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Sicilia, 500 pazienti psichiatrici in strada

Il bivio: ritorno in famiglia o ricovero in comunit. Ma a carico dei Comuni (13,5 milioni) che non hanno i fondi Bomba sociale. Sos Coresam: Senza integrazione della retta il sistema al collasso

Venerd 11 Aprile 2014 I FATTI, pagina 7

Mario Barresi Catania. Alcune Aziende sanitarie provinciali hanno gi scritto le "letterine", alcune delle quali sono gi partite ieri. Altre Asp lo faranno a breve, al massimo fra luned e marted della prossima settimana. Con un ultimatum preciso: 5 giorni di tempo. E poi, per centinaia di malati psichiatrici, in Sicilia, sar un salto senza rete. Nel vuoto. Fuori dalle strutture. Per andare dove? Non si sa. Anche perch il costo di queste persone ricadr fra capo e collo sui bilanci dei Comuni. Che non possono permettersi di mantenere le rette del "trasloco" degli utenti: 13,5 milioni di euro l'anno. Il sistema della salute mentale rischia seriamente di saltare: la bomba dell'emergenza sociale sta scoppiando e non possiamo pi permetterci di attendere i tempi lenti della burocrazia. A dichiararlo il presidente del Coresam (Coordinamento regionale salute mentale) Francesco Lirosi, una volta appresa la notizia, ufficiosa, di un problema che rischia di mettere in ginocchio l'assistenza socio-sanitaria degli utenti con disagio psichico mentale. Abbiamo saputo dell'istanza che le Asp siciliane invieranno a breve ai Comuni di competenza territoriale, con riferimento alla dimissione dei pazienti assistiti presso le Cta (Comunit terapeutiche assistite, ndr), che hanno superato i termini di degenza previsti dalla legge - spiega Lirosi - questo vorr dire che centinaia di utenti saranno costretti a lasciare i luoghi dove hanno trascorso anni della loro vita per andare a casa o, l dove il rientro nel nucleo familiare non fosse possibile, nelle comunit-alloggio. In quest'ultimo caso, la presa in carico spetterebbe alle Amministrazioni comunali, che non hanno i fondi per pagare le rette e che hanno gi mostrato resistenza. Un'operazione, condotta dall'assessorato regionale alla Salute con l'intento di risparmiare, che non tiene in considerazione il futuro dei disabili, sia da un punto di vista sociale che sanitario. Secondo una stima del Coresam gli utenti regionali costretti a lasciare le Cta sarebbero circa 500, e nella sola provincia di Catania ben 150: Questo, tradotto in termini economici - continua Lirosi - corrisponderebbe a 13,5 milioni di euro l'anno (la retta giornaliera per ogni utente che risiede nelle case-alloggio di circa 75 euro, per la sola provincia etnea il costo a carico del Comune stimato intorno ai 2 milioni e 600 euro, ndr) che graverebbero improvvisamente sulle casse comunali, che gi oggi non riescono a garantirci pagamenti puntuali, costringendo decine di strutture alla chiusura. Un problema che riporta all'attenzione dell'opinione pubblica la mancata integrazione socio-sanitaria delle comunit gestite dalle cooperative sociali (Comunit Alloggio, Gruppo Appartamento, Residenze sanitarie assistite che operano in regime di convenzione con i Comuni) e l'assenza di progetti mirati e interventi tempestivi. Contestualmente assistiamo all'abbandono dei cittadini con disagio mentale, derivato dalla chiusura di comunit alloggio e case famiglie siciliane (250 in tutto, che oggi afferiscono unicamente all'assessorato regionale alla Famiglia, ndr), che oggi non riescono ad affrontare le spese, mettendo a rischio anche il lavoro degli oltre 2.000 operatori. In Sicilia la riforma della salute mentale part anche grazie alla nascita delle comunit alloggio gestite dalle cooperative sociali, operanti in regime di convenzione con i Comuni: strutture socio-assistenziali che hanno rappresentato un salto epocale nel trattamento del disagio psichico come previsto dalle legge regionale 22/1986, che ha umanizzato il trattamento ridando dignit ai pazienti e contribuendo al superamento del trattamento all'interno dei manicomi. Oggi queste stesse realt rischiano di morire a causa della mancata integrazione nella rete socio-sanitaria della Regione - gi in vigore nel resto d'Italia - prevista inizialmente dall'art. 19 della finanziaria, cassato dal commissario dello Stato. Se da un lato concordiamo nell'interruzione di una lungodegenza che supera i limiti consentiti dalla legge e che riduce i centri psichiatrici alla stregua di veri e propri manicomi, causando cronicizzazione e deprivazione sociale - continua Lirosi - dall'altra la legge attuale non consente alle nostre strutture di rientrare a pieno titolo tra le residenze socio-sanitarie e di aver riconosciuto il ruolo di strutture finalizzate alla riabilitazione e alla cura. Il rischio serio che queste persone vengano abbandonate a se stesse, impossibilitate a trovare una collocazione per assenza di fondi. Sappiamo gi che molti Comuni hanno chiesto un incontro urgente all'assessore regionale alla Famiglia, noi non ci limiteremo a questo, ma scenderemo in piazza per protestare insieme agli operatori e a tutti gli utenti coinvolti in questa vicenda. Un sistema che rischia il collasso, dunque, se l'articolo 19 della finanziaria non verr reintegrato, per consentire il trasferimento dei fondi che transitano dall'assessorato alla Salute e che spesso vengono dispersi in assenza di una normativa chiara. twitter: @MarioBarresi

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