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I Figli del vento

Zeno
Apro lentamente gli occhi, ma non mi alzo subito, rimango
ancora disteso.
presto. L alba ancora un chiarore in lontananza, e la luce
fioca si diffonde attraverso la finestra e la porta. Le lascio
sempre aperte.
Il ritaglio di cielo che si vede come un meraviglioso quadro
sulla parete, e l aria libera di girare e trasportare nella
stanza i rumori e gli odori di ci che fuori.
Chiudo gli occhi e mi concedo un paio di minuti, ascolto quei
suoni che poi si perderanno, quando anche il resto del mondo
si sar alzato e il caos del traffico e delle voci li sommerger.
Adesso sono nitidi: lo sciabordio delle onde che si infrangono
sulla banchina, gli alberi delle barche che dondolando creano
una sinfonia di scricchiolii e tintinnii, i gabbiani che urlano in
lontananza, e in sottofondo il silenzio.
Mi piace alzarmi alle prime luci, quando il sole ancora non
sorto, quando ancora la maggior parte delle persone sono
nascoste sotto le coperte, mi d la sensazione di star
cogliendo appieno tutto ci che la vita pu offrire, svegliarmi
cos presto, mi d un energia positiva incredibile, che prima
non avevo.
Nel passato, di tempo, ne avevo perso gi abbastanza. Quante
ore avevo passato ad oziare e ad ascoltare i miei pensieri,
crogiolandomi nel letto, rimandando la sveglia all infinito.
Mi stiracchio un po, poi sollevo il busto appoggiando le
braccia allindietro e incrocio le gambe. Lentamente metto a
fuoco i contorni della camera. Il letto davvero grande e
comodo e il copriletto morbido profumato. Era tanto che
non dormivo cos bene, ed era ancora pi tempo che non mi
svegliavo senza alcuna preoccupazione.
Sorrido molleggiandomi sul materasso.
Di solito dormo poco pi di tre ore a notte, su una piccola
branda, e nellarco della giornata faccio qualche pisolino dove
e quando capita. Mi sveglio alle quattro e per quattro ore
sono solo. Prima credevo non fosse normale. Prima di scoprire
le mie potenzialit. Prima di capire che se desideri davvero
raggiungere un obbiettivo nella vita, non puoi aspettare che
altri ti seguano, ne che ti aprano la strada e che nella natura
di chi eccezionale a volte essere solo.
Di solito sono anche ordinato e preciso, ma adesso la stanza
bianca, sembra sconvolta da qualche festa primaverile
indiana: i muri sono tappezzati qua e l di impronte blu e
arancioni, e le lenzuola sono sparse sul pavimento. Sono tinte
di vivaci colori, gli stessi che abbiamo sul corpo e sui nostri
vestiti, che abbiamo lanciato qua e l sul mobilio. Ieri sera ho
trovato la forza a malapena di toglierli di dosso per tuffarmi
poi nel letto.
La preparazione inizia subito, appena alzato. Il tempo di
andare in bagno e poi incomincio con qualche serie di
flessioni, addominali e altri esercizi, in modo che il fisico e la
mente acquisiscano subito reattivit. Finiti gli esercizi cerco i
miei vestiti. Pantaloni corti, comodi, per muoversi agilmente, e
scarpe da running ben strette, per essere sempre pronto. La
mia maglietta? Ah, eccola. Non so come sia finita indosso a lei.
L ho incontrata ieri sera al raduno di ferragosto.
Mi soffermo a guardarla. sdraiata sul fianco e mi d le spalle.
Respira profondamente, ed ha l aspetto rilassato di chi
ancora lontano dalla realt ed immerso nel mondo dei sogni.
un meraviglioso tripudio di colori. I suoi capelli lunghi sono
mossi e pieni di polvere magenta. Le sue mani, tinte di
azzurro, sono delicate, non come le mie rovinate dai calli. Le
gambe, sparse di giallo, sono esili. Non ha il fisico di chi
abituato a correre, saltare o arrampicarsi. Probabilmente non
una di noi, e si deve essere intrufolata ieri sera nei
festeggiamenti del nostro annuale raduno di Ferragosto. Forse
il fatto che sia diversa da me che mi ha attratto. Ma non
solo questo. Nonostante la mia abilit nell osservare e capire
le persone, c qualcosa nei suoi profondi occhi chiari che non
sono riuscito a decifrare ieri sera, e non ho saputo resistere;
riuscire a venire a capo di qualcosa che sfugge, sempre stata
una sfida affascinante per me.
Senza pensarci troppo decido di lasciarle la maglia, non voglio
rischiare di svegliarla, non mi va di fare domande. Poi almeno
qualcosa di me le rimarr, e non penser che sia stato solo un
sogno. Me ne far prestare una dagli altri.

Vado in cucina, dove ieri sera ho lasciato le cose che mi sono
portato dietro per la colazione.
L appartamento deve essere di qualcuno che lo usa per le
vacanze a giudicare dallarredo spartano. I rubinetti sono pieni
di calcare, esce poca acqua, e devo aspettare un po prima che
non sia pi color ruggine. Apro la credenza, e la poca luce che
entra dal finestrone rivela una nuvola di polvere che mi fa
starnutire. Prendo il contenitore dello zucchero, ma vuoto.
Non posso lamentarmi, daltronde ho scelto di passare la
notte in questo appartamento proprio perch mi sembrato
disabitato.
Dopo la grande frammentazione e la chiusura dei confini,
molte case vacanze essendo in regioni diverse da quelle dove
abitavano i proprietari, erano state abbandonate. Alcune
erano state poi requisite dai confederali, altre erano state
occupate, e quelle rimaste, come questa, erano state lasciate
a s stesse.
Ledificio un vecchio condominio ad anello che si affaccia
direttamente sulla banchina del porto.
La cucina, il bagno e la camera, dove ho dormito, si affacciano
sul cortile interno. Passo attraverso un salotto ed esco sul
lungo terrazzo che si affaccia allesterno e percorre lintero
lato dell appartamento. una bellissima giornata ed il cielo
cos terso che in lontananza si pu vedere anche lIsola dElba.
Una leggera brezza porta con se la freschezza e lodore del
mare. La respiro a pieni polmoni mentre mi sporgo verso il
porto, con il torso nudo, appoggiandomi alla bassa ringhiera
scrostata. Laltezza non mi da noia, mi rende euforico e l aria
pungente mi rende vivace.
Siamo al terzo piano, la vista meravigliosa.
A sinistra si pu vedere il canale, che parte dalla chiusa, e
attraversa il centro del paese fatto di case con muri in pietra e
stradine di selciato. Passa poi sotto il ponte di corten che, con
la sua caratteristica colorazione bruna, separa in maniera
netta la parte vecchia, da quella nuova. Oltre il porto, prima di
arrivare al mare, attraversa edifici per lo pi moderni, palazzi
di vetro, alberghi e ville, separati dalla spiaggia da una strada
asfaltata che percorre tutto il lungo mare: inizia dal pontile e
andando verso il promontorio a nord si allontana dalla
spiaggia via via che la vegetazione diventa pi fitta. In
lontananza, in cima ad una parete che scende a picco sul
mare, si vede il vecchio faro bianco padroneggiare su tutto il
litorale.
Il mio sguardo ritorna per sulla vecchia nave scuola
ormeggiata di fronte al terrazzo. Ormai mi viene naturale, e
faccio un rapido calcolo: il pennone a circa 6 metri di
distanza e 3 metri pi in basso e anche con una breve rincorsa,
con un buon salto potrei raggiungerlo.
Improvvisamente, mi arriva al naso il dolce profumo di paste
appena sfornate, che proviene dal fornaio poco pi avanti,
distogliendomi dai ragionamenti e ricordandomi quanto sia
affamato. La colazione il momento preferito della giornata e
mi piace fare un pasto semplice ma abbondante. Preparo le
fette di pane con la marmellata, e prendo le pesche che ho
preso apposta in zona: sono molto profumate e la polpa ha un
bel colore giallo intenso. Mangio tutto con calma mentre
osservo il cielo diventare sempre pi luminoso. Penso con
nostalgia a quando era mia madre che preparava la colazione
per tutti, lei cos brusca eppure sempre cosi generosa. Ho
preso da lei la mia indole altruistica, mentre da mio padre ho
preso il coraggio e la sua forza. Ma qui finiscono le
somiglianze. A differenza dei miei fratelli sono molto diverso
dai miei genitori, soprattutto perch non sono rimasto legato
alla regione.
Ripenso poi a quando ero io a prepararla per i miei amici,
oppure a quando la preparavo insieme a lei. Pensavo fosse
solo un fantasma dei miei ricordi lei, non mi sarei mai
aspettato di vederla in carne ed ossa ieri sera.
Improvvisamente mi rendo conto di quanto sia rimasta
nascosta, ma presente nei miei pensieri, ancora
dannatamente aggrappata a qualche invisibile filo che mi lega
il cuore.. per un momento i ricordi tornano alla mente come
sogni, ma sono solo illusioni e l energia dei primi raggi solari le
inceneriscono. Ritorno alla realt. Non il momento di
pensarci, ancora presto.
Adesso il momento di muoversi.

Torno in camera a prendere le mie cose, apro il portafoglio e
controllo che ci siano tutti i documenti, in particolare la
tessera di libera circolazione. Bisognava stare attenti, perderla
pu voler dire giornate spiacevoli nella prigione militare, o
espulsione diretta dalla regione.
Da quando c era stata la grande frammentazione, non
andavano pi per il sottile.
Dopo la crisi ed il crollo europeo, i paesi gi provati dalla
recessione erano caduti, uno dopo laltro, in una profonda crisi
economica ed istituzionale, in cui erano riusciti ad emergere i
gruppi indipendentisti. Si arriv alla guerra civile, e gli stati pi
grandi alla fine si divisero ulteriormente in regioni.
Le frontiere di ogni regione-stato si erano chiuse: niente
usciva e niente entrava.
Per fortuna da quando nata la Confederazione Europea,
possibile spostarsi tra una regione e laltra, basta avere con se
il chip di riconoscimento. Si pu impiantare sotto pelle, o
scegliere di portarlo su una normale scheda. Quello che non
dicono per, che il chip contiene anche un dispositivo di
tracciamento della posizione, in modo che i confederali
possano sapere, se ne hanno bisogno, dove sei in ogni istante.
Nel mio caso meglio che non mi seguano sempre.
Non c da scherzare con loro. I confederali erano
originariamente nati come organi amministrativi indipendenti
per sovrintendere e controllare i flussi di risorse materiali ed
umane attraverso i confini delle regioni. Oggi si occupano della
maggior parte delle trattative della Confederazione con i paesi
degli altri continenti ed in particolare con la Cina con cui i
rapporti si stanno facendo sempre pi tesi.
Si sono formati grazie alla spinta degli Stati Uniti dalle ceneri
della NATO e hanno anche un proprio esercito di corpi
speciali. Stanno rafforzando la loro presa sulle regioni e questo
ha cominciato a creare malumori sempre crescenti nei gruppi
indipendentisti che ne hanno il controllo. Le relazioni si sono
fatte davvero molto pi complicate dai tempi prima della
frammentazione ed difficile capire quale direzione stiano
prendendo. Ancora pi complicato poi decidere da quale
parte stare.
Ma non il mio problema, non da quando ho creato Argo.

Mentre esco dalla camera do un ultimo sguardo a lei. La sua
pelle dolce ambra e i miei occhi seguono le sinuose linee
disegnate dai suoi fianchi controluce. Sospiro. Per un attimo
penso a come sarebbe rimanere ed aspettare il suo risveglio.
Mi giro senza pensarci troppo, non posso permettermi
esitazioni.
Non devo neanche preoccuparmi, riuscita a seguirmi fino a
qui e non avr problemi a cavarsela da sola. molto pi in
gamba di quello che da a vedere.
Mi dirigo verso il terrazzo, ora di andare.

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