Sei sulla pagina 1di 2

Il viaggio come metafora di vita nella "Nona Arte".

Tutti noi abbiamo una storia, un viaggio.


Il nostro inizia con la nascita; usciamo da un ambiente in cui abbiamo sempre tr
ovato tutto ci di cui avevamo bisogno e, passo dopo passo, ci incamminiamo per la
nostra "avventura".
Certo, non tutti i viaggi sono uguali.
Alcuni potrebbero interrompersi a met, altri potrebbero anche non iniziare mai, a
ltri ancora potrebbero solo darcene un'illusione, ma c' una cosa che li accomuna
tutti: l'arrivo, la morte.
Come disse una volta un uomo: "Nessuno vuole morire". Ma allora perch questa "mor
te" coincide con la fine del nostro viaggio? Perch la tanto agognata meta soltant
o la fine di tutto?
Perch ci che ci caratterizzer, che far di noi quel che siamo, ci che c' nel mezzo tra
la partenza e l'arrivo.
Tutti i pi grandi autori hanno, da sempre, cercato di dare forma "tangibile" al s
uddetto viaggio; basti pensare a opere come "Il posto delle fragole" (Ingrid Ber
gman, 1957) o il pi recente "The eternal sunshine of the spotless mind" (Michel G
ondry, 2004); il protagonista affrontava un viaggio, fisico o nella sua mente, a
lla ricerca del passato, dei ricordi, considerati, quindi, quasi un "capro espia
torio" alle proprie azioni, alla propria vita.
La nona arte non da meno.
Ma cos', di preciso, questa nona arte? Fumetto. Graphic Novel. Romanzo grafico.
Ovviamente ci saranno sempre le persone pronte a giudicare il fumetto come un mi
sero prodotto ludico per bambini, pronti a denigrare un lettore di fumetti, maga
ri della nostra et o, perch no, pi grande, considerandolo un immaturo, un fannullon
e. Ma cos non .
Se di viaggio bisogna parlare, sicuramente uno dei pi importanti esempi viene dat
o da "L'uomo che cammina" (Aruko Hito), opera giapponese del maestro Jiro Tanigu
chi.
Tramite inquadrature definibili quasi "cinematografiche" e stupende vignette sen
za alcuna traccia di dialogo, atte al solo scopo contemplativo, non vediamo altr
o che un uomo, un normalissimo uomo, intento a camminare per le vie del proprio
paese, soffermandosi ad osservare particolari di tutti i giorni che le altre per
sone, cos prese dal loro lavoro, non notano pur avendo davanti agli occhi.
Questo "uomo" non quindi interessato alla sua meta, che coincide sempre con la m
orte, bens a osservare attentamente ogni singolo particolare del suo viaggio, per
diventare quindi una persona migliore.
Il disegno, inoltre, diventa parte integrale dell'opera, come gi accennato, avend
o, al suo interno, piccoli particolari stilistici che, seppure in un prodotto Oc
cidentale, si rifanno ad una cultura, quasi, Rinascimentale (Come l'Uomo spesso
disegnato secondo lo schema dell'Uomo Vitruviano).
Taniguchi ci mostra, allora, come l'Uomo, semplicemente imparando ad osservare i
pi piccoli particolari e preferendo una passeggiata alla sua macchina (prendendo
tempo per s sdraiandosi su un campo con gli occhi chiusi) riesca a diventare un
uomo migliore. Uomo superiore ma comune, che si differenzia per come riesce ad a
pprendere, pi degli altri, dal suo cammino.
Se di arrivo, invece, vogliamo parlare, bisogna innanzitutto vincere la paura de
lla morte.
"I kill Giants", di Joe Kelly, il classico esempio del viaggio di un bambino che
, essendo spaventato dalla morte, non riesce a godersi pienamente il suo percors
o di vita. Soltanto superando questa paura potr vivere appieno la sua esistenza.
"Tutto ci che vive, muore. per questo che devi trovare la gioia di vivere, mentre
il tempo ancora tuo, e non avere paura della fine. Negare questo come negare la
vita".
Siamo davvero sicuri che il nostro viaggio sia iniziato? Riusciamo con certezza
a guardare la nostra meta senza che un "Gigante" ci blocchi la strada?
Non lasciatevi ingannare dal titolo: non vedrete colpi mortali, onde energetiche
o eroici sacrifici; vedrete l'inizio di un viaggio, un simbolico gigante da sco
nfiggere, la paura.
La paura ci tiene legati al passato, ci fa chiudere gli occhi, rende il nostro v
iaggio una mera apparenza e, quando ce ne renderemo conto, probabilmente sar trop
po tardi.
Troviamo, ancora una volta la gioia nelle piccole cose, senza pensare che quella
"Piccola cosa", un giorno, possa andar via, e allora s che saremo diventati l'Uo
mo di Taniguchi e, come nella storia di Joe Kelly, vedere chiaramente la meta, a
testa alta.
Potremmo parlare di un sacco di altre grandi opere; da "Concrete" (Paul Chadwick
) a "Swamp Thing" (Particolarmente il ciclo '84-'87 del maestro Alan Moore), ser
ie create non per intrattenere con attacchi energetici alla Dragon Ball, ma per
mostrare quanto, in fin dei conti, la nostra vita sia breve e, di conseguenza, q
uanto sia stupido buttarsi gi per situazioni apparentemente difficili ("Concrete"
la storia di un uomo ricoperto di pietra, che rappresenta un vero e proprio han
dicap, ma che non lo porter a moralistici pensieri sull'aspetto esteriore, bens gl
i dar solo un incentivo per proseguire nel suo sogno).
Il nostro viaggio iniziato, la strada aspetta solo di essere attraversata; guard
iamo la met senza timori.
Viviamo appieno la giornata, come l'Uomo che cammina; superiamo le nostre paure,
come il protagonista di I Kill Giants; non facciamoci fermare dalle difficolt, c
ome il "mostro" (mostro solo per gli altri) in Concrete.
Matteo "Ocelot" Di Bella

Potrebbero piacerti anche