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L’incidente Rilevante di Milazzo e la Direttiva Seveso
di Pulviscolo Discolo - 27 settembre 2014
Sono di stanotte le immagini del fuoco che si è sprigionato nella notte nella raffineria di Milazzo.
Da professionista mi è capitato di entrare in quelle centrali petrolchimiche per diversi motivi. Quello che mi è sempre saltato agli occhi era la fatiscenza degli impianti ormai usurati dagli anni di lavoro continuo 24 ore su 24 con pochissime manutenzioni. L’inciedente di ieri sera non può che essere uno dei tanti che si susseguiranno se non si interviene seriamente sulla questione petrolio e su tutto ciò che ne deriva.
Mi vorrei soffermare però su un aspetto che pochi conoscono, una normativa che è conoscita a stento dagli addetti ai lavori e che invece dovrebbe essere di dominio comune come la stessa normativa prevederebbe. Si tratta della Direttiva Seveso recepita in Italia dal D.lgs. 334/99. Questa Direttive Europea è stata voluta a seguito di un gravissimo incidente che si ricorda oggi come il Disastro di Seveso avvenuto il 10 luglio 1976 nell’azienda ICMESA di Meda, che causò la fuoriuscita e la dispersione di una nube della diossina TCDD, una sostanza chimica fra le più tossiche. Il veleno investì una vasta area di terreni dei comuni limitrofi della bassa Brianza, particolarmente quello di Seveso.
L’incidente di Seveso ha spinto gli stati dell’Unione europea a dotarsi di una politica comune in materia di prevenzione dei grandi rischi industriali a partire dal 1982. La direttiva europeadenominata “direttiva Seveso” (direttiva europea 82/501/CEE, recepita in Italia con il DPR 17 maggio 1988, n. 175 nella sua prima versione) impone agli stati membri di identificare i propri siti a rischio. Non entro nei tecnicismi della normativa che sulla carta è certamente all’avanguardia infatti prevede un piano di emergenza interno allo stabilimento ed uno esterno come riportato nel CAPO IV alla voce PROCEDURE Art. 20 (Piano di emergenza esterno)
Per gli stabilimenti di cui all’articolo 8, al fine di limitare gli effetti dannosi derivanti da incidenti rilevanti, sulla scorta delle informazioni fornite dal gestore ai sensi degli articoli 11 e 12, delle conclusioni del l’istruttoria, ove disponibili, delle linee guida previste dal comma 4, nonche’ delle eventuali valutazioni formulate dal Dipartimento della protezione civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri – il prefetto, d’intesa con le regioni e gli enti locali interessati, previa consultazione della popolazione e nell’ambito della disponibilita’ finanziarie previste dalla legislazione vigente, predispone il piano di emergenza esterno allo stabilimento e ne coordina l’attuazione. Il piano e’ comunicato al Ministero dell’ambiente, ai sindaci, alla regione e alla provincia competenti per territorio, al Ministero dell’interno ed al Dipartimento della protezione civile.
continua su…
http://nuovaisoladellefemmine.blogspot.it/2014/09/lincidente-rilevante-di-milazzo-e-la.html
Titolo originale
Raffineria Milazzo via Vas 2011 16 Maggio Dva_dec-2011-0000255
L’incidente Rilevante di Milazzo e la Direttiva Seveso
di Pulviscolo Discolo - 27 settembre 2014
Sono di stanotte le immagini del fuoco che si è sprigionato nella notte nella raffineria di Milazzo.
Da professionista mi è capitato di entrare in quelle centrali petrolchimiche per diversi motivi. Quello che mi è sempre saltato agli occhi era la fatiscenza degli impianti ormai usurati dagli anni di lavoro continuo 24 ore su 24 con pochissime manutenzioni. L’inciedente di ieri sera non può che essere uno dei tanti che si susseguiranno se non si interviene seriamente sulla questione petrolio e su tutto ciò che ne deriva.
Mi vorrei soffermare però su un aspetto che pochi conoscono, una normativa che è conoscita a stento dagli addetti ai lavori e che invece dovrebbe essere di dominio comune come la stessa normativa prevederebbe. Si tratta della Direttiva Seveso recepita in Italia dal D.lgs. 334/99. Questa Direttive Europea è stata voluta a seguito di un gravissimo incidente che si ricorda oggi come il Disastro di Seveso avvenuto il 10 luglio 1976 nell’azienda ICMESA di Meda, che causò la fuoriuscita e la dispersione di una nube della diossina TCDD, una sostanza chimica fra le più tossiche. Il veleno investì una vasta area di terreni dei comuni limitrofi della bassa Brianza, particolarmente quello di Seveso.
L’incidente di Seveso ha spinto gli stati dell’Unione europea a dotarsi di una politica comune in materia di prevenzione dei grandi rischi industriali a partire dal 1982. La direttiva europeadenominata “direttiva Seveso” (direttiva europea 82/501/CEE, recepita in Italia con il DPR 17 maggio 1988, n. 175 nella sua prima versione) impone agli stati membri di identificare i propri siti a rischio. Non entro nei tecnicismi della normativa che sulla carta è certamente all’avanguardia infatti prevede un piano di emergenza interno allo stabilimento ed uno esterno come riportato nel CAPO IV alla voce PROCEDURE Art. 20 (Piano di emergenza esterno)
Per gli stabilimenti di cui all’articolo 8, al fine di limitare gli effetti dannosi derivanti da incidenti rilevanti, sulla scorta delle informazioni fornite dal gestore ai sensi degli articoli 11 e 12, delle conclusioni del l’istruttoria, ove disponibili, delle linee guida previste dal comma 4, nonche’ delle eventuali valutazioni formulate dal Dipartimento della protezione civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri – il prefetto, d’intesa con le regioni e gli enti locali interessati, previa consultazione della popolazione e nell’ambito della disponibilita’ finanziarie previste dalla legislazione vigente, predispone il piano di emergenza esterno allo stabilimento e ne coordina l’attuazione. Il piano e’ comunicato al Ministero dell’ambiente, ai sindaci, alla regione e alla provincia competenti per territorio, al Ministero dell’interno ed al Dipartimento della protezione civile.
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L’incidente Rilevante di Milazzo e la Direttiva Seveso
di Pulviscolo Discolo - 27 settembre 2014
Sono di stanotte le immagini del fuoco che si è sprigionato nella notte nella raffineria di Milazzo.
Da professionista mi è capitato di entrare in quelle centrali petrolchimiche per diversi motivi. Quello che mi è sempre saltato agli occhi era la fatiscenza degli impianti ormai usurati dagli anni di lavoro continuo 24 ore su 24 con pochissime manutenzioni. L’inciedente di ieri sera non può che essere uno dei tanti che si susseguiranno se non si interviene seriamente sulla questione petrolio e su tutto ciò che ne deriva.
Mi vorrei soffermare però su un aspetto che pochi conoscono, una normativa che è conoscita a stento dagli addetti ai lavori e che invece dovrebbe essere di dominio comune come la stessa normativa prevederebbe. Si tratta della Direttiva Seveso recepita in Italia dal D.lgs. 334/99. Questa Direttive Europea è stata voluta a seguito di un gravissimo incidente che si ricorda oggi come il Disastro di Seveso avvenuto il 10 luglio 1976 nell’azienda ICMESA di Meda, che causò la fuoriuscita e la dispersione di una nube della diossina TCDD, una sostanza chimica fra le più tossiche. Il veleno investì una vasta area di terreni dei comuni limitrofi della bassa Brianza, particolarmente quello di Seveso.
L’incidente di Seveso ha spinto gli stati dell’Unione europea a dotarsi di una politica comune in materia di prevenzione dei grandi rischi industriali a partire dal 1982. La direttiva europeadenominata “direttiva Seveso” (direttiva europea 82/501/CEE, recepita in Italia con il DPR 17 maggio 1988, n. 175 nella sua prima versione) impone agli stati membri di identificare i propri siti a rischio. Non entro nei tecnicismi della normativa che sulla carta è certamente all’avanguardia infatti prevede un piano di emergenza interno allo stabilimento ed uno esterno come riportato nel CAPO IV alla voce PROCEDURE Art. 20 (Piano di emergenza esterno)
Per gli stabilimenti di cui all’articolo 8, al fine di limitare gli effetti dannosi derivanti da incidenti rilevanti, sulla scorta delle informazioni fornite dal gestore ai sensi degli articoli 11 e 12, delle conclusioni del l’istruttoria, ove disponibili, delle linee guida previste dal comma 4, nonche’ delle eventuali valutazioni formulate dal Dipartimento della protezione civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri – il prefetto, d’intesa con le regioni e gli enti locali interessati, previa consultazione della popolazione e nell’ambito della disponibilita’ finanziarie previste dalla legislazione vigente, predispone il piano di emergenza esterno allo stabilimento e ne coordina l’attuazione. Il piano e’ comunicato al Ministero dell’ambiente, ai sindaci, alla regione e alla provincia competenti per territorio, al Ministero dell’interno ed al Dipartimento della protezione civile.
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