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Il Cannone Disgiunto di Ignazio Bertola

Giovanni Cerino Badone






Nel gennaio del 1743 a Torino si viveva una strana atmosfera; il Teatro Regio aveva riaperto i battenti, e ovunque
si davano ricevimenti e balli. Questa apparenza festosa nascondeva, o cercava di nascondere, una realt ben diversa. Il
regno di Sardegna era in guerra con la Spagna dal 25 febbraio dellanno precedente. Il 4 gennaio il re Carlo Emanuele
III era rientrato nella capitale dal fronte della Savoia alla testa di un provato esercito. I cento giorni di combattimento al
di l delle Alpi erano costati ai sabaudi 9.000 perdite tra morti, feriti e prigionieri, la spesa immane di 9 milioni di lire e
labbandono di tutti i territori transalpini
1
. Mentre a teatro e nei palazzi il suono dei violini mascherava la delusione per
la sconfitta patita, nel grande Arsenale della capitale si stava lavorando alacremente per riarmare i reparti impegnati
nella precedente campagna.

1. I progetti De Vincenti e Gioannini.

Un gruppo di ufficiali dartiglieria, tenendo a mente le recenti esperienze di combattimento, stava ideando nuovi
materiali adatti ai futuri scenari di guerra. Due maggiori del Battaglione dArtiglieria
2
, Giuseppe Nicol Gioannini e
Felice De Vincenti, giunsero contemporaneamente alla conclusione che lesercito sabauda doveva essere al pi presto
dotato di nuovi pezzi adatti ai teatri operativi di montagna. Questi ufficiali ritenevano, infatti, che larmata imperiale e i
reparti sabaudi distaccati in guarnigione nella Pianura Padana fossero per il momento pi che sufficienti a tenere a bada
larmata spagnola dItalia del conte di Gages
3
. Al contrario occorreva prepararsi a combattere sul fronte alpino. Gli
spagnoli erano ora padroni della Savoia e potevano contare sullinteressata neutralit francese per colpire a loro
piacimento lintero arco delle Alpi occidentali. Non solo, ma alloccorrenza avevano anche la possibilit di poter
forzare i passi svizzeri e calare nel milanese attraversando i grigioni e il vallese. Inoltre non era da escludere una futura
alleanza franco-spagnola, evento questo che avrebbe reso prioritaria lorganizzazione della difesa del fronte occidentale.
Lesercito di Carlo Emanuele III non disponeva, in quel primo scorcio del 1743, di materiali dartiglieria adatti alla
guerra in montagna. Dal 1712 non veniva pi condotta una campagna sulle Alpi, mentre lultimo combattimento di una
certa intensit della Guerra di Successione Spagnola, la Battaglia del Gran Vallone, avvenuta il 16 settembre 1711 a
2.103 metri di quota, aveva visto i contingenti sabaudi privi di qualsivoglia appoggio dartiglieria. Nella Guerra di
Successione di Polonia non era stata avvertita, per ovvie ragioni geografiche, la necessit di disporre di artiglieria da
montagna, dal momento che i campi di battaglia di tale conflitto ebbero come scenario la Pianura Padana. In Arsenale
esistevano smerigli da 16, 10 e 6 once. Sei di questi pezzi furono impiegati in combattimento in Savoia; Furono
impiegati quattro smerigli da 16 e due da 6 once. Tuttavia, sebbene la leggerezza di questi materiali li rendesse adatti ad
operare in quota, lo scarso peso della palla scagliata (rispettivamente 491,2 e 184,2 gr), faceva s che la presenza di

1
Dopo un inizio assai promettente, con le armate congiunte austro-sarde in grado di respingere, senza maggiori combattimenti, le forze spagnole dalla
pianura Padana sino a Savignano sul Rubicone, occupata il 9 agosto 1742, si era in seguito aperto il fronte della Alpi. LArmata di Provenza, circa
17.000 uomini e 22 pezzi dartiglieria guidati da don Filippo di Borbone e dal tenente generale conte di Glimes, attraversando i territori neutrali del
Regno di Francia, aveva sferrato unoffensiva contro le frontiere occidentali sarde. Un primo tentativo di passare il Varo, presidiato da 3.000 sabaudi
e 1.800 fanti di marina britannici, risult impraticabile anche a causa del rifiuto della repubblica di Genova di consentire il passo. Glimes aveva allora
deciso di puntare sul Monferrato discendendo la Valle Stura di Demonte, ma non disponeva di un parco dartiglieria sufficiente per assediare il forte
di Demonte. I comandanti spagnoli avevano preferito allora dirigersi sulla Savoia, la quale era completamente sguarnita. Occupata questa gli spagnoli
sarebbe calati in Piemonte dal Piccolo San Bernardo, oppure direttamente nel milanese attraverso il Vallese e i Grigioni. Il 1 settembre 1742 lArmata
di Provenza entrava in Savoia, e in pochi giorni la provincia risultava del tutto occupata e sottomessa. Carlo Emanuele III aveva quindi abbandonato
la campagna nella Romagna e si era portato sulle Alpi, attaccando il nemico il 30 settembre. La manovra, riuscita e ben condotta, consent di
recuperare la Savoia entro il 16 ottobre. Il 18 dicembre, rinforzato da nuovi reparti, il marchese di Las Minas, che aveva sostituito Glimes, invase
nuovamente il territorio sabaudo. Ritenendo lattacco spagnolo una semplice dimostrazione, Carlo Emanuele III non valut correttamente il pericolo.
Infine, accortosi dellerrore, tent lo sganciamento, ma dovette aprirsi la strada per i passi combattendo in pi occasioni. Lultimo reparto sabaudo
rientrava in Piemonte il 10 gennaio 1743.
2
L'artiglieria includeva uno stato maggiore, 12 ingegneri, 2 maggiori, 3 capitani, una compagnia franca di Sardegna e il Battaglione d'Artiglieria su
una compagnia maestranza, 1 minatori, 1 bombardieri e 5 di cannonieri. Nel 1734 le compagnie salirono a 12 e nel 1735 a 20. Il Battaglione
d'Artiglieria (712), riordinato il 16 aprile 1739, contava 1 stato maggiore (12) e 12 compagnie numerate in ordine progressivo (1
a
-12
a
) di cui 10 (8
cannonieri, 1 bombisti, 1 zappatori) con 60 uomini e 2 (minatori e maestranza) con 50. Compito dei bombisti era di concorrere alla fabbricazione
della polvere, caricare le bombe, le granate e i relativi "tempi" e servire le batterie di mortai. Il 23 maggio 1743 l'organico crebbe di 300 uomini (28
per compagnia pi 6 minatori e 14 maestranze) e il corpo fu elevato al rango di Reggimento dArtiglieria, sdoppiato nel 1747 in 2 battaglioni con 16
compagnie (11 cannonieri e 4 specialisti) e la forza di 1.400 uomini. Dal Consiglio di artiglieria, fabbriche e fortificazione, presieduto dal Gran
maestro (Vittorio Amedeo Seyssel, Marchese d'Aix e di Sommariva), dipendevano anche il personale delle piazze, la compagnia franca di Sardegna
(49), l'arsenale di Torino, la fonderia e le fabbriche di Valdocco e il corpo degli ingegneri (1 colonnello, 1 tenente colonnello, 1 maggiore, 4 capitani,
6 luogotenenti e 11 sottotenenti).
3
Jean Thierry Dumont, conte di Gages (Mons 1682 Pamplona 1753). Fu insignito del titolo di Cavaliere del Toson dOro. Combatt al servizio di
Filippo V di Spagna. Terminata la Guerra di Successione Austriaca, termin la sua carriera a Pamplona, come capitano generale dellarmata spagnola
e vicer di Navarra.
queste armi avesse unimportanza pi psicologica che effettiva. I seguito si giunse a ritenere gli smerigli del tutto
ininfluenti, se non inutili, come arma di appoggio alla fanteria
4
;

Il desiderio di avere delle Artiglierie al seguito di unarmata, che guerreggia fra i divisati monti, ha fatto ideare gli smerigli,
e altri cannoncini di tal fatta del peso di rubbi 7 in 9 per essere trasportati dai muli. Il vantaggio, che da queste Artiglierie si
ricava, cos meschino, che non merita in alcun modo la spesa, che far non conviene pel mantenimento di simili traini.

La rete di stradale che i traini avrebbero utilizzato per raggiungere il fronte rappresentava unulteriore problema. Le
frontiere occidentali del Regno di Sardegna erano attraversate da almeno 47 passi, otto dei quali potevano essere
raggiunti con lartiglieria ordinaria, mentre dei restanti trentanove solo ventidue disponevano di mulattiere in grado di
poter essere valicati da bestie da soma. Alcune di queste vie di comunicazione erano, tuttavia, estremamente esposte o
in pessime condizione, tanto da rendere necessari restauri o manutenzioni straordinarie e continue.
La possibilit di trasporto su bestie da soma, la leggerezza e un calibro sufficientemente potente erano le specifiche
ottimali che i nuovi pezzi dellartiglieria da montagna avrebbero dovuto esibire.
Il maggiore Gioannini ide due pezzi dartiglieria, di 2 libbre la palla. La leggerezza delle componenti metalliche
doveva essere la caratteristica principale di questi nuovi cannoni. Il primo esemplare, in bronzo, pesava 12 rubbi
(110,64 kg.), mentre il secondo, fuso in ottone, raggiungeva il peso di 17 rubbi (156,74 kg.). Per contro, al maggior peso
corrispondeva una canna pi lunga, 22 calibri rispetto ai 20 del pezzo in bronzo.
De Vincenti, dal canto suo, propose un disegno di un pezzo dottone da 2 libbre, pi robusto di quello del maggiore
Gioannini, dal momento che giungeva a pesare non meno di 28 rubbi (257,6 kg.). De Vincenti, tuttavia, non si ferm
qui; rispolver il vecchio progetto, dovuto probabilmente allingegnere Antonio Bertola, dei cannoni disgiunti. Tra il
1681 ed il 1705 il fonditore dellArsenale di Torino, Franois Hamonet, aveva fuso 4 pezzi curt disgiunti da 12 libbre,
del peso di 64 rubbi (590 kg.) e in cannone curt anchesso disgiunto da 18 libbre del peso di 71 rubbi (655 kg.). La
caratteristica peculiare dei curt disgiunti fusi da Hamonet era quella di impiegare una canna divisibile in due sezioni,
unite mediante chiavi e chiavette di ferro. Anche al di l delle Alpi i francesi aveva tentato analoghi esperimenti,
sebbene assai pi semplici nel disegno rispetto ai pezzi sabaudi
5
. Dopo queste fusioni i cannoni disgiunti non erano stati
pi realizzati o ripresi, sino a quando il De Vincenti ritorn a lavorarci sopra nel gennaio del 1743. Con opportune
modifiche, ed impiegando un calibro pi consono alle operazioni di montagna piuttosto che degli ingombranti e pesanti
12 e 16 libbre, si poteva ottenere un singolare cannone da montagna, facilmente trasportabile a dorso di mulo. De
Vincenti progett cos un pezzo disgiunto da 2 libbre, del peso di 28 rubbi (258 kg.). Divisa la canna in due pezzi,
ciascuno dei due muli impiegati nel trasporto della canna sarebbe stato caricato di un peso di circa 129 kg.
I due ufficiali elaborarono le loro idee in brevissimo tempo, ed entro la fine di gennaio avevano gi consegnato i
loro progetti allAzienda Generale dArtiglieria. I disegni furono esaminati dal sovrano, il quale, prima di esprimere un
giudizio, richiese il parere delle maestranze dellArsenale e degli ufficiali dartiglieria reduci dalla recente campagna in
Savoia.
Al fonditore, Francesco Antonio Cebrano, furono richiesti vari pareri di ordine tecnico circa la realizzazioni di
queste particolari artiglierie. Il 1 febbraio 1743 fu consegnata allAzienda Generale dArtiglieria la sua risposta scritta
6
:

Esaminare in primo luogo a qual peso pi o meno rileveranno i pezzi contenuti nelli 4 dissegni.
Se vi abbia il Sig.r Fonditor Cebrano qualche difficolt, sia nelle ricchezze, che per il getto, in
vista della prova che devono subire.
Qual tempo vi voglia per compitam.te dar alla prova li sud.ti pezzi, quali sono progettati per
montare sovra muli.

Del Sig. Mag.re Gioannini.
Il disegno del cannone di calibro Lb 2 di Boche 20, di peso non meno R. 12.
Altro di nuova Invenz.one di Boche 22, dottone di peso non meno R. 17.
Del Sig. Mag.re De Vincenti.

4
PAPACINO DANTONI 1775, p. 345.
5
I pezzi francesi disgiunti fusi alla fine del XVII secolo avevano le due sezioni della canna unite tra loro solo tramite lincastro maschio-femmina
della canna. Ne furono realizzati alcuni esemplari a Perpignan dal fonditore Mr. Faute. Nessuna chiave fissava tra loro le due sezioni e proprio a causa
di questa intrinseca debolezza gli artiglieri francesi preferirono continuare ad impiegare pezzi fusi in un solo pezzo. Tuttavia leggeri pezzi de nouvelle
invention, pensati per essere trasportati con affusto da un solo mulo, non furono del tutto dimenticati, tanto che il Saint Remy li disegn e li descrisse
nel suo Mmoires dArtillerie. Nel 1744 gli ufficiali francesi che osservarono i cannoni disgiunti Bertola e che avevano avuto la possibilit di
sfogliare il Saint Remy riconobbero come invenzione francese i pezzi catturati. SERUREY DE SAINT REMY 1697, pp. 173-174.
6
ASTO, Sezioni Riunite, Azienda Generale dArtiglieria. Memoria alle Segreterie, 2, 1743 1744, p. 35.
Dissegno dun cannone ord.io dottone 2 di Boche 28 di peso non meno R. 28.

Il Fonditore non promette per li sud.ti pezzi che resistano alla solita prova, mentre alle loro proporz.ni sono legieri in
metallo. In quanto al Tempi il Fonditore dice non poter dar gettati li sud.ti pezzi, cio li 3 primi che in due mesi di tempo
doppo ricevuto lordine, e che rispetto al disgionto vi vogliono per il meno mesi tre, con ci si facino tutti li sud.ti pezzi
tenivellare alla R.a Fucina.

Rispetto alle difficolt per il getto de sud.ti pezzi il Fonditore non ne ha nessuna salvo che gli
restano necessarie qualche spiegazioni per il pezzo di nova Invenzione, e per il disgionto.
Coss ha risposto d.o Fonditore alla memoria controscritta oggi il p.mo febbraio 1743.

Francesco Antonio Cebrano sostanzialmente dichiarava possibile la fusione, salvo un periodo di prova e di studio
di circa due mesi. Evidentemente i progetti a lui sottoposti davano, a causa la leggerezza della canna e le sue ridotte
dimensioni, qualche problema tecnico. Oltretutto i pezzi disgiunti rendevano necessario un lungo lavoro di rifinitura a
causa dellincastro delle due sezioni della canna, facendo ascendere i tempi di consegna a tre mesi. Ci che pi
preoccupava il fonditore era la leggerezza delle canne, della quali non garantiva la tenuta alle prove di tiro. Per il resto
non sussistevano altri problemi.
Il 3 febbraio fu consegnato a Carlo Emanuele III il parere degli ufficiali del Battaglione dArtiglieria
7
:

Avendo S.M. commandato che da Sig.ri Uffiz.li dArtiglieria sesaminasse, se potevano gettarsi Pezzi di cannoni portabili
sovra muli si maggior calibro di quelli, che hanno servito nella campagna di Savoja, sono stati rimessi allUfficio Gen.le
dellArtiglieria quattro dissegni per cannoni da Lb 2, due formati, e sottoscritti dal Sig.r Maggiore Gioannini, e li altri due
formati, e sottoscritti dal Sig.r Maggiore De Vincenti.
Li due pezzi progettati dal Sig.r Maggiore Gioannini sono, uno ordinario di Boche 20, e di peso non meno R.o 12.
E laltro di nova Invenzione di Boche 22 di peso non meno R.o 17.
Li due altri progettati dal sig.r Maggiore De Vincenti sono, uno pur ordinario, ma di Boche 24 di peso non meno R.o 18.
E laltro disgiunto di Boche 28, e di peso R.o 28.
Con riserva visto lesito del getto, e prova delli diversi pezzi pred.i, di poscia meglio risolvere.
Ora lUffizio sud.o ha lonore di far presente quanto lontano siasi con tali esperimenti dottenere per la campagna prossima
lintento da S.M. coms.a voluto, se si considera il tempo che vi vuole a far le sagome, e forme, quello per gettarli, tenivellarli,
e poscia risolvere, sovra di che apponto essendosi communicati d.ti dissegni al Fonditore Sig.r Cebrano dice questo non
poter dar terminati li tre primi, che fra due mesi, e rispetto al disgionto, per il meno fra mesi tre.
Dice poi oltre lo stesso Fonditore, che non intende egli che sia a di lui risigo la prova per esser tutti detti pezzi molto legieri
in metallo, e che nel resto gli restano necessarie alcune spiegazioni in risguardo a dissegni del pezzo disgionto sud.o, e di
quello di nova Invenzione.
Premesso quanto s.a ha il presente Ufficio lonore di far pur presente esser vero, che tra li 12 pezzi che hanno servito in d.a
Campagna della Savoja, ve ne sono di quelli inferiori al calibro duna Libra, ma che quattro se ne hanno del calibro di lb. 1
1/3 avantaggiato.
Che la differenza tra una palla di questo calibro a quella di Lb 2, pare quasi insensibile, e che
standosi a tali pezzi che gi si hanno, per il maggior numero, che stimer S.M. di farne gettare,
saveranno questi pi prontamente, con maggior sicurezza, e senza spesa di sperimenti incerti,
oltre poi la difficolt nel trasporto di pezzi, de pesi sovradesignati, sovra muli, e per strade in
Montagna.
E sicome, comunque piaccia a S.M di determinare, resta necessario allUffizio Gen.le dellArtiglieria lordine della M.S., per
trattarsi massime di pezzi, da gettarsi oltre al numero bilanciato, se ne supplica pertanto la Segreteria di Guerra.

Torino Li 3 febbraio 1743

Dati i problemi di fusione e prova questo consiglio di ufficiali dichiarava che le artiglierie prese in esame non
sarebbero state pronte prima di due mesi. Addirittura si arriva a tre mesi per il pezzo disgiunto; dunque, ammesso che si
iniziasse lo stesso mese di febbraio a preparare le forme, le nuove artiglierie sarebbero state disponibili per le prove non
prima di maggio. Si faceva quindi notare che in Savoia si era combattuto con pezzi da libbre 1 e 1/3 (0,48 kg); che

7
ASTO, Sezioni Riunite, Azienda Generale dArtiglieria. Memoria alle Segreterie, 2, 1743 1744, p. 37.
senso aveva imbarcarsi nella realizzazione di nuovi materiali da 2 libbre (0,72 kg), la cui differenza di peso del
proiettile era effettivamente minima? Inoltre si metteva in dubbio le capacit di movimento di tali pezzi sulle mulattiere
alpine. Meglio continuare con la costruzione dei pezzi da 1 libbra e 1/3, che al momento sembravano essere quanto di
meglio poteva dare lartiglieria sabauda per la guerra in montagna.
Forte di questi pareri Carlo Emanuele III decise la sospensione di ogni sperimentazione. Tuttavia, nel luglio del
1743, si ricord di gratificare il maggiore Gioannini
8
;

Il singolare gradimento con cui rimiriamo la zelante servit, quale d longo tempo ci presta Giuseppe Nicolao Gioanini,
decorato del Grado, ed anzianit di Maggiore della nostra Fanteria, per servire presso la nostrArtiglieria in Campagna,
invitandoci a fargli rissentire sempre maggiori gleffetti delle nostre grazie, ci siamo su tale riflesso compiaciuti
daccordargli un annua Pensione di Lire quattrocento di Piemonte dargento a B. 20 cad.a oltre la Paga, ed altri vantaggi de
quali presentamente gode nella qualit sud. Vordiniamo per tanto di descriverlo per essa nel Bilancio Militare, e di farvelo
gioire suoi debiti tempi incominciando dalla data presente quale communicarete al Controrolo generale, e continuando in
avvenire sino a nuovordine nostro, che tal nostra mente. Torino li 10 luglio 1743
C. Emanuele
Bogino


2. La Battaglia di Casteldelfino del 1743.

Non solo si era fermata la sperimentazione di nuove artiglierie, ma anche le operazioni belliche erano entrate in una
fase di stallo. L8 febbraio larmata spagnola del conte di Gages era stata respinta a Camposanto e si era ritirata su
Bologna, mentre fervevano i contatti diplomatici. Il marchese dOrmea, linfluente ministro degli esteri di Carlo
Emanuele III, conduceva un doppio negoziato con lInghilterra e lImpero da una parte, e Francia e Spagna dallaltra.
Ad aprile le posizioni spagnole nei confronti di Torino si ammorbidirono notevolmente e sembrava che infine si fosse
aperto uno spiraglio perch il regno di Sardegna potesse cambiare alleanze. Nel luglio del 1743, mentre la frontiera
alpina veniva interessata da opere campali dalla Valle dAosta al nizzardo, la Francia offr a Carlo Emanuele III la
corona di Lombardia in cambio della Sardegna, da consegnare a don Filippo di Spagna. Per convincere i sabaudi a
cedere al negoziato 25.000 spagnoli si prepararono a scendere in Piemonte concentrandosi a Montmlian, mentre altri
15.000 francesi furono inviati al campo di Barraux.
Venuto a sapere che gli spagnoli avevano allestito le loro basi logistiche a Brianon e nel Queyras, rendendo
sempre pi probabile unoffensiva sferrata dal Moncenisio o dal Colle dellAgnello, Carlo Emanuele III invi in Val
Varaita tutte le forze disponibili a sbarrare quella valle. Il 6 luglio veniva stilato lelenco dei materiali dartiglieria per
larmata; si trattava di 4 pezzi da 8 libbre, 9 da 4 libbre, 6 da 4 libbre di nuova invenzione
9
, e 6 smerigli da 16 oncie e
altri 6 di calibro minore. L8 luglio veniva diramato dal re lordine di tenere pronto il traino e suddividerlo in brigate
10
.
Il 15 agosto avvenne il combattimento dellArpone in Val di Susa; si trattava solo di un diversivo per nascondere la
vera direttrice della manovra spagnola. Il 22 agosto infatti 14.000 fanti e 6.000 cavalieri spagnoli valicarono il Galibier
e scesero nel Queyras, dove si unirono con gli ausiliari francesi.
Ormai era una corsa contro il tempo. Era chiaro che la Val Varaita, lunica grande valle delle Alpi occidentali a non
essere sbarrata da una fortificazione permanente, sarebbe stata lasse principale delloffensiva nemica. La costruzione di
opere campali era gi stata avviata nel 1742 e lintera armata sabauda si era gi portata nellalta valle. La diplomazia,
comunque, lavorava ancora. Torino era dubbiosa della buona fede dello scambio Lombardia-Sardegna. Dubbi che
furono confermati dallefficiente servizio segreto di Carlo Emanuele III. Fu intercettata una lettera in cui il segretario
francese Jean Jacques Amelot de Chaillou sollecitava lassenso spagnolo alle richieste della corte di Torino,
ricordandogli esplicitamente che un trait ntait quun cahier de papier ais dchirer
11
. Il 13 settembre 1743 il
trattato di Worms tra Impero, regno di Sardegna e Gran Bretagna fu finalmente siglato, e il 29 settembre la guerra a
Spagna e Francia venne ufficialmente dichiarata.
Gi informati della decisione sabauda, i gigliati erano gi in movimento dal 24 settembre per raggiungere la Val
Varaita. Loffensiva era un vero e proprio azzardo, data la stagione ormai avanzata, ma il desiderio di vendicare

8
ASTO, Sezioni Riunite, Ufficio Generale del Soldo, Ordini Generali e Misti, 1743.
9
Si trattava di pezzi a retrocarica con chiusura a blocco scorrevole fusi gi nel 1704 da Giambattista Cebrano e Giambattista Triulzio su modello del
piemontese Giovanni Chieppo, capitano al servizio imperiale. Venivano definiti negli inventari dartiglieria cannoni di nuova invenzione. La loro
celerit di tiro era per condizionato da una scarsa potenza, dal momento che parte dellesplosione si sfogava attraverso lotturatore, il cui blocco di
chiusura non garantiva una perfetta tenuta.
10
ASTO, Sezioni Riunite, Azienda Generale dArtiglieria, Regi Biglietti e Dispacci, 4, 1742-1747, p. 181; Il Re di Sardegna, di Cipro, e di
Gerusalemme. Fedele, ed amato nostro. Dal Brigadiere, e Colonello del Reggimento della nostra Artiglieria Cavaliere De Nicola, sendosi dordine
nostro formato lo stato del necessario per lArtiglieria da Campagna divisa in un treno di pezzi quatro da libbre otto in quello daltri quindeci da
libre quatro per tre Brigate, come pure in un altro di smerigli dodici, da servire questi nelle montagne, vi diremo, che quando approvato il medesimo,
ve lo facciamo trasmettere qui unito, acci teniate in pronto i detti treni, e quanto adessi relativo tenore dello Stato suddetto a fine di potersi
mettere in marcia ogni qual volta sar da noi cos comandato, e senza pi preghiamo il Signore che vi conservi. Torino li 8 luglio 1743.
11
GAJA 1988, p. 257.
laffronto di Worms fece s che Luigi XV avesse assegnato alle sue truppe e a quelle spagnole lincarico di punire
linganno sabaudo
12
.
I 24.000 uomini comandati dal marchese di Las Minas, dal marchese di Castellar e dal conte di Marcieux, avevano
a loro disposizione un parco dartiglieria di 12 pezzi da 4 lb
13
. Gli artiglieri franco-spagnoli dimostrarono ai colleghi
sabaudi che era possibile far transitare cannoni di medio calibro anche a notevoli quote, attraverso passi alpini ritenuti
impraticabili alle artiglierie. I fossati scavati dai sabaudi a sbarramento del valico nel 1742 furono colmati e i pezzi
furono trascinati oltre il Colle Vecchio dellAgnello a 2735 metri di altitudine. Questa impresa, ritenuta impossibile dai
comandanti superiori piemontesi, i quali evitarono di far trasferire lartiglieria campale nei trinceramenti, consent ai
franco-spagnoli di disporre di una netta superiorit di fuoco nei pressi delle fortificazioni di Castelponte. Carlo
Emanuele III aveva a sua immediata disposizione i dodici smerigli, mentre i pezzi da 4 ed 8 libbre non erano andati
oltre Verzuolo, dove si era sistemata anche la cavalleria.
L8 ottobre 1743

le quattro batterie, di tre pezzi ciascuna, non avevano smesso di martellare le difese di Castelponte in modo che la situazione
era divenuta insostenibile. Il Comandante De Roche, allora, durante la notte si ritir per non perdere dei soldati inutilmente
14
.

Il tiro francese, avvenuto del tutto indisturbato, fu piuttosto efficace contro strutture, materiali e persone
15
;

[...] La batteria che dominava il villaggio di Ponto, essendo stata gi messa in istato, incominci cos gagliardamente il fuoco
contro quei trincieramenti, che gli disfece in gran parte, non senza danno dei nostri che vi stavano dentro, i quali non tanto dalle
palle di cannone venivano danneggiati, come dalle pietre degli stessi trincieramenti; essendosi quindi un corpo di Spagnuoli
avanzati in sostegno della loro artiglieria, senza che potessero venir gran cosa offesi dai nostri piccoli pezzi, i quali a tuttora erano
scavalcati dallartiglieria nemica, fu forza mandar ordine al signor des Roches colonnello, gentiluomo irlandese, che dentro vi
comandava, di doversi con la sua gente ritirare. Ricevuto un tal ordine fece egli da partire prima que piccoli pezzi, e quel che pot
di delle munizioni, lasciando indietro per morti un officiale tedesco ed alcuni soldati, essendo maggiore il numero de feriti, tanto
degli officiali che de soldati.

Per fortuna dellesercito sabaudo gli avversari non si dimostrano tanto abili nel manovrare sul piano tattico le loro
truppe quanto le artiglierie tant che, dopo la presa della ridotta di Castelponte, i gigliati non riuscirono ad avanzare
oltre. Il 10 ottobre lartiglieria sabauda finalmente raggiungeva il fronte, dopo che Carlo Emanuele III in persona ne
aveva sollecitato larrivo, ritardata dalla decisione iniziale di lasciare la brigata dartiglieria arretrata nelle retrovie e dal
cattivo stato delle strade, che furono messe in condizione di supportare il traffico solo con un intenso lavoro di
sbancamento. Lindomani giungevano altri quattro pezzi da 8 libbre, ponendo cos lartiglieria sabauda in condizioni di
netta superiorit di fuoco.
Fallito ogni tentativo di sfondamento, il 12 ottobre 1743, in una gelida tormenta, i gigliati sconfitti furono costretti
a ritirarsi, abbandonando nella neve tutto il traino dartiglieria, recuperato dagli avversari e trasportato a Torino per le
opportune riparazioni.

3. Le lezioni apprese e nuovi materiali.

Le operazioni in Val Varaita si erano concluse con una vittoria, ma erano stati corsi dei gravi rischi e lartiglieria
era del tutto mancata a causa di un errore di valutazione e della qualit dei materiali impiegati. Nonostante gli affannosi
lavori lungo le strade e la continua e lenta marcia, mai sospesa neppure nelle ore notturne, i cannoni non erano giunti in
tempo. I comandanti sabaudi gi sul campo di battaglia avevano iniziato a biasimare, che non si fosse pensato di far
accomodare le strade per farvela condurre, e massimamente che i nemici essendosi avvicinati con tutto lesercito, ed
essendosi portati su della montagna dirimpetto a quella che occupavano i nostri alla destra, vi erano alloggiati
quietamente, e si erano messi a lavorare ad una batteria, la quale dominava affatto il villaggio, ed il piccolo castello di
Ponto, quandoch se dalla nostra parte vi fossero stati dei cannoni si sarebbero ben indietro tenuti i nemici
16
. Cos,
mentre in duomo a Torino Carlo Emanuele III faceva celebrare il Te Deum, in Arsenale si tornava a discutere sulla
necessit di nuovi pezzi per la guerra di montagna, discussione che era stata interrotta nel febbraio dellanno precedente.
Il re ordin che i progetti di Gioannini, quelli che lavevano impressionato maggiormente, fossero nuovamente
esaminati, studiati, migliorati ed eventualmente realizzati
17
;


12
Loffensiva gigliata aveva, per la verit, obbiettivi limitati. Dato lautunno si intendeva occupare la Val Varaita, porvi i quartieri dinverno in attesa
di sboccare in pianura nella primavera del 1744. ILARI, BOERI, PAOLETTI 1997, p. 123.
13
MINUTOLI, Atlante, Vol. I, p. 30; Stato de Cannoni di Metallo presi alli Spagnoli sul Monte lAgnela, con Armi di Francia in numero di 12
inchiodati di calibro libbre 5 1/3 di Piemonte. Le Brigand, (peso in libbre di Francia), 1246; lOrateur, 1292; LHusteur, 1270; Lorganiste, 1223;
Le Vojailler, 1272; Le Marechal, 1236; Le Notaire, 1264; Le Canceiller, 1270. Con Armi del Marechiale dHumieres gettati in Pariggi 1690. Senza
nome in numero di 4, 1176; 1168; 1176; 1134. Con le Armi de Duca Luiggi Augusto di Borbon du Maine.
14
MINUTOLI, Vol. I, p. 442.
15
GALLEANI DAGLIANO 1840, p. 91.
16
GALLEANI DAGLIANO 1840, pp. 89-90.
17
ASTO, Sezioni Riunite, Azienda Generale dArtiglieria, Carte Antiche dArtiglieria, Volume II , p. 197.
Volendo S.M. avere per la prossima Campagna Cannoni da Libbre 4 agevoli quanto pi sar possibile ad esser trasportati per
servirsene nelle montagne, ha commandato allIntendente Generale infras.to, a cui sono gi stati rimessi alcuni disegni
formanti, e sottoscritti dal Sig.e Maggiore Gioannini, di far sapere allIll.mo Sig. Caval.e Brigadiere, e Colonnello del
Reggimento dellArtiglieria De Nicola, di ritorno che il med.o fosse nella presente Citt, che chiamati qu Sig.ri Uff.li
dArtiglieria, che egli stimar, unitamente al Sig.e Maggiore Gioannini sesamini, e si risolva tutta quella leggerezza, e minor
lunghezza, cui potranno ridursi tali pezzi da servirsene come sour; volendo la M. S., che stabilite le regole in vista di quanto
soura, sene formino i dissegni, e che sene getti nel Bisogno uno o due per Sperimento: rimettendosi unitamente alla presente
memoria li presistenti dad.o Sig.e Mag.e Gioannini formati. Torino li 22 9mbre 1743
Verani

Carlo Emanuele III, per mezzo dellIntendente Generale dellArtiglieria, faceva s che il progettista e gli ufficiali
destinati a servirsi sul campo del pezzo da lui ideato si riunissero e discutessero delle migliorie da applicare.
Il giorno dopo la trasmissione di questo ordine, il colonnello dellartiglieria, nonch brigadier generale, Giacinto
Andrea de Nicola
18
, stilava lordine del giorno del Congresso dArtiglieria
19
;

a 23 9mbre 1743
avendo avuto lhonore di humiliar a S.M. la predente Relazione a memoria trasmessami dallIll.o Sig.e Verani mi ha
comandato di far congiungere tutti i li Sig.i Ufficiali pi vechij che truovansi quivi in Torino annessi al Corpo dArtilleria, et
credersi qualche espedience possa trovarsi di farsi questo: di Cannoni del Calibro sovra descritto in d.a memoria, trasportabili
da huomini o mulli ridursi in leggerezza di metallo anzi pi cos da potersi condurre in su la cima delle montagne, che con
listessa facilit si possiano ritirare allocatione.
Si che esaminarsi ci che potersi praticare per rendersi il servitio accertato in magior avvantaggio che li Smarigli.
(De Nicola, firma assente]

Dodici ufficiali si riunirono il 26 novembre 1743; erano tutti veterani della Val Varaita e alcuni di loro sarebbero in
seguito diventi elementi di spicco nellesercito sabaudo, come Papacino dAntoni e Felice de Vincenti. Gioannini,
presente al congresso, fu a lungo interrogato riguardo le caratteristiche del pezzo da lui inventato. Al termine dei lavori
fu redatto il seguente verbale
20
;

Primieram.te riguardo al transportar con huomini li pezzi sud.i l.e 4 sovra le Montagne, resta impossibile lesecuzione abbenche
si riducano minor lunghezza ricchezza di metallo, cio di peso rubbi trentasei circa (331,92 kg), atteso che non si pu ripartire
il peso sovra il 8 dhuomini che sarebbero necessarij per tal trasporto, cio uomini sedici per cad.n Pezzo, [] come a simil
numero per la muta, ed alterittanti uomini pel trasporto dellaffusto, aggiongendosi che sar sempre pi impossibilitato il
transporto sud.o quando la strada sij minore della larghezza doncie quaranta (1,7 m), oltre il maggior spazio che si richiede ne
giri.

Si crede pertanto che per assicurar il Regio Servizio, miglior spediente sij di condurli montati sovra li loro affus
collavantrino tanto pi che atteso alla minor larghezza di detti Cannoni proposti si pu adiminuir la lunghezza dellaffus,
altessa delle ruote e longhezza dellassile mediante per il previo raccomodaggio delle strade particolarmente ne giri, e
deducendosene da suddetti raccorciamenti il vantaggio che si potranno effetuare le condutte per una strada della medema
larghezza doncie 40, per tal strada ne luoghi pi rapidi, ed erti mediante huomini daiutto si potr condurre con ugual
facilit.

Si ricava pure dal condurre in tal maniera simili cannoni lessensial vantaggio devitar molte manovre poich subito gionti al
luogo destinato puonno immediatamente servire.

Siano perci entrati in sentimento di far gettare uno, o due di detti cannoni secondo il disegno del Sig. Magg. Giuvannini per
indi divenire alle prove che puonno accertare il Reggio Servitio.
Torino 26 9.bre 1743

Sottoscritti Giouanni Magg.e dInfanteria, e dellArtig.a di Campagna senza paga, De Vincenti, Bossolino, Pisselli, C.e Ferrero
di Ponsilione, Porro, DInsigni, Tappia, Medaglio, Gustapan, Ronsin, DAntoni, Casotti.

Se allinizio dellanno il pezzo di Gioannini era stato giudicato come superfluo per le necessit dellesercito, le
condizioni operative della Val Varaita avevano invece dimostrato che tra i 4 libbre da campagna ordinari e le leggere
spingarde someggiabili non cera alcuna soluzione intermedia. Dato che le strade della Val Varaita erano, comunque,
tra le meglio attrezzate delle Alpi, cera da aspettarsi che lesercito sabaudo si sarebbe spesso confrontato col nemico
sprovvisto del necessario supporto dartiglieria. A febbraio si era espresso un giudizio in base al calibro, piuttosto che
sulla mobilit. Il pezzo di Gioannini poteva essere trasportato gi montato su strade larghe sino a 1,7 m, dopo di che il
transito gli era di fatto impossibile. Caratteristica questa che per lo rendeva ideale ad operare in appoggio ad

18
Giacinto Andrea de Nicola, fu colonnello del Battaglione e poi del Reggimento dArtiglieria dal 10 marzo 1732 all8 febbraio 1757.
19
Supra nota 17.
20
ASTO, Sezioni Riunite, Azienda Generale dArtiglieria, Carte Antiche dArtiglieria, Volume II , p. 196.
apprestamenti difensive di fondovalle o al seguito di reparti schierata in situazioni tattiche simili a quelle della Val
Varaita.
Il congresso dartiglieria determin cos di farne fondere uno, o due.
Il verbale della riunione fu presentato al re il 28 novembre, il quale ordin di fondere due pezzi per esperimento il 2
dicembre 1743
21
.
Il cannone Gioannini era un passo avanti, ma non rappresentava la soluzione a tutti i problemi. Era leggero, mobile
e poteva essere trasportato con un numero relativamente esiguo di bestie da soma o uomini. Tuttavia non lo si poteva
trasportare in su la cima delle montagne. Si lavor in Arsenale tutto linverno per trovare una soluzione accettabile.

4. Il cannone disgiunto Bertola

Nel gennaio del 1744 il primo ingegnere di S.M., Ignazio Bertola, conte di Exilles, present un suo progetto per un
cannone disgiunto. Bertola doveva aver seguito con interesse e curiosit la vicenda dei materiali dartiglieria per la
guerra in montagna. In quanto Direttore delle Regia Scuola Teorica e Pratica dArtiglieria e Fortificazione aveva
sicuramente avuto accesso a tutti ai disegni dei progetti e ai verbali delle discussioni, e poteva visionare direttamente di
persona, essendo di servizio proprio nellArsenale torinese, alle varie fasi costruttive e alle prove dei nuovi pezzi.
Riprendendo il progetto del capitano De Vincenti, propose un cannone da 4 libbre e uno, decisamente pi complesso, da
32 libbre. LAzienda Generale dArtiglieria inform immediatamente il sovrano, richiedendo la fusione di due pezzi da
4 libbre e uno da 32, con la supervisione di un gruppo di ufficiali dartiglieria, i capitani DAntoni, Ronzino, e Quaglia,
sotto il comando dello stesso Bertola. Oltretutto si faceva notare al sovrano che

[...] sicome anche S.M. ha commandato gettarsi due cannoni pur da Lb. 4, e due obici dal lb 6 secondo li dissegni del Sig.e
Cavagliere Maggiore Gioanini, stati pur rimessi allUfficio Generale dellArtiglieria, si supplica anche per la Reale
approvazione de medemi, trattandosi di pezzi non bilanciati di nuova invenzione quanto quelli progettati dal Sig.
Commendatore Bertola, e dartiglieria Legera quanto alli due cannoni da Lb. 4 progettati dal Maggior Giovannini. Si Supplica
pertanto la Segreteria di Guerra del regio Biglietto dapprovazione per il getto de prescritti tre cannoni, e per li successivi
travagli che secondo detti disegni, e modelli si richiedono con lopera di serraglieri, e tornitori, secondo le istruzioni e calcoli
per essi travagli che verranno formati dal sudetto Commendatore Bertola
22
.

Ignazio Bertola nel 1744 era allapice della carriera; primo ingegnere di S.M, era stato ideatore e costruttore delle
principali fortezze del regno, incarichi che gli erano valsi nel 1742 il titolo di conte di Exilles. La sua proposta non
venne neppure posta al vaglio del Congresso dArtiglieria, e la segreteria invi direttamente al sovrano modelli e
disegni, con la preghiera di autorizzare immediatamente la fusione di due esemplari. Oltretutto i tre ufficiali incaricati di
controllare i lavori sarebbero dovuti essere a loro volta diretti dal Bertola stesso! I lavori, come ricordato nella nota
trasmessa al sovrano, erano comunque piuttosto complessi e buona parte dei particolari di costruzione non erano ancora
stati definiti. Eppure il 1 febbraio lAzienda faceva ufficiale richiesta per la produzione di ben tre esemplari. Il desiderio
dellAzienda venne accolto dal re il 5 febbraio
23
;

Fedele ed Amato nostro. Essendovi stati, dordine nostro, rimessi dal Conte Bertola Primo nostro Ingegnere li dissegni, e
Modelli per li due cannoni di nuova invenzione dal medemo progettati per servire nelle montagne, mente nostra, che oltre alli
Pezzi gi bilanciati, se ne gettino per ora due del calibro da L. 4, ed uno del calibro da L. 32, sotto lispezione degli Ufficiali
nel Reggimento della nostrArtiglieria DAntoni, Ronzino, e Quaglia, e che si facciano li successivi travagli, che coerentemente
a detti dissegni, e Modelli si richieggono, con lopera di Serraglieli, e Tornitori, secondo le Istruzioni, e Calcoli per essi
Travagli, che verranno dal predetto Conte Bertola formati.
Vogliamo inoltre che si gettino due cannoni pure di L. 4, e due obici da L.re 6, secondo li dissegni del Maggiore del detto
Reggimento Gioannini stativi parimenti rimessi, onde dovrete dare le disposizioni, che dipendono dal vostro Ufficio, per
lesecuzione di tutto quanto sovra, e communicarete il presente al controllo nostro Generale, mentre senza pi preghiamo il
signore che vi conservi.
Torino il d 5 Febbraio 1744
C. Emanuele, Bogino
AllIntendente Generale della nostra Artiglieria: Verani.


Il re continuava a credere alla bont delle armi proposte da Gioannini, secondo il progetto del quale ora venivano
fusi anche due obici da sei libbre.
Quasi in contemporanea Carlo Emanuele III autorizzava il progetto del cannone rigato a retrocarica di Francesco
Jenner
24
. Questo pezzo, poco pi di una spingarda, era in grado di scagliare un proiettile di piombo da 16 once (0,55

21
ASTO, Sezioni Riunite, Azienda Generale dArtiglieria, Carte Antiche dArtiglieria, Volume II, p. 198; Avendo io Sottoscritto Collonello del Re.to
Artig.a avuto lonore di riferire sotto li 28 9mbre 1743 or scorso a S.M. lavanti scritto sentimento h la M.S.a comandato che si gettino due delli
proposti Pezzi per esperimento. Torino li 2 X.e 1743. Sottoscritto Cavag.e De Nicola.
22
ASTO, Sezioni Riunite, Azienda Generale dArtiglieria. Memoria alle Segreterie, 2, 1743 1744, p. 23.
23
ASTO, Sezioni Riunite, Azienda Generale dArtiglieria, Regi Biglietti e Dispacci, 3, 1730-1746, p. 144.
24
Francesco Jenner era figlio di Claudio Jenner, di Besanon, nella Franca Contea, fabbro e fornitore di baionette almeno dal 1703.
kg). La rigatura (sedici solchi elicoidali) sembrava garantire al pezzo una buona prestazione balistica, mentre la
retrocarica facevano s che il cannone Jenner fosse lideale per operare al riparo dei trinceramenti alpini, senza dover
ritirare ogni volta il pezzo per le necessarie operazioni di ricarica. Tuttavia Jenner, per quanto abile ed apprezzato, non
era Bertola e il suo cannone pass il vaglio del Congresso dArtiglieria solo il 21 gennaio 1745
25
.

5. Le caratteristiche tecniche del Cannone Disgiunto.

I due modelli presentati dal Bertola nel gennaio del 1744 allAzienda dArtiglieria esistono ancora; depositati
presso il museo della Regia Scuola Teorica e Pratica dArtiglieria e Fortificazione confluirono, in seguito, nelle
collezioni dellattuale Museo Storico Nazionale dArtiglieria di Torino
26
. Essi rappresentano al momento lunica
immagine di questi pezzi a noi nota. I disegni realizzati dal loro inventore gi alla fine del XVIII secolo erano assenti
dagli inventari dellArsenale
27
.
Lidea di base del progetto rimaneva invariata; la canna si divideva in due sezioni, tre per il modello da 32 libbre,
che si incastravano tra di loro a maschio e femmina. La parte maschio era data dalla culatta. Come nei progetti pi
antichi non vi era necessit di avvitare o forzare tra loro le due sezioni del cannone. Laspetto innovativo del progetto
era la presenza di sbarre che rendevano solidali tra di loro le varie parti dellarma. Questi elementi, in numero di
quattro, erano sistemati in altrettanti costoloni forati per il lungo sistemati longitudinalmente sulla superficie esterna
delle due sezioni del cannone. Anteriormente le sbarre presentavano una ripiegatura che si adattava sul vivo di volata,
mentre posteriormente sporgevano ed erano collegate, a due a due, diametralmente opposte, da staffe che venivano ad
incastrasi tra di loro ed erano a loro volta fissate alla canna da 3 chiavette a cuneo. Le sbarre erano ulteriormente fissate
alle canne da quattro chiavette ciascuna. Questo espediente conferiva una robustezza decisamente superiore rispetto ai
modelli di cannoni disgiunti sino ad allora progettati.
La lunghezza della canna del pezzo da 4 libbre era di 183 cm, mentre il diametro della bocca da fuoco era di 6 cm.
Le due sezioni della canna erano fuse in bronzo, mentre le sbarre e le chiavette erano in ferro forgiato. La canna era a
sezione circolare per il pezzo da 4 libbre, ottagonale per il pezzo da 32 libbre. Tuttavia almeno i primi due pezzi da 4
libbre prodotti ebbero la canna a sezione quadrata, con i costoloni forati sistemati in corrispondenza degli spigoli.
Complessivamente la canna di ciascun pezzo era composto da due (tre per il 32 lb) sezioni, quattro sbarre di ferro, due
staffe e 20 chiavette di ferro.
I cannoni disgiunti furono fusi nellArsenale di Torino dal fonditore Francesco Cebrano
28
. La produzione totale fu
di sei pezzi, realizzati tra il febbraio e lottobre del 1744.
Se non esistono dubbi sulla forma e le caratteristiche della canna, forti perplessit rimangono sul disegno
dellaffusto. Il modello del pezzo da 4 libbre attualmente equipaggiato con un affusto in legno, sul disegno di quelli in
dotazione allartiglieria da campagna. Lalzo dellarma per di fatto impossibile, in quanto i costoloni forati si
appoggiano alle caviglie di legno che raccordano tra di loro le cosce della cassa, incastrandosi ad esse. Oltretutto le
grandi ruote a raggi facevano s che la volata non potesse sporgersi oltre il parapetto dei trinceramenti, rendendo
difficile, se non impossibile, il tiro a mitraglia alle corte distanza. Pertanto assai probabile che i due pezzi fossero
montati su quegli affusti specializzati che gi dalla seconda met del XVII secolo erano stati ideati ed impiegati per la

25
Larma si rivel, nonostante il calibro leggero, piuttosto efficace ed ebbe una lunga vita operativa. I primi due esemplari, forgiati e montati alla
fucina di Valdocco gi nella primavera del 1744. Il 9 aprile il re ordinava che il prototipo del pezzo fosse trasferito allarmata insieme a 12 spingarde
(ASTO, Sezioni Riunite, Azienda Generale dArtiglieria, Carte Antiche dArtiglieria, Volume II, p. 221). Lordine fu confermati tre giorni pi tardi
con il Regio Viglietto del 12 aprile 1744. Nello specifico la brigata di smerigli con il pezzo Jenner dovevano recarsi a Fossano (ASTO, Sezioni
Riunite, Regi Biglietti e Dispacci, 4, 1742-1747, p. 290). Il pezzo piacque particolarmente a Carlo Emanuele III, che ne ordin un certo numero,
spedendone due a Cuneo il 13 agosto 1744. Sembra che la produzione totale sia stata di 12 esemplari. Lanima della canna in ferro, lunga 1600 mm e
pesante appena 52 kg, era solcata da 16 rigature elicoidali con passo di 1000 mm. Il proiettile era in piombo e veniva forzato dalla culatta tramite un
corto calcatoio. La culatta era incernierata al resto della canna e chiusa da un passo di vite forzato da una leva. Prove effettuate nel 1791 comparando
il tiro del canone Jenner con esemplari a canna liscia dimostrarono come queste artiglierie, precoci rispetto i tempi date le difficolt di lavorazione
degli incastri e delle parti meccaniche, avessero delle prestazioni tutto sommato simili a quelli a canna liscia, mentre la loro precisione lasciava
piuttosto a desiderare. Un esemplare del cannone Jenner ancora esistente presso le collezioni del Museo Storico Nazionale dArtiglieria di Torino
(N. 137 P 125). STERRANTINO 1994, p. 33.
26
I modelli esistenti riproduco i due modelli dellarma. Il modello del pezzo da 4 libbre (831 T 19) ha la canna in bronzo in bronzo e le sbarre e le
forniture in ferro. montato su un affusto, probabilmente posteriore, colorato di verde oliva con forniture in ferro. Il modello del pezzo da 32 libbre
(832 T 20) invece in legno, con forniture in ferro. Non da escludere che lesemplare in bronzo sia una realizzazione posteriore di un precedente
modello in legno. Il che spiegherebbe la diversa sezione della canna riscontrabile con le descrizioni fatte dagli ufficiali francesi che videro il pezzo
alla Battaglia di Pietralunga. I modelli sono in buono stato di conservazione, anche se alcune chiavette sono mancanti. Parte di queste sono ricoperte
da ossido, al punto che nessuno dei due esemplari pu essere al momento smontato. La descrizione dellincastro maschio/femmina si basa pertanto
sulla testimonianza fotografica presente in MONTU 1934, p. 1220.
27
ASTO, Sezioni Riunite, Carte diverse dartiglieria, 2, 1740-1800. Il 26 novembre 1789 nellinventario dei disegni dellArsenale non risultava alcun
disegno del cannone disgiunto del Bertola.
28
Francesco Antonio Cebrano, fonditore per le fondite, e getti de cannoni, colovrine, Mortari, e Campane, fu assunto dallArsenale di Torino con il
contratto del 14 febbraio 1731, appresso mezzogiorno. Era il figlio di Giovanni Battista Cebrano, fonditore per SM dal 3 luglio 1702. Francesco gi
lavorava in Arsenale, nominato assistente del padre il 2 febbraio 1725, con una paga di 300 lire (Il Padre percepiva L. 400). Fu nominato Mastro
Fonditore il 13 novembre 1727, causa inabilit allesercizio del padre attesa la sua avanzata et. I lavori previsti per il 1730 furono tutti portati avanti
dal figlio. Fu in seguito necessario regolarizzare il contratto di Francesco, dal momento che Giovanni Battista si ritir del tutto dal lavoro a causa
anche della disgrazia sofferta nella fondita del 1729 e la cascata, da cui in occasione dessa fondita stato maltrattato. Francesco Antonio alloggiava
in Arsenale, godendo di due razioni di pane al giorno e L. 600 di stipendio. ASTO, Sezioni riunite, Azienda Generale dArtiglieria, Carte Antiche
dArtiglieria, Volume II, p. 30.
guerra di montagna. Le ruote erano di legno, piccole (il diametro non superava i 30 cm), piene e ferrate, poste al termine
di due lunghe stanghe incernierate alla parte frontale dellaffusto e che, alloccorrenza, potevano essere ripiegate al di
sotto delle cosce per il trasporto su bestie da soma. Queste caratteristiche facevano s che il pezzo potesse essere
avvicinato alle pareti interne dei trinceramenti e la volata sporgere verso lesterno o, comunque, nellembrasura della
batteria
29
. Lalzo era in ogni caso dato dai cunei di legno posti al di sotto della canna, presenti negli elenchi delle
dotazioni dei pezzi.
Il pezzo da 32 libbre non fu completato. La canna, lunga 288 cm, risult troppo impegnativa da realizzare sia come
fusione che come rifinitura. Inoltre le intrinseche problematiche riguardanti il suo trasporto presso le batterie in quota
sconsigliarono la prosecuzione di questo progetto
Nel maggio del 1744 i lavori si concentrarono attorno ai pezzi da 4 libbre, che furono collaudati, forniti dei loro
affusti e completati con tutti gli strumenti necessari al loro funzionamento, manutenzione e trasporto. Il 31 maggio il
colonnello De Nicola elencava le necessarie forniture per i cannoni disgiunti e il numero dei muli necessari al loro
trasporto al fronte
30
;

Stato di quanto vien necessario per la Dottazione delli due Cannoni disgionti di nuova invenzione dellIll.mo Sig.r Conte, e
Commendatore Bertola

Cannoni in due pezzi con le loro barre, 2; 6 muli:

Affus per li detti con sue Ruote, 2; 4 muli:

Armamenti per li medesimi compita la riserva, 3; Barre da Cannone piccole, 8; Mezze Leve piccole, 2; Cuni di mira, 4; 1 mulo
e 2 di riserva:

Buratoni carricati, 500; 5 muli:

Palle armate c suoi culotti, 300; 5 muli:

Rasini, 200; 6 muli:

Polvere per la Morza, Lb.10; 1 mulo:

Forraggj, 500; Sachi per li medemi, 2; Sechie di corame, 2; Cavaletto compito qual serve di capra, 1 Aguecciotta a sgorbia
Tenivella e Triangolare, 1; 1 mulo:

Altre dottone, 4; Mechio, Lb. 5; Bazana, Lb. 1; Solfarini, Lb. ; Assaalini, 3; Pietre da focile, 20; Lanterne, 8; Lanternini, 2;
Cera in flamb, lb 1; Torchie a vento, 12; Chiodi dacciaio, 4; Corda da Las, Lb 2; Corda dimballo, lb 1; 1 mulo:

Pichi a ponta e taglio, 6; Badili, 6; Falcetti e Marazzi, 6; Palli di ferro, 1; Copercietti per le lumiere dei cannoni, 2; Misure di
tolla da Lb1 e laltra da Lb 2, 2; Sachi a terra, 30; Sachi a polvere, 6; 1 mulo:

Delle cerrate da Mullo, 34; Acciaio bagolino, Lb 6; Pistoletti da Minatore, 2; Agguciette di ferro, 1; Altro Pistoletto per caricar
le mine ed una renura, 1; Masse di ferro 1 piccola, ed 1 grossa manicate, 2; Martelli ordinarj, 2; Lime da due al mas, 6;
Distretti a Gamba, 1; Arcarcori di due qualit, 2; Tondino grosso Bachette 3 di Long.a pied. 3 circa, 3; Quarrone, Bachette, 1;
Tenaglie a chiodi, paia 2; Scalpelli da ferraro, 3; Ferro, cerchiame, R.o1; Chiodi quarantini, lb 10; Brocconi doppi, Lb 5;
Oglio dollivo in una botte di ferro bianco, lb 4; Coltelli a due Manichi 1; Rabotti, 1; Scalpelli di diverse qualit, 3; Resighe
montate, 2; Lime per esse, 2; Pietra mola di diametro once 6, 1; Tenivelle piccole, 2; Tenivellotti assortiti, 8; Songia, Rb. 1;
Basti Armati, 4; 1 mulo:

Torino li 31 maggio 1744
Cavagliere De Nicola


La quantit di materiali che i due pezzi necessitavano era veramente notevole. Ad un primo conteggio servivano
non meno di 32 muli carichi e 2 di riserva; una vera e propria brigata a se stante! La dotazione di munizione ottimale fu
stimata in 300 palle piene dotate di staffa di legno e 200 cartucce di mitraglia a grappolo
31
. Il propellente era dato da
500 cariche; pertanto ogni pezzo aveva una riserva di 150 palle piene e 100 colpi di mitraglia.

29
Pi probabilmente i pezzi disgiunti erano montati su affusti a cavalletto, adatti ad essere posti in batteria dietro i parapetti dei trinceramenti. Un
affusto simile equipaggia attualmente il pezzo da montagna da 4 libbre Vallette, fuso nel 1793 da Francesco Bianco. Il cannone, completo di tutte le
sue parti, conservato al Museo Storico Nazionale dArtiglieria di Torino.
30
ASTO, Sezioni Riunite, Azienda Generale dArtiglieria, Regi Biglietti e Dispacci, 4, 1742-1747, p. 319.
31
Le palle piene dovevano essere armate, ossia dotate della loro staffa lignea destinata ad essere appoggiata alla cartuccia, detta Buratone, in quanto
confezionata con un involucro di stoffa. Il munizionamento a mitraglia era invece dato da cartucce a rasino; si trattava di una certa quantit di pallette
di ferro sistemate a strati intorno ad una asta lignea fissata ad un tacco cilindrico. I proiettili erano sistemati a strati, circa una decina, e avvolti in una
rete di spago. Al momento dello sparo lalta temperatura e le sollecitazioni durante il percorso nella bocca da fuoco determinavano la dissoluzione
La sola canna richiedeva lutilizzo di tre muli, due per ciascuna sezione ed un terzo per tutte le sbarre e le chiavi di
ferro. Trasportare questi pezzi nelle fortificazioni di alta quota risultava indubbiamente uno sforzo logistico quanto mai
impegnativo e complesso, anche perch poi occorreva provvedere al vettovagliamento e al sostentamento degli artiglieri
e dei muli, per i quali erano previste cerate per proteggerli dalle intemperie, ma nullaltro.
Il 3 giugno De Nicola ricontrollava la forza dei muli necessaria per il trasporto dei due pezzi. Il numero delle bestie
da soma necessarie era confermato a 34; 6 per i cannoni, 6 per laffusto, 22 per tutti gli altri attrezzi. Canna ed affusto,
anche smontati, erano pur sempre alquanto ingombranti e pesanti. Si faceva pertanto notare che per dodeci delli sud.i
Muli devono essere delli pi forti che si possino avere
32
.

6. La prova del fuoco; impiego tattico e risultati.

La guerra, intanto, era ripresa. I franco-spagnoli, guidati dal principe di Conti
33
, avevano lanciato sin da marzo la
loro offensiva contro gli stati sabaudi. Praticamente lasciato da sola dallalleato austriaco, deciso a tentare la conquista
del Regno di Napoli, lesercito sabaudo doveva affrontare lattacco di 50.000 gigliati sul fronte del Varo. Evacuata
lindifesa Nizza, lesercito del marchese di Susa si trincer a Villefranche, dove il 20 ed il 21 aprile 1744 venne a
battaglia con il nemico. Al prezzo di 2.000 perdite lattacco fu respinto, infliggendone quasi 2.400 e catturando 500
prigionieri, ma il porto di Villefranche, ormai isolato, fu abbandonato. Dopo un mese di lenta avanzata sulla costa ligure
di ponente, il 16 giugno i gigliati si ritirarono nuovamente nel Delfinato.
Appariva evidente ormai che larmata nemica avrebbe tentato di forzare il dispositivo difensivo alpino. Il 19 giugno
De Nicola redigeva lelenco definitivo per le dotazioni dartiglieria che avrebbero preso parte alla campagna sulle Alpi.
Tra il materiale pronto per limpiego figuravano i due pezzi da 4 libbre disgiunti
34
. Ormai non si attendeva altro che
lordine di partenza, che non si fece attendere a lungo. Tre giorni dopo allIntendente Generale Vedani giungeva il
seguente Regio Viglietto
35
;

Fedele ed Amato nostro. Dal Maggiore Generale nelle nostra Armate e Colonnello del Reggimento dArtiglieria Cav.re De
Nicola, sentendosi dordine nostro formato un nuovo Stato, da lui sottoscritto, in data delli 19 corrente, di quanto resta
necessario, per lattiraglio di tre Brigate di detta Artiglieria, da numero cinque Pezzi, da libre quattro caduna, e per li due
cannoni disgionti di nuova Invenzione, destinati per la Campagna, oltre le due Brigate, che gi ritrovansi nella Citt di
Fossano, e cos esclusivamente alla Brigata di pezzi quattro, da Libre otto, e di quella de Smerigli, che non abbiamo stimato di
servirsi per ora, quantonque fosse cos stato ordinato, col nostro Viglietto del primo scaduto aprile, ed avendo noi approvato lo
Stato suddetto, vi diremo essere mente nostra, che vi diate la dovuta esecuzione, mentre le dette Brigate debbono mettersi in
marcia li 24 del corrente, per rendersi cio due a Villafaletto, ed una a Saluzzo, per unirsi alle due, gi col tradotte dalla Citt
di Fossano suddetta, ordinando Noi al Marchese dAix di non avere difficolt di lasciare seguire lestrazione da questo nostro
Arsenale, e senza pi preghiamo il Signore che vi conservi.
Torino li 21 Giugno 1744.
C. Emanuele
Bogino

Il 24 giugno i cannoni prendevano la strada di Saluzzo. Di l furono dirottati su Villafaletto e quindi in Val Varaita.
I due pezzi furono messi in batteria alla Ridotta di Monte Passet, posta sullo spartiacque delle valli Varaita di Castello e
Varaita di Bellino
36
. Difficilmente il nemico sarebbe riuscito a portare dei pezzi a quella quota (m. 2271); al pi avrebbe
potuto avere delle spingarde o armamento leggero da 1 libbra. Lintenzione era quella di ottenere una decisa superiorit
di fuoco contro un eventuale assalitore della ridotta. Pertanto i cannoni disgiunti furono posizionati proprio lungo le due

dellinvolucro di spago e la liberazione delle sfere di metallo, le quali, una volta espulse dallarma, formavano unampia rosata. EMBSER 1732, tav.
23-24.
32
ASTO, Sezioni Riunite, Azienda Generale dArtiglieria, Regi Biglietti e Dispacci, 4, 1742-1747, p. 321.
33
Louis Franois I de Bourbon (13 agosto 1717 2 agosto 1776). Divenne Principe di Conti dal 1727, al momento della morte di suo padre, Luigi
Armando II. Louis Franois abbracci la carriera militare, e quando scoppi la Guerra di Successione Austriaca nel 1741, accompagn Charles Louis,
duc de Belle-Isle, nella campagna in Boemia. Si distinse al punto da meritare il comando dellarmata dItalia, al comando della quale riusc a superare
le Alpi e vincere la Battaglia di Madonna dellOlmo nel 1744. Nel 1745 combatt in Germania, e nel 1746 fu trasferito sul fronte delle Fiandre,
quando si pose in grave contrasto con il Maresciallo Maurizio di Sassonia. Per questo decise di ritirarsi dallesercito nel 1747. In questanno gli fu
offerta la Corona di Polonia da una fazione della nobilt polacca. Le su esperanze risultarono, per, del tutto vane. La fiducia che Luigi XV aveva nei
suoi confronti fu minata da Madame Pompadour; nel 1756, allo scoppio della Guerra dei Sette Anni, gli fu rifiutato il comando dellarmata del Reno.
Questo fatto lo port in perto contrasto con il re, il quale lo apostrofava con lepiteto mio cugino, lavvocato. La sua ostilit nei confronti della Corona
fu tale che fu addiritura sospettato di aver suscitato la sommossa di Digione del 1775. Fu il mecenate di Jean Jacques Rousseau. Gli successe suo
figlio, Louis Franois (1734-1814), che fu lultimo discendendete del casato a portare il titolo dei Conti.
34
ASTO, Sezioni Riunite, Azienda Generale dArtiglieria, Regi Biglietti e Dispacci, 4, 1742-1747, p. 318. Stato di quanto resta necessario per
latiraglio di n. 3 Brigate dArtiglieria, composte di 4 Pezzi da Lb 4 cadauna e per li 2 Cannoni disgiunti di nuova Invenzione destinati aversi in
campagna oltre le due Brigate che gi ritrovansi nella Citt di Fossano,e cos ora esclusivamente alla Brigata di Pezzi 4 da Lb. 8, e di quella de
Smerigli che S.M. non ha stimato aversi in Campagna quantunque cos fosse stato ordinato con R.o Biglietto p.o Aprile scorso. Torino l 19 Giugno
1744.
35
ASTO, Sezioni Riunite, Azienda Generale dArtiglieria, Regi Biglietti e Dispacci, 4, 1742-1747, p. 315.
36
Sino ad oggi si riteneva che la ridotta sabauda posta a dominio dello spartiacque tra la Varaita di Bellino e la Varaita di Castello fosse collocata in
corrispondenza della vetta di Monte Cavallo (2290 msl). Durante il recente convegno 1744. La campagna gallispana in Piemonte, avvenuto a Torino
il 19-20 novembre 2005, lo chef de Bataillon [TDM/SEM] Bruno Pauvert dimostrava come in realt la ridotta era stata costruita sul retrostante Mont
Passet, a 2275 msl. Le ricognizioni delle evidenze archeologiche effettuate dal prof. Roberto Sconfienza, e presentate nella stessa occasione,
giungevano alla medesima conclusione.
cortine della tenaglia che formavano il fronte principale della ridotta verso Pietralunga, ossia verso la pi probabile
direttrice di un attacco nemico. Sistemati in quel modo le artiglierie avrebbero dovuto battere a palla piena le unit
avversarie in avvicinamento dalla dorsale Pietralunga-Battagliola; i comandanti sabaudi temevano principalmente
provenienze nemiche dalla cresta che, discendendo dalla Battagliola, giungeva al fronte della ridotta. Pertanto proprio
quel settore fu rinforzato con i due pezzi disgiunti. Per la distanza ravvicinata il tiro della munizione a grappolo sarebbe
dovuta servire a colpire i nemici giunti in prossimit delle fortificazioni. Nellottica della difesa i due pezzi avrebbero
concorso utilmente al mantenimento della posizione.
Meno di una settimana dopo il principe di Conti, riorganizzate le sue forze, avanz verso le Alpi su nove colonne
affiancate, per mantenere il nemico nellincertezza sulleffettiva direzione dellattacco. Una di queste, la nona colonna
al comando del Balivo di Givry, aveva il compito di creare un diversivo in Val Varaita, ma il suo comandante,
ignorando lesito delloffensiva in Val di Stura, decise di tentare lo sfondamento della linea sabauda al Monte Passet. Il
19 luglio 1744, alle tre e un quarto del pomeriggio, i francesi attaccarono le posizioni sabaude. La fitta nebbia scesa sul
campo di battaglia imped limpiego a lungo raggio dellartiglieria, che invece venne attivamente impiegata nella difesa
ravvicinata delle fortificazioni. Le brevissime distanze entro le quali il combattimento avvenne non super distanze
comprese tra i 2 e i 25 metri e i continui tentativi di aggiramento messi in atto dalla fanteria gigliata che si era
aggrappata ai trinceramenti sabaudi, fecero s che la densit dei reparti risultasse alquanto ridotta. Questi fattori resero
lefficacia de tiro a mitraglia dei due pezzi meno efficace di quello che ci si poteva attendere. Lo stesso rapporto
piemontese della battaglia non esalt di certo il fuoco della batteria, affermando che gli assalitori furono messi in parte
in disordine per il fuoco dei due pezzi di nuova invenzione del Signor Bertola
37
. I cannoni furono caricati prima a palla
piena, iniziando a tirare contro il nemico che a 750 metri di distanza stava superando la vetta della Battagliola e si
muoveva lungo la cresta di Chaussard. A quella distanza il tiro era alquanto inefficace, sia per la distanza che per la
leggerezza della palla. La sola presenza di cannoni a quelle quote ebbe uno sgradevole effetto sulla fanteria francese che
avanzava, sebbene da un punto di vista pratico la fucileria sembrava avere un effetto maggiore
38
;

Questi insuccessi non fecero rinunciare il nostro comandante al suo disegno, volle continuare e per questo ci raggruppammo
tutti alleminenza, marciammo quindi verso laltura pi vicina lungo alla cresta di Pietralunga, dove pensavamo di trovare
altre truppe da vincere, ma i Nemici si erano ripiegati in una specie di ridotta, dove avevano postati due pezzi di cannone che
non mancavano di ispirarci del rispetto, e ognuno di noi cominci a temere seriamente gli effetti del suo valore. Ci armammo
tuttavia di coraggio e, il nostro reggimento in testa, marciavamo a passi gravi e lenti verso la gloria, quando il cannone ci
salut, senza fierezza per dalla mia parte, le cartucce che danneggiarono i nostri due primi plotoni mintimidirono, e mi fecero
temere una seconda scarica. Il Balivo fu fortunato: non lasci che un grasso delle gambe, quando oltre cinquanta dei nostri
perirono; si lo port in una specie di capanna di legno, che era dietro di noi, e da l, rinnov lordine di attaccare pi
strettamente. Nel frattempo una nebbia fitta favor la nostra marcia e ci mise al riparo del fuoco dellartiglieria, se ne
approfitt e si corse quasi a gambe levate per arrivare al di sotto della batteria, dove ci trovammo alle ore 4 e un quarto, pensa
alla sorpresa dei nostri Nemici vederci cos vicini di loro senza avere potuto scorgere la nostra marcia.

Una spessa nebbia venne a coprire il campo di battaglia e i pezzi furono caricati allora a mitraglia in attesa del
nemico, del quale si ignorava la posizione, in quanto ogni visuale era impedita. Numerose pattuglie furono fatte uscire
per prendere contatto con le colonne avanzanti, ma senza risultato, sino a quando i reparti francesi si presentarono
davanti alla palizzata. Nonostante limprovvisa ed immediata scarica di fucileria subita, i gigliati furono in grado di
occupare il cammino coperto e la batteria dei pezzi scomponibili, il cui ufficiale era stato messo hors de combat. Solo il
contrattacco del brigadiere Du Verger
39
, che comandava le forze sabaude del settore, riusc a contenere lavanzata
avversaria e a ributtare gli attaccanti al di l della palizzata del cammino coperto e a recuperare i due cannoni. A quel
punto avvenne il prolungato e claustrofobico combattimento che perdur sino alle sette di sera. I francesi tentarono a
pi riprese di aggirare le difese, prima a sinistra, e poi a destra con le forze fresche del Reggimento Salis-Soglio, che fu
comunque annientato nel tentativo. I cannoni scomposti rimangono, nei resoconti, stranamente silenziosi. Non chiaro

37
ASTO, Corte, Materie Militari, Imprese, Mazzo 3 daddizione; Du Camp de St. Pierre, 20 juillet 1744.
38
BRT, manoscritto militare 46/13.
39
Vassallo Carlo Filiberto, barone Du Verger (+ Monte Passet, 19 luglio 1744). Fu promosso capitano il 1 settembre 1704, maggiore il 14 marzo
1720. Tenente colonnello il 20 agosto 1725, serv nel Reggimento di fanteria dOrdinanza Nazionale Monferrato. Il 21 gennaio 1734 fu divenne
colonnello del Reggimento di fanteria dOrdinanza Nazionale Savoia. Il 21 marzo 1735 ottenne il grado di brigadiere di fanteria. Nel gennaio 1742 fu
nominato comandante militare della citt di Reggio, continuando nel comando del reggimento di Savoia. Si distinse alla battaglia di Parma. Fu poi
prigioniero di guerra prima a Mantova e, poi, sulla parola in Savoia. Il 24 gennaio 1743 veniva nominato comandante militare della citt di Reggio.
Alla Battaglia di Casteldelfino (8 ottobre 1743) si distinse al comando del suo reggimento e della brigata al suo comando: impegn in azione la
colonna della Brigata di Anjou, attaccandola sul fianco mentre discendeva il Vallone di Vallanta. Du Verger diresse il fuoco delle Brigate Guardie e
Savoia contro il fianco nemico, respingendolo con gravi perdite. Carlo Emanuele III, udendo il fuoco di moschetteria, invi messaggeri a chiedere
notizie sulla stato delle cose. Il comandandte savoiardo cos rispose; Ce nest rien, et que seulement la troupe de la Brigade samouse faire passer
par les armes toute entiere la Brigade de Anjou. Il 28 gennaio 1744 fu promosso maggiore generale di fanteria per aver dato prova di abilit e valore
nelle passate guerre, massime nella campagna di Casteldelfino, ove ha saputo con la pi costante fermezza difendere il posto del Bosco della Levata,
cui trovavasi preposto in quelle Valli, con avere vigorosamente respinti e messi in fuga i Gallo-Ispani. Comandante delle forze sabaude di presidio
alla ridotta di Monte Passet, fu ferito mortalmente alla Battaglia di Pietralunga il 19 luglio 1744, durante le fasi finali dello scontro; Le marchal de
Camp des Pimontois des Pimontois qui souffroit cruellement de sa blessure interrompit les cris quelle lui arrachoit pour lui enseigner o toient ses
cantines: le Compte de Danois les fit appronter, e mangea prs du mourant; mais comme celui ci ne cessoir de se plaindre, Monsieur, lui dit le
Compte, ne pourriez vous pas mourir tranquilement e nous laisser manger tranquilement? Ltonnement ou la mort fit taire le Marchal de Camp
quon ne reagarda quapres avoir cess de manger. SAINT SIMON 1770, p. 83.
se dopo il ferimento o luccisione del comandante della batteria furono di fatto abbandonati, oppure, come riporta il
diario del Reggimento Poitou, continuarono a tirare, contribuendo attivamente a portare a 1654 i morti e feriti francesi
alla Battaglia di Pietralunga
40
. A quella distanza ci si sarebbe aspettati una vera e propria carneficina a causa del tiro a
mitraglia; eppure sembra invece che i francesi ebbero a soffrire pi il fuoco ravvicinato della fucileria che quello
dellartiglieria. I soldati gigliati bersagliati dalla ridotta furono abili nellacquattarsi in ogni anfratto o depressione che si
presentava loro, sfruttando anche gli angoli morti tipici dei trinceramenti a tenaglia
41
. Oltretutto una buona parte della
fanteria francese si stava spostando a destra e a sinistra rispetto larea battuta dei pezzi scomponibili per tentare un
aggiramento. Quindi erano relativamente pochi, probabilmente solo una parte del raggruppamento misto dei tre
battaglioni del Poitou e i granatieri del distaccamento Chevert, i reparti sottoposti al fuoco dei due cannoni. Inoltre
molti dei francesi respinti nel primo assalto, facenti parte delle compagnie granatiere del Reggimento Poitou, erano di
fatto con le spalle appoggiate alle fortificazioni sabaude e la munizione a mitraglia si apriva solo dopo averli superati.
Questo particolare tiro, inoltre, aveva di suo delle deficienze tecniche che rendevano il fuoco meno letale del previsto.
La rosa della mitraglia manteneva un diametro di circa 28 metri per una gittata di unottantina di metri, dopo di che i
proiettili sparati si disperdevano. Sebbene letale alle corte distanze, non si trattava di una munizione precisa. Molti dei
colpi affondavano nel terreno, altri finivano alti. I francesi sopravvissero a quattro ore di combattimento ravvicinato
solo in quanto potevano contare su efficaci ripari o grazie alla posizione defilata che avevano raggiunto. Nella
situazione tattica di Monte Passet furono pi efficaci gli armamenti individuali piuttosto che le artiglierie.
I granatieri del Reggimento Poitou, ignorando i reiterati ordini di ritirata, furono nuovamente in grado di rientrare
nella ridotta; il sergente Bossu, approfittando del rinculo di uno dei pezzi, riusc a penetrare in una delle embrasure. Fu
ucciso immediatamente, ma il suo corpo, rimasto a penzoloni verso lesterno delle fortificazioni, serv come scala ad un
altro granatiere, che abbatt a colpi di sabro uno dei serventi che stava per inchiodare il pezzo e permise agli altri di
entrare allinterno del perimetro difensivo. I suoi compagni erano, a quanto raccontano le fonti francesi, gi morti,
colpiti mentre si presentavano per ricaricare. Evidentemente la postazione non era particolarmente protetta, o
lembrasura era fin troppo bassa ed ampia tale da permettere un efficace tiro dimbocco al fuoco di fucileria nonch la
scalata del ramparo
42
. Una volta allinterno della ridotta, fucile in bandoliera e sabro alla mano, i granatieri del Poitou si
slanciarono allinterno delle fortificazioni, prendendo sul fianco e alle spalle i reparti sabaudi intenti a distruggere il
Reggimento Salis-Soglio che aveva attaccato sul fianco sinistro la ridotta di Monte Cavallo
43
. La battaglia, che si stava
concludendo con una vittoria sabauda, termin con un fulmineo ed inatteso successo gigliato.
Finiti i combattimenti, alcuni degli ufficiali francesi ebbero la possibilit di esaminare da vicino lartiglieria del
nemico
44
;

Rimanemmo padroni della ridotta, e di due pezzi di cannone, di cui trovammo linvenzione assai curiosa : sono formati da due
pezzi quadrati che si inseriscono luno nellaltro, e che sono collegati da quattro sbarre di ferro situate nel mezzo dei quadrati,
e fissate da un grande numero di piccoli anelli che li rafforzano; non ne vidi mai nei nostri arsenali, ma naturale ritenere che
linvenzione non pu che essere dovuta a alcuni dei nostri connazionali, perch mi sembra singolare, nata di buona origine, e
sopratutto di unottima utilit per la guerra nelle montagne visto la facilit nel trasportarle a dorso di mulo.

7. La guerra continua.

Non chiaro di cosa fecero i francesi dei cannoni che avevano catturato. Appare dubbio che siano stati smontati e
inviati allarmata del principe di Cont o oltre le Alpi, dal momento che la colonna del de Givry, ferito gravemente da
una fucilata destinato a morire di l a qualche settimana, aveva una grave penuria di bestie da soma. Cerano problemi
ad evacuare i feriti e trasportare i viveri, compiti ai quali furono costretti numerosi abitanti di quei luoghi, e non cera
modo di occuparsi del trasporto dellartiglieria conquistata, per la quale servivano almeno sei muli che devono essere
delli pi forti che si possino avere
45
. Il nuovo comandante in campo, il conte di Danois, lamentandosi apertamente con i
suoi subordinati che il mulo che trasportava il de Givry al fondovalle non avrebbe potuto portare le vettovaglie di cui
necessitava, aveva effettivamente ben altro a cui pensare con larmata piemontese ancora vicina e il Conti che

40
I francesi contarono al termine dello scontro, per loro vittorioso, 831 caduti e 841 feriti. Di questi 284 morti e 340 feriti appartenevano al
Reggimento di fanteria svizzera Salis-Soglio. Questultimo reparto aveva cessato da soli nove giorni di essere il Reggimento Travers, come spesso lo
si trova citato in fonti e studi sia coevi che posteriori. I sabaudi lamentarono la morte di 436 uomini e il ferimento di 296, oltre a 233 prigionieri.
41
Langolo rientrante della tenaglia rimaneva nascosto alla vista dei difensori, che non riuscivano a colpire gli assalitori che si erano portati alla base
dei trinceramenti. Linconveniente registrato a Monte Passet si ripresent allAssietta, dove gli attaccanti giunti nellangolo rientrante della Butta
risultarono del tutto defilati al tiro avversario.
42
SAINT SIMON 1770, p. 83.
43
Il reggimento svizzero perse anche il suo colonnello, Jean Gaudence de Salis-Soglio, che comandava il reparto da soli 9 giorni. Era infatti stato
promosso colonnello il 10 luglio 1744. Con lui caddero i capitani Salis de Gruges e Hanschmann e il luogotenente Tanner. Sullepisodio, SUSANE
1876, Vol. III, p. 281; SUSANE 1876, Vol V, p. 119; SAINT SIMON 1770, p. 82-83.
44
BRT, manoscritto militare 46/13. Lufficiale francese che scrisse queste righe, comandante il 2 battaglione del Reggimento Poitou, ricordava
piuttosto limmagine del Saint Remy . Supra nota 5.
45
BRT, Memorie storiche sui fatti darme occorsi nella valle di Vraita nella guerra del 1742 di Bernard Tholosan, Saluzzo 227; Il parroco Tholosan,
preoccupato delle violenze che i francesi avrebbero potuto commettere ai danni dei sui parrocchiani, si rec ad implorare la protezione del Danois qui
nous laccordat moyenant quon leur envoyant du monde pour porter leur blesss la Gardette, et de la Maurin; tout cela ft execut, et nous ne
soufrimes aucun insulte. Il nous envoya un detachement de cent hommes pour les malades, et ils envoyerent un autre detachement au Chteau de
Pont, et un autre Chteau Dauphin [...].
richiamava in Valle Stura tutte le colonne separate operanti sullarco alpino. Anche se da parte sabauda non ci sono
testimonianze, probabile che essi vennero resi inutilizzabili, abbandonati ed infine recuperati in un secondo tempo
dalle stesse truppe di Carlo Emanuele III.
A Savigliano, il 28 ottobre 1744, cinque giorni dopo la conclusione dellassedio di Cuneo, lintendente Verani
segnalava al re che erano presenti 4 cannoni in due pezzi da 4 libbre
46
. Carlo Emanuele III, sollevato per lesito
favorevole dellassedio di Cuneo, risult particolarmente lieto di questa notizia, al punto da scrivere direttamente al
Verani per felicitarsi del fatto
47
. I 4 pezzi giunti a Savigliano erano stati completati durante lestate e subito inviati
allarmata in campagna.
Dopo la Battaglia di Pietralunga i cannoni disgiunti non furono pi impiegati attivamente in combattimento. La
guerra si spost dalle Alpi al Piemonte orientale, dove si combatt nelle campagne del 1745 e del 1746. La batteria da 4
pezzi disgiunti, immagazzinata in Arsenale, fu preparata, ma non impiegata, nel maggio del 1745 per il fronte della Val
di Susa
48
. Ancora nellagosto del 1746 i cannoni del Bertola erano disponibili nei magazzini dellartiglieria, anche se il
loro numero era sceso a soli due esemplari pronti per limpiego
49
.
Nel 1746 larmata piemontese era riuscita a respingere, grazie anche allarrivo nel nord Italia dellarmata imperiale
del conte Browne, i franco-spagnoli dalla linea Asti-Casale sin oltre il Varo. Il ritorno offensivo del nemico nel 1747 si
concentr lungo la riviera ligure di ponente e in Val di Susa. Si decise di dare la precedenza alla difesa del solco
valsusino, in quanto era il settore minacciato pi vicino a Torino. I cannoni disgiunti, riuniti in una brigata dartiglieria
di 4 pezzi e di 5 cannoni rigati Jenner, furono inviati allora inviati a difesa della linea fortificata dellAssietta. La brigata
transitava, probabilmente il 22 luglio, a Fenestrelle per salire ai trinceramenti. La loro presenza sarebbe stata certamente
pi utile tre giorni prima, quando larmata francese aveva attaccato invano, e con gravi perdite, le forze sabaude che
erano lass schierate
50
.
Dopo questa ultima comparsa, per altro incruenta, i cannoni disgiunti di Ignazio Bertola conclusero la loro breve
vita operativa.

8. Un progetto troppo costoso.

Nel marzo del 1748 si decise finalmente di corrispondere il pagamento dei cannoni disgiunti ai fonditori
dellArsenale. I primi sei esemplari furono pagati a Francesco Cebrano 500 lire ciascuno
51
. Una enormit, specie se si
considera il fatto che un pezzo da 32 libbre costava 425 lire, mentre un 4 libbre ordinario era pagato 300 lire. Il costo
ascendeva a causa dei numerosi interventi necessari per far s che le superfici degli incastri collimassero perfettamente
tra di loro. Al momento di fondere nuovi pezzi il colonnello De Nicola ricalcol il loro prezzo a 425 lire. Il costo
rimaneva, per, ancora troppo alto; i 6 cannoni disgiunti fusi erano costati quanto una batteria di 10 pezzi ordinari da 4
libbre. Oltretutto prima delladozione e della produzione non era stata effettuata alcuna prova sul prototipo.
Laccoppiamento delle superfici di contatto nellincastro maschio/femmina, a causa delle deficienze tecniche costruttive
inevitabili nella prima met del XVIII secolo, non avrebbe potuto avere una precisione tale da impedire qualche fuga di
gas, con riduzione della gittata, della penetrazione e della precisione del proietto, con levidente pericolo per
lincolumit dei serventi
Dal punto di vista tattico per le esigenze dellesercito sabaudo pezzi con quelle caratteristiche risultarono infine
inutili. Papacino dAntoni cos riassunse limpiego dellartiglieria in montagna
52
;

Se il teatro della guerra sar fra i monti od in altri luoghi molto imbarazzanti, la sola Fanteria baster a formare larmata, cui
si destineranno alcuni sagri da libbre 4 per essere anticipatamente situati in certi posti fortificati, ogni qualvolta si far una
guerra difensiva, la quale esiger simiglianti punti dappoggio. Ma se larmata dovr agire offensivamente per monti alpestri,
si prescinder affatto dalle artiglierie.


46
ASTO, Sezioni Riunite, Azienda Generale dArtiglieria, Regi Biglietti e Dispacci, 4, 1742-1747, p . 370. 1744. Stato d Cannoni, Munizioni, ed
altre Robbe per la Dotte di questi, Palle, e Cartoccie per Cannoni da Lb 4, e 16 spedite come sotto tenore degli ordini.
47
ASTO, Sezioni Riunite, Azienda Generale dArtiglieria, Regi Biglietti e Dispacci, 4, 1742-1747, p. 769.
48
ASTO, Sezioni Riunite, Azienda Generale dArtiglieria, Regi Biglietti e Dispacci, 4, 1742-1747, p. 383.
49
ASTO, Sezioni Riunite, Azienda Generale dArtiglieria, Regi Biglietti e Dispacci, 4, 1742-1747, p. 524.
50
ASTO, Sezioni Riunite, Azienda Generale dArtiglieria, Carte Antiche dArtiglieria, Volume II, p. 278. Marchese dAix mio Cugino, LIntend.e
Gen.e della nostra Artiglieria ha fatto passare in Fenestrelle in conformit de commandi, che gliene abbiamo dati, li quattro cannoni disgiunti, e
cinque smerigli rigati, con le loro rispettive Dotti descriti nelli due statti formati sotto li 19 e 20 del corr.e dal Luogoten.e Gen.e nelle nostre armate e
Colonello del Reggimento di detta nostra Artigl.a Cavaliere De Nicola, quali vi saranno dalla Segretaria nostra di Guerra, qui giunti, rimessi, affine
diate gli ordini che da voi dipendono per lestrazioni di quanto sovra da questo nostro Arsenale, mentre senza pi preghiamo il Sig.re che vi
conservi. Torino li 24 luglio 1747. (Carlo Emanuele III, firma mancante)
51
ASTO, Sezioni Riunite, Azienda Generale dArtiglieria, Carte Antiche dArtiglieria, Volume II , p. 280; 1748, 18 marzo. Parere per il prezzo della
fattura di Cannoni disgionti in 2 pezzi detti 4. Dal Fonditore Sig.r Francesco Antonio Cebrano sono stati costrutti Cannoni da Lb.4 in due pezzi
cad.o, disegno del Sig.r Conte e Commendat.e Bertola, e per il prezzo de med.i d.o Sig.r Conte ha dato il suo parere sotto li 18 agosto 1744, che per
la fattura delli p.mi sei, si debbino pagare livre cinque cento cad, e venendo d.o Fonditore a gettare altri simili cannoni, i prezzo d med.i debba
andar a seconda di ci, che dallIntendenza Gen.le dArtiglieria verr stimato, ed essendo io ricercato dal d.o Ufficio, di dare il mio sentimento per il
prezzo da pagarsi al d.o Fonditore per altri simili cannoni dal med.o costrutti oltre li sud.i sei, sono in senso stante la pratica che d.o Fonditore ha
gi per la fattura d med.i, si possa dedurre il prezzo, cio che si possa pagare per cad di Cannoni ritrovati di servizio livre quattrocento, e
venticinque. Torino li 18 Marzo 1748. Sottoscritto Cav.e De Nicola.
52
PAPACINO DANTONI 1775, p. 265.
In montagna dunque non era previsto alcun appoggio dartiglieria nelle azioni offensive, mentre pezzi da 4 libbre
venivano sistemati in fortificazioni permanenti da tempo allestite i luoghi tatticamente e strategicamente rilevanti per
appoggiare le azioni difensive. Questi concetti operativi rimasero propri dellesercito sabaudo sino al XIX secolo.
Implicitamente si ammetteva che la fanteria, nei combattimenti difensivi, sarebbe stata il pi possibile al riparo di
trinceramenti ed al di sotto di un ombrello dartiglieria posizionata in batteria gi da tempo allestite.
Utilizzati in una sola occasione, e con dubbi risultati, sul campo di battaglia, i cannoni disgiunti rappresentavano un
lusso che lesercito sabaudo non intendeva accollarsi. Pertanto dopo lestate del 1744, grazie anche alla conclusione
della Guerra di Successione Austriaca, nessun pezzo di questo tipo fu pi fuso, n il progetto venne in qualche modo
ripreso. In particolare dopo il 1773, il nuovo sovrano Vittorio Amedeo III pens sempre pi ad un combattimento a
oriente nella Pianura Padana prima ancora che ad un confronto sulle Alpi con il nuovo alleato francese. Pertanto ogni
progetto, vecchio o nuovo, a riguardo di materiali dartiglieria da montagna fu accantonato o respinto. I modelli dei
pezzi furono assegnati al museo dellArsenale, mentre i disegni vennero dimenticati o dispersi.

Per quel che riguarda la progettazione, la sperimentazione e lacquisizione di nuovi modelli, la Guerra di
Successione Austriaca fu lultima stagione felice dellartiglieria sabauda del XVIII secolo. Lesercito di Carlo
Emanuele III, che per la campagna del 1743 disponeva di modeste spingarde, lanno seguente era gi in grado di
schierare ben tre nuovi modelli dartiglieria da montagna; i pezzi da 4 libbre e gli obici da 6 del Modello Gioannini; i
Cannoni Disgiunti da 4 libbre di Ignazio Bertola; il cannone rigato a retrocarica da 16 once da Francesco Jenner.
Lesperienza maturata sul campo di battaglia, linventiva e la fantasia di un gruppo molto preparato di ufficiali e
tecnici, lesperienza e labilit delle maestranze dellArsenale avevano fatto s che i soldati sabaudi, che non avevano
affrontato un combattimento di montagna dal 1713, fossero supportati da un parco dartiglieria specializzato di
primordine. Fu lultima volta. Durante il resto del secolo, malgrado lauto-incensamento delle Regie Scuole, lunico
vero contributo sabaudo allo sviluppo dellartiglieria moderna furono gli studi e le applicazioni dei procedimenti
chimici per le polveri da guerra. Lartiglieria sabauda non fu pi chiamata alla prova sui campi di battaglia e rinnov
con estrema lentezza le sue artiglierie. Del resto lautoglorificazione riguardava non soltanto il Corpo, ma anche il
personale. I veterani della Guerra di Successione Austriaca, tra i quali Felice De Vincenti, Papacino DAntoni, Birago
di Borgaro e Bozzolino, forti del loro nome e delle loro antiche esperienze, rinchiusero in una gabbia di cognizioni
acquisite a loro tempo nuovi progetti ed idee. Cos molte innovazioni fiorite nel regno di Sardegna, e che avrebbero
potuto dare un impulso vigorose e determinante allo sviluppo della propria artiglieria, furono a priori scartate poich
contraddicevano le teorie studiate, le esperienze maturate tra il 1742 ed il 1748 e tendevano ad infrangere un ordine
costituito da regole fisse e inviolabili. Col tempo i grandi nomi, ai quali si aggiunsero altri ufficiali cresciuti nella loro
ombra, quali Casimiro Gabaleone conte di Salmour, iniziarono sempre pi a considerarsi i depositari della verit
nellambito di tutto ci che riguardava lartiglieria e larmamento in genere. Con lunico risultato pratico che lesercito
di S. M. il re di Sardegna avrebbe avuto notevoli difficolt gi durante la Guerra dei Sette Anni, guerra dalla quale
Carlo Emanuele III ben si guard dal parteciparvi nonostante le lusinghe britanniche. Francia ed Impero sarebbero stati
i suoi avversari; se lesercito francese aveva toccato in quel conflitto il fondo del suo decadimento tecnico ed
organizzativo, equipaggiato con un Sistema Valliere ancora alla portata sabauda, lesercito di Maria Teresa era invece
divenuto una efficientissima macchina bellica, del quale lartiglieria, fornita del nuovo Sistema Liechtenstein - nel quale
si combinavano mobilit, celerit di tiro e potenza di fuoco - era il suo fiore allocchiello. Nella Guerra delle Alpi
(1792-1796) il Reggimento dArtiglieria di Vittorio Amedeo III, quando si trov davanti a sistemi dartiglieria quali il
Gribeauval, fu surclassato sotto ogni punto di vista; dellorganizzazione, della tattica, della mobilit, della potenza di
fuoco e del sistema di produzione.
I sintomi di questa debacle erano per gi presenti nel 1744; i progetti di Ignazio Bertola non furono affatto
presentati o discussi da un Congresso dArtiglieria. Invece di esaminare i disegni, bast leggere il nome sistemato in
calce ai fogli perch si richiedesse al sovrano di acconsentire immediatamente alla fusione di quelle artiglierie,
compreso lirrealizzabile cannone disgiunto da 32 libbre. Nessuno os in quel mentre tentare di verificare con il potente
direttore delle Regie Scuole lefficienza e lutilit di quella idea. Il cannone disgiunto fu cos prodotto a scatola
chiusa, senza le necessarie prove e verifiche.

Cronologia

- 1 settembre 1742 10 gennaio 1743. Il regno di Sardegna impegnato nella Guerra di Successione Austriaca;
campagna in Savoia.

- Gennaio 1743. I maggiori del Battaglione dArtiglieria Felice De Vincenti e Nicol Gioanini presentano quattro progetti per creare una nuova
artiglieria da montagna; il primo presenta un Dissegno dun cannone ord.io dottone 2 di Boche 28 di peso non meno R. 28 e un altro disgiunto
di Boche 28, e di peso R.o 28., il secondo un dissegno del cannone di calibro Lb 2 di Boche 20, di peso non meno R. 12 e un altro di nuova
Invenz.one di Boche 22, dottone di peso non meno R. 17.

- 1 febbraio 1743. Si richiede il parere del fonditore Francesco Antonio Cebrano sulla fattibilit dei nuovi materiali.

- 3 febbraio 1743. Il Congresso di Artiglieria rigetta i progetti. La sperimentazione per il momento sospesa.

- 13 settembre 1743. Firma del il trattato di Worms tra Impero, regno di Sardegna e Gran Bretagna.

- 29 settembre 1743. Dichiarazione di guerra tra regno di Francia e regno di Sardegna.

- 7-12 ottobre 1743. Battaglia di Casteldelfino.

- 22 novembre 1743. Carlo Emanuele III chiede di riesaminare e migliorare i progetti del maggiore Gioannini per la prossima Campagna
Cannoni da Libbre 4 agevoli quanto pi sar possibile ad esser trasportati per servirsene nelle montagne.

- 23 novembre 1743. Il colonnello del Reggimento dArtiglieria ordina la convocazione del Congresso.

- 26 novembre 1743. Il Congresso, presenti Sottoscritti Giouanni Magg.e dInfanteria, e dellArtig.a di Campagna senza paga, De Vincenti,
Bossolino, Pisselli, C.e Ferrero di Ponsilione, Porro, DInsigni, Tappia, Medaglio, Gustapan, Ronsin, DAntoni, Casotti, ribalta le decisioni del
3 febbraio e delibera per la fusione uno, o due di detti cannoni secondo il disegno del Sig. Magg. Giuvannini per indi divenire alle prove che
puonno accertare il Reggio Servitio.

- Gennaio 1744. Sono preparate le fusioni per due pezzi da 4 libbre e due obici da 6 libbre secondo il Sistema Gioannini. Contemporaneamente
Ignazio Bertola, Direttore delle Regie Scuole di Artiglieria e Fortificazione, presenta allUfficio G.le dellArtiglieria li Dissegni, e modelli per li
due cannoni di Nuova Invenzione dal medemo progettati, cio uno dal lb. 4, e laltro da Lb 32 per servire sulle montagne.

- 1 febbraio 1744. Viene richiesta la fusione di due pezzi da 4 libbre e uno da 32 libbre.

- 5 febbraio 1744. Il re autorizza la fusione dei pezzi Bertola e dei modelli di Gioanini.

- Giugno 1744. I primi due pezzi disgiunti da 4 libbre sono terminati. Viene abbandonata la realizzazione del pezzo da 32 libbre. (+2)

- 21 giugno 1744. I pezzi disgiunti sono inviati a Fossano.

- Luglio 1744. Offensiva del principe di Cont. I cannoni disgiunti sono inviati alla Ridotta di Monte Cavallo in Val Varaita.

- 19 luglio 1744. Battaglia di Pietralunga. I due pezzi disgiunti presenti nella Ridotta di Monte Cavallo sono catturati dai francesi. (-2).

- Agosto 1744. Altri 4 pezzi da 4 libbre sono fusi nellArsenale di Torino.

- 22 ottobre 1744. Due pezzi da 4 libbre sono a Savigliano pronti ad entrare in azione. (+2)

- Inverno 1744. Altri due pezzi da 4 libbre sono terminati e pronti al servizio. (+2= 4)

- 21 maggio 1745. La batteria dei pezzi disgiunti viene preparata per il fronte della Val di Susa, ma non viene inviata al fronte.

- 23 agosto 1746. Solo due pezzi disgiunti risultano operativi (-2=2).

- Luglio 1747. La batteria di cannoni scomposti nuovamente forte di quattro pezzi (+2=4).

- 22-24 luglio 1747. I 4 cannoni disgiunti e 5 cannoni Jenner sono presenti in Val Chisone a sostegno dellesercito reduce della vittoria
dellAssietta (19 luglio 1747).

- 29 novembre 1789. In Arsenale risultano del tutto assenti i disegni originali del cannone disgiunto di Ignazio Bertola.


Appendici Biografiche

Ignazio Giuseppe Bertola Roveda (Tortona 1676 Torino 22 maggio 1755), conte di Exilles. Nacque a Tortona
nel 1676, figlio del cavalier Francesco Roveda e di Teresa Mayno. Morto il cavalier Roveda, nel 1695 Teresa Mayno
sposava lavvocato Antonio Bertola (1647 1719). Nel 1695 Antonio era una persona di spicco della corte del duca di
Savoia, in quanto non era solo Dottore in Leggi, ma anche Maestro di Aritmetica dei Paggi Reali dal 3 marzo, 1679,
Maestro di Blasone delle Principesse Reali, Maestro di Aritmetica e Fortificazioni dei Principi Reali, Matematico
dellAccademia Reale di Torino dal 1684, Ingegnere del Duca di Savoia dal 1685, Architetto e Direttore della Fabbrica
della Cappella del Santo Sudario nel Duomo di Torino dal 1694, Regio Blasonatore e Segretario di Stato del Duca di
Savoia 28 aprile 1695. Giuseppe fu adottato da Antonio che gli diede il suo cognome. Con il padre adottivo partecip
alla Guerra di Successione Spagnola, in particolare fu al suo fianco durante il grandi lavori di fortificazione alla
Cittadella di Torino negli anni 1704-1705. Un ben congeniato sistema di contromine fu scavato intorno alla fortezza,
mentre tre controguardie in terra furono elevate davanti ai bastioni occidentali. Una tenaglia fu costruita nella piazza
darmi centrale, detta La Tagliata Reale. Tutte queste opere furono poste sotto la supervisione di Antonio e di Ignazio.
Alla fine della guerra il nuovo Regno di Sardegna aveva nuove frontiere da proteggere. Antonio fu incaricato di
redigere i progetti della nuova grande fortezza di Susa, la Brunetta e di modernizzare la vecchia fortezza francese di
Exilles. Nel 1719 Antonio moriva, e suo figlio Ignazio ne diventava il successore ideale. Continu i lavori del padre alla
Fortezza della Brunetta, e inizi la costruzione del nuovo Forte di Exilles. Nel contempo progett la nuova Piazzaforte
di Fenestrelle, in Val Chisone. Il 15 gennaio 1725 diveniva Maestro di Fortificazioni dei Principi Reali e Regio
Blasonatore (almeno fino al 17 aprile 1738). Bertola diede il via anche alla ristrutturazione della Fortezza di Demonte,
nella Valle Stura di Demonte. Il 20 dicembre 1726 Vittorio Amedeo II decretava che tutti gli ingegneri militari, sino ad
allora civili, dovessero servire nel Battaglione dArtiglieria. Ignazio Bertola fu quindi riconfermato Maestro di
Fortificazioni con il grado di tenente colonnello di fanteria (patente del 23 aprile 1728). Nel 1728 ebbe lincarico di
progettare la nuova Cittadella di Alessandria, sul fiume Tanaro. Questa fortificazione divenne il fulcro delle difese
orientali del regno, come dimostr la campagna del Maillebois nel 1745. Nel 1732 Bertola fu nominato da Carlo
Emanuele III Primo Ingegnere di S.M. Allo scoppio della Guerra di Successione Polacca fu posto sotto la direzione del
Battaglione dArtiglieria, e con il suo collega de Wullancourt diresse lassedio del Castello Sforzesco di Milano (16
dicembre 1733 2 gennaio 1734). Fenestrelle, Alessandria ed Exilles furono completate nelle loro linee generali poco
prima della Guerra di Successione Austriaca. Grazie alla grandiosit delle nuove fortificazioni la fortunata carriera di
Ignazio Bertola sub un ulteriore incremento. Nel 1739 ebbe la possibilit di aprire allinterno delle caserme
dellArsenale la nuova Regia Scuola Teorica e Pratica dArtiglieria e Fortificazione della quale lui fu ovviamente il
primo Direttore. A Torino lavor anche come ingegnere civile, ritracciando Via Dora Grossa, principale via della
capitale del regno verso le porte occidentali. Allo scoppio della Guerra di Successione dAustria, il 2 marzo 1742 gli
furono assegnati i feudi di Deveys, San Colombano e Cels, ricevendo infine il titolo di conte il 12 marzo 1742. Nel
1744 ebbe lincarico di pianificare la difesa delle valli Varaita e Maira. La sua linea fortificata chiudeva completamente
la Valle Varaita di Castello e tre forti in pietra e legno furono eretti introno al villaggio di Castello. Tale dispositivo
difensivo dimostr notevoli difetti durante loffensiva del principe di Conti nellestate del 1744. Mancando di
profondit la colonna francese del Balivo De Grivy, dopo un combattimento estremamente sanguinoso alla Ridotta di
Monte Passet, fu in grado di perforarla in uno dei suoi settori pi importanti. Si apriva cos un anno difficile per il
Bertola. Poche settimane dopo anche il Forte di Demonte, completamente ricostruito sotto la sua direzione, cadeva dopo
neppure una settimana di bombardamento dartiglieria. Alla notizia della caduta della fortezza, lingegnere si trovava in
una riunione del Congresso dArtiglieria; Il Bertola tramortito esclam; ma Demonte doveva resistere; bisogna proprio
che il diavolo ci abbia ficcata la coda! Al che il Dulacq; peggio per voi; dovevate pensarvi, provvedere al caso, e
mettervi una buona provvista di acqua santa!
Il re e il suo potente ministro della guerra, Giovambattista Bogino, difesero il conte di Exilles dalle feroci critiche,
molte delle quali pertinenti, alle quali fu sottoposto, e salvarono la sua carriera. Lanno seguente il Forte di Exilles
dimostr di essere molto meglio bilanciato del suo fratello di Demonte, e il corpo francese del generale Lautrec non
fu in grado di ottenere la sua resa con il solo tiro dartiglieria. Nel contempo la Cittadella di Alessandria dimostr di
essere la principale roccaforte contro linvasione nemica nel Piemonte orientale, lunica piazza a resistere in attesa dei
soccorsi. Con il ministro della guerra Bogino, Ignazio Bertola pianific la controffensiva che allinizio del 1746
respinse o costrinse alla resa tutte le guarnigioni franco-spagnole presenti in Piemonte. Nel 1746 partecip alla sua
ultima azione di guerra. Il 5 ottobre diresse lassedio del Forte di San Paolo a Ventimiglia. La guarnigione, comandata
dal maggiore Diafthalez, era composta da 214 svizzeri del 3 battaglione del Reggimento Visier e da 7 cannoni. Con il
2 battaglione del Reggimento di fanteria dOrdinanza Nazionale Fucilieri e i 2 battaglioni dei Reggimenti di fanteria
provinciale Aosta e Chiablese, lassedio inizi il 10 ottobre sotto lo sguardo di Carlo Emanuele III. Bertola sistem la
batteria dassedio, composta da otto pezzi da 24 e 32 libbre troppo lontano dal forte, che inizialmente non sembr subire
danni apprezzabili. Fu giocoforza allestire una nuova batteria di quattro pezzi da 16 libbre e due mortai, mentre una
compagnia di minatori scavava un fornello da mina al di sotto dei muri del forte. Il 23 la guarnigione si arrendeva. Il 25
maggio 1747 veniva pertanto nominato Cavaliere di Gran Croce dellOrdine dei Santi Maurizio e Lazzaro con la
Commenda della Torre di San Secondo di Asti. Dopo la fine della guerra, Carlo Emanuele III ordinava, il 4 luglio 1752,
che gli ingegneri dovessero cessare di far parte dellartiglieria per formare un separato Corpo degli Ingegneri di S.M.,
del quale Ignazio fu il capo col grado di colonnello di fanteria. Il 3 maggio 1754 fu promosso al grado di maggior
generale di fanteria. Celebrato, adulato e famoso, passato indenne attraverso le debacle della Val Varaita e di Demonte,
si spense a Torino il 22 maggio 1755. E sepolto nella cripta della Basilica Magistrale dei SS. Maurizio e Lazzaro di
Torino.


1676 Nasce a Tortona.

1725 Maestro di Fortificazioni dei Principi Reali e Regio Blasonatore, il 15 gennaio (questultimo incarico fu
mantenuto almeno fino al 17 aprile 1738).

1728 Maestro di Fortificazioni, Luogotenente Colonnello di Fanteria, il 23 aprile.

1732 Primo Ingegnere di S.M.

1739 Direttore della Regia Scuola Teorica e Pratica dArtiglieria e Fortificazione.

1742 Feudatario di Exilles, Deveys, San Colombano e Cels il 2 marzo, conte il 12 marzo.

1752 Capo del Corpo degli Ingegneri, 4 luglio.

1754 Maggior Generale di Fanteria, 3 maggio

1755. Si spegne il 22 maggio a Torino.


Giuseppe Niccol Gioannini (Torino 1702 Torino 5 ottobre 1748). Capitano dellartiglieria, con la mansione di
sovrannumerario dei cannonieri dal 13 novembre 1733, il 18 maggio 1737 era cos descritto; Uffiziale di Bravura, e
capace in spedizioni di condotte dartiglieria, ed in batteria, ma per di troppa vivacit di spirito. Promosso maggiore,
nel 1743 fu, con De Vincenti, il propugnatore di nuovi materiali dartiglieria per la guerra di montagna. I suoi progetti
gli valsero, il 10 luglio 1743, il riconoscimento dello stipendio di militare, sino ad allora negatogli in quanto volontario
e soprannumerario. Aggregato allartiglieria da campagna combatt alla Madonna dellOlmo, dove lesplosione della
batteria da lui comandata lo travolse in pieno, ustionandolo gravemente. Inizialmente dato per morto, fu infine
riconosciuto e curato. Si spense a Torino nel 1748. E sepolto nella cripta della Basilica Mauriziana di Torino. La sua
epigrafe recita cos; CONFR.O D. GIUSEPPE NICOLO' GIOVANNINI CAVALIERE DEI SS. MAURITIO E
LAZARO/ LUOGOT.E GENERALE DELL'ARTIGLIERIA MORTO LI 5 OTTOBRE 1748


Felice de Vincenti (Torino 1705 Torino 1775). Il 25 maggio 1728 fu promosso capitano dei cannonieri. Il 18 maggio 1737 veniva proposto
per il grado di Maggiore; Si propone per Maggiore con paga di tal soldo , e senza compagnia, sendo uffiziale dintendimento , capacit, e zelo per
regio servizio , qual possiede la Mathematica, architettura civile, Dissegno, et denominazione dartiglieria in simili generi, dottato di prudenza, et
integrit, e per fine capace di rendersi con facilit di total isperienza nellArtiglieria, Condotte di Provisioni, e Treno dessa, come pel detaglio buon
governo, e subordinazione del Battaglione dArtiglieria. Unico e capace di far la Schola dessa Artiglieria. Nel 1738 disegn il progetto del nuovo
grande Arsenale di Torino. Nel 1740 fu incaricato della progettazione e della realizzazione della nuova fonderia di Valdocco. Divenne Colonnello
dellArtiglieria l8 febbraio 1757.



Ringraziamenti

Si ringraziano;
il col. a. (ter.) Vincenzo Russo e il maresciallo capo Enrico Galletti del Museo Storico Nazione dArtiglieria di Torino per lestrema disponibilit e
competenza con le quali hanno accompagnato questo studio;
lo chef de Bataillon [TDM/SEM] Bruno Pauvert per i particolari inediti sulla battaglia di Pietralunga;
il prof. Roberto Sconfienza per la descrizione delle fortificazioni della Val Varaita e della ridotta di Mont Passet;
il dott. Fabrizio Zannoni per le ricognizioni dei modelli e per la stesura delle biografie di Ignazio Bertola, Giuseppe Niccol Gioanini e Felice De
Vincenti.

Infine un ringraziamento sentito e particolare al signor Franco Sanna, per il prezioso ed indispensabile lavoro di resa grafica dei modelli del cannone
disgiunto. Opera che ha permesso di comprendere assai meglio la realt materiale di questo cannone, tanto citato, quanto poco studiato.



BIBLIOGRAFIA

Fonti dArchivio

ASTO; Archivio di Stato, Torino:

- Corte:

Materie Militari, Imprese, Mazzo 3 daddizione;

MINUTOLI; D. MINUTOLI, Relation des Campagnes faites par S.M. et par ses Gnraux avec des Corps Spars dans les annes 1742 et 1748, 5
Voll., 2 Atlanti.

- Sezioni Riunite:

Azienda Generale dArtiglieria, Carte Antiche dArtiglieria, Volume II;

Azienda Generale dArtiglieria. Memoria alle Segreterie, 2, 1743 1744;

Azienda Generale dArtiglieria, Regi Biglietti e Dispacci, 3, 1730-1746;

Azienda Generale dArtiglieria, Regi Biglietti e Dispacci, 4, 1742-1747;

Carte diverse dartiglieria, 2, 1740-1800;

Ufficio Generale del Soldo, Ordini Generali e Misti, 1743.


BRT; Biblioteca Reale, Torino:

Manoscritto Militare 46;

Memorie storiche sui fatti darme occorsi nella valle di Vraita nella guerra del 1742 di Bernard Tholosan, Manoscritto Saluzzo 227.


Biblioteca della Scuola di Applicazione dArma di Torino;

EMBSER 1732; Dissegni dogni sorta de Cannoni et Mortari con tutte le pezze, stromenti ed utigli appartenenti allArtiglieria come anco le piante,
alzate et profili di tutte le machine, edifizy, et ordegni necessari alla medema, lanno 1732, Sezione 14, n 499, VE 3.


Testi coevi;

SAINT SIMON 1770; M. H. SAINT SIMON, Histoire de la Guerre des Alpes ou campagne de 1744 par les Arme
combines dEspagne e de France, Amsterdam 1770.

SERUREY DE SAINT REMY 1697; SERUREY DE SAINT REMY, Mmoires dArtillerie, Paris 1697.

PAPACINO DANTONI 1775; DellArtiglieria pratica per le Regie Scuole dartiglieria e fortificazione. Libro secondo
dedicato a Sua Sacra Maest dal cavaliere Alessandro Vittorio Papacino dAntonj, Direttore generale delle medesime.
Torino MDCCLXXV.

Studi;

GAJA 1988; R. GAJA, Il Marchese dOrmea, Milano 1988.

GALLEANI DAGLIANO 1840; G. GALLEANI DAGLIANO, Memorie storiche sulla Guerra del Piemonte (1741-1747),
Torino 1840.

ILARI, BOERI, PAOLETTI 1997; V. ILARI, G. BOERI, C. PAOLETTI, La Corona di Lombardia, Ancona 1997.

MONT 1934; C. MONT, Storia della Artiglieria Italiana, Parte I, Vol. II, Roma 1934.

STERRANTINO 1994; F. STERRANTINO, Techiciens suisses dans le Pimont du XVIII sicle, in Piemont XVIIIe-XIXe,
Armes et technologie militaire, Royaume de Sardaigne et dItalie, Torino 1994, pp. 29-40.

SUSANE 1876; G. SUSANE, Histoire de lInfanterie Franaise, 5 voll., Paris 1876



Immagini





Fig. 1. Ignazio Giuseppe Bertola Roveda (Tortona 1676 Torino 22 maggio 1755. Il ritratto sicuramente posteriore al
1753, quando gli ufficiali ingegneri ricevettero la nuova uniforme, composta da un giustacorpo turchino con colletto,
matelotte e paramani chamois, fodera turchina e bottoni argentati. (Istituto Storico e di Cultura dellArma del Genio,
Roma)




Fig. 2. Veduta e sezione di un cannone francese disgiunto, cos come descritto dal Saint Remy nel volume Mmoires
dArtillerie, stampato a Parigi nel 1697. I materiali avevano le due sezioni della canna unite tra loro solo tramite un
incastro maschio-femmina. Ne furono realizzati alcuni esemplari a Perpignan alla fine del XVII secolo dal fonditore
Mr. Faute. Nessuna chiave fissava tra loro le due sezioni. A causa di questa intrinseca debolezza gli artiglieri francesi
preferirono continuare ad impiegare pezzi fusi in un solo pezzo. Tuttavia leggeri pezzi de nouvelle invention, pensati per
essere trasportati con affusto da un solo mulo, non furono del tutto dimenticati, tanto che il Saint Remy li disegn e li
descrisse nel suo Mmoires dArtillerie. Nel 1744 gli ufficiali francesi che osservarono i cannoni disgiunti Bertola e che
avevano avuto la possibilit di sfogliare il Saint Remy riconobbero come invenzione francese i pezzi catturati.






Fig. 3. Il modello del cannone disgiunto da 4 libbre di Ignazio Bertola. Oggi al Museo Storico Nazionale di Artiglieria
di Torino, fu probabilmente costruito dopo la fusione dei primi pezzi. Le canne dei primi esemplari, stando a
testimonianze dellepoca, presentavano una sezione quadrata, con i costoloni sistemati in corrispondenza degli angoli.
Al momento il modello lunica immagine conosciuta del cannone disgiunto del Bertola. (Museo Storico Nazionale
dellArtiglieria, Torino, 831 T 19)



Fig. 4. Veduta dallalto del modello da 4 libbre. Si nota il punto di giunzione tra le due sezioni. Ben evidenziati i
costoloni sistemati longitudinalmente sulla superficie esterna e le chiavette in ferro, necessarie per fissare le sbarre.
Questa immagine evidenzia le difficolt di avvicinare la bocca da fuoco al parapetto di una fortificazione campale, a
causa dellampio diametro delle ruote adottate. Non escluso che fossero adottati affusti pi pratici, con ruote ferrate di
dimensioni minori.




Fig. 5. Particolare della volata. Ben visibile la ripiegatura delle sbarre di ferro per adattarsi alle superfici piane del vivo
di volata e il loro alloggiamento nei costoloni forati.




Fig. 6. Particolare della culatta. Le sbarre sporgono dai costoloni e sono collegati, a due a due, diametralmente opposte,
da staffe che vengono ad incastrasi tra di loro, a loro volta fissate alla canna da 3 chiavette a cuneo.




Fig. 7. Il modello del cannone disgiunto da 32 libbre. Anchesso conservato al Museo Storico Nazionale di Artiglieria
di Torino, si tratta assai probabilmente del modello originale presentato da Ignazio Bertola nel gennaio del 1744.
Costruito in legno ed in ferro, sostenuto da un piedestallo anchesso realizzato in legno. La canna ha una sezione
quadrata, con i costoloni sistemati agli angoli, come quanto descritto dai soldati francesi che videro i pezzi catturati alla
Battaglia di Pietralunga. Il cannone si divide in tre parti, sempre con incastri maschio-femmina. Le dimensioni, le
difficolt tecniche di realizzazione e i costi fecero s che la costruzione del primo esemplare, per quanto auspicata dallo
stesso Carlo Emanuele III, non fosse portata a compimento. (Museo Storico Nazionale dellArtiglieria, Torino, 831 T
20)





Fig. 12. Il campo di battaglia di Pietralunga (19 luglio 1744), visto dal Colle della Battagliola. La lettera A indica la
collocazione della ridotta sabauda di Monte Passet dove, a 2271 metri di quota, i due pezzi disgiunti da 4 libbre messi in
batteria. La nebbia e la ridotta distanza dei combattimenti resero limpiego dei nuovi cannoni disgiunti, al loro
battesimo del fuoco, estremamente difficoltoso. Limmagine rende bene le difficolt del territorio e il notevole sforzo
logistico sostenuto dallartiglieria sabauda per collocare, armare e rifornire la piccola batteria di tutto il necessario ad
operare.

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