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SOGNO O SON SONIA

Mi chiamo Sonia e spesso sogno, anzi sogno sempre, come tutti voi. Pare che tutti
sognino tutte le notti, anche se spesso non si ricordano quello che hanno sognato o,
se se lo ricordano, non sempre se lo ricordano per intero. Sui sogni ci sono molte
dicerie e molti studi. Avete mai sentito il detto se sei sveglio di notte vuol dire che
qualcuno ti sta sognando? oppure i sogni son desideri?. Tralasciando poi tutti gli
studi che gli psicologi hanno fatto su questo terreno, il sogno rimane sempre
materiale magico e misterioso, intriso di un potere speciale.
Io mi chiamo Sonia e, come vi dicevo pocanzi, sogno. Il mio nome, sebbene sia molto
simile alla mia ultima attivit, non ha nulla a che fare con la parola sognare. Sonia
deriva dal russo ed precisamente sinonimo del nome Sofia, conoscenza, sapienza.
Io porto questo nome con onore e importanza, infatti perseguo la conoscenza e la
ho sempre perseguita, indipendentemente dalle difficolt della vita, che sono
sempre molte.
Mi chiamo Sonia e vivo, vivo felicemente nella mia casa, ho due figli un cane, una
gatta e un marito. Faccio un lavoro semplice, ma divertente. Ho un negozio di frutta
e verdura e un sacco di clienti. Clienti e amici direi, che ogni giorno mi vengono a
trovare, comprano e mi raccontano le loro storie. A volte sono storie noiose, altre
incredibili e affascinanti, forse anche troppo, ma io li lascio raccontare, che cos la
vita senza un po di fantasia e di meraviglia?
Quando torno a casa sono stanca, ma per fortuna il mio cane Caronte, mi viene in
contro e mi saluta amorevolmente, baciandomi con la sua lingua viscida. Non amo le
lingue dei cani sul viso, ma per educazione non mostro il mio disdegno e accarezzo
Caronte amorevolmente (fa quasi rima). La gatta, invece, che si chiama Selene, si
accovaccia sulle mie ginocchia e comincia a fare le fusa. Quel rumore magico e il suo
calore mi rilassano, mi spazzano via dalla pelle lo stress e la fatica della giornata.

Mio marito Mario torna a casa da lavoro poco dopo di me. Mario fa linsegnante e lo
trovo molto affascinante. Forma e istruisce le menti e ogni giorno, per svolgere bene
il proprio lavoro, costretto (o ha lonore) di formare e aggiornare anche la sua. Il
cervello un muscolo, pi lo eserciti pi forte diventa. Il cervello affascinante,
lavora sempre senza sentire la fatica, ah, e sapete, il cervello funziona anche quando
dormiamo. Non si spegne mai.
Quando mio marito torna a casa ci raccontiamo la nostra giornata e prepariamo la
cena. I nostri figli, Marta e Orfeo, ci aiutano e ci rendono partecipi della loro
giornata. Marta la pi giovane, ha quindici anni, come tutte le ragazzine della sua
et un po difficile e ribelle. A volte litighiamo tremendamente e allora sono scene.
Marta sbatte tutte le porte, sbraita, si agita. Caronte si nasconde. Io mi arrabbio, ma
poi, dopo nemmeno un giorno, si fa pace. I motivi dei litigi sono sempre frivoli e
generazionali. Marta vuole tornare a casa troppo tardi e, per una ragazzina della sua
et, non prudente. A volte Marta esce di casa troppo scoperta, sebbene la
stagione sia fredda e io non approvo, perch so che lo fa per vanit. Sono una
signora vecchio stampo, che ci posso fare, ma Marta pur sempre mia figlia e ha
bisogno di regole. Marta di suo molto bellicosa, non passa giorno che non trovi un
pretesto per litigare. Questi adolescenti Eppure anche io ho avuto la sua et.
Probabilmente ero proprio come lei, uno spirito inquieto e incompreso, ma non me
lo ricordo.
Orfeo tranquillo pacifico, ormai grande, ha ventisette anni. Lo ho avuto molto
giovane, avevo appena diciottanni. Io e mio marito temevano che la nostra giovane
et ci impedisse di crescere bene Orfeo, ma, nonostante le difficolt, abbiamo fatto
un bel lavoro. Orfeo pacato, dolce, educato, un figlio perfetto, come mai un
genitore potrebbe desiderare. Orfeo appassionato di arte, musica e teatro. A
tempo perso canta e suona. Un mucchio di ragazze ama Orfeo, perch bello ed
elegante. Lui non le guarda, per questo, ci aspettiamo che prima o poi faccia

outing. Per noi non ci sarebbe nulla di male e glielo abbiamo fatto capire in tutti i
modi. Orfeo non si mai palesato davanti a noi, ma spesso passa il suo tempo
insieme allamico Giusto. Un ragazzo bello, alto, forse pi irrequieto di Orfeo, ma
sempre caro alla nostra famiglia.
Mi chiamo Sonia e, come potete vedere, ho una vita felice, fra marito figli animali
non ho proprio di che lamentarmi. Mi chiamo Sonia e, come vi ho gi detto, sogno.
Sogno di notte, quando vado a riposare. Le luci si spengono, la casa in silenzio.
Prima di dormire do un bacio a mio marito e guardo il mio vecchio pendolo. Ormai
lorologio non funziona pi: era un regalo del mio vecchio nonno, ma per me bello
che sia sempre l. Mi ricorda che, nonostante il tempo che passa, i miei cari che non
ci sono pi mi stanno sempre accanto. Attaccarsi agli oggetti materialista, ma io
penso che negli oggetti ci sia un po di anima. Tutto quello che tocchiamo,
ammiriamo e apprezziamo, tutto quello che usiamo nella vita quotidiana, si
contamina di un pezzo della nostra anima e allora parte di noi l. Per tanti motivi
mi disturba la nostra societ usa e getta, non solo per la questione dello spreco, ora
ci che rotto si butta, si sostituisce, non si ripara pi e gettando via sempre pi
oggetti, gettiamo via pezzi di noi. Per fortuna la nostra anima infinita, o almeno lo
spero.
Mi chiamo Sonia e sogno. Chiudo gli occhi, sono in casa mia. Lorologio del nonno
sparito. Lo cerco ovunque. Mi sento male, mi manca il nonno. E da tanto che non
penso a lui, improvvisamente me lo trovo davanti. Mi guarda e sorride, mentre mi
affanno a cercare. Il tuo orologio! Gli dico. Non lo trovo. Il nonno sorride, io lo
guardo sorpresa, non sembra minimamente offeso. Io sono morto, mi spiega. Un
orologio non ha nessun valore dove non scorre il tempo. Ha uno sguardo sereno.
Lo uso per ricordarmi di te. Gli spiego.
Non hai bisogno di oggetti per ricordarmi, non pi. Risponde lui ridanciano.

Qualcosa non mi torna, mio nonno morto e io gli sto parlando. Sto sognando, lo ho
capito, solo nei sogni si parla con i morti, o forse no? Qualcuno dice di poterlo fare
anche da sveglio. Forse sono davvero in contatto con mio nonno. Non mi importa,
verit o sogno, posso correre ad abbracciarlo.
Nonno, nonno, ho tante cose da raccontarti! Lui non risponde. Mi guarda avvilito.
Ma le so gi bambina! Lo guardo incuriosita.
Lui mi spiega: so tutto io, mi hai creato tu, o no?
Sono delusa, il nonno mi manca tantissimo, ma ora sono grande, ho superato la sua
morte. Ho dovuto farmene una ragione, non c modo che io possa riabbracciarlo
realmente, solo nei sogni e i sogni sono fantasie autoprodotte no?
Mi sveglio con la malinconia nel cuore, mattina, mio marito dorme ancora. La casa
immersa in un molle buio. Ho voglia di toccare lorologio del nonno, nel sogno era
perso, nella realt sar ancora l per me. Cerco per tutta la casa, lorologio non c.
Controllo ogni angolo, ogni pertugio. Selene mi segue, finge di aiutarmi nella mia
ricerca, ma vuole solo del cibo. Caronte mi guarda, ma senza muoversi dalla sua
cuccia. Sa che non ancora ora di svegliarsi. Mio marito si sveglia, mi vede in preda
allagitazione.
Lorologio del nonno, gli dico frenetica.
Quale orologio? Risponde lui sorpreso. Non abbiamo mai avuto orologi del
nonno!
Mi irrigidisco, eppure ero sicura, s, l sulla mensola vuota cera un vecchio orologio.
Non era da polso, ma in stile vecchio pendolo, non ticchettava pi, ma cera. Lascio
perdere per il momento, mattina presto, mio marito magari ha sonno. Il giorno
dopo interrogo i miei figli. Nessun orologio, anche loro mi confermano.

Pu capitare, mi dice Orfeo, col suo tono saggio e pacato. Di sognare qualcosa e
di essere convinti che sia vero, sono piccoli black out del cervello, come i dejavu,
nulla di cui preoccuparsi.
Effettivamente Orfeo ha ragione. Ora che ci penso non ho conferma dellesistenza
del vecchio orologio e non ho foto di famiglia che lo ritraggano a meno che Per
curiosit sfoglio un vecchio album. C una foto del mio caro nonnino e in braccio
tiene una bambina. La foto vecchia, consunta, color seppia. Il nonno seduto, gi
stanco, sebbene ancora giovane. Sulle sue ginocchia c una bambina dagli occhi
grandi, sorride. La bambina non sa cosa sia una foto, ma sa che deve sorridere, le
hanno detto di fare cos e lei lo fa. Non sa che la sua faccia sar immortalata per
sempre, o quasi, almeno per la durata di una breve e insignificante vita. Solo molti
anni dopo, la bambina capir il valore di quella foto, quando sar la sua unica
opportunit di vedere il suo amato nonno. La bambina sono io. Guardo la foto e
noto un orologio nello sfondo. E lorologio del nonno, quello del sogno. Caso chiuso,
non ho mai avuto un orologio di mio nonno, semplicemente il mio cervello ha
registrato un particolare e lo ha inserito nella mia attivit onirica.
Mi chiamo Sonia e sogno, sogno accanto a mio marito, nella mia bella casa, con due
figli, un gatto e un cane. Sogno Selene, che mi si accovaccia sul grembo. Dorme
intensamente, forse troppo. Selene diventa pesante, cerco di svegliarla. Non riesco.
Selene continua a dormire, ha gli occhi serrati. La scuoto e cade sul pavimento. La
casa vuota, nessuno da chiamare. Mia piccola Selene, compagna di una vita,
perch non ti muovi? Inutilmente cerco aiuto, tutti i telefoni sono muti. Provo a
comporre dei numeri ma dallaltro lato della cornetta arrivano voci confuse. E un
sogno penso sollevata. Abbasso la cornetta. Selene si sgretola, si polverizza, diventa
sabbia e poi non c pi nulla. Mi sveglio di soprassalto. Mio marito dorme ancora,
mattina tardi. Selene ronfa serena ai piedi del letto. Tutto a posto. Svolgo la mia
giornata come al solito. Oggi trovo tutto veramente strano. Mio marito ha uno

sguardo pi stanco del solito, qualche ruga in pi. Anche io sono molto meno
energica. Mi accorgo che Marta sta crescendo, le sue curve acerbe sono maturate.
Sta diventando una bellissima donna. Orfeo felice, secondo me innamorato, ma
non lo vuole ammettere. Parla entusiasta del suo amico Giusto. Credo che
finalmente si decideranno a dichiararsi. Caronte sempre al mio fianco nelle
faccende quotidiane, un amico fedele cos non me lo potevo nemmeno inventare. A
fine giornata qualcosa non torna, mi manca il calore sulle gambe e il rumore di fusa.
Selene non c, non si presentata quando sono tornata dal lavoro. Vado in camera
da letto, la trovo l, tutto il giorno che dorme. Poverina sar stanca. La scuoto, non
si muove. La scuoto ancora, magari dorme profondamente. La tocco bene, fredda,
il suo corpo inerte. Selene non c pi, Selene morta. Non c possibilit di
salvarla, non varrebbe la pena nemmeno di chiamare un veterinario. Avviso mio
marito e i nostri figli. Il dolore grande e inaspettato. Sono spaventata, racconto del
mio sogno.
Tesoro, mi tranquillizza mio marito Selene era vecchia, aveva quindici anni, sono
tanti per un gatto. E morta di vecchiaia, il tuo sogno stato una coincidenza.
Orfeo capisce le mie paure e mi spiega un meccanismo molto in comune di
psicologia: quando sogni qualcosa, la tua attenzione si concentra su quello che hai
sognato e se il giorno dopo capiter qualcosa di attinente al tuo sogno, penserai di
avere fatto un sogno premonitore.
Orfeo saggio, ma io sono superstiziosa, invece di pensare alle sue parole nel cuore
mi risuona un detto: i sogni mattutini son sempre veritieri.
Passa il tempo, mi chiamo Sonia, sogno lo stesso. Faccio bei sogni e incubi tremendi.
Sogno o sono desta? Non lo so ma so che sogno, perch tutti sogniamo, volenti o
nolenti e non possiamo decidere se sogneremo qualcosa di bello o di brutto, come
non possiamo decidere il corso della nostra vita. Possiamo provarci e determinare

met del percorso, ma cose ed eventi ci sfuggono di mano. Esistono persone, a loro
dire, in grado di controllare i loro sogni, si definiscono sognatori lucidi. Queste
persone possono controllare le loro fantasie oniriche, sconfiggere i loro incubi,
creare scenari, ma sar veramente cos? O semplicemente sognano di poterlo fare.
Io sono Sonia e sogno. Sogno un serpente, il serpente viscido e minaccioso. Sogno
un ragazzo dal fisico forte, un ragazzo robusto, con lo sguardo volto al cielo. Cerco di
avvisarlo, di dirgli del serpente. Lui non mi guarda, nemmeno mi ascolta, osserva
fisso lorizzonte. Il serpente lo morde. Il ragazzo si agita, si lamenta e piange. I suoi
piedi iniziano a sprofondare nel terreno. Un altro ragazzo, un amante o un amico
corre a salvarlo, lo afferra per il braccio, invano lo trattiene su questa terra. Guardo
bene il ragazzo che lo soccorre, da dietro mi ricorda qualcuno e improvvisamente il
sangue mi gela nelle vene. Non girarti! Penso. Non girarti. Il ragazzo si gira,
Orfeo. Orfeo mio figlio. Mi guarda triste e io gli corro incontro. Troppo tardi. Mi
dice. Mi sono girato, come il mio omonimo purtroppo. Orfeo sorride sereno,
come sempre stato. Addio Orfeo.
Mi sveglio sudata, agitata. La mente sconvolta, la paura nel corpo. Sono sveglia. A
meno credo. Mi tocco il corpo, mi pizzicotto, sento dolore. Guardo mio marito, la
casa a posto. Caronte dorme come sempre. Non mattino ma notte fonda. Non
si tratta di un sogno premonitore per fortuna. Al mattino mi sveglio. Mi alzo per il
lavoro. Lo sguardo sul volto di mio marito sempre pi stanco, pi cupo del solito.
Mi guardo allo specchio, anche io sono diversa, sembro invecchiata di qualche anno.
Non si tratta di un invecchiamento naturale, qualcosa di precoce, dettato dal dolore.
Al negozio la situazione peggiora. Tutti mi guardano con volto mesto, mi trattano in
modo strano. Non raccontano le loro storie, mi chiedono come sto, poi se ne vanno
in silenzio. Torno a casa. Preparo la cena con mio marito. Caronte mi scodinzola
contento di vedermi. Mi lecca e mi fa le feste. Lui non sembra invecchiare mai,
sempre lo stesso. Eppure ormai ha dieci anni, sono molti per un cane. Non vivace,

devo ammetterlo, non lo mai stato, ma sempre sano. Ha un nome un po


macabro, non ricordo nemmeno perch glielo ho dato e se glielo ho dato io.
Probabilmente stata unidea di Orfeo. Ma a proposito di Orfeo. Orfeo dove ?
Chiedo alla famiglia se ne hanno notizie. Mio marito non ha messo il piatto per lui,
me la prendo. Marta mi guarda in cagnesco, si messa troppo trucco sta volta, non
sembra pi una quindicenne.
Mamma la vuoi smettere? Come se non fosse abbastanza! Urla Marta cappando
da tavola e sbatte la porta. Guardo mio marito sorpresa, spero che rimproveri Marta
e invece rimprovera me:
quante volte ne abbiamo parlato Sonia!
Non capisco le sue parole. Mio marito prende il telefono. Chiama qualcuno, non so
di chi si tratti, forse Orfeo. Una signora viene a casa mia. E un medico o qualcosa
del genere, vestita di bianco e mi porta delle medicine.
Si sieda signora dobbiamo parlare, il dolore la pu avere sconvolta ma non deve
negare la realt.
Improvvisamente ricordo perch il mio Orfeo non c. Purtroppo lo ricordo anche
troppo bene, il mio povero Orfeo, la luce dei miei occhi e la musica delle mie
orecchie. Lui e Giusto si amavano, si volevano molto bene. Orfeo era disposto a
sfidare il mondo per lui, Giusto non era tanto forte. I genitori di Giusto non avevano
accettato le sue tendenze e lo avevano costretto a cambiare. Giusto e Orfeo
avevano provato a lottare, contro il sistema, contro la cattiveria e contro le
malelingue. Giusto era lacerato, Orfeo era determinato. Giusto non ce la faceva pi
e aveva preferito un salto nel vuoto, piuttosto che nellignoto. Orfeo ne era rimasto
scosso e addolorato e aveva voluto seguire il suo amato, perch senza di lui, la
musica, la poesia e il mondo perdevano senso. Anche Orfeo si era buttato, ma prima
di farlo si era voltato. Nel mio sogno era me che aveva guardato, nella realt forse

aveva visto soltanto facce sconosciute e pronte a giudicarlo. Con lamore non si
ferisce nessuno, col pregiudizio che si uccide.
Rimuovere o dimenticare episodi dolorosi normale, mi spiega la dottoressa. Ma
i traumi non sono veramente cancellati, sono semplicemente nascosti. Il sonno e i
sogni possono riportarli fuori sotto forma di simboli e metafore, a volte chiare e a
volte un po meno.
La dottoressa ha ragione, mi torna in mente tutto. La tragedia, il dolore, il seguito al
dolore. Capisco la reazione di Marta, allo stesso tempo mi rassegno. Non si pu
cambiare la realt, solo nei sogni. Forse dormendo non creo problemi, dormendo li
rifuggo. Devo stare attenta a non isolarmi dalla realt, ho sempre una figlia, un
marito, una vita serena e tanto tempo davanti. Non mi serve tempo per
dimenticare, sarebbe impossibile, voglio solo abituarmi al dolore, un dolore pi
intenso che un morso di serpente.
Mi chiamo Sonia e sogno. Ho passato momenti difficili, ma ora sto bene. Ho una vita
ancora serena dopo tutto, ho perso mio figlio, ma ho ancora la speranza. Un lavoro,
una casa, una vita davanti. Mi chiamo Sonia e sogno e, come tutti voi, ho
attraversato momenti tristi e felici. Ora mi riposo e sogno. Sogno un nido e mamma
uccello. Due uccellini pigolano perch vogliono mangiare. La mamma si affanna per
trovare cibo. Un pulcino cade dal nido. Mamma uccello disperata. Cerca di
salvarlo, ma per lui finita. E troppo goffo, non riesce a volare, alla merc dei
predatori e mamma uccello non lo pu aiutare. Provo a intervenire, ma non riesco,
un sogno e io non posso interagire. Mamma uccello torna al nido. Laltro uccellino
non c pi. Caduto anche quello? Mi chiedo inorridita. Invece luccellino si libra
nel cielo. Mentre la mamma era impegnata ad accorrere lo sventurato fratello,
luccellino cresciuto. Mamma uccello lo cerca, ma luccellino vola nellorizzonte.
Mamma uccello felice, perch sa che il piccolino vivo ed cresciuto, ma allo
stesso tempo malinconica, consapevole che non torner pi al nido. Il suo nido

vuoto. Improvvisamente realizzo che anche il mio nido vuoto e che io sono
mamma uccello.
Mi sveglio malinconica, ma non agitata. Argo mi scodinzola, mattina. Mio marito
ha i capelli brizzolati, non me ne ero mai resa conto. Anche i miei non sono pi neri
come una volta, probabilmente me li tingo, ma qualche ciuffo ribelle si rifiuta di farsi
manomettere e rimane come monito del tempo che passa. Sento le mani stanche e
il corpo pesante. Controllo la casa, come sospettavo, qualcosa cambiato. La stanza
di Marta vuota. E solo uno spettro di mia figlia, che ora una donna adulta. Marta
ha fatto carriera, andata a lavorare in America. Si sposata, mi ha regalato tanti
bei nipoti. Io non li vedo mai, troppo lontani e sono troppo pigra. Mio marito mi
bacia sulla guancia e mi abbraccia. E sempre cos affettuoso. Ne abbiamo passate
tante, ma sono orgogliosa di mia figlia. Lasciarla andare stata dura, ma ha spiccato
il volo. E giusto cos. Essere genitori difficile, vuol dire lasciare andare, vuol dire
sacrificarsi e non avere necessariamente la certezza di avere qualcosa in cambio.
Essere genitori vuol dire amare incondizionatamente, difficile, ma non
impossibile. Anche la vecchiaia difficile, soprattutto senza nipoti, ma ho sempre
mio marito. Nel matrimonio abbiamo deciso di rimanere uniti, finch morte non ci
separi e francamente non penso che nemmeno lei ci possa separare.
Sono Sonia e sogno. Sogno la mia casa, non pi la stessa, le stanze sono sparite,
ora c un sacco di gente. Non riconosco nulla di quello che era mio. Sono fra
sconosciuti, in un ambiente ostile, mio marito sparito. Lultima volta che lo ho
visto mi ha detto che doveva andare, ma ci saremmo visti presto. Non ricordo dove
andava, mi ha detto solo che non potevo seguirlo prima del tempo. Abbiamo
sempre fatto tutto assieme, per me stato difficile, ma ho rispettato il suo volere.
Mi fido di lui. Mi fido e aspetto, anche se qualcosa non mi torna. Lunico elemento
famigliare Caronte. Non riesco a capire come faccia ad essere cos longevo.

Mi sveglio sera, devo essermi addormentata nel pomeriggio. Non sono a casa ma
in una stanza piccola e scomoda. Argo scodinzola, ha visto che mi sono svegliata. Mi
muovo, faccio tanta fatica, ho bisogno di un bastone. Le mie mani sono rugose, i
movimenti lenti, la testa pesante. Guardo il comodino, ci sono delle foto, c Orfeo,
il mio povero bambino, c Marta, ora Americana e c mio marito. Mi ha lasciato un
mese fa. Era vecchio e stanco, il suo cuore non ha retto. Anche io sono vecchia e
stanca. Per questo sono qui, in questa casa per anziani. Marta non riusciva a
portarmi in America con lei e io non ho voluto. Mi paga la retta e ogni tanto mi viene
a trovare. Ho tanta compagnia, ma mi sento sola. Ci sono altre persone come me in
questa struttura. Anche loro sognano, chiss cosa sognano e se fanno bei sogni. Io
sogno la mia vita, o la mia vita un sogno. Sinceramente non lo capisco, a questa
et faccio fatica anche a ricordare anche le cose ovvie. Chi sono, dove sono? E quello
sar Caronte? Oppure sempre stato un cane diverso.
E sera come ho gi detto, ho dormito ma ho ancora sonno. Ho voglia di andare a
letto. Mi sdraio nella mia stanza, piccola e inaccogliente, stretta come un utero.
Come un neonato voglio uscire, ma non so dove andr.
Mi chiamo Sonia e sogno. Vedo tutto nero, solo una luce, infondo a un tunnel.
Caronte scodinzola e mi corre incontro. E ora di andare, mi dice. Sono sicura di
sognare, i cani nella realt non parlano. Fi affido a lui.
Andare dove? Gli chiedo curiosa.
Adesso vedrai! mi dice lui tenero. Forse ritorni, forse parti!
Lo seguo fiduciosa, Caronte stato il compagno di una vita o forse di un sogno. Non
ho paura, ho capito che tutto finito, ora mi devo svegliare!

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