Modelli di governo delle imprese Modelli di Governo delle Imprese Corso di ECONOMIA E GESTIONE DELLE IMPRESE a.a. 2012/2013 2-03-2013 Prof. a c. Sergio Salomone 2 Attivit economica e azienda ! L'attivit economica consiste, essenzialmente, nella produzione e scambio di beni economici (prodotti finiti o servizi) per il soddisfacimento di bisogni individuali e collettivi ! Il termine azienda identifica tutte le organizzazioni di beni e di persone che - nelle pi varie forme svolgono unattivit economica: sono dunque aziende le associazioni, le amministrazioni pubbliche, le imprese ! L'impresa un'azienda la cui produzione destinata prevalentemente al mercato, cio ad essere ceduta a terzi con un atto di scambio. Essa si caratterizza, inoltre, per una finalit economica: la produzione di profitto ! Lo scambio al fine del reddito: questo laspetto qualificante del concetto di impresa (e che lo differenzia dal concetto di azienda) 2 2-03-2013 Prof. a c. Sergio Salomone 3 Limpresa (corporate) ! Organizzazione economica che, mediante limpiego di un complesso differenziato di risorse, svolge processi di acquisizione e di produzione di beni o servizi, da scambiare con entit esterne al fine di conseguire un profitto ! Limpresa rimane un sistema complesso allinterno del quale si intrecciano elementi tangibili ed intangibili, immobilizzazioni materiali ed immateriali, mezzi tecnici ed intelligenze, risorse finanziarie ed umane, secondo un disegno finalizzato, in ogni caso, alla produzione e diffusione di valore 2-03-2013 Prof. a c. Sergio Salomone 4 Limpresa (corporate) ! Limpresa un sistema: cio un insieme di elementi diversi, interrelati e interdipendenti rispetto ad un obiettivo comune: generare valore economico: finalizzato a soddisfare bisogni attraverso limpiego di risorse limitate aperto: perch in costante rapporto di scambio con lambiente esterno (e con i mercati di acquisto e di sbocco) dinamico: in quanto sistematicamente in evoluzione vitale: capace di reagire e autoregolarsi al fine della sopravvivenza 3 2-03-2013 Prof. a c. Sergio Salomone 5 Corporate governance Corporate governance IMPRESA Ambiente politico-legislativo Ambiente sociale Ambiente economico Ambiente fisico-naturale Ambiente tecnologico Ambiente culturale Impresa = Sistema aperto 2-03-2013 Prof. a c. Sergio Salomone 6 Limpresa sistemica ! Lapproccio sistemico usato da molte discipline: scienze naturali, sociali, matematiche, economiche, ecc. ! Esso utile per capire la relazione tra un oggetto, e le parti che lo compongono, e il suo ambiente di riferimento: serve a capire la struttura e il funzionamento di un elemento ! Nellambito dei sistemi socio-economici vi sono i sistemi finalizzati, ossia deliberati da un soggetto per raggiungere certi obiettivi ! I sistemi finalizzati rientrano nei sistemi vitali, ossia capaci di reagire alle reazioni delle sue azioni e di mantenersi in equilibrio ! Come tali sono sistemi aperti e come tali dinamici 4 2-03-2013 Prof. a c. Sergio Salomone 7 Limpresa come sistema ! Un sistema un insieme ordinato di parti e di relazioni che tende naturalmente o programmato al raggiungimento di un fine. ! Le condizioni per qualificare limpresa come sistema sono: a) Insieme di parti: la presenza di pi componenti materiali o immateriali b) Insieme relazionale: linterdipendenza e la comunicazione tra le parti c) Insieme finalizzato: lattivazione di relazioni finalizzate agli obiettivi del sistema 2-03-2013 Prof. a c. Sergio Salomone 8 Sistema meccanico vs organico ! Macchina concepita e realizzata per operare secondo schemi e procedure rigidamente e deterministicamente fissate (Ford; Taylor): - indipendenza dagli stimoli dellambiente esterno (sistema chiuso) - comportamento e dinamica completamente prevedibili, con la codificazione minuziosa delle regole - separazione tra momento decisionale (affidato alla direzione) e momento esecutivo (lasciato alle maestranze) ! Organismo che opera in un ambiente ad elevata variet, variabilit e indeterminatezza (Toyotismo): - stretto legame con lambiente da cui assorbe le risorse necessarie alle sue necessit di sopravvivenza - struttura articolata in organi diversi che si modificano e si specializzano come reazione alle sollecitazioni ambientali - stile direzionale di partecipazione/coinvolgimento con forti capacit discrezionali e decisionali attribuite ai dipendenti 5 2-03-2013 Prof. a c. Sergio Salomone 9 Sistema meccanico Produzione stabile con enfasi sullefficienza - rigida gerarchia con una forte struttura di autorit - posizioni lavorative esattamente definite - elevata regolamentazione delle procedure operative Bibbia delle tolleranze permesse - rigido rispetto dei programmi di produzione con attivit di riconciliazione - differenziazione specialistica dei compiti funzionali - esatta definizione di diritti, doveri e mezzi assegnati - forte struttura gerarchica di controllo, autorit e comunicazione - localizzazione delle conoscenze al vertice della gerarchia che gestisce il collegamento tra le mansioni - interazioni verticali tendenzialmente tra superiore e subordinato - regolazione di operazioni o comportamenti con istruzioni e decisioni dei superiori 2-03-2013 Prof. a c. Sergio Salomone 10 Sistema organico Produzione adattata alle necessit dei clienti - struttura gerarchica che idealmente fa riferimento alla competenza e allinformazione - posizioni lavorative poco definite per potersi reciprocamente coordinare - massima flessibilit ed intercambiabilit delle mansioni - conoscenza riscontrabile in pi punti della struttura organizzativa, centri ad hoc di coordinamento/controllo - adattamento/ridefinizione dei compiti individuali attraverso linterazione - rilevanza del controllo informale e della comunit di interessi - interazioni e comunicazioni tendenzialmente orizzontali - regolazione con informazioni e consigli pi che istruzioni e comandi 6 2-03-2013 Prof. a c. Sergio Salomone 11 Elementi distintivi dellimpresa - la presenza di unorganizzazione - lo svolgimento di processi di produzione - le relazioni di scambio con entit esterne - la finalit imprenditoriale del reddito 2-03-2013 Prof. a c. Sergio Salomone 12 INPUT materiali, immateriali, umani OUTPUT prodotti finiti TRASFORMAZIONE SCAMBIO SCAMBIO 7 2-03-2013 Prof. a c. Sergio Salomone 13 Elementi distintivi dellimpresa ! Limpresa produce e diffonde valore ! Questo valore generato dallattivit di trasformazione e di scambio un valore-utilit ossia legato alluso che ne fa il cliente ! Questo maggior valore legato al processo di trasformazione dellimpresa, dato dalla differenza tra prezzo che il cliente disposto a pagare e il costo degli input ! Nel valore confluiscono due componenti: costo sostenuto dallimpresa per realizzare il prodotto/servizio e il margine di profitto che rimane allimpresa 2-03-2013 Prof. a c. Sergio Salomone 14 8 2-03-2013 Prof. a c. Sergio Salomone 15 Forme istituzionali dimpresa 1. Capitalistica imprenditore/capitalista 2. Manageriale scissione propriet/controllo 3. Cooperativa comunanza di scopi 4. No-profit finalit sociali 5. Post-manageriale cogestione delle risorse 2-03-2013 Prof. a c. Sergio Salomone 16 Corporate governance ! Il dibattito in tema di corporate governance (governo dellimpresa) suscitato dalle domande di fondo in merito a: 1. Chi debba governare le imprese (struttura) 2. Secondo quali modalit (rapporti) 3. Come si debbano ripartire i risultati dellattivit (utili) 9 2-03-2013 Prof. a c. Sergio Salomone 17 Corporate governance ! Si tratta in sostanza del dibattito relativo a quel complesso di regole e prassi che disciplinano la composizione ed il funzionamento degli organi societari, e che ne definiscono: ripartizione dei compiti assunzione di responsabilit potere decisionale con lobiettivo di coordinarvi le relazioni che intercorrono tra: azionisti management stakeholders interni ed esterni al fine di evitare gli ostacoli posti da eventuali conflitti di interessi 2-03-2013 Prof. a c. Sergio Salomone 18 Limportanza della Corporate governance !Si determinano responsabilit e processi relativi allassunzione di decisioni che definiscono: 1. Lassetto strutturale: Interessi/attori Organi/meccanismi Regole di funzionamento 2. I processi di sviluppo delle aziende: Decisioni strategiche
10 2-03-2013 Prof. a c. Sergio Salomone 19 Limportanza della Corporate governance !Si determinano responsabilit e processi relativi allassunzione di decisioni che definiscono: 3. Gli obiettivi dellazienda di medio-lungo termine 4. La struttura dellazienda nel medio-lungo termine 5. La nomina dei vertici aziendali, definizione dei compiti e delle modalit di valutazione 2-03-2013 Prof. a c. Sergio Salomone 20 Limportanza della Corporate governance Assetto di governo per lassunzione di decisioni strategiche BUONA CONDOTTA Perseguire obiettivi di sviluppo dellazienda soddisfacendo gli interessi rilevanti 11 2-03-2013 Prof. a c. Sergio Salomone 21 Gli azionisti (shareholders) ! Lazionista il titolare delle azioni (capitale di rischio) a cui viene assegnato il complesso di diritti/doveri derivante dalla qualifica di socio ! Lazionista pu essere: 1. di maggioranza (propriet): se possiede una quota rilevante di azioni tale per cui esercita il controllo dellimpresa 2. di minoranza: se possiede una quota minoritaria che non consente di partecipare alla fase decisionale 2-03-2013 Prof. a c. Sergio Salomone 22 Lassemblea dei soci ! lorgano che rappresenta gli azionisti ! I compiti dellassemblea dei soci, in sede ordinaria, sono: - approvazione del bilancio - deliberazioni in materie attinenti la gestione - nomina degli amministratori e dei sindaci ! In sede straordinaria: - modifiche dellatto costitutivo - operazioni straordinarie (fusioni, scissioni, acquisizioni) - liquidazione della societ 12 2-03-2013 Prof. a c. Sergio Salomone 23 Gli azionisti 30.4% 3.1% 2.9% 2.4% 2.2% 2.1% 2-03-2013 Prof. a c. Sergio Salomone 24 Lamministratore delegato ! colui che opera con le risorse umane, finanziarie e fisiche per raggiungere gli obiettivi dellorganizzazione svolgendo funzioni di pianificazione, organizzazione e controllo ! Esso viene nominato allinterno del consiglio di amministrazione di una societ (che l'organo sociale collettivo che riunisce gli amministratori della societ stessa e che si occupa dell'amministrazione e della direzione strategica ed operativa dell'azienda organo esecutivo) ! Il consiglio di amministrazione pu delegare alcune delle proprie funzioni ad un solo amministratore: ossia lamministratore delegato ! Il top manager coincide con lamministratore delegato (AD o Chief Executive Officer - CEO) 13 2-03-2013 Prof. a c. Sergio Salomone 25 Il presidente ! Il presidente (chairman) di una societ quel membro del consiglio di amministrazione (board of directors) che presiede lo stesso consiglio ! Pu anche essere investito dei poteri di amministratore delegato, ed in questo caso la figura di manager (AD/CEO) e presidente della societ coincidono ! Tuttavia la maggior parte delle teorie di governance auspicano una separazione delle due figure, poich ci: - contribuisce a garantire lindipendenza del consiglio di amministrazione dal top management - aiuta i consiglieri ad esprimere un giudizio indipendente e oggettivo sul comportamento e sui risultati conseguiti dal top manager 2-03-2013 Prof. a c. Sergio Salomone 26 14 2-03-2013 Prof. a c. Sergio Salomone 27 Il consiglio di amministrazione John ELKANN Presidente Sergio MARCHIONNE Amministratore Delegato Andrea AGNELLI Roland BERGER Tiberto BRANDOLINI dADDA Luca GARAVOGLIA Gian Maria GROS-PIETRO Luca Cordero di MONTEZEMOLO Ren CARRON Virgilio MARRONE Vittorio MINCATO Pasquale PISTORIO Carlo Barrel di SANTALBANO Ratan TATA Mario ZIBETTI Franco GRANDE STEVENS Segretario del Consiglio 2-03-2013 Prof. a c. Sergio Salomone 28 Il comitato strategico John ELKANN Presidente Roland BERGER Sergio MARCHIONNE Pasquale PISTORIO 15 2-03-2013 Prof. a c. Sergio Salomone 29 Il comitato controllo interno Mario ZIBETTI Presidente Gian Maria GROS PIETRO Vittorio MINCATO 2-03-2013 Prof. a c. Sergio Salomone 30 Il comitato nomine, corporate governance e sostenibilit John ELKANN Presidente Luca GARAVOGLIA Gian Maria GROS-PIETRO 16 2-03-2013 Prof. a c. Sergio Salomone 31 Il comitato remunerazioni Roland BERGER Presidente Luca GARAVOGLIA Mario ZIBETTI 2-03-2013 Prof. a c. Sergio Salomone 32 Il collegio sindacale Riccardo PERROTTA Sindaco Effettivo - Presidente Giuseppe CAMOSCI Sindaco Effettivo Piero LOCATELLI Sindaco Effettivo Lucio PASQUINI Sindaco Supplente Fabrizio MOSCA Sindaco Supplente Stefano ORLANDO Sindaco Supplente 17 2-03-2013 Prof. a c. Sergio Salomone 33 2-03-2013 Prof. a c. Sergio Salomone 34 18 2-03-2013 Prof. a c. Sergio Salomone 35 2-03-2013 Prof. a c. Sergio Salomone 36 Gli stakeholders ! Lespressione stakeholder significa letteralmente colui che ha un interesse nellattivit dimpresa ! Si definisce quindi stakeholder qualsiasi gruppo o individuo che influenza o influenzato dal comportamento e dal raggiungimento degli scopi di unorganizzazione Interni Azionisti Management Dipendenti Esterni Fornitori Concorrenti Associazioni Clienti Collettivit Sindacati Finanziatori Stato ONG 19 2-03-2013 Prof. a c. Sergio Salomone 37 Gli stakeholders ! La loro posizione di potere ed influenza dipende da: - la forza ovvero il potere detenuto per effetto del ruolo nella societ - la legittimazione, ossia dal grado di riconoscimento degli interessi di cui sono portatori - lattualit dellinteresse difeso ovvero lurgenza e la criticit di risposta da parte dellimpresa 2-03-2013 Prof. a c. Sergio Salomone 38 I modelli di impresa ! Si possono definire prendendo in considerazione 2 variabili: 1. La composizione della propriet 2. La stabilit della propriet ! Si possono definire in tal senso imprese a) a propriet diffusa b) a propriet ristretta c) a propriet chiusa 20 2-03-2013 Prof. a c. Sergio Salomone 39 I modelli di impresa ! Incrociando le due variabili potremo avere: Stabilit propriet Bassa Alta Composizione propriet Chiusa Aperta Societ di capitali con nucleo di comando stabile e forte Impresa padronale Impresa manageriale Pura o Public Company Impresa consociativa IMPRESA A CONTROLLO PROPRIETARIO FORTE IMPRESA A CONTROLLO PROPRIETARIO DEBOLE 2-03-2013 Prof. a c. Sergio Salomone 40 I modelli di impresa ! A livello internazionale prevalgono principalmente 2 modelli: 1. Modello anglosassone (propriet diffusa) 2. Modello renano (propriet ristretta) ! Lesperienza italiana, invece, si connota per unaccentuata compresenza di tre tipologie di imprese: - PMI a carattere familiare (propriet chiusa) - Cooperative - Societ a controllo pubblico 21 2-03-2013 Prof. a c. Sergio Salomone 41 Il modello italiano: le PMI ! Si tratta delle imprese di piccole e medie dimensioni in cui la crescita dimensionale incontra il limite del controllo familiare e delle relative risorse (sono pi del 90% delle imprese italiane) ! Alla guida dellimpresa troviamo di frequente limprenditore individuale o il gruppo familiare (propriet concentrata e stabile) ! Levoluzione fondata sul coordinamento (o sulla conflittualit) tra i familiari Small is beautifull big is better ! Emerge lesigenza di una concentrazione tra le stesse (consorzi di imprese) perch il limite costituito dal controllo familiare le rende incapaci di crescere nella misura richiesta dal mercato 2-03-2013 Prof. a c. Sergio Salomone 42 Il modello italiano: le PMI ! I consorzi di imprese consentono di: - mantenere la propria identit - unire le forze per ridurre i costi in fase di approvvigionamento e produzione - penetrare i mercati o organizzare canali propri di distribuzione (contrastando le logiche della GDO) - avviare sinergie per la ricerca e la formazione professionale 22 2-03-2013 Prof. a c. Sergio Salomone 43 Il modello italiano: le PMI Vantaggi - immedesimazione tra imprenditore e impresa (coincidenza tra propriet e controllo) che assicura stabilit ed orientamento al lungo periodo - tale coincidenza consente inoltre decisioni rapide ed elevata motivazione da parte di chi amministra Svantaggi - carenza o totale assenza di strutture manageriali - limitazioni della capacit di crescita - assenza di istituzioni finanziarie (ricorso ai finanziamenti: elevato costo del capitale) - difficolt di attrazione di manager professionali 2-03-2013 Prof. a c. Sergio Salomone 44 Il modello italiano: le cooperative !Si tratta di un gruppo di soggetti che costituiscono e gestiscono in comune unimpresa che si prefigge lo scopo di fornire prevalentemente ai soci stessi i beni e servizi prodotti !In sostanza si caratterizzano per lo scopo mutualistico (mutualit) !Esempi sono: banche popolari, banche di credito cooperativo, cooperative di consumo, di produzione, di lavoro, cantine ed oleifici sociali, ecc. 23 2-03-2013 Prof. a c. Sergio Salomone 45 Il modello italiano: le societ a controllo pubblico ! Nascono a causa della crisi delle grandi imprese verificatasi con le fine delle guerre mondiali (Stato- interventista) ! Anni 50-60: Stato-imprenditore, il sistema delle partecipazioni statali svolge un ruolo importante ai fini del miracolo industriale ed economico italiano ! Obiettivo era quello di garantire la capillare copertura territoriale e la massima diffusione dei servizi pubblici 2-03-2013 Prof. a c. Sergio Salomone 46 Il modello italiano: le societ a controllo pubblico ! Anni 70-80: crisi dellimpresa pubblica a causa di: - prevalere di logiche gestionali di tipo buricratico- amministrativo sulle logiche di economicit ed efficienza - problematiche dei rapporti tra potere politico e potere manageriale - inevitabile politicizzazione della gestione - assenza di reali stimoli esterni dovuta al regime di monopolio detenuto da tali imprese ! Tutto ci ha portato le imprese pubbliche a una condizione di inadeguatezza, specie in termini di efficienza 24 2-03-2013 Prof. a c. Sergio Salomone 47 Il modello italiano: le societ a controllo pubblico ! Anni 90: inizia il processo di privatizzazione (interventi di smobilizzo: vendita a privati delle quote azionarie di societ in mano pubblica) ! 4 le principali tipologie di privatizzazioni: 1. Formale: trasformazione di enti pubblici in soggetti sottoposti alla disciplina di diritto privato, pur sempre sotto il controllo pubblico 2. Sostanziale: cambiamento della natura proprietaria della societ da pubblica a privata 3. Funzionale: ai soggetti privati vengono affidati i compiti gestionali mentre i pubblici poteri mantengono la titolarit dei poteri di indirizzo e controllo strategico 4. Indiretta: introduzione di logiche e di principi di gestione manageriale negli organismi pubblici (aziendalizzazione degli enti) 2-03-2013 Prof. a c. Sergio Salomone 48 Il modello anglosasone: le public company ! Tipico delle economie capitalistiche di paesi quali Stati Uniti e Gran Bretagna ! fondato sul liberismo e sulla grande dimensione (corporation) ! Il modello principale quello delle public companies ad azionariato diffuso (polverizzazione della propriet) ! Si caratterizza per lelevata efficienza del mercato borsistico ! Vi separazione tra propriet (azionisti) e controllo (manager) 25 2-03-2013 Prof. a c. Sergio Salomone 49 Il modello anglosasone: sistema monistico (one-tier system) ! I poteri di gestione e monitoraggio sono conferiti a soggetti diversi ma appartenenti ad uno stesso organo eletto dallassemblea !Infatti, vi un solo livello di nomina: lassemblea dei soci nei confronti del CdA ! Proprio il CdA (board of directors) rappresenta lorgano fondamentale per il funzionamento dellazienda e comprende 2 tipologie di membri: 1. esecutivi (inside directors): assolvono alle funzioni manageriali; tra essi nominato il CEO 2. non esecutivi (outside directors): hanno il potere di controllo sullamministrazione nellinteresse degli stakeholder esterni 2-03-2013 Prof. a c. Sergio Salomone 50 Il modello anglosasone: sistema monistico (one-tier system) ASSEMBLEA DEGLI AZIONISTI (ed eventuali altri stakeholders) nomina BOARD OF DIRECTORS nomina CEO Non-executive directors 26 2-03-2013 Prof. a c. Sergio Salomone 51 Il modello anglosassone negli Stati Uniti ASSEMBLEA DEGLI AZIONISTI BOARD OF DIRECTORS nomina Non-executive directors CEO nomina Audit committee 2-03-2013 Prof. a c. Sergio Salomone 52 Il modello anglosassone in Gran Bretagna ASSEMBLEA DEGLI AZIONISTI BOARD OF DIRECTORS nomina Lead independent director Non-executive directors CEO nomina 27 2-03-2013 Prof. a c. Sergio Salomone 53 Il modello anglosasone: le public company Svantaggi - obiettivi divergenti tra propriet (utili) e management (benefits) - rischio di take-over (scalate) ostili organizzate dai raiders (assalitori) di borsa - attenzione ai risultati di breve termine - elevata rischiosit legata alle grandi dimensioni Vantaggi - enorme capitalizzazione, grandi dimensioni - basso costo del capitale - suddivisione dei rischi - maggiore libert ed indipendenza del management (qualificato) - forte diversificazione (conglomerate) imposta dallantitrust 2-03-2013 Prof. a c. Sergio Salomone 54 Scalata Ostile ! un processo mirato alla acquisizione della maggioranza (assoluta o relativa) dei diritti di voto (e quindi delle azioni ordinarie) di una societ ! La scalata ostile in quanto volta a sottrarre il controllo all'attuale azionista di maggioranza contro la sua volont ! Le scalate ostili sono espressamente regolate dal Testo Unico della Finanza, che tra l'altro prevede per l'azionista di controllo, la possibilit di rilanciare 28 2-03-2013 Prof. a c. Sergio Salomone 55 2-03-2013 Prof. a c. Sergio Salomone 56 Il modello renano ! Tipico delle economie sociali di mercato di paesi quali Germania, Francia e Giappone ! Comunit di intenti tra impresa e stakeholders ! Continuit di rapporti azienda-dipendenti e azienda-fornitori ! Intervento della banca nel capitale ! Capitale paziente che attende la sua remunerazione nel lungo termine 29 2-03-2013 Prof. a c. Sergio Salomone 57 Il modello renano: sistema dualistico verticale ASSEMBLEA DEGLI AZIONISTI (ed eventuali altri stakeholders) SUPERVISORY BOARD MANAGEMENT BOARD nomina nomina 2-03-2013 Prof. a c. Sergio Salomone 58 Il modello renano: sistema dualistico orizzontale ASSEMBLEA DEGLI AZIONISTI (ed eventuali altri stakeholders) SUPERVISORY BOARD MANAGEMENT BOARD nomina nomina 30 2-03-2013 Prof. a c. Sergio Salomone 59 Il modello renano: sistema dualistico ! Si caratterizza per lesistenza di 2 organi separati: 1. Consiglio di Gestione (management board) 2. Consiglio di Sorveglianza (supervisory board) ! Si possono distinguere in: a) Sistemi dualistici verticali: lAssemblea elegge il CdS, e il CdS nomina il CdG (i due organi presentano una differente composizione) b) Sistemi dualistici orizzontali: lAssemblea elegge direttamente il CdS ed il CdG (nessun soggetto pu far parte di entrambi: incompatibilit tra le due cariche) 2-03-2013 Prof. a c. Sergio Salomone 60 Il modello renano ! In particolare: Germania - importanza delle banche (ampio potere/forte ricorso) - forte peso dei sindacati - limitata separazione fra propriet e controllo Giappone - forte presenza di istituzioni finanziarie (banche e assicurazioni) - partecipazioni incrociate tra imprese e tra queste e le banche - importante ruolo dello Stato Francia - forte controllo dello Stato - diffusione del modello piramidale e delle partecipazioni incrociate - ruolo marginale dei piccoli azionisti 31 2-03-2013 Prof. a c. Sergio Salomone 61 Il modello renano in Germania ASSEMBLEA DEGLI AZIONISTI banche, famiglie AUFSICHTSRAT (consiglio di sorveglianza) VORSTAND (consiglio di gestione) Sprecher (portavoce) nominano nomina SINDACATI lavoratori Presidente Vicepresidente Comitato di mediazione nomina 2-03-2013 Prof. a c. Sergio Salomone 62 Il modello renano in Francia ASSEMBLEA DEGLI AZIONISTI ed, eventualmente, lavoratori CONSEIL DE SURVEILLANCE Prsident DIRECTOIRE Prsident nomina nomina designa 32 2-03-2013 Prof. a c. Sergio Salomone 63 2-03-2013 Prof. a c. Sergio Salomone 64 Il modello renano in Giappone ASSEMBLEA DEGLI AZIONISTI CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE RAPPRESENTANTI DELLA PROPRIETA LAVORATORI ORGANO DI CONTROLLO (Kensajaku) nomina Presidente esecutivo 33 2-03-2013 Prof. a c. Sergio Salomone 65 2-03-2013 Prof. a c. Sergio Salomone 66 Il modello renano Vantaggi - convergenza degli obiettivi tra propriet-management-stakeholders - stabilit dei mercati azionari - attenzione ai risultati di lungo termine (grazie alla presenza di un nucleo stabile di azionisti) - bassa rischiosit legata alla forte partecipazione delle banche ed al ruolo di controllo dello stato (Stato-regolatore) Svantaggi - capitalizzazione medio-bassa - ridotta diversificazione e ridotti livelli di redditivit - dipendenza del management agli interlocutori aziendali (eccesso di prudenza) - contenute dimensioni dimpresa 34 2-03-2013 Prof. a c. Sergio Salomone 67 Un confronto tra i modelli CARATTERISTICHE PROPRIETA DIFFUSA PROPRIETA RISTRETTA PROPRIETA CHIUSA Struttura proprietaria Stabilit proprietaria Obiettivi Esempi di riferimento Elementi di criticit Evoluzione in atto Polverizzata Articolata Unitaria Bassa Bassa Alta Risultato economico Continuit e crescita Imprenditorialit USA e UK Germania e Giappone Italia Orientamento al lungo termine Livello di redditivit Rischio e costo del capitale Azionariato concentrato e stabile Azionariato esigente Ampliamento base azionaria 2-03-2013 Prof. a c. Sergio Salomone 68 Concentrazione della propriet ALCUNI ESEMPI 35 2-03-2013 Prof. a c. Sergio Salomone 69 Quale modello prevale? ! In un contesto ambientale dominato dalla complessit non esistono modelli di impresa di successo e di riferimento assoluti, stabili e autosufficienti ! Dominano piuttosto i concetti di variet dei modelli di riferimento, evoluzione e interdipendenza con il contesto ambientale di riferimento ! Occorre sviluppare una visione sistemica e processuale dellorganizzazione-impresa e dei suoi rapporti con lambiente esterno acquisendo sensibilit agli approcci ed agli strumenti gestionali pi significativi 2-03-2013 Prof. a c. Sergio Salomone 70 Classificazione delle imprese ! Dal punto di vista della gestione le caratteristiche pi significative per classificare unimpresa sono: A) il tipo di attivit esercitata B) il mercato servito C) la natura della propriet D) la dimensione 36 2-03-2013 Prof. a c. Sergio Salomone 71 A) Tipo di attivit esercitata 1. Settore primario: - imprese agricole - imprese estrattive 2. Settore secondario: - imprese manifatturiere - comparti produttivi: alimentare, tessile, meccanico, ecc. - categorie: imprese conserviere, dolciarie 3. Settore terziario: - imprese erogatrici di servizi 2-03-2013 Prof. a c. Sergio Salomone 72 B) Mercato servito 1. Imprese locali: - Imprese regionali 2. Imprese nazionali 3. Imprese internazionali: - Imprese multinazionali - Imprese globali 37 2-03-2013 Prof. a c. Sergio Salomone 73 C) Natura della propriet 1. Imprese private: - di propriet esclusiva o prevalente di privati 2. Imprese pubbliche: - di propriet esclusiva o prevalente dello stato o di enti territoriali 3. Imprese miste: - di propriet mista o di propriet paritaria tra soggetti privati e pubblici 2-03-2013 Prof. a c. Sergio Salomone 74 D) La dimensione ! Non esiste un esclusivo parametro oggettivo di riferimento, ma pi parametri: Parametri economici - Fatturato - Valore aggiunto Parametri tecnici - Produzione realizzata [imprese manifatturiere] - Capacit degli impianti [imprese industriali] - Superficie di vendita [impresa commerciale] Parametri patrimoniali - Totale dellattivo patrimoniale - Totale delle immobilizzazioni - Capitale proprio - Capitale investito Parametri organizzativi - Numero degli addetti (o di alcune categorie dei medesimi) - Livelli organizzativi 38 2-03-2013 Prof. a c. Sergio Salomone 75 Casi di difficile misurazione delle dimensioni di impresa ! Nel caso di: - aggregati di aziende - complessi di partecipazioni societarie - accordi di collaborazione tra imprese - alleanze strategiche - esternalizzazione di determinate funzioni (outsourcing) la dimensione dellorganizzazione finisce per non essere pi rappresentativa della dimensione dimpresa, poich i confini dellorganizzazione in s vengono abbattuti 2-03-2013 Prof. a c. Sergio Salomone 76 Classificazione dimensionale secondo lISTAT 1. Micro-imprese: - fino a 9 addetti 2. Piccola impresa: - da 10 a 49 addetti 3. Media impresa: - da 50 a 499 addetti 4. Grande impresa: - oltre 500 addetti 39 2-03-2013 Prof. a c. Sergio Salomone 77 I criteri di definizione delle PMI per laccesso ai programmi dellUE 1. Dipendenti: < 50 < 250 2. Fatturato* (mln !): < 7 < 40 3. Attivo* (mln !): < 5 < 27 4. Controllo: dipendenti, fatturato e attivit devono essere cumulati con qualli di aziende partecipate almeno al 25%; il capitale non deve essere detenuto per oltre il 25% da imprese che non risultino conformi alla definizione di PMI * E sufficiente che sia osservato uno solo dei seguenti requisiti PICCOLA MEDIA