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Mio figlio,
ha occhi ricci
ricci
pensieri chiari
chiari
e capelli azzurro
cielo.
[ future ]
I sogni
Ho visto ricordi
camminare sopra campi bruciati,
ed i sogni, in quei giorni,
non erano ancora nati.
Sui dubbi ho rotolato
in pomeriggi snervanti
di veglia
ai lati di albe
sotto soli promozionali.
Poi, spegnendo la luce
sul ciglio ancorato
d’una strada,
nella pienezza dell’oblio
, appartato,
tutto mi fu evidente:
i sogni non germinarono mai.
Le mie lettere
Sfioro simboli
che capitombolano
sconfitti
uno sull’altro.
Traboccano.
Con rotazioni
[ lontano]
lottano sugli spigoli
in conflitti di ragioni
contrastanti.
Inciampando
taluno mi rimane
impigliato
tra bocca e denti.
Polvere,
di muri scrostati
mal aderenti.
Ne sforno brani
[ pigoli riflessi ]
, le mie lettere,
con appiccicate parole
, retrostanti,
[ povere ]
, scostanti,
poco ardenti.
Le tue parole
Navigano
in direzione
d’un ritmo rotondo
, le tue parole,
una rivoluzione di fogli
all’inverso
con incisioni profonde
e tagli netti.
Narrano
di progressi e lotte
annegate di notte
in sagomate solitudini
- tacitate -.
Nuotano
in un sorso d’aria
un’induzione di palpiti
ed extrasistole
che impantanano passi.
Le leggo
- non aspiro -
ansimo piano,
ti respiro.
Vorrei meravigliarmi
Vorrei
meravigliarmi - di niente -
del risveglio d’ogni mattina
coi suoi fiacchi, bischeri,
molli movimenti.
Del passaggio in lavacro
e nel guardarsi occhioocchio
con lo specchio
riconoscere
filari di capelli bianchi
mentre lavo i denti.
Vorrei
meravigliarmi - di niente -
mentre sul viaggio delle ore
saluto, parlo, manifesto
umettando i discorsi
con saliva
di parole per tutti.
Vorrei
, sempre,
meravigliarmi - di niente -
, col poco,
del tempo timbrato
a sillabe di semplici pensieri.
Padre
Padre,
il tuo silenzio
è largo
– dilatato -
quanto l’amore
che, freddo,
alimento.
Come
le grandi mani
che
incenerirono
nella
mia
carne.
Orazione
Potesse, il cielo,
- oggi grigio -
ormeggiare sapiente
in una laguna
di tregua
e liberando l’ancora
sprizzare
zampilli di tempere.
Quando questa primavera
© Solitaria