Sei sulla pagina 1di 3

Umberto Saba

Un autore della letteratura italiana, colpito dalle leggi razziali, fu Umberto Saba. Umberto Saba nacque a Trieste nel 1883. La madre apparteneva ad una famiglia ebraica di piccoli commercianti e tradizionalmente legata agli affari e alle pratiche religiose. Il padre discendeva da una famiglia della nobilt veneziana e abbandon la vita coniugale prima ancora che il figlio nascesse. Grazie al padre tuttavia Saba ottenne la cittadinanza italiana. Ben presto il bambino venne messo a balia presso una contadina slovena di nome Peppa Sabaz, che, avendo perso il proprio figlio, riversa sul piccolo Umberto tutto il suo affetto e la sua tenerezza. Appena adulto, rinunci al cognome paterno Poli per chiamarsi Saba, che in ebraico significava pane, in omaggio alla madre e alla nutrice slovena, alla quale fu molto legato. Trascorre grave la sua infanzia non felice: privo della figura paterna e diviso nel suo amore tra la madre adottiva ed una madre naturale austera e severa. Emozioni che risuoneranno presto nella preziosa malinconia della raccolta Il piccolo Berto. Frequent gli studi grazie allaiuto economico di una ricca zia ma pi tardi fu costretto da ristrettezze finanziarie a interromperli per lavorare in una ditta commerciale di Trieste. Nel 1908 fece il servizio militare a Salerno e a Firenze, venendo cos a contatto con il vivace ambiente letterario fiorentino. Lanno successivo spos Carolina Wlfer, la Lina del Canzoniere, che sar la sua musa ispiratrice e lo aiuter a trovare un senso religioso nella vita. Convinto irredentista si arruol nella prima guerra mondiale ma, ritenuto inabile alle fatiche, non fu mai inviato al fronte.Finita la guerra, si stabil a Trieste e per vivere apr, insieme a un amico, una libreria antiquaria, un luogo aperto agli amici.Ma in seguito alla promulgazione delle leggi razziali antiebraiche (1938) ebbe difficolt a pubblicare le sue opere e fu costretto a vivere nascosto tra Roma e Firenze, protetto da amici, tra cui anche il poeta Montale. A partire dal 1929 cominci a sottoporsi a sedute di psicanalisi per curare i disturbi nervosi che lo tormentavano. Finita la guerra, dal 1945 in poi, fu di nuovo nella sua citt, afflitto da crisi nervose che divennero sempre pi frequenti. Tuttavia in questo periodo si fece pi fervida anche la sua attivit poetica. Nel 1956, in gravi condizioni di salute, fu ricoverato in una clinica di Gorizia dove la notizia della morte di Carolina lo prostr ulteriormente. Mor nellagosto del 1957.

Teatro degli artigianelli


Falce martello e la stella d'Italia ornano nuovi la sala. Ma quanto dolore per quel segno su quel muro! Esce, sorretto dalle grucce, il Prologo. Saluta al pugno; dice sue parole perch le donne ridano e i fanciulli che affollano la povera platea. Dice, timido ancora, dell'idea che gli animi affratella; chiude: "E adesso faccio come i tedeschi: mi ritiro". Tra un atto e l'altro, alla Cantina, in giro rosseggia parco ai bicchieri l'amico dell'uomo, cui rimargina ferite, gli chiude solchi dolorosi; alcuno venuto qui da spaventosi esigli, si scalda a lui come chi ha freddo al sole. Questo il Teatro degli Artigianelli, quale lo vide il poeta nel mille novecentoquarantaquattro, un giorno di Settembre, che a tratti rombava ancora il canone, e Firenze taceva, assorta nelle sue rovine. Nel 1944 scrive la poesia Il teatro degli artigianelli con la quale vuole descrivere i sentimenti provati dopo la liberazione di Firenze. La lirica listantanea di un momento storico di fondamentale importanza. LItalia divisa in due: a Nord i nazisti occupano il territorio, contrastati dai partigiani, a Sud gli Alleati stanno avanzando. Firenze appena stata liberata e la gente si ritrova a teatro per festeggiare, parlare, discutere, stare insieme e godere di quella libert e quella familiarit che, per tanto tempo, era stata loro negata dal fascismo e dalla guerra. La poesia si apre con un simbolo: la bandiera rossa del Partito comunista, segno di vittoria e di ritrovata libert. Ma quanto dolore costato il fatto di poter esporre in pubblico quel simbolo. Il presentatore dello spettacolo un mutilato di guerra che cammina con le stampelle. Parla con voce timida perch il fascismo e la guerra sono ancora vicini. Conclude con una battuta comica dicendo di ritirarsi cos come hanno fatto i tedeschi. Tra un atto e laltro c una pausa. La gente si aggira per il teatro, beve qualche bicchiere di vino, amico delluomo perch fa dimenticare i dolori e le sofferenze. Qulacuno, appena tornato o dalla pr igione, o dallesilio, si scalda al vino come chi ha freddo si scalda al sole. In questi gesti semplici e in questa volont di

condivisione riscopre il prezioso piacere della libert. Questo spettacolo rappresenta quanto vide il poeta nel settembre del 1944, mentre ancora qualche cannone sparava a Firenze che pareva assorta e ammutolita nel constatare la sua distruzione, nel contemplare le sue rovine. Lultima strofa serve a indicare la verit del racconto perch viene indicata la data precisa, indica le vicende a cui stato partecipe in un preciso momento storico.

La capra
Ho parlato a una capra Era sola sul prato, era legata. Sazia derba, bagnata alla pioggia, belava. Quelluguale belato era fraterno al mio dolore. Ed io risposi, prima per celia, poi perch il dolore eterno, ha una voce e non varia. Questa voce sentiva gemere in una capra solitaria.In una capra dal viso semita sentiva querelarsi ogni altro male, ogni altra vita. Nella poesia La Capra , Saba esprime la condizione universale del dolore e dellangoscia della vita. Il poeta incontra una capra, legata, sazia e bagnata dalla pioggia, che bela. Belava proprio il verbo che chiude la strofa ed posto in netta evidenza, poich lazione che permette a Saba di riflettere sul dolore universale, come si legge nella strofa successiva: Quelluguale belato era fraterno al mio dolore. Viene cos posta una comunanza della condizione esistenziale delle creature: la capra esprime la stessa angoscia del poeta, che risponde al suo gemito accorato, prima per gioco, poi per empatia. Il belato della capra esprime ogni altro male della vita ed quindi espressione della sofferenza che accomuna ogni essere vivente. Il lessico del componimento colloquiale e quotidiano, anche se presenta alcuni termini colti e letterati, come celia, querelarsi . La struttura della poesia discorsiva e paratattica e prevale la coordinazione. Nella descrizione della capra, il poeta tende a presentare lanimale in forma umanizzata; un celebre esempio laggettivo semita, usato da Saba in quanto il volto della capra gli ricordava quello di alcuni ebrei.

Potrebbero piacerti anche