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“Un pensiero sulla sanità”

di Arnoldo Renni
Segretario Regionale F.V.G. UILPENSIONATI

-Prima puntata –

La sanità odierna ha perso molta dell’ingessatura che la irrigidiva fino


alla fine degli anni ottanta, anni in cui vennero create assieme a medici
lungimiranti e ai collegi infermieristici dei corsi di varia specializza-
zione verso cui indirizzare il personale in formazione per adeguarlo
agli altri professionisti del resto d’Europa.
Si è sostenuta la necessità di una scolarità maggiore che avrebbe innal-
zato il grado di maturità individuale. per molteplici ragioni questo rara-
mente si è avverato.
I rari medici che sono riusciti a creare attorno a loro una scuola sono
ormai in pensione. Le nuove leve quasi sempre intraprendono la carrie-
ra di medico in vista di futuri guadagni.
La preparazione non sempre è a un livello buono, ma non si fa niente
per rimediare.Questo produrrà forse degli esecutori di ordini, ma non
certamente dei validi professionisti per i quali viene richiesto un conti-
nuo aggiornamento ed un continuo approfondimento delle materie loro
concernenti.
I vari tipi di assistenza vengono forniti oggi da personale infermieristi-
co fornito di professionalità al passo con i tempi capace di diventare
protagonista dell’evoluzione della struttura in cui opera, che gli con-
sente d’interpretare in modo completo, interdisciplinare, umano le esi-
genze che alla struttura vengono imposte dalla collettività. In cambio
questa figura professionale viene demotivata dallo scarso interesse di-
mostratole dalla classe dirigenziale e manageriale, creando un senti-
mento di disinteresse e stanchezza che si ripercuote su tutto il lavoro
svolto.
E’ quindi essenziale un ripensamento personale e collettivo delle basi,
delle motivazioni del lavoro,dell’area di autonomia e di interdipenden-
za con altre figure professionali medici in primo luogo. Il concetto di
equipe è spesso abusato e inteso come sinergismo di più professionali-
tà, dove ognuno dovrebbe portare la propria competenza la propria au-
tonomia e la propria cultura creando una costante interazione che può
far sì che per l’utente il percorso tra diagnosi e cura sia più facile, se-
guito e capito nel supremo interesse della ricerca della miglior risposta
possibile alla persona malata. Diventa indispensabile sapersi muovere
su più fronti, con soluzioni veloci legate all’operatività immediata sa-
nitaria ma legata anche alla sicurezza delle comunicazioni in ambienti
extra ospedalieri, ed infine e questa è la cosa più rilevante, un organiz-
zazione del lavoro nuova, non ricalcante le solite rigide e farraginose
gerarchie ospedaliere.

Il lavoro sul territorio ha bisogno di velocità e contributi gestionali e


programmatori, non decisi da manager che non capiscono il problema,
ma decisi da chi elabora il quotidiano, dall’introduzione di scambi in-
formativi che consenta di modulare l’operatività delle strutture in base
alla necessita oggettiva di risposta sanitaria. Va rilevato che inserire
l’attività infermieristica nel sistema dell’emergenza extra moenia signi-
fica creare di fatto un ponte tra ospedale e territorio, che consente un
notevole risparmio finanziario (meno ricoveri).
Se anche le altre figure sanitarie accettassero una revisione dei ruoli
ampliandoli come orari e come tematiche forse si otterrebbe un aumen-
to di capitali da reinvestire immediatamente per potenziare un servizio
ai cittadini senza obbligarli a ricoveri o ad attese a volte veramente no-
tevoli.

Trieste, 29 febbraio ’08

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