
In precedenza abbiamo sollevato il problema della natura
delloggettivit e dellobiettivazione. Nellesposizione noi preferiamo
distinguere oggettivit (oggettivazione) da obiettivazione in un modo che
non ha un riscontro esplicito nel senso husserliano, pur essendo coerente
con quanto lui dice: oggettivit segnala la validit di qualcosa a
prescindere da quale singolo soggetto sia cosciente di esso; in questo senso
la nozione di oggettivit affine a quelle di verit e realt. Per
obiettivazione intendiamo il processo con cui qualcosa posto come
oggetto, cosalizzato, reificato, considerato come se fosse una cosa
presente al soggetto, distinta dal soggetto e circoscrivibile da esso. Mentre
vero che ogni cosa obiettivata ha anche validit oggettiva, non vero che
per avere validit oggettiva qualcosa deve essere obiettivato: possiamo
parlare del dolore o della rabbia, intenderci su tali concetti e rappresentarli
come oggettivamente validi, senza che essi debbano mai darsi od essere
concepiti come cose.
Come la tematica della temporalit, anche quella delloggettivit
scaturisce da unanalisi della percezione. Come abbiamo visto il
riconoscimento di un oggetto percettivo esige che esso sia considerato
sempre come ununit di qualit e parti adombrate, ma non presenti, che si
dispiegano idealmente nel tempo per unesplorazione sensomotoria: la casa
che vedo insieme la datit sensibile focalizzata di unarea limitata del
campo visivo (es.: parte di una facciata), la datit sensibile sfocata di
unarea ampia del campo visivo (es.: tutta la facciata ed i giochi di luce che
suggeriscono la profondit dietro alla facciata), e poi la totalit delle altre
parti e qualit che sappiamo apparirebbero se potessimo muoverci attorno e
dentro la casa in tutti modi possibili (adombramenti). Ora per il riferimento
alla dimensione ideale (mai davvero esperibile) di tutti i possibili
adombramenti di un oggetto ci indica una direzione dindagine finora
trascurata: nel momento in cui noi percepiamo un oggetto in quanto tale, noi
vi conferiamo un carattere essenziale di alterit, o, come Husserl si esprime,
di trascendenza. La trascendenza delloggetto nei termini di Husserl indica
la sua esistenza al di l delle esperienze immanenti al soggetto: loggetto
percepito si d come trascendente, nel senso che si d come esistente oltre
(trans) i limiti della soggettivit a cui si d. Loggetto concepito come
esistente in s e persistente anche se io non ne ho percezione in atto. Il
problema di fronte a cui Husserl si pone il medesimo tradizionalmente
discusso da Berkeley: qualcosa in senso fondamentale soltanto se
percepito da qualcuno (esse est percipi); ma allora cosa ci fa dire che la mia
scrivania nello studio ora chiuso e buio continua ad esistere? La risposta di
Berkeley (del vescovo Berkeley) fu notoriamente la seguente: la scrivania,
cos come lalbero che ora cade in una foresta disabitata, esistono in quanto,
pur non essendo esperiti in atto da nessun soggetto umano sono sempre
percepiti da Dio, che perci il soggetto assoluto per cui tutte le cose
continuano ad esistere come sostanze in s sussistenti. Ora, se consideriamo
il riferimento a Dio quanto al suo contenuto gnoseologico, e non per le sue
connotazioni religiose, dobbiamo dire che ci che Berkeley chiama Dio,
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Mit anderen Worten, es scheint eine Beziehung auf fremde Subjektivitt im Spiel zu
sein, wenn von einer Mannigfaltigkeit von ko-existierenden Abschattungen gesprochen
wird! Die Unvertrglichkeit der ko-existierenden Abschattungen wird durch das Fremdich
vertrglich; dieses kann nmlich die ko-existierende und mir abwesende Abschattung
prsent haben. Die mitgegenwrtigte Abschattung lsst sich also als das noematische
Korrelat der Wahrnehmung eines Fremdichs verstehen. () Die Auslegung des Horizontes
fhrt uns also dem Anschein nach zum mglichen Anderen, und insofern einer allein nicht
genug ist, letztlich zu einer infiniten Pluralitt von mglichen Anderen, die Husserl
gelegentlich als die offene Intersubjektivitt bezeichnet. (Husserl und die transzendentale
Intersubjektivitt. Eine Antwort auf die sprachpragmatische Kritik, by Dan Zahavi, Kluwer
Academic Publishers, Dordrecht - Boston - London, 1996, p. 38-9)
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Husserls radikale These lautet nun, dass die Transzendenz der Objektivitt auf die
Transzendenz des Anderen bzw. auf den eigentmlichen entziehenden Charakter meiner
Fremderfahrung konstitutiv zurckbezogen ist. Erst durch die apprsentative Gegebenheit
eines fremden Ichs lsst sich etwas konstituieren, das in seinem Geltungsanspruch meine
Eigenexistenz transzendiert. () Obwohl ein enger Zusammenhang zwischen
Intersubjektivitt und Wirklichkeit tatschlich besteht - der brigens negativ so formuliert
werden kann, dass dem, was prinzipiell nicht von Anderen erfahren werden kann, auch
nicht Transzendenz und Objektivitt zugeschrieben werden kann - erfahre ich doch unter
normalen Umstnden auch das als wirklich und objektiv, das ich faktisch allein erfahre, und
zwar ohne dass der Andere irgendeine Rolle zu spielen scheint. Dies wird implizit sogar
von Husserl selbst zugestanden, denn er schreibt, dass die dem Gegenstandssinn verknpfte
Geltungsstruktur des Fr-jedermann-erfahrbar-Seins nicht verschwindet, wenn eine
universale Pest mich allein gelassen htte. - Hier mu indessen zwischen zwei Phasen in
unserer konkreten Fremderfahrung unterschieden werden, nmlich zwischen unseren
ursprnglichen Erfahrungen der Ur-Anderen einerseits, die die Konstitution von
Objektivitt, Wirklichkeit und Transzendenz permanent ermglichen, und allen
anschlieenden Fremderfahrung eben zu spt kommen, um die Konstitution von
Objektivitt und Transzendenz zu ermglichen, heit das nicht, dass sie transzendental
gesehen bedeutungslos sind. Sie ermglichen zwar nicht lnger die Konstitution von
Geltung, sie knnen sie aber einlsen. Anders formuliert: Obwohl meine einsame
Erfahrung von Baum im Wald eine Erfahrung von einem wirklichen und objektiven Baum
ist, sind diese Geltungskomponenten zunchst blo signitiv gegeben. Erst indem ich
erfahre, dass Andere denselben Baum erfahren, wird der objektive Geltungsanspruch
meiner Erfahrung intuitiv eingelst. (Ibidem, p. 28-9)
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<Subjektivitt nur in der Intersubjektivitt ist, was sie ist: konstitutiv fungierendes Ich>
(6/175). Eine Feststellung, die die berraschende Konsequenz nach sich zieht, dass es nicht
nur sinnvoll ist, von einer Pluralitt transzendentaler Iche zu sprechen, sondern auch
notwendig. Und zwar nicht nur, weil eine konstitutive Erklrung der Welt, der
Transzendenz und der Objektivitt es fordert, sondern weil das transzendentale Ich
notwendigerweise kein singular tantum ist! () Wenn die Intersubjektivitt eine
Mglichkeitsbedingung des konstitutiven Fungierens ist, wird es natrlich eher
unverstndlich, wie die Intersubjektivitt selbst - Husserls gewhnlichem Gedankengang
gem - als Konstituiertes betrachtet werden kann. (Ibidem, p. 55)
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Wahrnehmung eines Anderen, eines anderen Ich, fr sich selbst Ich wie ich selbst. Das
wird analogisch verstndlich, wenn wir von der transzendentalen Auslegung der
Wiedererinnerung her schon verstehen, dass zum Wiedererinnerten, zum Vergangenen (das
den Seinssinn einer vergangenen Gegenwart hat), auch ein vergangenes Ich jener
Gegenwart gehrt, whrend das wirkliche originale Ich das der aktuellen Prsenz ist, zu
der, ber das als gegenwrtige Sachsphre Erscheinende hinaus, auch die Wiedererinnerung
als prsentes Erlebnis gehrt. Also das aktuelle Ich vollzieht eine Leistung, in der es einen
Abwandlungsmodus seiner selbst als seiend (im Modus vergangen) konstituiert. Von hier
aus ist zu verfolgen, wie das aktuelle Ich, das strmend stndig gegenwrtige, sich als
durch seine Vergangenheiten hindurch dauerndes in Selbstzeitigung konstituiert. Ebenso
konstituiert das aktuelle Ich, das schon dauernde der dauernden Primordialsphre, in sich
einen Andern als Andern. Die Selbstzeitigung sozusagen durch Ent-Gegenwrtigung (durch
Wiedererinnerung) hat ihre Analogie in meiner Ent-Fremdung (Einfhlung als eine EntGegenwrtigung hherer Stufe - die meiner Urprsenz in eine blo vergegenwrtigte
Urprsenz). So kommt in mir ein anderes Ich zur Seinsgeltung, als komprsent, und mit
seinen Weisen evidenter Bewhrung, offenbar ganz anderen als denen einer sinnlichen
Wahrnehmung. (Krisis, p. 188-9, 54)
34
35
SEZIONE V
Uno dei punti che Husserl ritiene pi qualificanti della sua
prospettiva filosofica rappresentato dal metodo che la filosofia deve
adottare per investigare la realt, metodo riassumibile nei due concetti di
Epoch e di riduzione trascendentale; le due nozioni, per quanto
strettamente correlate ed interdipendenti non coincidono. Diamo
introduttivamente una definizione di massima dei due concetti e poi
passiamo alla loro illustrazione. Per Epoch Husserl intende una
sospensione di giudizio circa la validit (realt) dei fenomeni, per
concentrarsi sul loro modo di darsi. Per riduzione trascendentale (o
fenomenologica) si intende la riconduzione dei fenomeni come si sono
manifestati sotto Epoch alla sfera trascendentale della soggettivit
costituente.
La nozione di Epoch, che viene introdotta da Husserl a partire dal
primo volume di Idee per una fenomenologia pura ed una filosofia
fenomenologica (1913), stata oggetto di molteplici interpretazioni e
numerose critiche. Notiamo subito che la collocazione stessa dellEpoch
come metodo della filosofia tout court si pone immediatamente in una
posizione enormemente ambiziosa ed altrettanto discutibile. In effetti,
stato detto molte volte che limpossibilit della filosofia di attestarsi su di un
metodo univoco e definitivo fattore costitutivo del filosofare, in quanto la
filosofia un interrogarsi radicale e fondativo, che non pu dare nulla per
scontato, n specifiche verit, n specifici metodi. Ora, per, a rigore, anche
quanto abbiamo appena detto una premessa metodologica, una premessa
che raccomanda di non commettere certi errori dovuti ad una scarsa
radicalit, errori che implicano laffidarsi a pre-giudizi, in senso letterale. Ed
in effetti il metodo filosofico come Husserl lo propone sembra proprio voler
sistematizzare questa autocollocazione della filosofia come istanza di
radicalit massima. LEpoch sospensione del giudizio in un senso molto
preciso, dipendente dalla collocazione fondamentale attribuita alla coscienza
e alla sua intenzionalit: se, come sappiamo, nessuna realt si d se non
come oggetto intenzionale, e se ogni realt cui ci possiamo rivolgere pu
essere giudicata tale (reale) solo in quanto ci rivolgiamo intenzionalmente
ad essa in un certo modo, ne segue che non possiamo considerare la realt
come fonte originaria delle evidenze. Ci vale per ci che giudichiamo
essere realt, cos come per le relazioni che assumiamo essere determinanti
di ci che reale, come la causalit e lappartenenza ad una specifica
collocazione nello spazio oggettivo e nel tempo oggettivo. In altri termini,
qualunque spiegazione volessimo dare di qualunque cosa, se vuole essere
filosoficamente radicale non pu utilizzare come explicans entit e relazioni
reali (di fatto) in quanto a porli come reali ci deve essere un modo specifico
di darsi, che deve essere primariamente riconosciuto e descritto. Questo
vuol dire che ogni volta che di fronte ad un enigma filosofico, ad un
problema di teoria della conoscenza o di metafisica, si affaccia come
soluzione il ricorso ad una relazione posta come reale (causale), questa
soluzione deve essere respinta come non originaria. Ci mette fuori gioco
innanzitutto le spiegazioni scientifiche in blocco, che si collocano gi in un
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37
38
Wir stehen also in einer Art Zirkel. Das Verstndnis der Anfnge ist voll nur zu
gewinnen von der gegebenen Wissenschaft in ihrer heutigen Gestalt aus, in der Rckschau
auf ihre Entwicklung. Aber ohne ein Verstndnis der Anfnge ist diese Entwicklung als
Sinnesentwicklung stumm. Es bleibt uns nichts anderes brig: wir mssen im Zickzack
vor- und zurckgehen; im Wechselspiel muss eins dem andern helfen. Relative Klrung auf
der einen Seite bringt einige Erhellung auf der anderen, die nun ihrerseits auf die
Gegenseite zurckstrahlt. So mssen wir in der Art von Geschichtsbetrachtung und
Geschichtskritik, die im Ausgang von Galilei (und gleich nachher von Descartes) der
Zeitfolge entlang gehen muss, doch bestndig historische Sprnge machen, die also nicht
Abschweifungen, sondern Notwendigkeiten sind. (Krisis, p. 59)
39
Hat die gewhnliche Tatsachenhistorie berhaupt und insbesondere die in der neuesten
Zeit zu wirklicher universaler Extension auf die gesamte Menschheit in Gang gekommene
berhaupt einen Sinn, so kann er nur in dem, was wir hier innere Historie nennen knnen,
40
41
Setze ich alle Stellungnahmen zu Sein oder Nichtsein der Welt aus, enthalte ich mich
jeder auf die Welt bezglichen Seinsgeltung, so ist mir innerhalb dieser Epoch doch nicht
jede Seinsgeltung verwehrt. Ich, das die Epoch vollziehende Ich, bin im gegenstndlichen
Bereich derselben nicht eingeschlossen, vielmehr - wenn ich sie wirklich radikal und
universal vollziehe - prinzipiell ausgeschlossen. Ich bin notwendig als ihr Vollzieher. ()
Also mein gesamtes erfahrendes, denkendes, wertendes und sonstiges Aktleben verbleibt
mir, und es luft ja auch weiter, nur dass das, was mir darin als die Welt, als die fr mich
seiende und geltende vor Augen stand, zum bloen Phnomen geworden ist, und zwar
hinsichtlich aller ihr zugehrigen Bestimmungen. Sie alle und die Welt selbst haben sich in
meine ideae verwandelt, sie sind unabtrennbare Bestnde meiner cogitationes, eben als
ihre cogitata - in der Epoch. Hier htten wir also eine absolut apodiktische, in dem Titel
ego mitbeschlossene Seinssphre, und nicht etwa blo den einen axiomatischen Satz ego
cogito oder sum cogitans. (Krisis, p. 79, 17.)
42
Phnomenologische Aussagen bewegen sich, wie sich damit zeigt, prinzipiell in einem
Bereich von Allgemeinheit, sie sind eidetische Aussagen, d.Husserl ein System von
Urteilen ber das Wesen oder Eidos von Gegenstnden. Diese Aussagen werden gewonnen
durch universale Phantasiesetzung und Variation, mithin durch ein Absehen von allen
realen singulren Fakten. Husserl nennt dieses Vorgehen der Phnomenologie eidetische
Reduktion. (Held K., op. cit., p. 16)
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45
SEZIONE VI
Veniamo cos alla fondamentale questione del rapporto tra
fenomenologia e scienze naturali. Nella Krisis troviamo un lungo confronto
con le origini della fisica moderna investigate attraverso loperazione teorica
proposta da Galileo. Loperazione galileiana ha il suo nocciolo nella
matematizzazione della natura, delluniverso in quanto tale: la proposizione
gaileiana secondo cui Dio avrebbe scritto le leggi delluniverso in simboli
matematici di per s una visione abissalmente nuova, in quanto fino ad
allora la geometria e la matematica, pur essendo state utilizzate in compiti
predittivi, erano sempre state concepite come applicazioni possibili su
situazioni circoscritte e non come essenza ontologica.28 Come Husserl
osserva, loperazione di matematizzazione galileiana si talmente radicata
che noi oggi dobbiamo fare uno sforzo per concepire lo spazio in un senso
che non sia quello della geometria.29 Se nella visione platonica la realt
partecipava della dimensione ideale e perci era possibile in qualche misura
concepire il reale come di natura matematica, questa operazione stata per
radicalizzata nella moderna scienza della natura, al punto che la natura in
quanto tale concepita come primariamente di natura matematica. Tale
matematizzazione procede innanzitutto attraverso una lettura dei corpi
percepiti come corpi geometrici, dunque come figure limite di cui la datit
percettiva concepita come unapprossimazione. importante notare come
questa operazione inverta lordine di costituzione genetico, tale per cui
solo attraverso lesperienza, innanzitutto percettiva, che noi arriviamo a
concepire configurazioni ed infine figure ideali. Nella visione della fisica
moderna la datit percettiva unapprossimazione di unidealit sottostante,
idealit che si ritiene esservi a prescindere dal fatto che nessuna esperienza
reale ce la consegna mai. Inutile dire che una visione del genere ha tutte le
caratteristiche di una visione metafisica in senso tecnico, cio di una visione
che si sottrae costitutivamente alla possibilit di verifica o falsifica. Husserl
osserva come sia parte essenziale di questo processo di matematizzazione
28
Aber die Euklidische Geometrie und die alte Mathematik berhaupt kennt nur endliche
Aufgaben, ein endlich geschlossenes Apriori. () Zum idealen Raum gehrt fr uns ein
universales systematisch einheitliches Apriori, eine unendliche und trotz der Unendlichkeit
in sich geschlossen einheitliche systematische Theorie, die, von axiomatischen Begriffen
und Stzen aufsteigend, jede erdenkliche in den Raum einzuzeichnende Gestalt in
deduktiver Eindeutigkeit zu konstruieren gestattet. Im voraus ist, was im geometrischen
Raume idealiter existiert, in allen seinen Bestimmtheiten eindeutig entschieden. Unser
apodiktisches Denken entdeckt nur, nach Begriffen, Stzen, Schlssen, Beweisen
etappenmig ins Unendliche fortschreitend, was im voraus, was an sich schon in Wahrheit
ist. - Die Konzeption dieser Idee eines rationalen unendlichen Seinsalls mit einer
systematisch es beherrschenden rationalen Wissenschaft ist das unerhrt Neue. (Krisis, p.
19, 8).
29
Fr den Platonismus hatte das Reale eine mehr oder minder vollkommene Methexis am
Idealen. Das gab fr die antike Geometrie Mglichkeiten einer primitiven Anwendung auf
die Realitt. In der Galileischen Mathematisierung der Natur wird nun diese selbst unter
der Leitung der neuen Mathematik idealisiert, sie wird - modern ausgedrckt - selbst zu
einer mathematischen Mannigfaltigkeit. () So alltglich vertraut ist der Wechsel
zwischen apriorischer Theorie und Empirie, dass wir gewhnlich geneigt sind, Raum und
Raumgestalten, ber welche die Geometrie spricht, von Raum und Raumgestalten der
Erfahrungswirklichkeit nicht zu scheiden, als ob es einerlei wre. (Krisis, p. 20-1, 9)
46
In der anschaulichen Umwelt erfahren wir in der abstraktiven Blickrichtung auf die
bloen raumzeitlichen Gestalten Krper - nicht geometrisch-ideale Krper, sondern eben
die Krper, die wir wirklich erfahren, und mit dem Inhalt, der wirklich Erfahrungsinhalt ist.
() Ohne von hier aus tiefer in die Wesenszusammenhnge einzugehen (was systematisch
nie geschehen und keineswegs leicht ist), werden wir schon verstehen, dass sich von
Vervollkommnungspraxis her, im freien Eindringen in die Horizonte erdenklicher
Vervollkommnung im Immer wieder, berall Limes-Gestalten vorzeichnen, auf die hin,
als invariante und nie zu erreichende Pole, die jeweilige Vervollkommnungsreihe hinluft.
Fr diese idealen Gestalten interessiert und konsequent damit beschftigt, sie zu bestimmen
und aus den schon bestimmten neue zu konstruieren, sind wir Geometer. () Wie alle
durch menschliche Arbeitsleistung entspringenden Kulturerwerbe bleiben sie objektiv
erkennbar und verfgbar, auch ohne dass ihre Sinnbildung stets wieder explizit erneuert
werden msste; sie werden aufgrund sinnlicher Verkrperung, z.B. durch Sprache und
Schrift, schlicht apperzeptiv erfasst und operativ behandelt. In hnlicher Weise fungieren
die sinnlichen Modelle, zu welchen insbesondere gehren die whrend der Arbeit
bestndig verwendeten Zeichnungen auf dem Papier, fr das Lesend-Lernen die gedruckten
Zeichnungen im Lehrbuch und dergleichen. (Krisis, p. 22-3, 9.)
47
48
Das alles aber kann und muss vollbewusst verstandene und gebte Methode sein. Das ist
es aber nur, wenn dafr Sorge getragen ist, dass hierbei gefhrliche Sinnverschiebungen
vermieden bleiben, und zwar dadurch, dass die ursprngliche Sinngebung der Methode, aus
welcher sie den Sinn einer Leistung fr die Welterkenntnis hat, immerfort aktuell verfgbar
bleibt; ja noch mehr, dass sie von aller unbefragten Traditionalitt befreit wird, die schon
in der ersten Erfindung der neuen Idee und Methode Momente der Unklarheit in den Sinn
einstrmen lie. (Krisis, p. 46-7, 9)
32
Variieren wir ideell die wirkliche Welt, sie phantasiemig frei umbildend, so bedeutet
der dabei hervorspringende universale Stil ihrer Konkretion als Universum seiender
Konkretionen (jede im Stoffwechsel seiend) eine universale Bindung, eine Kausalitt, die
die Konkretionen in ihren Vernderungen als Konkretionen regelt. () Man versteht, dass
es sich hier nicht um eine wilde Konstruktion, um ein Spielen mit verbalen Begriffen
handelt, sondern dass mich dabei der Blick auf eine durch die empirische Welt
hindurchgehende (wenn auch nicht alle Konkretionen der Krperwelt erschpfende)
Aufbautypik fhrt, die auch die Allgemeinheit der irdischen Krper, darunter der
Organismen, zu einem Zusammenhang von physischen Konkretionen macht, jede
eigenwesentlich und in der Koexistenz mit anderen durch eine Gesetzmigkeit, durch eine
kausale, aber auf Konkretionen bezogene, geregelt. Natrlich kann diese Regelung nicht
eine eindeutige sein, schon darum, weil die Natur nicht die Welt ist. () Die
mathematische Physik ist ein groartiges Instrument der Erkenntnis der Natur, in der wir
wirklich leben, der im Wandel der Relativitten immerfort empirische und konkrete Einheit
in Identitt durchhaltenden Natur. Praktisch ermglicht sie eine physikalische Technik.
Aber sie hat ihre Grenzen, und zwar nicht nur darin, dass wir empirisch nicht ber eine
Approximationsstufe hinausknnen, sondern darin, dass nur eine schmale Schicht der
konkreten Welt wirklich gefasst ist. () Die biophysische Realitt und Kausalitt kann sich
nie auf physikalische Realitt und Kausalitt reduzieren. (Krisis, p. 390-1, Beilage IV, zu
12).
49
50
51
non lo spazio in s che si incarna nei nostri metri spazio? Esse sono
incarnazioni non dettate dallo spazio, ma dal nostro modo di porci verso lo
spazio, da ci che nello spazio cerchiamo, che per la scienza fisica
innanzitutto costanza. I metri di misurazione sono incarnazioni imposte
storicamente che incarnano lideale di costanza (es.: il metro campione di
Parigi). Non lo spazio in s ad essere neutrale e sempre costante, ma
importante per le nostre pratiche nello spazio che si possa trovare un
riferimento neutrale e costante. La teoria della relativit compie un passo
concettualmente importante nel momento in cui pone come parametro di
misurazione dello spazio (e del tempo) una velocit, ed in particolare una
velocit considerata come la massima a cui un segnale pu essere trasmesso,
cio la velocit della luce. Tuttavia, questo passaggio fatto con
consapevolezza solo parziale, infatti la velocit della luce (cio delle onde
elettromagnetiche, che fungono qui da metro campione) posta come
costante in qualunque contesto fisico possibile, nonostante sul piano della
conoscenza fisica ci non sia a rigore accertabile. Di fatto, il caso in cui in
termini di fisica classica si dovrebbe ammettere senzaltro che la velocit
della luce non davvero costante (influsso gravitazionale) viene eliminato
dalla concettualizzazione della relativit generale, sopprimendo la
gravitazione stessa come forza agente (non ci sono pi campi
gravitazionali, ma lo spazio stesso considerato curvo).
Qualche considerazione affine deve essere svolte con riferimento al
problema della cosiddetta natura tridimensionale dello spazio. Nonostante
molti interrogativi siano stati sollevati intorno alla natura delle tre
dimensioni e nonostante, grazie alla matematizzazione della geometria, sia
oggi consueto parlare liberamente di n dimensioni, lunico modo per
comprendere il senso delle tre dimensioni rivolgersi alla genesi del
concetto di dimensione spaziale. Le tre dimensioni richiamate nella
determinazione dei corpi reali non sono ovviamente rintracciabili
direttamente nella realt; per capire come si giunge al fatidico numero di tre
dimensioni bisogna capire come si definita la prima dimensione a partire
dal punto geometrico. Il punto lentit priva di forma e dimensione,
ovvero, con Euclide, ci che non ha parti. Ma ovvio che qualunque
dimensione reale analizzabile in parti, dunque il punto geometrico un
concetto-limite, anzi proprio il concetto di limite minimo; negli Elementi
di Euclide troviamo anche che punti sono gli estremi di una linea, dunque
appunto i punti che delimitano una linea. Proviamo allora a vedere per un
attimo cosa conta come linea; per Euclide linea semplicemente
lunghezza senza larghezza, dal che possiamo trarre che il punto il limite
di unoperazione di misurazione, dunque qualcosa che non ha alcuna
dimensione fisica proprio perch non appartiene al regno delle cose, ma a
quello delle operazioni cognitive sulle cose. La linea, a sua volta,
fondamentalmente linea retta, in quanto minima distanza tra due punti (cio
in quanto misura che copre il percorso pi economico, inerziale, tra due
punti). Se per punto e linea sono sostanzialmente momenti di un atto di
misurazione, ne segue che tali saranno anche superfici e solidi, in quanto
reiterazioni delle operazioni di misurazione lineare. Tre operazioni di
misurazione del tipo che prende come campione il procedere rettilineo di
52
una misurazione sono quanto necessario per indicare gli estremi degli
oggetti nello spazio, e questo tutto il mistero del perch proprio tre
dimensioni vi siano in natura. Le dimensioni non sono propriet misteriose
della natura, ma modalit della nostra determinazione metrica della natura.
Non che lo spazio ha dimensioni, ma lo spazio diviene spazio geometrico
attraverso atti di misurazione, la cui composizione chiamiamo dimensioni.
Veniamo al tempo fisico o tempo di natura; gi sappiamo che non si
possono prendere in considerazione successioni temporali se non in
dipendenza dallintenzionalit della coscienza; chiediamoci allora come si
d innanzitutto la temporalit fisica; di primo acchito essa deve darsi come
successione di eventi, ma in termini fisici ci non basta in quanto il tempo
innanzitutto da intendere come qualcosa che scorre regolarmente e che
fornisce cos il parametro per misurare i processi. Tuttavia, se la natura
metrica dello spazio era ambigua, quella del tempo davvero misteriosa:
cosa mai scorrerebbe costantemente in modo da fornire il metro universale
per determinare processi fisici? chiaro che non c niente che scorra a
fianco del succedersi degli eventi: abbiamo proprio solo il succedersi di
eventi. Aristotele defin il tempo come il numero del movimento, cio
come la misura del movimento, ma non affatto chiaro come si possa
determinare ununit di misura del tempo; quale sarebbe infatti il parametro
per valutarne la costanza in diversi atti di misurazione? Nel caso dei
campioni metrici spaziali il criterio di stabilit pu essere applicato in
quanto assumiamo che allo scorrere del tempo un campione metrico
funzionale quello che non muta; ma se fosse il tempo stesso a manifestare
mutamenti incontrollabili non ci sarebbe alcuna possibilit di valutare
alcunch, neppure la validit dei metri spaziali. Ora, come per lo spazio
anche per il tempo dobbiamo concludere che esso non ha alcuna misura, ma
il modo con cui noi costruiamo misurazioni del cambiamento. Se
potessimo accertarci con una misurazione della regolarit del tempo,
dovremmo avere una metatemporalit che ci garantisce della costanza
della regolarit prima. Di fatto, tutto ci che si pu fare per determinare
misurazioni del tempo ricercare processi che paiono dispiegarsi in modo
uniforme in diverse istanze del medesimo processo. I moderni orologi
atomici sono considerati un modello di regolarit in quanto ponendone
diversi con la medesima sincronizzazione di partenza, essi mostrano dopo
un anno differenze massime dellordine di 6 x 10-6 sec. Di nuovo vediamo
come lunit di misura posta sulla scorta di un ideale normativo di
regolarit. Dunque spazio e tempo, le due componenti fondamentali alla
base di ogni misurazione fisica, sono introdotte come incarnazioni di
ununiformit della natura presupposta. Ci comporta che qualunque cosa,
per avere un qualche grado di legittimazione scientifica, o meglio, di
esistenza scientifica, deve rispondere ad esigenze ideali di regolarit.
ovvio che ci ha unimplicazione inaggirabile, ovvero che non possibile
stabilire su base scientifica che la natura uniforme; pi pregnantemente,
non possibile stabilire su base scientifica che la natura governata in toto
da leggi. Questo perch, com chiaro, qualunque tipo di fenomeno che
risulti difficile da sottoporre a misurazione, cio che non manifesti
sufficiente uniformit, viene sottratto alla considerazione. Ci diventa
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SEZIONE VII
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Wir werden es verstehen lernen, dass die stndig fr uns im strmenden Wandel der
Gegebenheitsweisen seiende Welt ein universaler geistiger Erwerb ist, als das geworden
und zugleich fortwerdend als Einheit einer geistigen Gestalt, als ein Sinngebilde - als
Gebilde einer universalen letztfungierenden Subjektivitt. Dabei gehrt wesentlich zu
dieser weltkonstituierenden Leistung, dass die Subjektivitt sich selbst als menschliche, als
Bestand der Welt, objektiviert. Alle objektive Weltbetrachtung ist Betrachtung im Auen
und erfat nur uerlichkeiten, Objektivitten. Die radikale Weltbetrachtung ist
systematische und reine Innenbetrachtung der sich selbst im Auen uernden
Subjektivitt. (Krisis, p. 115-6; 29)
34
Gestalten wir nun dies zu einer neuen universalen Interessenrichtung, etablieren wir ein
konsequentes universales Interesse fr das Wie der Gegebenheitsweisen und fr die Onta
selbst, aber nicht geradehin, sondern als Objekte in ihrem Wie, eben in der ausschlielichen
und stndigen Interessenrichtung darauf, wie im Wandel relativer Geltungen, subjektiver
Erscheinungen, Meinungen die einheitliche, universale Geltung Welt, die Welt fr uns
59
60
in una realt magmatica e fluente, rispetto a cui deve ben presto prendere
posizione per poter decidere dei propri atti. A ben vedere, tuttavia, il modo
stesso in cui noi giudichiamo essere il mondo, e noi rispetto al mondo,
implica quale orientamento avremo; questo significa che le nostre presunte
conoscenze di cosa il mondo e di chi noi siamo rispetto al mondo ci
indicano quale sar lindirizzo etico delle nostre scelte: in una visione
radicale come quella fenomenologica non c alcuna scissione essenziale tra
dimensione cognitiva e dimensione etica; cos come non c modo di
esercitare operazioni cognitive rivolte alla realt senza un orientamento
assiologico (al minimo lorientamento teleologico dellessere vivi),
altrettanto non c modo di assumere un orientamento nel mondo senza
conoscere la propria posizione ed identit rispetto al mondo.
Sulla scorta di queste considerazioni si pu cominciar a vedere qual
il senso della rivendicazione che Husserl fa di un peculiare telos proprio
dellumanit storica. Sin dalle prime pagine della Krisis emerge il tema,
nuovo per lo Husserl pubblico, di un telos immanente alla storia
dellumanit, un telos incarnato dalla cultura europea a partire dalla sua
fondazione nel mondo greco.35 Se lessenza umana la razionalit, e di ci
Husserl, come lintera storia del pensiero occidentale, salvo sparute
eccezioni, convinto, allora filosofia e scienza, prodotti caratteristici
dellOccidente, sono n pi n meno che la rivelazione, lincarnazione
dellentelechia propria dellumanit stessa. Ora, di primo acchito una tesi
del genere pu lasciare perplessi per svariati motivi. Innanzitutto non una
tesi particolarmente nuova, essendo stata rappresentata in forma potente
quantomeno dallidealismo tedesco, Fichte e Hegel in particolare. In
secondo luogo una tesi che pu apparire fastidiosamente etnocentrica,
quasi inconsapevole della ricchezza e variet di culture mondiali con la loro
peculiarit e dignit. In terzo luogo, una tesi che nella sua rivendicazione
della fondamentalit della ragione sembra porsi in una posizione quanto mai
stantia ed angusta, dimentica delle lezioni della crisi dello hegelismo
(Schopenhauer, Nietzsche, Marx, ecc.). Ma ovviamente il fatto che una tesi
suoni vecchia non comporta ancora affatto la sua falsit, e quindi
necessario comprenderla sulla scorta del complessivo percorso di pensiero
husserliano.
35
Damit allein entscheidet sich, ob das dem europischen Menschentum mit der Geburt
der griechischen Philosophie eingeborene Telos, ein Menschentum aus philosophischer
Vernunft sein zu wollen und nur als solches sein zu knnen - in der unendlichen Bewegung
von latenter zu offenbarer Vernunft und im unendlichen Bestreben der Selbstnormierung
durch diese seine menschheitliche Wahrheit und Echtheit, ein bloer historisch-faktischer
Wahn ist, ein zuflliger Erwerb einer zuflligen Menschheit, inmitten ganz anderer
Menschheiten und Geschichtlichkeiten; oder ob nicht vielmehr im griechischen
Menschentum erstmalig zum Durchbruch gekommen ist, was als Entelechie im
Menschentum als solchen wesensmig beschlossen ist. Menschentum berhaupt ist
wesensmig Menschsein in generativ und sozial verbundenen Menschheiten, und ist der
Mensch Vernunftwesen (animal rationale), so ist er es nur, sofern seine ganze Menschheit
Vernunftmenschheit ist - latent auf Vernunft ausgerichtet oder offen ausgerichtet auf die zu
sich selbst gekommene, fr sich selbst offenbar gewordene und nunmehr in
Wesensnotwendigkeit das menschheitliche Werden bewusst leitende Entelechie.
Philosophie, Wissenschaft wre demnach die historische Bewegung der Offenbarung der
universalen, dem Menschentum als solchen eingeborenen Vernunft. (Krisis, p. 13, 6)
61
62
hat fr ihn [Mensch] die ganze Idee Wahrheit an sich einen Sinn? Ist das, und
korrelativ an sich Seiendes, nicht eine philosophische Erfindung? Aber doch nicht eine
Fiktion, nicht eine entbehrliche und bedeutungslose Erfindung, sondern eine solche, welche
den Menschen auf eine neue Stufe erhebt, bzw. zu erheben berufen ist in einer neuen
Historizitt menschheitlichen Lebens, deren Entelechie diese neue Idee ist und die ihr
zugeordnete philosophische oder wissenschaftliche Praxis, die Methodik eines neuartigen
wissenschaftlichen Denkens. - Das An-sich besagt ebensoviel wie objektiv, wenigstens so,
wie in den exakten Wissenschaften das Objektive dem blo Subjektiven gegenbergestellt
wird, letzteres als das, was Objektives nur indizieren soll oder worin Objektives nur
erscheinen soll. Es ist blo Phnomen von Objektivem, und aus den Phnomenen das
Objektive herauszuerkennen und in objektiven Begriffen und Wahrheiten zu bestimmen,
das ist die Aufgabe. (Krisis, p. 270-1; 73)
37
Vernunft ist das Spezifische des Menschen, als in personalen Aktivitten und
Habitualitten lebenden Wesens. Dieses Leben ist als personales ein stndiges Werden in
einer stndigen Intentionalitt der Entwicklung. Das in diesem Leben Werdende ist die
Person selbst. Ihr Sein ist immerfort Werden, und das gilt bei der Korrelation von
einzelpersonalem und gemeinschaftspersonalem Sein fr beides, fr den Menschen und die
einheitlichen Menschheiten. - Menschlich personales Leben verluft in Stufen der
Selbstbesinnung und Selbstverantwortung, von vereinzelten, gelegentlichen Akten dieser
Form bis zur Stufe universaler Selbstbesinnung und Selbstverantwortung, und bis zur
Bewusstseinserfassung der Idee der Autonomie, der Idee einer Willensentschiedenheit, sein
gesamtes personales Leben zur synthetischen Einheit eines Lebens in universaler
Selbstverantwortlichkeit zu gestalten; korrelativ, sich selbst zum wahren Ich, zum freien,
autonomen zu gestalten, das die ihm eingeborene Vernunft, das Streben, sich selbst treu zu
sein, als Vernunft-Ich mit sich identisch bleiben zu knnen, zu verwirklichen <sucht>; ()
Aber von innen gesehen ist es ein Ringen der in geistiger Gemeinschaft lebenden und
fortlebenden Philosophengenerationen - der Trger dieser Geistesentwicklung -, im
stndigen Ringen der erwachten Vernunft, zu sich selbst, zu ihrem Selbstverstndnis zu
kommen, zu einer konkret sch selbst - und zwar als seiende Welt, als in ihrer ganzen
universalen Wahrheit seiende Welt - verstehenden Vernunft. (Krisis, p. 272-3; 73)
63
Die Selbstgegebenheit ist also die fundamentalste Weise der Wahrheit und sie fundiert
auch den engeren Sinn der Wahrheit als Urteilswahrheit. (Dieter Lohmar, Erfahrung und
kategoriales Denken, Kluwer Academic Publishers, 1998, p. 165)
64
65
66
allincapacit di dar conto della soggettivit come condizione del darsi dei
fenomeni. In entrambi i casi laccusa di Husserl al pensiero sedicente
razionale della nostra contemporaneit di essere affetto da un
inconsapevole irrazionalismo. opportuno ricordare a questo punto come la
disputa (gi presente nella prospettiva hegeliana) che accusa le scienze
moderne di astrattezza (Hegel) o di irrazionalit (Husserl) vista dal
punto di vista delle scienze, e del naturalismo filosofico che delle scienze si
fa paladino, come unistanza metafisica. Rispetto al tema del significato e
della natura della metafisica Husserl non prende posizione, come invece fa
negli stessi anni Heidegger, che rivendica uno nuovo spazio ed una nuova
forma speculativa alla metafisica. Ma, al di l delluso del termine
metafisica, la questione di fondo appunto quella del senso di verit e
razionalit; se la contestazione classica (kantiana) alla metafisica di
produrre formulazioni dallapparenza razionale ma prive della possibilit di
verifica o falsifica, allora si dovrebbe osservare che una parte consistente
delle affermazioni scientifiche moderne (e lo stesso naturalismo scientifico
come teoria filosofica) sono metafisiche. Intere branche scientifiche, come
la cosmologia o la biologia evoluzionista, sono metafisiche in senso
kantiano. Daltro canto, il vero problema concerne i criteri di verifica e
falsifica: in una prospettiva fenomenologica verit non primariamente
lincontro di aspettative, ipotesi o intenzioni del soggetto con un sostrato
obiettivo capace di riempirle o meno; ci che primariamente richiesto
la descrizione del fenomeno in modo quanto pi possibile impregiudicato:
prima di tentare verifiche o falsifiche necessario comprendere il contenuto
che si prende in considerazione e la sua manifestazione concreta nei limiti in
cui si d. chiaro che ogni descrizione che implichi tratti noetici,
intenzionali, che indaghi come il soggetto si indirizza ai suoi oggetti, non
sottoponibile a verifica o falsifica sperimentali; conferme o smentite
possono qui avvenire solo nella forma di avvenuta o mancata comprensione
intersoggettiva. importante capire che il modo di sottrarsi alla verifica di
una descrizione delle premesse della verifica stessa (= determinazione del
significato da mettere alla prova e della manifestazione esperienziale su cui
effettuare la prova), del tutto diversa dal modo di sottrarsi alla verifica di
teorizzazioni su totalit indisponibili (come sulla totalit del cosmo o
sullorigine evoluzionistica della coscienza). Quando effettuiamo una
descrizione od una narrazione noi determiniamo insieme e reciprocamente
le parole che vi occorrono e gli oggetti cui si riferiscono: questo processo
pu risultare efficace o meno, perspicuo o meno, comprensibile o meno, ma
non pu essere sottoposto a verifica in senso stretto. Verifiche in senso
stretto si possono dare solo quando c gi pieno accordo circa il significato
di ci che si mette alla prova. Al contrario, descrizioni e narrazioni sono
interazioni verbali in cui il contesto serve ad articolare il senso dei termini
ed insieme le articolazioni verbali gi consolidate suggeriscono come
segmentare la realt che sta di fronte. Le descrizioni fenomenologiche si
collocano a questo livello, e perci la loro natura non metafisica in senso
kantiano, nonostante non siano soggette a verifica/falsifica. Al contrario
proposizioni del tipo: Il mondo creato da Dio, Il mondo eternamente
sussistente, Il mondo nasce da unesplosione, Il mondo stato creato ieri
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