Come sono nati I Simpson, e una foto un po squallida di Matt Groening
Due vignette di Matt Groening, raguranti dei Protosimpson Immagini varie di gente simpsonizzata La prima, o quasi, recensione dei Simpson in Italia Lincipit di I Simpson. Storia vera della famiglia pi importante del mondo Oreste del Buono intervista Dostoevskij, ma la voce di Carmelo Bene Un racconto di Oreste del Buono, da unedizione fuori commercio Alcune belle copertine di libri di Oreste del Buono Una vignetta da Il senso della vita, nuovo capolavoro di Brenier e Desprs Brenier prova a losofeggiare con alcuni bambini, che forse non ne avrebbero bisogno Immagini da un videogioco, anzi da unavventura graca Unintervista a Paolo Caredda, autore di Altri giorni, altri alberi Una foto dello stadio di Marassi: a ben vedere, un modellino Locandina, frames e immagini da Brazil, capolavoro di Terry Gilliam I suoni del decennio, da Rolling Stone Italia La prefazione di Gli anni zero. Atlante di un decennio condensato Gli anni zero: architettura, persone, societ Luomo pi puntuale della Costa dAvorio Il personaggio pi ritardatario della storia dellillustrazione La lotta peruviana al ritardo Woodstock 1969-1994: fricchettoni di ieri e di oggi Unintervista a Enrico Monti, il nostro esperto di cose brautiganiane Alcune belle copertine di libri di Richard Brautigan Immagini da Hello, un diario fotograco dei R.e.m. Le tabs di Let me in, canzone dei R.e.m. dedicata a Kurt Cobain Locandina e immagini da Heavy Metal in Baghdad Cosa dicono di HMiB e degli Acrassicauda alcuni famosi rockers Una pubblicit riciclata Quando si rec alla Fox con lintenzione di proporre un adattamento televisivo di Life in Hell ebbe, allinizio, un ripensamento e svilupp l, sul momento, i Simpson. Ai membri della famiglia Simpson diede i nomi dei suoi fa- miliari (successivamente raccont che quel giorno non si sentiva molto creativo), i suoi genitori, Homer e Marge, e le sue sorelle minori, Lisa e Maggie. Groening ha anche un fratello e una sorella maggiori, Mark e Patty, che per non vennero introdotti nella famiglia Simpson. Per quanto riguarda Matt, egli decise che era un nome un po troppo ovvio e quindi chiam il quinto elemento della famiglia Bart (un anagramma di brat, monello). Non vo- lendo utilizzare nomi di altri familiari, si riut di dare un nome al padre di Homer, scegliendo piuttosto di uscire dalla stanza. Quando vi rientr, gli scrittori avevano op- tato per il nome Abraham, che, casualmente, era il nome del nonno di Matt. Groening ha chiamato anche i suoi gli Homer e Abe (diminutivo di Abraham). Il cognome origi- nale del commissario Winchester, Wiggum, il cognome di sua madre da nubile. Groening cresciuto a Portland (Oregon) e sembra che abbia preso ispirazione per alcuni nomi di altri personaggi della serie dalle strade della sua citt; per esempio Ned Flan- ders, il reverendo Timothy Lovejoy, il sindaco Joe Quimby. Groening fa parte della rock band The Rock Bottom Remain- ders composta da Dave Barry, Ridley Pearson, Scott Turow, Amy Tan, James McBride, Mitch Albom, Roy Blount Jr., Ste- phen King, Kathi Kamen Goldmark e Greg Iles. THE SIMPSONS FOX STUDIOS, THE TRACEY ULLMAN SHOW, 19 APRILE 1987 17 DICEMBRE 1989, DEBUTTO DELLA PRIMA SERIE DI 30 MINUTI 14 GENNAIO 2000 HOLLYWOOD WALK OF FAME 1 OTTOBRE 1991 H. 22.00, CANALE 5, PRIMA PUNTATA IN ITALIA 27 LUGLIO 2007 USCITA MONDIALE I SIMPSON - IL FILM Matthew Abram Groening in una foto del 1980 ickr/N.Panter 1. La serie di Matt Groening In cui crudeli insegnanti delle elementari distruggono i fumetti di Matt Groening il punk rock fa incontrare i conigli di Life in Hell con i topi di Maus Matt Gro- ening diventa il Casanova del L.A. Reader e Deborah Kaplan costruisce a Matt un mini impero di merchan- dising Lidea de I Simpson non nacque belle fatta dalla mente di un uomo, quasi fosse una versione divertente di Atena. La sua nascita fu un processo e i genitori sono pi di uno (cos come i patrigni e le matrigne, i nonni, gli zii ripu- gnanti e i gli ingrati mi riferisco a te, Family Guy, [I Grin in Italia, n.d.r.], ma il suo progenitore pi prossi- mo la striscia di fumetti Life in Hell di Matt Groening, che alla ne degli anni 80 veniva pubblicata allinterno di varie riviste alternative statunitensi portando il suo auto- re al successo e innalzandolo al rango di celebrit. Ma prima de I Simpson, prima di Life in Hell, prima della fama, del denaro e dei conigli angosciati, cera un ragazzi- no con una serie televisiva immaginaria, Matt Groening. Questultimo registr anche una sigla musicale: Matt Groening, ideatore, I Simpson (Fresh Air di NPR, 2003): [canta] Se senti un applauso forte, sai che Groe- ning alle porte. Poi per terra vedi una striscia di colore e sai che non un treno, una cometa o un aereo. Si tratta di Matt Groening, un vero go Matt Groening. Matt Gro- ening. Matt Groening. Non un codardo, ma una superpo- tenza, Matt Groening, il pi go di tutti, il migliore. Groening non cresciuto a Springeld. Sarebbe stato bello, dato che il capo famiglia de I Simpson ha chiamato i mem- bri della famiglia animata con i nomi di quelli della sua vera famiglia (il padre Homer, la madre Marge e le sorelle Lisa e Maggie), ma non cos. nato il 15 febbraio del 1954, cre- sciuto a Portland, era il terzo di cinque fratelli e viveva in una casa talmente vicina allo zoo di Portland che da piccolo si ad- dormentava con il ruggito dei leoni. 1 1. Thomas J. Meyer, To Hell and Back, in North- west Magazine, 25 marzo 1990. IL PRIMO CAPITOLO DI I SIMPSON, LA VERA STORIA DELLA FAMIGLIA PI IMPORTANTE DEL MONDO Matt Groening (a Playboy, luglio 1990): Vivevo tra il vec- chio zoo di Portland e quello nuovo io e i miei amici andavamo a giocare nella caverna abbandonata dellorso grigio, nuotavamo nelle vasche ed entravamo di soppiatto nelle grotte della collina; era fantastico per un bambino. Linfanzia di Groening sembra idilliaca, soprattutto per un bambino con ambizioni creative. Matt Groening (a Playboy, luglio 1990): Mio padre un vignettista, un regista e uno scrittore che ha vissuto di espedienti. Con il suo esempio ha dimostrato che nella vita si pu fare tutto quello che si vuole, che non serve avere un pezzo di carta, che si pu fare qualcosa di cre- ativo. Groening, che nello scantinato della famiglia scriveva storie, disegnava cartoni animati e giocava nei mondi della sua fan- tasia, andava bene a scuola, ma alla Ainsworth Elementary School si cacciava sempre nei guai perch aveva la testa altro- ve. Un classico esempio di annotazione che si trova nel diario che inizi a tenere sin da piccolo Per domani devo scrivere Devo ricordarmi di stare zitto in classe 500 volte. Unaltra dice I boy-scout non sono male se non hai molto da fare o ti piace far nta di essere nellesercito e adori salutare la bandie- ra, ma se ci stai solo perch ti piace fare campeggio o ti hanno costretto i tuoi, non sono il massimo. 2 2. Thomas J. Meyer, To Hell and Back, in North- west Magazine, 25 marzo 1990. Traduzione di Elisabetta Nifosi Per quanto passi il tempo, Fdor Michajlovi Dostoevskij resta sempre attuale. Puntualmente scopriamo che ha detto tutto prima che i fatti avvenissero, ma che anche utile dopo per capire che i fatti non si limitano ad avvenire. Dostoevskij esile, con il petto incavato ma dritto. Statura media. La faccia stanca e mala- ticcia, i capelli di un castano chiaro, tendente al rosso, lisciati e impomatati. Gli occhi sono diversi uno dallaltro. Uno comune, di colore castano, ma nellaltro la pupilla si talmente ingrandita da non lasciar pi vedere liride. Lasimmetria dello sguardo conferisce ai linea- menti unespressione enigmatica. COSA PENSA DELLARTE CONTEMPORANEA, MAESTRO? CONVINTO AN- CHE LEI CHE NELLA MAGGIOR PARTE DEI CASI SIA TOTALMENTE INCOM- PRENSIBILE? Da noi parlare con gli altri una vera scienza. Ci sono molti metodi semplicati e puramente scientici. Prima le parole io non capisco nulla dimostravano soltanto la stupidit di colui che le pronunciava. Adesso invece fanno grandissimo onore, ba- sta che le pronunciate con aria sincera e con superbia: io non capisco nulla darte e vi ponete subito ad unaltezza straordinaria. Questo tanto pi convincente se non capite nulla davvero. ALLORA LEI STA DALLA PARTE DI QUELLI CHE SOSTENGONO CHE I FAUTO- RI DELLA TRADIZIONE SIANO STUPIDI, DI QUELLI CHE SOSTENGONO CHE OCCORRE PER FORZA RINNOVARSI? In realt da noi ognuno sospetta laltro di stupidit senza riettere e senza rivolgere a se stesso la domanda inversa: ma non sono forse io lo stupido?. La soddisfazione generale e tuttavia nessuno contento, tutti sarrabbiano. Anche la riessione al tempo nostro quasi impossibile. Costa cara. vero che si comprano le idee belle e pronte, sono in vendita dappertutto. Le regalano persino, ma quando le regalano vengono a costare anche di pi, come del resto si comincia gi a presentire. In conclusione, nessun benecio lo stesso disordine di prima. Le vecchie scuole scompaiono, le nuove imbrattano ma non scrivono, tutto limpegno se ne va in un ampio volo nel quale si vede unidea mostruosa, non elaborata, e la forza dei muscoli del volo, ma quanto allopera... una piccolezza. MAESTRO, MA LEI PERCH SCRIVE? Gi per la mia stessa natura debole di nervi mi dicile rispondere alle domande equivoche che mi vengono poste. Mi dicile rispondere senza infuriarmi, soprat- tutto contro me stesso. Perch non ho saputo fare in modo che le domande fossero migliori, e nello stesso tempo mi dicile lo riconosco conservare il mio sangue freddo, vedendo davanti a me una maggioranza che, a quanto ricordo, agiva contro di me con la stessa insoerenza con cui io agivo contro di essa. E naturalmente ne venuta fuori una gran confusione. Da tutte e due le parti volavano le iperboli coscienti e ingenue. E io istintivamente mi sono dato alla fuga, temendo che queste iperboli prendessero proporzioni ancora maggiori. Mi sono messo a parla- re di me per avere il diritto di parlare degli altri. Invece continuer a parlare soltanto di me e, quanto agli altri, se li ricorder sar in generale impersonalmente e in un senso assolutamente astratto. DUNQUE LA SUA ARTE NARRATIVA ASSOLUTAMENTE AUTOBIOGRAFICA. LEI SI IDENTIFICA TOTALMENTE NEI SUOI PERSONAGGI? Credo che non basti mettere avanti con esattezza le caratteristiche di un personaggio. Occorre illuminarlo risolutamente con sguardo di vero artista. Un vero artista non deve restare ad alcun costo allo stesso livello del personaggio da lui rappresentato contentandosi unicamente della sua verit reale, senn limpressione di verit man- cherebbe, altrimenti si crede che lautore voglia proprio rappresentare il personaggio come dotato di piena ragione in tutte le sventure che gli si rovesciano addosso. NON CI SI DEVE ACCONTENTARE UNICAMENTE DELLA VERIT REALE, DICE LEI. QUESTO SIGNIFICA UNA AVVERSIONE AL REALISMO? Non vero. Io non sono che un realista nel senso superiore, ovvero rappresento tutte le profondit dellanimo umano. La verit poetica considerata una stupidaggine. I nostri artisti hanno bisogno di maggiore ardire, di maggiore indipendenza di pensiero e forse di maggiore cultura. Bisogna rappresentare la realt come , dicono, mentre questa realt non esiste aatto e non mai esistita da nessuna parte, perch lessenza delle cose inaccessibile alluomo. Luomo concepisce la natura secondo come essa si riette nella sua idea. Passando attraverso i suoi sentimenti, quindi, occorre dare la maggiore libert allidea e non aver paura di quanto ideale. A questo proposito e per ogni evenienza aggiunger un proverbio turco, turco dav- vero. Non inventato. Se tu miri a una meta e durante la strada ti fermi per tirare pie- tre a ogni cane che abbaia non arriverai mai alla meta. Capito, anche se parlo turco? Mantenere il pieno realismo trovare luomo nelluomo. Il pieno realismo langoscia dellessere evoluto e cosciente che vive nella nostra epoca. MAESTRO, LEI HA AVUTO UNA VITA PIUTTOSTO MOVIMENTATA... Modestamente... ORESTE DEL BUONO INTERVISTA FDOR DOSTOEVSKIJ (VOCE DI CARMELO BENE). MONOCROMO SONORO N. 41: INTERVISTA A F. DOSTOEVSKIJ MAESTRO, QUAL IL FATTO DELLA SUA VITA CHE PI LHA IMPRESSIO- NATO? QUAL IL FATTO CHE HA AVUTO PI INFLUENZA SULLA SUA ARTE NARRATIVA? Io non ricordo mai troppo bene... colpa dellepilessia. Comunque credo che sia stata la mia condanna a morte per delitto politico. Ero stato portato insieme con altri sul patibolo: mi venne letta la sentenza di condanna a morte, mediante fucilazione. Una ventina di minuti pi tardi mi fu letto il provvedimento di grazia e mi fu commutata la pena. Tuttavia, nellintervallo di quella ventina di minuti, o per lo meno di un quarto dora tra le due sentenze, vissi nellassoluta convinzione che entro qualche minuto sarei morto. Colpa dellepilessia, non mi ricordo mai troppo bene. Ma questo episodio lo ricordo e continuer a ricordarlo sempre nei minimi particolari. NEI MINIMI PARTICOLARI? A circa venti passi dal patibolo attorno al quale stavano la folla e i soldati erano stati piantati tre pali, perch i condannati erano molti. I tre primi furono condotti ai pali e legati: gli si fece indossare labito dellesecuzione: lunghi camici bianchi. Furono loro calcati certi cappucci bianchi perch non vedessero i fucili. Poi, davanti a ogni palo, si schier un drappello di soldati. Ero lottavo della lista e perci dovevo andare al palo con il terzo turno. Mi restarono dunque da vivere cinque minuti, non di pi. Quei cinque minuti mi par- vero un tempo interminabile, una immensa ricchezza da usare bene. Dato che non cera ancora da pensare, allultimo istante, presi varie risoluzioni: calcolai il tempo occorrente per dare addio ai miei compagni e ssai per questo un paio di minuti. Poi ssai un altro paio di minuti per pensare a me stesso e il minuto restante per guardar- mi intorno unultima volta. Morivo a ventisette anni pieno di salute e di forza. Poi, quando ebbi dato laddio ai miei compagni, giunsero i due minuti che mi ero assegnato per pensare a me stes- so. Sapevo anticipatamente quello che avrei pensato. Desideravo immaginare con la maggiore rapidit e la maggiore chiarezza possibile come poi potesse avvenire che in quel momento esistevo e vivevo, ma di l a tre minuti sarei stato ormai un che, qualcu- no o qualcosa. Ma chi dunque... dove. Provate a rispondere. Sbobinatura dal canale youtube di Luca Minetti http://www.youtube.com/user/LucaMinetti IL FANALINO DI CODA ORESTE DEL BUONO IN GLI SCRITTORI E LUNIT ANTOLOGIA DI RACCONTI 1945-1980, EDIZIONE FUORI COMMERCIO RISERVATA AGLI ABBONATI A LUNIT PER LANNO 1984 CON LA COLLABORAZIONE DI EDITORI RIUNITI Da quando Misca, il pi piccolo dei prigionieri russi, si era spaccata la testa contro una trave, era cominciata quella preoccupazione per me. Una questione di statura: mai come allora ho desiderato di essere qualche centimetro pi alto. Era unusanza del lavoro in miniera: al pi piccolo del turno toccava fare da frenatore, come dicevano i tedeschi, stare aggrappato allultimo vagone che la macchina diesel tra- scinava nella sua corsa zoppicante sulla ferrovia ormai rovinata, fare le segnalazioni, con le dita aggranchite sulla lampada a carburo, che faceva una luce cos oca e spettrale nel buio umido della galleria, correre ad azionare gli scambi davanti alla macchina sempre in moto, lavorare proprio sugli scambi, quando non funzionavano, rigirare le dita tra il diaccio delle rotaie e il vischio ripugnante del fango, e stare sempre attento, sempre con il cuore in gola, perch ad ogni momento il vagone a cui ero aggrappato poteva ribaltarsi, e allora buttarsi indietro, cercando di salvare le gambe e di non cadere male sulle traversine. E mai che uno fosse contento, che ti lasciassero in pace: Liubo, il meccanico, era un bravo ragazzo, ma era isterico, aveva i nervi rovinati: e allora dovevo stare attento anche a lui, proteggermi da lui. Quando Liubo si arrabbiava, mi tirava addosso tutto quello che aveva sottomano: stavo pronto a curvare la schiena, ad appiattirmi dietro il vagone mentre lui rimaneva a sfogare la sua collera, dicendo cosa avrebbe voluto fare con mia madre; con mia sorella, con il sole, con la luna, con la corona reale, e persino con il mio vicino di casa. Non era neppure una vita dura: quelli che lavoravano in campata, a spalare beton o materiale, faticavano di pi, ma almeno tra un carrello e laltro avevano i loro minuti di riposo, vuoti, interi, senza nessunaltra preoccupazione in mezzo; io non faticavo, ma dovevo stare sempre attento, cera unenormit di cose da temere, di cose spiacevoli. E soprattutto dovevo ricordarmi di non tenere alta la testa, soprattutto dovevo ricordarmi dei punti ove le travi della galleria erano pi basse. Laveva avuto Misca prima di me, quel posto, uno degli incarichi pi leggeri che potevamo avere noi prigionieri. Misca non si preoccupava di nulla, aveva sempre un sorriso sottile, delicato, sotto il naso trop- po largo. Poi un giorno Misca si era dimenticato di abbassare la testa e la trave laveva preso proprio in faccia. Non cera pi sorriso sul suo volto quando lavevano portato via. Era notte, io ero uscito dalla galleria per riempire la lampada a carburo; la testa di Misca era tutta un fagotto di sangue, gliela coprivano con le giacche di tela cerata e intorno, allo sbocco della galleria, sul piazzale, veniva giu il nevischio, frammenti e frammenti di neve, leggiadri e innocenti. Allora capo Vircus mi aveva detto di prendere il posto di Misca, io non volevo, cercavo di mettere insieme qualche parola in tedesco per dire di no. Invece mi ero trovato aggrap- pato allultimo vagone, col respiro mozzo, e paura, mentre Liubo nel ronzio della diesel mi gridava di tenere bassa la testa e io vedevo il sangue nero sulla faccia di Misca tra le giacche incerate. Naturalmente nii con labituarmi anche a fare il fanalino di coda, a credere agli insulti dei miei compagni di prigionia che mi rinfacciavano il lavoro legge- ro. Alle cose spiacevoli occorre fare labitudine in fretta. In fondo Liubo e io potevamo diventare amici, e Liubo non mi voleva male. Mi dava persino met della sua razione di pane, allora ero sempre aamato e Liubo che era operaio civile mi sembrava un poco come un signore, una persona potente, di cui mendicare la protezione. Andavamo su e giu per la galleria, abbastanza daccordo. Lui mi aveva raccontato nello strano linguaggio tra tedesco italiano e slavo che par- lavamo, la sua storia: aveva avuto il padre e il fratello uccisi dai tedeschi. Lo avevano obbligato a lavorare. Non sapevo se fosse vero, preferivo credergli, dire con lui che un giorno la guerra sarebbe nita e ci saremmo presi la rivincita. Era un bravo ragazzo, in fondo, anche se gridava. Ci guastammo la notte della frana. Tutto accadde cosi dimprovviso, poi, a ricordare, non pareva pi vero niente. Stavano togliendo unimpalcatura, noi avremmo dovuto caricare nei vagoni vuoti il materiale che stavano smontando. Di colpo cadde giu una trave: ci fu un rumore leggero, prima come uno scricchiolio, poi un altro suono; sembrava che qualcuno facesse scivolare del- la ghiaia, che avesse tenuto della ghiaia in pugno e dimprovviso aprisse le dita, facesse cadere i minuscoli ciottoli uno sullaltro. Cominciarono a piovere massi e sassi sopra le nostre teste: russi, italiani, croati scappavano da tutte le parti. La volta era tutta un buco, e quella pioggia di materiale tempestava intorno a noi con violenza, con degli schiocchi, come frustate. Mi ero rannicchiato tra Anton e Josef in un pezzo di galleria dove ave- vano gi dato il beton: eravamo al sicuro. Poi la pioggia si calm, arriv un momento in cui i pezzi di roccia cadevano lenti, radi. Sembrava non esserci pi pericolo. Gli altri dovevano essere rimasti dalla parte opposta della frana; in mezzo alla galleria cera tutto il mucchio grigio azzurro del materiale caduto, e una sola lampada a carburo rimasta ac- cesa che mandava intorno un cerchio di luce, oco, oscillante. Anton fece qualche passo avanti e cominci a gridare un richiamo: la sua voce aveva un suono goo, spaventato. Allora caddero delle altre pietre dallalto, e la lampada si spense. Fu tutto buio intorno a noi, un buio compatto, viscido, terribile: era peggio del buio dellinfanzia, di cui avevo avuto paura; non potevo tornare bimbo adesso: era un buio come se mi dicessero che ero morto, che dovevo morire. Gli uomini bestemmiavano nel buio, cera appena un poco di luce verso lalto della frana, come se proprio fosse venuta gi tutta la montagna. Poi riaccesero le lampade, cominciarono a smuovere il materiale. Ci ricongiungemmo con quelli dellaltra parte: la macchina diesel e i tre vagoni di legno erano intatti. Li ri- empimmo di materiale, Liubo rimise in moto la macchina e si part di nuovo. Eravamo appena partiti che ci richiamarono. Non era vero che tutti fossero sani e salvi, nessuno si era accorto prima che mancava Ivan. A Ivan i sassi o una trave avevano sfracellato il braccio, i suoi calzoni rattoppati di prigioniero erano tutti imbrattati di sangue sul ginocchio. E non parlava, non apriva gli occhi. Lo caricammo sulla macchina, accanto a Liubo, e ripartimmo. Franz, il sorvegliante tedesco, gridava di fare presto. Fu il viaggio peggiore che Liubo ed io avessimo mai fatto insieme. Allo scambio non seppi pi azionare la leva, rigiravo le dita nel fango, toccavo le rotaie senza capire, e mi veniva da piangere. Liubo gridava contro di me, mi tir contro la lampada a carburo, la sentii schiare sulla mia testa, mentre mi chinavo. Di nuovo mi spaventava il buio e poi avevo addosso le grandi mani di Liubo, e Liubo mi picchiava. Quella notte diventammo nemici per sempre, avevamo avuto troppa paura e ognuno avrebbe continuato a ricordare allaltro la paura. Liubo chiese un altro frenatore a capo Vircus, e io tornai a spalare beton in campata. Non volevamo vederci pi, Liubo ed io. La settimana dopo mor Ivan. 26 gennaio 1947 PER UNA FILOSOFIA DELLA LIBERT Fare losoa fuori dallaccademia, fare losoa in modo diverso? E come chiamarla allora? Filosoa informale, naturale, popolare, non istituzionale ? Il prete, il griot, il militante, il maestro di yoga o il te- rapeuta losofano meno del professore di losoa che tiene la sua lezione in classe? Dipende da cosa sintende per losoa. Aldil delleterna querelle, si tratta di capire come fare losoa non accademi- ca senza ignorare laccademia, cercando di tocca- re tutti gli strati della societ, un bisogno emerso in modo eclatante da diversi anni. Filosoa in prigione o con i pensionati, caff losoci, olimpiadi loso- che, losoa con i bambini... Alcuni pensano che si debba fare di tutto per preservarla. che la vita sia una cosa preziosa, come la libert o la verit. Altri pensano che la vita conti meno dei grandi ideali, QUATTRO BAMBINI FILOSOFEGGIANO CON OSCAR BRENIFIER Oscar Ognuno dice il suo nome e poi vediamo se me li ricordo. I bambini si presentano: Danic, Oflie, Nelly Christelle e Cindy. Oscar Adesso rilegger i vostri nomi e vi chieder: chi pensa che li ho letti bene alzi la mano, chi pensa che li ho letti male alzi la mano, va bene? Chi pensa che li ho letti bene alzi la mano? Tutti alzano la mano. Oscar Chi pensa che li ho letti male alzi la mano? Nelly Christelle alza la mano. Oscar Aspetta, devi scegliere, non puoi dire che li ho letti bene e che non li ho letti bene. Devi scegliere. Ricominciamo. Va bene, hai capito? Oscar ripete i nomi. Oscar Chi pensa che li ho letti bene? Alzano tutti la mano. Oscar Chi pensa che li ho letti male? Nessuno alza la mano. Oscar Bene, pensate tutti che li ho letti bene, sono molto contento. Io sono venuto qui oggi per parlare con voi. Cindy interrompe. Oscar No, devi aspettare, vi devo fare una domanda. Ma prima io mi chiamo Oscar. Come mi chiamo? I bambini ripetono a turno. Oscar Non so di cosa volete parlare, allora faremo cos, ognuno di voi far una proposta, quello che volete. Danic alza la mano e propone i cavalli. Oscar Chi vuole parlare di altro? Oflie dice che vuole parlare della natura. Cindy fa un commento. Oscar le chiede di non fare commenti mentre gli altri parlano, se ci riesce. Nelly Christelle sceglie linquinamento. Altro commento e risolino di Cindy. Oscar le chiede di nuovo se per lei facile o dicile non fare commenti. La bambina risponde che per lei facile. Allora lui le chiede se ha dimostrato che era facile o dicile. Cindy risponde che per lei era facile. Oscar Chi pensa che per Cindy sia facile non fare commenti alzi la mano? Solo Cindy alza la mano. Oscar Chi pensa che per Cindy sia dicile alzi la mano? Tutti gli altri alzano la mano. Oscar Guarda gli altri, sono daccordo con te o no? Cindy ammette che gli altri non sono daccordo. Oscar le chiede se per lei facile o dicile, Cindy risponde ancora che per lei facile. Oscar Chi ha ragione, tu o loro ? troppo dicile? Cindy non risponde Oscar Ce la puoi fare o no? Cindy risponde di no. Oscar Allora non farlo. Torniamo allinquinamento. Oscar riepiloga le proposte e chiede a Cindy di cosa vuole parlare. Cindy risponde che vuole parlare delle pecore. Oscar Adesso ognuno di voi dovr spiegare perch vuole parlare di quellargomento. Danic, perch vuoi parlare dei cavalli? Danic Perch fanno bene. Oscar Come fanno bene? Li mangi? Danic No. Oscar Allora perch? Danic Perch ci si sale sopra. Oscar E ti piace? Danic S. Oscar Perch? Danic Perch fa bene. Oscar Ah s, fa bene ai polmoni? Danic No. Oscar Alle dita dei piedi? Danic Ai piedi. Oscar Fa bene ai piedi? E perch ai piedi? Danic Perch cos non devi camminare. Oscar Bene. Oscar prende nota e rilegge lidea espressa da Danic, poi chiede agli altri se sono daccordo. Sono tutti daccordo. Oscar Bene, siete tutti daccordo, fantastico. Ora passiamo alla natura. Perch vuoi parlare della natura? Oflie Perch dobbiamo proteggerla, va protetta. Oscar Ma dimmi, perch va protetta? Oflie Perch ci sono tante specie in via di estinzione. Oscar prende nota. Oscar E ti dispiace? Conosci una specie in via destinzione? Oflie Il panda. Oscar Ti piacciono i panda? Oflie S. Oscar Perch? Oflie Perch sono carini. Oscar Dimmi almeno una cosa carina del panda. Oflie Il colore. Oscar Qual il colore del panda? Oflie Bianco e nero. Oscar E ti piace il bianco e nero? Oflie S. Oscar Chi daccordo con lei alzi la mano? Tutti. Oscar Chi non daccordo con lei alzi la mano? Nessuno. Oscar Passiamo allinquinamento. Perch linquinamento? Nelly Christelle Perch se inquiniamo troppo la Terra, scoppier. Oscar Se inquiniamo troppo la Terra scoppier come un pallone, giu- sto? E come scoppier? Nelly Christelle Ci sar un terremoto. Oscar Ahhh, se inquiniamo la Terra ci sar un terremoto, cos. E come avviene, me lo puoi spiegare? Togli le mani dal viso, un viso fatto per essere visto. Come scoppier? Perch stata gonata troppo? Non sai. Qualcuno pu aiutarla e dire come scoppier la Terra? Danic alza la mano. Oscar Ti di di questo ragazzo? Chiedigli di spiegarti come scoppier la Terra? Nelly Christelle ripete la domanda a Danic. Danic Se la inquiniamo troppo, e c troppa spazzatura per terra, la Ter- ra scoppier. Oscar Ha spiegato come scoppier la Terra? Nelly Christelle dice di no. Oscar le dice di dire a Danic che non ha spiegato niente. Oscar Ha ragione? Allora non sapevi. Hai spiegato o no? Sapevi o non sapevi? Danic No. Oscar E allora perch hai alzato la mano se non sapevi spiegarlo? Ti capita di alzare la mano e non sapere la risposta? Danic S, alzo la mano e mi dimentico di quello che volevo dire. Oscar Allora non sai. Danic S, io so, ma poi mi dimentico. Oscar Allora quando te ne sei dimenticato, sai o no? Danic No. Oscar Allora alzi la mano e non sai rispondere. cos? Qualcun altro vuole spiegare? Oflie alza la mano: C lo strato di ozono e ci sono dei buchi. Oscar E poi? Oflie E c il Sole che riscalda. Oscar Allora questo spiega come avviene lo scoppio o no? Oflie No. Oscar Allora sai come scoppier o no? Oflie No. Oscar Allora se non lo sappiamo ancora, come fai a dire che scoppier se non sappiamo come? Sai che cos un palloncino? Oflie S. Oscar E pu scoppiare? Mai? Oflie No, spesso. Oscar Spesso? Sai come scoppia un pallone? Lo sai o no? Oflie No. Oscar Qualcuno sa spiegare come e perch scoppia? Nessuno. Non fa niente. [...] Traduzione di Francesca Novajra Estratto dal video http://video.google.com/videoplay?docid=992895621517487355 UNAVVENTURA GRAFICA (CIO UN VIDEOGIOCO, WWW.MACHINARIUM.COM) LE CUI ATMOSFERE CI RICORDANO GLI SCENARI DESCRITTI SU ALTRI GIORNI, ALTRI ALBERI, FANTASIA PER GIORNI PI CHIARI, ROMANZO DI PAOLO CAREDDA LA STORIA DI ALTRI GIORNI, ALTRI ALBERI, RIASSUNTA AL MASSIMO, COR- REGGIMI SE ESAGERO, QUELLA DI UNA GENOVA PARALLELA/POST-ATO- MICA IN CUI GLI ALBERI DI NATALE SI SCONTRANO IN COMBATTIMENTI FEROCISSIMI PER SALVAGUARDARE IL PRESTIGIO E LA SOPRAVVIVENZA DEI VARI QUARTIERI, DI CUI ESSI SONO UNA SORTA DI NUMI TUTELARI. DA DOVE VIENE QUESTA IDEA? Qualche Natale fa, io, Carlo Antonelli e Sandro Diaco abbiamo fatto un giro, piuttosto psicogeograco, della Circonvallazione a Monte di Genova, un quartiere aristocratico ben basso nella mia personale classica dei quartieri. Entravamo negli atrii addobbati, fotografavamo gli alberelli sghembi, parlavamo con i portinai, e in una curva di Corso Montegrappa ho pensato hey si potrebbe scrivere una storia dove gli amministratori allenano alberi di natale magici che poi si arontano in un torneo per la supremazia spirituale nel quartiere. Si chiamer Altri giorni altri alberi. Non so perch. Una Ma- rassi parallela Come le storie della National Comics che si svolgono con gli stessi eroi in ambienti radicalmenti diversi. Terra-2, Terra-3, Terra-S, Terra-X Le cose sono simili, i palazzi sono simili, ma le dinamiche e la psicologia dei perso- naggi sono diverse da quelle a cui siamo abituati. In questa Genova parallela, pen- sionati, tappezzieri e agenti immobiliari sono guidati nelle loro pratiche giornaliere da convinzioni e sensibilit magiche. Quasi una citt africana sorta sulle rive dello Zambesi piuttosto che sul torrente Bisagno. Una Marassi della Mente, sospesa in una dimensione carica di elementi futuri (le Nuove Lire, i Bingo abbandonati) e parapher- nalia anni 70 (la musica, i negozi, i bar). Tempo dopo ho scoperto un romanzo di fantascienza inglese che si chiamava Other days, other eyes (Bob Shaw, 1972). Parla di un vetro lento, uno specchio dove le immagini si posano e vi rimangono im- presse per molto tempo. Piuttosto che frenarmi la cosa mi ha esaltato e sono onorato che il mio testo trasporti lombra vaga e la presenza di unaltra storia... ALTRI GIORNI, ALTRI ALBERI UN ROMANZO RICCO DI RIFERIMENTI POP, ALCUNI PI ESPLICITI (LUOMO TIGRE E I CARTONI GIAPPONESI, IL CINE- MA DI JEUNET-CARO, TIM BURTON, BRAZIL ECC), ALTRI PI SOTTILI E NA- SCOSTI. COME SI CONCILIANO QUESTI SPUNTI COS DIVERSI TRA LORO? Luomo tigre Re. Sicuramente lo spirito animale che ha guidato questa scrittura. Unaltra bella vittoria per questo campione dei bambini sfortunati. In quanto allinconciliabile, come quando cammini in una citt: vedi bene la diver- sit di una zona rispetto allaltra, ma sai che tutti questi pezzi disordinati formano un continuum. Forse insensato, comunque indecifrabile da terra. Cose nascoste ce ne sono parecchie. Ho contato 7 riferimenti ai Deep Purple e non mi piacciono neppure (mi piacerebbe lidea che mi piacessero. Come piacevano a ragazzi nati in un con- dominio, totalmente disinformati di dove va il mondo eppure animati, resi vivi da Qualcosa). Il quadro appeso alla parete di un atrio in via Tortosa ritorna due o tre volte. in realt una copertina di Kurt Caesar per Urania 149. I Trasgurati. Anche le copertine di Kriminal di Luigi Corteggi sono evocate qua e l. Quei titoli assurdi che leggevi passando ed entravano nei tuoi pensieri: Tutto si dissolve con Tamara. Tema: cos la morte, limpossibilit. Caesar, Luigi Corteggi... Artisti da edicola. Le copertine si compenetravano con il paesaggio della citt. Diventavano immagini fantasma. Inconciliabili a prima vista. IL TUO ROMANZO SI SVOLGE A GENOVA, QUASI COMPLETAMENTE ALLIN- TERNO DEL QUARTIERE DI MARASSI. LAMORE PER QUESTO LUOGO EVI- DENTE, SOPRATTUTTO NELLE DESCRIZIONI DI QUELLO CHE SI POTREBBE DEFINIRE IL TUO LIRISMO URBANISTICO/RESIDENZIALE. LIMPRESSIONE CHE UN ROMANZO DEL GENERE SAREBBE POTUTO NASCERE SOLO A GE- NOVA, E DA UN GENOVESE. Mah credo che lamore per il Posto si pi una cosa anglosassone, e francese. INTERVISTA A PAOLO CAREDDA, AUTORE DI ALTRI GIORNI, ALTRI ALBERI, IN CUI SI PARLA, TRA LAL- TRO, DI UNA MARASSI DELLA MENTE A ogni livello del gioco. Pensa a tutti i nomi dei Bloods. Si chiamano Santana Blocks, Pirus Avenue. Prendono forza dal nome di un isolato anonimo Pensa a Hiroshima mon amour, la battuta nale dei due amanti post-atomici; Io sono Parigi, tu sei Hiro- shima. Non che in Italia niscono i lm dicendo Io sono Benevento, tu sei Citt Studi HAI PUBBLICATO UN RACCONTO IN GIOVENT CANNIBALE (GIORNO DI PAGA IN VIA FERRETTO, 1996), DOPODICH HAI PREFERITO DEDICARTI AD ALTRI LINGUAGGI, DIVENTANDO, TRA LALTRO, UNO DEI PIONIERI DEL MOCKUMENTARY (IL FALSO DOCUMENTARIO) IN ITALIA. SUCCESSO QUALCOSA DOPO LA PUBBLICAZIONE DEL 1996 CHE TI HA ALLONTANA- TO DALLA SCRITTURA (EDITORIALE)? CENTRA QUALCOSA LA POLEMICA, PIUTTOSTO INUTILE, CHE SEGU A GIOVENT CANNIBALE, TRA CHI SO- STENEVA CHE FOSSE SOLO UNA MODA, UNOPERAZIONE DI MARKETING, E CHI VEDEVA, INVECE, FINALMENTE, UN PO DI ARIA FRESCA NELLA NAR- RATIVA ITALIANA? No, lo avevo scritto qualche anno prima e lavoravo gi con la televisione. Quando mi hanno chiamato per chiedermi se volevo far parte della raccolta non vivevo in Italia. Non mi sono neppure occupato di chiedermi se mi piacevano gli altri scrittori o se cera qualcosa di anche simile allaccenno di un movimento, una corrente. Mi sembrava giusto che Giorno di paga rimanesse nel tempo e allora ho detto s. Certo. Da lontano, occasionalmente, mi arrivata leco di una voce indignata, ma mi sembra di poter dire con un certo grado di sicurezza che il livello era parecchio basso, tipo scuola dellobbligo italiota. Quando ho scritto altri giorni pensavo sinceramente che fosse pi semplice ritornare a pubblicare una storia fantastica... Ho avuto la netta, agghiacciante impressione che leditoria si stesse conformando alle stesse mortifere direttive dello Spettacolo Contemporaneo. Ma comunque, eccoci qua. IL CAPOGABBIOTTO PROTAGONISTA DEL ROMANZO UNA SORTA DI CARCERIERE DI BAMBINI, CRUDELE E TENERO AL TEMPO STESSO. IN GENE- RALE NEL TUO ROMANZO, COME IN QUELLI DI BORIS VIAN, I PERSONAGGI SEMBRANO MUOVERSI IN UN MONDO DI VALORI ETICI E MORALI CHE AL- TRO RISPETTO AL NOSTRO, IN CUI IL RAPPORTO CAUSA-EFFETTO, ANCHE A LIVELLO DEI SENTIMENTI, DIVERSO. IN GENERALE, LA VISIONE CHE CI D DEL MONDO IL TUO ROMANZO PIUTTOSTO CUPA, ATTENUATA SOLO, FORSE, DALLA TENEREZZA DEL RICORDO DINFANZIE E AMICIZIE PERDU- TE. COS? Anche i buoni sentimenti diventano soprannaturali, interessanti, se convivono nel de- serto di morte di una mente condannata. la vecchia storia che un detective deve essere di destra. Molto di destra. Tutti i detective di sinistra da Izzo in poi sono in ultima analisi senza sapore. Da sotto il cappuccio del boia puoi dire cose buone con eetti inattesi. lunico modo per dare forza al sentimento. la stessa cosa per le tenerezze e gli amici perduti Alcune emozioni devono procedere mascherate, nascoste sotto costumi portentosi, come gli stregoni Bazombo nel Congo, o Lanterna Verde. Forse a causa di questa sorta di rimpicciolimento progressivo della storia, questo suo ripiegarsi in una sorta di quotidianit atomizzata e ripetuta, questa specie di spirale centrifuga e frammentante, dopo il secolo breve, alla svolta del millennio, arrivato il decennio breve, condensato come una razione di latte americano andato a male. Il respiro diventato corto, i cambiamenti vorticosi e in denitiva ininuenti, il tempo una mera sequenza di stop frames. stato un decennio breve e quasi nullo gli Anni Zero sono cominciati lUndici Set- tembre del 2001 e niti il Quattro Novembre 2008 sette anni e due mesi scarsi iniziati con il pi micidiale punto e a capo che si sia mai visto sul periodo precedente, quella fase brevissima e dai caratteri unici che va dalla morte di Carlo Giuliani il venti di luglio 2001 allopera mortale di New York: meno di due mesi. In quei due mesi, raccolti nel dolore, nalmente in grado di uscire dai nostri maledetti tic autoironici ma non ancora maturi al punto da non aver bisogno di eroi, avevamo sperato, davvero, che la nostra generazio- ne potesse meritarsi un capitoletto nei futuri sussidiari scolastici: cambiamento! Demo- crazia globale! Redistribuzione delle ricchezze e libert per tutti! Fine del falso progres- so! Sembrava insomma che ci fosse davvero la possibilit di impegnarsi di nuovo, in denitiva di credere in qualcosa, di stare insieme e provare a riutilizzare un vocabolario che avevamo per troppo tempo usato solo tra virgolette nelle battute un po ciniche e sbrigative dei disillusi. E invece sono arrivati sti anni zero, cancellando in un colpo un inizio promettente e un presente appassionato e sembra davvero che no al Quattro Novembre siamo rimasti come quel d, a bocca e occhi spalancati, paralizzati e senza idee, come animaletti tenuti in cattivit dalla santissima trinit guerra, religione e paura. E cos en passant quel che avevamo visto prima ce lo siamo dimenticato e ce ne sia- mo tornati mogi mogi sul divano di casa, lasciando la nostra mente a contemplare la CNN (stop frame) e cullando quel che rimaneva dei nostri corpi (ancora) nellau- toironia a sfondo disattivistico-autoassolutorio; nelle relazioni fake e totalmen- te masturbatorie del social networking, della playstation, della cuetta cronica. Questo nuovo isolamento (culturale diceva in Ecce Bombo il non-autoironico, drammatico Moretti) pericoloso e promettente al tempo stesso, almeno nel suo spiccato carattere non corporeo: nelloccidente crasso la vecchiaia sar ovviamen- te migliore per i non corporei anche se succeder a una maturit un poco sterile, in cui forse, dovremo rimparare a usare le nostre emozioni atrozzate dallo choc, parcellizzate nel network telematico dei nostri milioni di micro-contatti digitali. Ma ora, se vogliamo se lo vorremo gli anni zero sono niti. Questo pensavamo tutti lacrimando davanti al discorso di Chicago di Obama e mentre lo ascoltavo mi sono ve- nuti in mente due fantasmi degli anni zero: John Kerry e Michael Moore, le due speranze americane del decennio; gi poco apprezzabili prima della rivoluzione, totalmente ridi- cole dopo. Beato il popolo che non ha bisogno di eroi si dice, ma peggio di avere un eroe averne bisogno e non trovarlo e degli Anni Zero questo solo importa ora: cosa vale la pena portarci dietro, cosa dobbiamo ricordare, cosa possiamo usare in futuro? Forse poco; e consoliamoci, che se ancora siam messi cos male da avere ancora bisogno di eroi, quello di oggi, almeno per ora, sa sciogliere il cuore e aprire la mente. Quindi gioite, gioiamo tutti insieme di una rivoluzione che forse non arriver mai, ma che sar divertente cercare. di Massimo Coppola DALLINTRODUZIONE A GLI ANNI ZERO, ATLANTE DI UN DECENNIO CONDENSATO A N N I
la. En Cte-dIvoire, cest travers ce slogan que les re- sponsables de la rgie Arc-en-ciel entendent changer les habitudes des Africains et les amener respecter lheure. Samedi dernier, lhtel Ivoire, M. Ko Jean-Baptiste, prsident de la rgie, et son quipe ont montr, lors de la nuit de la ponctualit, quune crmonie pouvait dbuter lheure sous leurs tropiques et que le ciel ne leur tomberait pas dessus. Ils ont tenu leur pari en com- menant eectivement 20 heures. M. Ko Jean-Bapti- ste a fustig le comportement des Africains. Pour lui, le manque de ponctualit est aujourdhui un handicap que les Africains doivent combattre sans dlai. Au cours dune sympathique crmonie, neuf personnes qui se sont distingues par leur ponctualit et leur assidu- it se sont vu dcerner le prix de la Conscience humaine. Me Aka Narcisse, prsident de lInstitut du droit commu- nautaire, surnomm Heure de Blanc par ses collabora- teurs, a remport le super-prix de la Conscience horaire 2007. Ce prix lui a t dcern lunanimit par les mem- bres du jury. Me Aka Narcisse a remport la villa de 30 millions oerte par la caisse dpargne et de crdit Dni Dni. Le laurat, visiblement mu, a exprim sa gratitude aux organisateurs et a invit les Africains valoriser les vertus de la ponctualit. Ne pas tre lheure, cest un manque de respect pour les autres, a-t-il dit. http://www.courrierinternational.com/article/2007/11/08/ narcisse-aka-prix-de-la-conscience-horaire NARCISSE AKA, PREMIO PER LA COSCIENZA ORARIA. UN ARTICOLO (IN FRANCESE) SULLUOMO PI PUNTUALE DELLA COSTA DAVORIO. IL COLLE- GAMENTO CON WHY STEVE WAS LATE, DI CUI POSSIBILE AMMIRARE ALCUNE VIGNETTE QUI A DESTRA E PI AVANTI Per liberare il Paese dalle catene del ritardo perenne, insito nel Dna di ogni peruviano, il governo di Alan Garca ha deciso di iniziare una vera e propria guerra di restaurazione della puntualit. A mezzogiorno di ieri nelle principali piazze di citt e paesi verr letto il manifesto dellora esatta, il rispetto della quale presupposto essenziale di seriet, primo passo per un popolo che intende risollevare la testa e lan- ciarsi nella competizione internazionale. E, anch il messaggio non passi inosservato e costringa ogni cittadino a sincronizzare gli orologi sullora uciale (dettata dalla Marina militare), i dodici rintocchi saranno scanditi da ogni campanile del paese sudamericano e accompagnati dalle sirene di ogni singola autocisterna dei vigili del fuoco. Haracio. Da oggi, poi, radio e televisioni sa- ranno invase per giorni da spot che propor- ranno limmagine di una mascotte scelta ad hoc: un pupazzo colorato dal nome simboli- co Horacio che canter uno slogan destinato a diventare un vero tormentone, Per, la hora sin demora (lora senza ritardo). Misure drastiche per sradicare unusanza senza dubbio snervante. In tutto il paese sono infatti pochi gli appuntamenti, anche pubblici, che iniziano allora stabilita. Unat- titudine che arrivata a dettar legge no a ispirare un neologismo, la hora peruana. Una vera e propria malattia degenerativa, tanto che gli organizzatori di spettacoli, eventi, in- Di Stella Spinelli http://it.peacereporter.net/articolo/7427/La+guerra+del+tempo LA GUERRA DEL TEMPO. LA HORA PERUANA HA LE ORE CONTATE. UN ARTICOLO DA PEACE REPORTER contri istituzionali hanno dovuto iniziare a scrivere sugli inviti la dicitura ora esatta, per contrapporla allaltra, la peruviana. Rispetto. La campagna per la puntualit durer no al 28 luglio, giorno dellindipendenza nazionale, data nella quale speriamo di poter dichiarare la nostra indipenden- za da questa forma di schiavit, fanno sapere dallAcuer- do Nacional, un gruppo formato dal Governo, dai partiti politici e dalle organizzazioni civili, e ideatore di questa campagna. La puntualit una virt civile che esprime rispetto per gli altri, ci tiene a sottolineare Max Hernan- dez, segretario tecnico dellAcuerdo il Per ha bisogno di inserirsi nel mondo, di essere competitivo, e bisogna partire proprio da questo per cominciare a esserlo. E a quanto emerge da una recente inchiesta pubblicata da El Commercio, i peruviani sembrano aver capito lim- portanza della guerra ai ritardatari e paiono disposti ad appoggiarla. E il 91 percento degli abitanti di Lima hanno dichiarato che faranno di tutto per vincerla. Il tempo. A dare il buon esempio saranno comunque i de- putati. Parola del presidente del Consiglio dei ministri, Jorge del Castello, disposto a far di tutto per togliere al pa- ese la brutta fama di ritardatario, peggiorata specialmen- te durante il governo precedente. Il presidente Alejandro Toledo era talmente ritardatario che per denire i suoi orari non bastava ricorrere al termine hora peruana, ma era divenuto indispensabile un ulteriore neologismo, la hora cabana, dal suo paese di nascita. Il tempo una risorsa non rinnovabile ammonisce Hernandez non dimentichiamolo pi. WOODSTOCK 1969 - 1994 INNANZITUTTO, COME TI SEI IMBATTUTO IN RICHARD BRAUTIGAN? E COME MAI ISBN HA DECISO DI PUBBLICARE I SUOI INEDITI IN ITALIA? successo un po di anni fa negli Stati Uniti. Vivevo vicino alla sua San Francisco e mi sono imbattuto in libreria nella copertina di Trout Fishing in America, con Brau- tigan in posa davanti alla statua di Benjamin Franklin. Mi ha incuriosito il fatto che il libro cominciasse proprio dalla descrizione della copertina. Cos lho letto, mi ha spiazzato, divertito e invogliato a leggere altre cose sue. Quando qualche anno dopo ho cominciato a interessarmi di traduzione, mi venuta voglia di tradurre un suo libro che mi era piaciuto molto e che era ancora inedito in Italia (sarebbe diventato Ame- rican Dust: Prima che il vento si porti via tutto). Lho proposto a Marcos y Marcos, che allepoca pubblicava Brautigan, ma senza troppa fortuna; meglio andata con lallora neonata ISBN e da l il progetto ha preso il via. Dopo quel primo libro nel 2005, ISBN ha deciso di pubblicare altri inediti di Brautigan, facendone uno dei suoi autori di punta: cos sono venuti Una donna senza fortuna (2007), Il mostro degli Hawkline (2008) e, in cantiere per i prossimi mesi, il suo primo romanzo, Il generale immaginario (A Confederate General from Big Sur). BRAUTIGAN HA SCRITTO MOLTE PARODIE (DEL POLIZIESCO, DEL PORNO, DEL GOTICO E DEL WESTERN CON IL MOSTRO DEGLI HAWKLINE). I SUOI PASTICCI SEMBRAVANO LUNICO MODO CHE AVEVA DI SCRIVERE, ALLE VOLTE, E COS ANCHE IL MAGICO LA CASA DEI LIBRI A UN CERTO PUNTO MUTAVA IN UN INQUIETANTE E DOLOROSO REPORTAGE SU UN ABORTO CLANDESTINO. MI CHIEDO DUE COSE: STATO UN PRECURSORE? O TUT- TO MERITO DEL FATTO CHE DA GIOVANE BRAUTIGAN ERA STATO AIUTAN- TE DI UN INVENTORE (A PROPOSITO, VERO?) Le parodie e il pastiche sono per Brautigan una risposta non-dotta alla percezione dotta della ne dei generi tradizionali, sentita da una parte della nuova letteratura americana sul nire degli anni sessanta e sancita dal saggio di Barth sulla letteratu- ra dellesaurimento nel 1967. Brautigan stato tra i primi a rivisitare sistematicamente la parodia come possibilit espressiva in una serie di romanzi che ha scritto a partire dalla ne degli anni sessanta. Le radici di questa sua scelta vanno cercate da un lato nella sua vena comica (virata progressivamente verso il tragicomico) e dallaltro pro- prio in quel senso di sducia verso i generi convenzionali, che poi allorigine di molte delle sperimentazioni della letteratura americana di quegli anni. Per quanto riguarda lesperienza di aiuto-inventore, pare da alcune testimonianze che INTERVISTA A ENRICO MONTI, CURATORE DI IL GENERALE IMMAGINARIO, QUARTO ROMANZO DI RICHARD BRAUTIGAN CHE ISBN PUBBLICA eettivamente lo sia stato per un breve periodo negli anni sessanta: chiss, forse certe folli alchimie de Il mostro degli Hawkline sono nate proprio l. IN PESCA ALLA TROTA IN AMERICA, BRAUTIGAN FA RIFERIMENTO ALLA FOLLIA COME A UNA SORTA DI RIFUGIO, ANCHE FISICO. ALCUNI DEI SUOI PERSONAGGI PENSANO DI PASSARE LINVERNO AL CALDO DI UN MANICO- MIO. QUANTO LA SCHIZOFRENIA PARANOICA DI CUI SEMBRAVA SOFFRIRE BRAUTIGAN INFLUENZ LE SUE OPERE, SECONDO TE? E LUSO DI ALCOL O DROGHE? CONSIDERATO ANCHE CHE PARE FOSSE AFFETTO DA FETAL AL- COHOL SYNDROME. Non so onestamente se sorisse di questa patologia; quel che innegabile che aveva gravi problemi con lalcol, specie negli ultimi anni della sua vita. Meno con le droghe, di cui a quanto pare non fu mai assiduo consumatore, nonostante abbia vissuto in prima la la stagione psichedelica della Summer of Love. Senza indulgere in una lettu- ra biograca della sua opera, non dicile trovarvi, pi o meno trasgurati, echi dei traumi della sua infanzia, e certe pulsioni paranoiche sono evidenti a diversi livelli nella sua scrittura. SI DICE CHE BRAUTIGAN ABBIA AVUTO LA FORTUNA/SFORTUNA DI APPAR- TENERE A PI MOVIMENTI CONTEMPORANEAMENTE (BEAT, HIPPY, POI CHISS). IO DICO CHE NONOSTANTE NEGASSE LUI ERA SOPRATTUTTO UN INDOMABILE SURREALISTA, UN FONDAMENTALISTA DELLIMMAGINA- ZIONE. E CHE, SEMPLICEMENTE, ERA PI A SUO AGIO CON LA POESIA E LA CANZONE CHE COL ROMANZO. Di sicuro sempre rimasto un outsider. Cresciuto tra i beat di North Beach, che per non lhanno mai preso troppo sul serio, poi diventato per un po licona degli hippy di Haight Ashbury, salvo prenderne le distanze quasi subito. Al di l delle etichette, come dici tu, limmaginazione era senza dubbio la sua dote migliore e quella che pi ti colpisce nelle sue pagine. E quellimmaginazione trova forse nella poesia un campo dapplicazione privilegiato, un terreno dove limmagine insolita, la metafora originale riescono a emergere incontrastate. Alla narrativa Brautigan arrivato solo pi tardi e spesso i suoi romanzi, peraltro solitamente brevi e ibridi, procedono per episodi, per racconti, per lampi dimmaginazione concatenati fra loro, nendo per virare progres- sivamente verso altri campi dellimmaginazione, verso altri generi. DI TUTTI I BRAUTIGAN PUBBLICATI IN ITALIA, QUELLI DELLA ISBN SEM- BRANO I PI CURATI A PARTIRE DAL FATTO CHE SONO TRADOTTI DA UNUNICA PERSONA, E CIO TU. COM STATO E COM TRADURLO? NELLE NOTE A UNA DONNA SENZA FORTUNA PARLI SOSTANZIALMENTE DI UN EQUILIBRIO TRA INGENUIT, SEMPLICIT E IMPROVVISI SPUNTI POETICI (COME ISOLE DI PAROLE). Brautigan ha avuto in Italia alcuni illustri traduttori, da Riccardo Duranti (traduttore di Carver) per il primo Pesca alla trota in America (ora purtroppo fuori commercio), a Pier Francesco Paolini (traduttore di Vonnegut e Bukowski), a Pietro Grossi (lautore di Pugni). La cura che tu gentilmente ritrovi nei libri ISBN credo sia merito soprat- tutto del progetto di rivalutazione dellautore messo in atto dalla casa editrice: non facile trovare un editore disposto a investire cos tanto in un progetto di questo tipo (con quattro titoli in cinque anni) e ad aancare a ogni uscita un apparato critico che inquadri lopera e/o lautore, e credo che questo sia uno sforzo apprezzabile e ap- prezzato dai lettori. Per me e credo per ogni traduttore, poter tradurre pi opere di uno stesso autore la forma ideale, perch ti permette di anare ogni volta qual- cosa di nuovo e di fare sempre pi tua la lingua dellautore. Tradurre Brautigan in primo luogo un divertimento e poi un esercizio di puricazione del linguaggio. Solo traducendolo ti accorgi di come certa apparente semplicit sia in realt il frutto di unattenta elaborazione della frase. La misura nella follia da un lato e certa naturale dissonanza dallaltro sono gli aspetti che pi mi piacciono nella sua scrittura, insieme ovviamente alla spiazzante originalit di certe sue immagini. Il rischio maggiore tra- ducendo Brautigan di banalizzare questa misurata follia esasperando, tra gli altri, i tratti colloquiali della sua scrittura, o quelli comici. LA COSA CHE PI MI COLPISCE DI BRAUTIGAN , IN EFFETTI, LINGENUI- T, CHE NON SCONFINA MAI IN UNA SCRITTURA BANALE. SI FINISCE PER AMARLO PROPRIO PER QUESTO. SI HA LIMPRESSIONE DI NON LEGGERE UNA PERSONA COME ALTRE CHE SCRIVE, COME CHIUNQUE. SEI DACCOR- DO O SONO UN PAZZO VISIONARIO? S, una scrittura che riesce a essere autentica, pur essendo spesso curatissima, tant che dietro certe pagine apparentemente semplici pare ci siano innite (paranoiche) riscritture. Prendi Una donna senza fortuna, il suo ultimo scritto: ti sembra di leggere il diario intimo di un viaggio verso la ne, eppure c anche in quellimmediatezza una ricerca tutta particolare. Una cosa simile a quella che hai notato tu, lha ritrovata an- che Almodvar in Una donna senza fortuna, che pare sia stato lunico libro che ha letto durante la lavorazione di La mala educacin e di cui dice: Non ricordo daver mai visto cos tanta vita riessa in cos poche pagine. CREDO CHE IL VECCHIO RICHARD ABBIA SCRITTO DI UNA SOLA COSA, IN SOSTANZA: LAMERICA. EPPURE, SEBBENE SI CONFRONTASSE CON UNA COSA COS GRANDE, RIUSCIVA A DOMARLA CON LE ARMI DELLA SUA PRO- SA SEMPLICE, ADOTTANDO CAMPI LUNGHI O LUNGHISSIMI E GRANDI EL- LISSI. SONO RIMASTO COLPITO QUINDI DA 102 RACCONTI ZEN, UN LIBRO DI COMPONIMENTI CORTISSIMI, IN CUI SI NOTA INVECE CHE NEL BREVE BRAUTIGAN ERA ABILISSIMO E MOLTO PRECISO (DESCRIZIONI MOLTO DETTAGLIATE DI AMBIENTI E STATI DANIMO, ECC). vero, lAmerica la grande protagonista di molti suoi scritti, tanto che la sua ope- ra pu essere vista tutta insieme come unepica contemporanea, solo frammentata in tante tessere di diversa grandezza. I 102 racconti zen sono tra le tessere pi piccole di quel progetto: si tratta di una scelta di racconti presi da due raccolte diverse (The Revenge of the Lawn e The Tokyo-Montana Express) con alcuni spunti davvero prege- voli. Nella forma del racconto brevissimo, della short short-story, che a tratti sconna quasi nella poesia in prosa, si pu trovare forse la matrice profonda della sua scrittura, che anche quando si estende alla forma del romanzo resta spesso scomponibile in una serie di quadretti concatenati. SO CHE MARCOS Y MARCOS RITIENE POCO FRUTTUOSO STAMPARE PESCA ALLA TROTA IN AMERICA PERCH HA TROPPI RIFERIMENTI ALLA CULTU- RA AMERICANA CHE POTREBBERO SFUGGIRE A NOI ITALIANI. IO INVECE HO SEMPRE LIMPRESSIONE CHE IL MODO IN CUI GLI AMERICANI PARLA- NO DI CERTI LORO ARTEFATTI (DA KOOLAID ALLA COCA COLA) RIESCA A DARE QUALCOSA DI MITICO ALLA LORO SOCIET. COMUNQUE. SECONDO TE CHI O COSA PESCA ALLA TROTA IN AMERICA? vero che trabocca di cultura americana, ma lo stesso si pu dire di molti altri classici americani contemporanei: forse che Sulla strada o Il giovane Holden non ne sono pieni? E poi, in n dei conti, la nostra conoscenza di quella cultura non ha fatto che crescere negli ultimi anni, quindi non credo che certi riferimenti possano essere pi sfug- genti di ventanni fa quando apparve la prima traduzione italiana, o di dieci anni fa quando fu ritradotto. In quellentit proteiforme che Pesca alla trota in America vedo soprattutto la memoria collettiva del sogno americano di fronte al suo tramonto, il Walden Pond di Thoreau che si riempie di cartacce colorate e va allasta al metro qua- dro: un lamento insomma sulla perdita dellinnocenza, ma con il sorriso sulle labbra. ADESSO, PER CONCLUDERE, VORREI PARLARE DI UNA COSA A CUI TENGO MOLTO. E CIO DEL FATTO CHE IL CINEMA DEI FRATELLI COEN DEBBA MOLTO A SCRITTORI COME KURT VONNEGUT (SOPRATTUTTO) E RICHARD BRAUTIGAN (PENSO ALLESILARANTE SOGNANDO BABILONIA) IN FATTO DUMORISMO, IBRIDAZIONE DI GENERI DIVERSI E MOLTO ALTRO. SEI DAC- CORDO? vero che certe loro scelte stilistiche richiamano alla mente la scrittura di Brautigan. Non so se labbiano mai letto e/o ne siano stati inuenzati, per si possono senzaltro ritrovare delle analogie nel loro modo di fare cinema: per questa e tante altre ragioni, dubito che metteranno mai in lm qualcosa di Brautigan, anche se sarebbe interes- sante vedere un loro adattamento (o ancora di qualcuno come Michel Gondry). In passato qualcuno ci ha provato con Il mostro degli Hawkline: Hal Ashby prima regista del bel Harold e Maude, dalle atmosfere molto brautiganiane e Tim Burton poi, ma per un motivo o per laltro non se n mai fatto niente. Di suo, Brautigan era un grande cinelo e, se mai ha dato qualcosa al cinema in termini dispirazione, sicuramente ne ha attinto a piene mani in termini di spunti e riferimenti: basta vedere come in Ame- rican Dust riviva tutta la sua infanzia proprio come un lm. di Marco Montanaro http://malesangue.wordpress.com/2009/05/12/enrico-monti-richard-brautigan-me/ Em Bm/F# Yeah, all those stars drip down like butter, Em Dsus4 D promises are sweet Em Bm/F# We hold out our pans, lift our hands to catch them. Em C We eat them up, drink them up, up, up, up D G C Am D G C Heyyyyyy, let me in. D G C Am D G Em Heyyyyyy, let me in. Em Bm/F# I only wish that I could hear you whisper down, Em Dsus4 D mister sherman, to a less peculiar ground. Em Bm/F# He gathered up his loved ones and he brought them all around Em C to say goodbye, nice try. D G C Am D G C Heyyyyyy, let me in. D G C Am D G Em Heyyyyyy, let me in. GUITAR TABS BY R.E.M. TABS FOR SONG: LET ME IN CHORDS BY JAN CHALUPA Impostare lamplicatore con la distorsione al massimo e il volume di uscita basso. Break - D Then...Organ arranged for guitar e------------------------------- B-------------------8----------- G--7--9------7-----------9-----7 D------------------------------- Em Bm/F# Em Dsus4 D I had a mind to try to stop you. Let me in. Let me in. Em Bm/F# Ive got tar on my feet and I cant see. Em All the birds look down and laugh at me. C Clumsy, crawling out of my skin. D G C Am D G C Heyyyyyy, let me in. yeah yeah yeah D G C Am D G Em Heyyyyyy, let me in. D G C Am D G C Heyyyyyy, let me in. yeah yeah yeah D G C Am D G Em Heyyyyyy, let me in. over the last chorus and to the end: e---------------------------------------------------------------------- B------------13--12----------------------------13--12-------------- G--12--14------------14--12----------12--14------------14--12-- D-------------------------------14----------------------------------- repeats over chorus chords to end...... What an awesome story. This inspires me a lot. In the world, certain cultures are the way they are, but music doesnt care. There are no boundaries for music. It connects right here in your heart. You cant stop it. So right on! James Heteld, METALLICA When I heard there was a heavy metal band in Baghdad, I was immediately interested to nd out more. I instantaneously knew it would be a death-defying act to play any kind of rock and roll music there, as rock is such a Western invention. Id guess, as the rock gets harder-sounding, it seems all the more insulting to the traditional Iraqi sen- sibility and thats what made Acrassicauda as much daredevil as inspirational. Music is my religion and I know that feeling of necessity that you get about playing music. The peace it brings to troubled minds. But, I cant imagine the emotional endurance itd take to risk death just to buy guitar strings. For me, the story of Acrassicauda is such an important one because its one of the few Iraqi stories Ive heard of that is truly about freedom for Iraqi people. Theirs is an unk- nown war, fought in the middle of another. Music explains thoughts and feelings dicult to express in any other way and, perhaps nowadays, musics miraculous impact is taken for granted... until you see something like this. Itll make you put down your emo CDs faster than you would a John Tesh Groundhogs Day album. [The Heavy Metal in Baghdad documentary] should be man- datory viewing to any band who lip syncs, pulls the status quo, or thinks its been awhi- le since they loved themselves... Lifes hard cause its worth it. Dont be a pussy. Josh Homme, QUEENS OF THE STONE AGE I rst heard of Acrassicauda in the Spring of 2008 via the online trailer for Heavy Me- tal in Baghdad. I was immediately drawn in. My friend and publicist, Nettie Hartsock, who had sent me the link, connected me with associate producer Brian Orce, and we spoke by phone. It turned out that the lm company Vice, was in Brooklyn, just a few neighborhoods over from where I live. A couple hours later, as promised, there was a knock at my door from a Vice intern, personally delivering an advance DVD of the lm. Immediately after watching the lm, I called to rave about it. I also oered to do wha- ECCO CHE COSA DICONO (IN INGLESE) DI HEAVY METAL IN BAGHDAD E DEGLI ACRASSICAUDA, LUNI- CA BAND HEAVY METAL IRACHENA, ALCUNI GRAN- DI MUSICISTI, METAL E NON tever I could to help spread the word. Id recently experienced a re-entry into the metal world by reuniting with my band Testament, after more than ten years. Suddenly I was in the midst of metal gigs, festivals, and press junkets all over the world and had seen no awareness of a metal presence in Iraq. The world, and the metal world in particular, needed to know more about Acrssicauda and the situation in Iraq. Any thoughts about my own struggles being a musician were quickly put to shame. Sure, Ive dealt with my share of cancelled ights, lost luggage, and equipment failure. But these guys have had to deal with bombings, curfews, sniper re, and a country un- der occupation and on the verge of civil war. Once escaping that environment, theyve had to face the reality of living as refugees without a homeland and the challenges of sticking together as a band, despite attempts to relocate them individually to places where theyd be isolated from one another. The story of Acrassicauda proves that metal crosses all borders and that music and art should be supported by governments, not just donations from caring individuals and companies. The acts of pounding the drums, thumping the bass, making the guitars scream, yelling into the mike, and being on the receiving end as a listener provide a welcome respite from daily life. This is true whether youre a frustrated teen safe in the suburbs of the U.S., or someone facing life-threatening dangers in a country such as Iraq. The guys in Acrassicauda value metal enough to face insurmountable odds just for the freedom of playing it. Heres hoping the next chapters in their story get easier. Alex Skolnick, TESTAMENT Watching Heavy Metal in Baghdad put things into perspective. You do tend to take things for granted when you just start, and can go down in your practice space and it hasnt been hit by a bomb. I just felt bad that they had to go through all that just to rock, and its such a non-issue here. The furthest thing from your mind would be that someone would try to stop you from it. I think they are incredibly courageous, and it obviously gave them the fuel to keep going. I cant imagine being in that scenario at all. I dont have any point of reference for that. I wouldnt even pretend to say that I could sympathize with that situation. So my heart went out to them, and I hope that I get to meet them sometime. Its a very inspiring story. Brann Dailor, MASTODON Alcuni pensano che amare sia essere gentili con gli altri e non litigare mai. Altri credono che si possa amare senza essere daccordo su tutto, dicendosi le cose come stanno. Oscar Brenier Jacques Desprs Il libro dellamore e dellamicizia Che cos lamore? Che cos lamicizia? A queste domande si possono trovare risposte molto di- verse o addirittura opposte: lami- cizia questione di un momento o una cosa che si costruisce giorno dopo giorno? Si pu amare senza essere corrisposti? Mille e una domanda e mille e una rispo- sta illustrate da magniche tavole, per pensare di nuovo a cosa dav- vero importante. Oscar Brenier Jacques Desprs Il libro dei grandi contrari losoci Dalla pi tenera et scopriamo che le idee si oppongono e si com- prendono le une grazie alle altre. Quando cresciamo il nostro pen- siero si afna, impara a cogliere nozioni pi astratte, idee pi com- plesse, eppure continua ad avere bisogno dei contrari. Senza con- trari non si pu pensare. I contrari si imparano sin da piccoli. IN LIBRERIA E SU WWW.ISBNEDIZIONI.IT