Viaggiavamo lungo una specie di altipiano monotono, un paesaggio tutto sommato modesto, per gli standard neozelandesi: campi verdi resi dorati dalla ultima luce radente del pomeriggio avanzato, densi boschetti di podocarpi assediati dai coltivi, colline dolci in sequenza, attraverso le quali la nostra strada si snodava senza troppe curve, in una successione di salite e discese che rallentava la nostra velocit. Nessuna abitazione, fattoria, villaggio. Niente, neppure una stazione di servizio. Pi tardi, quando il sole era ormai scomparso all!orizzonte, il paesaggio si apr" su di un piatto tavoliere apparentemente sterminato: un!unica campitura verde divisa esattamente nel centro dal nastro grigio della strada, e in fondo niente: una di quelle geometrie naturali cos" frequenti da quelle parti, come un quadro astratto, con tutto quel cielo sopra, terso, ora di un blu quasi nero e gi stellato pi in alto, e stemperato gi gi in toni sempre pi chiari che si trasfondevano nel rosa tenue di un tramonto quasi perfetto, se non per uno sbuffo di nubi arrossate. Provavo un vago senso di imbarazzo. #uello era il viaggio di $imaera, erano fatti suoi, suoi soltanto, e si capiva che la nostra compagnia non gli faceva piacere% non in quella circostanza, almeno. &a 'obert in qualche modo era riuscito a convincerlo. Non era un problema, per lui, convincere la gente. (veva dovuto accettare una condizione, per), una sola: il silenzio% bisognava assolutamente tacere, non soltanto durante la cerimonia, ma anche prima, e dopo, per tutto il tempo in cui saremmo stati insieme. Per me era meglio cos", perch* con $imaera non sapevo mai cosa dire, anche per via del mio inglese primitivo. &a per 'obert stare zitto era quasi una punizione, anzi, era proprio una punizione, senza quasi, e immagino che dovette mordere il freno per tutto il tempo, quella sera. +a proibizione comunque non era una scelta di $imaera, ma proveniva direttamente da ,a-ananga in persona, gran mistagogo dell!oscuro dominio, l!uomo che andavamo ad incontrare. ,a-ananga era un thounga, cio., per dirlo con una delle nostre parole, uno stregone, un uomo della medicina. Insomma, una cosa del genere. &a soprattutto era un tohunga makutu, il che rendeva la cosa decisamente pi inquietante. Perch* Makutu . quella che noi diremmo magia nera, e non . una cosa simpatica, neanche per quelli come me che alla magia non hanno mai creduto, perch* in ogni caso si ha sempre a che fare con personaggi alquanto sinistri, ambienti sordidi, situazioni malate. &a ormai era fatta. In fondo ero stato io ad insistere per essere invitato, e non aveva senso che mi tirassi indietro, non a quella distanza da /ellington, e a non pi di mezz!ora dal nostro appuntamento. 0raffico non ce n!era. 1ra passata almeno un!ora dall!ultima volta che avevamo incrociato un!altra auto. 2ul fondo, davanti a noi, dove la strada si perdeva nella prospettiva, l!orizzonte sembrava coincidere con la fine della terra, una linea di confine diritta che pareva tracciata con il righello, al di l della quale non si indovinava nulla. &i resi conto presto che in effetti quella sensazione era in un certo senso giustificata: laggi il tavoliere si interrompeva bruscamente, tagliato di netto da una stretta faglia tettonica. #ui si apriva una specie di can3on regolare, poco profondo. #uasi un crepaccio, come uno strappo sul panno di un biliardo. +!effetto di un lontano terremoto, uno di quelli che avevano plasmato la faccia della Nuova 4elanda anche in anni recenti. 5 attenti ora 6 avvert" 'obert 7 1ravamo quasi arrivati al bordo, e mi stavo domandando se davvero non saremmo semplicemente caduti di sotto, quando la strada pieg) improvvisamente a gomito verso destra, prendendo una pendenza inattesa lungo la parete del can3on. Per 'obert e $imaera non c!era niente di nuovo: conoscevano il posto, e probabilmente avevano fatto quel viaggio pi di una volta% ma io fui colto del tutto di sorpresa. &entre scendevamo potevo vedere, nella luce ormai indebolita della sera, i fianchi boscosi del can3on, e pi gi il tracciato sottile di un torrente che si era scavato la strada sul fondo, un flebile riflesso argentato interrotto qua e l dalla vegetazione rigogliosa. Il can3on non era molto profondo: cinquanta, cento metri al massimo, e per arrivare laggi non dovemmo fare pi di un paio di tornanti. 8a qui procedemmo assecondando le anse del torrente, su un tracciato sterrato. #uesto improvviso cambiamento del paesaggio era riuscito a mutare rapidamente il mio umore. Il passaggio dalla tranquillizzante pianura orizzontale all!oscuro budello scavato nella terra, dalla luce smorzata e dolce del tramonto a quella moribonda luminescenza vespertina mi predisponeva al tipo di inquietudine necessaria per affrontare il nostro appuntamento. Per tutto il viaggio mi ero domandato come si sarebbe potuto fare il nostro incontro con lo stregone in un contesto cos" poco esoterico, cos" salutare. 9ra tutto era in regola invece: il bosco sembrava chiudersi minacciosamente intorno a noi, mentre procedevamo lungo lo stretto sentiero sterrato e pieno di buche, sollevando nuvole di polvere densa davanti ai fari dell!auto, e la notte che si annunciava era gi piena di strani rumori e scricchiolii. 8al sedile posteriore tentai di decifrare i lineamenti di 'obert nel riflesso stentato dei fari: sembrava teso, ma forse era solo una mia impressione. :erto quel silenzio forzoso non giovava al suo umore. $imaera invece sembrava a suo agio, concentrato sulla guida, tranquillo. 8opo un!ultima curva, la strada si apr" su una breve radura, quasi circolare, a quanto si poteva vedere. Il tracciato si interrompeva qui: $imaera rallent), e spense il motore 5 ci fermiamo 6 disse 'obert. &i ero sbagliato: il suo tono era ancora lo stesso, allegro, sicuro di s*. 0ir) fuori dal cruscotto un torcia elettrica, e scendemmo tutti. 5 non c!. pi strada, da qui in poi. 2olo un sentiero, nel bosco. &a &amari non . lontana. 2periamo di trovarlo in casa, l!orrido ,a-ananga; 5 perch*< :i hai fatto fare tutta questa strada e non sai nemmeno se c!.< 5 cosa credi, che prenda gli appuntamenti come il dottore< (ndiamo e basta. 2e c!. bene, se no, pace $imaera ci rivolse uno sguardo spazientito: dovevamo tacere, avevamo promesso. 0acere: quella era la consegna, o tutto sarebbe andato per il verso sbagliato. Non ci vedevo niente di strano nel fatto che anche con gli stregoni si dovesse prendere appuntamento. &a in fondo la mia esperienza con gli stregoni era molto limitata. 2e si eccettua il breve incontro cubano con la deliziosa (na, l!unico mio precedente era stato ancora ai tempi dell!infanzia, con un banale mago di campagna. Il mago dell!(ccesa, cos" lo chiamavano. =n contadino sensitivo che riusciva a ritrovare le vacche fuggite dalle stalle, e a guarire dagli eczemi e dalle orticarie. :!ero stato ad accompagnare mio nonno, la volta che si prese il fuoco di 2ant!(ntonio. Nel gelo pungente del febbraio pi freddo del secolo gli fece fare dieci volte il giro a torso nudo intorno ad un pero selvatico, tenendo la mano sinistra sul tronco, e recitare non so quanti paternostri. Non serv" a niente, naturalmente, ma quella sera, mentre mio nonno si rivestiva, il mago mi aveva preso da parte e mi aveva detto solennemente 5 sai quante porte ci sono a casa tua< 2ette, ci sono esattamente sette porte, e quella ragazzina dall!altra parte della strada: si chiama +aura. 1d era proprio cos". +aura e le sette porte: sembra il titolo di un film. ( pensarci mi vengono i brividi ancora oggi. (vevo sei anni. 2i fece una risata dolce, distesa, niente affatto esoterica, e si tolse di tasca un sacchettino minuscolo di tela, con una croce ricamata sopra, appeso ad un laccio di spago. &e lo mise intorno al collo > 5 questo ti porter fortuna, ma non aprirlo, e non farlo vedere a nessuno; :i salutammo con uno sguardo complice, mentre mio nonno continuava a grattarsi sul sedile dell!auto. &a il suo portafortuna non funzion): soltanto due giorni dopo mi ruppi una gamba, giocando a pallone, e la settimana successiva si scopr" che nella lana che imbottiva il mio cuscino si era aggrumata la figura di un brutto animale. Poi mia madre trov) il sacchetto, e lo butt) via. (ncora mi capita di domandarmi cosa ci fosse dentro: qualche volta, quando non trovo altro da domandarmi. ?orse avremmo dovuto concedergli un po! pi di tempo, al vecchio amuleto. ?orse, se lo avessi conservato, donne come la insondabile $elen mi avrebbero gettato con pi facilit le braccia al collo. ( questo pensavo mentre ci inoltravamo in silenzio nel bosco di podocarpi, a un milione di anni luce da quella sera in campagna, e da quel ragazzino pallido seduto sul sedile posteriore dell!auto, dove l!odore della benzina faceva meno male. 'obert ci faceva strada con la torcia, e io e $imaera gli tenevamo dietro. 9rmai era quasi buio del tutto, almeno nel fitto del bosco. +o stradello era stretto, ma tenuto in ordine. 2cendemmo un breve dislivello, e il bosco si aperse infine su una vallata pi ampia, sgombra dalla vegetazione. Nelle ultime luci della sera si indovinava sul fondo una piccola fattoria, con le finestre illuminate, accanto ad un enorme stallo pieno di pecore, all!aria aperta. &amari, si chiamava: la fattoria del fattucchiero. :i avvicinammo. 8allo stallo proveniva il sentore greve di una moltitudine silenziosa, come una specie di respiro animale punteggiato dai suoni soffocati di un sonno disturbato. =n cane si svegli) e ci venne incontro abbaiando senza troppa convinzione 5 2iamo arrivati 6 disse 'obert 6 se il vecchio ,a-ananga non . andato a giocare a tombola in parrocchia, stasera gli faremo compagnia $imaera ci fece cenno di fermarci con la mano destra. 2ulla porta della fattoria era comparso un uomo, una figura bruna nel riquadro luminoso della soglia. - haere mai raa e te manuhiri tuuaarangi ee, haere mai, haere mai raa! @eh, questo lo conoscevo: era una forma di saluto abbastanza comune. Niente di che: Avenite avanti, venite avanti ecc. ecc.B +o insegnavano alle scuole elementari. (nche il suono non aveva niente di eccezionale. 2e era la voce di ,a-ananga, e non quella di uno dei suoi pecorai, non sembrava il timbro giusto per uno stregone. =no pensa a quei conati gutturali, come ne Lesorcista, o almeno ad una vibrazione arcana, baritonale. 2e vuoi essere uno stregone, devi esserlo fino in fondo. $imaera rispose a tono, con il solito Haere mai! Haere mai, seguito da una sequela di saluti piuttosto complicata, pronunciati in un tono cantilenante, della quale non riuscii a capire niente, tranne le parole Camici!, Cvita!, e Cmorte!. Niente di particolarmente originale. :ominciai a pensare che le cose sarebbero andate per le lunghe. 2e si fosse dovuto dipanare tutto il cerimoniale secondo tradizione sarebbero stati dolori. Diusto nella lezione del giorno prima la nostra seconda tutrice, &ere Poipoi, ci aveva ricordato come in occasioni del genere, dopo questi primi colpi d!incontro, si dovesse comunque sedere a terra, con tutta calma, e recitare ognuno il proprio albero genealogico risalendo indietro almeno fino alla quinta generazione. 1 magari anche piangere, l!uno per i morti dell!altro, facendo attenzione a non menzionare parole tab come parti del corpo, nomi di cibi, oggetti che fossero stati in qualche modo a contatto con la testa, e comunque qualsiasi termine che il nostro interlocutore, in base alla esperienza sua propria e della sua trib, ritenesse tab per qualche ragione. &a $imaera era un tipo pratico, e fuori cominciava a fare un po! freddo. :os" la cosa si chiuse con quell!ultimo comizietto, al quale il nostro uomo sulla soglia replic) con un semplice - haaau! 6 o qualcosa del genere. 8opo di che $imaera ci fece cenno di muoverci. (ppena sotto il porticato fui finalmente in grado di vedere meglio il nostro ospite, almeno per quanto lo permetteva la luce che proveniva dalla cucina alle sue spalle. E 1ra lui lo stregone, non c!erano dubbi, nonostante la vistosa camicia a scacchi rossi e neri, i Feans d!ordinanza, e gli stivali di gomma, alti, che avrebbero dovuto farlo rassomigliare ad uno qualsiasi dei farmers del suo paese. 1ppure aveva qualcosa di assolutamente particolare, anche se non saprei dire che cosa. Non aveva bisogno di mantelli di pelo di cane, o penne lanuginose di Gi-i, n* di asce di giada o di pietra. 1ra lui lo stregone, e basta. :alcolai che fosse alto almeno due metri, perch* con la testa arrivava a sfiorare lo stipite della porta. &assiccio, con una pancia prominente che tendeva la camicia a scacchi sopra la vita, sforzando le asole quasi al punto di rottura. +a faccia non potevo vederla, da dove mi trovavo, ma la cosa non mi dispiacque del tutto: contro ogni mia aspettativa, e nonostante quella voce cos" anonima che avevo ascoltato poco prima, la storia stava prendendo una piega inquietante, e tutti facevano sul serio. $imaera da solo sal" i tre gradini del portico e salut) lo stregone con una cordiale strofinatura di nasi. Poi si intrattenne brevemente con lui in un discorso bisbigliato. ,a-ananga ci osservava in silenzio% forse sorrise, perch* colsi un tenue baluginare bianco all!altezza della testa. 8opo di che si ritir) all!interno. $imaera allora si volse verso di noi, e nel suo inglese corretto ci disse pi o meno questo: 5 grande onore; ,a-ananga accetta di parlare per me con i suoi atua. 9ra . andato a prepararsi. Intanto noi andiamo di l nella whare wananga, qui dietro. Non la far) tanto lunga a spiegarvi cosa . un atua, e della whare wananga dir) semplicemente che era un locale, poco pi che una capanna di pali e frasche, che si trovava sul retro della fattoria. &entre facevamo il giro dell!edificio, $imaera ci impart" le ultime istruzioni, raccomandandoci ancora di non rivolgere la parola, e tanto meno domande importune, al nostro ,a-ananga. &a io non avevo certo bisogno che me lo ricordasse, e rivolgere domande importune ad uno stregone era l!ultima cosa che avrei pensato di fare, quella sera. 1ntrammo nella cascina, guidati dalla luce rossastra del fuoco che era acceso al centro del locale, sul pavimento di terra battuta. 1ra buio pesto ormai, ma l" dentro quel fuoco faceva abbastanza luce perch* ci si potesse guardare in faccia. 1 poi un po! di calduccio non guastava affatto. 8entro c!era un ragazzino. 1 un pollo. =na gallinella stenta legata per una zampa ad uno stecco confitto in terra, accanto al fuoco. 1 basta. Niente arredi, niente orpelli, niente di niente, a parte qualche stuoia che si intravedeva sul fondo. Il ragazzo ci stava aspettando. #uando entrammo ci venne incontro e accompagn) ognuno al posto che evidentemente gli era gi stato riservato: io e 'obert pi distanti, appoggiati l!uno davanti all!altro a ciascuna delle pareti laterali, nella parte pi oscura della capanna, e $imaera al centro, spalle alla porta, inginocchiato a non pi di un metro dal fuoco. ( gesti, ci invit) a sedere gi, gambe incrociate sulla terra battuta. +" restammo una buona mezz!ora, in silenzio. ?orse doveva ancora farsi la doccia, o forse la tombola in parrocchia stava andando per le lunghe, fatto sta che ,a-ananga non si faceva ancora vedere. Non c!era da annoiarsi, comunque, perch* il vecchio stregone aveva pensato bene di intrattenerci con un po! di musica, a cura di quel suo garzone: il ragazzino infatti si era seduto accanto al fuoco, alla destra di $imaera, e aveva cominciato a battere con una bacchetta sul cilindro cavo di legno che portava appeso al collo, accompagnandosi cos" mentre recitava una giaculatoria ritmata, come una di quelle filastrocche circolari dei bambini che ricominciano tutte le volte da capo. #uella la conoscevo: E kui ma, e koro ma, hoki wairua nei, e maramatanga tenei, ecc. ecc. 1ra nella sesta lezione del mio libro di testo: miei antenati ed antenate, tornate a me in spirito, io vi invoco Hpi o menoI. =na karakia, per chiamare le cose con il loro nome, qualcosa tra una preghiera ed una formula magica Hammesso che ci sia una differenzaI. ?aceva due giri completi accompagnandosi con il tamburo, ed un terzo con la sola voce, perch* a quel punto doveva tirare nel fuoco una manciata di qualcosa che produceva uno sfrigolio di scintille dorate nella fiamma, ed un filo denso di fumo bianco che saliva verticale verso il tetto di frasche. J Poco a poco quella elementare messa in scena cominciava a fare effetto. 2ar stato il mio stato d!animo malinconico del momento, il calore malato del fuoco, la cantilena di quella vocina infantile, cos" insistente e ricorsiva: E kui ma, e koro ma, il fumo che mi irritava gli occhi. 2e ,a-ananga aveva intenzione di ipnotizzarci, sembrava che ci stesse riuscendo. 9 magari no, magari stavo semplicemente per addormentarmi. :ercai di identificare 'obert, all!altro lato della stanza, ma era troppo buio. Non era da escludere che se ne fosse uscito a fumare una sigaretta. 1ra fatto cos", lui. $imaera non si era mosso di un millimetro. 1ra uno che prendeva le cose molto sul serio, o forse stava dormendo davvero, lui. +!odore delle pecore stipate nello stallo vicino arrivava ad impregnare l!aria anche l" dentro: un misto di sterco di erbivori e afrore animale, non del tutto sgradevole. &a poco a poco mi resi conto anche di un altro odore, pi sottile, pi insidioso, che si faceva strada in mezzo a quello. Nasceva dal fumo che saliva verso il tetto della capanna, qualcosa che mi ricordava da lontano altri fumi, respirati in stanzucce sordide di studenti fuori sede in tempi remoti, quando c!era bisogno di aiutare l!immaginazione a fare gli straordinari. 1ra buono, eccome. =n odore buonissimo, che dal naso arrivava direttamente dentro la testa, e l", lo sapevo, si sarebbe presto fatto spazio, poco a poco, con la sua voce suadente ed un repertorio incommensurabile di immagini strabilianti. :ercai di resistere, ma senza troppa convinzione. 2apevo come sarebbe andata a finire. Perch* lo sapessi sono affari miei, che non hanno niente a che vedere con questa storia, ma lo sapevo, e sapevo anche che avrei fatto meglio ad alzarmi, uscire all!aria aperta, lasciarmi alle spalle in tutta fretta lo stregone, la capanna e tutto il resto. Poi, proprio mentre mi ripetevo queste sagge istruzioni, il ragazzino gett) un!altra manciata della sua roba dentro al fuoco, ma molto pi grossa. #uesta volta le scintille salirono in alto crepitando fin quasi all!architrave, e il fumo si avvolse in una gradevole spirale opalescente, una forma conica rovesciata, quasi regolare, densa. 0irai un respiro profondo. 8ecisi che stavo molto bene. 2occhiusi gli occhi e respirai ancora a pieni polmoni, risucchiando dentro di me quanto pi potevo di quel nettare. #uando li aprii di nuovo ,a-ananga era l", in piedi davanti ad $imaera, dall!altra parte del fuoco. =n trucco vecchio, vecchissimo: uno sbuffo di fumo e l!illusionista compare dal nulla. 1ppure . una cosa che funziona, qualche volta. 8i sicuro funzion) allora, anche perch* in quel momento il mio cervello era del tutto stupefatto, e avrebbe trovato stupefacente qualsiasi cosa. ?orse vale la pena, a questo punto, che ve lo descriva in dettaglio, il vecchio mistagogo, perch* sul momento fece una notevole impressione su di me, e probabilmente me l!avrebbe fatta anche senza l!aiuto di quella polverina che bruciava nel fuoco. 8al punto in cui mi trovavo, potevo osservarlo solo di fianco: si era tolto la camicia a scacchi, e anche gli stivali. +a sua pancia prominente straripava sopra la cintola dei Feans, ma nonostante questo nell!insieme dava l!impressione di un uomo massiccio e atletico, alto, pi alto ancora, forse, di quanto mi era sembrato prima, quando l!avevo visto sulla soglia di casa. Il suo torso nudo era interamente, fittamente coperto di tatuaggi, quei motivi a spirale sempre uguali che i maori ripetono dappertutto, anche se non avrei saputo dire se si trattasse degli innocui arabeschi che si facevano nei tatoo parlors di /ellington, o le veraci, sanguinose incisioni che i guerrieri di una volta si praticavano negli strati pi profondi dell!epidermide. :omunque sia, l!impressione era notevole, e resa pi inquietante dal generoso strato di grasso con cui ,a-ananga si era unto tutto il corpo, che lo rendeva lucido come una foca nel riverbero rossastro della fiamma. 1ra troppo alto perch* la debole luce di l" dentro arrivasse ad illuminargli i lineamenti, e ancora una volta il suo volto mi sfuggiva. 2i capiva per) che teneva i lunghi capelli raccolti in una specie di chignon alquanto informe, dal quale si distaccavano parecchie piccole trecce che ricadevano sulle spalle. Notai subito la cosa pi strana. (veva un libro appeso al collo, un grosso libro nero con lo spessore delle pagine colorato di rosso. K Il vecchio ,a-ananga ci aveva fatto un foro proprio nel mezzo, e se lo era messo al collo con una catena, come il pendaglio di una collana. :onoscevo bene quel libro% tutti lo conoscono. Paipera tapu, lo chiamano da quelle parti: la @ibbia, n* pi n* meno. te timatanga te kupu: all!inizio era il verbo. I buoni missionari del secolo precedente si erano affannati a tradurlo nella lingua dei maori, con esiti assai incerti e qualche volta involontariamente comici. :os" ad insidiare (damo ed 1va nel giardino dell!1den avevano dovuto chiamare un!anguilla, perch* nessuno in Nuova 4elanda aveva idea di cosa fosse un serpente. ?orse davvero ci aveva visto bene ,a-ananga, che invece di leggerlo, quel libro, ne aveva fatto un gioiello etnico, e lo aveva scelto soprattutto per la sua bella copertina di morbida pelle nera. Non diversamente, a pensarci bene, dai tanti borghesucci europei che comprano le bibbie illustrate da Dustave 8or. soltanto per arredare il salotto. Insomma, nonostante la livrea paradossale, l!effetto era tutt!altro che goffo, o ridicolo. (l contrario l!uomo emanava un suo fascino barbarico, ispirava, a suo modo, una sensazione di autorevolezza e di timore reverenziale. ( dispetto dei Feans e del ventre protruso, di quell!addobbo curioso che portava al collo Ho forse anche per quelloI, era con tutta evidenza, a pieno diritto, uno stregone. :hiunque avrebbe potuto dirlo, anche chi non si fosse trovato come noi l" dentro a quell!ora, anche chi non avesse respirato il fumo insidioso di quella fiamma. +!entrata in scena di ,a-ananga non scosse particolarmente il ragazzino, che continu) imperterrito con la sua filastrocca senza che la sua vocina bianca subisse alterazioni. (nche la gallinella non sembrava impressionata: restava l", ferma, come se tutto quello che gli accadeva intorno non fosse affar suo. 1 da un certo punto di vista non si poteva dargli torto, anche se di l" a poco i fatti la smentirono. ,a-ananga rest) immobile per qualche tempo, come se l!essere comparso in quel modo dal mondo infero gli fosse costato una certa fatica, e dovesse riprendere fiato. Poi scosse la testa alquanto vigorosamente: me ne accorsi, ancora, indirettamente, perch* il buio era impenetrabile gi all!altezza delle sue spalle, ma evidentemente doveva aver annodato qualche piccola conchiglia alle sue treccine, e si sentiva il rumore che facevano sbattendo l!una contro l!altra. 8opo poco cominciammo ad avvertire un mugolio leggero, come un lamento prolungato su una sola nota, che in un crescendo sorprendente si tramut) presto in un ruggito vero e proprio. 1ra ,a-ananga che si stava schiarendo la voce, perch* di l" a poco cominci) anche lui a recitare la sua filastrocca. 2olo che questa era una cosa del tutto diversa da quella del bambino. 1! inutile che tenti di descriverla, inutile che mi sforzi di trascrivere le poche parole che mi riusc" di distinguere. 1ra il suono soltanto quello che contava, quel timbro variabile che passava da un gorgogl"o gutturale ad un falsetto che strideva come gesso sulla lavagna, e nell!un caso e nell!altro non si poteva non rabbrividire, ascoltandolo. &i parve di sentire 'obert muoversi davanti a me, dall!altra parte del fuoco, ma non riuscii a vedere niente. $imaera era impietrito. Poi ,a-ananga tir) fuori dal nulla un bastone intagliato, di quelli con la testa bulbosa che l" chiamano whakapapa, una specie di albero genealogico portatile che registra nelle sue tacche le generazioni passate. :on quello cominci) a battere sulla @ibbia che aveva al collo, producendo un rumore sordo e facendo sferragliare la catena a cui era assicurata. :ontinu) a cantare seguendo una tabella di marcia molto regolare: la sua cantilena, pronunciata su almeno tre ottave diverse, e poi di nuovo il mugolio, una sosta come per tirare il fiato, poi il ruggito, e poi di nuovo la cantilena. &a mentre all!inizio faceva tutto questo in piedi a gambe divaricate, dopo i primi tre turni cominci) a mettersi in moto, saltando molto pittorescamente in su e in gi lungo la capanna, e facendo coincidere esattamente la fine di ciascun percorso con la fine di una parte della sua canzone, ogni volta aumentando di un poco la sua velocit, ed ogni volta pronunciando pi in fretta la canzone, per tenere dietro al movimento. :ontemporaneamente continuava a battere sulla sua @ibbia, a scuotere la testa e le conchiglie che aveva nei capelli, ad agitare la catena, come uno spirito in pena. L 8urante tutto questo tempo, per parte sua, il ragazzino non aveva smesso un momento di cantare la sua filastrocca, e di battere sul cilindro che portava al collo. 8etta cos", sembra solo una terribile confusione, una pagliacciata. Invece 6 e lo posso dire perch* c!ero proprio io l", io che sono sempre stato uno scettico materialista 6 il risultato fu proprio quello che ,a-ananga si aspettava, quello che tutti l" dentro si aspettavano: una vera e propria performance magica, in cui tutto aveva il suo senso ed il suo posto, tutto si teneva, si amalgamava con estrema precisione, si intrecciava con fluidit e compattezza. :on eleganza, si sarebbe detto. ?unzionava, almeno da quel punto di vista. 2e funzionasse anche come magia, non saprei dirlo: non sapevamo cosa si aspettasse $imaera da quella operazione, n* lui ce lo rivel) in seguito. &a l!impressione era quella, si direbbe nel linguaggio assurdo dei giorni nostri, di una grande professionalit. 8all!informe stridore iniziale, dal fracasso insopportabile di quei primi momenti, si stava infine lentamente dipanando un flusso sonoro compatto ed ondeggiante. +e voci salivano e scendevano, si intrecciavano ai rumori% i suoni, le vibrazioni, i colpi, tutto andava miracolosamente al proprio posto, come in una specie di sinfonia barbarica, carica di ihi e wehi , come dicono laggi: potere e suggestione. :ontro ogni aspettativa, il fumo che avevo respirato non stava avendo l!effetto previsto: niente immagini selvagge, niente espansioni stupefacenti della coscienza. 2olo uno stato di tensione assoluta dei sensi, una chiarezza allucinata della percezione, una sensazione di totalit dentro la quale stavano tutti insieme l!odore delle pecore nello stallo, il baluginare del torrente in fondo al can3on, le pozze d!acqua sulla strada piene di girini. :ome se stessi osservando tutto questo, e me stesso dentro tutto questo, da un!altezza abissale, e insieme riuscissi a coglierne ogni minimo particolare: la dentellatura delle conchiglie appese alle trecce del mistagogo, gli interstizi e le pagliuzze tra le spire sfilacciate del fumo, ogni piccolo ramo delle frasche del tetto, ogni trama, ogni venatura, ogni increspatura. &a le sorprese non erano finite. 8opo una buona mezz!ora di questa pantomima, proprio al momento giusto, quando il volume del rumore e dei canti era all!apice e la corsa furiosa di ,a-ananga su e gi per la capanna aveva raggiunto la sua velocit massima, all!improvviso tutto si interruppe. :os", da un momento all!altro: il grande baccano si era fuso in un tessuto sonoro di sottofondo, al quale le nostre orecchie avevano finito per abituarsi. #uel silenzio improvviso ci lasci) come storditi, e insieme con la sensazione di una implicita minaccia che si avvicinava. :on un ultimo salto potente ,a-ananga si sistem) di nuovo nel punto in cui era comparso: di fronte al fuoco, a un metro da $imaera, toccando terra esattamente nel momento in cui terminava per l!ennesima volta la sua formula. Nello stesso istante anche il ragazzino smise di cantare e di battere sul tamburo, anche lui in coincidenza con la fine della filastrocca, come se avesse provato da tempo la sua parte. Nel silenzio terribile che segu" ci fu come una sospensione, che l" per l" mi parve piuttosto lunga, ma che so dovette durare soltanto pochi secondi. 8opo di che, ,a-ananga lasci) cadere il suo bastone, afferr) con uno scatto felino la gallinella, la sollev) sopra di s*, dentro al buio totale della capanna, e gli stacc) netta la testa, cos", con una unica trazione potente, prima che avesse tempo anche solo di rendersi conto di quello che succedeva. 2chizz) del sangue, ma non moltissimo. :urioso come la prima cosa che mi pass) per la testa fu domandarmi quanto sangue potesse starci dentro un pollo. :e n!era comunque abbastanza da bagnare le spalle di $imaera, ed inzuppare la sua maglietta bianca. (ltro sangue ,a-ananga lo sparse tutto intorno strizzando la povera bestia. Poi ne vers) alcune gocce nel fuoco, che sfrigol) orrendamente, producendo un odore pungente di carne bruciata che per alcuni secondi prevalse su tutti gli altri. 8opo di che si gett) quello che rimaneva del pollo dietro le spalle, verso il fondo della capanna. ?atto questo emise un respiro molto profondo che potei udire distintamente, carico di selvaggia soddisfazione. M Poi si ricompose, e pronunci) un!ultima karakia, breve, questa volta, e di tono sorprendentemente uniforme. Non la conoscevo, neanche questa, ma conoscevo lo stile. (veva una solennit ed una intensit straordinarie, e mi sorpresi a desiderare che potesse durare un poco pi a lungo. Poi tutto tacque di nuovo. =n silenzio denso, pieno di tensione. 2entivo distintamente il respiro dello stregone, che gli effetti del fumo amplificavano in una risacca potente, violenta, dietro alla quale percepivo un battere ritmato e profondo, un!onda sonora che mi scuoteva e mi faceva vibrare. 1ra il mio cuore impazzito. +a testa mi girava, la vista si confondeva: ora s" che lo riconoscevo, il vecchio alleato che vive dentro il fumo. :ome in sogno vidi $imaera alzarsi in piedi e uscire dalla capanna. 'obert chiss dov!era, ma poi a chi importava< ,a-ananga si accovacci), e cominci) a frugare con le mani nude in mezzo alle braci, come se il calore non potesse fargli niente. Il fumo si fece pi denso, mentre lo vidi estrarre da l" una specie di fagotto informe. ( questo punto sollev) la testa, volgendosi dalla mia parte, e per la prima volta potei vederlo in faccia. 'ise, una risata benevola, ma carica di potere. 'iconobbi subito il fagotto, perch* lo avevo gi visto. =na volta sola, ma mi era bastata per tutta la vita. 1ra una specie di scorpione, fatto di una materia filamentosa e incandescente: il brutto animale che mia madre aveva trovato nella lana del cuscino. (nche la faccia di ,a-ananga, conoscevo. 1ccome se la conoscevo. 1ra la faccia del mago dell!(ccesa. N