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L' Abbazia di San Giovanni in Pergulis

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-s- Nicola Di Saverio

I monti della Laga e le alte valli del Tordino e del Vomano hanno rappresentato per secoli la montagna teramana per eccellenza in quanta buona parte del territorio era feudo tradizionale della diocesi Aprutina, mentre a sud del Vomano iniziava quella di PenneAtri e a nord del Salinello la diocesi di Ascoli Piceno. La caratteristica articolazione del territorio e stato il motivo del protrarsi nei secoli di forme economiche e insediative diverse, legate da una parte al1 'uso agricolo del territorio, dall' altra ai fenomeni e ai ritmi della cultura pastorale, con aspetti di transizione dall 'una all' altra realta negli ambiti territoriali collocati a quote intermedie. L'analisi dell'assetto territoriale anti co e 10 studio della storia del popolamento dall'eta romana sino al medioevo, che hanno avuto grande impulso negli ultimi anni, hanno dato i lora frutti e cosi, in un'area in cui apparentemente i resti antichi sembravano quasi inesistenti, e lentamente emerso (da un esame sistematico delle forme di abitato sparso attestate nelle fonti medievali, dalla successiva individuazione dei punti cardine dell'assetto territoriale fra il X e il xn secolo, e da una ricognizione attenta delle aree che meglio si prestavano alle forme di insediamento) un quadro insediativo ed ambientale di grande fascino in cui, accanto a dinamiche di riassetto del territorio, convivono fenomeni di continuita di lungo momenta.

In tale quadro non fa eccezione il territorio circa stante il piccolo borgo di Valle San Giovanni che, anzi, si presenta ricco di testimonianze dell' antichita dell' antropizzazione dell'area, tra cui spicca S. Giovanni in Pergulis,

Le ingiurie del tempo non hanno certamente risparmiato I'antico monastero di San Giovanni in Pergulis, erollato silenziosamente tra l'inelifferenza, rna la vela del suo campanile, seppure in parte coperta da rovi, si erge misteriosa nella tranquillita della campagna ed esereita aneora un grande faseino. La storia dell'abbazia e nascosta tra Ie pagine di pergarnene manoscritte, spesso illeggibili, conservate nelle pili antic he biblioteche della provincia e non solo, ed anche se e difficile rintracciare notizie precise circa la fondazione, proprio a causa della sua antichita, non mancano attestazioni della sua importanza in molti documenti medievali.

La storia del sito, in realta, e ancora pili antica: infatti, durante lavori di pulitura dei ruderi dell'abbazia in anni passati, sono venuti alla luce materiali romani (frammenti ceramici, tegole, ed altro): e dunque lecito supporre che il monastero occupasse con ogni probabilita un sito antico, forse una villa rustica.

Sulle origini del toponirno il Palma riferisce che:

"superfluo e il rimareare che la nostra Val attinse denominazione da S. Giovanni, e che questa si disse in Perulis ed in Pergulis, perche chi scende dai monti ivi incontra i primi frutti di alberi gentili, e vede perfette Ie gemme produttrici del prezioso liquor del viti",

proponendoci 1 'immagine suggestiva che doveva presentarsi agli occhi del pellegrino 0 del semplice viaggiatore medieva1e affatieato dalle tortuose strade montane.

II primo documento finora conosciuto in cui viene menzionato S. Giovanni in Perula e una Charta Donationis dell'anno 1134, un manoscritto che riporta 1a donazione di Gusberto 0 Guiberto eli Suppone al vescovo aprutino Guido II, di castelli, ville, chiese, terreni, selve, rnolini, corsi d'acqua, pascoli ed uomini.

II do cumento , che non mi e stato possibile consultare, e comunque riportato nel Cartulario della Chiesa Teramana di Francesco Savini che raccoglie documenti manoscritti in pergamena a partire dal 1130, quando fu nominato vescovo Guido II.

n testa e importantissimo perche costituisce una pro va dell' esistenza, gia nella prima meta del Xll secolo, di S. Giovanni in Pergulis, che purtroppo per noi viene citato solo come toponimo (alIo stesso modo di Abetemozzo, Padilla, Casanova, Faieto ecc.), per identificare quindi una porzione di territorio rna non un edificio, e testimonia semmai 1a non esistenza del paese di Valle S. Giovanni cui altrimenti si sarebbe fatto riferimento, come negli altri casi, per indicare la zona.

Un indizio in pili ci viene dalla Bolla Papale di Anastasio IV del 27 novembre 1153 riportata dal Palma in cui si parla di Abbatia di S. Johannis in Perulis di ordine Benedettino maschile. Da questa definizione possiamo dedurre alcune importanti infonnazioni: l'abbazia infatti e un monastero govemato da un ABATE canonicamente eretto e riconosciuto, ehe go de di una propria autonomia e conta per 10 meno dodici

monaci. Simili edifici, elevati nei luoghi solitari per sfuggire ai rumori e aUe seduzioni dei grandi centri, di vennero a volte il nucleo di numerosi agglomerati umani, alcuni dei quali raggiunsero un'importanza eccezionale nella storia dell'arte e della cultura medievale. Le originarie Abbazie non furono costruite su un tipo speciale: furono case e villae romane, adattate al nuovo usc, come probabilmente nel nostro caso; solo successivamente la vita monastica impose modificazioni sostanziali, che diedero inizio al tipo canonico dell 'abbazia medievale, con il cortile d'ingresso, Ia porta monumentale, il chiostro, Ie stalle, il portico, l'atrio, il battistero, la basilica, la dimora dell'abate, le celIe, nonche i numerosi edifici accessori. Purtroppo di tutti questi apprestamenti (se mai vi furono, considerando comunque le piccole dimensioni del nostro monastero) oggi non e pili visibile nulla eccetto il campanile. Ancora in un documento del XII secolo, il Liber Censualis di Mons. Chierigatto (riportato nell 'opera del Palma), S. Giovanni in Pergulis viene definito semplicemente monastero. Nei primi tempi della organizzazione ascetica, il vocabolo monasterium indicava indifferentemente sia la dimora di un monaco isolato, che la sede di una comunita monastica, rna, essendo questa documento posteriore alIa bolla papale, non abbiamo dubbi sulla tipologia del convento.

Dell'importanza assunta negli anni dal monastero, sono testimoni alcuni documenti del XIII secolo in cui l'abate di S. Giovanni in Pergulis partecipa attivamente a importanti decisioni pohtiche riguardanti la diocesi e il territorio.

Uno di essi e un documento stipulato il 15 gennaio del 1287 e conservato nell' Archivio Comunale in cui vi e scritto che fu solo grazie al consenso di importanti funzionari, tra cui anche il Religioso Uomo Fra Berardo Abbate del Monastero di San Giovanni in Perulis , che i signori dei Castra di Padula, di Frunti e di Scalellis poterono sottoporre gli uomini e i loro tenimenti al foro di Teramo e alla giurisdizione della Chiesa Aprutina come voluto dal Vescovo e dai Teramani per accrescere di estensione il territorio e il popolamento.

Tracce dell'operato degli abati di S. Giovanni rimangono anche negli elenchi delle Decime dei secoli XIll e XIV, raccolte da Pietro Sella, ed in particolare quelle relative all 'anno 1321; Ie Decime erano delle "tasse" dovute dai possessori delle terre su cui esse gravavano (in questo caso un ente ecc1esiastico), alla Santa Sede.

Al 1383 risale poi una bolla inviata daII'abbazia Cassinese con data al 15 ottobre in cui si manda all'abate di S. Giovanni de Perulis, l'esecuzione dell'elezione di una nuova badessa nel monastero di S. Giovanni a Scorzono; se ne deduce una stretta connessione tra i due monasteri, entrambi benedettini, ed anzi una dipendenza di quello femrninile dal nostro. In questa momenta l'importanza dell'abbazia e dunque evidente e i possedimenti di S. Giovanni in Pergulis dovevano essere rilevanti e la badia, conformemente ad altri monasteri italiani ed europei, testimoniava quel processo di organizzazione feudale tipico dell'epoca, 11 patrimonio, costituito dapprima dalle elemosine accumulate dai fedeli, quindi dalle donazioni dei potenti, fatte per ottenere il beneficio di preghiere per la salvezza eterna, veniva cosi amministrato dagli abati che

avevano alle lora dipendenze numerosi laici di ogni grado: dai vassalli militari per la salvaguardia e la difesa dei territori fino ai villani ed agli "accommendati" di estrazione sociale piu bassa. La protezione da parte di un'abbazia era elifatti molto ambita in quanta ci S1 poneva sotto la protezione non solo di un "potente" rna anche di un "santo" ed i monaci seppero amministrare i loro feudi con varie forme giurieliehe di cui quelle piu in uso erano la «commendatio» e l'eenfiteusi». In particolare, a coloro che si ponevano al monastero in qualita di «accommendati» il fonda, di cui conservavano l'uso, veniva assegnato con un contratto di «livello», a tempo indeterminato e con l'obbligo del pagamento di un canone annuo in prodotti del suolo, rnentre per i terreni aridi, 0 paludosi 0 boschivi da bonificare veniva usata la forma dell'enfiteusi, cioe veniva ceduto l'uso del fondo «ad tertiam generationem» (99 anni), dietro pagamento annuo di un canone irrilevante a patto chc il colono migliorasse il fondo stesso. C'erano poi contratti a partecipazione della meta, di un terzo 0 di un quarto dei frutti a seconda del valore dei terreni e delle relazioni del colona con il monastero.

In una pergamena del 6 dicembre del 1385 si legge che l'abate Mutio del monastero di S. Ioannis in pergulis O. S. Ben. Aprut. Dioc. viene inviato can autorita apostolica alla ricerca di Bartolomeo Prignano, futuro papa Urbano VI.

Poi per quasi un seeolo il monastero e i suoi abati scornpaiono da i documenti ufficiali, fino al 1468 anno di redazione di una pergamena in cui si legge che Fra Iannetto abate di S. Giovanni in Pergulis e delegato pontificio, opera la soppressione del c onven to di S. Chiara, per la vita scandalosa delle monache, e l'incorporazione di detto convento in quello di S. Giovanni. Si tratta di un atto molto irnportante e il fatto che sia proprio il nostro abate ad operare la soppressione per ordine diretto del papa indica, aneora una volta, quale peso avesse nelle vicende ecclesiastiche della diocesi.

Si conserva poi anche una pergamena del 28 novembre 1556, bolla di Papa Paolo IV, che ricorda l'assegnazione del monastero di S. Iohannis de Pergolis dell'ordine Cistereense a Giovanni Battista Matriciano del Comizio di Montorio. Questa atto segna il passaggio del monastero dal territorio di competenza del feudo di Frunti cui apparteneva da11338, alla citta di Montorio.

La notizia e molto importante anehe perche testimonia il passaggio dei monaci all'Ordine Cistercense, che nasce e si sviluppa dal ceppo benedettino. La fondazione di questa Ordine s'inquadra nella travagliata atmosfera di rinnovamento spirituale e religioso che con l'inizio del nuovo millennio (sec. XI) investi tutto il mondo cristiano: non solo gli spiriti pill eletti, rna le masse avvertivano prepotente l'esigenza eli un ritorno a principi piu elevati e piu austeri eli vita, eli una profonda e radicale riforma delle strutture e dei costumi del mondo religioso, in preda a grave crisi; si auspicava un ritomo ai principi del Vangel 0, a manifestazioni eli vita piu cristiana in tutti i campi, a tutti i livelli. A questa situazione va rapportata anche la nascita a Cistercium (Citeaux, Francia), nel 1098, dell'Ordine Cistercense, per opera di S. Roberto, abate dell'abbazia cluniacense di Molesme, e di 20 suoi compagni, desiderosi di ristabilire nella nueva comunita l'antica austerita della regola benedettina. Fu appunto questa fervido

programma a rendere popolarissirno 11 Ordine, ehe si diffuse rapidamente in tutta Europa, arrivando, gia nel 1134, a possedere 80 abbazie. Nel 1119, l'abate Stefano Harding promulgo il primo statuto (Charta Charitatis) che venne approvato dal papa Callisto II.

I principi che si erano proposti i fondatorierano: separazione dal mondo, lavoro manuale e pregbiera, nel rigoroso ambito della pili pura tradizione benedettina. In partieolare i1 capitolo 66 della Regola afferma che "possibilmente il monastero deve essere costruito in modo da potervi trovare quanta e necessaria, cioe l'acqua; un mulino, un orto e reparti per le varia attivita, eosa ehe i monad non debbano girovagare fuori: cia infatti nan reea alcun vantaggio alle loro anime". L'importanza rappresentata dal lavoro manuale (al quale dovevano essere dedicate determinate ore, in osservanza alla regola eli S. Benedetto) e il fatto che, in ottemperanza ai principi dell'isolamento, le abbazie sorgevano per 10 pili in Iuoghi paludosi 0 inc 0 lti , diede un fortissimo impulso a110 sviluppo dell'agricoltura e della silvicoltura nei centri, che svolsero cosi un ruolo fondamentale e addirittura pionieristico nel campo dell'economia rurale dei sec. XI-XIV. Per ottemperare agli obblighi della preghiera, i monasteri si videro obbligati fin dai primi tempi ad assumere, per i 1avori manuali, laiei (conversi) e braccianti, e questa porto spesso alIa nascita di piccoli viUaggi nei pressi delle abbazie. La cultura occupo un ruolo secondario nella vita dell'Ordine che ebbe vita fiorentissima specie nei sec. XIIXIII e che, nel XN, possedeva oitre 700 monasteri. A partire dal sec. XV, I'Ordine comincio a decadere per ragioni varie e si fraziono in congregazioni minori.

Le vicende dell'abbazia di S. Giovanni a partire dal XVI seeolo appaiono quantomai confuse poiche le fonti si contraddicono pili volte e gli studiosi ottocenteschi traggono spesso conclusioni affrettate e inesatte.

Cosl, in un passo del Palma, si 1egge che nel 1531 la conventualita era gia cessata perche nelle visite di quell'anno e degli anni successivi di Mons. Chierigatto si notano S1 mitre e calzari pontificali rinvenuti in S. Giovanni, rna si parla anche di oggetti perduti, dei quali si era recuperato un calice ed un incensiere in argento in possesso di Domni Jo. Baptistae Adimarii Abbatis; questa pero e in contraddizione con 1a notizia, precedentemente riportata, riferibile al 1556 e con la successiva, del 1561, di una bolla col sigillo del monastero "esprimente nella parte superiore la decollazione del Precursore, e nella inferiore in uno seudetto, sormontato da mitra e pastorale, la testa di Giano, colla Zeggenda intorno Jo. Bab. Martianus Abbas S. Jo. in Pergulis" che testimonia l'attivita del convento e la presenza di un abate, dunque la vitalita del monastero.

Le ultime confuse notizie si riferiscono all'anno 1775, quando il canonico Vicario passe ad esercitare Ie funzioni nella Chiesa della Madonna della Neve di Valle S. Giovanni' rna qua1cosa non quadra, infatti, l' iscrizione incisa sulla lastra incastonata sopra la volta di ingresso della chiesa della Madonna della Neve ricorda:

D. A. A.

o. V. D.

M. M. 1615

IL PRIMO MARZO DI DETTO ANNO A SPESE DEL POPOLO DI VALLE S. GIOVANNI 8I E' EDI FICATA LA PRE8ENTE TOR

RE

M MANARO FABBRICATA

Questa iscrizione, posta a testimonianza dell' edificazione della chiesa del paese (confennata dalle fonti, in particolare dal Palma che riferisce che nella "visita del vescovo Visconti del 1614 trovavasi eretta in altare"), contrariamente a quanta si possa pens are, non corrisponde con 1 'abbandono del monastero ne vi puo essere messo in relazione.

L'atto ufficiale di chiusura dell'abbazia e datato 1802 e firmato da Mons. Pierelli.

Ogni tentativo di ricostruzione della sviluppo architettonico del tnonastero ie reso estremamente difficoltoso dalla scarsita di dati e dalla difficile interpretazione di quelli esistenti. Difficile (e metodologicamente rischioso) e anche il tentativo di ricostruzione della planimetria basato sul confronto con complessi analoghi (in provincia di Teramo si sono conservati in maniera ben diversa dal nostro caso due abbazie benedettine fondate pressappoco negli stessi anni: S. Maria di Propezzano e 8. Clemente al Vomano), rna in mancanza di dati di scavo 0 rappresentazioni grafiche antiche e l'unico modo per cercare di immaginare come potesse apparire I'abbazia nel suo periodo di splendore. L'abbazia e un complesso organismo architettonico nel quale entro un grande recinto e intorno a una chiesa trovarono posto, disposti sui lati di un chiostro circondato da portici, i fabbricati per I' abitazione dei monaci comprendenti la sala capitolare (destinata alle riunioni) la biblioteca, i dormitori, il refettorio, mentre poco discosti sorgevano quelli per i servizi, Ie officine, i Iaboratori ecc. ecc ..

Innanzitutto va detto chc non poteva esistere monastero senza chiostro, i1 vero e proprio nueleo istituzionale di ogni insediamento monastico, come sottolinea la letteratura religiosa medievale. Attomo al chiostro (il cui modello ideale e architettonico e senza dubbio il peristilio della villa romana), che aveva la funzione di raggruppare Ie parti destinate a diverse funzioni mettendole in comunicazione e tenendole isolate dall' estemo, si disponevano con un certo ordine e una certa regolarita gli altri ambienti dell'abbazia. Questa regolarita osservata dagli storici dell'architettura ha portato

all' elaborazione di una pianta ideale del monastero benedettino-cistercense e alla realizzazione di una pianta tipica da parte del Dinner che riporto di seguito con I'indicazione dei vari ambienti.

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A. Chiesa

B. Sagrestia

C. Armarium

D. Sala del capitolo

E. Scala del dormitorio

F. Auditorium

G. Saladei monad

H. Calefactorium

1. Refettorio dei monaci J. Cucina

K. Refettorio dei conversi

L. Passaggio

M. Dispensarium

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J N. Passaggio dei conversi

O. Cbiostro del mandatum

P. lavabo

1. presbiterio

2. porta dei morti

3. scala del dormi torio

4. porta dei monad

5. cora dei monaci

6. banchi degli infermi

7. cora dei conversi

8. porta dei conversi

9. nartece

lO.pulpito per il lettore di messa

ll.passa vivande

Trattandosi di un modello ideale ha puro valore dimostrativo rna puo aiutarci ad irnmaginare I'organizzazione planimetrica di S. Giovanni in Pergulis, ricordando pero che si trattava di una piccola abbazia e che dunque non necessariamente erano presenti tutti gli ambienti indicati, ne che le proporzioni fossero le stesse.

Un'ultima notazione riguarda il campanile a vela, unico elernento architettonico superstite. La tipologia, di cui si conservano pochi esempi in Abruzzo (tra cui quello della chiesa del paese di Valle S. Giovanni, ispirato sicuramente a quello dell'abbazia), e tipica di quelle architetture povere, semplici eben si adatta all 'idea benedettina di rigore assoluto, del monastero come civitas Dei, purificata da ogni elemento superfluo.

II breve excursus filologico ci restituisce il quadro di una piccola abbazia che fiori per alcuni secoli almeno dal XI al XVI, costituendo il fulcro della vita economica per la popolazione rurale e un importante interlocutore per le istituzioni politiche e religiose. La sua stessa presenza nel territorio probabihnente costitui l'elemento generatore di un piccolo nucleo abitato lungo il sentiero che la collegava all 'antica strada romana consolare, la Claudia Valeria, di cui in anni recenti si e ritrovato I'importantissimo cippo miliario numero CXIIII che ha permesso agli studiosi di ricostruire un tratto a lungo incerto della strada verso Roma.

La trasforrnazione dell'agglomerato in paese, e Ie vicende successive al Concilio di Trento e aile seguenti vi site pastorali (che portarono l'affidamento della cura animarum aIle chiese paesane) segnarono l'inizio della de cadenza dell'abbazia che culmina nell'abbandono nel xvn secolo e alla chiusura della struttura negli anni successivi.

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