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Massimiliano Mancini
Protochirurgia nel
Lazio Meridionale
Proto-surgery in Southern Latium.

RACCOLTA MONOGRAFI CA N. 3-ANNO 2014

ITALIAN AND ENGLISH VERSION


HISTORIA ITALICA ITALIC HISTORY
M.Mancini. Protochirurgia nel Lazio Meridionale.
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INDICE-Table of contents

1. LE TRAPANAZIONI CRANICHE .................................................................................... 3
2. FUNZIONE DELLE TRAPANAZIONI CRANICHE .......................................................... 4
3. MODALITA DI ESECUZIONE ........................................................................................ 6
4. LE TRAPANAZIONI NEL LAZIO MERIDIONALE .......................................................... 7
5.BIBLIOGRAFIA .............................................................................................................. 12



M.Mancini. Protochirurgia nel Lazio Meridionale.
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ABSTRACT:
La funzione e i casi di trapanazione cranica con particolare riferimento ai rinvenimenti nel Lazio
Meridionale.

The function and the cases of cranial trepanation with particular reference to reperts found in Southern
Latium.



KEYWORDS:
Latium Adiectum, Lazio Meridionale, Preistoria, Protostoria, Storia Antica, Trapanazioni craniche,
Cranio di Casamari.

Latium Adiectum, Southern Latium, Prehistory, Protohistory, Ancient History, Cranial Drilligs, Skull of
Casamari.


Quaecumque non sanant medicamenta, ea ferrum sanat;
quae ferrum non sanat, ea ignis sanat;
quae ignis non sanat, ea incurabilia putare oportet
Ippocrate, Aphorisma LXXXV, sez. 7

1. LE TRAPANAZIONI CRANICHE
Le trapanazioni craniche sono i segni pi antichi di cure chirurgiche, praticate dagli uomini
verso la fine del paleolitico e sicuramente dal Neolitico, diffuse in tutte le aree geografiche,
dallEuropa, alle Americhe precolombiane, dallAfrica allAsia, e sopravvissute anche in
tempi recenti, nei gruppi umani pi arretrati e primitivi.
Questa pratica chirurgica stata osservata nei Balcani e precisamente in Montenegro (De
Baye 1880), tra i Guanci delle Canarie, i Tahitiani, gli indigeni della Nuova Guinea, i
Berberi Chaouia e gli Arabi dell'XI e XIV secolo (Malbot, Verneau 1897) era praticato dagli
antiche popolazioni andine precolombiane (Squier 1877) Peruviani in Francia, Danimarca,
Algeria, Portogallo.
Il pi antico caso di trapanazione cranica probabilmente quello rinvenuto dalla studiosa
francese Denise Ferembach, che nel 1962 ha pubblicato i risultati di una ricerca svolta per
conto del Centre National de la Recherche Scientifique (CNRS) di Parigi a Taforait, un
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paesino delle montagne del Marocco orientale.
Qui, all'ingresso della valle di Zegzel, a 3 km dal paese, nella necropoli posta all'interno
della caverna detta "del Piccione", fu rinvenuto un cranio che presentava segni di
perforazione, databile al Mesolitico, pi precisamente all'Ateriano o all'Iberomaurusiano e
quindi al 10.000 a.C. (Ferembach 1962).
In Europa la pi antica testimonianza di trapanazione cranica dovrebbe essere quella
rinvenuta a Ensisheim, nella regione francese dellAlsazia, datata al 5.000 a.C. circa,
mentre le ultime trapanazioni del cranio vennero eseguite in Inghilterra, Serbia, Albania,
Montenegro, allinizio del XIX secolo.
Negli scavi del villaggio di Catignano (PE), stato
ritrovato il cranio di una donna sopravvissuta a due
trapanazioni craniche, risalente al 4400-3900 a.C., come
si pu vedere nellimmagine accanto.
Il cranio di Casamari, pur datato alleneolitico, presenta
una complessit che lo rende uno dei casi pi
interessanti, poich presenta ben quattro trapanazioni
eseguite probabilmente in tempi successivi, alle quali il
paziente sopravvissuto data la cicatrizzazione ossea.
La ricerca scientifica ha iniziato a interessarsi e a riferire
di casi di trapanazioni craniche eseguite su uomini vivi
alla met del XIX secolo, quando siniziarono a
pubblicare studi su questusanza da parte delle popolazioni preistoriche dellepoca
neolitica (Morton 1839).
Tuttavia si deve rilevare che lattenzione della scienza si concentrata sulle trapanazioni
craniche dei primitive, trascurando lapprofondimento di questa pratica tra i primitivi
contemporanei e quindi tra quelle popolazioni meno evolute dellet contemporanea
(Scarpa 1956).
2. FUNZIONE DELLE TRAPANAZIONI CRANICHE
In alcuni casi la trapanazione cranica, post-mortem, aveva una funzione strumentale
allimbalsamazione del cadavere, poich serviva a rimuovere il cervello, uso questo diffuso
nelle popolazioni peruviane (Lenares et al. 2003).
Sin dai primi studi, lopinione prevalente dei ricercatori e degli studiosi del fenomeno si
orientata su una funzione terapeutica di questi interventi chirurgici (Broca 1876)
dimostrando, fra l'altro, l'antichit dell'approccio chirurgico al trattamento delle malattie.
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In sostanza, praticando dei fori nel cranio si cercava di curare/estirpare parti malate o
forme patologiche che si supponeva aver sede nel capo, oppure di rimuovere schegge
ossee da frattura cranica, ovvero di far defluire accumuli ematici o di altri fluidi organici,
realizzando una decompressione cerebrale (Lucas-Championnire 1912) che poteva
salvare il paziente o comunque dargli un immediato sollievo nei casi ad esempio di trauma
cranico, meningite.
Infatti i traumi cranici sia accidentali sia subiti in corso di colluttazioni, in conseguenza del
processo infiammativo che ne seguiva, dellemorragia oppure dellinfezione, provocavano
ascessi, edemi ed accumuli di fluidi fisiologici, che potevano coinvolgere non solo i tessuti
epicranici, ma anche le ossa tecali con osteiti di difficile guarigione.
Si pu ritenere quindi che quando ogni tentativo di cura conservativa con intrugli vari falliva
il proto-chirurgo passava alla terapia cruenta tentando di rimuovere i tessuti necrotici e il
pus anche dallosso osteitico provocando incisioni, avvallamenti per erosione che talora si
limitava alla diploe ed altre arrivava alla dura madre.
La paleopatologia ha rilevato che molti dei crani su cui erano state eseguite trapanazioni
craniche non evidenziavano lesioni traumatiche o fratture, tipici segni di traumi cranici, e
pertanto si ipotizzato che la trapanazione fosse impiegata soprattutto nei casi di cefalea
(Ruffer 1919).
Altri ricercatori ritengono che la motivazione alla base di questa pratica sia stata
soprattutto magica-religiosa, e che quindi nei tempi preistorici le malattie endocraniche
fossero imputate a spiriti diabolici e che, quindi, il rimedio consistesse nel permettere a
costoro di uscire dalla scatola cranica dove erano rinchiusi (Castiglioni 1941, Guiard
1930).
Allo stesso ordine d'idee va riferito l'uso della trapanazione del cranio nella cura di malattie
mentali o dell'epilessia, con l'idea che dal foro che praticato nel cranio del malato possa
uscire lo spirito che lo affligge.
Anche nei casi in cui questa pratica chirurgica sembra collegata alla cura di lesioni
traumatiche del cranio, non si esclude comunque uno scopo magico-esorcistico, poich i
traumi cranici e le commozioni cerebrali provocano, allosservazione popolare, effetti e
segni visibili della malattia non dissimili da quelli delle malattie mentali e da qui il costume
di curarli ugualmente colla trapanazione craniale (Pinza 1898).
Molto verosimilmente si pu ritenere che la pratica delle trapanazioni craniche aveva
sicuramente una funzione sia rituale magico-religiosa e sia medico-terapeutica, poich
nelle epoche pi antiche e nelle societ meno evolute la fisica e la metafisica, la scienza e
la magia erano praticamente indistinguibili confuse e riunite negli stessi soggetti, medici-
sciamani, maghi-guaritori, scienziati-occultisti (Mancini 2014).
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3. MODALITA DI ESECUZIONE
In genere la craniotomia era praticata a sinistra, in ragione del fatto che le lesioni,
prevalentemente traumatiche, erano riportate in battaglia ed inferte da nemici di solito
destrimani.
Le lesioni e le conseguenti craniotomie riscontrate a destra nei reperti della Sardegna
fanno pensare, invece, che quello fosse stato il lato meno difeso dallo scudo, che era
imbracciato con la sinistra.
Il maggior numero di reperti rinvenuti mostra una trapanazione singola, ma non mancano
casi di crani con due, tre o anche cinque trapanazioni.
Le procedure chirurgiche utilizzate nelle trapanazioni craniche sono sostanzialmente
quattro (Lisowski 1967):
1. Raschiamento, usando una pietra o del vetro, si raschiava il cranio, riducendo
losso in polvere.

la tecnica pi antica e fu utilizzata anche durante il Rinascimento Italiano e, nel
Medioevo, in Romania.

2. Solco, con una scheggia di pietra o vetro si incideva, a mano o con un trapano, con
movimento circolare sempre pi profondamente nellosso.


3. Perforazione e taglio, con una punta affilata si praticava una serie di piccoli fori
ravvicinati, poi con uno strumento tagliente si rompevano i ponticelli tra i fori,
liberando cos una piccola porzione dosso.

Questa tecnica si avvale di un metodo in tre tempi: dapprima si esegue, in un'area
circolare, una serie di piccole perforazioni complete ed adiacenti; quindi, si
connettono i fori cos ottenuti, tagliando tra loro con uno strumento affilato; infine, si
estrae il frammento d'osso libero.

Con questa procedura si ottengono rondelle di forma circolare spesso conservate
come talismani contro l'epilessia e le altre malattie mentali, oppure indossate infilate
in una collana, come amuleti contro i demoni (Pinza 1898).

Raramente utilizzata nella preistoria, periodo nel quale stato rinvenuto in un solo
caso in Per, questa metodica fu ampiamente descritta da Celso (I secolo d.C.) nel
De Medicina, egli suggeriva in questi casi di effettuare una serie di piccole
trapanazioni nella zona di confine tra l'osso fratturato e il sano, quindi, uno
scalpello, fatto passare tra un foro e il suo adiacente, permetteva di rimuovere il
ponticello osseo che li separava.

Questo intervento chirurgico fu poi adottato dagli Arabi, divenne la pratica standard
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durante il Medioevo e raccomandata da Ruggiero Fugaldo, detto Ruggero De
Salerno, intorno al 1200, uno dei medici pi insigni della Scuola Medica Salernitana.

4. Incisioni a linee rettangolari intersecantisi, con questa tecnica sincide l'osso con
tagli che si susseguivano tra loro ad angolo retto fino a delimitare unarea
rettangolare che veniva poi asportata.

Questa tecnica fu ampiamente adottata dalle civilt andine pre-colombiane
utilizzando coltelli e seghe caratteristici chiamati "Tumi".

Casi isolati sono ricordati in Francia, risalenti al Neolitico, e in Palestina, datati
allEt del Ferro.

Teschi con incisioni simili sono stati rinvenuti anche in Francia e in Palestina.

Di seguito sono illustrate le pratiche chirurgiche sopra indicate nellimmagine che segue
(ripresa da Lisowski 1967) con i numeri corrispondenti:



4. LE TRAPANAZIONI NEL LAZIO MERIDIONALE
Nella zona denominata contrada Malanome, sita nellattuale comune di Monte San
Giovanni Campano nella provincia di Frosinone, a poca distanza dallabbazia di Casamari,
nella prima met del secolo scorso e precisamente nel 1927, durante i lavori per limpianto
di una vigna in propriet Bulgarini, furono rinvenute alcune tombe risalenti allEt del rame
(III millennio a.C.), note come sepolture di Casamari (Genna 1933-34).
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Dalle testimonianze dellepoca e in particolare dalle osservazioni dellarcheologo Ugo
Antonielli, che intervenne sul luogo della scoperta, sappiamo che si trattava di tombe a
fossa, scavate alla profondit di 80 cm., con orientamento nord-est/sud-ovest (Bistolfi,
Muntoni 1999).
Il corredo funerario evidenziava numerose punte di freccia e di lancia in selce,
accuratamente lavorate con scheggiatura a pressione, rozzi vasi in terracotta, accette
levigate in pietra verde.
Lo studio antropologico dei resti umani contenuti nelle tombe ha evidenziato la presenza di
otto individui adulti e un bambino.
Una delle calotte craniche rinvenute presentava dei segni di trapanazione cranica che, al
momento della scoperta, rappresentavano il primo caso italiano.
In vari punti del cranio sono visibili le tracce di ben quattro trapanazioni, ben visibili
nellimmagine che segue (foto M.Mancini), eseguite con uno strumenti litici quando
lindividuo era ancora in vita (Genna 1933-34).

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A giudicare dai risultati, compresi quelli dellesemplare di Casamari, si devono trarre
giudizi positivi sulle conoscenze anatomiche e sullabilit dei medici preistorici, stando
allalta percentuale dei casi in cui le trapanazioni perforanti si sono perfettamente
cicatrizzate (Guidi, Pascucci 1999).
Attualmente il Cranio di Casamari custodito ed esposto al Museo L.Pigorini di Roma.


La chirurgia, dunque, come comunemente viene definita,
un'operazione manuale nel corpo di un essere vivente tendente alla sua sanit,
o, come pi liberamente si indica, essa l'estremo strumento della medicina.
Bruno da Longobucco, Chirurgia Magna, 1253.








ENGLISH


1.CRANIAL DRILLINGS

The cranial drilling is the ancient sign of surgical care, practiced by men toward the end of the Paleolithic and the Neolithic,
widespread in all regions, Europe, the pre-Columbian Americas, Africa, Asia, and survived even in recent times, groups of people in
the most backward and primitive.

This surgical practice has been observed in the Balkans, namely in Montenegro (De Baye 1880), among the Guanches of the Canary
Islands, the Tahitians, the natives of New Guinea, the Berbers and the Arabs Chaouia eleventh and fourteenth centuries (Malbot,
Verneau 1897 ) was practiced by the ancient pre-Columbian Andean peoples (Squier 1877) Peruvians in France, Denmark, Algeria,
Portugal.

The oldest case of cranial trepanation is probably the one found by the French scholar Denise Ferembach, who in 1962 published the
results of a research carried out on behalf of the Centre National de la Recherche Scientifique (CNRS) in Paris in Taforait, a village
in the mountains of eastern Morocco.

Here, at the entrance of the Zegzel valley, 3 km away from the village, in the necropolis inside the cave known as "Pigeon", was
found a skull showing perforation signs, dating back to the Mesolithic, at the age of 10,000 BC about (Ferembach 1962).

In Europe, the oldest evidence of cranial trepanation could be identified in Ensisheim's skull, in the Alsace region of France, dated
approximately to 5000 BC, while the last skull drillings were performed in England, Serbia, Albania, Montenegro, at the beginning
of the nineteenth century.

In the excavations of Catignano village, in the Abruzzi region of Italy, was found the skull of a woman survived two drilling skull,
dating back to 4400-3900 BC, as you can see in the picture next to it.

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The skull of Casamari, in the southern Latium region of Italy, although dated to Eneolithic age, has a complexity that makes it one of
the most interesting cases, since it has four drillings, probably not performed at the same time, to which ones the patient survived
because bone healing is visible.

Scientific research has begun to look for and report cases of cranial drilling performed on men alive in the mid-nineteenth century,
when were published some papers on this custom by prehistoric peoples of the Neolithic period (Morton 1839).

However it should be noted that the focus of science has focused on drilling the skull of primitive peoples, neglecting the study of
this practice among the "contemporary primitives" therefore the less evolved peoples in the contemporary age (Scarpa 1956).


2. FUNCTION OF CRANIAL DRILLING

In some cases, the post-mortem cranial trepanation, had an instrumental function to the embalming of the corpse since it was used to
remove brain, this was widespread use in the Peruvian populations (Lenares et al., 2003).

Since the early studies, the researchers's opinion of the phenomenon was focused on a therapeutic function of these surgeries (Broca
1876), showing also as was ancient the surgical approach to the treatment of diseases.

In essence, the function of cranial drilling was the eradication of diseased parts or treatment of pathological forms which were
supposed to be located in the head, such as to remove bone chips from skull fracture, or to drain accumulations of blood or other
body fluids, creating a cerebral decompression that could save the patient or at least give immediate relief in cases such as head
trauma, meningitis (Lucas-Championnire 1912).

Indeed the cranial traumas both accidental both suffered in the course of fights, in consequence of the inflammatory process or
haemorrhage or infection that follows, cause abscesses, edema and accumulation of body fluids.

It can be assumed, therefore, that when any attempt to conservative care had failed, for example using various concoctions, the
"proto-surgeon" would had to use the bloodiest therapy, trying to remove necrotic tissue, pus and edema, piercing the skull to remove
and drain.

Paleopathology found that many of the drilled skulls showed no signs of traumatic injuries or fractures or typical signs of head
trauma, and therefore it was assumed that the drilling was used mainly in cases of headache (Ruffer 1919).

Other researchers believe that the motivation of this practice was magical-religious, therefore in prehistoric times intracranial
diseases were caused by evil spirits, accordingly the remedy consisted in allowing them to get out of the skull in which they were
blocked (Castiglioni, 1941, Guiard 1930).

For the same reason the trepanation of the skull in the treatment of mental illness or epilepsy, can be considered compatible with the
idea that from the hole drilled in the skull of the patient can get out of the spirit that afflicts him.

Even in cases where this practice seems to be related to the surgical treatment of traumatic lesions of the skull, we can not exclude,
however, a purpose of exorcism, because brain injuries and trauma cause, to popular observation, effects and visible signs of disease
similar to those of mental illness and accordingly the use to treat them with cranial trepanation (Clamp 1898).

Very likely it can be assumed that the function skull drilling was definitely both magical-religious and both medical-therapeutical,
because in ancient times and in less advanced societies, physics and metaphysics, science and religion, were virtually
indistinguishable, confused and combined in the same subjects, medical-shamans, magicians-healers, scientists and occultists
(Mancini 2014).

4. Engravings in rectangular lines intersecting, with this technique the engravings of the bone were made with cuts that followed each
other between them at right angles to define a rectangular area, which was then removed.

This technique was widely adopted by the pre-Columbian Andean civilizations using knives and saws characteristic called "Tumi".

Isolated cases are remembered in France, dating back to Neolithic times, and in Palestine, dating to the Iron Age.

Skulls with similar incisions were also found in France and Palestine.


3. METHOD 'FOR COMPLETION

In general, the craniotomy was made on the left side, due to the fact that the head lesions were reported in battle inflicted by enemies
usually right-handed.

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In the Sardinia's reperts, the craniotomy was made on the right side, and that was explained to the fact that this was the body side not
defended by the shield held by these ancient fighters.

The largest number of finds shows a single drilling, but there are cases of skulls with two, three or even five drilling.

Surgical procedures used in drilling the skull are basically four (Lisowski 1967):

1. Scratching, using a stone or glass, is scraped the skull, reducing the bone in powder in the hole area.

It is the oldest technique and was also used during the Italian Renaissance and the Middle Ages, Romania.

2. Furrow, with a shard of glass or stone was engraved by hand or with a drill, having a circular motion ever more deeply into the
bone.

3. Drilling and cutting, with a sharp tip was made a series of small holes close together, then with a sharp instrument broke down the
bridges between the holes, thus freeing up a small portion of bone.

This technique uses a method in three stages: first was run, in a circular area, a series of small adjacent perforations, then was
connected every single hole thus obtained, cutting between them with a sharp instrument, finally, was extracted the free bone
fragment.

With this procedure are obtained circular washers often kept as talismans against epilepsy and other mental illnesses, or strung into a
necklace worn as amulets against demons (Clamp 1898).

Rarely used in prehistoric times, a period in which it was found in only one case in Peru, this method was widely described by Celsus
(first century AD) in De Medicina.

This surgery was later adopted by the Arabs, and it became standard practice during the Middle Ages, recommended also by
Ruggiero Fugaldo in 1200, one of the most eminent physicians of the Medical School of Salerno.

4. CRANIAL DRILLINGS IN THE SOUTHERN LATIUM

In the area called Malanome, located in the present town of Monte San Giovanni Campano in the province of Frosinone, a short
distance from the Abbey of Casamari in the first half of the last century, namely in 1927, during work on the installation of a
vineyard owned by Bulgarini family, were found some graves dating back to the Copper Age (third millennium BC), known as burial
oh Casamari(Genna 1933-34).

From the evidence of the time and in particular from the observations of the archaeologist Antonielli Ugo, who intervened on the site
of the discovery, we know that they were graves dug to a depth of 80 cm., Oriented northeast-southwest (Bistolfi, Muntoni 1999).

The burials contained numerous arrowheads and spear flint, accurately machined with pressure flaking, rough terracotta pots,
polished axes in green stone.

The anthropological study of human remains contained in the tombs showed the presence of eight individuals adults and one child.

One of the skulls found had cranial trepanation that, at the time of the discovery, represented the first Italian case.

At various points of the skull are visible traces of four holes, visible in the image (photo M.Mancini), performed with a stone tools
when the individual was still alive (Genna 1933-34).

Judging by the results we must have thumbs on anatomical knowledge and the ability of physicians prehistoric, because the drillings
were perfectly healed (Guidi, 1999 Pascucci ).

Currently the skull Casamari is kept and exhibited at the Museum of Rome L.Pigorini.


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5.BIBLIOGRAFIA

Bistolfi, Muntoni 1999: F.Bistolfi, I.M.Muntoni,Leneolitico nella Media Valle del
Sacco: aspetti funerari e insediativi, in Atti Incontro di studi Arcevia: 265- 291

Broca 1876: P.Broca, Sur les trpanations prhistoriques,

Bulletins de la Socit
danthropologie de Paris, Sr. 2, 11:236 and 431, Paris 1876.

Castiglioni 1941: A.Castiglioni , A history of medicine, Knopf, New York 1941.

De Baye 1880: J.De Baye, LArchologie Prhistorique, Ernest Leroux Editeur,
Paris 1880.

Ferembach 1962: D.Ferembach, La ncropole pipalolithique de Taforalt (Maroc
Oriental), in tude des squelettes humains, Centre National de la Recherche
Scientifique, Rabat 1962.

Guiard 1930: E.Guiard La trpanation crnienne chez les nolithiques et chez les
primitifs modernes. Masson, Paris 1930.

Lenares et al. 2003: M.Lenares, M.Longhena, M.Vandini, S.Lorusso, G.Gruppioni,
C.Orzincolo, M.Bernab-Brea, R.Macellari, Studio etno-antropologico su una
mummia andina conservata presso i Civici Musei di Reggio Emilia (nota
preliminare), in Quaderni di scienza della conservazione, Anno 2003 n.3, pp.69-83
ISSN: 1592-6443, Civici Musei di Reggio Emilia 2003.

Genna 1933-34: G.E.Genna, Elementi eneolitici cromagnonoidi nel Lazio, in
Rivista di Antropologia, 30, pp.235-262.

Genna 1930-32: G.E.Genna, La trapanazione del cranio nei primitivi. Contributo
alla sua conoscenza nella preistoria in Italia, in Rivista di Antropologia, 29, pp.139-
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Guidi, Pascucci 1993: A.Guidi, P.Pascucci, Facies culturali eneolitiche del Lazio
meridionale e della Sabina, in Preistoria e Protostoria in Etruria, in Atti del Primo
M.Mancini. Protochirurgia nel Lazio Meridionale.
- 13 -
Incontro di Studi, Saturnia Farnese, 1991.

Lisowski 1967: F.P.Lisowski, Prehistoric and early historic trepanation, in
Brothwell D., Sandison A. (Eds.), Diseases in Antiquity, Ch. C.Thomas Publ., pp.
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Malbot, Verneau 1897: H.Malbot, R.Verneau, tude dethnographie algrienne.
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Mancini 2014: M. Mancini, I Volsci e il loro territorio, Mancini Editore, Frosinone
2013, seconda edizione 2014.

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of various aboriginal nations, J.Dobson in Philadelphia & Simpkin, Marshal & C.,
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Pinza 1898: G.Pinza, La conservazione delle teste umane e le idee ed i costumi coi
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Ruffer 1919: A.Ruffer, Studies in palopathology. Some recent researches on
prehistoric trephining, in The Journal of Pathology and Bacteriology, Volume 22,
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Scarpa 1956: A.Scarpa, Le popolazioni attuali inculte praticano ancora la
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Edizioni Minerva Medica, Torino 1956.

Squier 1877: E.G.Squier, Per, incidents of travel and exploration in the land of
Incas, Harper & Brothers Publisher, New York 1877.


APPROFONDIMENTI MULTIMEDIALI


Protochirurgia nella Valle del Sacco di M.Mancini.
https://www.youtube.com/watch?v=-e2absLVIU0

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