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the hoffmans

Matteo Liuzzi

Gaia Manfredi

la guida per trovare lavoro ai tempi del 2.0

esuberati.blogspot.it

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Progetto grafico a cura di Marta Ghezzi Testo aggiornato al marzo 2014

THE HOFFMANS

Matteo Liuzzi

Gaia Manfredi

esuberati.blogspot.it

Avete presente quei momenti della vita di una persona in cui ti sembra che vada tutto bene, tutto incredibilmente liscio come lolio? Rivedi il tuo CV, lo invii allazienda dei tuoi sogni, dopo una settimana ti chiamano. E cos fai un colloquio che sembra scritto da uno sceneggiatore di Hollywood tanto andato bene, e poi inizi a lavorare in quello che potrebbe essere il posto di lavoro della vita Insomma, avete presente quei momenti in cui sembra quasi che un disegno bellissimo, invisibile e perfetto si stia compiendo a tua insaputa? No? MANCO NOI. Per questo abbiamo deciso di scrivere questa guida: perch le cose non vanno mai come vorremmo e perch, da un po di tempo a questa parte, tutto il mondo in rivoluzione. Prendiamo solo gli ultimi 5 anni: ci sono dei lavori che prima non esistevano o che presto esisteranno, come lo sviluppatore di app per iOS, oppure il Digital Death Manager, colui che si occupa di gestire i profili social online quando passiamo a miglior vita. Ecco perch abbiamo sentito il bisogno di provare a rivedere le regole con cui ci relazioniamo alla ricerca di lavoro: semplicemente perch il mondo cambiato. Allinizio, quando Assolombarda ci ha contattato proponendoci di trasformare il nostro blog in una sorta di guida, non pensavamo di avere le carte per farlo. Il blog era nato con lidea di combattere una forma di depressione collettiva a cui la crisi, le mille tipologie di contratto, la condizione di precariato e mille altri fattori ci stavano condannando e, diciamo, lo stavamo facendo soprattutto per noi. Certo, una roba da condividere, ma pensavamo fosse una sorta di autoterapia. Eppure stata proprio quella mail a farci capire che non stavamo solo rivedendo un puzzle che - per anni - avevamo provato a costruire, ma stavamo addirittura utilizzando quelle stesse tessere per costruirne un altro, con un disegno del tutto diverso. Inconsapevolmente, avevamo fatto un altro pensiero: se il mondo ci chiude in faccia tutte le porte, non ha senso continuare a bussare. Tanto vale mettersi in gioco e inseguire il proprio sogno, perch se dobbiamo combattere contro un gigante, tanto vale farlo per qualcosa che ne valga la pena: i nostri sogni. Anche se mirare il pi in alto possibile, costa fatica - e noi, di strada in salita, non si pu dire che non ne abbiamo fatta. Volete le prove? Eccole. Sommando le nostre esperienze, abbiamo fatto di tutto: contratti sanciti da una vigorosa stretta di mano, stage quanti ne volete, contratto a progetto, cococo, cocopro e cocod; contratto a tempo determinato, contratto a tempo indeterminato (eh, s, anche questo!), contratto di collaborazione occasionale, contratto a chiamata, lettere di incarico, lavori senza contratto ma con la ritenuta dacconto e, ultimo

in ordine di apparizione ma non di importanza, la partita IVA. Ecco, il nostro intento non quello di garantirvi che, grazie a questa guida, troverete lavoro al 100%. Semplicemente, vogliamo aiutarvi a credere che la situazione in cui ci troviamo possa riservarci anche delle sorprese e non sia solo la condanna alla schiavit di una vita in bilico. E convincerci che, se cerchiamo lavoro, c solo una cosa che possiamo fare: #lavoriamoci.

Gaia e Matteo

INDICE
Introduzione CHI SONO GLI ESUBERATI OGGI? Cap 1 CERCARE LAVORO: PI FACILE ESSERE RAPITI DA ALIENI KILLER 1.1 COSA FARE PER ENTRARE NEL MONDO DEL LAVORO? 1.2 METODI 1.0 PER CERCARE LAVORO (LA MACCHINA DEL DIAVOLO) 1.3 PERCH NON CI CHIAMANO MAI? 1.4 UN NUOVO GIOCO CON VECCHIE REGOLE 1.5 LE NUOVE CARATTERISTICHE DEL NUOVO CANDIDATO Scheda 1: Le 5 fasi dellElaborazione del Lutto (Aka: la scuola finita, adesso si comincia a fare sul serio) Cap 2 UN CONTO COMINCIARE A CAMMINARE, UN ALTRO CONOSCERE LA ROAD MAP 2.1 ORIENTARSI NEL MONDO 2.0: UNIRE I DESIDERI CON CI CHE SAPPIAMO FARE 2.2 SCEGLIERE TRA LAVORI DISPONIBILI SUL MERCATO 2.3 IMPARARE A CONCILIARE DESIDERI E REALTA Scheda 2: Lo #stagistaimperfetto Cap 3 QUASI COME SHERLOCK HOLMES: PER AVERE UN BUON RISULTATO NON BASTA CERCARE QUALCOSA, BISOGNA SAPERE COSA CERCARE 3.1 COME CERCARE LAVORO SENZA IMPAZZIRE? BASTA SAPERE QUELLO CHE FACCIAMO 3.2 QUALI SONO I CRITERI MIGLIORI PER SCEGLIERE? 3.3 DIMMI CHE CV HAI E TI DIRO CHI SEI 3.4 IL COLLOQUIO PRIMA DEL COLLOQUIO Scheda 3: Le regole del Lavoratore Libero Cap 4 DALLAZIENDA AL CANDIDATO: EPPUR SI MUOVE 4.1 LE REGOLE DORO PER AFFRONTARE UN LAVORO/COLLOQUIO 4.2 E I RECRUITER? COME IMPRESSIONARE LIVE 4.3 LARMA IN PI CHE CI SERVE PER OTTENERE IL LAVORO 4.4 MI SPIEZZO MA NON MI IMPIEGO - GESTIRE LE ANSIE E LE ASPETTATIVE Scheda 4: Le parole sono importanti ... 9 ... 12 ... 13 ... 15 ... 17 ... 19 ... 21 ... 23

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Cap 5 LIMPORTANZA DELLINSERIMENTO: ANCHE UN CAMMELLO PU PASSARE DALLA CRUNA DI UN AGO, SE PRIMA HA PRESO LEZIONI DA UN ARTISTA CIRCENSE 5.1 IL NEOPRECARIATO 5.2 LA CENTRALIT PROFESSIONALE 5.3 LEGOISMO PROFESSIONALE 5.4 I CONTRATTI - PERCH CARTA CONTA 5.4.1 Lo stage 5.4.2 Lapprendistato 5.4.3 Contratto a tempo determinato 5.4.4 Freelance 5.5 ANCORA SU STAGE E APPRENDISTATO: IL NOSTRO TUTOR, ALIAS COMPANY SURVIVING Scheda 5: Non c peggior capo di un...capocchione! Cap 6 C UN TEMPO PER TUTTO: ANCHE PER FARLA FINITA 6.1 QUANDO LASCIARE UNAZIENDA VITALE 6.2 NON SI BUTTA MAI A MARE UNAZIENDA 6.3 OPERAZIONE LIMONCELLO 6.4 COSTRUIRE UN NETWORK: PERCH Scheda 6: In bocca al lupo!

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Introduzione

CHI SONO GLI ESUBERATI OGGI?

Immaginate che ci sia un metodo per trovare lavoro cos facilmente, da non dovere neanche preoccuparvi di mandare un CV alle aziende. Immaginate che lultimo giorno di scuola, qualcuno venga a suonarvi il campanello e a chiedervi di andare a lavorare per lui. Subito. E immaginate, infine, che per ogni cosa che fate, ci sia qualcuno disposto a pagarvi. Bello, no? Anzi, di pi: un sogno. Che per, in quanto tale, non esiste. Ma basta questo per fermarci? Noi diciamo di no. Noi diciamo che non ha senso non andare pi al mare perch potrebbe piovere. Non ha senso non desiderare pi sciare perch potremmo cadere e romperci losso del collo. E non ha senso smettere di desiderare il lavoro dei nostri sogni solo perch si sta rivelando troppo difficile conquistarlo. Il punto proprio questo: per avere ci che vogliamo, dobbiamo essere disposti a correre dei rischi e tenere duro fino a che non raggiungiamo i nostri obiettivi. O sbagliamo? Ci chiamano disoccupati, inoccupati, in cerca di occupazione, persone da collocare, NEET; ma tutti questi nomi parlano di ununica verit: siamo persone alla ricerca del loro posto nel mondo. Quando abbiamo iniziato a discutere di questi argomenti, abbiamo scelto il nome Esuberati. Certo, una definizione come unaltra, che per voleva raccontare una difficolt: dopo anni passati sui libri a fare quella che noi credevamo fosse la gavetta, ci siamo ritrovati a credere che dopo gli studi tutto sarebbe stato facile. Avremmo avuto il lavoro dei nostri sogni, avremmo potuto cominciare a costruire la nostra vita invece ci siamo ritrovati sballottati tra annunci di lavoro possibili e posizioni lavorative che non si sarebbero aperte mai. E ci siamo accorti che i posti di lavoro erano sempre meno, mentre noi eravamo sempre di pi. Qualcuno entrava, cominciava a vivere il suo futuro. Ma gli altri? In esubero. Al contrario di chi ha sempre una soluzione a portata di mano, noi non ci nascondiamo dietro un dito.

Scorciatoie non ne esistono e lo stesso vale per metodi che rendono la ricerca del lavoro pi facile. Il punto sta nel cambiare la prospettiva con la quale si cerca lavoro. Non pu pi essere sufficiente rispondere a un annuncio e aspettare accanto al telefono che qualcuno si prenda la briga di invitarci a un colloquio. Questo lapproccio che migliaia di persone che cercano lavoro utilizzano per fare qualcosa che non sta portando a nessun risultato. Perch non si cerca pi il lavoro dei propri sogni, ma si cerca un lavoro qualsiasi. Il vero problema che, cos facendo, poco alla volta si perde il proprio talento, le proprie motivazioni, il proprio smalto. E finiamo con il livellarci tutti verso il basso. Non pensiamo che un lavoro abbia meno dignit di un altro; ma se per noi un lavoro vale laltro, allora anche un candidato vale laltro. E se abbiamo accettato di essere tutti uguali, come possiamo pretendere di non essere sostituibili? Bisogna avere delle motivazioni forti, degli obiettivi chiari, per diventare la persona giusta al posto giusto. Anche perch il lavoro sar uno degli elementi principali della nostra vita. E come possiamo convivere per 40 anni con qualcosa che magari non detestiamo, ma di sicuro non amiamo? Nessuno vuole vivere segregato, figuriamoci chi vede che, fuori dalla finestra, c tutto un mondo che si sta lasciando sfuggire. La domanda che dobbiamo porci, noi Esuberati, : Se siamo noi i primi a non volerlo fare, perch farlo? In periodi come questi, dove crisi una parola diffusa come il Posso portarle qualcosa? in una caffetteria, il primo passo per risollevarci smettere di giustificare razionalmente il fare lavori che non ci piacciono o che crediamo inferiori alle nostre aspettative. Basta, cominciamo a smantellare questi obblighi che ci stiamo autoimponendo, a credere di pi in noi stessi, a inseguire in maniera ostinata i nostri sogni e, infine, a cercare di avere quello che ogni persona desidera da quando nato: la felicit.

CAPITOLO UNO

CERCARE LAVORO: PI FACILE ESSERE RAPITI DA ALIENI KILLER

1.1 Cosa Fare per Entrare nel Mondo del Lavoro?

Quello che non ci mai stato detto che il lavoro sarebbe iniziato nel momento stesso in cui avremmo cominciato a cercare lavoro. E che, dopo quel momento, il lavoro sarebbe stato come unaltalena: si lavora - si cerca lavoro - si lavora ancora - si cerca lavoro - si lavora (forse) Generalmente, quando si parla di precariato pensiamo a un uomo in cima al Gran Canyon indeciso se buttarsi o meno, mentre tutta la societ dietro di lui aspetta solo che si lanci per prendere il suo posto sul precipizio. Ma se quelluomo lo si guarda attentamente negli occhi, si vede che non indeciso: vorrebbe unaltra via duscita. E allora perch resta l, in bilico? Perch pensa che quella sia lunica opzione che ha. Lerrore pi grande legato al fatto che quelluomo considera il mondo del lavoro come lo consideravano i nostri genitori circa 30 anni fa: cerca un lavoro, trova unazienda, fatti assumere, fatti fare un contratto a tempo indeterminato e resta l per tutta la vita. Oggi come oggi, per, questo impensabile. Ma allora come mai abbiamo ancora questa idea? Sappiamo che tutto il mondo cambiato; perch noi ci ostiniamo a restare uguali? Come se andassimo in discoteca e trovassimo un DJ che suona con il grammofono. vero, la musica c, ma non quella giusta per la nostra serata.

La verit che se accettiamo che ci dicano che c solo quel modo, allora significa che non ne meritiamo un altro. vero che stiamo mandando CV in giro ormai da mesi, ma siamo sicuri di avere provato tutte le strade? Oppure siamo ancora fermi a mail + allega CV + invio + attesa al telefono? cambiato il mondo del lavoro, cambiata la percezione delle relazioni; allo stesso modo dobbiamo trasformare la nostra ottica nella ricerca del lavoro. I giovani di oggi hanno una grande sfida davanti a loro: smuovere il mondo del lavoro dalle fondamenta e imparare a muoversi in un altro modo, pena il rimanere bloccati nelle sabbie mobili. E allora alziamo la testa, schiena dritta e occhi fissi su ci che conta, ci che ci interessa e che ci coinvolge. Non cerchiamo solo un posto di lavoro; il mondo delle aziende non si cerca, si esplora. Dedichiamoci a imparare tutto ci che possiamo nel minor tempo possibile, corriamo a mille, sempre pi precisi, sempre pi attenti. Che gli occhi siano alla ricerca di cose nuove, veloci come artigli; che le esperienze diventino lunica acqua che ci toglie la sete. Sfamarci sia puntare verso obiettivi sempre nuovi; mai accontentarsi, mai dire va bene anche cos. Questo significa crescere, acquisire quelle nuove competenze che potremmo usare ovunque, nella vita quotidiana e anche in altri posti di lavoro. Questa la nuova gavetta che dobbiamo fare. Questo significa essere vivi, essere giovani. Non possiamo accontentarci di un lavoro utile solo a portare a casa lo stipendio per pagare laffitto, pagare lassicurazione della macchina, pagare i cocktail il venerd sera. Per noi, il lavoro deve essere lo strumento per inseguire la nostra ambizione. Siamo alla ricerca di una nuova prospettiva, di un mondo nuovo. Del nostro sogno. Se no continueremo a essere sempre quelli destinati a fare un lavoro qualunque, insieme a tutti gli altri, cupi come tutti gli altri, con gli stessi mezzi di tutti gli altri e in attesa di ricevere quella chiamata che, come per tutti gli altri, non arriver. E saremo destinati a sentirci, per sempre, Esuberati.

1.2 Metodi 1.0 per Cercare Lavoro (La Macchina del Diavolo)

Certe volte pensiamo che per trovare lavoro, dobbiamo spedire CV a tutte le aziende che ci capitano, cos da non lasciare nulla di intentato. E la coscienza a posto. Per cos facendo, finiamo col dire che sappiamo fare di tutto un po, ma nel dettaglio? Boh Risultato? CV scartato. Generalmente, chi cerca lavoro commette anche degli errori pratici.
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Compilare un CV generico che possa andare bene per tutte le aziende. In realt, soprattutto se utilizziamo un modello del tipo Europass, facciamo lelenco di quello che abbiamo studiato e delle poche - esperienze che abbiamo fatto. Risultato? Una lista della spesa neanche tanto interessante, che non parla di noi ma delle abitudini di ex studenti che si affacciano nel mondo del lavoro. Mandare una mail buona per qualsiasi posto di lavoro. Lo abbiamo fatto tutti, magari facendo addirittura copia e incolla dalle mail gi inviate. Risultato? Mail che finiscono nel cestino perch non interessanti, e che spesso sembrano addirittura spedite allindirizzo sbagliato! Praticamente, vengono considerate come quelle mail spam che recitano: Caro amico, youve vinto un premio per un trip in Dubai!: non ci crede nessuno. Scrivere random a tutte le aziende che si trovano in internet e a tutti gli annunci che ci capitano sottocchio. Se abbiamo

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un profilo da ingegnere aerospaziale, perch candidarci per un posto di cuoco? Oppure il contrario: se siamo degli storici, perch candidarci per un profilo di tecnici di laboratorio? Senza contare che questo comportamento ci danneggia due volte: la prima, in cui veniamo scartati perch il nostro profilo non adeguato; la seconda, perch - anche qualora lazienda cercasse un profilo simile al nostro - causa la candidatura precedente, il nostro profilo risulta di gi tra quelli scartati. Due fallimenti in un colpo solo. E chi si riconosciuto in uno di queste tre situazioni, si ritrover anche nella seguente: il telefono pi muto di quando la nostra ragazza ci ha lasciato. Ma non diamo la colpa alle aziende che non ci chiamano, siamo noi che abbiamo fatto di tutto per diventare invisibili. Del resto, come avrebbero fatto a trovarci, avendo mandato delle informazioni anonime? Abbiamo provato a giocare a un gioco nuovo di cui non conosciamo neanche gli attori, con laggravante di aver usato regole vecchie di 20 anni. Forse prima bastava avere un bel vestito e un titolo di studio su un pezzo di carta per poter avere un lavoro. Ora non basta pi. Ora, bisogna dimostrare di avere delle qualit che vadano oltre i titoli e le esperienze; ora bisogna far vedere, sin dal primo contatto, che siamo persone con una personalit specifica. La verit che dobbiamo essere in grado di accettare una questione molto semplice: questa una partita che vede tantissimi giocatori pronti in panchina e, sulla carta, tutti sembrano avere le stesse caratteristiche. Lunico modo per poter avere una chance di entrare in campo pensare a un modo per stravolgere le regole. Non infrangendole, ma interpretando il gioco in un modo nuovo. Bisogna cambiare rotta, che per non significa Nuova Direzione, ma semplicemente Rottura.

1.3 Perch non ci Chiamano Mai?

I principali meriti del web sono quelli di permettere a tutti di trovare qualsiasi tipo di informazione e di riuscire a trovare un modo per comunicare valido per tutti. Se questo fosse vero, allora, dovrebbe essere facilissimo essere valutati per un posto di lavoro, no? Ma allora, perch questo non succede? Le motivazioni sono principalmente due. Quando unazienda - soprattutto quelle di grandi dimensioni e multinazionali - sente il bisogno di assumere una nuova persona nel suo organico, generalmente pubblica un annuncio on line specificando le caratteristiche del candidato perfetto. Per, a questo punto, avviene il cortocircuito: il web permette a tantissime persone di leggere lannuncio e di rispondere, quindi chi deve analizzare i nostri CV si ritrova di fronte a un muro di candidature difficile da studiare. Perch? Un po per quello che dicevamo prima, cio che tutti possono candidarsi con enorme facilit, un po perch noi siamo cos dentro al meccanismo di ricerca di un qualsiasi lavoro che mandiamo CV a chiunque, sperando che nel mucchio qualcuno ci peschi. Conclusione? I recruiter delle aziende si ritrovano sommersi di profili e, nellenormit del numero, diventa difficilissimo farsi notare. Quindi, per fare una prima scrematura e valutare solo i profili che meglio rispondano alle loro esigenze, le aziende scelgono di norma due strade. Per i profili pi alti - tipo tecnici o laureati - spesso

si rivolgono a scuole o universit e, talvolta, a societ specializzate nella selezione del personale. Invece per i profili medio-bassi, spesso si rivolgono alle agenzie per il lavoro. E siamo quindi punto e a capo. Ossia, se non riusciamo a distinguerci dalla massa per competenze e/o personalit specifiche, nessuno - sia luniversit o la scuola, sia lagenzia per il lavoro - segnaler il nostro profilo. E non saremo, cos, in nota presso alcuna azienda per eventuali posizioni che potrebbero essere disponibili in futuro. Inoltre, c anche un rischio importante da non sottovalutare: gli annunci truffa. Quanto pi qualcuno in difficolt, tanto pi vengono fuori gli sciacalli. Per il lavoro lo stesso: quello che stiamo vivendo un momento di passaggio che presenta delle criticit e, di conseguenza, c un sacco di gente che vuole approfittare della situazione per guadagnarci a danno di altri. Generalmente, per non cadere nei tranelli che ci vengono proposti, possiamo difenderci da un annuncio- civetta tenendo a mente alcuni accorgimenti:
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Il primo contatto con chi ci offre un lavoro quasi sempre telefonico: diffidiamo quindi dalle mail, soprattutto con la richiesta di documenti o dati personali. Nessuno regala niente, figuriamoci un lavoro. Se ci sembra di non esserci iscritti a un annuncio, probabilmente non lo abbiamo fatto. Diffidiamo delle persone che hanno fretta di chiudere una telefonata. Significa che non stanno analizzando profili, ma stanno solo cercando di fare numero e di dimostrare a qualcuno (non a noi!) che stanno lavorando.

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Chi cerca un lavoro, visto che manda in giro i propri dati personali sotto forma di CV, deve avere un doppio grado di attenzione. Stiamo quindi alla larga da quegli annunci dove il lavoro o poco chiaro o sembra tutto rose e fiori, soprattutto con facili occasioni di guadagno. Capita che dietro a questi annunci ci siano persone che approfittano della nostra inesperienza per farsi gli affari loro.

1.4 Un Nuovo Gioco con Vecchie Regole

Una delle questioni pi difficili del trovare lavoro che noi tutti abbiamo perso lorientamento. Come se andassimo a vedere una partita di calcio, e il portiere indossasse il tut. La verit che ogni gioco ha bisogno di regole perch i protagonisti possano agire in maniera coerente. Altrimenti finisce sempre in rissa. Chi cerca lavoro, infatti, ha sempre pi limpressione che la ricerca si avvicini allammucchiata: tutti a cercare chiss cosa, sepolto chiss dove. La questione che tutto sta cambiando molto velocemente ma noi vogliamo gestire il cambiamento fingendo che non ci sia. E cos mandiamo CV random, senza preoccuparci dei destinatari. La verit che bisogna fare i conti con tre punti importantissimi.
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cambiato il concetto di tempo: abbiamo la possibilit di essere connessi al web praticamente sempre. E con questo, vogliamo dire che possiamo avere qualsiasi tipo di informazione in quasi tutte le situazioni. Cosa cambia? Che non c pi chi arriva prima e chi arriva dopo, c solo chi arriva e chi no. cambiato il concetto di vicino: tutto vicino e tutto a portata di mano. La tecnologia ci ha dato la possibilit di avere accesso a tutto e di poterlo toccare con mano. Come? Con lo scambio, le recensioni degli utenti, i feedback. Insomma, abbiamo la possibilit di avere uninterazione con il mondo, senza intermediari e in tempi praticamente immediati. cambiato il concetto di personalizzazione. Le informazioni

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ruotano come ingranaggi intorno a noi e anche noi facciamo pi cose contemporaneamente. Lunica differenza sta nel modo in cui facciamo qualcosa, cio nelle nostre qualit specifiche che distinguono ci che fatto da noi da ci che fatto da qualcun altro. Ma la vera differenza che racchiude tutto che cambiata la percezione del mondo. Non siamo pi parte di un meccanismo che funziona nel momento in cui tutti noi lo facciamo funzionare. Io come persona sono al centro del mio mondo: sono io che agisco e le mie qualit faranno la differenza. E la cosa pi affascinante che tutto trasparente, totale: non c pi una sola entit riconosciuta come autorit. Tutti possono giudicare perch i risultati sono davanti agli occhi di tutti; cos come davanti ai nostri, e non pi chiusi in fascicoli di carta dentro ai cassetti di ferro. Cerchiamo un nuovo modo per orientarci tra annunci e recruiter? Bene, ma per farlo davvero necessario riscrivere le regole e che siamo noi a farlo. Del resto, nel nostro mondo chi comanda siamo noi. Ma questo non significa che voi, aziende e selezionatori, rimarrete alloscuro, perch ormai non vi possiamo nascondere nulla. Quindi, da oggi, per tutti nuove regole per il rinnovamento del gioco. Non possiamo pi aspettare! In palio c la nostra vita, la nostra felicit e il nostro futuro.

1.5 Le Nuove Caratteristiche del Nuovo Candidato

Nuove regole, nuovi calciatori per uno sport non nuovo, ma rinnovato. Eppure, c qualcosa ancora che bisogna cambiare: latteggiamento. Perch se conserviamo le stesse vecchie abitudini, che senso ha cambiare tutto? Se vogliamo che i datori di lavoro si pongano in maniera diversa con noi, dobbiamo essere noi a comportarci in maniera diversa di fronte a loro. Non stiamo modificando i partecipanti che si muovono nella ricerca del lavoro, ma stiamo mettendo in discussione i ruoli che questi hanno. Perci, ecco 10 caratteristiche che devono diventare importanti per noi:
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Carriera: trascorrendo tanti anni in unazienda, tutti prima o poi saliranno di grado. Ma questo ci che vogliamo, che qualcuno misuri con qualche soldo in pi la nostra capacit? Non solo. La carriera deve essere un percorso personale di crescita lavorativa. Far carriera non vuol dire solo avere qualche soldo in pi a fine mese, se dopo anni e anni siamo rimasti sempre gli stessi. Il che significa imparare a costruire la nostra. MobilitA: dobbiamo imparare a muoverci, a cambiare. Che per non significa precariato. Questa deve essere una nostra scelta, non una cosa che subiamo. Cosa significa? Non aspettiamo passivamente che qualcuno ci dica se possiamo rimanere

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in un certo posto di lavoro, ma sono le nostre ambizioni che ci spingono a cambiare per seguire i nostri sogni. Siamo sempre in caccia.
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Spirito critico: dobbiamo essere in grado di valutare sinceramente il nostro operato, senza paura dei giudizi. Come in rete, dobbiamo essere disinteressati: il criticare e il giudicare fanno parte della crescita. E la sincerit il motore per capire gli sbagli e non ripeterli. Sintesi: dobbiamo essere ricettivi, rapidi, efficaci, ma soprattutto facili. Girare attorno a un concetto, significa che non sappiamo cosa dire. Le cose sono una: mettiamola a fuoco e prendiamola. Work&fun: facciamo il lavoro che ci piace nel luogo che ci piace. Se ci pensiamo bene, nella classifica delle cose che ci interessano di pi, al primo posto mettiamo davvero i soldi? Satisfaction: non tutti sono in grado di trasformare il proprio hobby in lavoro. Ma questo non significa che il nostro lavoro non possa gratificarci. la nostra vita, deve appagarci, non deluderci. Flat organization: nelle organizzazioni aziendali pi moderne, le gerarchie tendono a sfumare, non esistono pi caste lavorative. Se le nostre competenze valgono sul campo, ci saranno riconosciute. E ci che vale la LibertA despressione: proponiamo le nostre idee senza timori, altrimenti avrebbe diritto a un posto di lavoro anche il cactus che abbiamo sulla scrivania. Diciamo quello che pensiamo, facendo bene attenzione a capire il contesto aziendale dove lavoriamo. FlessibilitA: se un lavoro ci piace, se con i nostri colleghi siamo una squadra, non deve essere un peso stare di pi al lavoro. Certo, caro capo: tu non approfittarne. rete ci ha insegnato che tutto deve essere cristallino, con la possibilit di ottenere ci che ci serve usando pochissimi elementi per la ricerca. la pi grande arma della nostra generazione. Cerchiamo di capire i meccanismi, studiamo gli ingranaggi: dimostriamo sia che sappiamo imparare in fretta sia quanto pu essere grande il nostro reale contributo.

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10. Trasparenza: la

La vera arma di chi cerca lavoro oggi rendersi autosufficiente: una cellula che si muove da sola, che ha una forza di per s, senza avere una stretta dipendenza dagli altri. Non siamo solo persone, ma caratteri; non pi individui al lavoro, ma personalit.

SCHEDA UNO
Quando finiamo gli studi, il pensiero che ci gira in testa e riguarda il nostro futuro uno solo: vacanzavacanzavacanzavacanzaaaa! Tuttavia, dopo unestate in cui risolviamo quegli interrogativi esistenziali cui la scuola non ci ha mai dato una risposta (Se discendiamo dalle scimmie, come mai quando ci bruciamo puzziamo di pollo? Oppure come mai i pesci sottacqua non affogano?), ci ritroviamo a fare i conti con la classica frase che i genitori di tutto il mondo pongono ai propri figli: Che intenzioni hai per il futuro? Generalmente, la risposta chiara per tutti: Boh?! Ma come arrivare a una risposta sensata? Dopo intensi studi psicologici, gli scienziati hanno individuato 5 fasi che ognuno deve attraversare prima di cominciare a cercare un lavoro. Di seguito, ecco le risposte tipo che tutti abbiamo dato alle domande dei nostri genitori. Di seguito, ecco le risposte tipo che tutti abbiamo dato alle domande dei nostri genitori.

1. Negazione
Io lavorare? Che cosa successo, mamma? Non mi vuoi pi bene? Mi vuoi cacciare di casa?.

2. Rabbia
Ma come lavorare?! Di gi? Ho solo 25 anni! Sono stato almeno 20 anni sui libri e gi mi devo mettere a fare qualcosaltro? Avr diritto, almeno a un po di vacanza, no? Io direi che 5 anni possano bastare

3. Contrattazione
Ok, io inizio a lavorare ma poco, eh? Non chiedetemi di lavorare tutti i giorni magari iniziamo con uno/due giorni alla settimana per poi che ne so, in un paio danni, arrivare a 5 giorni va bene? Affare fatto? Eh, pap?

4. Depressione
Mamma, pap! Perch mi state facendo questo? Non vedete che sono ancora piccolo?! Io non posso lavorare! E se avessi sbagliato tutto? No, no, aspettate: mi posso riscrivere alle scuole medie??

Che intenzioni hai per il futuro? Che lavoro vuoi fare? Boh?!

5. Accettazione
E va bene, io inizio a cercare lavoro. S, far del mio meglio Ma se non lo trovo, non dite che non vi avevo avvisato, eh?

Questa fase, generalmente, quella in cui prima o poi ci ritroviamo tutti e di solito la pi duratura. La verit che stiamo accettando che il futuro ci sta bussando alla porta. Siamo agitati? Pu essere. Ci sentiamo insicuri? Ovvio. Lunica cura la consapevolezza che tutto questo sbattimento come la puntura per un vaccino: sar tutto finito prima che possiamo accorgercene.

CAPITOLO DUE
UN CONTO COMINCIARE A CAMMINARE, UN ALTRO CONOSCERE LA ROAD MAP

2.1 Orientarsi Nel Mondo 2.0: Unire I Desideri Con Ci Che Sappiamo Fare

Se state leggendo una guida su come trovare lavoro ai nostri giorni, significa che vi siete accorti che c una specie di vetro trasparente e sottilissimo (neanche troppo!) che vi divide dal mondo del lavoro. E avete ragione: oggi non pi come 40 anni fa. Si invertito il rapporto tra domanda e offerta e, in rapporto a quanti sono quelli che cercano lavoro, i posti sono oggettivamente pochi. Per questo le risorse umane, negli anni, sono diventate importantissime: devono trovare le pepite doro nascoste dentro la massa di CV. Come? Targettizzando la ricerca. E cos le aziende in un candidato analizzano tutti gli aspetti di una persona che lo possano far diventare il dipendente ideale: competenze e motivazioni su tutto. Del resto, rispondono alla domanda pi semplice del mondo: cerco solo ci che serve allazienda? S. In tutta risposta, per, noi tendiamo a inviare sempre pi CV a sempre pi aziende, alimentando il collo di bottiglia: anzich agevolare con un po dossigeno il passaggio dellacqua, facciamo pressione sul fondo della bottiglia perch lacqua esca pi velocemente. E questo non succede. Il problema non pi solo trovare un lavoro, ma riuscire ad arrivare alla scrivania del recruiter per farsi prendere in considerazione. E come fare? Semplice: bisogna centrare il punto in cui il nostro profilo si innesta nella loro ricerca.

Ma questo non significa cercare di modellare le nostre qualit solo ed esclusivamente in base alle necessit aziendali. Significa individuare gli annunci che incrociano le nostre aspirazioni. Perch siamo finiti in un enorme mare in cui gli annunci di lavoro ci galleggiano tutti intorno, come pezzi di legno di una nave andata in frantumi. E noi speriamo che qualcuno ci veda. E urliamo come pazzi, nella speranza che chiunque, ci tiri un salvagente qualsiasi. Ma, secondo voi, se questo fosse un sogno, sarebbe un bel sogno? No: e allora, piuttosto che continuare a gridare aiuto, non meglio mettersi a nuotare? Nella visione comune degli adulti, chi ci osserva da fuori ci divide in tre categorie: 1. i Pessimi: giovani che non che non sanno fare niente, ma che non vogliono fare niente. La classica frase degli adulti : il lavoro c; sono i giovani che non vogliono farlo! 2. i Responsabili: che non si sono arresi ma hanno abbassato il loro standard pur di fare un lavoro, pur di avere unindipendenza. E la cosa che pi attinente alla loro laurea in geologia sono i surgelati (troppo surgelati) nel banco surgelati del supermarket in cui lavorano. E che involontariamente - confermano la tesi degli adulti di cui sopra: il lavoro c! che i giovani non vogliono fare niente 3. i Geni: che sono esattamente come i secondi - non si sono arresi, non hanno rinunciato alla loro indipendenza - ma che in qualche modo sono diventati di successo. Visto che il lavoro cera?! Certo, se uno se lo crea ma i giovani non vogliono fare niente! Per, la verit diversa. I giovani vogliono fare, ma non sanno dove sbattere la testa. Perch per anni ci hanno detto di capire cosa volevamo fare, salvo accorgerci troppo tardi che - quello che volevamo fare - non potevamo farlo. E allora? Dovremmo essere responsabili e, girandoci indietro, capire che abbiamo inseguito il sogno sbagliato? Via, ripartire da capo? Assolutamente no. Come diceva Andrea Pazienza, io non torno indietro neanche per prendere la rincorsa. Sappiamo benissimo quali sono i nostri sogni, cos come sappiamo benissimo che non li vogliamo buttare alle ortiche tutta la fatica che abbiamo fatto per stargli dietro.

Ma se ancora li stiamo inseguendo, vuol dire che non abbiamo ancora tutte le capacit per prenderli e questo pu solo significare due cose: che dobbiamo ancora studiare, e sforzarci di arrivarci ancora pi vicino o che, quello che ci serve, per natura, non riusciremo mai a impararlo. Magari duro da ammettere, ma il punto che dobbiamo imparare a scegliere la nostra strada. E non solo inseguendo il sogno puro, ma cercando di afferrare il sogno possibile. Fermi sul punto pi alto del Grand Canyon (ricordate? Quello del primo capitolo), cominciamo a guardarci davvero attorno, mirando un obiettivo che ci interessa e cerchiamo di orientarci. E non pensiamo di tenere aperte due porte contemporaneamente, su due possibili lavori, visto che non si sa mai: servir solo a non farci entrare n in una n nellaltra stanza, lasciandoci sulluscio per sempre. E allora ecco che il lavoro inizia nel momento in cui iniziamo a individuare quella strada che la nostra inclinazione personale o il nostro percorso di studi ci permette di percorrere. Imparando a far coincidere i nostri desideri con le nostre competenze. O per lo meno, riuscendo a farli convivere. Come dire: anche a noi piacerebbe fare gli aviatori, ma essendo miopi, lavoreremo alla torre di controllo. Se vogliamo uscire dalle tre categorie in cui ci hanno rinchiuso, dobbiamo analizzare le nostre qualit, capire cosa vogliamo fare e metterlo in relazione con cosa sappiamo davvero fare. Unire le due cose e utilizzarle per raggiungere il nostro obiettivo. Perch cos che nascono le generazioni veramente nuove: riuscendo a guardare pi lontano di quella linea che ci hanno insegnato a chiamare orizzonte.

2.2 Scegliere Tra Lavori Disponibili Sul Mercato

In quanto giovani, se qualcuno ci dicesse che dobbiamo mettere i nostri sogni in un cassetto, avremmo tutto il diritto di indicargli la direzione migliore per andare a quel paese. E raccomandargli di spedirci - una volta arrivato l - una cartolina. Perch chi sono i giovani, se non persone che hanno dei sogni e tutta la vita davanti per farli diventare realt? Oggi pi che mai bisogna seguire le proprie aspirazioni, altrimenti siamo destinati a soccombere in un Paese che muore. Anche se sembra un controsenso, lunico modo che abbiamo per realizzare i nostri desideri fare i conti con la realt. Come? Semplicemente dobbiamo iniziare a pensare che il mondo vero non sia il contrario del nostro mondo ideale, ma sia lo strumento da utilizzare perch la nostra aspirazione prenda forma. Mettiamo le carte in tavola: abbiamo un lavoro dei sogni che non riusciamo a raggiungere? Non rinunciamo, ma pianifichiamo il percorso. Quali sono i lavori disponibili sul mercato che possono insegnarci ci che ci manca perch ci prendano in considerazione per quel lavoro l? Se invece abbiamo gi tutte le capacit necessarie per svolgerlo, quali sono le aziende dentro le quali possiamo arrivare il pi vicino possibile al nostro obiettivo? La nostra battaglia deve essere combattuta con lunica arma che abbiamo a disposizione: la pianificazione.

E il nostro piano parte da una semplice domanda: che cosa abbiamo a disposizione? Ma pianificare significa anche sapere cercare strategie alternative, cambiare in corsa, fare anche dei compromessi pur di portare a casa il risultato. Perch non possiamo rassegnarci e accettare che basta un lavoro (precario per giunta): abbiamo faticato cos tanto per arrivare a questo punto? No, non secondo noi. Dobbiamo poter scegliere il nostro lavoro, non possiamo accettare che qualcun altro condizioni il nostro futuro. La partita aperta: studiamo la squadra avversaria, scegliamo quali giocatori mettere in campo e proviamo a vincerla, questa volta.

2.3 Imparare A Conciliare Desideri E Realt

C sempre un momento in cui, e questo vale per tutti i giovani, i NO sono cos tanti che ci sentiamo vittime. Persone abbandonate a cercare un futuro che non arriva. Generalmente, questa situazione porta due diverse reazioni: dapprima, c una rabbia diffusa, esplosiva, che per non ci porta da nessuna parte; quindi, c un senso di stanchezza, abbandono e immobilit. Ci prende lo spleen, diventiamo NEET. Parole che, per, non significano niente. Questa una delle tante frasi che nessuno vi dir mai: nessuno vuole un depresso, uno che acido, uno incattivito. Nessuno vuole uno che si rassegna di fronte alle difficolt. Nessuno vi vuole cos. Il lavoro dei nostri sogni non lo troviamo? Forse addirittura non c? Allora cerchiamo altre possibilit per sentirci realizzati, cerchiamo tutte le linee tangenti che intercettano il nostro lavoro ideale. Fermiamoci un attimo a riflettere: 1. abbiamo fatto una sintesi tra i nostri desideri e le nostre capacit; 2. abbiamo bilanciato il risultato con le disponibilit del mercato; 3. abbiamo individuato cos la posizione perfetta, ma comunque non ci chiamano. Perch? Cosa ci manca, ancora? Apparentemente niente: i titoli ce li abbiamo, il CV lo abbiamo

mandato, ma Abbiamo effettivamente tutte le competenze per lavorare nel posto per il quale ci candidiamo? Molti diranno: Certo! Ho studiato tutti sti anni! E se non le ho, allora le imparer una volta che mi hanno preso, sul campo E allora rispondete a questa domanda: Perch unazienda dovrebbe aspettare che voi possiate apprendere un lavoro, che voi possiate anche fallire, quando ci sono altri che hanno gi le carte in regola per farlo bene? S, ma se nessuno mi prende, come faccio io a imparare? un gatto che si morde la coda! E gi, ancora pi gi nella depressione! E invece no. Oltre alla somma INCLINAZIONI + CAPACIT + DISPONIBILIT SUL MERCATO dobbiamo aggiungere un altro elemento: METTERSI IN GIOCO PER ACQUISIRE COMPETENZE. Che non significa continuare a studiare, ma plasmare le conoscenze che abbiamo per trasformarle in competenze professionali. Perch non conta quello che hai fatto prima, ma quanto sei spendibile adesso. Qualcuno dir sicuramente che queste sono belle parole e che non hanno riscontro nella realt. Prova pratica, allora. 1. Tenendo ben chiaro quale sar il nostro futuro lavoro, individuiamo un ambito allinterno del quale ci piacerebbe lavorare. 2. Cerchiamo allora quale lavoro, in questambito, disponibile sulla piazza. 3. Cerchiamo unazienda che abbia la disponibilit anche di questo lavoro e facciamo di tutto per entrare. 4. Quindi, facciamo di tutto per raggiungere lufficio dove si fa il lavoro dei nostri sogni. A costo di imparare a fare tutti quei lavori che non sono la nostra priorit, ma che costituiscono i gradini necessari per raggiungere il nostro sogno. Forse, la ricerca del lavoro ideale come un lungo corteggiamento. Si pu fallire, cadere, fare pessime figure: ma insistendo, la nostra met sar costretta a cedere. Lunico trucco mai smettere di amarla.

SCHEDA due

Tutte le volte che cominciamo uno stage, vorremmo essere stagisti perfetti. Chi non ha mai detto, il primo giorno di stage: Ah, a questi, adesso gli faccio vedere come si fa! Tanto che si chiederanno Ma come abbiamo fatto fino ad adesso senza di lui?? Frasi da stagisti, ovvio. Perch poi la verit ben diversa: lo stagista perfetto non esiste. Siamo tutti #stagistiImperfetti, ognuno a modo suo. Qualche esempio? Taaaac:

1. Il CARRIERISTA
fa lo stagista ma si comporta come se fosse il capo della filiale di NY. Reperibile sempre a qualsiasi ora, ha lo smartphone sempre in mano per essere sicuro che non gli sfugga neppure una mail. Le legge tutte, anche quelle che gli offrono prodotti per proteggersi dal sole. Che lui non vede mai, visto che sempre fisso 11 ore al giorno in ufficio. La sera non esce, perch il suo capo potrebbe chiamarlo mentre in discoteca. Il capo, si intende e infatti, alle 4 di notte, il telefono squilla: il capo. Ma solo rumori di sottofondo perch, in verit, gli partita la chiamata. Ma lo stagista di successo contento: Significa che mi tiene tra i suoi contatti!!

2. Il COLLOQUIATORE SERIALE
ha fatto pi faccia-a-faccia lui del serial killer di Milwaukee. Se lo incontri in ascensore, sta sicuro che ti rivolger la parola. E non per sapere come stai, ma solo per provare la sua Formula di presentazione rapida in caso di incontro fortuito di persona importante. Se vi capita di trovarvelo seduto accanto in attesa di fare un colloquio, vi far notare quanto il suo CV sia migliore del vostro, persino negli hobby: ne ha pi lui di un pensionato vedovo. Alla fine della chiacchierata, sarete talmente tanto frastornati che, quando finalmente vi chiameranno al colloquio, sponsorizzerete lui come valida alternativa alla vostra candidatura.

Frasi da stagista

3. Il COMPLOTTISTA
non parla mai con nessuno per paura che, attorno, possano essere potenziali capi e/o futuri colleghi. Eppure, a volte si concede qualche rara frase, ma solo per lamentarsi di come non si sa chi e non si sa perch stiano facendo non si sa bene cosa per non fargli trovare lavoro. Se gli fai unobiezione qualsiasi, ti guarda dapprima spaventato, poi ti prende e ti lega per farti parlare: Avanti, chi ti manda?!

4. LOTTIMISTA
il suo stage finito da due anni, nessuno si fatto pi vivo neanche per gli auguri di Natale, ma ancora convinto che da un momento allaltro la sua vecchia azienda possa chiamarlo per offrirgli un contratto a tempo indeterminato. Lultima volta che si presentato a un colloquio, il recruiter gli scoppiato a ridere in faccia quando ha letto la sua data di nascita (Aprile 79), ma lui ha preso bene la cosa: se ha riso, significa che sono piaciuto. Sua madre piange sul letto e il padre si vergogna al bar. Almeno fosse ubriaco, provano a consolarlo gli amici.

5. Il GENIO INCOMPRESO
non mette piede in unazienda da mesi, ma non perch nessuno lo chiami, no. in ballo con mille amici per aprire una start up e ha unidea rivoluzionaria ma cos rivoluzionaria!- che cambier il mondo. Che ti racconta subito, ovviamente, anche se vi siete appena conosciuti. Trattasi di arnese costituito da una lama affilata inserita in un manico, atta a tagliare. Un coltello!, dici tu, ma lui scuote la testa come se stesse parlando con un idiota e se ne va. Tra due anni, lo ritroverete sulluscio della casa di vostra nonna che cercher di convincerla a comprare un aspirapolvere che pi di un aspirapolvere, una forchetta che, volendo, si pu usare anche come pettine.

6. LOPINIONISTA
deve sempre dirti la sua, anche se il suo parere interessante come lo schermo spento di un televisore rotto in una stanza buia. Non trova lavoro, ma solo perch sono uno che pensa con la sua testa e i capi hanno paura. Straparla soprattutto sui social network, dove dice di avere pagine con migliaia di fan che sostengono le sue teorie. A sentire lui, il mondo pieno di imbecilli che si lamentano e non fanno niente. Effettivamente, la trovi una pagina che parla di lui, ma viva come un teschio di mucca del Sahara il 15 di agosto. Ma mentre sei l, sotto una sua proposta compare finalmente un like. Il suo.

7. Il DEPRESSO
ambizioso e simpatico fino allultimo giorno di universit, allimprovviso riesce a diventare pi sgradevole di un ciccione sullautobus che ti sbatte in faccia la sua ascella piccante il giorno del tuo compleanno. Allegro come un formichiere con la gengivite, cos triste che inizi a pensare che sia la reincarnazione di Leopardi. Se lo incontri al classico fal sulla spiaggia, arriva lui e il fuoco si spegne. Dopo che ci hai fatto 10 minuti in tram insieme, per tirarti su, decidi di tornare a casa e lavarti i denti con lo scovolino del bagno.

E questi sono solo alcuni dei tipi di #StagistiImperfetti che esistono al mondo, ma noi quale siamo? Lo scappato di casa? Lincompreso? Quello con lalito effetto- serra, cos raccapricciante che appena lo senti, vorresti scioglierti?!

CAPITOLO TRE QUASI COME SHERLOCK HOLMES: PER AVERE UN BUON RISULTATO NON BASTA CERCARE QUALCOSA, BISOGNA SAPERE COSA CERCARE

3.1 Come Cercare Lavoro Senza Impazzire? Basta Sapere Quello Che Facciamo

La maggior parte di noi crede che cercare lavoro sia per lo pi spulciare il web e, quando si trova un annuncio, candidarsi il pi in fretta possibile per arrivare prima del solito tsunami di CV. Del resto, si sa: chi arriva primo, vince, no? No. Perch quello che succede leffetto Partenza intelligente di nostro padre: in macchina dalle 4 del mattino per portare i bambini al mare prima del traffico e poi, dopo mezzora, essere bloccati in autostrada, dietro 10 km di auto in colonna che hanno fatto la tua stessa pensata. E i figli? Dimenticati a casa, tanta era la frenesia di partire subito. Risultato? Volevamo il posto migliore e non abbiamo nessun posto. Senza contare che, spesso, le informazioni che abbiamo sono parziali. E magari il varco aperto c, ma da unaltra parte. Peccato che nessuno lo sappia. La ricerca di lavoro la stessa cosa, ma ormai siamo cos sprofondati nella modalit corsa pazza che abbiamo perso di vista il motivo per cui facciamo tutto ci. E continuiamo a cercare qualsiasi lavoro tutti i giorni, mandando CV a tutti senza essere richiamati mai. Rispetto a noi, ricevono risposte pi realistiche quelli che fanno le sedute spiritiche. La verit che la selezione una partita fatta di due squadre: la nostra,

pronta a proporsi, e quella dei selezionatori, che giustamente devono scegliere il profilo perfetto Ma se noi non schieriamo la formazione migliore, perch buttarsi nel mucchio? Ovvio: per mettersi lanima in pace. Non che non cerco, io non trovo: quante volte labbiamo ripetuto? Per giocarsela, bisogna essere proattivi e attaccare. Il primo elemento della proattivit la ricerca di una migliore visione dinsieme. E, paradossalmente, per partire forte la prima cosa da fare fermarsi a ragionare. Dobbiamo scegliere non un ingresso qualsiasi nel mondo del lavoro, magari il primo che si apre per sentito dire, ma il nostro ingresso. Prima di cercare un annuncio, allora, scegliamo il nostro lavoro ideale e, quindi, cerchiamo chi ce lo pu offrire. Solo a questo punto, ci metteremo a spulciare gli annunci: idee chiare e alta specializzazione della ricerca. Certo, in questo modo gli annunci saranno in numero minore, siamo sicuri che sia pi facile fare centro avendo molti bersagli, ma nebulosi? Non forse questione di quanto nitidi li vediamo? Il lavoro, insomma, prima che da un ufficio del personale, deve partire da noi e lazienda deve essere solo un tramite grazie al quale realizzare il nostro sogno. Perch persino il famoso treno che passa una volta e poi chiss, non ha senso di esistere se prima non siamo passati in biglietteria e non abbiamo scelto la destinazione. Ecco, allora, qual il vero significato di proattivit: scelta, capacit di iniziativa e intraprendenza. Scelta, perch sappiamo quale sar il nostro destino; capacit di iniziativa perch siamo noi i primi a volerci prendere un lavoro specifico e non un lavoro qualsiasi; intraprendenza perch non pi il tempo di pescare tra le posizioni in offerta sugli scaffali del supermercato del lavoro, ma ora di cambiare prospettiva. Cercare lavoro non deve essere solo unattivit che si fa alla nostra et, ma un momento significativo della nostra vita.

3.2 Quali Sono I Criteri Migliori Per Scegliere?

A ciascuno il suo (lavoro) non pu essere una scienza esatta: se cos fosse, gi alle elementari - magari insieme con la visita oculistica ci avrebbero indirizzato verso ci che saremmo diventati da grandi. Bene, bambini. Tu psicologo; tu veterinario e tu, mi dispiace, sollevatore di colletti delle polo. In alternativa, collaudatore di pedali per motorini a motore elettrico. Invece no: per fortuna, abbiamo ancora un cervello e la fantasia per disegnare tutto il futuro. Per, quando il futuro dietro langolo, il ventaglio di offerte diminuisce e bisogna restringere il campo di ricerca. E allora? La fantasia diventa realt e i desideri si trasformano in occasioni da cercare. Lo abbiamo gi detto. La scelta del lavoro deve essere fatta con dei criteri condizionati: Analisi del mondo del lavoro + Analisi del mercato del lavoro + Analisi delle proprie inclinazioni + Analisi dei propri desideri. Ma tutte queste Analisi devono essere gestite da ununica persona: noi stessi. Perch solo cos che i risultati saranno soddisfacenti. Basta, allora, dedicarsi alla scansione metodica degli annunci, smettiamo di cercare nel mucchio e sperare di pescare la pepita doro. Perch se ci andr di lusso, troveremo un sasso da sgrossare. Ma se ci andr male, scopriremo che non sempre i padroni raccolgono con un sacchetto i regalini che i loro cani lasciano in giro.

Ma come riuscire a delimitare il campo? Proviamo lo scacco matto in tre mosse.


1.

La ricerca delle scelte possibili: dedichiamo due giorni interi a scrivere su dei post- it tutti i lavori che ci piacciono, compresi quelli di bambino, partendo dal pompiere fino ad arrivare al Presidente degli Stati Uniti dAmerica. Quindi, dopo averli attaccati sullanta dellarmadio, il bagno di realt: stacchiamo tutti quei lavori che sono impossibili da raggiungere (tipo il Presidente degli Stati Uniti dAmerica). Dopo, il bagno di realismo: eliminiamo tutti quei lavori che ci piacerebbe fare, ma non siamo realmente in grado di fare. Infine, il bagno di realizzazione: cerchiamo di immergerci con la fantasia in quelle posizioni lavorative che potrebbero renderci felici. Ecco, quelle sono le nostre scelte possibili. La selezione delle scelte utili: dobbiamo essere choosy, cio capaci di scegliere. come se mettessimo locchio nel mirino e individuassimo il nostro obiettivo. E puntiamo a quelle aziende che soddisfano la nostra selezione. Ma non miriamo solo al bersaglio. A volte, nei film di cowboy, le lattine saltano anche senza prenderle in pieno. Cosa significa? Cerchiamo anche quelle aziende dove immaginiamo ci possano essere possibilit di crescita e di esperienze diversificate. La scelta degli annunci: apriamo gli occhi e guardiamo le aziende al microscopio Abbiamo tre strade: a. se per le aziende che abbiamo individuato, c il nostro futuro posto di lavoro, rispondiamo motivati come leoni a digiuno; b. se il nostro futuro posto di lavoro non c ma lazienda cerca comunque giovani di valore, rispondiamo a una posizione tangente, simile a quella che cerchiamo. Poi dovremo farci valere, ma teniamo sempre allerta il nostro fiuto. A ogni comparsa della nostra preda (il lavoro dei sogni), dobbiamo studiare le mosse per raggiungerla; c. Se invece le porte sembrano serrate come i gruppi chiusi di Facebook dei pi belli delluniversit, non inviamo candidature spontanee. Siamo obiettivi: non servono. Cerchiamo piuttosto un contatto diretto utilizzando tutti i canali che abbiamo a disposizione: teoricamente, in 7 passaggi si conoscono tutte le persone del mondo, ricordiamocelo. Lo

2.

3.

strumento lavorativamente migliore? LinkedIn, che ve lo diciamo a fare. Limportante sempre mostrare i denti, dimostrare che siamo persone tenaci, con degli obiettivi chiari davanti agli occhi e in grado di pianificare una strategia per raggiungerli. Un ultimo appunto: molti adulti, visto che uno sport nazionale spingersi fino alle pendici allultra-realismo lavorativo, ci diranno che limportante avere un posto di lavoro qualsiasi e, una volta raggiunto, bisogna tenerselo, non cercare di cambiare. Ecco, noi vi diciamo che sbagliano. Perch stravolgere le situazioni serve sempre per rendere pi chiari i nostri obiettivi, i nostri sogni. Ed lunico modo per raggiungerli. Certo, pu succedere che una persona, durante il suo percorso, possa scoprire di aver sbagliato mira, che un posto che doveva essere solo di passaggio sia diventato il suo posto ideale. Ma questo non significa aver rinunciato ai propri sogni, ma soltanto aver stravolto il piano. Del resto, la vita come un viaggio: non importa tanto la destinazione a cui arrivi, ma il percorso che hai fatto per raggiungerla.

3.3 Dimmi Che CV Hai e Ti Diro Chi Sei

Parliamo di ciccia: uno dei problemi maggiori per cui non riusciamo a trovare lavoro causato da quello che dovrebbe essere il nostro migliore alleato: il nostro Curriculum Vitae. Noi pensiamo che siano i recruiter a non chiamarci, siano le aziende a non volerci. Ma non potrebbe essere che siamo noi che ci siamo presentati male? No, non questione di aver sbagliato a scrivere la mail con cui ci siamo candidati, ma prima, molto prima Lo sappiamo: il CV la nostra carta didentit, il sorriso con cui ci presentiamo agli estranei. E pensiamo che quanto pi accurato, tanto pi efficace. E cos lo riempiamo ben bene, credendo che il maggior numero di informazioni su di noi abbiano sul recruiter lo stesso effetto che ci faceva da bambini un bign strapieno di crema: gioia e soddisfazione, oltre che uninestimabile ammirazione e stima imperitura per il pasticciere. E invece, per anni, abbiamo sbagliato. Se il CV uno degli strumenti di cui non possiamo fare a meno, anche il primo elemento che avvelena la nostra candidatura. Perch spesso si comporta come un ciccione che cerca di nascondersi dietro il raggio di una bicicletta: confonde chi lo guarda sulle sue reali intenzioni. Dobbiamo, allora, trovare non un nuovo modo di mandare il CV, ma un nuovo modo di scriverlo.

Come?
1.

Innanzitutto la forma. Per un sacco di tempo ci stato detto di usare lEuropass, visto che era il pi efficace, il pi utile. Sbagliato: ce lo dicevano solo perch era quello che si poteva trovare facilmente e non ci voleva troppo a compilarlo. Il suo punto di forza era la standardizzazione: ecco, ora si dice che lomologazione serva a poco, se non a passare inosservati. Non diciamo che non dobbiate avercelo. Che almeno non sia la vostra punta di diamante, ecco. Se vogliamo rimanere impressi a qualcuno che si ritrova di fronte centinaia di persone al giorno che fanno di tutto per ficcarsi nel suo cervello, allora dobbiamo far s che ogni cosa che ci riguarda possa parlare di noi. Un CV dei nostri tempi deve far saltare subito allocchio del recruiter non solo un profilo, ma ci che quel profilo potr dare allazienda nei prossimi 5 anni. Dobbiamo trasmettere che siamo persone in grado di vedere il mondo nascosto dietro il muro. Dalla teoria alla pratica: ma cosa significa tutta sta roba? Un CV 2.0 deve avere 3 elementi fondamentali:
a.

2.

3.

leggibilit, rappresenta il come ci presentiamo a unazienda. Deve essere in grado di impressionare perch chiaro, serio e in grado di mostrare subito quali sono i nostri punti di forza. Se, ad esempio, ci candidiamo per lavorare in unazienda di motori, pi importante dire loro che siamo appassionati di moto, pi che il fatto che al secondo anno delluniversit abbiamo fatto un seminario sul rapporto tra luomo dell 800 e lingranaggio, no? brevit, per dimostrare che sappiamo andare dritti al punto. Costruiamolo attorno a poche parole chiave che spingano il recruiter ad alzare il telefono. Nota: niente formule sentite mille volte: abbiamo un cervello? Usiamolo. efficacia, per mettere sul tavolo che sappiamo quello che vogliamo. E quello che vogliamo quel preciso posto di lavoro. Non stiamo cercando di aggrapparci a una liana qualsiasi per andare via da casa dei nostri genitori, ma vogliamo proprio quel lavoro. E, allora, tematizziamo il nostro CV: non un elenco freddo di esperienze, ma raccontiamo quale stato il percorso che prevede, come prossima tappa, la loro azienda.

b.

c.

Solo adesso che il nostro CV personale e presentabile possiamo cominciare a presentare la nostra persona. Esatto: stiamo parlando della mail. Una mail brutta come sputarsi sulle mani prima e poi pulirsi sulle spalle del recruiter: fa schifo. Cosa ne faranno? Cestino! Una mail scritta male come dire le parolacce al preside: via, cestino ancora, e per sempre! Le parole sono importanti, cos importanti che addirittura potrebbe essere anche inutile leggere il CV che ci hanno mandato. Dobbiamo trasmettere un solo messaggio: Buongiorno, eccomi. Chiamami per scoprire come il tuo cerco personale diventer un verbo allindicativo imperfetto. Anche per le mail, seguiamo la regola del tre: 1. Stringate: non solo titoli di studio, votazioni e specializzazioni, ma solo ci che conta davvero nella nostra vita. 2. Attenzione ai particolari: siamo tutti uguali, preparati, qualificati; cosa ci distingue? Un dettaglio, un colore, una ciocca di capelli che si ribella. Ecco, questo ci che deve entrare nella mail: quel dettaglio che ci rende unici. 3. La punteggiatura: frasi brevi, chiare. Usiamoli, i punti! Sono sintomo di chiarezza, capacit di strutturare un discorso e di raggiungere un obiettivo. Eh, non sembra. Ci basta mettere un punto. Male che. Pu cambiare la nostra. Storia! Insomma, questo un ulteriore tassello non per mostrare persone, ma personalit. Deve illustrare il nostro carattere, raccontare le nostre esperienze, far emergere la nostra voglia di fare e, soprattutto, la nostra voglia di vivere. E, alla nostra et, vivere significa anche entrare nel mondo del lavoro. Ma non come automi, ma come quelli che vogliono infilare le dita nella crepa che c nel muro e allargarla, allargarla, fino a uscire dal nostro bozzolo e vedere cosa c di l.

3.4 Il Colloquio Prima Del Colloquio

La maggior parte delle persone mandano il CV e confidano nel fatto che, prima o poi, una telefonata arriver. Ingenui. Come se il colloquio cominciasse nel momento in cui stringiamo la mano a un recruiter Quella solo la sfida finale: nessuno pu pensare di vincere un incontro senza aver fatto un minimo di allenamento. Facciamo il punto: un recruiter ci chiama a colloquio per farsi unidea di come siamo, giusto? Ecco: se pensiamo che basti fare buona impressione quando saremo l, siamo sulla strada sbagliata. I colloqui non si affrontano, si costruiscono. Il primo elemento sono le fondamenta: siamo sicuri di essere presentabili? No, non stiamo parlando di vestiti puliti, o di arrivare puntuali senza lalito che sa di fogna. Se ci Googliamo, i risultati sono soddisfacenti? Il nostro profilo LinkedIn aggiornato? Il nostro profilo Twitter abbastanza brillante? La nostra pagina di Facebook ha tutti i detag e i blocchi necessari? Oppure abbiamo sempre come immagine di copertina la festa in cui ci siamo ubriacati come zucchine al mare e i nostri amici ci hanno disegnato sul volto Pikachu che viene bastonato da Michael De Santa? Secondo elemento: il contatto.

Di solito, ci sono due mezzi attraverso i quali le aziende ci convocano: il telefono e la mail. Per il telefono, ricordiamoci che qui che inizia il colloquio. A qualsiasi numero che non conosciamo, rispondiamo gentilmente, siamo svegli e disponibili. Lo sappiamo che avete sempre pensato che lintelligenza fosse il sintomo di una malattia che vi ha danneggiato per tutta la vita e dalla quale sareste guariti col tempo: ecco, adesso il momento di smentire le fantasie da adolescenti. A volte, per, la telefonata arriva inaspettata come un due di picche. Qui, per fortuna per, non dobbiamo stare attenti a schivare uno schiaffone. Prendiamo tempo, inspiriamo, focalizziamoci su ci che sta succedendo e rispondiamo. Dove prendiamo tutto questo tempo? Facile: Mi scusi, sono alla guida. Mi fermo, perch voglio dedicarle tutta la mia attenzione. Fate passare 30 secondi e continuate. Preciso e lecchino quanto basta. Ma la cosa pi importante di questo momento far capire che noi sappiamo esattamente con chi stiamo parlando. Abbiamo un casellario mentale delle aziende cui abbiamo scritto, o almeno dobbiamo avere unidea delle aree di cui si occupano. Immaginiamo la stessa cosa con il fidanzato: Ciao amore, sono io, il tuo Claudio E lei: Claudio chi? Leffetto lo stesso. Anche noi ci riattaccheremmo il telefono in faccia. La mail pi facile, certo, perch permette di riflettere di pi su quello che si pu scrivere. Ma pi insidiosa, perch svela molti pi tratti della nostra personalit. Quindi, prima di rispondere, prepararsi: recuperiamo la mail che abbiamo scritto per candidarci e cerchiamo di replicare quel gancio che ci ha permesso di risaltare sugli altri. Poi, siamo seri, cerchiamo di aggiungere quel qualcosa in pi che dir che saremo, per loro, un ottimo elemento. Come si traduce in pratica? Un esempio: non rispondere di notte. Chi prenderebbe mai sul serio uno che probabilmente piuttosto che dormire, guarda film in streaming o trascorre le notti attaccato ai videogiochi? Elemento tre: parato il colpo, il contropiede. Che quando cerchiamo lavoro, si traduce in una sola parola: pro-

attivit. Dimostriamo di essere un passo avanti rispetto a quanto si aspettano: avere relazioni biunivoche significa essere integrati. E allora, prima di chiudere la conversazione, chiediamo il nome di chi ci contatta, quello di chi ci far il colloquio: cerchiamo di stabilire contatti umani. Facciamo le nostre mosse: 1. Lavoro + social = LinkedIn. Mettiamoci alla ricerca dei loro profili su LinkedIn. Cerchiamo punti condivisi, persone che potrebbero essere contatti in comune. Cerchiamo di scoprire qualcosa in pi, rispetto alla storia dellazienda (che abbiamo gi cercato, vero?!). 2. Relazione + Social = Facebook. La prima cosa da fare vedere la faccia del recruiter. Sembra una banalit, ma non c niente di peggio di, in ascensore, dire che non siete pronti per questo colloquio alla persona sbagliata. O peggio Quindi, cerchiamo elementi in comune: amici, interessi, passioni, possibili punti di contatto. Se il colloquio langue, queste sono risorse infinite per riattivare la conversazione e restare impressi. E infine, abbiamo fatto bingo se riusciamo a interpretare il mood dellazienda attraverso le foto degli uffici, dei colleghi. Altro che vestiti e orari: allineiamoci al loro spirito. Come dire: non c bisogno di farmi fare un percorso di inserimento. Io sono gi inserito, non si vede? Ecco, sappiamo cosa state pensando: che cos facendo ci trasformeremo in stalker degli HR. Sbagliato: stiamo solo costruendo una strategia. Stiamo solo cercando di non trovarci impreparati nel momento della battaglia, cio quando ci ritroveremo faccia a faccia. E soprattutto stiamo cercando di mostrarci pi abili di quanto si aspettano: dobbiamo dimostrare che noi effettivamente siamo molto di pi di un profilo su un pezzo di carta. Perch quando arriviamo a incontrare un recruiter, almeno il 50% dellidea che si sono fatti di noi si gi impressa. E, per quel 50%, dobbiamo usare ogni mezzo perch sia positiva. Anzi, pi che ogni mezzo, ogni medium.

SCHEDA TRE
Il mondo pieno di regole, anche se le chiamiamo in modi diversi: codice della strada, formattazione, galateo. Addirittura ogni azienda ha le sue, ma preferisce il nome policy. Del resto, le regole sono importanti per imparare e riuscire a convivere, e il mondo del lavoro non fa eccezione. Per, a noi queste regole non interessano. Certo, le rispettiamo, ma preferiamo quelle che ci aiutano a vivere. E bene. Di quali regole parliamo? Delle nostre, queste:
1.

Fai una lista dei lavori che ti garantiranno un futuro il pi stabile possibile. E poi, stracciala! Essere felici il primo dei propositi di qualsiasi lista: e il lavoro deve essere un tassello del nostro sogno, anche quando significa rischiare. Impegnati ogni giorno a prendere strade nuove: solo chi si spinge un po pi in l e rischia di perdersi, torner arricchito. Tutti gli altri torneranno sempre e soltanto a casa. Costruisciti una routine quotidiana e guastala un pezzo al giorno fino a ridurla a brandelli! E poi? E poi niente, si ricomincia da capo. Fai sempre una lista di buoni propositi e una lista delle cose che hai imparato nel mese precedente. Quando una delle due sar vuota, sar il momento di riempirla con il nome delle nuove aziende cui hai deciso di proporti. Preparati sempre una buona scusa per giustificare le tue mancanze. Ma fai in modo di non doverla usare mai. far del mio meglio Ma se non lo trovo, non dite che non vi avevo avvisato, eh?

6.

Ascolta attentamente quello che ti insegnano, sbaglia tutto ma continua comunque a credere di aver fatto un buon lavoro: questo quello che significa imparare. O.S.A.R.E.: Ogni Situazione Arricchisce & Restituisce Esperienza. Concediti il lusso di non rinunciare alle opportunit che ti si presentano, sicuro del fatto che forse non ti torneranno utili domani. E magari neanche dopo domani. Ma settimana prossima, di sicuro! Non temere di mostrare il tuo coraggio, soprattutto quando significa essere capaci di girare le spalle e andarsene, senza la paura di come ti giudicheranno. Non sempre avere un piano significa avere un buon piano. Daltra parte si sa che le scoperte migliori spesso nascono proprio da colossali errori. sempre un elenco di dieci regole a cui attenerti per ogni cosa.

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9.

10. Fai

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E non rispettarlo MAI!

CAPITOLO QUATTRO

DALLAZIENDA AL CANDIDATO: EPPUR SI MUOVE

4.1 Le regole doro per affrontare un lavoro/colloquio

Se siete arrivati fin qui, significa o che il telefono ha squillato e adesso siete nel panico o che vi state chiedendo come mai, dopo un colloquio, non vi richiamano mai. Oppure, infine, che siete cos disperati che le abbiamo provate tutte, proviamo anche questa. Comunque sia, se siete qui significa che c qualcosa che non va. E allora iniziamo da qui: buttiamo via tutto e definiamo una nuova strategia. Punto 1. La prima cosa da fare cambiare ottica: non pi quella del speriamo ci caschino, ma quella del vediamo quanto tempo ci mettono a pescare il mio profilo. Perci, liberiamoci dallansia. Non siamo in un film horror: smettiamo di fissare il telefono, non suoner prima; cos come continuare ad aggiornare la mail, non far arrivare prima una convocazione. A meno che non abbiate dei superpoteri Mandato un CV non bisogna aspettare, ma andare avanti lungo la nostra strada e continuare a selezionare, continuare a scegliere e non stancarsi se non arrivano i risultati dopo una settimana. Punto 2. La telefonata a un certo punto arriva. Ma poi, che fare? Vado l e me la gioco: chi lo ha pensato, proprio fuori strada. Ma ancora non abbiamo capito che non bisogna mai darsi allimprovvisazione?!

Allora, da capo: pianifichiamo. Innanzitutto, necessario capire che per superare un colloquio dobbiamo conoscerci a fondo e dobbiamo essere disposti a metterci a nudo. Quando sul tavolo c un lavoro in ballo, chi ci parla vuole sapere chi siamo davvero, come siamo nel profondo e non vuole avere sorprese. Insomma, noi ci fideremmo di una persona che vuole nasconderci qualcosa? Non credo. Perch dovremmo farlo? Per questo, per risultare trasparenti, non basta essere convincenti. Bisogna essere preparati. E allora ecco 5 concetti chiave - da tenere a mente prima ma anche durante un colloquio - per fare in modo che la selezione svolga il suo ruolo (e selezioni proprio noi):
1.

Ricerca - ricerca - ricerca: per essere quello che vogliono, dobbiamo scoprire qual il tassello che manca in unazienda. Non basta avere una vaga idea di ci che fanno, ma dobbiamo esplorare il settore di cui si occupano a 360 gradi: presente, passato e concorrenti. Modulazione: noi dobbiamo essere il liquido e loro il contenitore. Questo significa due cose: dimostrarci adattabili, cio in grado di poter occupare anche eventuali posizioni che potrebbero aprirsi poi e essere in grado di adattarci ai diversi comportamenti o codici che ogni azienda esige, con i capi e con i clienti. Ma attenzione: questo non significa essere altro da quello che siamo! Modulare significa modellare la nostra personalit alle diverse situazioni: perch solo con loriginalit delle nostre idee, con la nostra visione del mondo che potremo emergere nel mondo del lavoro. Siamo unici, non intercambiabili. Mai-sindacalisti-di-se-stessi: le contestazioni vanno fatte dopo aver dimostrato il proprio valore, solo allora possiamo dire di meritare di pi. Se veniamo sfruttati ingiustamente, dobbiamo iniziare a combattere la nostra guerra quando siamo in grado di presentarci di fronte al nemico con delle armi. Mettiamocelo in testa: si chiama gavetta e ci tocca. Non basta un titolo di studio, per quanto di prestigio, per dire di saper fare qualcosa. Professionalit: legata direttamente al punto precedente,

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lunico atteggiamento per dimostrare che quello che facciamo nel nostro DNA. Se abbiamo convinto lazienda che quel lavoro per noi importante, facciamo seguire i fatti alle parole. tutto quello che vogliono.
5.

Coerenza: lelemento che cerca ogni datore di lavoro, lunica cosa che ci permetter di raggiungere i nostri sogni. Coerenti significa avere davanti agli occhi chiaramente - i nostri obiettivi; significa essere costanti, con lo stesso impegno dal primo giorno allultimo, dal primo minuto della giornata alluscita; ma soprattutto significa essere affidabili, lunica arma per diventare importanti e affermarsi nel mondo del lavoro.

Perch, da adesso sul tavolo da gioco non c solo unesperienza, ma tutta la nostra vita. E ogni carta va giocata con attenzione, visto che potrebbe essere quella buona per far saltare il banco e farci vincere tutto, o lasciarci a casa in mutande e sul divano.

4.2 E I Recruiter? Come Impressionare Live

Ok, siamo al colloquio e abbiamo detto di essere sempre e comunque preparati e ben disposti. Ma questo mica significa che dobbiamo essere degli ingenui, ecco. Perch non detto che il recruiter abbia lo stesso atteggiamento propositivo e friendly che abbiamo noi. Spesso, i recruiter sono diffidenti, sembrano ostili, vogliono metterci sotto pressione per vedere come reagiamo di fronte alle difficolt; per questo se ne escono con le questioni pi assurde: Che reazione avresti se un cliente ti dicesse che devi rifare il testo del progetto, il power point e il pavimento del soggiorno di casa di tua nonna?. Non bisogna mai cadere nel panico e nemmeno cedere allimprovvisazione. Insomma, mai lasciare ai recruiter la guida esclusiva dellintervista. Mica sono navigatori, loro. Il colloquio un momento conoscitivo per entrambi, quindi entrambi devono avere la possibilit di studiarsi vicendevolmente. Esattamente come lauto della scuola guida: doppi comandi per un controllo assoluto sulla situazione. Non dobbiamo certo dirvi come vestirvi, no? Ecco, leleganza non dobbligo: come abbiamo detto prima, studiare unazienda significa analizzare le cose che la caratterizzano. Stile compreso. Se andiamo a fare il colloquio in banca, giacca e cravatta. Se invece andiamo in una start up, sar meglio un vestito pi informale

Arriviamo allora una decina di minuti prima del colloquio (attenzione a non anticipare troppo, la gente ha da fare in azienda e voi sareste l parcheggiati in corridoio a mo di zimbello! Della serie: Ah, cominciamo bene!). Aspettiamo, ci chiamano. Entriamo sorridendo, stringiamo la mano con decisione e ci sediamo. Pronti, partenza via! Iniziano le domande: dimmi chi sei, qual il tuo percorso e come mai vuoi lavorare qui. Niente che non sappiamo, ma a volte qui che si possono nascondere delle insidie. Il metodo per non cadere nelle trappole di un recruiter capire dove vuole andare a parare. Non ci faranno mai domande per curiosit, ma seguiranno un percorso preciso per leggerci nel profondo. Insomma, non domande dirette, ma tutto verr ricondotto ad aree di interesse specifiche. Ma come dare la risposta giusta? Ovvio: sapendo gi qual lambito nel quale vogliono che ci muoviamo. Come la pi classica delle situazioni che ogni ragazzo conosce bene, quando la sua fidanzata gli chiede Come mi sta questo vestito?. La risposta una sola. Se il vestito le piace, vuole che le si dica che le sta bene. Ed inutile far finta di niente: quel vestito le piace. Altrimenti non lo avrebbe mai neppure provato. Tuttavia, bisogna saper dare sempre una risposta personale. Le risposte omologate sono come le briciole del pane sulla tovaglia: possono essere tante, ma non faranno mai un panino. Ecco qui sotto un piccolo schemino sulle aree di interesse dei recruiter per orientarsi al meglio. Domande legate allarea professionale: vogliono capire quale atteggiamento avremo sul posto di lavoro, a cosa ci serve lesperienza che ci propongono, in quale punto dellazienda vogliamo inserirci e a quale ruolo aspiriamo. 2. Domande legate alle nostre competenze specifiche: sono i tecnicismi puri. Vogliono sapere se saremo in grado di soddisfare le loro esigenze o meno; insomma, siamo capaci di fare quello che serve? E quanto tempo potremmo metterci a imparare cose nuove?
1.

Domande sullambito personale - lavorativo: che tipo di persona siamo e che tipo di persona potremmo essere nella loro azienda? Qui essere sinceri fondamentale: bisogna dimostrare personalit e carattere, svelare le proprie lacune ma anche dimostrare di sapere come colmarle. forse il momento pi insidioso, perch qui che si rivela se siamo la persona giusta al momento giusto. La verit che deve emergere una sola: non abbiamo paura delle sfide. 4. Domande sullambito personale - personale: sono le domande su hobby e passioni. E qui non c una risposta giusta o una sbagliata, ma semplicemente vogliono sapere cosa facciamo davvero nel tempo libero. Dire amo i viaggi o amo la cucina non significa niente. Ogni cosa non esiste se non ha un dettaglio che la descriva e la renda visibile. 5. Domande di ambito cognitivo: sono quelle sul quante palline ci stanno in una stanza?, quanti fagioli pu mangiare una lumaca?. Sembrano delle idiozie e non ci sono risposte giuste. Mettiamoci lanima in pace. Lo scopo quello di scoprire come affrontiamo una questione e quale ragionamento seguiamo per arrivare al risultato. Insomma, per essere chiari: anche se sbagliamo, potremmo essere premiati ugualmente. Come in educazione fisica: per essenziale metterci tutto limpegno di cui siamo capaci.
3.

Altre cose da tenere a mente non ce ne sono, se non la consapevolezza che un recruiter vuole scrutarci sotto pelle per cercare di leggere quello che non diciamo, il perch ci comportiamo in un certo modo e il come potremmo porci in certe situazioni. Ecco perch dobbiamo essere nudi ai loro occhi (solo metaforicamente, eh!): solo dimostrando di non avere nulla da temere, possiamo giocarcela ad armi pari.

4.3 Larma In Pi Che Ci Serve Per Ottenere Il Lavoro

Avete presente quei colloqui dei film, in cui sembra che tutto sia andato storto e poi invece, prima di uscire, il protagonista fa un discorso cos sensato, cos intelligente che lo assumono lo stesso? A chi non piacerebbe dire la battuta perfetta, in quelle circostanze? La verit per che la battuta perfetta non esiste. Pur tuttavia, vogliamo darvi quellarma in pi che - in caso di indecisione - potrebbe far pendere la scelta dalla vostra parte. Larma in pi per ottenere un posto di lavoro costituita da tre valori aggiunti:
1.

Io so gestire il mio tempo e te lo dimostro. Nellimmediato, significa saper rispettare le scadenze; sul lungo periodo, vuol dire che sappiamo ottimizzare il tempo che abbiamo a disposizione. Come lo dimostro a un colloquio? Presentarsi in orario il minimo. Lanticipo raccomandabile, non se eccessivo (vedi sopra). Insomma, dobbiamo dimostrare che non abbiamo tempo da perdere e, soprattutto, che pensiamo che il loro tempo sia pi importante del nostro. Ogni attivit richiede il tempo necessa-

rio. 2. Limportanza di essere buoni colleghi. Se ci chiedono del rapporto con gli altri, fondamentalmente vogliono sapere che tipo di relazioni riusciamo a instaurare sul posto di lavoro. Nessuno vuole delle persone insopportabili tra i piedi. Come faccio a dimostrare di essere una persona cos? Non si parla mai male di qualcuno n si raccontano pessime esperienze. Bisogna saper essere una risorsa, non un elemento di disturbo, perch - per quello che ne sanno - linsopportabile potresti essere tu. Inoltre, in unottica lavorativa, non esistono pessime esperienze tout court: esistono lezioni da cui abbiamo imparato molte cose. 3. La gestione della curiosit. Dimostrare di essere curiosi significa essere sempre pronti a nuove sfide, a lanciarsi in nuovi progetti ed essere aperti a cogliere nuove opportunit. Come un recruiter traduce tutto questo? Nuovi progetti, nuovi clienti e nuovi mercati. Inoltre, essere curiosi dice anche che non vogliamo essere impreparati di fronte a varie ed eventuali. E allora facciamo noi le domande: sappiamo cosa avete fatto, ma adesso che cosa farete? Su che progetti state lavorando? E soprattutto: che aspettative avete, nel tempo, da una figura come quella che cercate? Ok, se seguiremo questi tre principi, avremo unarma in pi Ma di quello che avremo in meno (se lo avremo), non ne parliamo? Tranquilli, noi non ci nascondiamo dietro un dito: i soldi. Avere un compenso un diritto di tutti, ma ai colloqui non se ne parla quasi mai. E se osiamo chiedere, ci guardano storto. Diciamoci la verit: se ci mettiamo a battere i pugni e a pretendere dei soldi, siamo automaticamente fuori. E sinceramente, dopo tutti questi sforzi, secondo noi non il caso di mandare tutto in malora. Non diciamo di accettare tutto, semplicemente rimandiamo la discussione al momento in cui si concretizzer lofferta. E, se non rientra nei nostri piani, decliniamola anche. Sappiamo bene quanto i soldi, alla nostra et e dopo tutta la fatica che abbiamo fatto per arrivare fin qui siano importanti, ma chiediamoci anche una cosa: un rimborso spese, per quanto piccolo, vale la rinuncia al nostro sogno?

4.4 Mi Spiezzo Ma Non Mi Impiego Gestire le Ansie e le Aspettative

Spesso, sul blog esuberati.blogspot.it, ci siamo ritrovati a discutere della questione soldi lavoro - sogni. Sono stati in molti quelli che ci hanno detto che va bene sognare, ma poi bisogna fare i conti con la realt e con i conti da pagare. Nostre mamme comprese. Ma quello che noi non vogliamo accettare che, visto che il mondo va cos, dobbiamo limitare i nostri desideri e le nostre aspettative sul futuro. Non giusto. Non siamo scollati dalla realt, sia chiaro. Solo, vogliamo cercare una nuova chiave per leggerla. Va bene, lo sappiamo: spesso, nonostante i tentativi, nonostante non ci siamo mai arresi, nonostante tutto, abbiamo preso solo porte in faccia. E, ormai, tutti abbiamo bisogno di lavorare. Ecco, quello che per ci sentiamo di dire : mai appendere il CV al chiodo! Ogni nuovo lavoro ci deve portare ad aggiungere un tassellino allidea di carriera che ci siamo fatti. Affinch sia comunque unesperienza rivendibile in un futuro colloquio. Stiamo parlando di tenacia, di determinazione, di riuscire a vedere oltre un momento di difficolt. Stiamo dicendo di affrontare una situazione di crisi cercando di trasformare i punti di debolezza in punti di forza.

Abbiamo deciso di intraprendere una strada: dobbiamo continuare a batterla cercando una relazione (per quanto in basso poi possa cominciare) con i posti di lavoro e le aziende che ci permettono di farlo, per arricchire il nostro portafoglio di skills. Perch per quanto possa essere difficile scalare una montagna, dobbiamo sapere sempre che la vetta l che ci aspetta. E anche se ci ritroveremo a fare dei lavori apparentemente inutili, talvolta frustranti, dobbiamo avere ben chiaro il perch li stiamo facendo. Persino lavorare in un magazzino umido e buio pu avere senso, se pu insegnarci a gestire le nostre risorse, a gestire grossi flussi di merce. Se lo facciamo solo per soldi tempo perso. Ma se la nostra ambizione lavorare in una ditta di import export, allora siamo sulla strada giusta. Dobbiamo metterci in testa che restare in un posto di lavoro umiliante solo per lo stipendio il nostro modo di restringere ancora di pi il nostro orizzonte. Quando ci accorgiamo che il nostro futuro sta diventando sempre pi piccolo come una luce (fioca) in fondo a un tunnel, significa che dobbiamo cambiare. Perch significa che lossigeno che la teneva in vita si esaurita. O che non le abbiamo dedicato abbastanza cura Stanno facendo di tutto per convincerci che un contratto a tempo indeterminato lunico modo per essere realizzati. Indipendentemente dal lavoro. Che significa: in barba a noi e ai nostri sogni. Ormai, anche quello non significa pi niente: se lazienda chiude, chiudi anche tu. Lunica strada per essere felici continuare a inseguire un sogno e fare il proprio lavoro con passione. E inseguire i propri sogni significa continuare a cercare. Non dobbiamo avere paura di vivere, ma impariamo a gestire le nostre ansie e le nostre aspettative. Non significa che stiamo perdendo tempo: stiamo crescendo. Dobbiamo volere una cosa sola, ma gigante: che ci venga data la possibilit di costruire un percorso nel mondo del lavoro in prima

persona. E poi, eccolo, il nostro desiderio: vogliamo la certezza che il lavoro dei nostri sogni sia un tassello fondamentale per la nostra felicit. Non diciamo che sar facile o che, prima o poi, verr qualcuno con la pappa pronta. Sar un percorso complicato, ci saranno anche momenti molto difficili e lavori che, apparentemente, non ci serviranno a niente. Ma non possiamo pensare di essere felici escludendo i nostri sogni e le nostre ambizioni dalla nostra realt. Ebbene s, diciamolo pure. Vogliamo una cosa sola: vogliamo il mondo.

Il colloquio un momento fondaA proprio agio ma non mentale ma di difficile interpretaziose no pensano che non ne. Bisogna essere brillanti ma non tropfrega niente po; intelligenti ma non pi del recruiter; spigliati ma non tanto da apparire sciatti; a proprio agio ma non troppo, se no pensano che non ce ne frega niente. Per, c un momento in cui diciamo qualcosa e, un attimo dopo che labbiamo detto, ecco che capiamo che tutto il lavoro fatto fino a l andato perduto. Ecco, ci sono delle cose da non dire mai a un colloquio di lavoro. Volete sapere quali? Eccovene un esempio:

troppo, ce ne

- Bene, ottimo profilo Ma intanto, lei cosa fa nella vita? - Me la rovino. - Nel suo CV lei ha scritto che ama cucinare e leggere. - Soprattutto cucinare. - Ah - Ma anche leggere, ovvio! E molto! - Oh, ecco cosa volevo sentirmi dire! E cosa legge? - Ricette. - Lo dico a tutti i candidati: lavorare con noi mantiene giovani! Ad esempio, lei quanti anni mi d? - Mah, non saprei che mi ricorda qualcuno e allora sono influenzato nel giudizio - Per! E chi le ricordo? - Mia nonna. - Ah, grazie lei s che mi fa sentire giovane Mi dica almeno qualcosa per recuperare, no?! - Mia nonna morta giovane.

SCHEDA quattro

Oppure, ci sono quelle situazioni da cui non riusciamo a uscire. Le qualit magari ci sono anche, ma poi la simpatia che manca. - Guardi, se c una cosa che non sopportiamo in questa azienda la gente inutile, come il Molise. - Io sono del Molise, come pu vedere dal mio CV - Appunto. - Vado? - Arrivederci.

Ma per quanto male possiamo parlare, le parole peggiori vengono solo dalla bocca dei recruiter. Perch sono quelle che possono distruggere tutta la vostra sicurezza. Il peggio del peggio? - Guardi, se lo faccia dire: un CV come il suo non lho mai visto. impressionante. - Mi fa piacere! - Eh, ma non dovrebbe Ci dimentichi, grazie. Il prossimo!

Un CV come il suo non lho mai visto. impressionante.

CAPITOLO CINQUE
LIMPORTANZA DELLINSERIMENTO:

ANCHE UN CAMMELLO PU PASSARE DALLA CRUNA DI UN AGO, SE PRIMA HA PRESO LEZIONI DA UN ARTISTA CIRCENSE

5.1 Il Neoprecariato

La verit dura da accettare, ma non ha senso dare ancora la colpa al bambino che ci prendeva in giro alle elementari perch avevamo la testa grossa: la crisi c e non riguarda solo la situazione economica, influenza anche il nostro modo di pensare. E lo peggiora. E logora anche la nostra capacit a cercare soluzioni. Ma la crisi non pu essere un alibi a tutto. Siamo come i vecchi nellambulatorio del medico: facciamo a gara a chi sta peggio. Ma allora, se tanto siamo messi male, perch non rivedere qualcosa nel nostro portafoglio mentale e utilizzare linstabilit in cui siamo precipitati come trampolino da cui ripartire? Come? Con dei piccoli comandamenti cui ci dobbiamo attenere, per rialzarci. 1. Il lavoro non capita, il lavoro si sceglie. Le cose non miglioreranno con il tempo, se non siamo noi a cominciare a migliorarle. 2. Il precariato non una condizione, una definizione. E una definizione si pu rifiutare. Non pi precari, ma Neoprecari: in grado di scegliere di andare, non passivi ad accettare le leggi degli altri. 3. Siamo persone con personalit, non CV con profili. Le vie istituzionali per proporsi alle aziende sono attuali come quelli che credono che, per navigare, siano necessari una barca e della crema solare. 4. Ora, per proporsi c la formula caff: andiamo alla ricerca del recruiter disposto ad assaggiare il caff che facciamo noi. Non offriamo la nostra bevanda a chi non lo beve o a chi non lo

vuole. Gi abbiamo poco tempo a disposizione, pochi soldi e poche energie: non sprechiamoli, per favore; facciamo di tutto per portargli il miglior caff che abbia bevuto in tutta la sua vita, un caff in grado di dare, alla sua giornata, una sferzata tale che ci ricorder per tutta la vita. 5. Non dobbiamo sembrare persone importanti grazie al nostro stipendio, ma dobbiamo esserlo. Come? Facendo qualcosa che la sera ci renda felici di parlarne con i nostri genitori, con i nostri amici, con i nostri fidanzati. Cosa ce ne facciamo di qualche soldo in pi quando poi abbiamo lansia del lavoro, del capo, delle consegne? 6. Cambiamenti non vi temo! E per quale motivo, poi, dovremmo? Abbiamo imparato cos bene a ricominciare che possiamo farlo quando ci pare.) Sembrano assurdit? Lo dicevano anche delle teorie di Darwin. La verit che ci siamo evoluti. E - da Neoprecari - non abbiamo paura pi di niente e di nessuno.

5.2 La Centralit Professionale

Non possiamo pretendere che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose. La crisi la pi grande benedizione per le persone e le nazioni, perch porta progressi. () nella crisi che sorgono linventiva, le scoperte e le grandi strategie. S, lo sappiamo, vi starete chiedendo Ma cosa citano Einstein questi qui? Ve lo diciamo subito: anche noi stiamo vivendo una crisi; proviamo a fare una rivoluzione. Ci spieghiamo meglio. Rispetto ai nostri genitori, tutto cambiato: il lavoro, il modo in cui veniva prodotto e anche le relazioni umane che nascevano sul posto di lavoro. Ora la realt diversa: nato il lavoro da remoto, cominciata la delocalizzazione, sono nati anche degli impieghi nuovi grazie allo sviluppo tecnologico, come lo sviluppatore android o il social media manager. E allora? Sono cose che sono successe: noi che cosa ci possiamo fare? Niente, se volete rimanere esattamente dove siete: a casa. Nessuno ci salver se non siamo noi a costruire una nuova forma di lavoro, un nuovo modello il cui centro parta da noi. Un concetto per rivoluzionare il mondo del lavoro e di cui ci dobbiamo appropriare la Centralit professionale. Bisogna cambiare ottica e pensare che tutto il nostro mondo, compreso quello del lavoro, sia un percorso che noi stabiliamo e che noi ci apprestiamo a intraprendere.

Basta considerarci precari: pensiamoci mobili. La metafora che preferiamo? Non stiamo cercando un posto dove fermarci, vogliamo un posto nostro. E andremo a piedi per il mondo pur di trovarlo. Il nostro percorso gi iniziato e linserimento non che il primo passo per iniziare a guardare meglio, a guardare pi a fondo. Mai dire per adesso mi sto guardando intorno, perch significa che non sappiamo ancora dove guardare. Siamo stati noi che abbiamo selezionato le aziende e linserimento solo il primo step di un continuo processo formativo che vede nellesperienza le sue migliori lezioni. Perch, crisi o non crisi, ogni primo giorno di lavoro deve diventare loccasione per aprire un nuovo capitolo della storia della nostra vita, con la consapevolezza che, dopo qualche pagina, potrebbe esserci un colpo di scena in grado di stravolgere quasi tutto. Anche se questo pu voler dire mollare tutto e prepararsi a fare un salto nel vuoto.

5.3 Legoismo Professionale

Spesso, mentre si cerca il primo lavoro, capita di abbassare la guardia e demoralizzarsi, cos da finire con laccettare lavori che non ci piacciono. Non sbagliato, ma limportante avere la consapevolezza che stiamo facendo lavori strumentali al lavoro che sogniamo. Mai accettare che quel lavoro diventi il lavoro della nostra vita. Dire per adesso va bene cos, poi pi avanti cercher qualcosaltro lequivalente dello smetto quando voglio dei fumatori: sappiamo entrambi che non succeder. Obiezione scontata: Ma se non trovo lavoro, allora che faccio? Resto a casa a non fare niente? Ma cos esco fuori dal mondo del lavoro e non ci rientrer pi! Lo abbiamo gi detto, non esiste pi un mondo del lavoro generico; ognuno di noi se ne sta costruendo uno suo, personale. Al massimo, dovremmo parlare di realt del lavoro, dove lei che dipende da noi, non il contrario. Hanno provato a piegarci in ogni modo, ma siamo noi che dobbiamo dettare le regole e metterci sempre alla ricerca di qualcosa che ci faccia entrare nel binario che cerchiamo, passando dalle stazioni di cui abbiamo bisogno: non importa quanto lungo possa essere questo viaggio. Eh, ma io mica voglio restare sul groppone dei miei!, potreste dire: verissimo, nobile. Pur tuttavia, non bisogna mai sedersi, mai distrarsi: una lezione di vita pu anche essere quella di essere in costante ricerca di una via duscita!

Per una generazione come la nostra, che viene forzata a piegarsi alle esigenze di tutti eccetto che le sue, la parola dordine deve essere: Egoismo Professionale. Cos? Semplice: significa attaccarci al nostro lavoro dei sogni come un naufrago in mezzo alla tempesta. Mai mollare la presa, perch in ballo c la nostra vita. E allora, ecco tre elementi chiave da tenere sempre affissi sopra al letto nella nostra camera: 1. Cercatori doro: ogni giorno prezioso per costruire qualcosa di nostro, con il presupposto che ogni ora, ogni minuto (anche quelli di pausa) servano per costruire qualcosa che veramente ci appartenga; 2. Coltivatori di ambizioni: ogni giorno va vissuto come la ricerca di un appiglio per arrivare pi in alto, per conoscere cose nuove e strade che ci facciano crescere; 3. Desiderosi di novit: rifiutiamo lappellativo di precari e ritagliamoci addosso, come fanno i sarti, labito di persone in movimento, intente ad aggiungere ogni giorno un chilometro, un metro, fosse anche solo un centimetro in pi a quel percorso che abbiamo deciso di disegnare. Possono anche sembrare concetti astratti, lo sappiamo. Ma diteci se non sono cose che avete vissuto almeno una volta. Pensate a quelle settimane che sono passate senza che neanche ve ne siate accorti, perch in fondo non successo niente. Pensate a quei giorni che si sono succeduti sul calendario senza aver imparato niente. E, soprattutto, pensate a quei minuti lunghi come ore, durante i quali la cosa pi bella poteva essere landare a dormire e non pensarci pi. Se il lavoro la mia vita, devo essere solo io a decidere come voglio che sia! E scommetto che nessuno pu dire: S, io voglio una vita noiosa! Vero?

5.4 I Contratti - Perch Carta Conta

Finalmente mi hanno preso! Ho un lavoro!: questo il primo pensiero che ci viene in mente quando ci chiamano per dirci che s, quelli selezionati siamo noi. E via: telefonate alla nonna, abbracci e lacrime. Giusto, facciamo bene a festeggiare, ma non pensiamo che ora sia fatta. Stappiamo lo spumante perch abbiamo tagliato un traguardo importante, ma non crediamo che sia finita qui. Qui inizia la vera salita, perch dovremo dimostrare per davvero che siamo persone mature, che ci meritiamo la fiducia che hanno riposto in noi e che, dora in avanti, alle parole seguiranno i fatti e le nostre parole dordine saranno professionalit, preparazione e qualit. Ma questo momento anche la prova del 9 per noi, che avremo loccasione di capire se il posto che abbiamo scelto corrisponde alle nostre aspettative, ai nostri progetti e, soprattutto, soddisfa i nostri sogni. Insomma, quello per cui ci siamo dati tanto da fare davvero il mondo cui vogliamo appartenere? E questa la teoria: ma la pratica? Quali sono i contratti? Cosa comportano?

5.4.1/LO STAGE
Non staremo qui a spiegare le differenze tra stage curriculari ed extracurriculari: le informazioni burocratiche sono dappertutto. Quello che non ci dicono che lo stage il tapis roulant per entrare nel mondo del lavoro. Sembra che camminiamo e camminiamo, ma non andiamo mai da nessuna parte. Sbagliato: questo il momento in cui stiamo salendo le scale che ci porteranno a essere protagonisti nella scelta del nostro lavoro. Insomma, il concetto semplicissimo: sali, suda, guarda e impara. Perch hai ancora una grande possibilit: cambiare idea. La porta per scappare sempre aperta. Lobiettivo tradurre ci che abbiamo letto nei libri e provare a metterlo in pratica. Siamo l per imparare. Via, dritti al punto: quali sono i pro e i contro di uno stage?

PRO
unesperienza formativa: facciamo domande come sciocchi, buttiamoci senza ritegno in ogni cosa, cerchiamo di superare ogni forma di timidezza o imbarazzo e cerchiamo di vivere le situazioni pi a fondo possibile. Non preoccupiamoci di sbagliare, anche questo un gradino per salire le scale. Non siamo da soli a salire le scale: possiamo appoggiarci a un corri(u)mano (un tutor): un dipendente assegnato a noi a cui aggrapparci e a cui fare riferimento sempre, pronto a svelarci i trucchi del mestiere. Insomma, il nostro bugiardino del lavoro. Se fino a qualche mese fa, potevamo anche farlo gratis, ora non pi; siamo tutelati da un accordo tra tutte le Regioni e quindi non ci possono dare meno di 300/400 euro al mese. Direte: Ma come? Io lavoro come il mio tutor 8 ore al giorno e mi danno solo 300/400 euro?. Ma il nostro stage non un lavoro. E le responsabilit, dove le mettiamo? Altra cosa da imparare

contro
Ci chiederanno di fare anche attivit che sono lontane anni luce dal lavoro dei nostri desideri, come ad esempio fare le fotocopie. Saremo noi, a questo punto, a dover alzare lingegno e cercare come mettere a frutto anche questo aspetto. Per dire, pensiamo a quante persone si possono incontrare attorno a una fotocopiatrice o quante cose si possono imparare dal foglio che il nostro capo ci ha dato da fotocopiare? O da una mail che il nostro tutor ci ha dettato e ci ha chiesto semplicemente di inviare? Soldi: lo abbiamo gi detto sopra: uno stage non un rapporto di lavoro, ma una collaborazione di tipo formativo. Quindi, discutiamo del rimborso spese, facciamo anche valere le nostre ragioni (se abitiamo lontano, se ci chiedono di lavorare pi di quanto stabilito) ma non diventiamo sindacalisti di noi stessi: controproducente.

Un consiglio finale, ma forse il pi importante. Lanciarsi in un ping pong tra pro e contro, non ha senso. Piuttosto, di fronte a una proposta di stage, la domanda : ma davvero un percorso che pu far crescere le nostre competenze? Possiamo realmente imparare qualcosa di nuovo? Se la risposta s, cosa diavolo state aspettando??? Se invece stiamo solo diventando dei copying machine specialist, ecco, forse il momento di darsela a gambe levate Nota extratime: lo stage allestero! Non siamo convinti dello stage in Italia? Pensiamo che ci serva un altro tipo di esperienza? Come diceva il dottor Frankenstin, Si pu fare! Chiediamo agli sportelli delle nostre universit, informiamoci direttamente presso le aziende. Lunico elemento necessario la determinazione. E se siamo arrivati fin qui, dobbiamo avercela per forza!

5.4.2/LAPPRENDISTATO
Lapprendistato un contratto di lavoro vero e proprio: chi ce lo propone, di norma, vuole puntare su di noi anche per il futuro, ossia tenerci in azienda anche dopo il periodo di formazione. un contratto usato per farci imparare a lavorare davvero in quellazienda, attraverso un periodo di formazione specifico. E anche qui possiamo contare su un tutor esperto che ci affianca nellattivit di tutti i giorni. Insomma: con lapprendistato si impara facendo. Requisito minimo: non aver compiuto 30 anni. Come al solito, noi parliamo della ciccia. In breve:

PRO
Lapprendista un dipendente che, come dice il nome, apprende: 80 ore allanno di formazione garantita, spesso direttamente sul posto di lavoro, non poco. Lapprendista un dipendente a tutti gli effetti: riceve uno stipendio. Lapprendistato prevede un percorso con dei passaggi intermedi (anche economici), come dei piccoli scatti di anzianit. Finito il periodo di apprendistato (che pu durare anche 36 mesi), se siamo stati bravi e salvo improvvise difficolt che costringono lazienda a cambiare le carte in tavola, lapprendistato dovrebbe trasformarsi in un contratto a tempo indeterminato. Ma ancora una volta, la scelta spetta a noi: nessuno ci costringe a restare, se non ci siamo trovati bene.

contro

La legge lo definisce come contratto a tempo indeterminato, ma c un per: alla fine del periodo di formazione (vedi sopra), non scontata la conferma.

Considerazioni finali: dopo il contratto a tempo indeterminato puro, uno dei modi pi sicuri e di qualit per entrare in azienda, perch lazienda stessa che investe su di noi, ci forma secondo i suoi bisogni e ci accompagna nellinserimento. Senza contare che ci pagano secondo quanto previsto dai contratti di lavoro. Insomma, se decidiamo di accettare questa scommessa, abbiamo buone possibilit di vincere. Come se, alla roulette, puntassimo sul rosso e sul nero: le possibilit che esca lo 0 sono bassissime.

5.4.3/CONTRATTO A TEMPO DETERMINATO


Se vogliamo avere unimmagine veritiera del contratto a tempo determinato, pensiamo a un kebab completo ma troppo poco abbondante: allinizio ti senti pi che soddisfatto, ma poi, quando finisce, c un qualcosa che ti rimane in bocca e non sai cos. Te lo diciamo noi: fame. Questa la forma contrattuale che spesso si crede sia la migliore, visto proprio che un contratto a tempo indeterminato difficilmente ce lo proporranno. Noi, come al solito, vediamo i pro e i contro.

PRO
Come lapprendistato, ha quasi tutte le garanzie sul lavoro di un contratto vero: malattie, maternit ecc. ecc. Siamo dei dipendenti a pieno titolo e dobbiamo entrare subito in un team che lavora a pieno regime. Permette di acquisire conoscenze altamente qualificate e spendibili nel brevissimo tempo. Come dice il nome non per sempre, ma rinnovabile.

contro

Pu essere rinnovato, ma dopo due rinnovi ci tocca fermarci ai box per un certo periodo di tempo. Quanto lungo? Dipende dal contratto, ma varia dai 10 ai 20 giorni.

Nel ranking delle soluzioni migliori per entrare in azienda, il contratto a tempo determinato si piazza subito dietro lapprendistato. Ci offre un buon livello di tutele, anche economiche, ma prima o poi finir e, se noi non saremo rimasti in movimento allinseguimento del nostro lavoro ideale, ci ritroveremo di nuovo allo stesso punto da cui siamo partiti prima di fare questesperienza. Quindi, contratto a tempo determinato s, ma a patto che non sia lui a determinare il nostro futuro.

5.4.4/FREELANCE
Freelance significa lavoratore libero, indipendente. Ma in inglese lance significa anche arpione: ci aggrappiamo a tutto e siamo in grado di portare a casa il risultato come pirati che attaccano una nave. E come pirati, non una cosa che dura poche ore al giorno: non si lavora da freelance, si vive freelance. Ma proprio per questo, la forma pi rischiosa, perch non c niente di scritto. (Motivo per il quale, saremo un filo pi lunghi) Il lavoro del freelance si basa sulle tre C, che sono anche le caratteristiche tipiche degli imprenditori: Coraggio: significa individuare il proprio obiettivo e disegnare il percorso per raggiungerlo. Quindi, saltare nel vuoto e fare di tutto per vincere. Ma soprattutto significa avere il coraggio di provare a superare i propri limiti, senza la certezza che qualcun altro vi metta sotto una rete.

Competitivit: significa cercare, mettersi in discussione e migliorare giorno per giorno le proprie capacit. Significa accettare che il lavoro sia met fatica, met curiosit e, soprattutto, almeno unaltra met di formazione costante. Dite che bastano due met per fare un intero? Ok, leggete con pi attenzione: provare a superare i propri limiti. Fortuna: che non significa lotteria, ma significa costruire il proprio destino. Cerchiamo nuove relazioni, cerchiamo di costruire una rete di collegamenti. Creiamo un network affidabile e, soprattutto, a cui dare, non dal quale solo prendere.

PRO
Niente pi orari fissi, niente pi giornate passate a fare un lavoro anche se non ne abbiamo voglia, niente pi giornate interminabili senza capire il senso del lavoro che stiamo facendo. Siamo capi di noi stessi ed a noi stessi che rispondiamo. Se qualcosa va particolarmente bene, la vittoria tutta nostra. Ne consegue che se qualcosa invece va particolarmente male, tutta nostra la responsabilit. Possiamo scegliere i progetti e i clienti che pi ci interessano e ci piacciono.

contro
Non abbiamo un mercato o clienti gi definiti; siamo noi a doverceli trovare. Nessuno, a parte noi e forse i nostri genitori, parenti e amici, sanno cosa facciamo o cosa vogliamo fare; dobbiamo andare a caccia di un veliero spagnolo in mare aperto. E se c gente pi preparata di noi? Non si pu essere il massimo di tutte le categorie. Ognuno ha un ambito in cui il top. Cerchiamo il nostro e applichiamoci come non mai. E soprattutto studiamo, approfondiamo. Prendiamola come se stessimo facendo un salto in lungo: prima di staccare i piedi da terra, c da correre. E tanto. E se non ci pagano? Allinizio sar dura, ci saranno dei lavori pagati poco. Con la crisi di adesso, magari con il rischio di non

essere neanche pagati. E saremo noi a dover bussare al cliente per farceli dare. Dogmi del freelance: imparare a rinunciare. Il mondo dei freelance, spesso, sembra la vaschetta dei piranha. Ci si scanna per un pezzo di pane. Impariamo a dire di no. Non abbiamo capi cui rispondere, se non noi stessi e la nostra dignit. Accettare un lavoro che non un lavoro ma una tassa, non ha senso. Certo, un lavoro duro e faticoso. E soprattutto che non ci lascia mai. Neanche di notte e, a volte, ci tiene anche svegli. Ma quando facciamo qualcosa di nostro e siamo contenti del risultato, tutto questo vale. E molto. Non sappiamo se sia orgoglio, o solo testardaggine: fatto sta che la libert di lavorare per se stessi non ha prezzo.

5.5 Ancora su Stage e Apprendistato: Il Nostro Tutor, alias Company Surviving


Stare in azienda i primi giorni di lavoro pi difficile che sopravvivere a un Natale in famiglia, quando arrivano le 6 del pomeriggio, abbiamo gi mangiato tutti i dolci, giocato a tutti i giochi e esaurito i ricordi dinfanzia (anche quelli dei nonni). Insomma, un momento di gioia che si trasforma in un trauma. Con laggiunta che, almeno, i nostri parenti sono persone che conosciamo. I nostri nuovi colleghi sono anche dei perfetti sconosciuti. Lunico modo che abbiamo per resistere trovare degli alleati, ma anche qui ci vuole tempo. Ma, intanto, che fare? Dobbiamo affidarci al tutor, colui che ci insegner come muoverci sul campo. Praticamente, il nostro allenatore. Bisogna avere la consapevolezza che il nostro destino si gioca anche nel rapporto con questa figura. Ma come distinguere un buon tutor da un non - tutor? Da quelle che noi chiamiamo Le sette stelle di Ho -Tutor: quei tratti imprescindibili che chi riveste questo ruolo deve avere. Lui c. Un buon tutor deve esserci. Fisicamente. Al telefono. Via mail. Dobbiamo essere in grado di comunicare con lui e confrontarci sui problemi e sulle questioni che via via sorgono. Ed fondamentale, altrimenti uno scaricabarile. 2. Il professore. Ogni lavoro ha dei valori e dei linguaggi specifici. Non solo da un punto di vista etico, ma anche da un punto di vista lavorati1.

1.

2.

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4.

5.

vo, e lui ce li deve insegnare. Tradotto: non basta che ci insegni i trucchi per fare un lavoro pi velocemente, ma deve aiutarci a esprimere le nostre caratteristiche, come lavoratori e come persone. Tra 200 metri girare a destra. Deve farci da navigatore e farci conoscere la vita aziendale, cominciando con lillustrarci la struttura dellorganigramma aziendale. Linfiltrato. Imparare un lavoro non significa solo apprendere come fare certe cose, ma significa anche rubare dalle esperienze degli altri e crescere grazie al confronto con chi, quel lavoro, lo fa da pi tempo. Deve introdurci nella sua rete di relazioni e conoscenze. Senza contare che conoscere nuove persone (e la loro posizione in azienda) potrebbe anche aiutarci a muoverci per arrivare al nostro posto ideale Il saggio. Sbaglia e sarai premiato: un errore commesso oggi un errore che non commetteremo mai pi e un buon tutor non deve solo farci vedere come fare qualcosa, ma deve correggere gli errori. Non una mamma che ci tiene per mano, ma un fratello maggiore che ci aiuta a rialzarci quando cadiamo. Deve essere qualcuno su cui contiamo. Lelastico del bunjee jumping. Avere paura di buttarsi non ha senso se siamo sicuri di non farci male. E un buon tutor deve fare questo: darci la fiducia e la sicurezza che, qualsiasi cosa succeder, ci sar lui a non farci sentire degli idioti. Il traduttore. Non questione di lingue, ma questione di sensibilit. Un buon tutor deve essere in grado di capire il nostro stato danimo e deve ovviare al senso di disagio e di isolamento che prende tutti quelli che vengono buttati in un ambiente nuovo.

Certo, ci rendiamo conto che sono tante cose e che, a considerarle tutte, ogni tutor dovrebbe essere almeno un superuomo. Il punto che se siamo stagisti o apprendisti sono cose che ci spettano. Ovvio, poi ricordiamoci che abbiamo a che fare con persone, non con macchine distributrici di nozioni a richiesta. Se qualcosa non ci torna, o non ci piace, parliamone. Spesso, certi aspetti vengono trascurati semplicemente perch si danno per scontati.

Chiediamo al nostro tutor un momento, magari un caff, e proviamo a parlargli delle nostre aspettative, dei nostri desideri e, eventualmente, anche di quelle che ci sembrano sue lacune (che in lavorese si chiamano cose che mi piacerebbe imparare). Magari, anche lui alla prima esperienza, no? Se non funziona, agiamo. Del resto, non vogliamo far altro che dare il nostro contributo allazienda: potremmo avere cose importanti da dire Quello di cui abbiamo bisogno una rampa di lancio che ci faccia esplodere nel mondo del lavoro, non una zavorra che - anzich farci decollare - ci insegni a volare come volano le galline.

Non c peggior capo di

SCHEDA cinque

UN

Diciamoci la verit, non siamo pi bambini. Sappiamo benissimo cosa Sappiamo benissimo cosa pu rovinarci la vita. pu rovinarci la vita. Vogliamo fare una classifica? Ma nel mondo del lavoro? Al terzo posto: il furto dellauto nuova. Nuova si fa per dire. Ma anche se ha 700.000 km, un sedile di paglia e uno tenuto insieme con il ferro dellapparecchio dentale del figlio del meccanico, comunque la nostra macchina. E se ce la rubano, restiamo sempre a piedi. Al secondo gradino del podio: il fidanzato che ci lascia perch si innamora di unaltra persona (che, in base alle statistiche, il 74% delle volte il portinaio dello stabile in cui abita vostra nonna; non chiedeteci perch). And the winner is lultimo pistacchio del sacchetto con il guscio che non si apre! (E non dite che non vero) Ma nel mondo del lavoro? Cosa ci pu costringere a fare un abbonamento al Maalox pi di un capo tremendo? Impariamo a riconoscere i peggiori

Il RAMBO:
il classico invidioso che ti fa dei test: prima ti affida dei compiti impossibili da fare e poi -quando li fai, e pure bene- si prende tutti i meriti. Magari ti inviter anche a fare sport insieme. Lui dice per ringraziarti, ma prover ad affogarti in piscina, a buttarti gi dalla parete in arrampicata, ad appenderti con la retina del canestro per simulare unimpiccagione. un invidioso, ve lho detto.

LECOLOGISTA:
ti fa allungare la strada dalla macchinetta del caff al suo ufficio di 12 km per non fare ombra neanche per un attimo alla pianta che sta nellatrio; non vuole che si usi il sapone in ufficio perch inquina lacqua e vi costringe a lavarvi le mani con laceto di mele (con conseguente nausea); pretende che veniate tutti in ufficio in bicicletta anche se abitate cos lontano che partite in inverno e arrivate in primavera E LUI STAMPA IN DUPLICE COPIA TUTTE LE MAIL CHE GLI ARRIVANO. ANCHE QUELLE DI PUBBLICITA.

Il MADMAN
viaggia su una macchina cos vecchia che ormai depoca e si comporta come negli anni 60. Fuma in ufficio, guarda il sedere delle stagiste ed convinto che lui abbia in mano il potere assoluto su tutto lo stabile. Dopo tre mesi, scoprite

che tutti lo tollerano cos bonariamente perch andato in pensione da 2 anni e la moglie implora tutti di tenerselo l per evitare di commettere un omicidio. Peccato che nessuno ve lavesse detto e avete appena finito di battere, come vi ha chiesto urlando, lelenco telefonico del 1992 con una vecchia macchina da scrivere.

Il BELLI CAPELLI:
la prima cosa che pensi ha il riporto, e allora?. Ma basta il primo colpo di vento che la pelata si trasforma in un gatto nudo aggrappato a una tenda. Tu lo noti, sorridi e la tua vita finita. Lunico modo per uscirne trovare unaltra zona del corpo che gli dia complessi e fargli un complimento, per rientrare nelle sue grazie. Noi consigliamo gli addominali: se non vedete la tartaruga, potete sempre pensare che se l mangiata.

Il MACARENA:
fa il brillante con tutti, d ordini a destra e a manca e vi invita sempre a pranzo, ma quando viene il momento di pagare, si tasta tutte le tasche, davanti e dietro, come nella famosa canzone. Convince tutto il piano ad andare a lezione di latino-americano e, quando arrivate per la prima, scoprite che lui il maestro. Pensate che sia uno scherzo, ma vi chiede 50 euro a testa.

Ecco, e dire che questi non sono neppure i peggiori E voi, non siete curiosi di scoprire come sar il vostro capo?

CAPITOLO SEI

C UN TEMPO PER TUTTO: ANCHE PER FARLA FINITA


(Spoiler Alert: non sono indicazioni per il suicidio!)

6.1 Quando Lasciare unazienda Vitale

Avete presente la tosse? Ecco: quello un sintomo che qualcosa, a livello respiratorio, non va. Non sappiamo cosa, potrebbero essere bronchi, polmoni, la gola. O semplicemente un peletto. Cos, lapparato respiratorio si messo al lavoro per espellere qualcosa. Essere 2.0 nel mondo del lavoro significa avere tutti la tosse: finch stiamo bene, tutto bene. Appena qualcosa non ci torna pi, couff! Un bel colpo di tosse e via: si ricomincia da capo. Questo per dire cosa? Che la verit che, se vogliamo un mondo in continuo cambiamento, non fossilizzarsi su un posto di lavoro fa parte del gioco. Vi mai capitato di svegliarvi una mattina e di sapere gi cosa avreste fatto durante la giornata? Vi mai capitato di tornare a casa, la sera, e chiedervi davvero cosa aveste imparato di nuovo? S? E vi siete mai chiesti come mai, mentre vi succedevano queste cose, vi venuta in mente lidea di voler cambiare lavoro? Semplice: perch dovete cambiare lavoro. Dov finito quellentusiasmo che vi faceva sentire uno di quelli che spaccano il mondo? Dov finita quella curiosit che vi appassionava ad ogni cosa? Niente, fine: semplicemente scomparse. Perch non c pi nulla che vi incuriosisca, pi alcuna novit che vi possa entusiasmare. E allora? E allora, andiamocene Pronti? Via!

Allora: per dimettersi la prima cosa da fare NON DIMETTERSI! Uno dei nostri pi grandi nemici la paura del vuoto: lidea che dopo le dimissioni non ci sia pi niente per noi. E questo pu frenarci, non farci dormire la notte e, peggio di tutto, pu farci cambiare idea! Per questo, restiamo dove siamo e riprendiamo lanalisi dei nostri desideri, facciamo una scelta delle aziende che potrebbero interessarci e decliniamo le nostre esperienze secondo le loro esigenze. Siamo 2.0: ci vuole azione, movimento, flusso continuo. E soprattutto ci vuole genialit: rispolveriamo lelemento specifico del nostro carattere che ci ha reso brillanti, magnifici, appariscenti, e regaliamolo al mondo. Appena presa la decisione, non diciamolo a nessuno e iniziamo a mandare in giro il nostro CV. Perch solo con i sogni che si combatte il nulla. Una volta centrato il nostro target, non che ce ne possiamo andare da un momento allaltro. Come per ogni cosa, ci vuole stile. Ecco quattro semplici passi per uscire in modo elegante: 1. Presa la decisione, parlarne prima di tutto con il capo. Mai dire che vogliamo andare via ai nostri colleghi, neanche ai pi fidati. Il diretto interessato ha il diritto di sapere per primo ci che lo riguarda. Avete presente la storia del cornuto? Ecco, evitiamola. 2. Dare tempo allazienda di sostituirci. Consegniamo una lettera di dimissioni in duplice copia al capo del personale: poche righe, dirette e formali. 3. Il preavviso: vero che possiamo andarcene quando vogliamo, mica una cena in famiglia. Tuttavia, il numero di giorni di preavviso dipendono da come siamo inquadrati. Se sono troppi, insomma, parliamone e arriviamo a un accordo col capo. Ma ricordiamo che rimanere almeno una settimana buona educazione. 4. Assaporiamo la libert e godiamoci la nostra conquista: se non avessimo avuto il coraggio di fare questo gesto folle, quanti giorni/ mesi/ anni avremmo buttato via? Chi sarebbe stato, allora, il vero folle? Perch cambiare lavoro non significa solo spostarsi da un posto a un altro, oppure cercare solo unaltra persona che ci possa pagare: significa scegliere, crescere, cambiare.

6.2 Non Si Butta Mai a Mare unazienda

Le aziende sono come le storie damore: ce ne vogliono un po, prima di trovare lanima gemella. Tuttavia, non avremmo mai trovato la nostra anima gemella se non avessimo vissuto quelle esperienze precedenti che hanno costruito il nostro carattere, no? Insomma, non ci si dimette mai del tutto da unazienda, proprio come non si pu dimenticare il passato. Per questo, quando uno va via da un posto di lavoro deve ricordarsi tre concetti chiave:
1.

Il passato passato. Bella o brutta che sia stata la nostra esperienza in unazienda, non bisogna mai parlarne male. La nostra formazione verr sempre da l e chi ci ascolta lo sa. Mettiamo tutto sul tavolo e prendiamo ci che ci serve, scartando il resto. Perch portarci dietro una zavorra inutile? Il passato anche presente. Magari sono stati i giorni peggiori della nostra vita, ma quando dobbiamo andare via facciamo buon viso a cattivo gioco. Mai vomitare i nostri cattivi pensieri sulle scrivanie degli altri per vendetta. Sia perch, in generale, non carino vomitare in giro, ma anche perch non detto che le nostre strade si separino per sempre: pu sempre capitare di ritrovarsi a collaborare con i nostri vecchi colleghi o che, per un qualche motivo, il nostro nuovo boss voglia parlare con il nostro ex capo. Il passaparola il boomerang pi pesante che possiamo ricevere sui denti: per evitare anche un solo colpo di vento, meglio non lanciarlo affatto.

2.

3.

Il passato soprattutto futuro. Ogni lavoro ci ha insegnato qualcosa, ci ha lasciato qualcosa. Ed anche grazie a questo che possiamo andare avanti. Soprattutto durante un colloquio, saremo giudicati dal nostro vecchio lavoro: se siamo noi stessi a dire che negli ultimi tempi non abbiamo fatto niente, imparato niente e che niente ci ha interessato, come crediamo che ci possa giudicare chi ci ascolta? Il rischio che pensino che il problema siamo noi, pi che il lavoro che abbiamo lasciato. E nel dubbio, penseranno che sia meglio passare avanti.

Ogni esperienza racchiude in s quello che siamo diventati e noi dobbiamo essere in grado di filtrarla, analizzarla ed eliminarne tutte le impurit. Solo a quel punto possiamo vedere davvero cosa ci ha insegnato, a cosa servita. E per capire, oltretutto, cos ci di cui abbiamo davvero voglia.

6.3 Operazione Limoncello

Lultimo giorno di lavoro delicato quasi quanto il primo giorno. Per questo dobbiamo comportarci bene: primo, perch se stiamo andando in un posto migliore, non bello dire agli altri che siamo migliori di loro; se invece stiamo andando via perch ci hanno rovinato la vita, non ha senso vendicarsi offendendo le persone che ci stanno attorno. Quindi, ecco quella che noi chiamiamo Operazione limoncello: come lasciare il lavoro e, insieme, un buon ricordo. Il limoncello rappresenta le buone relazioni. una cortesia, dal gusto dolce. Attenta e delicata. Lasciare un posto di lavoro prevede gli stessi elementi. Ed un qualcosa che resta nella pancia pi che nella memoria dei vecchi colleghi. Ecco le istruzioni per eseguire il piano: Mai esporsi, mai dare giudizi sul lavoro delle persone che restano in quellufficio. vero che ormai non abbiamo pi niente da perdere, ma dalle nostre parole potrebbero nascere delle discussioni da telefono senza fili che potrebbero ritorcersi contro di noi. 2. Mai attaccare i capi. vero che lultima occasione per toglierci dei sassolini nelle scarpe, ma ci serve? Facciamolo fuori; dentro limitiamoci a sfoggiare la nostra migliore PokerFace. Che si sentano in colpa di averci trattato come hanno fatto.
1.

Mai sminuire il lavoro dei nostri colleghi. Siamo persone, restiamo umani e, soprattutto, non mandiamo allaria tutto il lavoro fatto fin qui. 4. Mai dire che, in fondo, di quel lavoro, non ce n mai importato niente. Perch come se lo cancellassimo, come se non fosse mai esistito. E che, anche i nostri quasi ex colleghi, siano stati la carta da parati di una stanza brutta.
3.

Ma perch tutto questo? Facile, per lobiettivo nascosto della nostra operazione: le relazioni. Niente mail fiume con frasi strappalacrime o quantaltro: non le vuole nessuno! Siamo noi che ce ne andiamo, mica ci hanno cacciato Se proprio vogliamo condividere qualcosa, portiamo qualcosa da mangiare. A cosa serve? A toccare con mano la nostra esperienza, a stringere relazioni, ma soprattutto a strappare contatti su LinkedIn e strappare delle segnalazioni. Nella settimana successiva, il nostro network di lavoro sia pi attivo della muffa nel frigorifero della casa di studenti fuori sede! Qualcuno ha detto Facebook? Volete sapere come usarlo allinterno delloperazione? Non scriviamo cose melense taggando centomila persone. Siamo al lavoro, mica in una soap opera. Facciamo una bella foto al cactus sulla scrivania o sullascensore, dellultima volta che e tagghiamo solo quelle 4 o 5 persone che, davvero, ci mancheranno.
5.

Ovvio, potreste dire che non ha senso farsi tutto questo sbattimento per persone che non vedremo pi, ma come dicevano in Welcome to the NHK: La vita oggi diventata proprio comoda Basta entrare in un discount per trovare cibo, cosmetici e persino telefoni cellulari. Che peccato: tra le altre cose, non vendono rapporti umani.

6.4 Costruire un Network: Perch

Sembra che recitiamo un rosario, ma vi tocca sentirlo ancora: il miglior modo per muoversi nel mondo del lavoro essere capaci di costruire e mantenere un buon network di relazioni. Siamo esseri social, non facciamo finta di niente: la rete in cui siamo inseriti lo strumento migliore per pescare sempre nuove opportunit. Ma lavorare al proprio network non significa solo alimentarlo con nuovi contatti: bisogna saper coltivare le relazioni con le persone che si conoscono, soprattutto con le persone incontrate nelle nostre passate esperienze di lavoro. Se parliamo degli ex colleghi, importante continuare a sentirli perch potrebbero essere loro a suggerirci nuove opportunit di lavoro o quale sia il miglior terreno dove, uno con la nostra preparazione, possa muoversi. Se invece parliamo degli ex clienti, bisogna tenere in vita il rapporto perch sono loro la migliore vetrina per il nostro CV, oltre che magari - essere loro stessi a volerci seguire nella nostra nuova avventura, e proprio perch ci conoscono. Ma se parliamo in termini di parole chiave, quali tenere a mente per muoversi social nel mondo del lavoro?
1.

Legami, non solo relazioni. vero, sentirsi sui social network non come frequentarsi di persona. Eppure, essere presenti ci che una persona pu de-

siderare da un amico. Non facciamoci vivi solo quando ci serve, dimostriamoci interessati alle loro vite. Non solo vogliamoci bene, ma vogliamoci Like. 2. Lelastico. La vita ci porter ad allontanarci, ma cerchiamo di non rompere mai quel legame che ci tiene uniti. E pi ci porter lontano, pi sar intenso il momento in cui ci vedremo. Perch, diciamolo: anche una volta allanno, bisogna incontrarsi di nuovo e parlarsi dal vivo. La teoria delle 3 A. Accuratezza: trattiamoli con cura e, di tanto in tanto, coinvolgiamoli in qualche cosa. Avete presente il piacere che provate quando un amico vi tagga in una vecchia foto che non ricordate neppure di avere fatto? Ecco, quello. Insomma, ricordiamoci di farci ricordare. Attenzione: stiamo attenti alle persone a cui teniamo. E impariamo a leggere tra le righe dei loro status. Facciamogli i complimenti per le promozioni, gli auguri per i compleanni e, di tanto in tanto, chiediamogli cosa succede nelle loro vite: per questo che esistono i messaggi privati. AmmazzaCheFoto! Questo il minimo che possiamo fare: quando uno condivide una foto, un Mi Piace ogni tanto bene metterlo. Uno scatto non solo per far vedere cosa uno fa, ma serve per condividere un sentimento, un qualcosa di pi di uno status. A tutti piace scoprire che qualcuno, che magari non vediamo da un po, si ricorda di noi. Ovvio, se la foto in questione non Vi Piace, non siate finti. Ma se vi accorgete che non Vi Piace mai niente, fate qualcosaltro: fatevi vivi! E va bene, basta, abbiamo finito. Anzi no, unultima cosa ancora, vogliamo dirvela. Se i social network, come Twitter, ci hanno insegnato qualcosa, ecco la lezione pi importante: non prendiamoci sul serio. Lironia la chiave che spalanca la mente delle persone. Il mondo del lavoro come un continuo corteggiamento: facciamoli ridere e si ricorderanno di noi. Perch in un mondo in guerra come quello del lavoro, quella di lasciare un buon ricordo di s lunica regola matematica che funziona.

Cari #CercatoriDiEsperienze #cercatoriDiLavoro #CercatoriDOro,


se siete arrivati fin qui, significa solo due cose: che davvero state cercando un modo alternativo e nuovo per cercare lavoro, o che siete delle persone cos tenaci (al livello del sadismo) o, per terza e ultima cosa che non sapete contare! Comunque sia, ormai ci siamo: la guida terminata e siamo contenti che abbiate letto tutto. Insomma, dopo questo lavaggio del cervello (anche se digitale), ormai speriamo che sarete daccordo con noi sul dire che il cominciare a lavorare non un singolo e semplice fatto, ma un vero e proprio percorso ciclico: comincia, si sviluppa e ricomincia. Lunica cosa a fare da perno siamo noi. E per farlo bene, dobbiamo comprendere chi siamo, da dove siamo arrivati, dove vogliamo andare e con chi vogliamo andarci. Certo, un lavoro enorme da fare. Soprattutto quando ci sembra che aver finito la nostra carriera di studenti sia stata una prova molto dura. Ma purtroppo abbiamo due notizie da darvi, una bella e una brutta. La bella che s, dora in poi sar ancora pi dura. La brutta che vi abbiamo mentito. Di belle notizie, non ce n. Guardiamoci nelle palle degli occhi: realizzare i propri sogni unimpresa dannatamente difficile, ma se non questo che vale la pena fare, cosa lo ? Ecco, ma prima di mandarvi tra i leoni vogliamo fare a tutti (noi compresi, eh) un grande in bocca al lupo, almeno per quelli che secondo noi sono i passi pi tosti del percorso. Perci, in bocca al lupo a tutti quelli che vogliono sentirsi artefici del loro destino; in bocca al lupo a quelli che decidono di cambiare radicalmente il loro approccio al concetto di lavoro; in bocca al lupo a quelli che faranno di tutto per cercare un nuovo contesto e vincere la sfida di diventare persone; in bocca al lupo a chi sceglie di lavorare sulla sua unicit. In bocca al lupo a chi decider che, per vendere meglio le proprie

caratteristiche, dovr solo conoscere quali sono i suoi aspetti migliori per uscire fuori dalla media. In bocca al lupo a chi far a pugni con la razionalit per rendere realizzabili i suoi sogni e in bocca al lupo a chi vorr che la sua fantasia sia sempre e comunque il primo punto di partenza. In bocca al lupo a chi vorr iniziare a esercitare la fondamentale arte della pazienza: daltra parte ormai lo sappiamo che il segreto sempre non volere tutto e subito. Non lasciamoci ingannare dai detti popolari che ci definiranno diabolici e mettiamo in gioco tutta la perseveranza che abbiamo. Ma, soprattutto, in bocca al lupo a noi, che stiamo lavorando per crearci un percorso tutto nostro e dobbiamo sempre essere lucidi sulle tappe che inseriamo, modifichiamo o decidiamo di saltare. Non lasciamo che siano gli altri, o peggio ancora gli eventi, a decidere chi diventare da grandi. Perch diventare grandi significa non dimenticarsi mai dei propri sogni e non lasciarsi abbattere da chi vuole scoraggiarci. Abbiamo il dovere di provarci e riprovarci perch, ormai lo sappiamo, essere felici il primo dei propositi di qualsiasi lista. Perci, s: in bocca a lupo e buon lavoro. Anche al lupo, a questo punto. Gli Esuberati Gaia & Matteo

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