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la guida per trovare lavoro ai tempi del 2.

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the hoffmans
esuberati.blogspot.it
Gaia Manfredi Matteo Liuzzi
con il contributo di
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Progetto grafico a cura di Marta Ghezzi
Testo aggiornato al marzo 2014
Matteo Liuzzi Gaia Manfredi
THE HOFFMANS
esuberati.blogspot.it
Avete presente quei momenti della vita di una persona in cui ti sembra che vada
tutto bene, tutto incredibilmente liscio come lolio?
Rivedi il tuo CV, lo invii allazienda dei tuoi sogni, dopo una settimana ti chiamano.
E cos fai un colloquio che sembra scritto da uno sceneggiatore di Hollywood tanto
andato bene, e poi inizi a lavorare in quello che potrebbe essere il posto di lavoro
della vita
Insomma, avete presente quei momenti in cui sembra quasi che un disegno bellissi-
mo, invisibile e perfetto si stia compiendo a tua insaputa?
No?
MANCO NOI.
Per questo abbiamo deciso di scrivere questa guida: perch le cose non vanno mai
come vorremmo e perch, da un po di tempo a questa parte, tutto il mondo in
rivoluzione.
Prendiamo solo gli ultimi 5 anni: ci sono dei lavori che prima non esistevano o che
presto esisteranno, come lo sviluppatore di app per iOS, oppure il Digital Death Ma-
nager, colui che si occupa di gestire i profili social online quando passiamo a miglior
vita.
Ecco perch abbiamo sentito il bisogno di provare a rivedere le regole con cui ci re-
lazioniamo alla ricerca di lavoro: semplicemente perch il mondo cambiato.
Allinizio, quando Assolombarda ci ha contattato proponendoci di trasformare il no-
stro blog in una sorta di guida, non pensavamo di avere le carte per farlo.
Il blog era nato con lidea di combattere una forma di depressione collettiva a cui la
crisi, le mille tipologie di contratto, la condizione di precariato e mille altri fattori ci
stavano condannando e, diciamo, lo stavamo facendo soprattutto per noi.
Certo, una roba da condividere, ma pensavamo fosse una sorta di autoterapia.
Eppure stata proprio quella mail a farci capire che non stavamo solo rivedendo un
puzzle che - per anni - avevamo provato a costruire, ma stavamo addirittura utiliz-
zando quelle stesse tessere per costruirne un altro, con un disegno del tutto diverso.
Inconsapevolmente, avevamo fatto un altro pensiero: se il mondo ci chiude in faccia
tutte le porte, non ha senso continuare a bussare. Tanto vale mettersi in gioco e in-
seguire il proprio sogno, perch se dobbiamo combattere contro un gigante, tanto
vale farlo per qualcosa che ne valga la pena: i nostri sogni.
Anche se mirare il pi in alto possibile, costa fatica - e noi, di strada in salita, non si
pu dire che non ne abbiamo fatta.
Volete le prove?
Eccole. Sommando le nostre esperienze, abbiamo fatto di tutto: contratti sanciti da
una vigorosa stretta di mano, stage quanti ne volete, contratto a progetto, cococo,
cocopro e cocod; contratto a tempo determinato, contratto a tempo indeterminato
(eh, s, anche questo!), contratto di collaborazione occasionale, contratto a chiama-
ta, lettere di incarico, lavori senza contratto ma con la ritenuta dacconto e, ultimo
in ordine di apparizione ma non di importanza, la partita IVA.
Ecco, il nostro intento non quello di garantirvi che, grazie a questa guida, trovere-
te lavoro al 100%. Semplicemente, vogliamo aiutarvi a credere che la situazione in
cui ci troviamo possa riservarci anche delle sorprese e non sia solo la condanna alla
schiavit di una vita in bilico.
E convincerci che, se cerchiamo lavoro, c solo una cosa che possiamo fare: #lavoria-
moci.
Gaia e Matteo
INDICE
Introduzione
CHI SONO GLI ESUBERATI OGGI?
Cap 1
CERCARE LAVORO: PI FACILE ESSERE RAPITI DA ALIENI KILLER
1.1 COSA FARE PER ENTRARE NEL MONDO DEL LAVORO?
1.2 METODI 1.0 PER CERCARE LAVORO (LA MACCHINA DEL DIAVOLO)
1.3 PERCH NON CI CHIAMANO MAI?
1.4 UN NUOVO GIOCO CON VECCHIE REGOLE
1.5 LE NUOVE CARATTERISTICHE DEL NUOVO CANDIDATO
Scheda 1: Le 5 fasi dellElaborazione del Lutto
(Aka: la scuola finita, adesso si comincia a fare sul serio)
Cap 2
UN CONTO COMINCIARE A CAMMINARE, UN ALTRO CONOSCERE LA ROAD MAP
2.1 ORIENTARSI NEL MONDO 2.0: UNIRE I DESIDERI CON CI CHE SAPPIAMO FARE
2.2 SCEGLIERE TRA LAVORI DISPONIBILI SUL MERCATO
2.3 IMPARARE A CONCILIARE DESIDERI E REALTA
Scheda 2: Lo #stagistaimperfetto
Cap 3
QUASI COME SHERLOCK HOLMES: PER AVERE UN BUON RISULTATO NON BASTA
CERCARE QUALCOSA, BISOGNA SAPERE COSA CERCARE
3.1 COME CERCARE LAVORO SENZA IMPAZZIRE? BASTA SAPERE QUELLO CHE FACCIAMO
3.2 QUALI SONO I CRITERI MIGLIORI PER SCEGLIERE?
3.3 DIMMI CHE CV HAI E TI DIRO CHI SEI
3.4 IL COLLOQUIO PRIMA DEL COLLOQUIO
Scheda 3: Le regole del Lavoratore Libero
Cap 4
DALLAZIENDA AL CANDIDATO: EPPUR SI MUOVE
4.1 LE REGOLE DORO PER AFFRONTARE UN LAVORO/COLLOQUIO
4.2 E I RECRUITER? COME IMPRESSIONARE LIVE
4.3 LARMA IN PI CHE CI SERVE PER OTTENERE IL LAVORO
4.4 MI SPIEZZO MA NON MI IMPIEGO - GESTIRE LE ANSIE E LE ASPETTATIVE
Scheda 4: Le parole sono importanti
... 9
... 12
... 13
... 15
... 17
... 19
... 21
... 23
... 24
... 25
... 28
... 30
... 32
... 35
... 36
... 38
... 41
... 44
... 47
... 48
... 49
... 52
... 55
... 57
... 60
Cap 5
LIMPORTANZA DELLINSERIMENTO: ANCHE UN CAMMELLO PU PASSARE DALLA
CRUNA DI UN AGO, SE PRIMA HA PRESO LEZIONI DA UN ARTISTA CIRCENSE
5.1 IL NEOPRECARIATO
5.2 LA CENTRALIT PROFESSIONALE
5.3 LEGOISMO PROFESSIONALE
5.4 I CONTRATTI - PERCH CARTA CONTA
5.4.1 Lo stage
5.4.2 Lapprendistato
5.4.3 Contratto a tempo determinato
5.4.4 Freelance
5.5 ANCORA SU STAGE E APPRENDISTATO: IL NOSTRO TUTOR, ALIAS COMPANY
SURVIVING
Scheda 5: Non c peggior capo di un...capocchione!
Cap 6
C UN TEMPO PER TUTTO: ANCHE PER FARLA FINITA
6.1 QUANDO LASCIARE UNAZIENDA VITALE
6.2 NON SI BUTTA MAI A MARE UNAZIENDA
6.3 OPERAZIONE LIMONCELLO
6.4 COSTRUIRE UN NETWORK: PERCH
Scheda 6: In bocca al lupo!
... 62
... 63
... 65
... 67
... 69
... 70
... 72
... 73
... 74
... 77
... 80
...82
... 83
... 85
... 87
... 89
... 91
Introduzione
CHI SONO GLI
ESUBERATI OGGI?
Immaginate che ci sia un metodo per trovare lavoro cos facilmen-
te, da non dovere neanche preoccuparvi di mandare un CV alle
aziende.
Immaginate che lultimo giorno di scuola, qualcuno venga a suo-
narvi il campanello e a chiedervi di andare a lavorare per lui. Su-
bito.
E immaginate, infine, che per ogni cosa che fate, ci sia qualcuno
disposto a pagarvi.
Bello, no? Anzi, di pi: un sogno. Che per, in quanto tale, non
esiste.
Ma basta questo per fermarci?
Noi diciamo di no.
Noi diciamo che non ha senso non andare pi al mare perch po-
trebbe piovere.
Non ha senso non desiderare pi sciare perch potremmo cadere e
romperci losso del collo.
E non ha senso smettere di desiderare il lavoro dei nostri sogni solo
perch si sta rivelando troppo difficile conquistarlo.
Il punto proprio questo: per avere ci che vogliamo, dobbiamo
essere disposti a correre dei rischi e tenere duro fino a che non
raggiungiamo i nostri obiettivi.
O sbagliamo?
Ci chiamano disoccupati, inoccupati, in cerca di occupazione, per-
sone da collocare, NEET; ma tutti questi nomi parlano di ununica
verit: siamo persone alla ricerca del loro posto nel mondo.
Quando abbiamo iniziato a discutere di questi argomenti, abbia-
mo scelto il nome Esuberati. Certo, una definizione come unal-
tra, che per voleva raccontare una difficolt: dopo anni passati
sui libri a fare quella che noi credevamo fosse la gavetta, ci siamo
ritrovati a credere che dopo gli studi tutto sarebbe stato facile.
Avremmo avuto il lavoro dei nostri sogni, avremmo potuto comin-
ciare a costruire la nostra vita invece ci siamo ritrovati sballottati
tra annunci di lavoro possibili e posizioni lavorative che non si sa-
rebbero aperte mai.
E ci siamo accorti che i posti di lavoro erano sempre meno, mentre
noi eravamo sempre di pi.
Qualcuno entrava, cominciava a vivere il suo futuro. Ma gli altri?
In esubero.
Al contrario di chi ha sempre una soluzione a portata di mano, noi
non ci nascondiamo dietro un dito.
Scorciatoie non ne esistono e lo stesso vale per metodi che rendo-
no la ricerca del lavoro pi facile.
Il punto sta nel cambiare la prospettiva con la quale si cerca lavoro.
Non pu pi essere sufficiente rispondere a un annuncio e aspet-
tare accanto al telefono che qualcuno si prenda la briga di invitarci
a un colloquio.
Questo lapproccio che migliaia di persone che cercano lavoro
utilizzano per fare qualcosa che non sta portando a nessun risul-
tato. Perch non si cerca pi il lavoro dei propri sogni, ma si cerca
un lavoro qualsiasi.
Il vero problema che, cos facendo, poco alla volta si perde il pro-
prio talento, le proprie motivazioni, il proprio smalto. E finiamo
con il livellarci tutti verso il basso.
Non pensiamo che un lavoro abbia meno dignit di un altro; ma
se per noi un lavoro vale laltro, allora anche un candidato vale
laltro.
E se abbiamo accettato di essere tutti uguali, come possiamo pre-
tendere di non essere sostituibili?
Bisogna avere delle motivazioni forti, degli obiettivi chiari, per di-
ventare la persona giusta al posto giusto.
Anche perch il lavoro sar uno degli elementi principali della no-
stra vita. E come possiamo convivere per 40 anni con qualcosa che
magari non detestiamo, ma di sicuro non amiamo?
Nessuno vuole vivere segregato, figuriamoci chi vede che, fuori
dalla finestra, c tutto un mondo che si sta lasciando sfuggire.
La domanda che dobbiamo porci, noi Esuberati, : Se siamo noi i
primi a non volerlo fare, perch farlo?
In periodi come questi, dove crisi una parola diffusa come il
Posso portarle qualcosa? in una caffetteria, il primo passo per ri-
sollevarci smettere di giustificare razionalmente il fare lavori che
non ci piacciono o che crediamo inferiori alle nostre aspettative.
Basta, cominciamo a smantellare questi obblighi che ci stiamo au-
toimponendo, a credere di pi in noi stessi, a inseguire in maniera
ostinata i nostri sogni e, infine, a cercare di avere quello che ogni
persona desidera da quando nato: la felicit.
CAPITOLO UNO
CERCARE LAVORO:
PI FACILE
ESSERE RAPITI DA
ALIENI KILLER
CAPITOLO UNO
Quello che non ci mai stato detto che il lavoro sarebbe iniziato
nel momento stesso in cui avremmo cominciato a cercare lavoro.
E che, dopo quel momento, il lavoro sarebbe stato come unaltale-
na: si lavora - si cerca lavoro - si lavora ancora - si cerca lavoro - si
lavora (forse)
Generalmente, quando si parla di precariato pensiamo a un uomo
in cima al Gran Canyon indeciso se buttarsi o meno, mentre tutta
la societ dietro di lui aspetta solo che si lanci per prendere il suo
posto sul precipizio.
Ma se quelluomo lo si guarda attentamente negli occhi, si vede
che non indeciso: vorrebbe unaltra via duscita.
E allora perch resta l, in bilico? Perch pensa che quella sia lunica
opzione che ha.
Lerrore pi grande legato al fatto che quelluomo considera il
mondo del lavoro come lo consideravano i nostri genitori circa 30
anni fa: cerca un lavoro, trova unazienda, fatti assumere, fatti
fare un contratto a tempo indeterminato e resta l per tutta la vita.
Oggi come oggi, per, questo impensabile.
Ma allora come mai abbiamo ancora questa idea?
Sappiamo che tutto il mondo cambiato; perch noi ci ostiniamo
a restare uguali?
Come se andassimo in discoteca e trovassimo un DJ che suona con
il grammofono.
vero, la musica c, ma non quella giusta per la nostra serata.
1.1
Cosa Fare per Entrare nel
Mondo del Lavoro?
La verit che se accettiamo che ci dicano che c
solo quel modo, allora significa che non ne meri-
tiamo un altro.
vero che stiamo mandando CV in giro ormai da
mesi, ma siamo sicuri di avere provato tutte le stra-
de? Oppure siamo ancora fermi a mail + allega CV
+ invio + attesa al telefono?
cambiato il mondo del lavoro, cambiata la per-
cezione delle relazioni; allo stesso modo dobbiamo
trasformare la nostra ottica nella ricerca del lavoro.
I giovani di oggi hanno una grande sfida davanti a loro: smuovere
il mondo del lavoro dalle fondamenta e imparare a muoversi in un
altro modo, pena il rimanere bloccati nelle sabbie mobili.
E allora alziamo la testa, schiena dritta e occhi fissi su ci che con-
ta, ci che ci interessa e che ci coinvolge.
Non cerchiamo solo un posto di lavoro; il mondo delle aziende non
si cerca, si esplora. Dedichiamoci a imparare tutto ci che possiamo
nel minor tempo possibile, corriamo a mille, sempre pi precisi,
sempre pi attenti.
Che gli occhi siano alla ricerca di cose nuove, veloci come artigli;
che le esperienze diventino lunica acqua che ci toglie la sete.
Sfamarci sia puntare verso obiettivi sempre nuovi; mai acconten-
tarsi, mai dire va bene anche cos.
Questo significa crescere, acquisire quelle nuove competenze che
potremmo usare ovunque, nella vita quotidiana e anche in altri
posti di lavoro.
Questa la nuova gavetta che dobbiamo fare.
Questo significa essere vivi, essere giovani.
Non possiamo accontentarci di un lavoro utile solo a portare a casa
lo stipendio per pagare laffitto, pagare lassicurazione della mac-
china, pagare i cocktail il venerd sera.
Per noi, il lavoro deve essere lo strumento per inseguire la nostra
ambizione.
Siamo alla ricerca di una nuova prospettiva, di un mondo nuovo.
Del nostro sogno.
Se no continueremo a essere sempre quelli destinati a fare un la-
voro qualunque, insieme a tutti gli altri, cupi come tutti gli altri,
con gli stessi mezzi di tutti gli altri e in attesa di ricevere quella
chiamata che, come per tutti gli altri, non arriver.
E saremo destinati a sentirci, per sempre, Esuberati.

Certe volte pensiamo che per trovare lavoro, dobbiamo spedire
CV a tutte le aziende che ci capitano, cos da non lasciare nulla di
intentato.
E la coscienza a posto.
Per cos facendo, finiamo col dire che sappiamo fare di tutto un
po, ma nel dettaglio? Boh
Risultato? CV scartato.
Generalmente, chi cerca lavoro commette anche degli errori pra-
tici.
1. Compilare un CV generico che possa andare bene per tutte le
aziende. In realt, soprattutto se utilizziamo un modello del
tipo Europass, facciamo lelenco di quello che abbiamo studia-
to e delle poche - esperienze che abbiamo fatto. Risultato?
Una lista della spesa neanche tanto interessante, che non parla
di noi ma delle abitudini di ex studenti che si affacciano nel
mondo del lavoro.
2. Mandare una mail buona per qualsiasi posto di lavoro. Lo ab-
biamo fatto tutti, magari facendo addirittura copia e incolla
dalle mail gi inviate. Risultato? Mail che finiscono nel cestino
perch non interessanti, e che spesso sembrano addirittura spe-
dite allindirizzo sbagliato! Praticamente, vengono considerate
come quelle mail spam che recitano: Caro amico, youve vinto
un premio per un trip in Dubai!: non ci crede nessuno.
3. Scrivere random a tutte le aziende che si trovano in internet
e a tutti gli annunci che ci capitano sottocchio. Se abbiamo
1.2
Metodi 1.0 per Cercare Lavoro
(La Macchina del Diavolo)
un profilo da ingegnere aerospaziale, perch candidarci per un
posto di cuoco? Oppure il contrario: se siamo degli storici, per-
ch candidarci per un profilo di tecnici di laboratorio? Senza
contare che questo comportamento ci danneggia due volte: la
prima, in cui veniamo scartati perch il nostro profilo non
adeguato; la seconda, perch - anche qualora lazienda cercas-
se un profilo simile al nostro - causa la candidatura precedente,
il nostro profilo risulta di gi tra quelli scartati. Due fallimenti
in un colpo solo.
E chi si riconosciuto in uno di queste tre situazioni, si ritrover
anche nella seguente: il telefono pi muto di quando la nostra
ragazza ci ha lasciato.
Ma non diamo la colpa alle aziende che non ci chiamano, siamo
noi che abbiamo fatto di tutto per diventare invisibili. Del resto,
come avrebbero fatto a trovarci, avendo mandato delle informa-
zioni anonime?
Abbiamo provato a giocare a un gioco nuovo di cui non cono-
sciamo neanche gli attori, con laggravante di aver usato regole
vecchie di 20 anni.
Forse prima bastava avere un bel vestito e un titolo di studio su un
pezzo di carta per poter avere un lavoro. Ora non basta pi.
Ora, bisogna dimostrare di avere delle qualit che vadano oltre i
titoli e le esperienze; ora bisogna far vedere, sin dal primo contat-
to, che siamo persone con una personalit specifica.
La verit che dobbiamo essere in grado di accettare una que-
stione molto semplice: questa una partita che vede tantissimi
giocatori pronti in panchina e, sulla carta, tutti sembrano avere le
stesse caratteristiche. Lunico modo per poter avere una chance di
entrare in campo pensare a un modo per stravolgere le regole.
Non infrangendole, ma interpretando il gioco in un modo nuovo.
Bisogna cambiare rotta, che per non significa Nuova Direzione,
ma semplicemente Rottura.
I principali meriti del web sono quelli di permettere a tutti di tro-
vare qualsiasi tipo di informazione e di riuscire a trovare un modo
per comunicare valido per tutti.
Se questo fosse vero, allora, dovrebbe essere facilissimo essere va-
lutati per un posto di lavoro, no? Ma allora, perch questo non
succede?
Le motivazioni sono principalmente due.
Quando unazienda - soprattutto quelle di grandi dimensioni e
multinazionali - sente il bisogno di assumere una nuova persona
nel suo organico, generalmente pubblica un annuncio on line spe-
cificando le caratteristiche del candidato perfetto.
Per, a questo punto, avviene il cortocircuito: il web permette a
tantissime persone di leggere lannuncio e di rispondere, quindi
chi deve analizzare i nostri CV si ritrova di fronte a un muro di can-
didature difficile da studiare.
Perch? Un po per quello che dicevamo prima, cio che tutti pos-
sono candidarsi con enorme facilit, un po perch noi siamo cos
dentro al meccanismo di ricerca di un qualsiasi lavoro che man-
diamo CV a chiunque, sperando che nel mucchio qualcuno ci pe-
schi.
Conclusione? I recruiter delle aziende si ritrovano sommersi di pro-
fili e, nellenormit del numero, diventa difficilissimo farsi notare.
Quindi, per fare una prima scrematura e valutare
solo i profili che meglio rispondano alle loro esi-
genze, le aziende scelgono di norma due strade.
Per i profili pi alti - tipo tecnici o laureati - spesso
1.3
Perch non ci Chiamano Mai?
si rivolgono a scuole o universit e, talvolta, a societ specializzate
nella selezione del personale.
Invece per i profili medio-bassi, spesso si rivolgono alle agenzie per
il lavoro.
E siamo quindi punto e a capo. Ossia, se non riusciamo a distin-
guerci dalla massa per competenze e/o personalit specifiche, nes-
suno - sia luniversit o la scuola, sia lagenzia per il lavoro - segna-
ler il nostro profilo.
E non saremo, cos, in nota presso alcuna azienda per eventuali
posizioni che potrebbero essere disponibili in futuro.
Inoltre, c anche un rischio importante da non sottovalutare: gli
annunci truffa.
Quanto pi qualcuno in difficolt, tanto pi vengono fuori gli
sciacalli. Per il lavoro lo stesso: quello che stiamo vivendo un
momento di passaggio che presenta delle criticit e, di conseguen-
za, c un sacco di gente che vuole approfittare della situazione
per guadagnarci a danno di altri.
Generalmente, per non cadere nei tranelli che ci vengono propo-
sti, possiamo difenderci da un annuncio- civetta tenendo a mente
alcuni accorgimenti:
1. Il primo contatto con chi ci offre un lavoro quasi sempre tele-
fonico: diffidiamo quindi dalle mail, soprattutto con la richiesta
di documenti o dati personali.
2. Nessuno regala niente, figuriamoci un lavoro. Se ci sembra di
non esserci iscritti a un annuncio, probabilmente non lo abbia-
mo fatto.
3. Diffidiamo delle persone che hanno fretta di chiudere una tele-
fonata. Significa che non stanno analizzando profili, ma stanno
solo cercando di fare numero e di dimostrare a qualcuno (non
a noi!) che stanno lavorando.
Chi cerca un lavoro, visto che manda in giro i propri dati personali
sotto forma di CV, deve avere un doppio grado di attenzione.
Stiamo quindi alla larga da quegli annunci dove il lavoro o poco
chiaro o sembra tutto rose e fiori, soprattutto con facili occasioni
di guadagno.
Capita che dietro a questi annunci ci siano persone che approfitta-
no della nostra inesperienza per farsi gli affari loro.
1.4
Una delle questioni pi difficili del trovare lavoro che noi tutti
abbiamo perso lorientamento. Come se andassimo a vedere una
partita di calcio, e il portiere indossasse il tut.
La verit che ogni gioco ha bisogno di regole perch i protago-
nisti possano agire in maniera coerente. Altrimenti finisce sempre
in rissa.
Chi cerca lavoro, infatti, ha sempre pi limpressione che la ricerca
si avvicini allammucchiata: tutti a cercare chiss cosa, sepolto chis-
s dove.
La questione che tutto sta cambiando molto velocemente ma noi
vogliamo gestire il cambiamento fingendo che non ci sia. E cos
mandiamo CV random, senza preoccuparci dei destinatari.
La verit che bisogna fare i conti con tre punti importantissimi.
1. cambiato il concetto di tempo: abbiamo la possibilit di essere
connessi al web praticamente sempre. E con questo, vogliamo
dire che possiamo avere qualsiasi tipo di informazione in quasi
tutte le situazioni. Cosa cambia? Che non c pi chi arriva pri-
ma e chi arriva dopo, c solo chi arriva e chi no.
2. cambiato il concetto di vicino: tutto vicino e tutto a por-
tata di mano. La tecnologia ci ha dato la possibilit di avere
accesso a tutto e di poterlo toccare con mano. Come? Con lo
scambio, le recensioni degli utenti, i feedback. Insomma, ab-
biamo la possibilit di avere uninterazione con il mondo, senza
intermediari e in tempi praticamente immediati.
3. cambiato il concetto di personalizzazione. Le informazioni
Un Nuovo Gioco con
Vecchie Regole
ruotano come ingranaggi intorno a noi e anche noi faccia-
mo pi cose contemporaneamente. Lunica differenza sta nel
modo in cui facciamo qualcosa, cio nelle nostre qualit speci-
fiche che distinguono ci che fatto da noi da ci che fatto
da qualcun altro.
Ma la vera differenza che racchiude tutto che cambiata la per-
cezione del mondo. Non siamo pi parte di un meccanismo che
funziona nel momento in cui tutti noi lo facciamo funzionare. Io
come persona sono al centro del mio mondo: sono io che agisco e
le mie qualit faranno la differenza.
E la cosa pi affascinante che tutto trasparente, totale: non c
pi una sola entit riconosciuta come autorit. Tutti possono giu-
dicare perch i risultati sono davanti agli occhi di tutti; cos come
davanti ai nostri, e non pi chiusi in fascicoli di carta dentro ai
cassetti di ferro.
Cerchiamo un nuovo modo per orientarci tra annunci e recruiter?
Bene, ma per farlo davvero necessario riscrivere le regole e che
siamo noi a farlo.
Del resto, nel nostro mondo chi comanda siamo noi.
Ma questo non significa che voi, aziende e selezionatori, rimarrete
alloscuro, perch ormai non vi possiamo nascondere nulla.
Quindi, da oggi, per tutti nuove regole per il rinnovamento del
gioco.
Non possiamo pi aspettare! In palio c la nostra vita, la nostra
felicit e il nostro futuro.
Nuove regole, nuovi calciatori per uno sport non nuovo, ma rin-
novato.
Eppure, c qualcosa ancora che bisogna cambiare: latteggiamen-
to.
Perch se conserviamo le stesse vecchie abitudini, che senso ha
cambiare tutto?
Se vogliamo che i datori di lavoro si pongano in maniera diversa
con noi, dobbiamo essere noi a comportarci in maniera diversa di
fronte a loro.
Non stiamo modificando i partecipanti che si muovono nella ricer-
ca del lavoro, ma stiamo mettendo in discussione i ruoli che questi
hanno.
Perci, ecco 10 caratteristiche che devono diventare importanti per
noi:
1.5
1. Carriera: trascorrendo tanti anni in unazienda, tutti prima
o poi saliranno di grado. Ma questo ci che vogliamo, che
qualcuno misuri con qualche soldo in pi la nostra capacit?
Non solo. La carriera deve essere un percorso personale di cre-
scita lavorativa. Far carriera non vuol dire solo avere qualche
soldo in pi a fine mese, se dopo anni e anni siamo rimasti
sempre gli stessi. Il che significa imparare a costruire la nostra.
2. MobilitA: dobbiamo imparare a muoverci, a cambiare. Che
per non significa precariato. Questa deve essere una nostra
scelta, non una cosa che subiamo. Cosa significa? Non aspet-
tiamo passivamente che qualcuno ci dica se possiamo rimanere
Le Nuove Caratteristiche del
Nuovo Candidato
La vera arma di chi cerca lavoro oggi rendersi autosufficiente:
una cellula che si muove da sola, che ha una forza di per s, senza
avere una stretta dipendenza dagli altri.
Non siamo solo persone, ma caratteri; non pi individui al lavoro,
ma personalit.

in un certo posto di lavoro, ma sono le nostre ambizioni che ci
spingono a cambiare per seguire i nostri sogni. Siamo sempre
in caccia.
3. Spirito critico: dobbiamo essere in grado di valutare sin-
ceramente il nostro operato, senza paura dei giudizi. Come in
rete, dobbiamo essere disinteressati: il criticare e il giudicare
fanno parte della crescita. E la sincerit il motore per capire
gli sbagli e non ripeterli.
4. Sintesi: dobbiamo essere ricettivi, rapidi, efficaci, ma soprat-
tutto facili. Girare attorno a un concetto, significa che non
sappiamo cosa dire. Le cose sono una: mettiamola a fuoco e
prendiamola.
5. Work&fun: facciamo il lavoro che ci piace nel luogo che ci
piace. Se ci pensiamo bene, nella classifica delle cose che ci in-
teressano di pi, al primo posto mettiamo davvero i soldi?
6. Satisfaction: non tutti sono in grado di trasformare il pro-
prio hobby in lavoro. Ma questo non significa che il nostro lavo-
ro non possa gratificarci. la nostra vita, deve appagarci, non
deluderci.
7. Flat organization: nelle organizzazioni aziendali pi
moderne, le gerarchie tendono a sfumare, non esistono pi ca-
ste lavorative. Se le nostre competenze valgono sul campo, ci
saranno riconosciute. E ci che vale la
8. LibertA despressione: proponiamo le nostre idee sen-
za timori, altrimenti avrebbe diritto a un posto di lavoro anche
il cactus che abbiamo sulla scrivania. Diciamo quello che pen-
siamo, facendo bene attenzione a capire il contesto aziendale
dove lavoriamo.
9. FlessibilitA: se un lavoro ci piace, se con i nostri colleghi
siamo una squadra, non deve essere un peso stare di pi al la-
voro. Certo, caro capo: tu non approfittarne.
10. Trasparenza: la rete ci ha insegnato che tutto deve essere
cristallino, con la possibilit di ottenere ci che ci serve usando
pochissimi elementi per la ricerca. la pi grande arma della
nostra generazione. Cerchiamo di capire i meccanismi, studia-
mo gli ingranaggi: dimostriamo sia che sappiamo imparare in
fretta sia quanto pu essere grande il nostro reale contributo.
SCHEDA UNO
Quando finiamo gli studi, il pensiero che
ci gira in testa e riguarda il nostro futu-
ro uno solo: vacanzavacanzavacanzava-
canzaaaa!
Tuttavia, dopo unestate in cui risolvia-
mo quegli interrogativi esistenziali cui
la scuola non ci ha mai dato una risposta
(Se discendiamo dalle scimmie, come mai
quando ci bruciamo puzziamo di pollo?
Oppure come mai i pesci sottacqua non
affogano?), ci ritroviamo a fare i conti
con la classica frase che i genitori di tutto
il mondo pongono ai propri figli: Che in-
tenzioni hai per il futuro?
Generalmente, la risposta chiara per
tutti: Boh?!
Ma come arrivare a una risposta sensata?
Dopo intensi studi psicologici, gli scien-
ziati hanno individuato 5 fasi che ognuno
deve attraversare prima di cominciare a
cercare un lavoro. Di seguito, ecco le ri-
sposte tipo che tutti abbiamo dato alle
domande dei nostri genitori.
Che intenzioni hai per
il futuro? Che lavoro
vuoi fare?
Boh?!


1. Negazione
Io lavorare? Che cosa successo, mam-
ma? Non mi vuoi pi bene? Mi vuoi cacciare
di casa?.
2. Rabbia
Ma come lavorare?! Di gi? Ho solo 25
anni! Sono stato almeno 20 anni sui libri e
gi mi devo mettere a fare qualcosaltro?
Avr diritto, almeno a un po di vacanza,
no? Io direi che 5 anni possano bastare
3. Contrattazione
Ok, io inizio a lavorare ma poco, eh?
Non chiedetemi di lavorare tutti i giorni
magari iniziamo con uno/due giorni alla
settimana per poi che ne so, in un paio
danni, arrivare a 5 giorni va bene? Affare
fatto? Eh, pap?
4. Depressione
Mamma, pap! Perch mi state facendo
questo? Non vedete che sono ancora pic-
colo?! Io non posso lavorare! E se avessi
sbagliato tutto? No, no, aspettate: mi posso
riscrivere alle scuole medie??
5. Accettazione
E va bene, io inizio a cercare lavoro. S,
far del mio meglio Ma se non lo trovo,
non dite che non vi avevo avvisato, eh?
Di seguito, ecco le risposte tipo che tutti abbiamo
dato alle domande dei nostri genitori.
Questa fase, generalmente, quella in cui prima o poi ci ritroviamo tutti e di solito la pi
duratura. La verit che stiamo accettando che il futuro ci sta bussando alla porta.
Siamo agitati? Pu essere. Ci sentiamo insicuri? Ovvio.
Lunica cura la consapevolezza che tutto questo sbattimento come la puntura per un vacci-
no: sar tutto finito prima che possiamo accorgercene.
CAPITOLO DUE
UN CONTO
COMINCIARE A
CAMMINARE,
UN ALTRO
CONOSCERE LA
ROAD MAP
CAPITOLO DUE
Se state leggendo una guida su come trovare lavoro
ai nostri giorni, significa che vi siete accorti che c
una specie di vetro trasparente e sottilissimo (ne-
anche troppo!) che vi divide dal mondo del lavoro.
E avete ragione: oggi non pi come 40 anni fa. Si
invertito il rapporto tra domanda e offerta e, in
rapporto a quanti sono quelli che cercano lavoro, i
posti sono oggettivamente pochi.
Per questo le risorse umane, negli anni, sono diventate importan-
tissime: devono trovare le pepite doro nascoste dentro la massa
di CV.
Come? Targettizzando la ricerca.
E cos le aziende in un candidato analizzano tutti gli aspetti di una
persona che lo possano far diventare il dipendente ideale: compe-
tenze e motivazioni su tutto.
Del resto, rispondono alla domanda pi semplice del mondo: cerco
solo ci che serve allazienda? S.
In tutta risposta, per, noi tendiamo a inviare sempre pi CV a sem-
pre pi aziende, alimentando il collo di bottiglia: anzich agevola-
re con un po dossigeno il passaggio dellacqua, facciamo pressio-
ne sul fondo della bottiglia perch lacqua esca pi velocemente.
E questo non succede.
Il problema non pi solo trovare un lavoro, ma riuscire ad arriva-
re alla scrivania del recruiter per farsi prendere in considerazione.
E come fare? Semplice: bisogna centrare il punto in cui il nostro
profilo si innesta nella loro ricerca.
2.1
Orientarsi Nel Mondo 2.0:
Unire I Desideri Con Ci Che
Sappiamo Fare
Ma questo non significa cercare di modellare le nostre qualit solo
ed esclusivamente in base alle necessit aziendali. Significa indivi-
duare gli annunci che incrociano le nostre aspirazioni.
Perch siamo finiti in un enorme mare in cui gli annunci di lavoro ci
galleggiano tutti intorno, come pezzi di legno di una nave andata
in frantumi. E noi speriamo che qualcuno ci veda. E urliamo come
pazzi, nella speranza che chiunque, ci tiri un salvagente qualsiasi.
Ma, secondo voi, se questo fosse un sogno, sarebbe un bel sogno?
No: e allora, piuttosto che continuare a gridare aiuto, non me-
glio mettersi a nuotare?
Nella visione comune degli adulti, chi ci osserva da fuori ci divide
in tre categorie:
1. i Pessimi: giovani che non che non sanno fare niente, ma
che non vogliono fare niente. La classica frase degli adulti : il
lavoro c; sono i giovani che non vogliono farlo!
2. i Responsabili: che non si sono arresi ma hanno abbassato
il loro standard pur di fare un lavoro, pur di avere unindipen-
denza. E la cosa che pi attinente alla loro laurea in geologia
sono i surgelati (troppo surgelati) nel banco surgelati del super-
market in cui lavorano. E che involontariamente - conferma-
no la tesi degli adulti di cui sopra: il lavoro c! che i giovani
non vogliono fare niente
3. i Geni: che sono esattamente come i secondi - non si sono ar-
resi, non hanno rinunciato alla loro indipendenza - ma che in
qualche modo sono diventati di successo. Visto che il lavoro
cera?! Certo, se uno se lo crea ma i giovani non vogliono fare
niente!
Per, la verit diversa. I giovani vogliono fare, ma non sanno
dove sbattere la testa. Perch per anni ci hanno detto di capire
cosa volevamo fare, salvo accorgerci troppo tardi che - quello che
volevamo fare - non potevamo farlo.
E allora? Dovremmo essere responsabili e, girandoci indietro, ca-
pire che abbiamo inseguito il sogno sbagliato? Via, ripartire da
capo?
Assolutamente no. Come diceva Andrea Pazienza, io non torno
indietro neanche per prendere la rincorsa.
Sappiamo benissimo quali sono i nostri sogni, cos come sappiamo
benissimo che non li vogliamo buttare alle ortiche tutta la fatica
che abbiamo fatto per stargli dietro.
Ma se ancora li stiamo inseguendo, vuol dire che non abbiamo
ancora tutte le capacit per prenderli e questo pu solo significare
due cose: che dobbiamo ancora studiare, e sforzarci di arrivarci
ancora pi vicino o che, quello che ci serve, per natura, non riusci-
remo mai a impararlo.
Magari duro da ammettere, ma il punto che dobbiamo impa-
rare a scegliere la nostra strada. E non solo inseguendo il sogno
puro, ma cercando di afferrare il sogno possibile.
Fermi sul punto pi alto del Grand Canyon (ricordate? Quello del
primo capitolo), cominciamo a guardarci davvero attorno, mi-
rando un obiettivo che ci interessa e cerchiamo di orientarci.
E non pensiamo di tenere aperte due porte contemporaneamente,
su due possibili lavori, visto che non si sa mai: servir solo a non
farci entrare n in una n nellaltra stanza, lasciandoci sulluscio
per sempre.
E allora ecco che il lavoro inizia nel momento in cui iniziamo a
individuare quella strada che la nostra inclinazione personale o il
nostro percorso di studi ci permette di percorrere.
Imparando a far coincidere i nostri desideri con le nostre compe-
tenze. O per lo meno, riuscendo a farli convivere.
Come dire: anche a noi piacerebbe fare gli aviatori, ma essendo
miopi, lavoreremo alla torre di controllo.
Se vogliamo uscire dalle tre categorie in cui ci hanno rinchiuso,
dobbiamo analizzare le nostre qualit, capire cosa vogliamo fare e
metterlo in relazione con cosa sappiamo davvero fare.
Unire le due cose e utilizzarle per raggiungere il nostro obiettivo.
Perch cos che nascono le generazioni veramente nuove: riu-
scendo a guardare pi lontano di quella linea che ci hanno inse-
gnato a chiamare orizzonte.
In quanto giovani, se qualcuno ci dicesse che dobbiamo mettere i
nostri sogni in un cassetto, avremmo tutto il diritto di indicargli la
direzione migliore per andare a quel paese. E raccomandargli di
spedirci - una volta arrivato l - una cartolina.
Perch chi sono i giovani, se non persone che hanno dei sogni e
tutta la vita davanti per farli diventare realt?
Oggi pi che mai bisogna seguire le proprie aspirazioni, altrimenti
siamo destinati a soccombere in un Paese che muore.
Anche se sembra un controsenso, lunico modo che abbiamo per
realizzare i nostri desideri fare i conti con la realt. Come? Sem-
plicemente dobbiamo iniziare a pensare che il mondo vero non
sia il contrario del nostro mondo ideale, ma sia lo strumento da
utilizzare perch la nostra aspirazione prenda forma.
Mettiamo le carte in tavola: abbiamo un lavoro dei sogni che non
riusciamo a raggiungere?
Non rinunciamo, ma pianifichiamo il percorso.
Quali sono i lavori disponibili sul mercato che possono inse-
gnarci ci che ci manca perch ci prendano in considerazione
per quel lavoro l?
Se invece abbiamo gi tutte le capacit necessarie per svolger-
lo, quali sono le aziende dentro le quali possiamo arrivare il pi
vicino possibile al nostro obiettivo?
La nostra battaglia deve essere combattuta con lunica arma che
abbiamo a disposizione: la pianificazione.
2.2
Scegliere Tra Lavori
Disponibili Sul Mercato
E il nostro piano parte da una semplice domanda: che cosa abbia-
mo a disposizione?
Ma pianificare significa anche sapere cercare strategie alternative,
cambiare in corsa, fare anche dei compromessi pur di portare a
casa il risultato.
Perch non possiamo rassegnarci e accettare che basta un lavoro
(precario per giunta): abbiamo faticato cos tanto per arrivare a
questo punto?
No, non secondo noi. Dobbiamo poter scegliere il nostro lavoro,
non possiamo accettare che qualcun altro condizioni il nostro fu-
turo.
La partita aperta: studiamo la squadra avversaria, scegliamo qua-
li giocatori mettere in campo e proviamo a vincerla, questa volta.
C sempre un momento in cui, e questo vale per tutti i giovani, i
NO sono cos tanti che ci sentiamo vittime. Persone abbandonate a
cercare un futuro che non arriva.
Generalmente, questa situazione porta due diverse reazioni: dap-
prima, c una rabbia diffusa, esplosiva, che per non ci porta da
nessuna parte; quindi, c un senso di stanchezza, abbandono e
immobilit. Ci prende lo spleen, diventiamo NEET.
Parole che, per, non significano niente.
Questa una delle tante frasi che nessuno vi dir mai: nessuno
vuole un depresso, uno che acido, uno incattivito.
Nessuno vuole uno che si rassegna di fronte alle difficolt.
Nessuno vi vuole cos.
Il lavoro dei nostri sogni non lo troviamo? Forse addirittura non
c?
Allora cerchiamo altre possibilit per sentirci realizzati, cerchiamo
tutte le linee tangenti che intercettano il nostro lavoro ideale.
Fermiamoci un attimo a riflettere:
1. abbiamo fatto una sintesi tra i nostri desideri e le nostre capa-
cit;
2. abbiamo bilanciato il risultato con le disponibilit del mercato;
3. abbiamo individuato cos la posizione perfetta, ma comun-
que non ci chiamano.
Perch? Cosa ci manca, ancora?
Apparentemente niente: i titoli ce li abbiamo, il CV lo abbiamo
2.3
Imparare A Conciliare
Desideri E Realt
mandato, ma Abbiamo effettivamente tutte le competenze per
lavorare nel posto per il quale ci candidiamo?
Molti diranno: Certo! Ho studiato tutti sti anni! E se non le ho,
allora le imparer una volta che mi hanno preso, sul campo
E allora rispondete a questa domanda: Perch unazienda do-
vrebbe aspettare che voi possiate apprendere un lavoro, che voi
possiate anche fallire, quando ci sono altri che hanno gi le carte
in regola per farlo bene?
S, ma se nessuno mi prende, come faccio io a imparare? un gat-
to che si morde la coda! E gi, ancora pi gi nella depressione!
E invece no. Oltre alla somma INCLINAZIONI + CAPACIT + DISPO-
NIBILIT SUL MERCATO dobbiamo aggiungere un altro elemento:
METTERSI IN GIOCO PER ACQUISIRE COMPETENZE.
Che non significa continuare a studiare, ma plasmare le conoscen-
ze che abbiamo per trasformarle in competenze professionali.
Perch non conta quello che hai fatto prima, ma quanto sei spen-
dibile adesso.
Qualcuno dir sicuramente che queste sono belle parole e che non
hanno riscontro nella realt.
Prova pratica, allora.
1. Tenendo ben chiaro quale sar il nostro futuro lavoro, indivi-
duiamo un ambito allinterno del quale ci piacerebbe lavorare.
2. Cerchiamo allora quale lavoro, in questambito, disponibile
sulla piazza.
3. Cerchiamo unazienda che abbia la disponibilit anche di que-
sto lavoro e facciamo di tutto per entrare.
4. Quindi, facciamo di tutto per raggiungere lufficio dove si fa il
lavoro dei nostri sogni.
A costo di imparare a fare tutti quei lavori che non sono la nostra
priorit, ma che costituiscono i gradini necessari per raggiungere
il nostro sogno.
Forse, la ricerca del lavoro ideale come un lungo corteggiamen-
to. Si pu fallire, cadere, fare pessime figure: ma insistendo, la no-
stra met sar costretta a cedere.
Lunico trucco mai smettere di amarla.
SCHEDA due
Tutte le volte che cominciamo uno stage, vorremmo essere stagisti perfetti.
Chi non ha mai detto, il primo giorno di stage:
Ah, a questi, adesso gli faccio vedere come si fa! Tanto che si chiederanno
Ma come abbiamo fatto fino ad adesso senza di lui??
Frasi da stagisti, ovvio.
Perch poi la verit ben diversa: lo stagista perfetto non esiste.
Siamo tutti #stagistiImperfetti, ognuno a modo suo.
Qualche esempio? Taaaac:
Frasi da stagista


1. Il CARRIERISTA
fa lo stagista ma si comporta come se fosse il capo della filiale di
NY. Reperibile sempre a qualsiasi ora, ha lo smartphone sempre
in mano per essere sicuro che non gli sfugga neppure una mail.
Le legge tutte, anche quelle che gli offrono prodotti per proteg-
gersi dal sole. Che lui non vede mai, visto che sempre fisso 11 ore
al giorno in ufficio. La sera non esce, perch il suo capo potrebbe
chiamarlo mentre in discoteca. Il capo, si intende e infatti, alle
4 di notte, il telefono squilla: il capo. Ma solo rumori di sotto-
fondo perch, in verit, gli partita la chiamata. Ma lo stagista di
successo contento: Significa che mi tiene tra i suoi contatti!!
2. Il COLLOQUIATORE SERIALE
ha fatto pi faccia-a-faccia lui del serial killer di Milwaukee. Se
lo incontri in ascensore, sta sicuro che ti rivolger la parola. E
non per sapere come stai, ma solo per provare la sua Formula di
presentazione rapida in caso di incontro fortuito di persona im-
portante. Se vi capita di trovarvelo seduto accanto in attesa di
fare un colloquio, vi far notare quanto il suo CV sia migliore del
vostro, persino negli hobby: ne ha pi lui di un pensionato vedo-
vo. Alla fine della chiacchierata, sarete talmente tanto frastornati
che, quando finalmente vi chiameranno al colloquio, sponsorizze-
rete lui come valida alternativa alla vostra candidatura.
Frasi da stagista
3. Il COMPLOTTISTA
non parla mai con nessuno per paura che, attorno, possano esse-
re potenziali capi e/o futuri colleghi. Eppure, a volte si concede
qualche rara frase, ma solo per lamentarsi di come non si sa chi
e non si sa perch stiano facendo non si sa bene cosa per non
fargli trovare lavoro. Se gli fai unobiezione qualsiasi, ti guarda
dapprima spaventato, poi ti prende e ti lega per farti parlare:
Avanti, chi ti manda?!
4. LOTTIMISTA
il suo stage finito da due anni, nessuno si fatto pi vivo ne-
anche per gli auguri di Natale, ma ancora convinto che da un
momento allaltro la sua vecchia azienda possa chiamarlo per
offrirgli un contratto a tempo indeterminato. Lultima volta che si
presentato a un colloquio, il recruiter gli scoppiato a ridere in
faccia quando ha letto la sua data di nascita (Aprile 79), ma lui ha
preso bene la cosa: se ha riso, significa che sono piaciuto. Sua ma-
dre piange sul letto e il padre si vergogna al bar. Almeno fosse
ubriaco, provano a consolarlo gli amici.
5. Il GENIO INCOMPRESO
non mette piede in unazienda da mesi, ma non perch nessuno
lo chiami, no. in ballo con mille amici per aprire una start up e
ha unidea rivoluzionaria ma cos rivoluzionaria!- che cambier
il mondo. Che ti racconta subito, ovviamente, anche se vi siete
appena conosciuti. Trattasi di arnese costituito da una lama affila-
ta inserita in un manico, atta a tagliare. Un coltello!, dici tu, ma
lui scuote la testa come se stesse parlando con un idiota e se ne
va. Tra due anni, lo ritroverete sulluscio della casa di vostra non-
na che cercher di convincerla a comprare un aspirapolvere che
pi di un aspirapolvere, una forchetta che, volendo, si pu usare
anche come pettine.
6. LOPINIONISTA
deve sempre dirti la sua, anche se il suo parere interessante
come lo schermo spento di un televisore rotto in una stanza buia.
Non trova lavoro, ma solo perch sono uno che pensa con la sua
testa e i capi hanno paura. Straparla soprattutto sui social net-
work, dove dice di avere pagine con migliaia di fan che sostengo-
no le sue teorie. A sentire lui, il mondo pieno di imbecilli che si
lamentano e non fanno niente. Effettivamente, la trovi una pagi-
na che parla di lui, ma viva come un teschio di mucca del Sahara
il 15 di agosto. Ma mentre sei l, sotto una sua proposta compare
finalmente un like. Il suo.
7. Il DEPRESSO
ambizioso e simpatico fino allultimo giorno di universit, allim-
provviso riesce a diventare pi sgradevole di un ciccione sullau-
tobus che ti sbatte in faccia la sua ascella piccante il giorno del
tuo compleanno. Allegro come un formichiere con la gengivite,
cos triste che inizi a pensare che sia la reincarnazione di Leopardi.
Se lo incontri al classico fal sulla spiaggia, arriva lui e il fuoco si
spegne. Dopo che ci hai fatto 10 minuti in tram insieme, per tirar-
ti su, decidi di tornare a casa e lavarti i denti con lo scovolino del
bagno.
E questi sono solo alcuni dei tipi di #StagistiImperfetti che esistono al mondo,
ma noi quale siamo? Lo scappato di casa? Lincompreso? Quello con lalito
effetto- serra, cos raccapricciante che appena lo senti, vorresti scioglierti?!
CAPITOLO TRE
QUASI COME
SHERLOCK HOLMES:
PER AVERE UN BUON
RISULTATO NON
BASTA CERCARE
QUALCOSA,
BISOGNA SAPERE
COSA CERCARE
La maggior parte di noi crede che cercare lavoro sia per lo pi spulciare il
web e, quando si trova un annuncio, candidarsi il pi in fretta possibile per
arrivare prima del solito tsunami di CV.
Del resto, si sa: chi arriva primo, vince, no?
No. Perch quello che succede leffetto Partenza intelligente di nostro
padre: in macchina dalle 4 del mattino per portare i bambini al mare prima
del traffico e poi, dopo mezzora, essere bloccati in autostrada, dietro 10 km
di auto in colonna che hanno fatto la tua stessa pensata. E i figli? Dimenticati
a casa, tanta era la frenesia di partire subito.
Risultato? Volevamo il posto migliore e non abbiamo
nessun posto.
Senza contare che, spesso, le informazioni che abbia-
mo sono parziali.
E magari il varco aperto c, ma da unaltra parte. Pec-
cato che nessuno lo sappia.
La ricerca di lavoro la stessa cosa, ma ormai siamo cos sprofondati nella
modalit corsa pazza che abbiamo perso di vista il motivo per cui facciamo
tutto ci.
E continuiamo a cercare qualsiasi lavoro tutti i giorni, mandando CV a tutti
senza essere richiamati mai.
Rispetto a noi, ricevono risposte pi realistiche quelli che fanno le sedute
spiritiche.
La verit che la selezione una partita fatta di due squadre: la nostra,
3.1
Come Cercare Lavoro
Senza Impazzire?
Basta Sapere Quello Che
Facciamo
pronta a proporsi, e quella dei selezionatori, che giustamente de-
vono scegliere il profilo perfetto
Ma se noi non schieriamo la formazione migliore, perch buttarsi
nel mucchio?
Ovvio: per mettersi lanima in pace. Non che non cerco, io non
trovo: quante volte labbiamo ripetuto?
Per giocarsela, bisogna essere proattivi e attaccare.
Il primo elemento della proattivit la ricerca di una migliore vi-
sione dinsieme.
E, paradossalmente, per partire forte la prima cosa da fare fer-
marsi a ragionare.
Dobbiamo scegliere non un ingresso qualsiasi nel mondo del lavo-
ro, magari il primo che si apre per sentito dire, ma il nostro ingres-
so.
Prima di cercare un annuncio, allora, scegliamo il nostro lavoro
ideale e, quindi, cerchiamo chi ce lo pu offrire.
Solo a questo punto, ci metteremo a spulciare gli annunci: idee
chiare e alta specializzazione della ricerca. Certo, in questo modo
gli annunci saranno in numero minore, siamo sicuri che sia pi fa-
cile fare centro avendo molti bersagli, ma nebulosi? Non forse
questione di quanto nitidi li vediamo?
Il lavoro, insomma, prima che da un ufficio del personale, deve
partire da noi e lazienda deve essere solo un tramite grazie al
quale realizzare il nostro sogno.
Perch persino il famoso treno che passa una volta e poi chiss,
non ha senso di esistere se prima non siamo passati in biglietteria
e non abbiamo scelto la destinazione.
Ecco, allora, qual il vero significato di proattivit: scelta, capacit
di iniziativa e intraprendenza.
Scelta, perch sappiamo quale sar il nostro destino; capacit di
iniziativa perch siamo noi i primi a volerci prendere un lavoro
specifico e non un lavoro qualsiasi; intraprendenza perch non
pi il tempo di pescare tra le posizioni in offerta sugli scaffali del
supermercato del lavoro, ma ora di cambiare prospettiva.
Cercare lavoro non deve essere solo unattivit che si fa alla nostra
et, ma un momento significativo della nostra vita.
A ciascuno il suo (lavoro) non pu essere una scienza esatta: se
cos fosse, gi alle elementari - magari insieme con la visita oculi-
stica ci avrebbero indirizzato verso ci che saremmo diventati da
grandi.
Bene, bambini. Tu psicologo; tu veterinario e tu, mi dispiace, sol-
levatore di colletti delle polo. In alternativa, collaudatore di pedali
per motorini a motore elettrico.
Invece no: per fortuna, abbiamo ancora un cervello e la fantasia
per disegnare tutto il futuro.
Per, quando il futuro dietro langolo, il ventaglio di offerte di-
minuisce e bisogna restringere il campo di ricerca. E allora?
La fantasia diventa realt e i desideri si trasformano in occasioni
da cercare.
Lo abbiamo gi detto. La scelta del lavoro deve essere fatta con
dei criteri condizionati: Analisi del mondo del lavoro + Analisi del
mercato del lavoro + Analisi delle proprie inclinazioni + Analisi dei
propri desideri.
Ma tutte queste Analisi devono essere gestite da ununica perso-
na: noi stessi.
Perch solo cos che i risultati saranno soddisfacenti.
Basta, allora, dedicarsi alla scansione metodica degli annunci, smet-
tiamo di cercare nel mucchio e sperare di pescare la pepita doro.
Perch se ci andr di lusso, troveremo un sasso da sgrossare.
Ma se ci andr male, scopriremo che non sempre i padroni raccol-
gono con un sacchetto i regalini che i loro cani lasciano in giro.
3.2
Quali Sono I Criteri Migliori
Per Scegliere?
Ma come riuscire a delimitare il campo?
Proviamo lo scacco matto in tre mosse.
1. La ricerca delle scelte possibili: dedichiamo due giorni interi a
scrivere su dei post- it tutti i lavori che ci piacciono, compre-
si quelli di bambino, partendo dal pompiere fino ad arrivare
al Presidente degli Stati Uniti dAmerica. Quindi, dopo averli
attaccati sullanta dellarmadio, il bagno di realt: stacchiamo
tutti quei lavori che sono impossibili da raggiungere (tipo il
Presidente degli Stati Uniti dAmerica). Dopo, il bagno di re-
alismo: eliminiamo tutti quei lavori che ci piacerebbe fare, ma
non siamo realmente in grado di fare. Infine, il bagno di rea-
lizzazione: cerchiamo di immergerci con la fantasia in quelle
posizioni lavorative che potrebbero renderci felici. Ecco, quelle
sono le nostre scelte possibili.
2. La selezione delle scelte utili: dobbiamo essere choosy, cio
capaci di scegliere. come se mettessimo locchio nel mirino e
individuassimo il nostro obiettivo. E puntiamo a quelle azien-
de che soddisfano la nostra selezione. Ma non miriamo solo
al bersaglio. A volte, nei film di cowboy, le lattine saltano an-
che senza prenderle in pieno. Cosa significa? Cerchiamo anche
quelle aziende dove immaginiamo ci possano essere possibilit
di crescita e di esperienze diversificate.
3. La scelta degli annunci: apriamo gli occhi e guardiamo le azien-
de al microscopio
Abbiamo tre strade:
a. se per le aziende che abbiamo individuato, c il nostro fu-
turo posto di lavoro, rispondiamo motivati come leoni a di-
giuno;
b. se il nostro futuro posto di lavoro non c ma lazienda cerca
comunque giovani di valore, rispondiamo a una posizione
tangente, simile a quella che cerchiamo. Poi dovremo
farci valere, ma teniamo sempre allerta il nostro fiuto. A
ogni comparsa della nostra preda (il lavoro dei sogni), dob-
biamo studiare le mosse per raggiungerla;
c. Se invece le porte sembrano serrate come i gruppi chiusi di
Facebook dei pi belli delluniversit, non inviamo candi-
dature spontanee. Siamo obiettivi: non servono. Cerchia-
mo piuttosto un contatto diretto utilizzando tutti i canali
che abbiamo a disposizione: teoricamente, in 7 passaggi si
conoscono tutte le persone del mondo, ricordiamocelo. Lo
strumento lavorativamente migliore? LinkedIn, che ve lo
diciamo a fare.
Limportante sempre mostrare i denti, dimostrare che siamo per-
sone tenaci, con degli obiettivi chiari davanti agli occhi e in grado
di pianificare una strategia per raggiungerli.
Un ultimo appunto: molti adulti, visto che uno sport nazionale
spingersi fino alle pendici allultra-realismo lavorativo, ci diranno
che limportante avere un posto di lavoro qualsiasi e, una volta
raggiunto, bisogna tenerselo, non cercare di cambiare.
Ecco, noi vi diciamo che sbagliano. Perch stravolgere le situazioni
serve sempre per rendere pi chiari i nostri obiettivi, i nostri sogni.
Ed lunico modo per raggiungerli.
Certo, pu succedere che una persona, durante il suo percorso,
possa scoprire di aver sbagliato mira, che un posto che doveva es-
sere solo di passaggio sia diventato il suo posto ideale. Ma questo
non significa aver rinunciato ai propri sogni, ma soltanto aver stra-
volto il piano.
Del resto, la vita come un viaggio: non importa tanto la desti-
nazione a cui arrivi, ma il percorso che hai fatto per raggiungerla.
Parliamo di ciccia: uno dei problemi maggiori per cui non
riusciamo a trovare lavoro causato da quello che do-
vrebbe essere il nostro migliore alleato: il nostro Curri-
culum Vitae.
Noi pensiamo che siano i recruiter a non chiamarci, siano
le aziende a non volerci.
Ma non potrebbe essere che siamo noi che ci siamo pre-
sentati male?
No, non questione di aver sbagliato a scrivere la mail
con cui ci siamo candidati, ma prima, molto prima
Lo sappiamo: il CV la nostra carta didentit, il sorriso con cui ci presentia-
mo agli estranei.
E pensiamo che quanto pi accurato, tanto pi efficace.
E cos lo riempiamo ben bene, credendo che il maggior numero di informa-
zioni su di noi abbiano sul recruiter lo stesso effetto che ci faceva da bambini
un bign strapieno di crema: gioia e soddisfazione, oltre che uninestimabile
ammirazione e stima imperitura per il pasticciere.
E invece, per anni, abbiamo sbagliato.
Se il CV uno degli strumenti di cui non possiamo fare a meno, anche il pri-
mo elemento che avvelena la nostra candidatura. Perch spesso si comporta
come un ciccione che cerca di nascondersi dietro il raggio di una bicicletta:
confonde chi lo guarda sulle sue reali intenzioni.
Dobbiamo, allora, trovare non un nuovo modo di mandare il CV, ma un nuo-
vo modo di scriverlo.
3.3
Dimmi Che CV Hai e
Ti Diro Chi Sei
Come?
1. Innanzitutto la forma. Per un sacco di tempo ci stato det-
to di usare lEuropass, visto che era il pi efficace, il pi utile.
Sbagliato: ce lo dicevano solo perch era quello che si poteva
trovare facilmente e non ci voleva troppo a compilarlo. Il suo
punto di forza era la standardizzazione: ecco, ora si dice che
lomologazione serva a poco, se non a passare inosservati. Non
diciamo che non dobbiate avercelo. Che almeno non sia la vo-
stra punta di diamante, ecco.
2. Se vogliamo rimanere impressi a qualcuno che si ritrova di fron-
te centinaia di persone al giorno che fanno di tutto per ficcarsi
nel suo cervello, allora dobbiamo far s che ogni cosa che ci
riguarda possa parlare di noi. Un CV dei nostri tempi deve far
saltare subito allocchio del recruiter non solo un profilo, ma
ci che quel profilo potr dare allazienda nei prossimi 5 anni.
Dobbiamo trasmettere che siamo persone in grado di vedere il
mondo nascosto dietro il muro.
3. Dalla teoria alla pratica: ma cosa significa tutta sta roba?
Un CV 2.0 deve avere 3 elementi fondamentali:
a. leggibilit, rappresenta il come ci presentiamo a unazien-
da. Deve essere in grado di impressionare perch chiaro,
serio e in grado di mostrare subito quali sono i nostri pun-
ti di forza. Se, ad esempio, ci candidiamo per lavorare in
unazienda di motori, pi importante dire loro che siamo
appassionati di moto, pi che il fatto che al secondo anno
delluniversit abbiamo fatto un seminario sul rapporto tra
luomo dell 800 e lingranaggio, no?
b. brevit, per dimostrare che sappiamo andare dritti al pun-
to. Costruiamolo attorno a poche parole chiave che spinga-
no il recruiter ad alzare il telefono. Nota: niente formule
sentite mille volte: abbiamo un cervello? Usiamolo.
c. efficacia, per mettere sul tavolo che sappiamo quello che
vogliamo. E quello che vogliamo quel preciso posto di la-
voro. Non stiamo cercando di aggrapparci a una liana qual-
siasi per andare via da casa dei nostri genitori, ma vogliamo
proprio quel lavoro. E, allora, tematizziamo il nostro CV:
non un elenco freddo di esperienze, ma raccontiamo quale
stato il percorso che prevede, come prossima tappa, la
loro azienda.
Solo adesso che il nostro CV personale e presentabile possiamo
cominciare a presentare la nostra persona.
Esatto: stiamo parlando della mail.
Una mail brutta come sputarsi sulle mani prima e poi pulirsi sulle
spalle del recruiter: fa schifo. Cosa ne faranno? Cestino!
Una mail scritta male come dire le parolacce al preside: via, cesti-
no ancora, e per sempre!
Le parole sono importanti, cos importanti che addirittura potreb-
be essere anche inutile leggere il CV che ci hanno mandato.
Dobbiamo trasmettere un solo messaggio: Buongiorno, eccomi.
Chiamami per scoprire come il tuo cerco personale diventer un
verbo allindicativo imperfetto.
Anche per le mail, seguiamo la regola del tre:
1. Stringate: non solo titoli di studio, votazioni e specializzazioni,
ma solo ci che conta davvero nella nostra vita.
2. Attenzione ai particolari: siamo tutti uguali, preparati, quali-
ficati; cosa ci distingue? Un dettaglio, un colore, una ciocca di
capelli che si ribella. Ecco, questo ci che deve entrare nella
mail: quel dettaglio che ci rende unici.
3. La punteggiatura: frasi brevi, chiare. Usiamoli, i punti! Sono
sintomo di chiarezza, capacit di strutturare un discorso e di
raggiungere un obiettivo. Eh, non sembra. Ci basta mettere un
punto. Male che. Pu cambiare la nostra. Storia!
Insomma, questo un ulteriore tassello non per mostrare persone,
ma personalit. Deve illustrare il nostro carattere, raccontare le
nostre esperienze, far emergere la nostra voglia di fare e, soprat-
tutto, la nostra voglia di vivere.
E, alla nostra et, vivere significa anche entrare nel mondo del
lavoro.
Ma non come automi, ma come quelli che vogliono infilare le dita
nella crepa che c nel muro e allargarla, allargarla, fino a uscire
dal nostro bozzolo e vedere cosa c di l.
La maggior parte delle persone mandano il CV e confidano nel
fatto che, prima o poi, una telefonata arriver.
Ingenui. Come se il colloquio cominciasse nel momento in cui
stringiamo la mano a un recruiter Quella solo la sfida finale:
nessuno pu pensare di vincere un incontro senza aver fatto un
minimo di allenamento.
Facciamo il punto: un recruiter ci chiama a colloquio per farsi
unidea di come siamo, giusto? Ecco: se pensiamo che basti fare
buona impressione quando saremo l, siamo sulla strada sbaglia-
ta.
I colloqui non si affrontano, si costruiscono.
Il primo elemento sono le fondamenta: siamo sicuri di essere pre-
sentabili?
No, non stiamo parlando di vestiti puliti, o di arrivare puntuali
senza lalito che sa di fogna. Se ci Googliamo, i risultati sono sod-
disfacenti?
Il nostro profilo LinkedIn aggiornato?
Il nostro profilo Twitter abbastanza brillante?
La nostra pagina di Facebook ha tutti i detag e i blocchi necessa-
ri? Oppure abbiamo sempre come immagine di copertina la festa
in cui ci siamo ubriacati come zucchine al mare e i nostri amici ci
hanno disegnato sul volto Pikachu che viene bastonato da Micha-
el De Santa?
Secondo elemento: il contatto.
3.4
Il Colloquio Prima
Del Colloquio
Di solito, ci sono due mezzi attraverso i quali le aziende ci convo-
cano: il telefono e la mail.
Per il telefono, ricordiamoci che qui che inizia il colloquio. A
qualsiasi numero che non conosciamo, rispondiamo gentilmente,
siamo svegli e disponibili. Lo sappiamo che avete sempre pensato
che lintelligenza fosse il sintomo di una malattia che vi ha dan-
neggiato per tutta la vita e dalla quale sareste guariti col tempo:
ecco, adesso il momento di smentire le fantasie da adolescenti.
A volte, per, la telefonata arriva inaspettata come un due di pic-
che. Qui, per fortuna per, non dobbiamo stare attenti a schivare
uno schiaffone. Prendiamo tempo, inspiriamo, focalizziamoci su
ci che sta succedendo e rispondiamo.
Dove prendiamo tutto questo tempo? Facile: Mi scusi, sono alla
guida. Mi fermo, perch voglio dedicarle tutta la mia attenzio-
ne. Fate passare 30 secondi e continuate.
Preciso e lecchino quanto basta.
Ma la cosa pi importante di questo momento far capire che
noi sappiamo esattamente con chi stiamo parlando. Abbiamo un
casellario mentale delle aziende cui abbiamo scritto, o almeno
dobbiamo avere unidea delle aree di cui si occupano.
Immaginiamo la stessa cosa con il fidanzato: Ciao amore, sono
io, il tuo Claudio
E lei: Claudio chi?
Leffetto lo stesso. Anche noi ci riattaccheremmo il telefono in
faccia.
La mail pi facile, certo, perch permette di riflettere di pi su
quello che si pu scrivere. Ma pi insidiosa, perch svela molti
pi tratti della nostra personalit.
Quindi, prima di rispondere, prepararsi: recuperiamo la mail che
abbiamo scritto per candidarci e cerchiamo di replicare quel gan-
cio che ci ha permesso di risaltare sugli altri.
Poi, siamo seri, cerchiamo di aggiungere quel qualcosa in pi che
dir che saremo, per loro, un ottimo elemento.
Come si traduce in pratica? Un esempio: non rispondere di notte.
Chi prenderebbe mai sul serio uno che probabilmente piuttosto
che dormire, guarda film in streaming o trascorre le notti attac-
cato ai videogiochi?
Elemento tre: parato il colpo, il contropiede.
Che quando cerchiamo lavoro, si traduce in una sola parola: pro-
attivit.
Dimostriamo di essere un passo avanti rispetto a quanto si aspet-
tano: avere relazioni biunivoche significa essere integrati.
E allora, prima di chiudere la conversazione, chiediamo il nome
di chi ci contatta, quello di chi ci far il colloquio: cerchiamo di
stabilire contatti umani.
Facciamo le nostre mosse:
1. Lavoro + social = LinkedIn.
Mettiamoci alla ricerca dei loro profili su LinkedIn. Cerchia-
mo punti condivisi, persone che potrebbero essere contatti in
comune. Cerchiamo di scoprire qualcosa in pi, rispetto alla
storia dellazienda (che abbiamo gi cercato, vero?!).
2. Relazione + Social = Facebook.
La prima cosa da fare vedere la faccia del recruiter. Sembra
una banalit, ma non c niente di peggio di, in ascensore,
dire che non siete pronti per questo colloquio alla persona
sbagliata. O peggio
Quindi, cerchiamo elementi in comune: amici, interessi, pas-
sioni, possibili punti di contatto. Se il colloquio langue, queste
sono risorse infinite per riattivare la conversazione e restare
impressi.
E infine, abbiamo fatto bingo se riusciamo a interpretare il
mood dellazienda attraverso le foto degli uffici, dei colleghi.
Altro che vestiti e orari: allineiamoci al loro spirito. Come dire:
non c bisogno di farmi fare un percorso di inserimento. Io
sono gi inserito, non si vede?
Ecco, sappiamo cosa state pensando: che cos facendo ci trasfor-
meremo in stalker degli HR.
Sbagliato: stiamo solo costruendo una strategia. Stiamo solo cer-
cando di non trovarci impreparati nel momento della battaglia,
cio quando ci ritroveremo faccia a faccia.
E soprattutto stiamo cercando di mostrarci pi abili di quanto si
aspettano: dobbiamo dimostrare che noi effettivamente siamo
molto di pi di un profilo su un pezzo di carta.
Perch quando arriviamo a incontrare un recruiter, almeno il
50% dellidea che si sono fatti di noi si gi impressa. E, per quel
50%, dobbiamo usare ogni mezzo perch sia positiva. Anzi, pi
che ogni mezzo, ogni medium.
SCHEDA TRE
Il mondo pieno di regole, anche se le chiamiamo in modi diversi: codice
della strada, formattazione, galateo.
Addirittura ogni azienda ha le sue, ma preferisce il nome policy.
Del resto, le regole sono importanti per imparare e riuscire a convivere, e il
mondo del lavoro non fa eccezione.
Per, a noi queste regole non interessano.
Certo, le rispettiamo, ma preferiamo quelle che ci aiutano a vivere. E bene.
Di quali regole parliamo?
Delle nostre, queste:
1. Fai una lista dei lavori che ti
garantiranno un futuro il pi stabile
possibile. E poi, stracciala! Essere felici
il primo dei propositi di qualsiasi lista: e il
lavoro deve essere un tassello del nostro
sogno, anche quando significa rischiare.
2. Impegnati ogni giorno a prendere strade
nuove: solo chi si spinge un po pi in l e
rischia di perdersi, torner arricchito. Tutti
gli altri torneranno sempre e soltanto a
casa.
3. Costruisciti una routine quotidiana e
guastala un pezzo al giorno fino a ridurla a
brandelli! E poi? E poi niente, si ricomincia
da capo.
4. Fai sempre una lista di buoni propositi e
una lista delle cose che hai imparato nel
mese precedente. Quando una delle due
sar vuota, sar il momento di riempirla con
il nome delle nuove aziende cui hai deciso
di proporti.
5. Preparati sempre una buona scusa per
giustificare le tue mancanze. Ma fai in
modo di non doverla usare mai. far del
mio meglio Ma se non lo trovo, non dite
che non vi avevo avvisato, eh?
6. Ascolta attentamente quello che ti
insegnano, sbaglia tutto ma continua
comunque a credere di aver fatto un
buon lavoro: questo quello che significa
imparare.
7. O.S.A.R.E.: Ogni Situazione Arricchisce &
Restituisce Esperienza. Concediti il lusso
di non rinunciare alle opportunit che ti si
presentano, sicuro del fatto che forse non ti
torneranno utili domani. E magari neanche
dopo domani. Ma settimana prossima, di
sicuro!
8. Non temere di mostrare il tuo coraggio,
soprattutto quando significa essere capaci di
girare le spalle e andarsene, senza la paura
di come ti giudicheranno.
9. Non sempre avere un piano significa
avere un buon piano. Daltra parte si sa
che le scoperte migliori spesso nascono
proprio da colossali errori.
10. Fai sempre un elenco di dieci regole a cui
attenerti per ogni cosa.
E non rispettarlo MAI!


CAPITOLO QUATTRO
DALLAZIENDA
AL CANDIDATO:
EPPUR SI MUOVE
CAPITOLO QUATTRO
Se siete arrivati fin qui, significa o che il telefono ha squillato e
adesso siete nel panico o che vi state chiedendo come mai, dopo
un colloquio, non vi richiamano mai.
Oppure, infine, che siete cos disperati che le abbiamo provate
tutte, proviamo anche questa.
Comunque sia, se siete qui significa che c qualcosa che non va.
E allora iniziamo da qui: buttiamo via tutto e definiamo una nuova
strategia.
Punto 1.
La prima cosa da fare cambiare ottica: non pi quella del spe-
riamo ci caschino, ma quella del vediamo quanto tempo ci met-
tono a pescare il mio profilo.
Perci, liberiamoci dallansia. Non siamo in un film horror: smettia-
mo di fissare il telefono, non suoner prima; cos come continuare
ad aggiornare la mail, non far arrivare prima una convocazione.
A meno che non abbiate dei superpoteri
Mandato un CV non bisogna aspettare, ma andare avanti lungo la
nostra strada e continuare a selezionare, continuare a scegliere e
non stancarsi se non arrivano i risultati dopo una settimana.
Punto 2.
La telefonata a un certo punto arriva. Ma poi, che fare?
Vado l e me la gioco: chi lo ha pensato, proprio fuori strada.
Ma ancora non abbiamo capito che non bisogna mai darsi allim-
provvisazione?!
4.1
Le regole doro per affrontare
un lavoro/colloquio
Allora, da capo: pianifichiamo.
Innanzitutto, necessario capire che per superare un colloquio
dobbiamo conoscerci a fondo e dobbiamo essere disposti a met-
terci a nudo.
Quando sul tavolo c un lavoro in ballo, chi ci parla vuole sapere
chi siamo davvero, come siamo nel profondo e non vuole avere
sorprese.
Insomma, noi ci fideremmo di una persona che vuole nasconderci
qualcosa? Non credo.
Perch dovremmo farlo?
Per questo, per risultare trasparenti, non basta essere convincenti.
Bisogna essere preparati.
E allora ecco 5 concetti chiave - da tenere a mente prima ma anche
durante un colloquio - per fare in modo che la selezione svolga il
suo ruolo (e selezioni proprio noi):
1. Ricerca - ricerca - ricerca: per essere quello che vogliono, dob-
biamo scoprire qual il tassello che manca in unazienda. Non
basta avere una vaga idea di ci che fanno, ma dobbiamo
esplorare il settore di cui si occupano a 360 gradi: presente,
passato e concorrenti.
2. Modulazione: noi dobbiamo essere il liquido e loro il contenito-
re. Questo significa due cose: dimostrarci adattabili, cio in gra-
do di poter occupare anche eventuali posizioni che potrebbero
aprirsi poi e essere in grado di adattarci ai diversi comporta-
menti o codici che ogni azienda esige, con i capi e con i clienti.
Ma attenzione: questo non significa essere altro da quello che
siamo! Modulare significa modellare la nostra personalit alle
diverse situazioni: perch solo con loriginalit delle nostre
idee, con la nostra visione del mondo che potremo emergere
nel mondo del lavoro. Siamo unici, non intercambiabili.
3. Mai-sindacalisti-di-se-stessi: le contestazioni vanno fatte dopo
aver dimostrato il proprio valore, solo allora possiamo dire di
meritare di pi. Se veniamo sfruttati ingiustamente, dobbiamo
iniziare a combattere la nostra guerra quando siamo in grado
di presentarci di fronte al nemico con delle armi. Mettiamoce-
lo in testa: si chiama gavetta e ci tocca. Non basta un titolo di
studio, per quanto di prestigio, per dire di saper fare qualcosa.
4. Professionalit: legata direttamente al punto precedente,
lunico atteggiamento per dimostrare che quello che facciamo
nel nostro DNA. Se abbiamo convinto lazienda che quel lavo-
ro per noi importante, facciamo seguire i fatti alle parole.
tutto quello che vogliono.
5. Coerenza: lelemento che cerca ogni datore di lavoro, lu-
nica cosa che ci permetter di raggiungere i nostri sogni. Coe-
renti significa avere davanti agli occhi chiaramente - i nostri
obiettivi; significa essere costanti, con lo stesso impegno dal
primo giorno allultimo, dal primo minuto della giornata allu-
scita; ma soprattutto significa essere affidabili, lunica arma per
diventare importanti e affermarsi nel mondo del lavoro.
Perch, da adesso sul tavolo da gioco non c solo unesperienza,
ma tutta la nostra vita. E ogni carta va giocata con attenzione,
visto che potrebbe essere quella buona per far saltare il banco e
farci vincere tutto, o lasciarci a casa in mutande e sul divano.
Ok, siamo al colloquio e abbiamo detto di essere sempre e comun-
que preparati e ben disposti.
Ma questo mica significa che dobbiamo essere degli ingenui, ecco.
Perch non detto che il recruiter abbia lo stesso atteggiamento
propositivo e friendly che abbiamo noi.
Spesso, i recruiter sono diffidenti, sembrano ostili, vogliono met-
terci sotto pressione per vedere come reagiamo di fronte alle dif-
ficolt; per questo se ne escono con le questioni pi assurde: Che
reazione avresti se un cliente ti dicesse che devi rifare il testo del
progetto, il power point e il pavimento del soggiorno di casa di
tua nonna?.
Non bisogna mai cadere nel panico e nemmeno cedere allimprov-
visazione.
Insomma, mai lasciare ai recruiter la guida esclusiva dellintervista.
Mica sono navigatori, loro.
Il colloquio un momento conoscitivo per entrambi, quindi en-
trambi devono avere la possibilit di studiarsi vicendevolmente.
Esattamente come lauto della scuola guida: doppi comandi per un
controllo assoluto sulla situazione.
Non dobbiamo certo dirvi come vestirvi, no?
Ecco, leleganza non dobbligo: come abbiamo detto prima, stu-
diare unazienda significa analizzare le cose che la caratterizzano.
Stile compreso.
Se andiamo a fare il colloquio in banca, giacca e cravatta. Se invece
andiamo in una start up, sar meglio un vestito pi informale
4.2
E I Recruiter?
Come Impressionare Live
Arriviamo allora una decina di minuti prima del colloquio (atten-
zione a non anticipare troppo, la gente ha da fare in azienda e voi
sareste l parcheggiati in corridoio a mo di zimbello! Della serie:
Ah, cominciamo bene!).
Aspettiamo, ci chiamano.
Entriamo sorridendo, stringiamo la mano con decisione e ci sedia-
mo.
Pronti, partenza via! Iniziano le domande: dimmi chi sei, qual
il tuo percorso e come mai vuoi lavorare qui. Niente che non sap-
piamo, ma a volte qui che si possono nascondere delle insidie.
Il metodo per non cadere nelle trappole di un recruiter capire
dove vuole andare a parare.
Non ci faranno mai domande per curiosit, ma seguiranno un per-
corso preciso per leggerci nel profondo.
Insomma, non domande dirette, ma tutto verr ricondotto ad aree
di interesse specifiche.
Ma come dare la risposta giusta? Ovvio: sapendo gi qual lambi-
to nel quale vogliono che ci muoviamo. Come la pi classica delle
situazioni che ogni ragazzo conosce bene, quando la sua fidanzata
gli chiede Come mi sta questo vestito?.
La risposta una sola. Se il vestito le piace, vuole che le si dica che
le sta bene.
Ed inutile far finta di niente: quel vestito le piace. Altrimenti non
lo avrebbe mai neppure provato.
Tuttavia, bisogna saper dare sempre una risposta personale. Le ri-
sposte omologate sono come le briciole del pane sulla tovaglia:
possono essere tante, ma non faranno mai un panino.
Ecco qui sotto un piccolo schemino sulle aree di interesse dei recru-
iter per orientarsi al meglio.
1. Domande legate allarea professionale: vogliono capire quale
atteggiamento avremo sul posto di lavoro, a cosa ci serve le-
sperienza che ci propongono, in quale punto dellazienda vo-
gliamo inserirci e a quale ruolo aspiriamo.
2. Domande legate alle nostre competenze specifiche: sono i tec-
nicismi puri. Vogliono sapere se saremo in grado di soddisfare
le loro esigenze o meno; insomma, siamo capaci di fare quello
che serve? E quanto tempo potremmo metterci a imparare cose
nuove?
3. Domande sullambito personale - lavorativo: che tipo di per-
sona siamo e che tipo di persona potremmo essere nella loro
azienda? Qui essere sinceri fondamentale: bisogna dimostra-
re personalit e carattere, svelare le proprie lacune ma anche
dimostrare di sapere come colmarle. forse il momento pi
insidioso, perch qui che si rivela se siamo la persona giusta al
momento giusto. La verit che deve emergere una sola: non
abbiamo paura delle sfide.
4. Domande sullambito personale - personale: sono le domande
su hobby e passioni. E qui non c una risposta giusta o una
sbagliata, ma semplicemente vogliono sapere cosa facciamo
davvero nel tempo libero. Dire amo i viaggi o amo la cu-
cina non significa niente. Ogni cosa non esiste se non ha un
dettaglio che la descriva e la renda visibile.
5. Domande di ambito cognitivo: sono quelle sul quante palline
ci stanno in una stanza?, quanti fagioli pu mangiare una
lumaca?. Sembrano delle idiozie e non ci sono risposte giuste.
Mettiamoci lanima in pace. Lo scopo quello di scoprire come
affrontiamo una questione e quale ragionamento seguiamo
per arrivare al risultato. Insomma, per essere chiari: anche se
sbagliamo, potremmo essere premiati ugualmente. Come in
educazione fisica: per essenziale metterci tutto limpegno di
cui siamo capaci.
Altre cose da tenere a mente non ce ne sono, se non la consape-
volezza che un recruiter vuole scrutarci sotto pelle per cercare di
leggere quello che non diciamo, il perch ci comportiamo in un
certo modo e il come potremmo porci in certe situazioni.
Ecco perch dobbiamo essere nudi ai loro occhi (solo metafo-
ricamente, eh!): solo dimostrando di non avere nulla da temere,
possiamo giocarcela ad armi pari.
Avete presente quei colloqui dei film, in cui
sembra che tutto sia andato storto e poi in-
vece, prima di uscire, il protagonista fa un
discorso cos sensato, cos intelligente che lo
assumono lo stesso?
A chi non piacerebbe dire la battuta perfet-
ta, in quelle circostanze?
La verit per che la battuta perfetta non
esiste.
Pur tuttavia, vogliamo darvi quellarma in
pi che - in caso di indecisione - potrebbe far pendere la scelta
dalla vostra parte.
Larma in pi per ottenere un posto di lavoro costituita da tre
valori aggiunti:
1. Io so gestire il mio tempo e te lo dimostro.
Nellimmediato, significa saper rispettare le scadenze; sul lungo
periodo, vuol dire che sappiamo ottimizzare il tempo che ab-
biamo a disposizione.
Come lo dimostro a un colloquio? Presentarsi in orario il mini-
mo. Lanticipo raccomandabile, non se eccessivo (vedi sopra).
Insomma, dobbiamo dimostrare che non abbiamo tempo da
perdere e, soprattutto, che pensiamo che il loro tempo sia pi
importante del nostro. Ogni attivit richiede il tempo necessa-
4.3
Larma In Pi Che Ci Serve
Per Ottenere Il Lavoro
rio.
2. Limportanza di essere buoni colleghi.
Se ci chiedono del rapporto con gli altri, fondamentalmente
vogliono sapere che tipo di relazioni riusciamo a instaurare sul
posto di lavoro. Nessuno vuole delle persone insopportabili tra
i piedi. Come faccio a dimostrare di essere una persona cos?
Non si parla mai male di qualcuno n si raccontano pessime
esperienze. Bisogna saper essere una risorsa, non un elemento
di disturbo, perch - per quello che ne sanno - linsopportabile
potresti essere tu.
Inoltre, in unottica lavorativa, non esistono pessime esperien-
ze tout court: esistono lezioni da cui abbiamo imparato molte
cose.
3. La gestione della curiosit.
Dimostrare di essere curiosi significa essere sempre pronti a
nuove sfide, a lanciarsi in nuovi progetti ed essere aperti a co-
gliere nuove opportunit.
Come un recruiter traduce tutto questo? Nuovi progetti, nuovi
clienti e nuovi mercati.
Inoltre, essere curiosi dice anche che non vogliamo essere im-
preparati di fronte a varie ed eventuali. E allora facciamo noi
le domande: sappiamo cosa avete fatto, ma adesso che cosa
farete? Su che progetti state lavorando?
E soprattutto: che aspettative avete, nel tempo, da una figura
come quella che cercate?
Ok, se seguiremo questi tre principi, avremo unarma in pi Ma
di quello che avremo in meno (se lo avremo), non ne parliamo?
Tranquilli, noi non ci nascondiamo dietro un dito: i soldi.
Avere un compenso un diritto di tutti, ma ai colloqui non se ne
parla quasi mai. E se osiamo chiedere, ci guardano storto.
Diciamoci la verit: se ci mettiamo a battere i pugni e a pretendere
dei soldi, siamo automaticamente fuori.
E sinceramente, dopo tutti questi sforzi, secondo noi non il caso
di mandare tutto in malora.
Non diciamo di accettare tutto, semplicemente rimandiamo la di-
scussione al momento in cui si concretizzer lofferta. E, se non
rientra nei nostri piani, decliniamola anche.
Sappiamo bene quanto i soldi, alla nostra et e dopo tutta la fatica
che abbiamo fatto per arrivare fin qui siano importanti, ma chie-
diamoci anche una cosa: un rimborso spese, per quanto piccolo,
vale la rinuncia al nostro sogno?
Spesso, sul blog esuberati.blogspot.it, ci siamo ritrovati a discutere
della questione soldi lavoro - sogni.
Sono stati in molti quelli che ci hanno detto che va bene sognare,
ma poi bisogna fare i conti con la realt e con i conti da pagare.
Nostre mamme comprese.
Ma quello che noi non vogliamo accettare che, visto che il mon-
do va cos, dobbiamo limitare i nostri desideri e le nostre aspetta-
tive sul futuro.
Non giusto.
Non siamo scollati dalla realt, sia chiaro. Solo, vogliamo cercare
una nuova chiave per leggerla.
Va bene, lo sappiamo: spesso, nonostante i tentativi, nonostante
non ci siamo mai arresi, nonostante tutto, abbiamo preso solo por-
te in faccia.
E, ormai, tutti abbiamo bisogno di lavorare.
Ecco, quello che per ci sentiamo di dire : mai appendere il CV al
chiodo!
Ogni nuovo lavoro ci deve portare ad aggiungere un tassellino
allidea di carriera che ci siamo fatti. Affinch sia comunque une-
sperienza rivendibile in un futuro colloquio.
Stiamo parlando di tenacia, di determinazione, di riuscire a vedere
oltre un momento di difficolt.
Stiamo dicendo di affrontare una situazione di crisi cercando di
trasformare i punti di debolezza in punti di forza.
4.4
Mi Spiezzo Ma Non Mi Impiego
Gestire le Ansie e le Aspettative
Abbiamo deciso di intraprendere una strada:
dobbiamo continuare a batterla cercando una
relazione (per quanto in basso poi possa comin-
ciare) con i posti di lavoro e le aziende che ci
permettono di farlo, per arricchire il nostro por-
tafoglio di skills.
Perch per quanto possa essere difficile scalare
una montagna, dobbiamo sapere sempre che la
vetta l che ci aspetta. E anche se ci ritroveremo a fare dei lavori
apparentemente inutili, talvolta frustranti, dobbiamo avere ben
chiaro il perch li stiamo facendo.
Persino lavorare in un magazzino umido e buio pu avere senso,
se pu insegnarci a gestire le nostre risorse, a gestire grossi flussi
di merce.
Se lo facciamo solo per soldi tempo perso.
Ma se la nostra ambizione lavorare in una ditta di import ex-
port, allora siamo sulla strada giusta.
Dobbiamo metterci in testa che restare in un posto di lavoro umi-
liante solo per lo stipendio il nostro modo di restringere ancora
di pi il nostro orizzonte.
Quando ci accorgiamo che il nostro futuro sta diventando sempre
pi piccolo come una luce (fioca) in fondo a un tunnel, significa
che dobbiamo cambiare.
Perch significa che lossigeno che la teneva in vita si esaurita. O
che non le abbiamo dedicato abbastanza cura
Stanno facendo di tutto per convincerci che un contratto a tempo
indeterminato lunico modo per essere realizzati.
Indipendentemente dal lavoro.
Che significa: in barba a noi e ai nostri sogni.
Ormai, anche quello non significa pi niente: se lazienda chiude,
chiudi anche tu.
Lunica strada per essere felici continuare a inseguire un sogno e
fare il proprio lavoro con passione. E inseguire i propri sogni signi-
fica continuare a cercare.
Non dobbiamo avere paura di vivere, ma impariamo a gestire le
nostre ansie e le nostre aspettative. Non significa che stiamo per-
dendo tempo: stiamo crescendo.
Dobbiamo volere una cosa sola, ma gigante: che ci venga data la
possibilit di costruire un percorso nel mondo del lavoro in prima
persona.
E poi, eccolo, il nostro desiderio: vogliamo la certezza che il lavoro
dei nostri sogni sia un tassello fondamentale per la nostra felicit.
Non diciamo che sar facile o che, prima o poi, verr qualcuno con
la pappa pronta.
Sar un percorso complicato, ci saranno anche momenti molto dif-
ficili e lavori che, apparentemente, non ci serviranno a niente.
Ma non possiamo pensare di essere felici escludendo i nostri sogni
e le nostre ambizioni dalla nostra realt.
Ebbene s, diciamolo pure. Vogliamo una cosa sola: vogliamo il
mondo.
A proprio agio ma non troppo,
se no pensano che non ce ne
frega niente


- Bene, ottimo profilo Ma intanto, lei cosa fa nella vita?
- Me la rovino.
- Nel suo CV lei ha scritto che ama cucinare e leggere.
- Soprattutto cucinare.
- Ah
- Ma anche leggere, ovvio! E molto!
- Oh, ecco cosa volevo sentirmi dire! E cosa legge?
- Ricette.
- Lo dico a tutti i candidati: lavorare con noi mantiene giovani!
Ad esempio, lei quanti anni mi d?
- Mah, non saprei che mi ricorda qualcuno e allora sono
influenzato nel giudizio
- Per! E chi le ricordo?
- Mia nonna.
- Ah, grazie lei s che mi fa sentire giovane Mi dica almeno
qualcosa per recuperare, no?!
- Mia nonna morta giovane.
Il colloquio un momento fonda-
mentale ma di difficile interpretazio-
ne.
Bisogna essere brillanti ma non trop-
po; intelligenti ma non pi del recrui-
ter; spigliati ma non tanto da apparire sciatti; a proprio agio ma non troppo,
se no pensano che non ce ne frega niente.
Per, c un momento in cui diciamo qualcosa e, un attimo dopo che lab-
biamo detto, ecco che capiamo che tutto il lavoro fatto fino a l andato
perduto.
Ecco, ci sono delle cose da non dire mai a un colloquio di lavoro.
Volete sapere quali?
Eccovene un esempio:
SCHEDA quattro
Un CV come il suo non lho mai
visto. impressionante.

- Guardi, se c una cosa che non sopportiamo in questa azienda
la gente inutile, come il Molise.
- Io sono del Molise, come pu vedere dal mio CV
- Appunto.
- Vado?
- Arrivederci.
- Guardi, se lo faccia dire: un CV come il suo non lho mai visto.
impressionante.
- Mi fa piacere!
- Eh, ma non dovrebbe Ci dimentichi, grazie. Il prossimo!
Oppure, ci sono quelle situazioni da cui non riusciamo a uscire. Le qualit
magari ci sono anche, ma poi la simpatia che manca.
Ma per quanto male possiamo parlare, le parole peggiori vengono solo dalla
bocca dei recruiter. Perch sono quelle che possono distruggere tutta la vo-
stra sicurezza.
Il peggio del peggio?
CAPITOLO CINQUE
LIMPORTANZA
DELLINSERIMENTO:
ANCHE UN CAMMELLO
PU PASSARE DALLA
CRUNA DI UN AGO,
SE PRIMA HA PRESO
LEZIONI DA
UN ARTISTA CIRCENSE
La verit dura da accettare, ma non ha senso dare ancora la col-
pa al bambino che ci prendeva in giro alle elementari perch ave-
vamo la testa grossa: la crisi c e non riguarda solo la situazione
economica, influenza anche il nostro modo di pensare.
E lo peggiora.
E logora anche la nostra capacit a cercare soluzioni.
Ma la crisi non pu essere un alibi a tutto.
Siamo come i vecchi nellambulatorio del medico: facciamo a gara
a chi sta peggio.
Ma allora, se tanto siamo messi male, perch non rivedere qual-
cosa nel nostro portafoglio mentale e utilizzare linstabilit in cui
siamo precipitati come trampolino da cui ripartire?
Come?
Con dei piccoli comandamenti cui ci dobbiamo attenere, per rial-
zarci.
1. Il lavoro non capita, il lavoro si sceglie. Le cose non miglioreran-
no con il tempo, se non siamo noi a cominciare a migliorarle.
2. Il precariato non una condizione, una definizione. E una
definizione si pu rifiutare. Non pi precari, ma Neoprecari: in
grado di scegliere di andare, non passivi ad accettare le leggi
degli altri.
3. Siamo persone con personalit, non CV con profili. Le vie isti-
tuzionali per proporsi alle aziende sono attuali come quelli che
credono che, per navigare, siano necessari una barca e della
crema solare.
4. Ora, per proporsi c la formula caff: andiamo alla ricerca del
recruiter disposto ad assaggiare il caff che facciamo noi. Non
offriamo la nostra bevanda a chi non lo beve o a chi non lo
5.1
Il Neoprecariato
vuole. Gi abbiamo poco tempo a disposizione, pochi soldi e
poche energie: non sprechiamoli, per favore; facciamo di tutto
per portargli il miglior caff che abbia bevuto in tutta la sua
vita, un caff in grado di dare, alla sua giornata, una sferzata
tale che ci ricorder per tutta la vita.
5. Non dobbiamo sembrare persone importanti grazie al nostro
stipendio, ma dobbiamo esserlo. Come? Facendo qualcosa che
la sera ci renda felici di parlarne con i nostri genitori, con i no-
stri amici, con i nostri fidanzati. Cosa ce ne facciamo di qualche
soldo in pi quando poi abbiamo lansia del lavoro, del capo,
delle consegne?
6. Cambiamenti non vi temo! E per quale motivo, poi, dovrem-
mo? Abbiamo imparato cos bene a ricominciare che possiamo
farlo quando ci pare.)
Sembrano assurdit?
Lo dicevano anche delle teorie di Darwin.
La verit che ci siamo evoluti.
E - da Neoprecari - non abbiamo paura pi di niente e di nessuno.
Non possiamo pretendere che le cose cambino, se continuiamo
a fare le stesse cose. La crisi la pi grande benedizione per le
persone e le nazioni, perch porta progressi. () nella crisi che
sorgono linventiva, le scoperte e le grandi strategie.
S, lo sappiamo, vi starete chiedendo Ma cosa citano Einstein que-
sti qui?
Ve lo diciamo subito: anche noi stiamo vivendo una crisi; proviamo
a fare una rivoluzione.
Ci spieghiamo meglio. Rispetto ai nostri genitori, tutto cambia-
to: il lavoro, il modo in cui veniva prodotto e anche le relazioni
umane che nascevano sul posto di lavoro.
Ora la realt diversa: nato il lavoro da remoto, cominciata
la delocalizzazione, sono nati anche degli impieghi nuovi grazie
allo sviluppo tecnologico, come lo sviluppatore android o il social
media manager.
E allora? Sono cose che sono successe: noi che cosa ci possiamo
fare?
Niente, se volete rimanere esattamente dove siete: a casa.
Nessuno ci salver se non siamo noi a costruire una nuova forma di
lavoro, un nuovo modello il cui centro parta da noi.
Un concetto per rivoluzionare il mondo del lavoro e di cui ci dob-
biamo appropriare la Centralit professionale.
Bisogna cambiare ottica e pensare che tutto il nostro mondo, com-
preso quello del lavoro, sia un percorso che noi stabiliamo e che
noi ci apprestiamo a intraprendere.
5.2
La Centralit Professionale
Basta considerarci precari: pensiamoci mobili.
La metafora che preferiamo? Non stiamo cercando un posto dove
fermarci, vogliamo un posto nostro. E andremo a piedi per il mon-
do pur di trovarlo.
Il nostro percorso gi iniziato e linserimento non che il primo
passo per iniziare a guardare meglio, a guardare pi a fondo.
Mai dire per adesso mi sto guardando intorno, perch significa
che non sappiamo ancora dove guardare.
Siamo stati noi che abbiamo selezionato le aziende e linserimento
solo il primo step di un continuo processo formativo che vede
nellesperienza le sue migliori lezioni.
Perch, crisi o non crisi, ogni primo giorno di lavoro deve diventare
loccasione per aprire un nuovo capitolo della storia della nostra
vita, con la consapevolezza che, dopo qualche pagina, potrebbe
esserci un colpo di scena in grado di stravolgere quasi tutto.
Anche se questo pu voler dire mollare tutto e prepararsi a fare un
salto nel vuoto.
Spesso, mentre si cerca il primo lavoro, capita di abbassare la guar-
dia e demoralizzarsi, cos da finire con laccettare lavori che non ci
piacciono.
Non sbagliato, ma limportante avere la consapevolezza che
stiamo facendo lavori strumentali al lavoro che sogniamo.
Mai accettare che quel lavoro diventi il lavoro della nostra vita.
Dire per adesso va bene cos, poi pi avanti cercher qualcosal-
tro lequivalente dello smetto quando voglio dei fumatori:
sappiamo entrambi che non succeder.
Obiezione scontata: Ma se non trovo lavoro, allora che faccio?
Resto a casa a non fare niente? Ma cos esco fuori dal mondo del
lavoro e non ci rientrer pi!
Lo abbiamo gi detto, non esiste pi un mondo del lavoro generi-
co; ognuno di noi se ne sta costruendo uno suo, personale.
Al massimo, dovremmo parlare di realt del lavoro, dove lei che
dipende da noi, non il contrario.
Hanno provato a piegarci in ogni modo, ma siamo noi che dobbia-
mo dettare le regole e metterci sempre alla ricerca di qualcosa che
ci faccia entrare nel binario che cerchiamo, passando dalle stazioni
di cui abbiamo bisogno: non importa quanto lungo possa essere
questo viaggio.
Eh, ma io mica voglio restare sul groppone dei miei!, potreste
dire: verissimo, nobile. Pur tuttavia, non bisogna mai sedersi, mai
distrarsi: una lezione di vita pu anche essere quella di essere in
costante ricerca di una via duscita!
5.3
Legoismo Professionale
Per una generazione come la nostra, che viene forzata a piegarsi
alle esigenze di tutti eccetto che le sue, la parola dordine deve
essere: Egoismo Professionale.
Cos?
Semplice: significa attaccarci al nostro lavoro dei sogni come un
naufrago in mezzo alla tempesta. Mai mollare la presa, perch in
ballo c la nostra vita.
E allora, ecco tre elementi chiave da tenere sempre affissi sopra al
letto nella nostra camera:
1. Cercatori doro: ogni giorno prezioso per costruire qualcosa
di nostro, con il presupposto che ogni ora, ogni minuto (anche
quelli di pausa) servano per costruire qualcosa che veramente
ci appartenga;
2. Coltivatori di ambizioni: ogni giorno va vissuto come la ricerca
di un appiglio per arrivare pi in alto, per conoscere cose nuove
e strade che ci facciano crescere;
3. Desiderosi di novit: rifiutiamo lappellativo di precari e rita-
gliamoci addosso, come fanno i sarti, labito di persone in mo-
vimento, intente ad aggiungere ogni giorno un chilometro, un
metro, fosse anche solo un centimetro in pi a quel percorso
che abbiamo deciso di disegnare.
Possono anche sembrare concetti astratti, lo sappiamo. Ma diteci
se non sono cose che avete vissuto almeno una volta. Pensate a
quelle settimane che sono passate senza che neanche ve ne siate
accorti, perch in fondo non successo niente. Pensate a quei gior-
ni che si sono succeduti sul calendario senza aver imparato niente.
E, soprattutto, pensate a quei minuti lunghi come ore, durante i
quali la cosa pi bella poteva essere landare a dormire e non pen-
sarci pi.
Se il lavoro la mia vita, devo essere solo io a decidere come voglio
che sia!
E scommetto che nessuno pu dire: S, io voglio una vita noiosa!
Vero?
Finalmente mi hanno preso! Ho un lavoro!: questo
il primo pensiero che ci viene in mente quando ci
chiamano per dirci che s, quelli selezionati siamo noi.
E via: telefonate alla nonna, abbracci e lacrime.
Giusto, facciamo bene a festeggiare, ma non pensia-
mo che ora sia fatta. Stappiamo lo spumante perch
abbiamo tagliato un traguardo importante, ma non
crediamo che sia finita qui.
Qui inizia la vera salita, perch dovremo dimostrare
per davvero che siamo persone mature, che ci meritia-
mo la fiducia che hanno riposto in noi e che, dora in
avanti, alle parole seguiranno i fatti e le nostre parole
dordine saranno professionalit, preparazione e qua-
lit.
Ma questo momento anche la prova del 9 per noi, che avremo
loccasione di capire se il posto che abbiamo scelto corrisponde
alle nostre aspettative, ai nostri progetti e, soprattutto, soddisfa i
nostri sogni.
Insomma, quello per cui ci siamo dati tanto da fare davvero il
mondo cui vogliamo appartenere?
E questa la teoria: ma la pratica? Quali sono i contratti? Cosa
comportano?
5.4
I Contratti - Perch Carta Conta
PRO
unesperienza formativa: facciamo domande come sciocchi,
buttiamoci senza ritegno in ogni cosa, cerchiamo di superare
ogni forma di timidezza o imbarazzo e cerchiamo di vivere le
situazioni pi a fondo possibile. Non preoccupiamoci di sba-
gliare, anche questo un gradino per salire le scale.
Non siamo da soli a salire le scale: possiamo appoggiarci a un
corri(u)mano (un tutor): un dipendente assegnato a noi a cui
aggrapparci e a cui fare riferimento sempre, pronto a svelarci i
trucchi del mestiere. Insomma, il nostro bugiardino del lavoro.
Se fino a qualche mese fa, potevamo anche farlo gratis, ora
non pi; siamo tutelati da un accordo tra tutte le Regioni e
quindi non ci possono dare meno di 300/400 euro al mese. Dire-
te: Ma come? Io lavoro come il mio tutor 8 ore al giorno e mi
danno solo 300/400 euro?. Ma il nostro stage non un lavoro.
E le responsabilit, dove le mettiamo? Altra cosa da imparare
5.4.1/LO STAGE
Non staremo qui a spiegare le differenze tra stage curriculari ed
extracurriculari: le informazioni burocratiche sono dappertutto.
Quello che non ci dicono che lo stage il tapis roulant per entra-
re nel mondo del lavoro. Sembra che camminiamo e camminiamo,
ma non andiamo mai da nessuna parte.
Sbagliato: questo il momento in cui stiamo salendo le scale che
ci porteranno a essere protagonisti nella scelta del nostro lavoro.
Insomma, il concetto semplicissimo: sali, suda, guarda e impara.
Perch hai ancora una grande possibilit: cambiare idea. La porta
per scappare sempre aperta.
Lobiettivo tradurre ci che abbiamo letto nei libri e provare a
metterlo in pratica.
Siamo l per imparare.
Via, dritti al punto: quali sono i pro e i contro di uno stage?
contro
Ci chiederanno di fare anche attivit che sono lontane anni
luce dal lavoro dei nostri desideri, come ad esempio fare le fo-
tocopie. Saremo noi, a questo punto, a dover alzare lingegno
e cercare come mettere a frutto anche questo aspetto. Per dire,
pensiamo a quante persone si possono incontrare attorno a
una fotocopiatrice o quante cose si possono imparare dal fo-
glio che il nostro capo ci ha dato da fotocopiare? O da una mail
che il nostro tutor ci ha dettato e ci ha chiesto semplicemente
di inviare?
Soldi: lo abbiamo gi detto sopra: uno stage non un rappor-
to di lavoro, ma una collaborazione di tipo formativo. Quindi,
discutiamo del rimborso spese, facciamo anche valere le nostre
ragioni (se abitiamo lontano, se ci chiedono di lavorare pi di
quanto stabilito) ma non diventiamo sindacalisti di noi stessi:
controproducente.
Un consiglio finale, ma forse il pi importante. Lanciarsi in un ping
pong tra pro e contro, non ha senso. Piuttosto, di fronte a una pro-
posta di stage, la domanda : ma davvero un percorso che pu
far crescere le nostre competenze? Possiamo realmente imparare
qualcosa di nuovo?
Se la risposta s, cosa diavolo state aspettando???
Se invece stiamo solo diventando dei copying machine specialist,
ecco, forse il momento di darsela a gambe levate
Nota extratime: lo stage allestero!
Non siamo convinti dello stage in Italia? Pensiamo che ci serva un
altro tipo di esperienza? Come diceva il dottor Frankenstin, Si
pu fare!
Chiediamo agli sportelli delle nostre universit, informiamoci di-
rettamente presso le aziende. Lunico elemento necessario la de-
terminazione. E se siamo arrivati fin qui, dobbiamo avercela per
forza!
contro
La legge lo definisce come contratto a tempo indeterminato,
ma c un per: alla fine del periodo di formazione (vedi sopra),
non scontata la conferma.
5.4.2/LAPPRENDISTATO
Lapprendistato un contratto di lavoro vero e proprio: chi ce lo
propone, di norma, vuole puntare su di noi anche per il futuro,
ossia tenerci in azienda anche dopo il periodo di formazione.
un contratto usato per farci imparare a lavorare davvero in
quellazienda, attraverso un periodo di formazione specifico. E
anche qui possiamo contare su un tutor esperto che ci affianca
nellattivit di tutti i giorni.
Insomma: con lapprendistato si impara facendo.
Requisito minimo: non aver compiuto 30 anni.
Come al solito, noi parliamo della ciccia.
In breve:
Lapprendista un dipendente che, come dice il nome, appren-
de: 80 ore allanno di formazione garantita, spesso direttamen-
te sul posto di lavoro, non poco.
Lapprendista un dipendente a tutti gli effetti: riceve uno sti-
pendio.
Lapprendistato prevede un percorso con dei passaggi interme-
di (anche economici), come dei piccoli scatti di anzianit.
Finito il periodo di apprendistato (che pu durare anche 36
mesi), se siamo stati bravi e salvo improvvise difficolt che co-
stringono lazienda a cambiare le carte in tavola, lapprendi-
stato dovrebbe trasformarsi in un contratto a tempo indeter-
minato. Ma ancora una volta, la scelta spetta a noi: nessuno ci
costringe a restare, se non ci siamo trovati bene.
PRO
PRO
Considerazioni finali: dopo il contratto a tempo indeterminato
puro, uno dei modi pi sicuri e di qualit per entrare in azienda,
perch lazienda stessa che investe su di noi, ci forma secondo i
suoi bisogni e ci accompagna nellinserimento.
Senza contare che ci pagano secondo quanto previsto dai contratti
di lavoro.
Insomma, se decidiamo di accettare questa scommessa, abbiamo
buone possibilit di vincere. Come se, alla roulette, puntassimo sul
rosso e sul nero: le possibilit che esca lo 0 sono bassissime.
5.4.3/CONTRATTO A TEMPO
DETERMINATO
Se vogliamo avere unimmagine veritiera del contratto a tempo
determinato, pensiamo a un kebab completo ma troppo poco ab-
bondante: allinizio ti senti pi che soddisfatto, ma poi, quando
finisce, c un qualcosa che ti rimane in bocca e non sai cos.
Te lo diciamo noi: fame.
Questa la forma contrattuale che spesso si crede sia la migliore,
visto proprio che un contratto a tempo indeterminato difficil-
mente ce lo proporranno.
Noi, come al solito, vediamo i pro e i contro.
Come lapprendistato, ha quasi tutte le garanzie sul lavoro di
un contratto vero: malattie, maternit ecc. ecc.
Siamo dei dipendenti a pieno titolo e dobbiamo entrare subito
in un team che lavora a pieno regime. Permette di acquisire
conoscenze altamente qualificate e spendibili nel brevissimo
tempo.
Come dice il nome non per sempre, ma rinnovabile.
PRO
5.4.4/FREELANCE
Freelance significa lavoratore libero, indipendente. Ma in inglese
lance significa anche arpione: ci aggrappiamo a tutto e siamo in
grado di portare a casa il risultato come pirati che attaccano una
nave.
E come pirati, non una cosa che dura poche ore al giorno: non si
lavora da freelance, si vive freelance.
Ma proprio per questo, la forma pi rischiosa, perch non c
niente di scritto. (Motivo per il quale, saremo un filo pi lunghi)
Il lavoro del freelance si basa sulle tre C, che sono anche le caratte-
ristiche tipiche degli imprenditori:
Coraggio: significa individuare il proprio obiettivo e disegnare
il percorso per raggiungerlo. Quindi, saltare nel vuoto e fare di
tutto per vincere. Ma soprattutto significa avere il coraggio di
provare a superare i propri limiti, senza la certezza che qualcun
altro vi metta sotto una rete.
contro
Pu essere rinnovato, ma dopo due rinnovi ci tocca fermarci ai
box per un certo periodo di tempo. Quanto lungo? Dipende dal
contratto, ma varia dai 10 ai 20 giorni.
Nel ranking delle soluzioni migliori per entrare in azienda, il con-
tratto a tempo determinato si piazza subito dietro lapprendistato.
Ci offre un buon livello di tutele, anche economiche, ma prima o
poi finir e, se noi non saremo rimasti in movimento allinsegui-
mento del nostro lavoro ideale, ci ritroveremo di nuovo allo stesso
punto da cui siamo partiti prima di fare questesperienza.
Quindi, contratto a tempo determinato s, ma a patto che non sia
lui a determinare il nostro futuro.
PRO
Niente pi orari fissi, niente pi giornate passate a fare un la-
voro anche se non ne abbiamo voglia, niente pi giornate in-
terminabili senza capire il senso del lavoro che stiamo facendo.
Siamo capi di noi stessi ed a noi stessi che rispondiamo.
Se qualcosa va particolarmente bene, la vittoria tutta nostra.
Ne consegue che se qualcosa invece va particolarmente male,
tutta nostra la responsabilit.
Possiamo scegliere i progetti e i clienti che pi ci interessano e
ci piacciono.
Competitivit: significa cercare, mettersi in discussione e mi-
gliorare giorno per giorno le proprie capacit. Significa accet-
tare che il lavoro sia met fatica, met curiosit e, soprattutto,
almeno unaltra met di formazione costante. Dite che bastano
due met per fare un intero? Ok, leggete con pi attenzione:
provare a superare i propri limiti.
Fortuna: che non significa lotteria, ma significa costruire il
proprio destino. Cerchiamo nuove relazioni, cerchiamo di co-
struire una rete di collegamenti. Creiamo un network affidabi-
le e, soprattutto, a cui dare, non dal quale solo prendere.
PRO
contro
Non abbiamo un mercato o clienti gi definiti; siamo noi a do-
verceli trovare.
Nessuno, a parte noi e forse i nostri genitori, parenti e amici,
sanno cosa facciamo o cosa vogliamo fare; dobbiamo andare a
caccia di un veliero spagnolo in mare aperto.
E se c gente pi preparata di noi? Non si pu essere il massi-
mo di tutte le categorie. Ognuno ha un ambito in cui il top.
Cerchiamo il nostro e applichiamoci come non mai. E soprat-
tutto studiamo, approfondiamo. Prendiamola come se stessimo
facendo un salto in lungo: prima di staccare i piedi da terra, c
da correre. E tanto.
E se non ci pagano? Allinizio sar dura, ci saranno dei lavori
pagati poco. Con la crisi di adesso, magari con il rischio di non
Dogmi del freelance: imparare a rinunciare.
Il mondo dei freelance, spesso, sembra la vaschetta dei piranha. Ci
si scanna per un pezzo di pane.
Impariamo a dire di no. Non abbiamo capi cui rispondere, se non
noi stessi e la nostra dignit. Accettare un lavoro che non un la-
voro ma una tassa, non ha senso.
Certo, un lavoro duro e faticoso. E soprattutto che non ci lascia
mai. Neanche di notte e, a volte, ci tiene anche svegli.
Ma quando facciamo qualcosa di nostro e siamo contenti del risul-
tato, tutto questo vale. E molto.
Non sappiamo se sia orgoglio, o solo testardaggine: fatto sta che
la libert di lavorare per se stessi non ha prezzo.
essere neanche pagati. E saremo noi a dover bussare al cliente
per farceli dare.
Stare in azienda i primi giorni di lavoro pi difficile che soprav-
vivere a un Natale in famiglia, quando arrivano le 6 del pomerig-
gio, abbiamo gi mangiato tutti i dolci, giocato a tutti i giochi e
esaurito i ricordi dinfanzia (anche quelli dei nonni). Insomma, un
momento di gioia che si trasforma in un trauma.
Con laggiunta che, almeno, i nostri parenti sono persone che co-
nosciamo. I nostri nuovi colleghi sono anche dei perfetti sconosciu-
ti.
Lunico modo che abbiamo per resistere trovare degli alleati, ma
anche qui ci vuole tempo.
Ma, intanto, che fare?
Dobbiamo affidarci al tutor, colui che ci insegner come muoverci
sul campo. Praticamente, il nostro allenatore.
Bisogna avere la consapevolezza che il nostro destino si gioca an-
che nel rapporto con questa figura.
Ma come distinguere un buon tutor da un non - tutor?
Da quelle che noi chiamiamo Le sette stelle di Ho -Tutor: quei
tratti imprescindibili che chi riveste questo ruolo deve avere.
1. Lui c.
Un buon tutor deve esserci. Fisicamente. Al telefono. Via mail.
Dobbiamo essere in grado di comunicare con lui e confrontarci
sui problemi e sulle questioni che via via sorgono. Ed fonda-
mentale, altrimenti uno scaricabarile.
2. Il professore.
Ogni lavoro ha dei valori e dei linguaggi specifici. Non solo da
un punto di vista etico, ma anche da un punto di vista lavorati-
5.5
Ancora su Stage e
Apprendistato:
Il Nostro Tutor,
alias Company Surviving
vo, e lui ce li deve insegnare. Tradotto: non basta che ci insegni
i trucchi per fare un lavoro pi velocemente, ma deve aiutarci
a esprimere le nostre caratteristiche, come lavoratori e come
persone.
1. Tra 200 metri girare a destra.
Deve farci da navigatore e farci conoscere la vita aziendale,
cominciando con lillustrarci la struttura dellorganigramma
aziendale.
2. Linfiltrato.
Imparare un lavoro non significa solo apprendere come fare
certe cose, ma significa anche rubare dalle esperienze degli
altri e crescere grazie al confronto con chi, quel lavoro, lo fa da
pi tempo. Deve introdurci nella sua rete di relazioni e cono-
scenze. Senza contare che conoscere nuove persone (e la loro
posizione in azienda) potrebbe anche aiutarci a muoverci per
arrivare al nostro posto ideale
3. Il saggio.
Sbaglia e sarai premiato: un errore commesso oggi un errore
che non commetteremo mai pi e un buon tutor non deve solo
farci vedere come fare qualcosa, ma deve correggere gli erro-
ri. Non una mamma che ci tiene per mano, ma un fratello
maggiore che ci aiuta a rialzarci quando cadiamo. Deve essere
qualcuno su cui contiamo.
4. Lelastico del bunjee jumping.
Avere paura di buttarsi non ha senso se siamo sicuri di non farci
male. E un buon tutor deve fare questo: darci la fiducia e la
sicurezza che, qualsiasi cosa succeder, ci sar lui a non farci
sentire degli idioti.
5. Il traduttore.
Non questione di lingue, ma questione di sensibilit. Un buon
tutor deve essere in grado di capire il nostro stato danimo e
deve ovviare al senso di disagio e di isolamento che prende tut-
ti quelli che vengono buttati in un ambiente nuovo.
Certo, ci rendiamo conto che sono tante cose e che, a considerarle
tutte, ogni tutor dovrebbe essere almeno un superuomo.
Il punto che se siamo stagisti o apprendisti sono cose che ci spet-
tano.
Ovvio, poi ricordiamoci che abbiamo a che fare con persone, non
con macchine distributrici di nozioni a richiesta. Se qualcosa non ci
torna, o non ci piace, parliamone.
Spesso, certi aspetti vengono trascurati semplicemente perch si
danno per scontati.
Chiediamo al nostro tutor un momento, magari un caff, e pro-
viamo a parlargli delle nostre aspettative, dei nostri desideri e,
eventualmente, anche di quelle che ci sembrano sue lacune (che in
lavorese si chiamano cose che mi piacerebbe imparare).
Magari, anche lui alla prima esperienza, no?
Se non funziona, agiamo.
Del resto, non vogliamo far altro che dare il nostro contributo
allazienda: potremmo avere cose importanti da dire
Quello di cui abbiamo bisogno una rampa di lancio che ci faccia
esplodere nel mondo del lavoro, non una zavorra che - anzich
farci decollare - ci insegni a volare come volano le galline.
Diciamoci la verit, non siamo pi bambini.
Sappiamo benissimo cosa pu rovinarci la
vita.
Vogliamo fare una classifica?
Al terzo posto: il furto dellauto nuo-
va. Nuova si fa per dire. Ma anche se ha
700.000 km, un sedile di paglia e uno tenuto insieme con il ferro dellapparecchio dentale
del figlio del meccanico, comunque la nostra macchina. E se ce la rubano, restiamo sempre
a piedi.
Al secondo gradino del podio: il fidanzato che ci lascia perch si innamora di unaltra per-
sona (che, in base alle statistiche, il 74% delle volte il portinaio dello stabile in cui abita
vostra nonna; non chiedeteci perch).
And the winner is lultimo pistacchio del sacchetto con il guscio che non si apre!
(E non dite che non vero)
Ma nel mondo del lavoro? Cosa ci pu costringere a fare un abbonamento al Maalox pi di
un capo tremendo? Impariamo a riconoscere i peggiori
Sappiamo benissimo cosa
pu rovinarci la vita.
Ma nel mondo del lavoro?


Il RAMBO:
il classico invidioso che ti fa dei test: prima ti affida dei compiti impossibili
da fare e poi -quando li fai, e pure bene- si prende tutti i meriti. Magari ti in-
viter anche a fare sport insieme. Lui dice per ringraziarti, ma prover ad affo-
garti in piscina, a buttarti gi dalla parete in arrampicata, ad appenderti con la
retina del canestro per simulare unimpiccagione. un invidioso, ve lho detto.
LECOLOGISTA:
ti fa allungare la strada dalla macchinetta del caff al suo ufficio di 12 km per
non fare ombra neanche per un attimo alla pianta che sta nellatrio; non vuole
che si usi il sapone in ufficio perch inquina lacqua e vi costringe a lavarvi le
mani con laceto di mele (con conseguente nausea); pretende che veniate tut-
ti in ufficio in bicicletta anche se abitate cos lontano che partite in inverno e
arrivate in primavera E LUI STAMPA IN DUPLICE COPIA TUTTE LE MAIL CHE GLI
ARRIVANO. ANCHE QUELLE DI PUBBLICITA.
Il MADMAN
viaggia su una macchina cos vecchia che ormai depoca e si comporta come
negli anni 60. Fuma in ufficio, guarda il sedere delle stagiste ed convinto che
lui abbia in mano il potere assoluto su tutto lo stabile. Dopo tre mesi, scoprite
Non c peggior capo di
UN
SCHEDA cinque
che tutti lo tollerano cos bonariamente perch andato in pensione da 2 anni
e la moglie implora tutti di tenerselo l per evitare di commettere un omicidio.
Peccato che nessuno ve lavesse detto e avete appena finito di battere, come
vi ha chiesto urlando, lelenco telefonico del 1992 con una vecchia macchina da
scrivere.
Il BELLI CAPELLI:
la prima cosa che pensi ha il riporto, e allora?. Ma basta il primo colpo di
vento che la pelata si trasforma in un gatto nudo aggrappato a una tenda. Tu
lo noti, sorridi e la tua vita finita. Lunico modo per uscirne trovare unal-
tra zona del corpo che gli dia complessi e fargli un complimento, per rientrare
nelle sue grazie. Noi consigliamo gli addominali: se non vedete la tartaruga,
potete sempre pensare che se l mangiata.
Il MACARENA:
fa il brillante con tutti, d ordini a destra e a manca e vi invita sempre a pranzo,
ma quando viene il momento di pagare, si tasta tutte le tasche, davanti e die-
tro, come nella famosa canzone. Convince tutto il piano ad andare a lezione di
latino-americano e, quando arrivate per la prima, scoprite che lui il maestro.
Pensate che sia uno scherzo, ma vi chiede 50 euro a testa.
Ecco, e dire che questi non sono neppure i peggiori E voi, non siete curiosi
di scoprire come sar il vostro capo?
CAPITOLO SEI
C UN TEMPO
PER TUTTO:
ANCHE PER
FARLA FINITA
(Spoiler Alert: non sono indicazioni per il suicidio!)
CAPITOLO SEI
Avete presente la tosse? Ecco: quello un sintomo che qualcosa, a
livello respiratorio, non va. Non sappiamo cosa, potrebbero essere
bronchi, polmoni, la gola. O semplicemente un peletto.
Cos, lapparato respiratorio si messo al lavoro per espellere qual-
cosa.
Essere 2.0 nel mondo del lavoro significa avere tutti la tosse: finch
stiamo bene, tutto bene. Appena qualcosa non ci torna pi, couff!
Un bel colpo di tosse e via: si ricomincia da capo.
Questo per dire cosa? Che la verit che, se vogliamo un mondo
in continuo cambiamento, non fossilizzarsi su un posto di lavoro
fa parte del gioco.
Vi mai capitato di svegliarvi una mattina e di sapere gi cosa
avreste fatto durante la giornata?
Vi mai capitato di tornare a casa, la sera, e chiedervi davvero cosa
aveste imparato di nuovo? S?
E vi siete mai chiesti come mai, mentre vi succedevano queste cose,
vi venuta in mente lidea di voler cambiare lavoro?
Semplice: perch dovete cambiare lavoro.
Dov finito quellentusiasmo che vi faceva sentire uno di quelli
che spaccano il mondo? Dov finita quella curiosit che vi appas-
sionava ad ogni cosa?
Niente, fine: semplicemente scomparse. Perch non c pi nulla
che vi incuriosisca, pi alcuna novit che vi possa entusiasmare.
E allora?
E allora, andiamocene Pronti?
Via!
6.1
Quando Lasciare unazienda
Vitale
Allora: per dimettersi la prima cosa da fare NON DIMETTERSI!
Uno dei nostri pi grandi nemici la paura del vuoto: lidea che
dopo le dimissioni non ci sia pi niente per noi.
E questo pu frenarci, non farci dormire la notte e, peggio di tut-
to, pu farci cambiare idea!
Per questo, restiamo dove siamo e riprendiamo lanalisi dei nostri
desideri, facciamo una scelta delle aziende che potrebbero interes-
sarci e decliniamo le nostre esperienze secondo le loro esigenze.
Siamo 2.0: ci vuole azione, movimento, flusso continuo.
E soprattutto ci vuole genialit: rispolveriamo lelemento specifico
del nostro carattere che ci ha reso brillanti, magnifici, appariscenti,
e regaliamolo al mondo.
Appena presa la decisione, non diciamolo a nessuno e iniziamo a
mandare in giro il nostro CV. Perch solo con i sogni che si com-
batte il nulla.
Una volta centrato il nostro target, non che ce ne possiamo an-
dare da un momento allaltro. Come per ogni cosa, ci vuole stile.
Ecco quattro semplici passi per uscire in modo elegante:
1. Presa la decisione, parlarne prima di tutto con il capo. Mai dire
che vogliamo andare via ai nostri colleghi, neanche ai pi fida-
ti. Il diretto interessato ha il diritto di sapere per primo ci che
lo riguarda. Avete presente la storia del cornuto? Ecco, evitia-
mola.
2. Dare tempo allazienda di sostituirci. Consegniamo una lettera
di dimissioni in duplice copia al capo del personale: poche ri-
ghe, dirette e formali.
3. Il preavviso: vero che possiamo andarcene quando vogliamo,
mica una cena in famiglia. Tuttavia, il numero di giorni di
preavviso dipendono da come siamo inquadrati. Se sono trop-
pi, insomma, parliamone e arriviamo a un accordo col capo.
Ma ricordiamo che rimanere almeno una settimana buona
educazione.
4. Assaporiamo la libert e godiamoci la nostra conquista: se non
avessimo avuto il coraggio di fare questo gesto folle, quanti
giorni/ mesi/ anni avremmo buttato via? Chi sarebbe stato, al-
lora, il vero folle?
Perch cambiare lavoro non significa solo spostarsi da un posto a
un altro, oppure cercare solo unaltra persona che ci possa pagare:
significa scegliere, crescere, cambiare.
Le aziende sono come le storie damore: ce ne vogliono un po, pri-
ma di trovare lanima gemella. Tuttavia, non avremmo mai trovato
la nostra anima gemella se non avessimo vissuto quelle esperienze
precedenti che hanno costruito il nostro carattere, no?
Insomma, non ci si dimette mai del tutto da unazienda, proprio
come non si pu dimenticare il passato. Per questo, quando uno va
via da un posto di lavoro deve ricordarsi tre concetti chiave:
1. Il passato passato.
Bella o brutta che sia stata la nostra esperienza in unazien-
da, non bisogna mai parlarne male. La nostra formazione verr
sempre da l e chi ci ascolta lo sa. Mettiamo tutto sul tavolo e
prendiamo ci che ci serve, scartando il resto. Perch portarci
dietro una zavorra inutile?
2. Il passato anche presente.
Magari sono stati i giorni peggiori della nostra vita, ma quan-
do dobbiamo andare via facciamo buon viso a cattivo gioco.
Mai vomitare i nostri cattivi pensieri sulle scrivanie degli altri
per vendetta. Sia perch, in generale, non carino vomitare in
giro, ma anche perch non detto che le nostre strade si sepa-
rino per sempre: pu sempre capitare di ritrovarsi a collaborare
con i nostri vecchi colleghi o che, per un qualche motivo, il no-
stro nuovo boss voglia parlare con il nostro ex capo.
Il passaparola il boomerang pi pesante che possiamo riceve-
re sui denti: per evitare anche un solo colpo di vento, meglio
non lanciarlo affatto.
6.2
Non Si Butta Mai a Mare
unazienda
3. Il passato soprattutto futuro.
Ogni lavoro ci ha insegnato qualcosa, ci ha lasciato qualcosa.
Ed anche grazie a questo che possiamo andare avanti. So-
prattutto durante un colloquio, saremo giudicati dal nostro
vecchio lavoro: se siamo noi stessi a dire che negli ultimi tempi
non abbiamo fatto niente, imparato niente e che niente ci ha
interessato, come crediamo che ci possa giudicare chi ci ascol-
ta? Il rischio che pensino che il problema siamo noi, pi che il
lavoro che abbiamo lasciato. E nel dubbio, penseranno che sia
meglio passare avanti.
Ogni esperienza racchiude in s quello che siamo diventati e noi
dobbiamo essere in grado di filtrarla, analizzarla ed eliminarne
tutte le impurit.
Solo a quel punto possiamo vedere davvero cosa ci ha insegnato,
a cosa servita.
E per capire, oltretutto, cos ci di cui abbiamo davvero voglia.
Lultimo giorno di lavoro delicato quasi quanto il primo giorno.
Per questo dobbiamo comportarci bene: primo, perch se stiamo
andando in un posto migliore, non bello dire agli altri che sia-
mo migliori di loro; se invece stiamo andando via perch ci hanno
rovinato la vita, non ha senso vendicarsi offendendo le
persone che ci stanno attorno.
Quindi, ecco quella che noi chiamiamo Operazione li-
moncello: come lasciare il lavoro e, insieme, un buon ri-
cordo.
Il limoncello rappresenta le buone relazioni. una corte-
sia, dal gusto dolce.
Attenta e delicata.
Lasciare un posto di lavoro prevede gli stessi elementi. Ed
un qualcosa che resta nella pancia pi che nella memo-
ria dei vecchi colleghi.
Ecco le istruzioni per eseguire il piano:
1. Mai esporsi, mai dare giudizi sul lavoro delle persone
che restano in quellufficio.
vero che ormai non abbiamo pi niente da perdere,
ma dalle nostre parole potrebbero nascere delle discussioni da
telefono senza fili che potrebbero ritorcersi contro di noi.
2. Mai attaccare i capi.
vero che lultima occasione per toglierci dei sassolini nel-
le scarpe, ma ci serve? Facciamolo fuori; dentro limitiamoci a
sfoggiare la nostra migliore PokerFace. Che si sentano in colpa
di averci trattato come hanno fatto.
6.3
Operazione Limoncello
3. Mai sminuire il lavoro dei nostri colleghi.
Siamo persone, restiamo umani e, soprattutto, non mandiamo
allaria tutto il lavoro fatto fin qui.
4. Mai dire che, in fondo, di quel lavoro, non ce n mai importato
niente.
Perch come se lo cancellassimo, come se non fosse mai esisti-
to. E che, anche i nostri quasi ex colleghi, siano stati la carta da
parati di una stanza brutta.
Ma perch tutto questo?
Facile, per lobiettivo nascosto della nostra operazione: le relazio-
ni.
5. Niente mail fiume con frasi strappalacrime o quantaltro: non
le vuole nessuno! Siamo noi che ce ne andiamo, mica ci hanno
cacciato
Se proprio vogliamo condividere qualcosa, portiamo qualcosa
da mangiare. A cosa serve? A toccare con mano la nostra espe-
rienza, a stringere relazioni, ma soprattutto a strappare contat-
ti su LinkedIn e strappare delle segnalazioni. Nella settimana
successiva, il nostro network di lavoro sia pi attivo della muffa
nel frigorifero della casa di studenti fuori sede!
Qualcuno ha detto Facebook? Volete sapere come usarlo allinter-
no delloperazione? Non scriviamo cose melense taggando cento-
mila persone. Siamo al lavoro, mica in una soap opera. Facciamo
una bella foto al cactus sulla scrivania o sullascensore, dellultima
volta che e tagghiamo solo quelle 4 o 5 persone che, davvero, ci
mancheranno.
Ovvio, potreste dire che non ha senso farsi tutto questo sbatti-
mento per persone che non vedremo pi, ma come dicevano in
Welcome to the NHK: La vita oggi diventata proprio comoda
Basta entrare in un discount per trovare cibo, cosmetici e persino
telefoni cellulari. Che peccato: tra le altre cose, non vendono rap-
porti umani.
Sembra che recitiamo un rosario, ma vi tocca sentirlo ancora: il mi-
glior modo per muoversi nel mondo del lavoro essere capaci di
costruire e mantenere un buon network di relazioni.
Siamo esseri social, non facciamo finta di niente: la rete in cui sia-
mo inseriti lo strumento migliore per pescare sempre nuove op-
portunit.
Ma lavorare al proprio network non significa solo
alimentarlo con nuovi contatti: bisogna saper col-
tivare le relazioni con le persone che si conoscono,
soprattutto con le persone incontrate nelle nostre
passate esperienze di lavoro.
Se parliamo degli ex colleghi, importante con-
tinuare a sentirli perch potrebbero essere loro a
suggerirci nuove opportunit di lavoro o quale sia
il miglior terreno dove, uno con la nostra prepara-
zione, possa muoversi.
Se invece parliamo degli ex clienti, bisogna tenere in vita il rap-
porto perch sono loro la migliore vetrina per il nostro CV, oltre
che magari - essere loro stessi a volerci seguire nella nostra nuova
avventura, e proprio perch ci conoscono.
Ma se parliamo in termini di parole chiave, quali tenere a mente
per muoversi social nel mondo del lavoro?
1. Legami, non solo relazioni.
vero, sentirsi sui social network non come frequentarsi di
persona. Eppure, essere presenti ci che una persona pu de-
6.4
Costruire un Network: Perch
siderare da un amico. Non facciamoci vivi solo quando ci ser-
ve, dimostriamoci interessati alle loro vite. Non solo vogliamoci
bene, ma vogliamoci Like.
2. Lelastico.
La vita ci porter ad allontanarci, ma cerchiamo di non rompere
mai quel legame che ci tiene uniti. E pi ci porter lontano, pi
sar intenso il momento in cui ci vedremo. Perch, diciamolo:
anche una volta allanno, bisogna incontrarsi di nuovo e parlar-
si dal vivo.
La teoria delle 3 A.
Accuratezza: trattiamoli con cura e, di tanto in tanto, coin-
volgiamoli in qualche cosa. Avete presente il piacere che
provate quando un amico vi tagga in una vecchia foto che
non ricordate neppure di avere fatto? Ecco, quello. Insom-
ma, ricordiamoci di farci ricordare.
Attenzione: stiamo attenti alle persone a cui teniamo. E im-
pariamo a leggere tra le righe dei loro status. Facciamogli i
complimenti per le promozioni, gli auguri per i compleanni
e, di tanto in tanto, chiediamogli cosa succede nelle loro
vite: per questo che esistono i messaggi privati.
AmmazzaCheFoto! Questo il minimo che possiamo fare:
quando uno condivide una foto, un Mi Piace ogni tanto
bene metterlo. Uno scatto non solo per far vedere cosa
uno fa, ma serve per condividere un sentimento, un qualco-
sa di pi di uno status. A tutti piace scoprire che qualcuno,
che magari non vediamo da un po, si ricorda di noi. Ovvio,
se la foto in questione non Vi Piace, non siate finti. Ma se
vi accorgete che non Vi Piace mai niente, fate qualcosaltro:
fatevi vivi!
E va bene, basta, abbiamo finito.
Anzi no, unultima cosa ancora, vogliamo dirvela.
Se i social network, come Twitter, ci hanno insegnato qualcosa,
ecco la lezione pi importante: non prendiamoci sul serio.
Lironia la chiave che spalanca la mente delle persone. Il mondo
del lavoro come un continuo corteggiamento: facciamoli ridere
e si ricorderanno di noi.
Perch in un mondo in guerra come quello del lavoro, quella
di lasciare un buon ricordo di s lunica regola matematica che
funziona.
Cari #CercatoriDiEsperienze
#cercatoriDiLavoro
#CercatoriDOro,
se siete arrivati fin qui, significa solo due cose: che davvero state
cercando un modo alternativo e nuovo per cercare lavoro, o che
siete delle persone cos tenaci (al livello del sadismo) o, per terza e
ultima cosa che non sapete contare!
Comunque sia, ormai ci siamo: la guida terminata e siamo con-
tenti che abbiate letto tutto.
Insomma, dopo questo lavaggio del cervello (anche se digitale),
ormai speriamo che sarete daccordo con noi sul dire che il comin-
ciare a lavorare non un singolo e semplice fatto, ma un vero e
proprio percorso ciclico: comincia, si sviluppa e ricomincia. Lunica
cosa a fare da perno siamo noi.
E per farlo bene, dobbiamo comprendere chi siamo, da dove siamo
arrivati, dove vogliamo andare e con chi vogliamo andarci.
Certo, un lavoro enorme da fare. Soprattutto quando ci sembra
che aver finito la nostra carriera di studenti sia stata una prova
molto dura.
Ma purtroppo abbiamo due notizie da darvi, una bella e una brut-
ta.
La bella che s, dora in poi sar ancora pi dura. La brutta
che vi abbiamo mentito. Di belle notizie, non ce n.
Guardiamoci nelle palle degli occhi: realizzare i propri sogni
unimpresa dannatamente difficile, ma se non questo che vale la
pena fare, cosa lo ?
Ecco, ma prima di mandarvi tra i leoni vogliamo fare a tutti (noi
compresi, eh) un grande in bocca al lupo, almeno per quelli che
secondo noi sono i passi pi tosti del percorso.
Perci, in bocca al lupo a tutti quelli che vogliono sentirsi artefici
del loro destino; in bocca al lupo a quelli che decidono di cambiare
radicalmente il loro approccio al concetto di lavoro; in bocca al
lupo a quelli che faranno di tutto per cercare un nuovo contesto e
vincere la sfida di diventare persone; in bocca al lupo a chi sceglie
di lavorare sulla sua unicit.
In bocca al lupo a chi decider che, per vendere meglio le proprie
caratteristiche, dovr solo conoscere quali sono i suoi aspetti mi-
gliori per uscire fuori dalla media.
In bocca al lupo a chi far a pugni con la razionalit per rendere
realizzabili i suoi sogni e in bocca al lupo a chi vorr che la sua fan-
tasia sia sempre e comunque il primo punto di partenza.
In bocca al lupo a chi vorr iniziare a esercitare la fondamentale
arte della pazienza: daltra parte ormai lo sappiamo che il segreto
sempre non volere tutto e subito. Non lasciamoci ingannare
dai detti popolari che ci definiranno diabolici e mettiamo in gioco
tutta la perseveranza che abbiamo.
Ma, soprattutto, in bocca al lupo a noi, che stiamo lavorando per
crearci un percorso tutto nostro e dobbiamo sempre essere lucidi
sulle tappe che inseriamo, modifichiamo o decidiamo di saltare.
Non lasciamo che siano gli altri, o peggio ancora gli eventi, a deci-
dere chi diventare da grandi.
Perch diventare grandi significa non dimenticarsi mai dei propri
sogni e non lasciarsi abbattere da chi vuole scoraggiarci.
Abbiamo il dovere di provarci e riprovarci perch, ormai lo sappia-
mo, essere felici il primo dei propositi di qualsiasi lista.
Perci, s: in bocca a lupo e buon lavoro.
Anche al lupo, a questo punto.
Gli Esuberati
Gaia & Matteo

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