per la prima volta (in mezzo secolo!) accade che non possa essere con lei durante una sua visita
veneziana. Non potrebbe immaginare quanto mi dispiaccia. La prego di accettare comunque
lespressione della mia pi profonda riconoscenza per laffettuosa attenzione con cui continua a
seguire il lavoro della Fondazione intitolata al suo carissimo amico e prezioso collaboratore per
una vita, Gianni Pellicani, Fondazione che il figlio di Gianni, Nicola, dirige con la passione e
lintelligenza che ha imparato da suo padre.
La Fondazione Pellicani si dedica da anni allo studio delle trasformazioni sociali, culturali,
economiche e politiche della citt di cui Gianni stato per lunghi anni un indiscusso e autentico
leader. Termine oggi usato e abusato, ma che, almeno fino a un ventennio orsono, significava
capacit di analisi, conoscenza della realt, lavoro collettivo e senso di responsabilit. Tutte
virt che mai come oggi servirebbero a Venezia e forse, pi in generale, al nostro paese. Che
una visione della politica come etica della responsabilit sia per sempre tramontata con le grandi
tragedie del secolo breve? Lei, caro Presidente, insiste a negarlo, col suo esempio, la sua
presenza, la sua parola. Che politica sia ormai diventata una prassi avulsa da ogni sapere,
esercizio retorico, immagine, promessa? Lei, caro Presidente, ci insegna che non si tratta affatto
di un destino e che gli immani conflitti del mondo in cui viviamo reclamano, allopposto, proprio
una nuova Grande Politica. Perci lei stato in questi anni per tutti noi una sorta di principio
speranza non solo in Italia, ma per lEuropa, ancora cos lontana dallessere quella realt
politica per la quale ha duramente e appassionatamente lavorato.
E ci permetta di interpretare la sua presenza qui oggi, nella casa di Gianni Pellicani, come un
grande segno di speranza anche per la citt di Venezia.
Nella speranza di poterla presto di nuovo incontrare, labbraccio, caro Presidente, con la grande
stima e laffetto che ben conosce.
Massimo Cacciari
(il Presidente)