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Matteo Corallo

Atelier di Composizione e Storia del progetto. Prof. Matteo Robiglio, Carlo Olmo

Distribuzione: il DNA dellarchitettura


Analisi del lavoro di Davide Cordani Distribuire: (dal latino distribuere) 1. Dare a ciascuno, nella ripartizione di un complesso di cose omogenee, ci che gli spetta o che gli stato assegnato. [] 2. Collocare, disporre secondo un d ato criterio, in un dato ordine. questa la definizione della distribuzione secondo il dizionario della lingua italiana; ma certamente non possibile riassumerla in quelle due sole definizioni poich per capire che cosa sia realmente vi la necessit di approfondire il suo significato attraverso lo studio del tempo e della societ, passando per le diverse culture, i molteplici movimenti architettonici, artistici e ancora linguistici. La distribuzione oltre. Quando parliamo di questa, consideriamo per certo uno schema gerarchico che determina dei ruoli, influenza le abitudini e potrebbe portare a una rivoluzione del modo di abitare. Essa ci obbliga a prendere delle decisioni, implica diatribe e analisi, poich in fondo responsabilit. il legante tra uomo e architettura.

Larchitettura nasce con la distribuzione, con larticolazione dei volumi e quindi degli spazi abitabili. Poco importava se linvolucro esterno, la maschera che ledificio avrebbe assunto, non era di grande impatto, incideva molto pi la distribuzione interna che la costruzione offriva: la facilit con cui labitante poteva spostarsi tra le stanze, la posizione delle stesse. Al giorno doggi la distribuzione non pi di moda: accademie, giornali, esposizioni, nessuno pi interessato a questo fondamento dellarchitettura. Si cerca di colpire locchio umano con facciate sorprendenti, colori sgargianti, materiali innovativi. Tutto bene. Ma labitare? E quindi, la distribuzione? Si pu parlare di architettura se ledificio puramente scultura? Le copertine patinate delle riviste ci hanno abituato a strutture ipertecnologiche che vogliono stupire tanto pi per la loro forma quanto per il loro contenuto. Per questi motivi ritengo che la distribuzione non sia pi in voga; larchitetto star non pi J. Bentham che con il Panopticon ha rivoluzionato larchitettura in quanto la sua semplice organizzazione interna ha risolto appieno le necessit di ordine e controllo che esige un carcere. Frequentemente, infatti, ci che sta alla base di unopera eterna appunto lidea della distribuzione che la caratterizza, poich in questo modello sono racchiusi caratteri innovativi che possiedono una sequenza di regole che contribuiscono ad abbattere le precedenti, producendo un forte cambiamento (un cortocircuito) degli usi che caratterizzano la nostra vita. La distribuzione viene quindi messa in disparte, non certo dimenticata (il progetto architettonico non potrebbe esistere), e quasi viene standardizzata; facile infatti constatare che la variet delle scelte a carattere esclusivamente compositivo non assolutamente paragonabile alla gamma di proposte a livello distributivo. Si cade perci nel grave errore di far coincidere modelli codificati, che divengono proposte replicate degli stessi schemi distributivi adattati

in base alla tipologia delledificio, alle diverse funzioni. Ma vi unaggravante: la mancata riflessione sulle diversit culturali e sociali che porterebbero alla diversa razionalizzazione degli spazi. Proprio perch larchitettura non ha un modello di riferimento nella natura, non mimesis a differenza della scultura e della pittura, un modello artificiale nato dalluomo e per questo motivo ogni cultura possiede un proprio codice costituito da regole convenzionali che semplificano la comprensione del progetto e permettono una comunicazione. Per Lvi-Strauss ogni cultura pu essere considerata come un insieme di sistemi simbolici. Queste regole si adattano oltre che alla societ anche al tempo e quindi alle funzioni, queste regole non sono reali; per questo la distribuzione anche immaginario. Di conseguenza ragionare sulla distribuzione equivale ad investigare sul tempo, concentrarsi sulla societ odierna per ricercare nuove disposizioni spaziali, nuove modalit di organizzare lambiente, nuove distribuzioni appunto che permettano un agiato vivere. Evidentemente non indifferente avere o non avere una certa libert di movimento al proprio posto di lavoro, essere lontano o no dalla luce del giorno, potere o no volgere lo sguardo sugli altri, sullesterno, sulla vita (Marc Aug). 1 Credo abbia riflettuto su queste priorit Davide Cordani quando ha progettato lisolato urbano nel quale le sagome a croce utilizzate vanno contro gli schemi di occupare totalmente il suolo aumentando il pregio della nota distributiva grazie alle ampie vedute che si vengono a creare sui giardini ricavati dalla suddetta forma delledificio. Qualit dello spazio: la distribuzione si occupa anche di ci, ma la qualit distributiva assoluta? Certamente no, infatti la scelta di uno schema distributivo strettamente legato ad una attenta lettura della societ, delle sue
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Disneyland e altri non luoghi (1999 - Parigi)

prerogative, dei suoi usi e costumi; la distribuzione quindi definibile anche come linearit degli spazi creati in base ai bisogni. Si tratta di distribuire gli individui in uno spazio dove si possa isolarli e reperirli, ma anche di articolare questa distribuzione su un apparato di produzione che ha esigenze proprie. (Michel Foucault) 2 Per queste motivazioni la distribuzione non materia riguardante solo larchitettura ma si estende a tutti i campi nei quali luomo coinvolto e non solo: dallabbattimento degli animali con la cosiddetta killing chain che permetteva una velocit e un ordine superiore nel gestire le vacche al mattatoio, allorganizzazione di un carcere, al sistema circolatorio del corpo umano, alla gestione del traffico veicolare Larchitetto francese Pierre Patte afferma infatti che la citt si dovrebbe organizzare in base al sistema circolatorio umano nel quale sono presenti nodi che lui identifica come rotatorie, strumenti che permettono infatti un migliore deflusso del traffico. Sar forse questa lidea fondante che Davide Cordani ha voluto trasmettere nel progetto a tema nodo di interscambio? Certamente i passaggi che si allacciano senza mai toccarsi a diverse quote riducono il traffico e allo stesso tempo formano un annodamento, un confluire di persone allinterno del progetto architettonico; queste passerelle assumono significato poich il progettista riuscito a identificare, a collegare, a ordinare e a riunire le persone che li frequentano. riuscito a distribuire. Distribuire ordinare, assegnare una gerarchia, dispensare, ripartire, ma anche semplificare. Pensiamo allo schema delle linee di un metr in cui non sono rappresentate le esatte distanze delle molteplici stazioni ma i tratti che collegano una volta per tutte un punto a un altro senza curarsi delle ramificazioni pi discrete che permettono a chi le percorre di cambiare radicalmente di orientamento. (Marc Aug) 3 La distribuzione diventa quindi sinonimo di facilit, velocit, agio. Sar proprio a causa di questa evoluzione che luomo ha deciso di costruire la macchina distributiva per eccellenza? Il grattacielo? Questultimo rappresenta, in un solo oggetto, residenza, commercio, lavoro, affari, facilities: una citt interna alla citt che a differenza della prima occupa poco suolo e si espande in altezza. Nati appunto dal superamento della vecchia ideologia che portava a considerare il piano nobile quale il piano pi importante delledificio, i grattacieli rispecchiano la costruzione edificata volutamente per la collettivit, ribadendo il concetto distribuzione -societ.
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La societ viene cos chiamata a partecipare nella vita del palazzo stesso: adesso non vi sono presenti esclusivamente residenze oppure uffici, o ancora locali commerciali. Le tre destinazioni duso sono ora fuse insieme in un unico edificio rappresentando cos per labitante (inteso sia come il lavoratore dei suddetti uffici ma ancor pi come il residente degli anzidetti appartamenti) un servizio straordinario. La persona che vi abita potrebbe infatti lavorare venti piani pi sotto alla sua residenza e scendendo ancora pi in basso fare la spesa, comprare vestiti, tagliarsi i capelli Vivere nella torre, vivere in una citt nella citt. Davide Cordani ha inteso questo vivere al pieno delle possibilit introducendo, oltre ai molti servizi, una qualit distributiva tale da creare affacci e spazi verdi in quota unici. In questo caso riuscito non solo a creare una scultura ma anche una buona macchina distributiva grazie alla organizzazione degli spazi interni e alla posizione dei vari ascensori che trasportano residenti, impiegati, clienti. Architettura che serve, condiziona, migliora la vita delluomo grazie in primo luogo alla distribuzione che la caratterizza. Distribuzione che diviene quindi ordine e razionalit, non rappresenta un concetto assoluto, ma libero, in architettura, al genio progettista. 4

Sorvegliare e punire (1975 - Parigi) Un etnologo nel metr (1986 - Parigi)

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