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Scheda biografica di

• Gian Galeazzo Visconti,


• Cosimo dei Medici e
• Aldo Manuzio

Gian Galeazzo Visconti.

Divenuto signore di Milano nel 1378,Gian Galeazzo Visconti rese


ancora più vasto il suo potere territoriale. La rete delle sue signorie si
estese a Pisa,a Siena, alla regione appenninica della Lunigiana e a
Perugina.
Dopo aver ottenuto nel 1395 dall’imperatore il titolo ereditario di duca
di Milano,Gian Galeazzo Visconti si inserì nella guerra fra Carraresi e
Scaligeri, riuscì a far prevalere la sua autorità su Verona e sconfisse il
signore di Padova. Infine, il tentativo di imporre nuovamente la signoria
viscontea su Bologna fu visto da Firenze come una minaccia diretta e venne contrastato
anche dal papa.
Nella guerra che seguì, Gian Galeazzo Visconte sconfisse nel 1402 i fiorentini ed entrò a
Bologna: solo la sua morte, avvenuta per peste il 3 settembre di quello stesso anno pose
fine al suo tentativo egemonico.

Cosimo dei Medici.

Nel 1433 i conflitti interni alla classe dominante divennero più acuti, la
famiglia dei Medici riuscì a trovare alcuni consensi fra le classi
popolari,con il tentativo di scalzare il potere al vecchio gruppo che
faceva capo alla famiglia degli Albinizzi.
Cosimo dei Medici, fu scacciato nel 1433, ritornò a Firenze l’anno dopo
e esiliò i propri avversari. Cosimo dei Medici controllava controllava
una potente organizzazione commerciale e bancaria, salita ai primi posti
della scena europea sotto il controllo di duo padre e di suo nonno.
Nei trent’anni successivi, nel 1434 tenne la signoria dello stato di Firenze senza alcun
mutamento istituzionale profondo e senza abbandonare i propri interessi commerciali.
Aldo Manuzio.

Nato nei pressi di Velletri nel 1450,studiò a Roma e a


Ferrara,impadronendosi perfettamente de greco e del latino ed entrò a
far parte della schiera degli umanisti. Nel 1495 si trasferì a Venezia,
qui pubblicò nel 1491 una grammatica latina. Ad Aldo Manuzio
risalgono alcune importanti innovazioni che in parte toccarono aspetti
tecnici dell’editoria, ma soprattutto contribuirono a creare un rapporto
più moderno fra il libro e il lettore. Dal 1501 l’editore cominciò a
pubblicare classici latini e greci adottando il formato IN OTTAVO, cioè
con il foglio tipografico ripiegato tre volte, che produceva fascicolo di
16 facciate. I libri IN QUARTO e ancor più quelli IN-FOLIO dovevano essere letti
tenendoli su un tavolo o su un leggio, di fronte al quale spesso occorreva stare in piedi.
I libri di Manuzio erano destinati a un pubblico colto, in grado di leggere il latino e il
greco e interessato soltanto al piacere intellettuale della lettura, un pubblico che
coincideva in gran parte con quello sempre più numeroso degli umanisti. Si trattava perciò
di libri, detti Manuali, che potevano essere letti ovunque, inoltre erano libri senza note e
senza speciali apparati eruditi.
I suoi libri non erano economici, perché ambivano alla perfezione tipografica ed estetica e
al rigore filosofico; erano inoltre stampati con abbondante uso di margini e spazi bianchi,
senza l’ossessione del risparmio di carta che i primi tipografi avevano ereditato dall’epoca
dei manoscritti. Un’altra innovazione di Manuzio fu il ricorso a caratteri latini
particolarmente eleganti e leggibili, i cosiddetti ALDINI. Dal 1495 fino all’anno della sua
morte, nel 1515, diresse uno dei più importanti laboratori tipografici della città.
In vent’anni di lavoro pubblicò circa centocinquanta opere,cominciando con libri in greco
a uso degli studiosi,con l’edizione in cinque volumi delle opere di Aristotele e proseguendo
con classici della poesia greca e latina. Manuzio potè giovarsi dell’aiuto di alcuni dei
maggiori umanisti dell’epoca, da Pietro Bembo a Erasmo da Rotterdam, che furono tra i
frequentatori dell’accademia da lui creata, nella quale tutti erano tenuti a parlare greco.
Alla sua morte, la tipografia continuò a essere attiva sotto il figlio e il nipote per gran parte
del XVI secolo.

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