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Lo yeti

Polvere di stelle, luci di campane:


attraverso morti bianche,
io attraverso le mani dello yeti e vedo
lontanissimo!
Oltre i mondi conosciuti,
oltre il Regno dei morti
la luna mi sorride nel cielo:
foglie d’acero e i Guna
salutano il mio passo
le nocche indurite da Gelo
le soavi musiche del Diniego...

Guardo le luci della città


e –lontane- le cadenze dell’Uomo Moderno...
Mi liscio la barba, colgo bacche
silvestri ai fondali del torrente
sorrido al Presente, agli Gnomi
che saltellano sulle radici
alle Fate che nascono
dai rami, alla neve che scintilla,
culla il mondo,
lenisce le ferite...

Perché l’uomo non vede tutta la bellezza


degli alberi?
Perché considera più bello
un motore?
Solitudine e dolore provo per l’uomo,
vorrei essere a volte come loro,
sdrucciolare sull’asfalto
andare al Lavoro...

Ma sono
una Creatura boschiva
la mia vita è magica
e l’uomo non la vede;
un’allodola siede sul mio
ispido capo, un Troll
mi saluta da un faggio che ride;
i sassi cullano i loro piccoli
con nenie da fiume.
Si leva il Sole
corrono i conigli
esplodo d’amore.

gennaio 2008

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