A doloroso ed arrischiato ufficio mi spinge quel grande
amore, obligo e desiderio di dare l'ultimo addio alla salma di questo valoroso estinto. E voi generosi compagni d'armi, che miro egualmente contristati intorno a questo feretro, a me vorrete consentire e scusare questo sfogo dell'anima commossa, alla perdita di tanto mio concittadino, ne' mi farete carico se oso tessere l'elogio di questo prode Capitano, senza conoscere le antecedenti sue gesta militari, le sue virtu' cittadine, i suoi sacrifici fatti alla patria.
Ma vi e' forse bisogno di rintracciare altre imprese per
trasmettere riverito il suo nome ai posteri oltre a quest'ultima che gli costo' la vita?… vi e' bisogno di ricorrere ad altri vanti oltre a quello di potere dirsi seguace Garibaldi, Capitano dei suoi Bersaglieri, e d'essere stato mortalmente ferito nell'assalto di questo castello!
Si, il Capitano Enrico Ulissi veneziano fu il primo che
nel 20 luglio passato, nullastante lo ferite riportate al piano, ardiva avanzarsi fin sotto le seconde porte di questa rocca, quantunque la sapesse inaccessibile, difficilmente espugnabile, e resa allora piu irta da migliaia di baionette; pure nulla le scariche incoriate delle migliaia di fucili nemici vilmente nascosti dietro scogli, dietro anguste iertoie, dietro parapetti impenetrabili, il Capitano Ulissi primo intrepido saliva per incoraggiare I suoi compagni nella pericolosa impresa; e mentre brandiva la spada e, teneva alto il braccio per insegnare la via, una palla nemica da destra a sinistra gli perforava il torace, ed esso cadeva. Pero quantunque caduto non cesso' di gridare "avanti, avanti," ed li suoi compagni che l'intesero, che il videro, si slanciarono sopra quei scogli come tigri desiose di sangue e di vendetta, e tanto ne sparsero, tanta ne ottenero, e tanto fu lo spavento che incolse il nemico che venne pocostante agli accordi - Ed il prode Ulissi da' nostri raccolto per ben 22 giorni seppe sopportare rassegnato la crudele agenia prodottagli dalla micidiale ferita, accresciata a dismisura dalla lontananza della sua amata e desiata famiglia, ne altro farmaco trove potente a lenire cotanto strazio dell sue bell membra della sua bell'anima, che il sapere questo focca monumento nefando del saraemesco dominio gia presa, che i nemici dell'italia indipendenza andarono in fuga, che la sua ardita impresa fu encomiata dall'invitto nostro Condottiero; pero' in onta a tanta robustezza di che natura avealo fornito, e della prepotenza dei suoi 27 anni ieri 11 agosto a—PG .~
ore 10 a.m. tanta vita si spense benedicendo a Garibaldi!…
Oh! da natura sovrumana deriva certo il fascino che
esercita su' suoi compagni il nostro sommo Duce; poicche' in tal modo sa alleviare i nostri piu' atroci tormenti, sa mantenerci in vita in concordia, sa renderci sempre a certa vittoria, o farci morire superbi e contenti; e le poderose, le innumerabili, le ordinate falangi nemiche o fa addormentare sul nostro passaggio, o ce le fa disperdere come improvviso uragano la polve abieta.
Contemplino svergognati i re perversi, i re indolenti, I
ministri i ciarlatani, i nemici dell'affrancamento ed Unita' italiana, come si vive, come si vince, come si muore per Lui, e sappiano che cio' proviene perche' una impresa piu' leale e santa no fu mai piu' degnamente Capitanata, e dovea di necessita' essere susseguita da si inauditi trionfi.
Si, le imprese di Garibaldi superarono gia' quelle di
tutti i condottieri antichi, come quelle dei moderni svergogna, poicche' ripetiamolo, la prodigiosa sua forza e le risorse inesauribili del suo genio sono emanazioni della giusta causa che vuole propugnare, e da quella lealta' e costanza di principi, e coraggio di farli prevalere, che altri ancora non seppe dimostrare.
Oh! avventurosi noi che ci e' concesso di seguire il
Sommo Condottiero, e piu' avventuroso il Capitano Ulissi che mori' meritevole di si illustre compianto…
Dio degli eserciti che sempre volesti il trionfo della
giusta causa per liberare i popoli dall schiavitu', conserva al prodigioso Condottiero il tuo favore e vita onde compia la santa impresa, e tanta in premio poi ne aggiungi che lungamente in pace se ne compiaccia - E persuadi ai re malvaggi, agli usurpatori, che nulla sono loro compre o stolte falangi di fronte a queste, che fidenti seguono il tuo nuovo Mose'.
E tu Divo ed umile figlio di Nazaret che ti compiacesti
morire per essere di redenzione a noi Maestro e Pono, pendente da quella tua croce e mortalmente ferito contempla come i tuoi esempi si imitano con devozione e costanza in Italia.
Oh! gli innumerabili e magnifici templi che ti
innalzarono ti abbellirono in questa terra, inefabile per gioie e dolori, la fede ed al genio che non han pari altrove -- e le purissime preci delle nostre bell vergini; ed il a—PG .~
pianto inesauribile delle eroiche madri deserte degli amati
figli; e quelle di tante vedove ed orfani per la santa causa, doveano finalmente propiziarti in questa novella redenzione, che da noi a tua imitazione, a maggior tua lode si vuoi meritare col sangue di tanti martiri, dei quali uno oggi te ne offriamo in questo generoso amico nostro raccomandalo alla tua misericordia….
Ma il tempo e' venuto, li strepitosi prodigi per la ben
incominciata redenzione italiana, mostrano che tu buon Dio sei con noi, che Garibaldi e' la tua folgore a cui nulla resiste, il tuo Profeta nel quale ti compiaci.
Ed ecco gia' sorgere Italia Libera ed Una, e forte cosi'
che basta ad infrangere Sola gli enormi ceppi che tutte le nazioni ingrate, ingiuste, invide, paurose le aveano per tanti anni ribaditi; e null'ostante la patita lunghissima schiavitu', sa insorgere armata a dispetto di chi non volea e nol credea, e forte e guerriera cosi' da offuscare le passate proprie glorie e meglio l'altrui; e di questa sua forza Ella non ne abbusera' punto sapra' generosamente perdonare, adoprera'' soltanto a fare rispettare la propria indipendenza, come alla conquista dell'altrui; ne' questi brandi vuol Garibaldi sien riposti finche' la santa missione non abbia compita, che assicuri quella pace che da tanti anni si sospira e giustizia e civilta' reclamano, onde ricomporre i popoli in quella prima avventurosa famiglia, che prepotenza divise, avarizia contristo', odio abruti.
Oh! beati coloro che fruiranno di tanto beneficio, oh! noi
invidiati che partecipiamo a si santa impresa col Duce Garibaldi, l'inviato dal cielo all affrancamento di tutti i popoli, all'estermio dei loro tiranni.
Ed beati coloro che fruiranno di tanto beneficio, oh! noi
invidiati che partecipiamo a si santa impresa retribuirli questa nazione sempre eminentemente grata e generosa verso I figli degni di Lei.
Ed allora queste tue ossa, mi caro Enrico, avranno dalla
gentile e riconoscente Venezia monumento degno di Lei e di te che sarai tra I prediletti … ma quando, e perche' ultima tuttora impaziente, tollera che cio' sia, giacche' la sua liberazione e' assicurata dall preponderanza della giusta causa, dai trionfi gia' ottenuti; ed a te pure deve sembrare conveniente, tornar consonante, che la fine di si gloriose inaudite imprese, abbia in Venezia la piu splendida la piu degna corona possibile. a—PG .~
Addio nostro caro compagno d'armi, l'anima tua si a lungo
agitata goda finalmente l'inefabile riposo serbato ai giusti, ai generosi, e si compiaccia dell'affetto imperituro dei tuoi figli e sposa; e degli amici che tua morte onora --- Oh! l'ultima stretta della gelata tua mano sara' la prima che con l'ardente mia daro' a Venezia i figli tuoi … e di questi fiori che le brune e formose figlie dell'infuocata Sicilia profusero dolenti sull tua bara, consenti che io ne tolga questi pochi per farne triste, ma gradito presente a quella tua desolata famiglia, poicche' rivedere te, riabbracciare te, fatale destino per sempre le vieta; -- Viva l'Italia armata -- Viva Garibaldi sua stella -- Viva l'Indipendenza ed alleanza di tutti le nazioni.