C
16
i contatti tra i coltivatori e i possibili ac-
quirenti.
La Coop. Humus attualmente membro
del Consiglio direttivo dell'associazione,
e dalla campagna canapicola 1998 ha av-
viato, in provincia di Ascoli Piceno, un
p rogetto sperimentale per valutare i ri-
sultati agronomici e gli eventuali impie-
ghi industriali della canapa nel settore
c a rtario, considerata anche l'import a n z a
che questo settore riveste per la nostra
regione. Il progetto, sostenuto dall'As-
sessorato Regionale all'Agricoltura e fi-
nanziato dal Consorzio Universitario Pi-
ceno, ha visto coinvolti, oltre alla Coop.
Humus, l'Istituto Poligrafico Zecca dello
Stato e le Cartiere Miliani di Fabriano.
Ma prima di valutare i risultati della spe-
rimentazione industriale necessario da-
re alcuni ragguagli sulle tecniche agro-
nomiche visto che non pi pensabile
utilizzare quelle di cinquanta anni fa.
CENNI AGRONOMICI
Carat teri st iche del la pi ant a: la canapa
una pianta erbacea annuale appartenente
alla famiglia delle Cannabinacee. Presen-
ta una radice fittonante che si approfon-
disce notevolmente nei terreni adatti. Il
fusto eretto, sottile, alto fino a 4 metri,
non ramificato se la semina fitta. Le fo-
glie sono palmato lobate e formate da
7 10 foglioline molto allungate ed a
margine seghettato. Il seme un achenio
(1000 semi pesano 15 20 gr.).
Esi genze pedocli mat iche: una coltura
che predilige terreni mediamente fertili e
profondi, pu succedere a se stessa (2
3 anni) senza che il terreno accusi feno-
meni di stanchezza. Si adatta ad un "ran-
ge" climatico che va dal subtropicale al
temperato ed essendo molto sensibile al
freddo va seminata quando la temperatu-
ra del terreno ha ormai raggiunto i 10 C
(da met marzo in poi), preferibilmente i
12 14 C.
Biologia e tecnica colturale: il seme della
canapa ha bisogno, viste le piccole di-
mensioni, di una accurata pre p a r a z i o n e
del letto di semina, per cui si deve opera-
re con una aratura di circa 50 centimetri
a fine estate seguita da una o due erpica-
t u re durante le quali si provvede anche
alla concimazione di fondo e se possibile
a quella organica con 200 quintali ad et-
taro di letame. La concimazione minerale
si avvale di 2,5 3 quintali/ettaro di con-
cime minerale ternario (tipo 20 10
10) ed eventualmente un quintale/ettaro
di concime minerale azotato in copertu-
ra. Da prove effettuate allIstituto di
Agronomia della Facolt di Agraria di Bo-
logna emerso che somministrare dosi
di azoto superiori ad 80 unit ad ettaro
non porta a miglioramenti quantitivi o
qualitativi.
Il periodo ottimale per effettuare la semi-
na si colloca tra la met di marzo ed i
primi di maggio, a seconda delle zone e
delle variet impiegate, utilizzando 50
60 chilogrammi di semente ad ettaro. Il
seme utilizzato deve essere certificato e
di una variet tra quelle ammesse dall'U-
nione Europea. La semina si esegue con
una normale seminatrice universale po-
nendo gli organi distributori a 15 18
centimetri di distanza, con una pro f o n-
dit di semina di 2 3 centimetri in mo-
do da ottenere una densit iniziale di po-
polamento di 150 200 piante a metro
quadro. Al momento della raccolta il po-
polamento si ridurr a 120 150 pian-
te/metro quadro o, nelle condizioni peg-
giori, a 80 100. E' necessario evitare il
ristagno di acqua sul terreno in questa
fase poich soffocherebbe il seme impe-
dendogli di germinare.
Dopo la semina, tra maggio e giugno, si
esegue la concimazione di copertura con
il fertilizzante azotato. Altra operazione,
non sempre necessaria durante la colti-
vazione, una eventuale sarc h i a t u r a
avente lo scopo di controllare le erbe in-
festanti, ridurre levaporazione, aerare lo
strato superficiale del terreno e aumen-
tare linfiltrazione dellacqua. Il massimo
fabbisogno idrico della ca-
napa si colloca durante il
periodo di allungamento
degli steli che dura dalle 5
alle 6 settimane nei mesi di
giugno e luglio; se lacqua
scarseggia in questa fase
consigliabile irr i g a re con
c i rca 1500 metri cubi dac-
qua. Se seminata a tempo
debito la canapa non neces-
sita dellutilizzo di diserban-
ti chimici o pesticidi visto
che il suo accre s c i m e n t o
molto rapido ostacola lo
sviluppo alla maggior part e
delle malerbe.
La raccolta avviene normal-
mente nel periodo che va
dai primi di agosto fino alla
met di settembre. Questa
pu essere eseguita con le
normali macchine per la fie-
nagione; ideali sarebbero le
falciacondizionatrici a barre
(non a dischi) che riducono i tempi di
essiccamento. Laltezza del taglio pu va-
r i a re dai 3 ai 5 centimetri dal livello del
terreno; il taglio pi alto facilita laerazio-
ne dellandana e quindi lessiccamento. Il
prodotto essiccato sul terreno per 10-15
giorni andr poi rotoimballato utilizzando
le macchine attualmente in circ o l a z i o n e ,
facendo attenzione al peso delle rotoballe
(da 100 a 400 Kg) e soprattutto all'umi-
dit degli steli in modo da evitare nocivi
fenomeni di fermentazione della massa
imballata (UR ottimale 18%). La pro d u-
zione di bacchette (fusto della pianta pri-
va di foglie) si aggira dalle 8 alle 12 ton-
nellate ad ettaro.
Avversit: poche sono le avversit vege-
tali ed animali che colpiscono la canapa.
Per le infestanti abbiamo detto preceden-
temente che se la canapa seminata per
tempo le malerbe non riescono a svilup-
parsi; i ritardi nella semina possono faci-
litare la crescita di erbe tipo Abutilon e/o
Amar ant hus e/o Convol vol us spp. e c c . ,
tipiche infestanti del mais. Lentomofau-
na presente sulla canapa, raramente a li-
velli epidemici, riguarda diversi rincoti
tra cui Lygaeidi e Pentatomidi che danno
il caratteristico cimiciato, alcuni co-
leotteri del genere Opatrum e Crepidode -
ra e diversi lepidotteri tra cui quello po-
tenzialmente pi pericoloso Ostri nia nu -
b i l a l i s (piralide); questi insetti, quando
p resenti, si stabiliscono nelle diverse
parti della pianta, dalle radici, al fusto, al-
le foglie fino alle infiorescenze.
Miglioramento genetico e variet: la na-
I n f i o rescenza femminile
17
turale dioicit della canapa, che porta ad
una diversa epoca di maturazione delle
piante maschili rispetto alle femminili,
uno dei problemi maggiori; col migliora-
mento genetico si riusciti ad ottenere
variet monoiche (la maggior parte fran-
cesi) che hanno risolto il problema an-
che se recenti studi hanno dimostrato la
l o ro minore produttivit. Prendiamo in
considerazione solo le tre variet diretta-
mente sperimentate nellappezzamento
di Spinetoli di cui attualmente disponi-
bile la semente (non sono al momento
disponibili sementi di variet italiane). Di
queste, due sono variet monoiche fran-
cesi (Fedrina 74 e Futura) e laltra una
variet dioica ungherese (Kompolti).
Fedri na 74 e Fut ur a: sono ibridi F1 ed
F2 derivanti dallincrocio di variet mo-
noiche (in part i c o l a re la var. Fibrimon)
con diverse variet dioiche da fibra. So-
no queste due variet che pre s e n t a n o
una diversa data di fioritura (giugno lu-
glio) mentre la durata del ciclo presso-
ch uguale (maturazione tra fine luglio e
met agosto).
K o m p o l t i : una variet selezionata a part i-
re dalla Carmagnola (variet italiana pi fa-
mosa) molto produttiva e con buona qua-
lit della fibra. Rispetto alle variet monoi-
che francesi che hanno un ciclo re l a t i v a-
mente breve, la dioicit conferisce alla
Kompolti una durata del ciclo vegetativo e
quindi della maturazione molto pi lunga
(maturazione tra agosto e settembre ) .
Posto nellavvicendament o: la canapa si
inserisce tra le colture da rinnovo, per
cui pu sostituire nelle semine primave-
rili del nostro territorio, il mais o il gira-
sole. E una pianta che lascia sul e nel
t e rreno un grande quantitativo di mate-
riale organico fondamentale per il ripri-
stino del contenuto di sostanza organica
nel suolo. Le numerose propriet positi-
ve nei riguardi della fertilit del terre n o
fanno della canapa una delle migliori
precessioni vegetali per colture sfruttanti
come il frumento o lorzo.
LA SPERIMENTAZIONE
NEL SETTORE CARTARIO
Il progetto di sperimentazione pro m o s-
so dalla Cooperativa Humus si pro p o-
neva di valutare le possibilit di un uti-
lizzo della canapa nella produzione di
pasta di cellulosa ad uso cartario ed in
p a rt i c o l a re si proponeva i seguenti
obiettivi: 1) Va l u t a re le caratteristiche
chimiche della pianta, rilevanti ai fini di
una successiva trasformazione indu-
striale; 2) Pro d u rre paste cartarie ad al-
ta resa da tiglio (parte fibrosa della
pianta) e da canapulo (parte interna le-
gnosa); 3) Pro d u rre paste cartarie chi-
miche da tiglio e da canapulo; 4) Pro-
d u rre carte contenenti paste chimiche
ad alta resa di canapa; 5) Pro d u rre car-
te con le paste chimiche di tiglio e di
c a n a p u l o .
I risultati del primo anno di studio speri-
mentale, presen-
tati il 6 novem-
bre '99 presso la
Sala Confere n z e
della Regi one
Marche ad Anco-
na, sono stati
pi che positivi e
ci inducono a pensare di aver imboccato
la strada giusta. In particolare da questi
risultati emergono due dati salienti: l'otti-
mo comportamento del tiglio di canapa
nella produzione di paste di cellulosa sia
di tipo chimico sia ad alta resa; il sor-
p rendente comportamento del canapulo
nelle paste ad alta resa che ne fanno un
valido sostituto del pioppo utilizzabile ad
esempio nella produzione di carta da
giornale.
Ma il dato veramente importante che
emerso dalla sperimentazione il fatto
che in Italia esiste una filiera completa
per la trasformazione industriale della ca-
napa: il Poligrafico dello Stato, nei suoi
impianti di Roma e Foggia in possesso
delle attre z z a t u re, attualmente inutilizza-
te, per la separazione della canapa e la
p roduzione di pasta di cellulosa.
Quello su cui la Cooperativa attualmente
sta lavorando insieme ai lavoratori del
Poligrafico di Foggia vagliare la possi-
bilit di avviare a Foggia una linea di
p roduzione di cellulosa di canapa, cosa
questa che consentirebbe la salvaguar-
dia di circa trecento posti di lavoro e la
messa a coltura di pi di 10.000 ettari di
canapa. Una proposta in tal senso gi
stata avanzata dalla SLC-CGIL pugliese
sia ai vertici del Poligrafico, sia al Mini-
s t e ro del Te s o ro che del Poligrafico
p ro p r i e t a r i o .
Siamo in attesa che si apra un tavolo di
c o n f ronto tra Assocanapa, sindacati,
v e rtici aziendali e Ministero per verifica-
re le reali possibilit di questa ipotesi e
soprattutto per re n d e rci conto se in Ita-
lia esiste o meno la volont "politica" di
f a re scelte che vadano verso l'utilizzo di
materie prime nazionali alternative al le-
gno nella produzione di pasta di cellulo-
sa. L'Italia, ricordiamolo, importa circa il
90% della cellulosa di cui ha bisogno.
Donne di S. Benedetto del Tro n t o .
Rit irano le matasse di canapa. (anni 30)
Canapini di S. Benedet to del Tro n t o .
Pettinano la canapa. (anni 30)
18
ASPETTI GIURIDICO-NORMATIVI
La canapa "da fibra" sottoposta ad uno
speciale regime normativo proprio a cau-
sa della sua affinit con quella "da droga"
da cui si distingue solo per la percentua-
le di principio attivo (THC) presente al-
l'interno della pianta. La CEE ha fissato il
limite di principio attivo ammissibile nel-
le variet da fibra allo 0,3%. Per questo,
al fine di ottenere il contributo, neces-
sario coltivare variet selezionate e certi-
ficate ammesse dalla CEE che garanti-
scano un tenore di THC inferiore o ugua-
le allo 0,3%.
Inoltre l'agricoltore tenuto a presentare
p resso gli Ispettorati Agrari Te rr i t o r i a l i
e n t ro il 15 maggio dell'anno di semina
una dichiarazione che evidenzi le superfi-
ci destinate a canapa (i moduli sono di-
sponibili presso gli stessi Ispettorati o
presso Assocanapa).
Gli Ispettorati sono poi tenuti a trasmette-
re i dati in Regione che a sua volta tenu-
ta a trasmetterli alle forze dell'ordine: Po-
lizia, Carabinieri e Guardia di Finanza.
Le forze dell'ordine possono a loro volta
effettuare dei sopralluoghi nei campi per
prelevare dei campioni di canapa e verifi-
care, tramite un apposito esame, la per-
centuale di THC presente nelle piante.
Questo al fine di prevenire le coltivazioni
illegali.
Gli obblighi normativi prevedono ancora
per l'agricoltore la presentazione della ri-
chiesta di contributo entro il 31 dicem-
bre successivo alla raccolta e la presen-
tazione della PAC sui seminativi entro il
30 aprile dell'anno di semina.
E' da sottolineare che, secondo la nor-
mativa vigente, l'erogazione del contri-
buto subordinata alla stipula di un con-
tratto di conferimento del prodotto ad un
primo trasform a t o re autorizzato anche
se la CEE sembra intenzionata, nei nuovi
regolamenti in via di approvazione, ad
abolire questo vincolo. In ogni caso l'a-
gricoltore ha la facolt di stipulare il con-
tratto entro il mese di luglio dell'anno
successivo alla raccolta.
ASPETTI COMMERCIALI
La reintroduzione della canapa tra le col-
t u re di largo impiego potrebbe investire
positivamente, a nostro avviso, svariati
settori produttivi dell'economia del no-
s t ro paese: agricoltura, ambiente, indu-
stria (compresa quella di trasform a z i o-
ne) e commercio. Il tutto nella direzione
di quello che viene comunemente defini-
to "sviluppo sostenibile" e che oggi ri-
sulta centrale nella programmazione dei
vari settori produttivi. La canapa una
pianta altamente ecologica, visto che
non necessita n di diserbanti n di pe-
sticidi, e i suoi usi sono molteplici (se ne
contano quasi 25.000): oltre a quello
c a rtario, che potrebbe port a re ad una
sensibile riduzione dell'abbattimento del-
le foreste, il settore tessile quello che
tradizionalmente costituisce lo sbocco
principale della fibra di canapa. Essa po-
trebbe sostituire gran parte delle fibre di
cotone attualmente utilizzate (il cotone,
tra l'altro, necessita di un massiccio im-
piego di diserbanti). In questo settore
Assocanapa sta portando avanti dei pro-
getti sperimentali in altre regioni italiane
con risultati incoraggianti anche se in
questo caso la costruzione della filiera
Durante il raccolto
Alcuni rappresentanti della Coop. HUMUS nel campo sperimentale di canapa. Tra piante alte pi di 4 metri (anno 1998)
presenta maggiori difficolt dovute al fat-
to che per poter utilizzare la canapa co-
me fibra tessile necessario effettuare la
tradizionale "macerazione in acqua" con
tecniche innovative rispetto al passato.
O l t re al tessile e al cartario, settori che
da soli potre b b e ro assorbire enorm i
quantitativi di canapa, esistono un'infi-
nit di altri settori che, seppur di nicchia,
p o t re b b e ro costituire lo sbocco per
quantit di prodotto non indiff e renti: la
bioedilizia, i cosmetici, i compositi, i pro-
dotti alimentari, gli oli combustibili, i
pannelli coibentanti, la produzione di
e n e rgia da biomassa, la produzione di
pellet da combustione, i rivestimenti per
le auto (al proposito esiste una direttiva
europea che impone di utilizzare materia
vegetale riciclabile nell'industria automo-
bilistica per almeno il 20%).
Il problema in Italia che il ritardo nel
recepire la direttiva europea da parte del
M i n i s t e ro per le Politiche Agricole ha
ostacolato la creazione di una filiera
completa con la conseguente penalizza-
zione degli agricoltori per la difficolt di
conferire il prodotto ad un primo trasfor-
matore autorizzato.
A tutt'oggi questo problema esiste ed
ci che ostacola maggiormente lo svilup-
po della canapicoltura.
A questo si aggiunga l'assenza di sementi
italiane e la conseguente necessit di re p e-
r i re il seme sul mercato europeo (Francia,
Ungheria) con costi elevati che variano
dalle 7.000 alle 10.000 lire al chilo a se-
conda delle annate e delle variet.
I primi due anni di coltivazione (1998-
1999) hanno visto il lavo-
ro quasi pionieristico di
alcune realt, come la no-
stra Cooperativa, che no-
nostante le difficolt han-
no avviato progetti di spe-
rimentazione al fine di ga-
r a n t i re nel pi breve tem-
po possibile la re i n t ro d u-
zione di una coltura che
p o t rebbe svolgere un ru o-
lo di primaria import a n z a
nella nostra economia.
Dalla campagna 2000, in
ogni caso, grazie anche
all'impegno di Assocana-
pa, sar pro b a b i l m e n t e
possibile conferire una
p a rte della pro d u z i o n e
nazionale di canapa a
due ditte, una emiliana e
l'altra umbra, che sono
in procinto di essere ri-
conosciute dall'AIMA co-
me primi trasform a t o r i .
Queste ditte si sono im-
pegnate a garantire il riti-
ro del prodotto re l a t i v a-
mente per ad un limita-
to numero di ettari (circa
150) e ad un prezzo cor-
rispondente a quello me-
dio europeo per il pro-
dotto essiccato e rotoimballato (115-120
/Kg). La trattativa per la stipulazione dei
contratti in corso proprio in questi
g i o rni a Torino. Si tratta di un piccolo
passo avanti che speriamo possa servire
allo sviluppo della canapicoltura e alla
sua definitiva affermazione.
Daniele Re
Cooperativa HUMUS
19
P a rcella sperimentale di 1.000 m
2
coltivata con una variet italiana tradizionale: la fibranova
CONTO COLTURALE RIFERITO AD UN ETTARO COLTIVATO A CANAPA
Quantit Prezzo ()
COSTI ESPLICITI (A)1
Preparazioneterreno:
aratura 150.000
fresatura 110.000
Concimazione:
ternario (20-10-10) 3q.li 120.000
distribuzione 30.000
Semina:
seme 50 Kg 400.000
semina+fresatura 130.000
rullatura 40.000
Raccolta:
falciatura 120.000
ranghinatura 50.000
rotoimballaggio estoccaggio 30 rotoballe 400.000
TOTALE 1.550.000
COSTI CALCOLATI (B)2
man. eass. capitalefondiario 50.000
spesegenerali 30.000
imposteecontributi consortili 80.000
interessi sul cap. di anticipazione 84.000
prezzo d'uso del cap. fondiario 300.000
TOTALE 544.000
TOTALE COSTI (C) = (A + B) 2.094.000
RICAVI (D)
prodotto 10 t x 115.000 1.150.000
contributo CEE 1.308.000
TOTALE RICAVI 2.458.000
MARGINE LORDO (D - A) 908.000
UTILE (D - C) 364.000
1) I costi espliciti sono riferiti ad un'ettaro coltivato acanapamapossibileabbatterli su
superfici maggiori. Sui costi espliciti influisceinoltrenotevolmentel'impiego di
contoterzisti o di attrezzatureproprie.
2) I costi calcolati riguardano solo i terreni in affitto.
20
IL CONTOTERZISMO
NELLE MARCHE
S PAZI O APERT O
l fenomeno del
contoterzismo
in agricoltura
stato ogget-
to di una ricer-
ca, al momen-
to in corso di pubblicazione,
condotta presso il Dipart i-
mento di Economia di Anco-
na, in collaborazione con las-
sociazione "Alessandro Barto-
la" e con lA.P.I.M.A. (Asso-
ciazione Provinciale delle Im-
p rese di Meccanizzazione e
Agricole) di Ancona.
I n questa sede, si concen-
t rer lattenzione sullinci-
denza del contoterzismo nel-
le Marc h e .
La diffusione del contoterz i-
smo un aspetto ancora po-
co chiaro in quanto le statisti-
che esistenti consentono solo
misurazioni indirette.
Lassenza di rivelazioni pre c i-
se stata una delle motiva-
zioni da cui scaturita lesi-
genza di condurre unindagi-
ne ad hoc, che costituisce il
primo tentativo di fare mag-
giore chiarezza sulla terziariz-
zazione nelle Marche, attra-
verso interviste dirette ai con-
t o t e rzisti. Di seguito, si illu-
strano le principali inform a-
zioni che discendono dalla-
nalisi delle fonti statistiche e
dallindagine svolta.
DOMANDA E OFFERTA
DEI SERVIZI
I dati I S TAT o ff rono notizie
concernenti sia l'offerta che la
domanda di servizi agricoli
meccanizzati. In merito allof-
f e rta, dallAnnuario Statistico
Italiano del 1997, emerg o n o
le imprese agricole che nel
1995 hanno svolto attivit di
contoterzismo. La loro consi-
stenza numerica pari a 491
unit, corrispondente allo
0,7% delle imprese agricole
esistenti nello stesso anno .
R i g u a rdo ai loro dati stru t t u-
rali e di localizzazione, biso-
gna pero r i c o rre re al Censi-
mento del 1990: in rapport o
alle aziende agricole, risulta
che tali imprese, pre v a l e n t i
nella provincia di Ancona, so-
no diffuse anche nelle zone
montane e, disponendo di
una dimensione considerevo-
le (30-100 ha), dimostano co-
me lalta dotazione di capitale
sia un fattore cruciale nello
sviluppo dei servizi agro -
meccanici.
Dal dato della domanda, inve-
ce, le aziende agricole che ri-
corrono al contoterzismo, nel
1995, rappresentano il 60%
del totale , collocando le Mar-
che fra le Regioni pi interes-
sate dal fenomeno della ter-
ziarizzazione.
Secondo i dati censuari del
1990, Ancona la Pro v i n c i a
in cui il contoterzismo rela-
tivamente pi sviluppato. Le
aziende che richiedono servizi
tendono ad indirizzarsi verso
i m p rese specializzate, in mi-
sura minore rispetto ad altre
aziende agricole e molto me-
no agli organismi associativi,
la cui scarsa influenza un
sintomo del basso livello di
sviluppo dellassociazionismo
nel settore dei servizi agricoli.
Vi inoltre la tendenza a pre-
f e r i re singoli rapporti di forn i-
tura ad una possibile integra-
zione fra le diverse tipologie di
o ff e rta, come dimostra il fatto
che la somma delle aziende
che richiedono servizi ai di-
versi fornitori di poco supe-
r i o re al complesso di aziende
che ricorrono a terz i .
Il servizio a cui maggiormen-
Le statistiche finora esistenti rivelano solo
dati indiretti. Si reso dunque indispensa-
bile condurre unindagine per verificare il
reale ricorso al servizio di contr o t e rz i s m o
passivo e la tipologia delle aziende che vi
a c c e d o n o
I
21
te si ricor re rimane la raccol-
ta meccanica, ma pre n d o n o
piede anche l'aff i d a m e n t o
completo e il pacchetto di
s e rvizi comprendente laratu-
ra, la semina e la raccolta.
Questo mette senz'altro in lu-
ce un processo evolutivo nel-
lofferta di servizi, la cui com-
plessit andata cre s c e n d o
in concomitanza con lo svi-
luppo della macchinizzazione.
In valore assoluto, le aziende
che richiedono servizi sono di
piccolissime dimensioni, a
conduzione familiare e spe-
cializzate in seminativi. In
r a p p o rto alle aziende agrarie,
si ottengono risultati diversi.
Le unit che pi delle altre si
avvalgono dellintervento di
t e rzi hanno una dimensione
compresa fra i 3 e i 20 ettari.
La loro forma di conduzione
in economia, il che significa
che la domanda di serv i z i
p roviene anche da aziende
pi professionali della media,
ossia, che la necessit o la
convenienza al contoterzismo
non circoscritta alle sole
aziende marginali. Un altro ri-
sultato interessante concern e
lindirizzo produttivo: anche
se i seminativi rappresentano
lorientamento tecnico- eco-
nomico pi diffuso, la percen-
tuale di aziende specializzate
in colture pi impegnative (vi-
te, olivo, frutta) che decidono
di avvalersi delle pre s t a z i o n i
del contoterzista raggiunge il
44% delle aziende
totali con lo stesso
orientamento pro-
duttivo. Da ci si
pu dedurre che
l o ff e rta di serv i z i
non mutata solo in
t e rmini di comples-
sit, ma ha subito
anche un pro c e s s o
di diversificazione
trasversale.
I CONTOTERZISTI
U n u l t e r i o re fonte
i n f o rmativa la
U n i o n c a m e re. Nei
registri camerali si
r i t rovano quelle
unit che hanno di-
chiarato di svolgere
prevalentemente
lattivit di serv i z i
meccanizzati con-
nessi allagricoltura
(codice attivit
01.41.1.). Le impre-
se attive, iscritte presso la
Camera di Commercio, nel
primo semestre del 1998, so-
no in numero di 850, pari
all1,2% delle aziende agrico-
le esistenti al 1995. Si con-
centrano nella provincia di
Macerata, al cui interno il Co-
mune di Recanati assume
maggior rilievo.
I DATI DEL REGISTRO
UTENTI MOTORI
AGRICOLI
I dati U M A, elaborati dalla
Regione Marche, perm e t t o-
no di qualificare le impre s e
che hanno usufruito di age-
volazioni sul combustibile,
distinguendole per finalit di
impiego del carburante: per
conto proprio, per conto di
t e rzi, per conto proprio e di
t e rzi. I contoterzisti quindi
r i e n t reranno nelle ultime due
categorie e sono classifica-
bili in relazione alla pre s e n z a
o meno di un azienda agra-
ria. In questultimo caso si
parla di impresa contoterz i-
sta specializzata. Nel com-
plesso, i contoterzisti sono
risultati, al 1998, in numero
di 6770, pari al 10% delle
i m p rese agrarie quantificate
nel 1995.
Si localizzano in gran part e
delle Provincie di Ancona e
Macerata il 51% costituito
da soggetti non specializzati.
Il livello di diffusione del
c o n t o t e rzismo aumenta man
mano che ci si avvicina alla
costa, ponendo in evidenza
come le possibilit applicati-
ve della meccanizzazione,
c e rtamente superiori nelle
zone pi pianeggianti e fert i-
l i , n e influenzino lestensio-
ne. L a rea di maggiore con-
centrazione che, volendo,
p o t rebbe definirsi la centrale
operativa per la fornitura di
s e rvizi, coincide con la fascia
a ridosso della costa che
c o m p rende i Comuni di J esi,
Osimo e Recanati (Fig. 1) . Le
i n f o rmazioni sul carburante
agevolato, tuttavia, rischia-
no,di sovrastimarli fenome-
no, in quanto, data lestre m a
convenienza di quanti impie-
gano macchine agricole a ri-
c h i e d e re un risparmio di im-
posta, probabile che siano
incluse imprese con una mo-
desta, se non quasi nulla, at-
tivit agro - meccanica.
Distribuzione dei contoterzi-
sti che hanno richiesto
carburante agevolato, 1998
(in percentuale sulle imprese
agricole esistenti al 1990)
Fonte: Regione Marche, 1998;
ISTAT, Censiomento generale
dellAgricoltura, 1990
Fig. 1
22
LINDAGINE
Lindagine sul contoterzismo
stata compiuta nella Provin-
cia di Ancona nel corso del
1998 ed ha coinvolto 40 im-
p rese contoterziste, selezio-
nate fra gli associati
d e l l A . P.I.M.A. di Ancona. Le
unit campionate sono risul-
tate iscritte presso la Camera
di Commercio in qualit di
imprese con attivit contoter-
zistica prevalente. L i n d a g i n e
ha riguardato numero s i
aspetti di natura quantitativa
e qualitativa, di cui, per, se
ne prendono in esame solo
due: la superficie a disposi-
zione (a) e lestensione delle
lavorazioni (b).
a ) Le imprese, nella quasi to-
talit, dispongono, anche
se non ufficialmente, di
unazienda agraria. Questa
apparente stranezza discen-
de dalladozione di un me-
todo innovativo di indagine
che ha coinvolto, anzich la
singola impresa, la famiglia
d e l l i m p re n d i t o re, assunta
come centro decisionale e
redistributivo del re d d i t o .
Tale scelta giustificata
dallesistenza di un legame
molto stretto fra limpre s a
c o n t o t e rzista e quella agri-
cola, poich, spesso, la pri-
ma discende dalla volont
d e l l i m p re n d i t o re agricolo
di separare le due attivit
per motivi fiscali ed econo-
mici o per impiegare i pi
giovani in agricoltura. M a
anche nel caso in cui il le-
game non sia cos stre t t o ,
quanto le due tipologie di
i m p rese sono riconducibili
alla stessa famiglia, molto
probabile che vi sia una for-
te interazione fra loro, deri-
vante dalluso comune dei
macchinari e dal sistemati-
co svolgimento di operazio-
ni colturali meccanizzate da
parte dellimpresa contoter-
zista sul fondo familiare. La
s u p e rficie complessiva-
mente disponibile si com-
pone della superficie in
p ropriet (familiare) e del-
leventuale superficie cedu-
ta in gestione integrale,
giungendo alla costituzione
di un fondo agrario di di-
mensione oscillante fra i 20
e gli 80 ettari. Tuttavia, nel
caso delle imprese con par-
co macchine pi esteso, si
supera facilmente la soglia
dei 200 ettari.
b ) Essendo le imprese cam-
pionate tutte iscritte pre s s o
la Camera di Commercio, si
tentato di forn i re una sti-
ma del raggio dazione co-
p e rto dai contoterzisti nella
f o rnitura di servizi, moltipli-
cando i dati medi per il tota-
le di imprese contoterz i s t e
iscritte nei registri camerali.
Si tratta naturalmente di
una rozza generalizzazione,
ma servita comunque ad
a v e re unidea sull'estensio-
ne del fenomeno. La super-
ficie interessata o dominata,
come a volte si usa dire,
risultata quindi nellord i n e
dei 250 mila ettari, corr i-
spondente al 50% della
SAU marchigiana esistente
al 1995, mentre la superf i-
cie lavorata, che considera
anche le ripetizioni di inter-
venti su uno stesso terre n o ,
stata valutata pari a circ a
800 mila ettari, ossia tre
volte quella dominata.
Le informazioni esistenti sul
c o n t o t e rzismo sono ancora
lacunose e discordanti fra lo-
ro (nella Tabella 1 , vengono
riportati i contoterzisti secon-
do le differenti fonti ufficiali: i
c o n t o t e rzisti che emerg o n o
dai dati UMA possono essere
identificati con lintero univer-
so, mentre quelli che emergo-
no dai dati ISTAT e dai registri
camerali sono associabili ad
un part i c o l a re sottoinsieme,
c o m p rendente coloro che
svolgono con maggiore siste-
maticit lattivit di servizi. Ne
discende che la parte profes-
sionale del contoterz i s m o
c o rrisponde al 20% delluni-
verso considerato (Tab. 2) .
Al di l di questo, i dati dispo-
nibili, integrati con i risultati
dellindagine, sono gi suff i-
cienti ad aff e rm a re come il
contoterzismo sia un fenome-
no consistente ed estre m a-
mente diffuso nelle Marche.
Andrea Bonfiglio
Facolt di Economia e Commer c i o
* Si assume che luniverso sia rappresentato dai contoterzisti che hanno richiesto carburante agevolato
Fonte: elaborazione su dati ISTAT, 1997; Unioncamere, 1998; Regione Marche, 1998
Fonte: elaborazione su dati ISTAT, 1997; Unioncamere, 1998; Regione Marche, 1998
Anno Numero Tipologia % su aziende
agricole (1995)
ISTAT 1995 491 Agricoltore 0,7
controterzista
Unioncamere 1998 850 Contoterzista 1,2
UMA 1998 6.770 Specializzato e non 9,5
Tab. 1 - I contoterzisti secondo le statistiche ufficali, Marche
Numero % % su aziende agricole
(1995)
Professionali 1.341 19,8 1,9
Non professionali 5.429 80,2 7,7
Totale 6.770 100,0 9,6
Tab. 2 - I contoterzisti suddivisi per grado di professionalit, Marche*
a provincia di
Ancona, detie-
ne in rapport o
al panorama
f o restale mar-
chigiano, in ne-
gativo ed in positivo, due pri-
mati: risulta infatti essere la-
rea pi povera in assoluto di
boschi dalto fusto di latifoglie
(un centinaio di ettari in tutto),
mentre per ci che riguarda le
fustaie di resinose possiede
quasi la met di queste forma-
zioni (4700 ettari, sugli oltre
10.000 presenti nella Regione
Marche).
Questo patrimonio, costituito
in maggioranza da Pini ed in
misura pi esigua da Cedri,
Abeti, Cipressi, il frutto di
rimboschimenti eseguiti tra le
due guerre mondiali, cui han-
no seguito altre import a n t i
realizzazioni tra gli anni 50 ed i
primi anni 70. Tali interventi di
f o restazione erano in passato
della massima urgenza, consi-
derato il grave dissesto idro-
geologico in cui versavano le
montagne. Anche le Ferro v i e
dello Stato e lANAS avevano
sollecitato il governo centrale
a prendere provvedimenti per-
ch le acque selvagge, non
trattenute dalla scarsa vegeta-
zione, trascinavano a valle
ogni cosa minacciando seria-
mente le sedi viarie
Se si esclude qualche centi-
naio di ettari di pinete ubicate
sul versante ovest del Monte
C o n e ro, il resto degli impianti
riveste le montagne in territo-
rio della Comunit Montana
Esino-Frasassi.
Attualmente almeno una deci-
na di queste pinete rientrano
nella categoria "boschi maturi"
e quattro di esse hanno addi-
rittura superato la soglia mini-
ma dei settanta anni pre v i s t a
dalle prescrizioni di massima
di polizia forestale per potere
e ff e t t u a re i primi tagli. Nel
contempo alcune di queste pi-
nete, ubicate in zone pi favo-
revoli rispetto al "mercato del
verde, hanno assunto una cer-
ta importanza turistica.
Purtroppo oggi non si dispone
di dati aggiornati sui loro prin-
cipali parametri, che potrebbe-
ro invece essere utili in vista di
una loro razionale gestione
che tenga conto di queste
nuove esigenze.
Le pinete di pino nero austria-
co e di altre specie pioniere ,
ottenute da rimboschimento,
non ricevono da parte dei tec-
nici forestali le attenzioni che
essi dedicano invece ai boschi
di abete bianco o di abete ros-
so. Probabilmente questa ri-
serva mentale dovuta al fatto
che le pinete, vegetando spes-
so su terreni poco fertili, non
raggiungono la bellezza mae-
stosa e limportanza economi-
ca di altre compagini arboree,
da cui lo scarso intere s s e
scientifico verso queste for-
mazioni. Eppure la re i n t ro d u-
zione del pino nero nellAp-
pennino umbro marc h i g i a n o
dove la specie era ancora pre-
sente in epoca storica, come
testimoniano le analisi pollini-
che eseguite dal Marc h e s o n i
nel 1957, rappresenta per i
selvicoltori un successo: lab-
bondante rinnovazione natura-
le che si verifica allintern o
delle pinete adulte dimostra
che il pino nero si trova nel-
loptimum delle condizioni
ecologiche richieste dalla spe-
cie. Limpiego massiccio di
questo pino in vasti settori
della catena appenninica sta-
to nel passato criticato dai na-
turalisti ed ambientalisti (che
oggi sembra si stiano comun-
que ricredendo) perch la spe-
cie era ritenuta estranea agli
ecosistemi che caratterizzano
le zone montane del Centro
Italia. Invece con il suo utilizzo
i forestali avevano imboccato
la via pi breve per ottenere
una valida copertura arbore a ,
p e rch sapevano che solo
questa frugale conifera poteva
garantire il passaggio dalla nu-
da roccia al bosco di alto fusto
nonch, attraverso la decom-
posizione degli aghi, la forma-
zione di un terreno vegetale
adatto ad ospitare le latifoglie,
specie pi esigenti in rapporto
alla qualit del substrato: cos i
carpini, i faggi, gli aceri si van-
no ora gradatamente aff e r-
mando sotto lombra leggera
dei pini.
Nel l962 il Dr. Mannozzi-Torini,
I s p e t t o re Regionale del Corpo
Forestale Dello Stato, pubblica
23
L ENERGIA
DEL
PINO NERO
Principali parametri di alcune pinete mature, comprese nel territorio della
Comunit Montana Esino - Frasassi. Rilievi eseguiti nel 1980
Denominazione Comune
Anno di
impianto. Sup. Ha N.Piante/Ha.
Altezza
media-
mt.
Diametro
medio-cm.
Volume ad
Ha (mc).
Specie
legnosa.
Monte Tegolaro* Fabriano 1914/16 68 1.100 15.3 24.2 366 Pino nero
Monte Predicatore Genga 1914/16 82 955 15.3 23.9 295 Pino nero
Monte Strega Sassofer. 1918 62 1.150 11.7 23.6 285 Pino nero
Monte Marischio Fabriano 1924 50 1.275 13.8 20,7 267 Pino nero
Colle Saluccio Genga 1931 178 1.825 12.5 16.0 202 Pino nero
Castelletta Genga-
Fabriano
1934 170 1.125 8.8 20.6 149 Pino
Domestico
*La pineta di Monte Tegolaro meglio conosciuta come pineta di Campodonico.
Il pino nero pu colonizzare aree dove il suolo praticamente inesistente come questi calcari rossi del cre t a c e o
L
unindagine sulle pinete mar-
chigiane adulte, segnalando
per ognuna di esse le altezze
medie, i diametri medi e la-
dattamento delle varie specie
introdotte nel difficile ambien-
te rappresentato dai suoli sog-
getti ad una forte erosione, de-
rivanti dai calcari bianchi e
rossi del Cretaceo.
Nel 1973, i professori Edoardo
Biondi e Sandro Ballelli, dellA-
teneo di Camerino, in uno stu-
dio pre l i m i n a re, analizzano la
flora spontanea presente nelle
pinete "gemelle" di Monte Te-
golaro e di Monte Predicatore.
Nel 1970 lispettorato ripart i-
mentale delle foreste di Anco-
na conduce un indagine den-
d rometrica su queste due pi-
nete, rilevando allora una leg-
gera differenza nei loro diame-
tri medi ma la stessa altezza
media (13,6 metri ciascuna).
Nel 1980, in occasione di un
l a v o ro a tempo determ i n a t o ,
svolto per conto dellAssesso-
rato Agricoltura e Foreste del-
la Regione Marche, ebbi mo-
do di eff e t t u a re indagini den-
d rometriche riguardanti sei
pinete mature edificate in
maggioranza da pino nero au-
striaco ed in un solo caso da
pino domestico.
Lo studio si spinge fino al cal-
colo del volume per ettaro, ri-
cavato dallarea basimetrica ad
ettaro della pineta (ottenuta ri-
portando ad ettaro i valori me-
diati di 5 aree di saggio) molti-
plicata per laltezza media e
ancora per un coefficiente di
forma stimato, dipendente dal-
la specie legnosa e dal grado
di rastremazione dei tronchi.
I dati riportati nella tabella van-
no interpretati con cautela: nelle
pinete di Colle Saluccio e Ca-
stelletta i rilievi sono rappre s e n-
tativi solo per pochi ettari di pi-
nete in quanto i soprassuoli so-
no troppo diff o rmi per densit,
et ed omogeneit.
Da una prima analisi dei dati si
c o n f e rma, la parit di altezza
media (15,3 metri ciascuna)
delle pinete di M. Te g o l a ro e
M. Predicatore, gi rilevata 10
anni prima dallindagine del
C . F.S.. Ci induce a cre d e re
che la fertilit di stazione dei
due soprassuoli sia identica,
considerato che le pinete han-
no la stessa et. Anche tra i
diametri medi delle prime tre
f o rmazioni in tabella (24,2;
23,9; 23,6 cm) si osserva po-
chissima differenza, segno che
i diradamenti sono stati gra-
duati con analoga cadenza ed
intensit nei tre rispettivi so-
prassuoli.
Un dato anomalo evidente, ri-
sulta essere, laltezza media
della pineta di M. Strega (11,7
metri), se rapportata a quella
relativa alle due pinete che la
p recedono nella tabella; lanno
di impianto quasi lo stesso
(1918) ma le pessime condizio-
ni stazionali (pendenza del suo-
lo 100%, roccia aff i o r a n t e ,
esposizione Sud) possono giu-
s t i f i c a re questo valore mode-
sto. Il medesimo tra laltro vie-
ne superato anche dal valore di
altezza media (m 13,8) della pi-
neta di M. Marischio e da quel-
lo di Colle Saluccio (m 12,5), a
dimostrazione che questo para-
m e t ro pi funzione della fert i-
lit stazionale che dellet delle
p i a n t e .
Il numero elevato di piante ad
e t t a ro, rilevato nella pineta di
Colle Saluccio (1825), ed il
conseguente modesto diame-
t ro medio (16 cm.), denuncia
la mancata attuazione in pas-
sato di diradamenti, omissione
che si traduce a discapito del-
lequilibrio colturale del bosco.
Il modesto valore di altezza
media (8,8 metri) rilevato nella
porzione di pineta di Castellet-
ta, oggetto di indagine, non
deve stupire pi di tanto se si
considera che in questo caso il
pino domestico si trova a ve-
g e t a re su un terreno calcare o
superficiale; come noto que-
sta specie pi esigente di al-
tri pini nei confronti del terre-
no ed il suo impiego nellAlta
valle dellEsino, troppo gene-
ralizzato, avrebbe richiesto mi-
gliori condizioni pedologiche
In assenza di dati pi aggior-
nati lanalisi di quelli riport a t i
in tabella potrebbe consentire
di valutare in ciascuna pineta
gli interventi da eff e t t u a re in
f u t u ro per una loro razionale
gestione: i soprassuoli potreb-
b e ro cos essere suddivisi in
due categorie.
Nella prima, comprendente le
pinete di M. Tegolaro, M. Pre-
dicatore e M. Marischio, le di-
s c rete condizioni di fertilit di
stazione lascere b b e ro intrave-
d e re in futuro la possibilit di
operare moderati tagli coltura-
li, indispensabili per favorire la
rinnovazione naturale dei pini
e delle latifoglie.
Tali interventi, anche se non
u rgenti, sare b b e ro auspicabili
perch i soprassuoli mostrano
evidenti segni di senescenza.
F e rmo restando che occorre-
rebbe pro c e d e re alla graduale
rinnovazione delle pinete, la
funzione socio - ricreativa cui
esse verre b b e ro destinate ri-
c h i e d e rebbe anche leff e t t u a-
zione di trattamenti, aventi lo
scopo di condurre ad elevata
longevit alcuni soprassuoli di
maggior pregio estetico.
Negli altri tre perimetri le seve-
re condizioni stazionali sconsi-
g l i e re b b e ro per ora questo ti-
po di interventi. Sarebbe inve-
ce opportuno procedere a gra-
duali diradamenti, di cui
avrebbero bisogno anche altre
pinete adulte non citate in que-
sta sede.
P u re gli impianti eseguiti nel
d o p o g u e rra, aventi oggi unet
c o m p resa tra i 30 ed i 50 anni,
a v re b b e ro urgenza di dirada-
menti e cure colturali, richiesti
per fare assumere un re g o l a re
sviluppo ai soprassuoli.
La Comunit Montana Esino-
Frasassi annovera allintern o
della giurisdizione di pro p r i a
competenza un cospicuo patri-
monio di pinete artificiali, alcu-
ne di grande effetto scenogra-
fico, in una zona intere s s a t a
da buoni flussi turistici. Sareb-
be auspicabile che tali form a-
zioni venissero valorizzate al
meglio delle loro potenzialit,
p romuovendone la conoscen-
za, anche presso le nuove ge-
nerazioni, che quasi nulla san-
no dellimportanza delle grandi
o p e re di rimboschimento, at-
tuate fin dai primi anni del
900, quando molte delle no-
stre montagne erano dei veri e
propri deserti rocciosi.
Silvano Elisei
Direttore del Vivaio forestale
"Val Metauro"
di SantAngelo in Vado (PS)
24
Pineta di M. P re d i c a t o re - Rifugio degli Scout, quota m. 530 - La cartina sotto stata
realizzata da Lauretta Pasquini
25
SACCARIFERO,
QUALI PROSPETTIVE
S PAZIO APERT O
a chiusura dellimpianto
di trasformazione di Fano
avvenuta al termine della
campagna bieticola 1998
aveva sollevato pre o c c u-
pazioni sulle pro s p e t t i v e
f u t u re del comparto sia da un punto di
vista organizzativo (allungamento tempi
di ritiro del prodotto) sia da un punto di
vista di programmazione (possibile ridi-
mensionamenti della superficie investita
a bietole nella provincia di Pesaro per
aumentata distanza dallimpianto di tra-
s f o rmazione di competenza).
Lesistenza dellaccordo territoriale sti-
pulato tra le industrie interessate e le
associazioni dei produttori non veniva
considerato da pi parti come una ga-
ranzia per la salvaguardia del bacino
bieticolo. Alla luce dei fatti invece tale
a c c o rdo ha visto il completo rispetto
dei diritti dei bieticoltori marc h i g i a n i
sia in termine di programmazione degli
investimenti sia in quello del ritiro del
p ro d o t t o .
Con la chiusura dello zuccherificio di
Fano si assistito ad una riorg a n i z z a-
zione dei bacini di tutti gli zuccherifici
i n t e ressati dalle bietole marc h i g i a n e .
Lo zuccherificio Eridania di Russi (Ra-
venna) - che raccoglie dal
1999 le bietole della pro-
vincia di Pesaro - ha spo-
stato il suo bacino di
competenza lasciando
p a rte delle bietole delle
p rovincie di Ferrara e Bo-
logna ad altri impianti si-
tuati pi a nord, creando cos spazio al-
le bietole della nostra regione. La mag-
g i o re capacit trasformativa di Russi ha
p e rmesso cos nel 1999 di ricevere dal-
la provincia di Pesaro una media di oltre
40.000 qli di prodotto giorn a l i e ro con-
t ro i 30/33.000 che tale provincia con-
vogliava quotidianamente nello stabili-
mento di Fano.
Gli altri 40/42.000 qli di prodotto che
r i f o rnivano ogni giorno lo stabilimento
chiuso provenienti dalle province di An-
cona e Macerata sono stati ridistribuiti
(dati raccolta 99) negli zuccherifici di
J esi e di Fermo. Questo ha comport a t o
un ulteriore riassetto dei bacini con lo
spostamento quasi totale della zona di
Macerata sullo zuccherificio di Ferm o
mantenendo su J esi solamente lare a
confinante con la provincia di Ancona.
Per quanto riguarda la pro g r a m m a z i o n e
degli investimenti sia nel 1999 che nel
2000 larea marchigiana non ha risenti-
to in maniera negativa dei nuovi assetti,
t rovando conferma agli accordi sotto-
scritti e limitando il ridimensionamento
derivante dalla sovrapproduzione nazio-
nale del 99 e dal taglio delle quote CEE,
applicando de sole regole nazionali di
p rogrammazione (qualit del prodotto e
p e rcentuali di conferimento).
Tali regole hanno addirittura influito in
maniera meno pesante nelle nostre
a ree rispetto a quelle del nord; infatti a
f ronte di un ridimensionamento di
c a c c a rosio dellERI DANIA di circa il
17,8% larea di Pesaro ha visto asse-
gnazioni ridotte di un 6%.
I ridimensionamenti negli areali SADAM
delle Marche sono stati dell1,16% con-
t ro un ridimensionamento del gru p p o
d e l l 8 , 6 5 % .
Anche se la parte agricola non ha risen-
tito in maniera negativa della chiusura
dellimpianto di Fano non possiamo
i g n o r a re i danni che si sono avuti invece
in termini di occupazione e di indotto
n e l l a rea dello zuccherificio chiuso.
Danni che purt roppo potre b b e ro riguar-
d a re anche le zone degli altri due im-
pianti presenti nel territorio marc h i g i a-
no, qualora non si riuscisse a re c u p e r a-
re una remunerativit della bietola.
Infatti lattuale livello dei prezzi, con la
scomparsa degli aiuti nazionali, non
s u fficiente a coprire i costi colturali e se
non si riuscir, nellambito del rinnovo
del regolamento comunitario, ad avere un
aumento di quota A insieme a interv e n t i
s t rutturali delle Regioni, gli investimenti
dal 2001 potre b b e ro subire un drastico
calo, che non giustificherebbe nemmeno
la presenza degli altri due impianti.
Giorgio Olivieri
CNB MARCHE
La chiusura dello stabilimento fane-
se ha portato ad una rior g a n i z z a z i o -
ne dei bacini di tutti gli zuccherifici
L
PROVE DIMOSTRATIVE
RISULTATI OTTENUTI NEL 1999
Nellannata 1999 lASSAM, le Associa-
zioni Produttori A.N.B., C.N.B., A.B.I.,
Cons.Ma.CA., A.B.M. e le Industrie
Saccarifere SADAM, ERIDANIA-ISI, han-
no condotto una serie di prove dimo-
strative presso un campione di aziende
agricole, volte a verificare due obiettivi:
l e ffetto della concimazione calcolata
sulla base delle reali esigenze e quello di
una puntuale e aggiornata tecnica di lot-
ta contro oidio e cercospora a confronto
con la tradizionale tecnica adottata dal
coltivatore.
Tali prove sono state effettuate nelle zo-
ne pi interessanti e comunque distri-
buite su tutto il territorio.
In part i c o l a re sono stati effettuati n. 63
campi:
n 29 campi relativamente alla conci-
mazione;
n 33 campi relativamente alla difesa
(oidio cercospora);
n 1 campo relativo al controllo del
giallume virotico, utilizzando seme
trattato con Gaucho.
Nel grafico 1, di seguito riportato, sono
evidenziate le variazioni espresse in per-
centuale, ottenute nelle prove re l a t i v a-
mente a: produzione q/ha di radici e di
saccarosio, grado polarimetrico, PLV/Ha
(Produzione Lorda Vendibile) e PSD (Pu-
rezza Sugo Denso).
In particolare, riguardo le prove sulla di-
fesa, sono stati rilevati degli incre m e n t i
in tutti i parametri analizzati adottando i
programmi di difesa innovativi. Si pu a
tal proposito notare che con ladozione
della difesa guidata sono stati riscontrati
i n c rementi rispetto la difesa tradizionale
rispettivamente per: la produzione di ra-
dici pari a circa 23,5 q.li/ha, la produzio-
ne di saccarosio pari a circa 7 q.li/ha, il
grado di polarizzazione pari a circa 0.5,
la PLV pari a circa L. 450.000 ad ettaro
ed il PSD pari a circa 0.5. Inoltre limpie-
go dello zolfo nella difesa guidata ha
comportato una riduzione dei costi ed un
minor impatto ambientale rispetto ai pro-
dotti sistemici, spesso impiegati nella
coltivazione tradizionale.
Le prove di concimazione, invece, in-
fluenzate dal part i c o l a re andamento cli-
matico verificatosi nellannata 1999 (gra-
fico 2), non hanno evidenziato significa-
26
BARBABIETOLA
DA ZUCCHERO. . .
LE PROVE
Nel corso del 1998 stato
avviato un progetto, di
durata tri ennal e, sul la
concimazione e sulla dife-
sa della barbabietola da
z u c c h e ro. I risultati otte-
nut i da quest a atti vit
vengono distribuiti ogni
anno a tutti i bieticoltori in
occasione della sottoscri-
zione dei contratti con le
Industrie Saccarifere ope-
ranti nelle Marche. Per
e s t e n d e r e ulterior m e n t e
l i n f o r mazione si ripor t a
qui di seguito il notiziario
d i s t r i b u i t o .
27
tive diff e renze fra le due tecniche. Co-
munque, la tecnica guidata ha comporta-
to un minor impatto ambientale ed un
leggero miglioramento della qualit della
produzione (PSD).
Relativamente al giallume virotico, nel-
lannata 1999, non sono stati rilevati evi-
denti attacchi significativi; comunque si
pu conferm a re che il trattamento del
seme con Gaucho sufficiente per il
controllo degli afidi vettori della malattia.
E stata eseguita, inoltre, una prova di
c o n f ronto tra la semina anticipata e la
semina tradizionale, dalla quale sono
stati rilevati interessanti risultati riguardo
la semina anticipata.
Dai risultati sopra esposti si deduce che
una corretta difesa antiparassitaria pro-
duce significativi incrementi produttivi.
Nella scheda sintetica, di seguito riporta-
ta, sono elencati i punti salienti della di-
fesa antioidica e anticercosporica.
NORME TECNICHE DI
COLTIVAZIONE
1. Avvi cendamento col tural e
La rotazione ottimale quella qua-
driennale: barbabietola grano gi -
rasole (oppure: sorgo o mais o altr e
colture) grano. Ove non possibile
si pu scegliere la triennale.
Sconsigliabile la biennale , da e s c l u-
dere il ristoppio .
2. Anal i si del ter reno
E sempre consigliabile lanalisi chimi-
ca del terreno da effettuare sullappez-
zamento da destinare alla coltura della
barbabietola.
Detta analisi utile per impostare un
razionale piano di concimazione (ad
es. se il contenuto di fosforo, espres-
so in P2O5, maggiore di 23 ppm -
metodo Olsen sufficiente distribui-
re solo la frazione necessaria alla col-
tura localizzata alla semina).
3. L aratura
E utile interrare sempre la paglia pre-
via trinciatura e distribuzione di 1
q.le/ha di urea prima dellaratura.
E comunque vietata la br u c i a t u r a
delle stoppie. E consigliabile proce-
d e re allaratura quando il terreno
completamente asciutto (luglio-ago-
sto) ad una profondit non inferiore a
cm 50; viceversa se si sceglie la lavo-
razione a doppio strato la ripuntatura
deve essere effettuata a cm 70 con
aratura superficiale a cm 30.
Grafico 1. VARIAZIONI DELLA DIFESA GUIDATA (%) RISPETTO LA DIFESA TRADIZIONALE POSTA = 100
PSD
PLV
Grado Polarimetrico
Saccarosio
Radici
100 = DIFESA TRADIZIONALE
+ 4,5%
+ 3,1%
+ 8%
+ 8,6%
+ 0,5%
ATTENZIONE
IL
DANNO
L'AVVIO DEI
TRATTAMENTI
PRESENTE SOLO OIDIO PRESENTE OIDIO E CERCOSPORA
IL
PROSEGUIMENTO Ripetere il trattamento Utilizzare fungicidi attivi su entrambe le fitopatie
DELLA LOTTA dopo 20 giorni con ZOLFO
PRESENTE SOLO OIDIO PRESENTE OIDIO E CERCOSPORA
Defender + stagno 1,1 + 0,8
ZOLFO micronizzato Eminent 40 EW + stagno 1,25 + 0,8
80% a 7- 8 Kg/ha Lyric + stagno 0,12 + 0,8
I Nustar DF + stagno 0,24 + 0,8
PRODOTTI Impact + stagno 0,3 + 0,8
Spyrale 0,6
Alto BS 2
Lostal 1,5
Bumper P + stagno 1,4 + 0,8
LE
NORMATIVE
l'apparato fogliare
La mancata esecuzione dei trattamenti di difesa comporta una perdita che pu
LOTTA AD OIDIO E CERCOSPORA NELLE MARCHE
L'oidio inizia a manifestarsi ai primi di giugno, mentre la
cercospora compare pi tardi (a fine giugno) ed entrambi
i parassiti compromettono la funzionalit e distruggono
tecniche di difesa definite dalla Regione Marche che prevedono:
* l'esclusione dei sali di stagno
* limiti di impiego degli endoterapici
* non ci sono limiti all'utilizzo dello ZOLFO contro l'oidio
> L'ultimo trattamento va eseguito 25 - 30 GIORNI prima della raccolta
> Rispettare i tempi di carenza dei prodotti
UTILIZZARE I PRODOTTI PIU' EFFICACI
Le aziende che aderiscono al Regolamento CEE 2078/92 devono attenersi alle linee
> Mantenere un intervallo tra un trattamento e il successivo di circa 20 GIORNI
> In caso di pioggie abbondanti, che non riducono l'attivit degli endoterapici ma possono dilavare i
prodotti di copertura come i sali di stagno e lo zolfo, il turno fra gli interventi non deve essere superiore
a 15 GIORNI
superare L. 1.000.000 ad ettaro
Deve avvenire alla comparsa dei primi sintomi (stadio STELLA) orientativamente
nella prima met di giugno
SUGGERIMENTI
4. Pr eparazi one del terreno
(esti rpatura, erpi catura, ecc. )
Appena possibile e non oltre dicembre ,
quando il terreno in tempera, si devo-
no eff e t t u a re le lavorazioni colturali per
la preparazione del letto di semina.
Tali lavorazioni vanno sempre eff e t-
tuate in anticipo rispetto allepoca di
semina, e comunque in prossimit di
questultima vanno evitati interv e n t i
con mezzi meccanici anche nei terreni
inerbiti, sui quali sar opportuno in-
tervenire con erbicidi totali.
5. Conci mazi one
Concimazione di fondo
Per una razionale concimazione si
deve fare riferimento ai risultati del-
le analisi del terreno.
F o s f o ro: la distribuzione va eff e t-
tuata in parte allaratura (o alla pri-
ma estirpatura) e il completamento
localizzato alla semina oppure uni-
camente alla semina in caso di
buone dotazioni del terreno.
Potassio: la distribuzione va eff e t-
tuata allaratura (o alla prima estir-
patura).
Azoto: deve essere distribuito in
parte prima della semina e il com-
pletamento in copertura.
Concimazione in copertura con azoto
Va distribuito nella fase fenologica
(da 4 a 6 foglie vere) riferendosi al-
lanalisi del terreno coadiuvata dalla
diagnostica fogliare.
E sconsigliabile eff e t t u a re la distribu-
zione tardiva oltre le 10 foglie vere .
6. Seme
Per la scelta varietale necessario fa-
re riferimento alle tabelle elaborate
dalla Commissione Tecnica Nazionale
del Seme privilegiando le cultivar che
esprimono livelli pi alti di P.L.V. (Pro-
duzione Lorda Vendibile) e PSD (Pu-
rezza Sugo Denso).
Qualora negli ultimi anni il coltivatore
abbia registrato modeste produzioni o
basse polarizzazioni necessario eff e t-
t u a re analisi specifiche per la rizomania
(test ELISA) ed orientarsi verso variet
tolleranti nei confronti del patogeno.
7. Geodi si nfestazi one
Qualora non venga impiegato seme
trattato con Gaucho indispensabile
e ff e t t u a re la geodisinfestazione con
prodotti tradizionali localizzati alla se-
mina (geoinsetticidi granulari).
In situazioni di forti infestazioni di ela-
teridi (ferretto) si deve ricorrere a pro-
dotti specifici a pieno campo.
8. Epoca di semi na
E consigliabile eff e t t u a re la semina
sin dalla prima decade di febbraio (in
relazione, ovviamente, alle condizioni
ambientali).
9. Di serbo
In caso di terreni inerbiti in prossimit
della semina si deve interv e n i re con
un disseccante.
Per un razionale controllo delle infe-
stanti consigliabile una prima appli-
cazione con prodotti residuali in pre -
semina o in pre - e m e rgenza completata
da successivi interventi in post-emer-
genza (possibilmente a
dosi ridotte).
Al fine della riduzione
dei costi e per un mi-
glior rispetto dellam-
biente possibile eff e t-
t u a re il diserbo localiz-
zato in pre-emergenza.
10. Di fesa fi tosani tari a
Si consiglia di pre s t a re
molta attenzione alle dosi
ed ai tempi di carenza dei
p rodotti utilizzati; di non
s u p e r a re mai le dosi ri-
p o rtate in etichetta; di
c o n t ro l l a re leff i c i e n z a
delle macchine irro r a t r i c i .
Parassiti animali
Si invitano i bieticoltori a controlla-
re attentamente gli attacchi di alcu-
ni insetti quali Altica, Cleono, Cas-
side, Nottue defogliatrici ed Afidi,
i n t e rvenendo tempestivamente con
prodotti specifici.
Parassiti vegetali
(Oidio e Cercospora)
A part i re dal mese di giugno, alla
comparsa dei primi sintomi di at-
tacco di oidio, intervenire con zolfo.
Successivamente va proseguita la di-
fesa antioidica abbinandola a quella
a n t i c e rcosporica utilizzando pro d o t t i
attivi nei confronti di entrambe le ma-
lattie (sali di stagno e sistemici).
11. Raccol ta
Le operazioni di raccolta devono esse-
re attentamente seguite al fine di evi-
tare perdita di prodotto e scadimento
della qualit. In particolare:
c u r a re lefficienza degli organi lavo-
ranti della raccoglitrice al fine di evita-
re rotture delle radici;
limitare la velocit di lavoro delle rac-
coglitrici;
curare la scollettatura e la pulizia delle
radici impiegando per queste ultime
macchine raccoglitrici-sterratrici,
r i d u rre il pi possibile la sosta delle
radici in cumuli.
TECNICHE DI COLTIVAZIONE
A BASSO IMPATTO
Le aziende che intendono aderire al
Reg. CEE n 2078/92 devono attenersi
alle indicazioni riportate negli apposi -
ti "Disciplinari" i quali prevedono li-
mitazioni nelluso di fertilizzanti, dei
fitofarmaci e nelle lavorazioni.
Pierluigi Crescentini - ASSAM
Hanno partecipato tecnici di: A.N.B.
C.N.B. A.B.I. Cons. Ma. C.A. A.B.M.
SADAM Jesi ERIDANIA ISI.
28
Agrometeorologia
METEO
Grafico 2. - PRECIPITAZIONE MEDIA REGIONALE CALCOLATA SU 7 LOCALITA'
C.O.A.
Centro Operativo di
20
40
60
80
100
120
140
160
mm
98/99 111,2 29,7 70,9 48,9 110,7 47,3 121,2 65,8 57,2 97,9 87,3 156,3
97/98 63,1 48,7 67,5 55,3 77,7 81,8 48,7 28 34,6 87,7 131,9 157,1
Media Storica 87,4 67,2 65,1 74,6 76,7 61,2 65,6 51,7 76,1 79,1 80,1 91,7
DIC GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV
egli ultimi anni la coltura
del grano duro ha subito
da una parte la riduzione
dei prezzi di vendita e,
dallaltra, ha beneficiato
degli aiuti comunitari.
Questo duplice intervento non ha incre-
mentato la redditivit ma, per contro, ha
portato notevole difficolt al settore met-
tendo a rischio leconomicit della colti-
vazione. Al fine di mantenere lintere s s e
per questa coltura necessario quindi
recuperare parte della redditivit con una
m i g l i o re valorizzazione della pro d u z i o n e
tramite la realizzazione di interventi di fi-
liera che portino al pro d u t t o re parte del
plus valore ottenibile con la trasform a-
zione o con una migliore organizzazione
commerciale e produttiva.
In questa ottica a livello nazionale stato
avviato il progetto "Srai" (Progetto per la
realizzazione dei servizi reali inerenti al-
lattuazione dellaccordo interpro f e s s i o-
nale sul grano duro), cofinanziato dal Mi-
paf con il supporto delle due Unioni ce-
realicole nazionali (UNACE e UIAPROF),
e con il coordinamento dellIstituto Spe-
rimentale per la Cerealicoltura di Roma.
Con lo stesso obiettivo lASSAM, nella
nostra Regione, ha predisposto un pro-
getto, finanziato dalla Giunta Regionale,
che ha consentito la realizzazione di una
"rete regionale" fra gli stoccatori marchi-
giani, compatibile e collegata con quella
nazionale.
Il progetto stato attivato nel 1999 con
durata triennale ed ha come obiettivo
fondamentale lincentivazione dello stoc-
caggio diff e renziato per partite omoge-
nee sulla base dei principali parametri
qualitativi (proteine, glutine, peso ettoli-
trico), al fine di avere delle masse unifor-
mi generalmente pi gradite e valorizzate
dal mercato e dallindustria rispetto alle
masse non caratterizzate.
Questa differenziazione qualitativa richie-
de che il Centro di stoccaggio sia dotato
di opportune apparecchiature e strutture
idonee per lo stivaggio e la movimenta-
zione separate per le differenti partite.
Dai numerosi incontri avvenuti per la ge-
stione della "rete" emerso che tra le va-
rie problematiche della filiera vi anche
quella della inadeguatezza delle strutture
di molti centri di stoccaggio. LASSAM ha
ritenuto quindi opportuno dar corso ad una
indagine per verificarne la situazione re a l e .
Per la distribuzione delle sche-
de, affinch fossero censiti pi
centri possibile, ci si avvalsi
della collaborazione dei Con-
s o rzi Agrari Provinciali, delle
Associazioni Cerealicole mar-
chigiane (ACER MARCHE, ACE-
MAR MARCHE, AMAC e
APROCER), delle Centrali coo-
perative e delle Associazioni
C o n f c o m m e rcio pro v i n c i a l i .
La scheda prevedeva la raccolta
di varie informazioni fra cui:
29
SPERI M ENTAZI O NE
Con i finanziamenti della Regione stato possibile r e a-
l i z z a r e un progetto per la creazione di una rete r e g i o n a l e
tra gli stoccatori mar c h i g i a n i .
Obiettivo: favorire lo stoccaggio dif f e renziato per par t i t e
omogenee sulla base dei principali parametri: pr o t e i n e ,
glutine e peso ettolitrico
QUALIT DEL GRANO DURO
E CENTRI DI STOCCAGGIO
Tab. 1
Nome NCentri Localit
di stoccaggio
CAP di Ancona 34 Diverse
Camos 1 Osimo (AN)
Cemca 2 Pianello di Ostra (AN)Monterado (AN)
Agri Arcevia 1 Arcevia (AN)
Copam 2 Monteroberto (AN) - Pianello Vallesina (AN)
Italcer di Grottini 1 Osimo (AN)
La cereale 1 Osimo (AN)
Barontini Elvio & C. 1 S. Maria Nuova (AN)
U.p.a. Soc. Coop. 5 Jesi (AN)-Belvedere O. (AN)-Montemarciano
(AN)
Verdini Agri 2000 2 Arcevia (AN)-San Lorenzo in campo (PU)
CAP di Ascoli Piceno 25 Diverse
S.C.A.C. di Castignano 1 Castignano (AP)
Cerealtenna 1 Monte Urano (AP)
CAP di Macerata e A.MA.C. 14 Diverse
Agritrade Salvatori 1 Treia (MC)
Copar 1 Cingoli (MC)
Coop Agr. "Montesanto" 1 Potenza Picena (MC)
Cerealmarche 2 Tolentino (MC)
Coop Valle del Chienti 2 Tolentino (MC) San Severino (MC)
CAP di Pesaro-Urbino 13 Diverse
A.C.O.F. 1 Fano (PU)
Vitali Agricoltura 1 Fano (PU)
N
la capacit di stoccaggio totale;
il numero, la capacit, lo stato e lanno
di costruzione dei silos verticali ed
orizzontali;
il numero delle fosse di scarico;
la presenza di impianti di pre p u l i t u r a ,
ventilazione, essiccazione e attrezzatu-
ra per la determinazione delle proteine;
i metodi di conservazione;
leventuale tipo di stoccaggio differen-
ziato effettuato sul grano duro;
eventuali ristrutturazioni degli impianti
effettuate o in corso.
Lindagine ovviamente non ha riguardato
la totalit dei centri ma un campione di
n 113 Centri che comunque assicurano
una buona rappresentativit sul totale.
In part i c o l a re n 49 Centri sono ubicati
nella provincia di Ancona; n 27 in quella
di Ascoli Piceno; n 21 in provincia di
Macerata e n 16 in quella di Pesaro-Ur-
bino (maggiori dettagli si possono desu-
mere nella tabella n. 1).
I risultati emersi da questa indagine, an-
che se parziali, permettono comunque di
a v e re una visione sulla situazione re a l e
dei Centri di stoccaggio marchigiani.
In part i c o l a re dalle schede pervenute
emerso quanto segue:
la potenzialit di stoccaggio dei centri
analizzati pari a 5.608.300 q.li cos
ripartita nelle quattro province:
2.186.300 q.li nella provincia di An-
cona;
842.000 q.li nella provincia di
Ascoli Piceno;
1.690.000 q.li nella provincia di
Macerata;
890.000 q.li nella provincia di Pe-
saro-Urbino;
parte dello stoccaggio viene effettuato
in 414 silos verticali e la rimanente
parte nei 143 silos orizzontali;
il numero di fosse di scarico risulta in-
s u fficiente infatti nei 113 centri re g i o n a-
li ce ne sono globalmente solo 128 e
molti centri ne sono completamente
s p rovvisti come di seguito riport a t o :
provincia di Ancona su 49 centri:
23 dispongono di una sola fossa;
3 dispongono di 2 fosse;
4 dispongono di 3 fosse;
1 dispone di 4 fosse;
18 non dispongono di fosse di scarico;
p rovincia di Ascoli Piceno su 27
centri:
15 dispongono di una sola fossa;
2 dispongono di 2 fosse;
1 dispongono di 3 fosse;
9 non dispongono di fosse di scarico;
p rovincia di Macerata su 21 centri:
11 dispongono di una sola fossa;
4 dispongono di 2 fosse;
2 dispongono di 3 fosse;
2 dispone di 4-5 fosse;
2 non dispongono di fosse di scarico;
p rovincia di Pesaro-Urbino su 16
centri:
9 dispongono di una sola fossa;
2 dispongono di 2 fosse;
1 dispongono di 3 fosse
2 dispone di 4-7 fosse;
2 non dispongono di fosse di scarico.
Si ricorda che la disponibilit di almeno
due fosse di scarico in un Centro il mi-
nimo indispensabile per eseguire agevol-
mente lo stoccaggio differenziato; dallin-
dagine risulta che 58 Centri dispongono
di una sola fossa di scarico e ben 31 ne
sono completamente sprovvisti.
Gli impianti di pre-pulitura complessi-
vi sono 38 di cui 20 in provincia di
Ancona, 3 in provincia di Ascoli Pice-
no, 10 in provincia di Macerata e 5 in
provincia di Pesaro-Urbino;
Gli impianti di ventilazione complessi-
vi sono 49 di cui 19 in provincia di
Ancona, 8 in provincia di Ascoli Pice-
no, 13 in provincia di Macerata e 9 in
provincia di Pesaro-Urbino;
Gli impianti di essiccazione comples-
sivi sono 29 di cui 12 nella provincia
di Ancona, 7 nella provincia di Ascoli
Piceno, 4 nella provincia di Macerata
e 6 nella provincia di Pesaro-Urbino;
Il metodo di conservazione pi con-
sueto quello chimico ed in particola-
re 98 Centri utilizzano la "fosfina",
contro 16 Centri che adottano la con-
s e rvazione a freddo, 3 Centri la con-
s e rvazione con CO2 e 10 Centri con
altri metodi;
Lo stoccaggio diff e renziato del grano
d u ro effettuato da 48 Centri i quali
d i ff e renziano le partite secondo spe-
cifici parametri: 24 Centri diff e re n z i a-
no per proteine (di cui 22 aderisco-
no alla rete regionale ed effettuano le
analisi nel proprio Centro in quanto
dotati dellapposito strumento Fig.
1), 19 Centri diff e renziano secondo il
c o l o re, 46 Centri diff e renziano se-
condo il peso ettolitritico e 10 secon-
do altri parametri;
I Centri che necessitano di stru t t u r a-
zione degli impianti sono 79 e gli in-
terventi pi ricorrenti riguardano:
30
la ristrutturazione generale ed am-
modernamento delle fosse di scari-
cocarico e dei silos orizzontali;
impianti di prepulitura e di ventila-
zione;
impianti di movimentazione;
a t t rezzatura per la determ i n a z i o n e
delle proteine;
potenziamento delle strutture;
costruzione di nuovi impianti;
rifacimenti per adeguamento alla
normativa HACCP e legge 626;
trasferimento della capacit in altro
sito del Centro.
Da questa indagine emerso che gran
parte dei Centri effettua stoccaggio, ven-
dita sementi e prodotti ma non sono do-
tati di strutture essenziali come ad esem-
pio le fosse di scarico-carico che per-
mettono lo stoccaggio differenziato (o se
presenti necessitano di adeguamenti).
La maggior parte dei centri sono in pos-
sesso di silos verticali i cui anni di costru-
zione variano tra gli anni 70 e 90 e me-
diamente sono in buone condizioni; men-
t re i silos orizzontali sono in numero netta-
mente inferiore ed alcuni sono in condizio-
ni mediocri visto anche che gli anni di co-
s t ruzione risalgono persino agli anni "30".
Il metodo di conservazione con utilizzo
di prodotti chimici il pi diffuso, ma
necessario tenere conto anche della pre-
senza, ormai in costante aumento, di
grano proveniente da agricoltura biologi-
ca e quindi vi la necessit di adeguare
le stru t t u re di conservazione a metodi
propriamente biologici.
Alcuni Centri poi, risultano ormai obsole-
ti e necessitano di ristrutturazioni gene-
rali, mentre per altri c lesigenza di co-
s t ruzione di nuovi impianti in zone che
ne sono sprovviste o in zone pi idonee
(ad esempio fuori dal centro cittadino).
CONCLUSIONI
Si ritiene che in futuro sia sempre pi
importante puntare sulla qualit del gra-
no duro per cui necessario migliorare e
o rg a n i z z a re il settore produttivo con la
d i ffusione di tecniche agronomiche ap-
propriate (e possibilmente pi rispettose
dellambiente) e con luso di un minor
n u m e ro di variet che tendano ad au-
m e n t a re gli aspetti caratteristici della
qualit. Contemporaneamente bisogna
per affrontare anche il problema della-
deguamento delle stru t t u re dei centri di
stoccaggio per non compro m e t t e re le-
ventuale vantaggio qualitativo raggiunto
per la mancata possibilit di stoccare in
maniera diff e renziata e per evitare metodi
di conservazione con prodotti chimici che
deprimono la qualit stessa. In definitiva
si ritiene fondamentale per la filiera:
o rg a n i z z a re la produzione per avere
masse pi uniformi e di qualit;
a d e g u a re le stru t t u re di stoccaggio
dotandole di appare c c h i a t u re per lo
stoccaggio diff e renziato, per la con-
s e rvazione con metodi meno inqui-
nanti (es. uso del freddo), di impianti
di pre-pulitura per migliorarne anche
la conservazione ecc.;
armonizzare i collegamenti fra produt-
tori, stoccatori e trasformatori aff i n-
ch i primi abbiano il compito di pro-
durre grano di qualit, i secondi con-
s e rvino il prodotto con tecniche e
s t ru t t u re adeguate e gli ultimi, dopo
a v e re imposto le caratteristiche del
p rodotto, riconoscano eff e t t i v a m e n t e
la qualit della merce con un pre z z o
adeguato;
f a v o r i re la costituzione di un org a n i-
smo misto fra pubblico e privato che
r a g g ruppi il pro d u t t o re, lo stoccatore
e il trasformatore per ottenere un pro-
dotto finito di qualit con un marchio
di qualit regionale. Si ritiene che nel-
le Marche si debba pensare anche alla
c o s t ruzione di un molino in quanto i
pastai locali trovano difficolt nel re-
perire farine accertate per zona di pro-
duzione marchigiana.
Pierluigi Crescentini
Catia Governatori
ASSAM
31
Alt ri 3 volumet t i vanno ad
arricchire la Collana
edit oriale dell Assessorat o
all Agricolt ura.
Si parla ancora una volt a di
prodot t i t ipici e degli indirizzi
per una pi sana ed
equilibrat a aliment azione.
In part icolare, " Le briciole di
Pollicino" , rivolt o ai giovani
per riport arli
sulle t racce della diet a
medit erranea, una risorsa che ci
viene ormai universalment e
aGriTuRismo
NELLE MARCHE
fa bene allumore
il giallo
Le Marche, tutti i colori del verde
Uno sguardo allorizzonte e siete gi nel
paesaggio: geometrie di bruni e di verdi
sincastrano a coprire la terra in un mare
di verde, di giallo, di rosso, di blu, di viola...
Proprio qui, nelle M arche, dove non si
finisce mai di stupirsi, dove le luci, i colori,
i sapori e mille profumi nellaria tersa
giocano a pennellare inconsueti scenari.
i n f o rm a z i o n i: Regione Marche - S e rvizio Valori zzazione Te rreni Agricoli e Forestali
tel. 071 8063637
|
fax 071 8063019
|
p a t r i z i a . b a ro c c i @ re g i o n e . m a rc h e . i t
R E G I O N E
M A R C H E
Assessorato Agricoltura,
Foreste, Alimentazione,
Agriturismo, Sviluppo Rurale
Unione Europea
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