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Jasha vedeva solo quella brutta faccia, contornata dalloro del tramonto come da un fondo dicona

da quattro soldi. Certo, laureola da martire attorno alla faccia del Manzo stava bene, e non solo per
la fine che gli avrebbe fatto fare. Tutti i santi sono scheletrici come quello. Tutti sembrano aver
patito la fame ed esser scappati dalla Zona, Forse il paradiso una Zona e i martiri in cielo si
rovinano a fissar la luce e a cantar cori da chiesa come loro martiri in terra a spaccare legna e pietre.
Se campi cantando la musica ti consuma..A Jasha, onesto criminale, quando entrava nella baracca
dove il Manzo lavorava per consegnare la legna, veniva subito il mal di testa. Cera sempre una
canzone. Perch fosse permesso ascoltar musica era un mistero. Avevano il giradischi, per, e roba
sempre diversa sul disco. Lavoravano e canticchiavano. Addirittura ridevano. E di tanto in tanto
rivolgevano la parola anche a lui. Che non capiva.
A volte non capiva veramente: uno era giudeo, con il suo accento, laltro moscovita e piuttosto che i
moscoviti che parlano veloci meglio i moldavi. Il terzo, il suo Manzo, lo capiva. Era del nord,
Leningrado, forse ma anche con lui faceva finta di niente. Jasha era onesto, se la cavava secondo la
legge. Era quella della Tajga ma sempre legge era. Con chi aveva fatto il furbo e pensava di
scavalcarla non parlava.
Due giorni prima Jasha aveva trovato il nordico solo soletto. Sul giradischi cera una canzone che
non doveva esserci.
Dal Gabbio di Odessa Scapparono due urka
E se scappassero domani alle quattro, gli urka?
Disse il leningradese senza guardarlo negli occhi.
Che dici compagno?
Domani, quattro di mattina. Sotto il palo del termometro ci saranno due urka pronti alla
fuga. Non avranno un gran bagaglio. Solo il necessario.
Certo! Solo una pallottola in testa. Quella basta.
Lasciala pure l la legna.
Il disco salt, il grammofono scoreggi acutamente e la musica si fece assordante. Jasha fugg in
preda al mal di testa.

Quattro di mattina. Le guardie del turno di notte sono come ubriache, ma poi arriva il cambio, gente
fresca, furiosa per la levataccia. Bisognava far presto, approfittare dei guardiani stracotti per
sgattaiolare tra le baracche. Non era certo la prima volta che usciva di buon mattino. Di solito era
lora dei regolamenti dei conti, quando il traditore dorme della grossa, e si accorge appena della
lama tra le costole; la sente quando gli squarcia le budella, o il cuore. Come ogni volta Jasha aveva
con s il coltello.
Si muoveva nel silenzio pi completo. Si manteneva nellombra, respirava appena. Vide il palo del
termometro, in una chiazza di luce. Nessuno. Meglio tornare indietro.
E poi una voce nordica inton quella canzone, a squarciagola.


Dal gabbio di Odessa Scapparono due urka
Il pazzo usc da dietro il palo. Jasha gli fece cenno di star zitto.
Bravo! Sei arrivato puntuale! gli rispose quello ad alta voce commovente quando la
gente si fida di te. Vieni qua, presto.
Il leningradese mostrava la sua faccia di aringa secca al mondo intero, in piena luce.
Che cosa aspetti? Non abbiamo molto tempo.
Doveva tornare indietro. Il saggio lascia i pazzi alla loro pazzia. Se quello voleva una pallottola in
testa, era liberissimo di farlo, ma lui
Avanti, non rimanere l come un fantoccio!
Corse in avanti, attraverso lo spiazzo vuoto. Raggiunse il palo. Controll le guardie. Ecco.
Rivolgevano gli occhi in quella direzione ma non sembravano vederli. Possibile che fossero cos
rincretinite dal sonno?
Sei pronto?
Sempre pronto. Per cosa?
A correre verso la foresta.
Vuoi schiantarti, friggere contro il filo spinato o speri che una mitragliatrice ti uccida prima?
Non ci vedranno. il pazzo sorrise non ci vedono nemmeno ora.
Fece ciao alle guardie con la mano guantata. Dalla guardiola non venne nemmeno un cenno.
Li hai comprati?
E con cosa?
Un bel giovane come te ha sempre qualcosa da vendere, in fondo alla schiena.
Non sono poi cos giovane. E comunque non ci vedono perch non possono. Siamo
invisibili.
Cio?
Nessuno pu vederci. Fai ciao con la manina anche tu.
Jasha salut, mantenendosi in piena luce. In qualche modo se li era comprati. Chiss se aveva avuto
abbastanza merce da essere invisibile anche per il cambio.
Cos, allora, magia? Eri un prestiti pesticidi prestidigitatore su a Leningrado?
Fine dicitore e maestro di magia nera, prego.
Cosa?
Nulla. Al mio tre si va verso la foresta. Uno due
Tre! Partirono di corsa, da imbecilli. Il muro era l, duro e saldo. Il filo spinato anche. Sarebbero
finiti male sarebbero andati a
Si schiant contro qualcosa di duro. Molto duro. Sulla sua testa la neve cadde a blocchi gelati.
Coglione! tuon il leningradese.


Jasha aveva sbattuto contro un albero. Erano nella Tajga.
Non so come hai fatto, ma siamo fuori sghignazz fottuto rottinculo siamo
Corri! Ci vedono, ora, corri!
Le pallottole tutto intorno una tormenta di ferro nellululato delle sirene. Unape gelida gli sfior la
guancia, una ronz a un dito dal fianco sinistro. Jasha corse fino a non sentr pi le gambe.

Compagno compagno tu d alla mia mamma
Tu dille che son morto nellagon
La sciabola nel pugno, la baionetta in mano
E sulle labbra una lieta canzon

Il Leningradese aveva ripreso a cantare, il volto livido contro il fondo oro Forse i santi si
consumeranno cantando ma certo non lodano dio con motivetti della mala di Odessa.
E dimmi, tu come diavolo ti chiami
Viktor. Viktor Vasiljauskas.
Nemmeno russo sei. Un fottuto Chuhonets. Sai almeno dove stiamo andando?
In un posto pi caldo di qui.
E grazie qualsiasi posto pi caldo di qui. Qui ci si gode i -40 da ottobre a marzo.
Andiamo a Rio de Janeiro?
Ti piacerebbe? Allora dovevi scuoiare il vitello d'oro, fratello, invece di sgozzare la vedova
di un generale.
E tu come lo sai?
Non scrivevo certo poesie damore in segreteria. Compilavo le schede dei prigionieri.
Bella carogna, sei. Dove andiamo?
Lontano da qui.
Jasha l'assassino sghignazz e inton una nuova canzone.
Nelle steppe selvagge oltre il mare
Oltre i monti, oltre il grande Bajkal

La voce del "segretario" si un alla sua. Jasha guardava avanti fissava la neve cercando i punti pi
sicuri. Eppure vedeva solo la faccia del suo Vika. Solo il suo sguardo da triglia del baltico e il viso
coperto da una barba incolta. Avvertiva l'odore del suo alito amaro.
Port la mano al coltello. Decise che prima dellindomani avrebbe fatto provviste. Carne di manzo,
di quel Manzo che si credeva pi furbo di lui.
Un ramingo la sorte sua amara
maldicendo continuava a vagar.




Il passo di Viktor era lento, regolare. Lo percepiva dietro le sue spalle. Jasha era pi veloce. Si
guard i piedi. Troppo veloce. Mulinava le gambe come se corresse, eppure non aveva il fiatone...
anzi. Non riusciva a vedere la classica nuvoletta uscire dalla sua bocca. Si ferm e smise di cantare.
Inspir ed espir. La nuvoletta di cristalli minuti non c'era. Si volt verso Viktor. Dai baffi del
manzo pendevano ghiaccioli. Jasha si pass una mano sulla barba. Era pulita.
Il giaccone era sporco, per. Una macchia umida sotto l'ascella sinistra. Lungo il fianco colava un
rivolo di sangue. Jasha si volt. Sul cammino aveva lasciato gocce che si disponevano sulla neve in
figure angolose. Segni rossi e intatti, le lettere di un misterioso codice, si susseguivano in lunga fila.
Dalla propria bocca aperta Jasha vide uscire del vapore, ma non era respiro. Lo conosceva bene quel
fumo, fin da quando da piccolo aveva visto morire un uomo travolto da una slitta sulla strada
ghiacciata. E si era stupito allora vedendo il calore residuo del corpo macellato esalare in un vapore
sottile. Poi aveva imparato a farli fumare lui i cristiani. Si apr il pellicciotto, cerc la ferita,
freneticamente.
Quando? Dove?
Ti hanno colpito al polmone. Quando siamo scappati,
Vasiljauskas era sereno, di fronte a lui.
Non avrei mai pensato che avresti resistito cos a lungo. Di solito quelli come te crollano
prima, per la perdita di sangue.
Quelli come chi?
Jasha prese il coltello, deciso a fargli fare la fine che meritava ma la vita residua esplose fuori dal
suo cuore, all'improvviso. Croll a terra in una rossa pioggia, espandendo una raggiera di glifi
attorno a s.

Vasiljauskas si chin sul compagno, gli chiuse gli occhi, con un gesto lieve, poi gli scopr il petto,
attacc la bocca alla ferita e inizi a cibarsi con calma, inginocchiato sulla neve che impregnandosi
di rosso liquore, si faceva pi molle.
La coltre gelata mutava in una fanghiglia color anguria, ove spiccavano come semi neri rami, pigne,
ciottoli, corpi d'uccelli. Diveniva sempre pi profondo quel disgelo sanguigno, mentre Vasiljauskas
mangiava, sereno come un poppante attaccato al seno della madre.
Persino i ghiacci perenni si scioglievano e la terra tornava libera e morbida, dopo secoli.
Vasiljauskas, insieme al suo manzo, era in cima a un tumulo nero. Il sangue defluiva verso ovest,
contaminando la neve, colorandola di strisce rosa sempre pi pallide.
E poi una luce sbocci nel terreno, come per l'incantesimo del fior di felce, e tutto si fece
trasparente. Oro scita risplendeva come in un ventre di cristallo. In mezzo alle coppe, alle armature
e ai gioielli c'erano un re rinsecchito e la sua donna, bianca e piena come se fosse spirata da poco.


Vasiljauskas scrut l'interno della tomba per cercare gli occhi della signora del tumulo. Per
sussurrarle qualcosa.
Prese un coltello, squarci il petto del compagno, ne estrasse il cuore. Si avvolse come un riccio, le
mani sotto la bocca, masticando. Divenne una palla nera, compatta sulla nera terra. La sfera si
ruppe, poi, ma non ne usc una forma umana.
Un corpo di tenebra etereo mosse nell'aria le grandi ali, si sollev da terra e vol via, cantando una
nuova inaudita canzone nelloro e nel bianco.

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