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di Alberto A. Sobrero, vol.

2, La variazione e gli usi


Gaetano Berruto, La veriet del repertorio
Giuseppe Francescato, Sociolinguistica delle minoranze

Sommario
Gaetano Berruto Le Variet Del Repertorio ................................................................................................... 2
1.

Il repertorio linguistico degli italiani ...................................................................................................... 2

2.

Variet dellitaliano: dimensioni di variazione e gamma di variet ...................................................... 2

3.

Il continuo e il discreto nelle variet dellitaliano ................................................................................. 3

4.

Modelli di repertorio ............................................................................................................................. 4

5.

Tra italiano e dialetto ............................................................................................................................ 5

Giuseppe Francescato Sociolinguistica delle minoranze ................................................................................ 7


01.

Le minoranze linguistiche in generale ............................................................................................... 7

02.

Minoranze linguistiche in Italia ......................................................................................................... 7

03.

Provenzale e franco-provenzale ........................................................................................................ 7

04.

Minoranze tedesche lungo la catena alpina ...................................................................................... 8

05.

Italiano e tedesco nellAlto Adige ...................................................................................................... 8

06.

La minoranza ladina dolomitica ......................................................................................................... 9

07.

La lingua friulana ............................................................................................................................... 9

08.

La minoranza slovena ........................................................................................................................ 9

09.

La variet croata .............................................................................................................................. 10

10.

Le variet dellabanese .................................................................................................................... 10

11.

I grichi di Calabria e Puglia ........................................................................................................... 10

12.

La variet algherese ......................................................................................................................... 10

13.

La lingua sarda ................................................................................................................................. 11

14.

Le parlate degli zingari ..................................................................................................................... 11

15.

Bilinguismo ed emigrazione............................................................................................................. 11

Gaetano Berruto Le Variet Del Repertorio


1. Il repertorio linguistico degli italiani
impensabile sostenere che tutti gli italiani parlino solo litaliano anche se altrettanto vero che vengono
considerati parlanti nativi dellitaliano tutti coloro che hanno come lingua della socializzazione primaria,
quella cio acquisita in famiglia, litaliano o un dialetto del gruppo italo-romanzo. Data la loro distanza
strutturale reciproca i dialetti italiani vanno per considerati variet linguistiche a se stanti, non semplici
variet dellitaliano; quindi per dare una definizione grossolana a livello numerico delle variet del
repertorio linguistico degli italiani bisognerebbe contare la quindicina di variet romanze dialettali da
affiancare allitaliano alle quali vanno aggiunte le cinque altre lingue o variet romanze e le sei lingue o
variet non romanze parlate nelle comunit alloglotte. Non esiste dunque un unico repertorio linguistico
panitaliano, valido per tutti gli italiani, perci per repertorio linguistico si intende linsieme dei due
(dia)sistemi che lo compongono vale a dire la lingua nazionale e il dialetto. Per diasistema si intende in
linguistica un insieme di sistemi con molti tratti in comune o pi tecnicamente un sistema di livello
superiore costruito a partire da pi sistemi aventi somiglianze parziali, con (dia)sistema invece intendiamo
un sistema complessivo che con maggior rigore si potrebbe definire come un diasistema. Questi due sistemi
sono apparentemente legati da un rapporto di diglossia ma forse sarebbe pi opportuno parlare di
macrodiglossia e microdiglossia per fare una giusta differenziazione tra aree e classi sociali in cui il
dialetto pi forte di altre aree e classi sociali in cui invece e litaliano la lingua maggiormente usata. Un
altro fattore tipico della lingua italiana che quasi ovunque manca lelemento principale della diglossia,
cio che la prima lingua viene utilizzata negli usi scritti e formali mentre la seconda per gli usi parlati e
informali, in quanto le due variet si scambiano spesso di ruolo; si pu dire pertanto che italiano e dialetto
abbiano un rapporto di dilalia. questa una situazione in cui vengono chiaramente usati e compresi due
diversi (dia)sistemi linguistici la cui differenza strutturale tuttavia inferiore a quella che si riscontra nei
repertori bilingui classici, sistemi che invece si sovrappongono in maniera imprevista e ricorrente. Dati
statistici confermano che oggi esiste una maggioranza della popolazione italofona che sa e usa sia litaliano
che il dialetto, un ampia minoranza che non sa o non usa il dialetto e una piccola minoranza che non sa o
non usa litaliano con molte zone (praticamente sono unica eccezione Sardegna e Friuli) che oltre a servirsi
dei due livelli (alto dellitaliano e basso del dialetto locale) ne utilizzano uno intermedio del dialetto italoromanzo circostante e dove il dialetto non pi il livello pi basso del repertorio ma viene sostituito dalla
parlata alloglotta locale. Dunque partendo dal presupposto di considerare litaliano o un dialetto italoromanzo come lingua della socializzazione primaria e litaliano come lingua della socializzazione secondaria
se si vuole affrontare uno studio del repertorio linguistico degli italiani bisogna confrontarsi con lintera
somma delle risorse linguistiche a disposizione della comunit parlante, la loro stratificazione in quel tutto
che il repertorio e il loro organizzarsi in variet.

2. Variet dellitaliano: dimensioni di variazione e gamma di variet


Le variet dellitaliano vanno studiate innanzitutto in base a dei criteri di variazione, parametri
extralinguistici in base ai quali una variet pi utilizzata di altre. Le fondamentali dimensioni della
variazione sincronica della lingua sono costituite dallarea geografica in cui questa viene usata (variazione
geografica o diatopica), dallo strato o gruppo sociale a cui appartengono i parlanti (variazione sociale o
diastratica), dalla situazione comunicativa nella quale si usa la lingua (variazione situazionale o funzionalecontestuale o diafasica), dal mezzo utilizzato per effettuare la comunicazione (variazione diamesica).
Sobrero, A. A. Introduzione allitaliano contemporaneo, Vol. 2: La variazione e gli usi
Berruto, G. Le variet del repertorio. Francescato, G. Sociolinguistica delle minoranze
Riassunto a cura di Enzo Santilli, opera trattata per soli fini didattici e divulgativi.
Tutti i diritti appartengono ai rispettivi proprietari. Info e feedback: enzo.santilli.13@gmail.com Pag. 2

Queste quattro dimensioni della variazione costituiscono degli assi di riferimento lungo i quali si possono
ordinare le variet compresenti nello spazio di variazione dellitaliano contemporaneo; ciascun asse pu
costituire un continuum che unisce due variet contrapposte come poli estremi fra cui si collocano variet
intermedie. Lungo lasse della variazione diatopica si collocano gli italiani regionali e i poli sono costituiti
dallitaliano standard normativo (a base fiorentina) e dallitaliano regionale fortemente dialettizzante;
lungo lasse diastratico si va dallitaliano colto ricercato allitaliano popolare basso; lungo lasse diamesico
dallitaliano formale aulico allitaliano informale trascurato. Non va dimenticato che nelle reali variet duso
della lingua le varie dimensioni si intersecano e possono determinarsi contemporaneamente (ad esempio
ad esempio i gerghi si definiscono contemporaneamente sullasse diastratico in quanto propri di certi
gruppi funzionali e sullasse diafasico in quanto svolgenti una particolare funzioni in date classi di situazioni
comunicative, cos come un italiano fortemente marcato in diatopia sar per lo pi anche una variet
sociale bassa mentre litaliano popolare tipico di fasce sociali non istruite sar per i suoi parlanti anche una
variet diafasica, il registro da utilizzare in occasioni formali). Nella situazione italiana praticamente
impossibile separare la variazione diatopica da quella diastratica, in quanto in base alla classe sociale a cui
appartiene il parlante egli acquisir come lingua primaria una variet differente di italiano. Esiste quindi un
rapporto fra le variazioni che vede la diastratia agire dentro la diatopia, e la diafasia dentro la diastratia con
la diamesia a sua volta dentro la diastratia come in un sistema di cerchi, o meglio gruppi, concentrici: un
parlante nel periodo dello sviluppo linguistico impara una variet sociale dellitaliano della propria regione,
entro la quale impara diversi registri adeguati a diverse situazioni entro cui impara la fondamentale
dicotomia fra parlato e scritto. importante notare per come mentre variet diatopiche possano fungere
anche da variet diastratiche e variet diastratiche da variet diafasiche e variet diafasiche da variet
diamesiche, non sia altrettanto possibile il contrario. Seguendo lo schema di Berruto si pu dare a tutte le
produzioni linguistiche un valore sulle quattro dimensioni separatamente, quindi determinare quanto
quella produzione sia marcata in diatopia, diastratia, diafasia, diamesia.

3. Il continuo e il discreto nelle variet dellitaliano


Trattare i rapporti strutturali fra le variet in termini di continuum (vale a dire escludere la divisione o
linterruzione che dividono gli elementi del repertorio) implica la presenza di una scala di variet in cui
ciascuna sfuma impercettibilmente nellaltra senza che sia possibile stabilire i confini ben delimitati fra
luna e laltra. Ma se vero che variet dellitaliano e variet del dialetto non possono propriamente far
parte di uno stesso continuum anche vero che la gamma delle variet sono facilmente identificabili ma
senza dei confini troppo netti fra di loro dato che ciascuna variet contrassegnata oltre che da un certo
numero di tratti tipici diagnostici anche da un particolare infittirsi e co-occorrere di tratti che sono peraltro
condivisi da pi variet. un caso questo di continuum con addensamenti. Oltre che allampio common
core del (dia)sistema linguistico italiano numerosi tratti non standard sono distribuiti su pi variet: il caso
dei tratti comuni a tutte le variet, dei tratti comuni ad alcune variet e dei tratti peculiari ad ogni variet. Il
continuum ad addensamenti italiano quindi pluridimensionale, non lineare, perch le variet non
sembrano ordinabili in maniera tale che ciascuna occupi un gradino di una scala e passando dalluna
allaltra variet si scenda o si salga inevitabilmente di un gradino lungo un asse con un polo alto e uno
basso. Ogni variet pu poi avere unulteriore variabilit interna e la frequenza dei tratti variabili di ognuna
pu essere un aspetto significativo per caratterizzare le variet. Ogni elemento ha comunque la sua
collocazione nel continuum e quindi bisogna anche capire, al fine di comprendere meglio le differenze fra le
varie variet, quali di questi elementi hanno valore neutro, quindi appartengono al common core o ad un
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gran numero di variet, e quali invece siano marcati su una o pi dimensioni perch tipici di una fetta
particolare di variet o di una sola determinata variet. Volendo collocare particolari elementi su una scala
lineare si nota che la continuit raggiunge il suo massimo nella variazione diafasica dove si passa davvero
impercettibilmente da una variet situazionale allaltra, mentre se consideriamo per intero il numero delle
variet repertorio e allinterno di queste anche le variet ditaliano strutturalmente pi vicine al dialetto e
quelle di dialetto strutturalmente pi vicine allitaliano, la scala strutturale delle variet non corrisponde
alla scala sociale: sulla scala sociale una variet fortemente italianizzata di dialetto pi alta di una variet
dialettizzata di italiano.

4. Modelli di repertorio
Partendo dal sistema base del Pellegrini che identificava quattro variet fondamentali del repertorio,
numerose sono state le variazioni apportare a questo primo tentativo di distinguerle e classificarle:
1. Pellegrini, 1960: 4 variet. Italiano standard o comune, italiano regionale, koin dialettale o dialetto
regionale, dialetto locale.
2. Mioni 1, 1975: 6 variet. Tre sul versante italiano con italiano aulico, italiano parlato formale e
italiano parlato informale, e tre sul versante dialettale con dialetto di koin, e/o dello stile pi
elevato, dialetto del capoluogo di provincia, dialetto locale. uno schema che da grande rilevanza
alla dimensione diafasica.
3. Mioni 2, 1983: 7 variet. Standard formale, standard colloquiale-informale, italiano regionale,
italiano popolare, dialetto formale, dialetto informale urbano e dialetto informale rurale.
4. Sobrero, 1981: 6 variet. Tre gradini di italiano comune, italiano regionale e dialetto ciascuno diviso
a sua volta in due gradini alto e basso mettendo cos in risalto la variazione diatopica.
5. De Mauro, 1980: 6 variet fortemente in relazione alla variazione diafasica. Italiano scientifico,
italiano standard, italiano popolare unitario, italiano regionale colloquiale, dialetto regionale,
dialetto locale stretto.
6. Sanga, 1981: 8 variet per litaliano, 5 per il dialetto e 3 per i gerghi. Italiano: Italiano anglicizzato,
italiano letterario standard, italiano regionale, italiano colloquiale, italiano burocratico, italiano
popolare (unitario), italiano dialettale, italiano-dialetto. Dialetto: dialetto italianizzato, koin
dialettale (regionale), dialetto urbano (provinciale), dialetto locale civile, dialetto locale rustico.
Gerghi: gergo italiano (regionale), gergo dialettale urbano, gergo dialettale rustico.
7. Trumper, 1982: 6 variet per il parlato e 4 per lo scritto. Parlato: italiano regionale formale, italiano
regionale informale, italiano regionale trascurato (fortemente interferito), dialetto koin, dialetto
urbano, patois locale. Scritto: italiano standard, italiano sub-standard, italiano sub-standard
interferito, dialetto letterario.
8. Stehl, 1990: 5 variet su base regionale. Italiano standard, italiano con poche interferenze dialettali,
italiano con numerose interferenze dialettali, dialetto con numerose interferenze dallitaliano,
dialetto locale.
9. Sabatini, 1985: 2 variet a carattere nazionale e 4 a livello regionale. Nazionale: italiano standard e
italiano delluso medio. Regionali: italiano regionale delle classi istruite, italiano regionale delle
classi popolari (italiano popolare), dialetto regionale o provinciale e dialetto locale. Importante
distinzione anche fra scritto e parlato.

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Nonostante alcuni facciano riferimento a particolari usi della lingua da parte degli italiani ognuno di questi
presenta le variet secondo diversi continua che riassumono diverse dimensioni di variazione. Sembra
esserci comunque un certo accordo su alcuni assi portanti come il rilievo della differenziazione diatopica, il
riconoscimenti di una tensione fra litaliano standard della tradizione letterario e una forma comune e il
riconoscimento dellitaliano popolare come variet sub-standard come variet primariamente diafasica ben
consolidata.
Se ci si volesse concentrare invece su modelli che riguardino esclusivamente il dialetto innanzitutto
bisognerebbe tener conto che questo presenterebbe una variazione minore che non la lingua su tutte e tre
le dimensioni della variazione; infatti mentre la gamma di funzioni dellitaliano aperta verso il basso,
quella del dialetto chiusa o quantomeno limitata verso lalto nel senso che il dialetto per sua stessa natura
non pu essere impiegato in funzioni alte o troppo elaborate. Si deve inoltre considerare la forte differenza
che esiste fra i parlanti della citt e quelli della campagna e allo stesso tempo la presenza di una koin che
attenui le differenze locali tipiche delle singole parlate dialettali. Si potrebbe proporre senza troppi
problemi uno schema con quattro variet: il dialetto letterario, il dialetto urbano (raggruppa i diversi modi
di uso parlato nella societ cittadina contemporanea), il dialetto locale rustico (pi tipico della campagna
che della citt), dialetto gergale ( comprende tutte le forme marcatamente espressive sia soprattutto veri e
priori gerghi a base dialettale come ad esempio quello di mestiere e di gruppi emarginati). Eliminare la
variazione diafasica potrebbe semplificare la stesura di uno schema definitivo in quanto il dialetto viene
utilizzato praticamente sempre negli stessi contesti, il che a porta considerare come cardini del repertorio
linguistico italo-romanzo variet socio geografiche che si incontrano pi comunemente e facilmente. Le
seguenti variet allora potrebbero essere rappresentate con uno schema non dissimile da quello base del
Pellegrini:
a)
b)
c)
d)

Italiano medio (standard), o delluso comune o colto;


Italiano popolare (regionale);
Dialetto italianizzato;
Dialetto locale rustico.

5. Tra italiano e dialetto


Il settore di contatto e confine che divide italiano e dialetto indubbiamente assai difficilmente
identificabile. La presenza di italianismi nel dialetto ad esempio si intensificano quando le sfere oggetto del
discorso riguardano fatti e cose tipiche della societ moderna e lontane dalla quotidianit della vita,
bisogna considerare anche il dialetto italianizzato come fortemente variabile in chiave diatopica perch
quello cittadino sar sicuramente pi ricco di italianismi rispetto a quello di campagna. Allo stesso modo, da
un punto di vista diastratico, il dialetto dei ceti medi e medio-bassi sar sicuramente pi italianizzato di
quello dei ceti bassi. Dialetto e italiano possono dunque arrivare a compenetrarsi anche in maniera molto
profonda quindi importare guardare anche allaspetto morfologico di una frase: generalmente il tipo di
morfologia e di lessico presenti n quel contesto determina quanto quella frase possa essere pi dialettale o
italianizzata; ovviamente fare bene attenzione che il numero di parole espresse in una lingua o un dialetto
pu essere utile ma non sufficiente a determinare se quale frase sia pi vicina al dialetto o allitaliano
perch potremmo avere frasi composte da una maggioranza di termini italiani seppur evidentemente
espresse in dialetto. La fonetica rimane pressoch intatta e non un elemento valido per fare una giusta
distinzione, cos come potrebbe essere il lessico. Fatto che litaliano e il dialetto riescono sempre a
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sceverare luno dentro laltro, anche grazie alla facolt di due linguaggi di entrare in comunicazione
secondo le norme del code-switching e del code-mixing, questultima presentissima nelle conversazioni di
tutti i giorni. questo un elemento caratterizzante del vasto repertorio linguistico degli italiani, e conferma
ancora di pi che la convivenza fra italiano e dialetto esiste, possibile, e soprattutto non conflittuale.

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Giuseppe Francescato Sociolinguistica delle minoranze


01.

Le minoranze linguistiche in generale

LItalia considerato un paese monolitico nel senso che si ritiene che litaliano sia la lingua comune a tutti
gli italiani, credenza invece falsa visto che ben il 4,8% del totale dei residenti entro i confini nazionali ha
come lingua materna una variet linguistica diversa dallitaliano. dunque una minoranza quel gruppo di
persone alloglotte che hanno come prima lingua o lingua materna (la lingua cio che viene acquisita nella
prima socializzazione) una diversa da quella nazionale. Visto che tali parlanti non possono comunque
esimersi dallapprendere anche litaliano si instaura fra le due lingue un rapporto di bilinguismo, che in
particolari circostanze pu essere sia di bilinguismo che di diglossia. Si ha allora a che fare con bilinguismo
collettivo, quando cio tutti i membri della comunit conoscono sia la lingua X che la lingua Y, le quali
insieme formano il repertorio linguistico della comunit. Ci sono come si visto isole o oasi e penisole o
propaggini sono ampiamente presenti entro i confini geografici dellItalia ma si possono anche verificare
circostanze in cui ci sia un isola allinterno di un'altra isola e sarebbe allora pi conveniente parlare di
minoranze di I ordine e minoranze di II ordine (dove le condizioni di bilinguismo accadono
generalmente quando si ha a che fare con minoranze di I ordine e il trilinguismo avviene pi facilmente
quando sono presenti anche minoranze di II ordine). Ad eccezione del valdostano in quasi tutta Italia c un
calo del numero di praticanti parlanti il dialetto, fattore che determina forti cambiamenti nella vitalit dei
dialetti stessi e quindi anche su un piano sociolinguistico.

02.

Minoranze linguistiche in Italia

Le variet minoritarie alloglotte in Italia si assommano ad almeno una quindicina, anche se impossibile
determinarne con assoluta precisione numero e confini poich molte sono simili fra loro e interferiscono
pi o meno diversamente con altre, e soprattutto ogni minoranza ha un rapporto diverso con la lingua
tetto. possibile comunque tracciare in grandi linee dei bordi geografici entro i quali le pi importanti
variet sono racchiuse e danno luogo a bilinguismo, cio dove due lingue vengono utilizzate luna a
discapito dellaltra alternativamente, a seconda dei bisogni sociali.

03.

Provenzale e franco-provenzale

Il provenzale (o occitano) e il franco provenzale (o arpitano) sono molto simili per struttura linguistica,
entrambe di matrice gallo-romanza (aventi cio come lingua principale il francese) e anche per questo
presentano simili problemi sociologici. A ovest del Piemonte abbiamo entrambe le variet con il francoprovenzale parlato da circa 120mila persone concentrato principalmente in Valle DAosta mentre la Val Di
Susa in Piemonte appunto invece principalmente provenzale. Queste due variet hanno non pochi
problemi a fissare i propri rapporti con le altre lingue usate in loco in quanto prevedono e riconoscono la
presenza di almeno altre due lingue (italiano e francese, oppure piemontese). Il francese ad esempio la
lingua obbligatoria allinterno delle scuole e delle chiese, pur non essendo la prima lingua; ecco perch
queste zone sono fra le pi evidentemente affette da trilinguismo (provenzale o francoprovenzale/francese/italiano) che in alcuni casi diventa quadrilinguismo. Il provenzale opposto dunque
allitaliano in un rapporto di diglossia, stessa cosa valida per provenzale e francese mentre italiano e
francese diventano due opposti punti di riferimento instaurando cos un rapporto di bilinguismo collettivo.
Stessa cosa avviene nella ristretta parte del Piemonte che parla franco-provenzale il quale per ha il
dialetto piemontese come intermediario fra le due lingue maggiori, diventando a volte addirittura sostituto
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del franco-provenzale stesso. Comunit franco-provenzali sono presenti in provincia di Foggia e Cosenza, e
in una decina di localit sparse in Sicilia orientale, tutte insediate a seguito di immigrazioni passate.

04.

Minoranze tedesche lungo la catena alpina

Le minoranze tedesche sono molteplici ma tutte contano un numero di parlanti assai ridotto, eccezion fatta
ovviamente del complesso alto-atesino. Si va dalla Valle dAosta e Nord del Piemonte in cui sono presenti i
mochni per poi passare alle zone dei tredici comuni veronesi e sette comuni vicentini entrambe in Veneto
dove ci sono i cimbri mentre altre minoranze sono presenti infine in Carnia e nella Val Canale nel FriuliVenezia Giulia. I dialetti della Val DAosta sono di tipo alemannico (vallese). La popolazione originaria si
trasfer qui dallOberland Bernese a partire dal XIII secolo e grazie allisolamento perpetrato per anni
conserva ancora ampi tratti delle influenze tedescofone originarie, similarmente ai mochni presenti nel
Nord del Piemonte, di origine bavarese. Entrambe le variet, comunque, col passare degli anni hanno visto
drasticamente mutare le loro peculiarit dialettali a favore dellitalianizzazione del luogo, dovuta al sempre
pi crescente interesse turistico. Ancor in pi costante regresso sono le parlate tedesche dei tredici comuni
veronesi e dei sette comuni vicentini dei cimbri, una popolazione dal dialetto originariamente di tipo
bavarese-austriaco. Anche in questo caso i disastri della guerra e lespansione turistica e industriale hanno
portato, soprattutto nella citt principale Asiago, ad un rapido stravolgimento delle tradizioni e quindi alla
perdita della maggior parte del patrimonio linguistico di matrice tedesca che invece era molto forte fino ad
un secolo fa. Non si pu pi, infatti, neanche parlare di zona bilingue, ma solo di centri che oppongono una
strenua resistenza alla scomparsa delle proprie radici, ponendo per italiano e minoranza linguistica in un
rapporto pi che altro di diglossia; risulta paradossale infatti che laddove si tenti di salvaguardare il
costume linguistico tradizionale si possa operare solo con mezzi che sviluppino linteresse socioeconomico
della zona, il quale non pu essere favorito se non dallaffermazione preventiva dellitaliano. Esempi di
forte resistenza agli influssi dellitaliano sono Luserna (TN) per la lingua cimbra. Similmente abbiamo
Sappada (Belluno, Veneto) e Sauris, la prima una localit turistica che presenta una parlata di tipo
pustero-carinziano con caratteristiche proprie mentre a Sauris si pu riscontrare anche il fenomeno del
trilinguismo (saurano/friulano/italiano). Singolare la situazione di Timau e Cleulis, frazioni di Paluzza che
nonostante la vicinanza hanno repertori linguistici differenti: timavese (di origine tedesca)/friulano/italiano
per la prima e friulano/italiano per la seconda.

05.

Italiano e tedesco nellAlto Adige

Una grande minoranza linguistica presente nel Sdtirol, una regione che geograficamente fa grosso modo
capo allintera provincia di Bolzano, dove vivono 450mila abitanti di cui una maggioranza pari al 62
percento parla tedesco. anche vero, e non di poco conto, che quasi tutti i parlanti tedesco sono
concentrati nelle maggiori localit della provincia (Bolzano, Merano, Bressanone, Laives). Mentre i
tedescofoni premono per avere un rapporto, anche a livello ufficiale, di diglossia col tedesco da utilizzare
nelle situazioni che richiedano un registro alto, per gli italofoni questo problema non si pone in quanto
questi a differenza degli altri non sentono la necessit di imparare laltra variet linguistica. Ne consegue
una confusione a livello didattico e scolastico in quanto i tedescofoni che vorrebbero riconosciuto il tedesco
come lingua A non sono in realt in grado di parlarlo visto che quello che conoscono gi solo una variet
dialettale mentre gli italofoni sono pi propensi, ovviamente, ad apprendere la variet letteraria standard
del tedesco, e non assumono quindi la capacit di esprimersi correttamente nella variet minoritaria del
Sdtirol. Per favorire un certo grado di bilinguismo si pertanto deciso di inserire linsegnamento di
Sobrero, A. A. Introduzione allitaliano contemporaneo, Vol. 2: La variazione e gli usi
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tedesco e italiano a partire dal secondo anno della scuola elementare, ma questo crea non pochi problemi
per i genitori che decidono precedentemente di iscrivere i figli a scuole primarie di tipo tedesche o italiane i
quali vorrebbero propendere invece a dare alla propria prole unidentit pi tipica di questo o di quellaltro
popolo.

06.

La minoranza ladina dolomitica

A cavallo fra Veneto e Trentino, attorno al Piz Bo, monte pi alto del gruppo dolomitico del Sella, si
estendono quattro vallate che presentano variet dialettali affini, tutte facenti capo a quella lingua che
viene definita ladino. Termine di origine sicuramente tradizionale, non vale pi se esteso alle parlate di
Cortina dAmpezzo e della Valle del Piave, maggiormente di stampo veneto-bellunesi e cadorine. Nella
provincia di Bolzano la parlata ladina riconosciuta e tutelata, anche se ovunque soprattutto dal punto di
vista lessicale presenta delle singolarit che difficilmente potrebbero farla confondere con altre. Affetta
come tutte le altre minoranze al fenomeno dellindebolimento a vantaggio dellitaliano, il ladino
comunque parlato da oggi da circa 30mila persone ed in alcune vallate addirittura insegnato (seppur con
ore insufficienti a garantire un apprendimento corretto) nelle scuole. Purtroppo la diversificazione fra una
variet ladina dallaltra ne ha sempre compromesso unufficializzazione vera e propria, tanto che ad oggi
non c pieno accordo neanche sulla grafia inerente la parte scritta della lingua e probabilmente la falla pi
grande presente nellespansione di questa minoranza risulta essere la mancanza di una koin vera e propria
che dovrebbe fare da sorgente e guida a tutte le altre zone dinteresse.

07.

La lingua friulana

Di forma grossolanamente quadrangolare, il Friuli presenta tre province: Udine, Gorizia e Pordenone le
quali parlano tutte (circa 700mila persone) un dialetto comune con eccezioni qua e la di tedesco, sloveno e
monolingui italiani. Recentemente riconosciuto come una lingua differenziata dai cosiddetti dialetti italiani,
il friulano presentava fino a qualche tempo fa anche due sotto-variet (tergestino di Trieste e muglisano di
Muggia) oggi scomparse, ed stato a lungo al centro della questione ladina per identificarne la posizione
allinterno del sistema linguistico. ovvio, come quasi ovunque, che si tratta di una variet parlata
principalmente da persone avanti con let residenti in ambiti rurali e, cos come il ladino, esiste il problema
dellassenza di una vera e propria koin che di certo non favorisce la resistenza della variet in questione
agli attacchi dellitaliano. Cos come per le minoranze tedesche lunico modo per tutelare la lingua locale
risulta essere quello di investire in settori che promuovano linsediamento dellitaliano e il problema si fa
ancora pi serio laddove sono presenti anche variet dialettali intermedie come a Udine col veneto e a Erto
con lertano. Altro grande ostacolo alla conservazione della lingua poi rappresentato dallassenza di molte
terminologie specifiche (eccezion fatta, ovviamente, per la terminologia rurale), limitazione che pone il
friulano nonostante sia la lingua maggiormente parlata in un rapporto di diglossia con litaliano (o per
meglio dire bilinguismo che si manifesta come diglossia).

08.

La minoranza slovena

una minoranza esplicitamente protetta con speciali disposizioni legislative in accordo coi governi sloveni e
croati. Queste disposizioni parallele assumono particolare rilievo a proposito dellistruzione scolastica
impartita a tutti i livelli nella lingua materna dei parlanti delle relative minoranze. In Italia il territorio
interessato copre lintera provincia di Trieste e la parte orientale delle province di Gorizia e Udine per un
totale di circa 53mila parlanti. Curiosamente fino a qualche anno fa si riteneva che gli abitanti della Val
Sobrero, A. A. Introduzione allitaliano contemporaneo, Vol. 2: La variazione e gli usi
Berruto, G. Le variet del repertorio. Francescato, G. Sociolinguistica delle minoranze
Riassunto a cura di Enzo Santilli, opera trattata per soli fini didattici e divulgativi.
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Canale (UD) avessero una parlata di origine russa poi rivelatasi in realt di origine slovena con radici per
ignote. Qui si mescolano incredibilmente dunque variet di sloveno, tedesco, friulano e italiano dando
ovunque vita a fenomeni di quantomeno bilinguismo.

09.

La variet croata

Presente in tre comuni del Molise questa parlata di origine slava venne importata qui nel 1600 ed
utilizzata da circa 3000 anime. Linguisticamente una variet di tipo dalmatico stokavo/ikavo e presenta
molte influenze dai dialetti abruzzese e molisano. Laddove viene parlata da in sommi capi vita a
trilinguismo (croato/dialetto/italiano) ma a livello strettamente localmente di tipo maggiormente bilingue
e diglossico in assenza di un vero e proprio dialetto locale. Luso del croato come lingua ufficiale non
comunque ufficialmente riconosciuto.

10.

Le variet dellabanese

I parlanti che costituiscono la minoranza di lingua albanese in Italia sarebbero circa 100mila sparsi in 38
comuni nelle regioni meridionali e in Sicilia. Lalbanese una lingua indoeuropea che ha subito una forte
influenza da parte del latino che ne ha generato due variet principali: il tosco (che anche la lingua
ufficiale dellAlbania) e il ghego con le colonie italo-albanesi che si rifanno al dialetto tosco ma che, a
seguito dellovvia pressione dellitaliano, hanno assunto una fisionomia propria. Differentemente da altre
minoranze va citato che quella albanese ha prodotto anche una notevole tradizione letteraria e risulta
quindi sorprendete che questo fattore, assieme a quello del numero di parlanti, non abbia portato ad una
tutela di tipo ufficiale della minoranza. Cos come per la variet croata molisana lalbanese relazionato
allitaliano da un rapporto di bilinguismo che diventa, a tratti, trilinguismo con lintervento di un dialetto
locale; lassenza di una koin ne ha infine impedito una vera e propria affermazione netta e ufficializzabile.

11.

I grichi di Calabria e Puglia

Un numero limitato di parlanti (circa 35mila) sparso fra Puglia e Calabria di avvale ancora oggi di questa
parlata di origine ellenica probabilmente ma non sicuramente lascito delle antiche colonie presenti in
tutto il Sud Italia che in tempi passati copriva un territorio molto pi vasto di quello odierno. A differenza
dellalbanese che ha sempre avuto un rapporto positivo con litaliano il grico sempre stato abbastanza
malvisto e anche per questo ha subito una drastica riduzione nellutilizzo negli ultimi tempi, anche qui poi a
causa della mancanza di una koin si dato avvio ad un processo di disgregazione tuttora in corso. La
distanza abissale dallitaliano o comunque dal tipo linguistico romanzo, una sorta di gricofobia sempre
esistita e la mancanza dellutilizzo di tale minoranza quasi ovunque durante la fase della prima
socializzazione ha fatto si che non sorgesse mai il problema di valorizzare questa lingua a livello legislativo,
ne tantomeno a livello dell insegnamento didattico.

12.

La variet algherese

Circa 20mila (su 40mila totali) abitanti della citt di Alghero in provincia di Sassari usa questa variet che il
segno tuttora vivente della passata dominazione catalana in Sardegna, durata circa 150 anni. Lalgherese
una variet di catalano che per per ovvi motivi di distanze non mai evoluto di pari passo con la lingua
originale, e parimenti al sardo assume lo status di lingua romanza, ma negli ultimi tempi a causa del sempre
pi frequente inutilizzo da parte dei giovani ha subito un drastico calo di interesse e sviluppo. Un ampio
numero di parlanti ha dunque una conoscenza solo passiva di questo catalano che non tuttora
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riconosciuto in via ufficiale il quale viene oramai parlato solo a livello familiare. Nel sud dellisola esiste
una variet di ligure conosciuta come tabarchino.

13.

La lingua sarda

la minoranza che ha il pi elevato numero di parlanti in Italia, circa 1.500.000, e riconosce quattro variet
dialettali: il meridionale (campidanese), il centrale (logudorese), il settentrionale (gallurese) e la variet di
Sassari (sassarese) che pi delle altre ha subito le interferenze da parte dei dialetti corsi. La variet
logudorese quella che presenta i tratti pi conservativi ma anche vero che in tutta lisola non esiste un
centro in grado di dare vita a koin. Per il sardo come per il friulano sorta la questione di considerare la
parlata come dialetto dellitaliano o lingua a se (una variet cio indipendente nel dominio neolatino),
daltronde punti di contatto e rapporti storici con litaliano indicano che il sardo e litaliano sono
strettamente coordinati tra loro.

14.

Le parlate degli zingari

A causa delle loro continue migrazioni difficile indicare con precisione il numero di parlanti zingari che
sono suddivisi in sinti nel Nord Italia e rom nel Centro-Sud per un totale di 50-80mila persone.
Generalmente questi si avvalgono di una lingua base, il romans, che ha un fondo lessicale di 500 parole ed
di origine indiana. Il romans parlato oggi solo in famiglia o come lingua segreta e a seconda del luogo in
cui viene espressa subisce aggiunte e contaminazioni dalle parlate circostanti. Le parlate zingare non sono
tuttoggi riconosciute n tutelate a nessun livello.

15.

Bilinguismo ed emigrazione

Si potrebbero considerare bilingui tutti gli italiani che per una serie di motivi risiedendo allestero e hanno
dovuto imparare unaltra lingua e viceversa gli stranieri che fanno lo stesso in Italia, anche se detta
affermazione va presa con le molle perch assume una valenza diversa a seconda del caso specifico che si
sta trattando. importante poi distinguere casi che possono essere di vero bilinguismo o solo di diglossia:
sono principalmente diglossici gli adulti i quali parlano in casa la lingua natia e sul posto di lavoro la lingua
del paese in cui sono ospiti, in opposizione col bilinguismo vero e proprio solitamente proprio dei giovani i
quali hanno altri modi e tempi di socializzare e quindi acquisire la nuova lingua ad un livello pi profondo.

Sobrero, A. A. Introduzione allitaliano contemporaneo, Vol. 2: La variazione e gli usi


Berruto, G. Le variet del repertorio. Francescato, G. Sociolinguistica delle minoranze
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