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VALUTAZIONE EX-ANTE AMBIENTALE POR SICILIA 2000-2006

Dicembre 2002

A cura di ASSESSORATO REGIONALE DEL TERRITORIO E DELLAMBIENTE DIPARTIMENTO REGIONALE TERRITORIO E AMBIENTE AUTORIT AMBIENTALE SICILIASERVIZIO 10 - VAS ARPA SICILIA In collaborazione con MINISTERO DELLAMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO DIREZIONE GENERALE SVILUPPO SOSTENIBILE TASK FORCE AMBIENTE SICILIA

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Valutazione Ex-ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006

Premessa
Cos come previsto al paragrafo 2.4 del POR Sicilia 2000/2006, si provveduto a redigere una nuova valutazione ambientale ex ante dellintero Programma Operativo. La prima stesura della valutazione ex ante, come noto, aveva messo in luce un non sufficiente livello di conoscenze e una carenza di informazioni, rispetto alle pressioni esercitate sullambiente e allo stato di qualit delle risorse (vedi anche quanto rilevato nel QCS). Rispetto al lavoro effettuato precedentemente, lavvenuta istituzione ed avvio dellARPA Sicilia ha consentito il monitoraggio e la sistemizzazione dei principali dati ambientali LAgenzia in particolare, stata impegnata a redigere le parti preliminari o di base, ovvero, lanalisi della situazione ambientale e la metainformazione; inoltre, ha fornito il proprio contributo nella selezione e nel popolamento dei sistemi di indicatori utili per la stima dellimpatto atteso per settori e per misure. Lorganizzazione della struttura dellAutorit Ambientale ha poi consentito la trattazione dei dati per una pi puntuale verifica del rispetto dei criteri di sostenibilit insiti nel Programma. E stato cos possibile effettuare una nuova valutazione dellimpatto atteso della strategia, proponendo, accanto allanalisi delle singole misure, una lettura a scala di asse o di settore, pervenendo cos ad una valutazione di tipo pi globale. Il lavoro stato compiuto con il sostanziale contributo fornito dal Ministero dellAmbiente tramite lapporto della specifica Task Force Ambiente, costituita da un esperto senior e da diciotto esperti junior, che ha lavorato a supporto sia dellAutorit Ambientale che dellArpa. In conclusione in aderenza a quanto previsto dai regolamenti comunitari sui fondi strutturali, si cercato di costruire uno strumento che non fosse soltanto utile alla valutazione ambientale del Programma, ma che potesse fornire significative indicazioni per una programmazione futura sempre pi indirizzata al perseguimento di uno sviluppo realmente sostenibile.

Valutazione Ex-ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006

INDICE
Pagina

PREMESSA

1.

ANALISI DELLA SITUAZIONE AMBIENTALE Introduzione 1.1 1.1.1 1.1.2 1.1.3 1.2 1.2.1 ACQUA Stato quali-quantitativo delle acque interne superficiali e sotterranee Qualit delle acque superficiali Qualit delle acque sotterranee e potabili ARIA Qualit dellaria in area industriale Qualit dellaria in ambiente urbano Emissioni in atmosfera

1 3 4 4 7 13 18 18 18 30 38 40 42 46 47 47 55 57 57

1.2.1.1 1.2.1.2 1.2.2 1.2.3 1.2.4 1.2.5 1.2.6

Emissioni e scarichi nei corpi idrici Il settore fognario La depurazione I fanghi di depurazione Ambiente marino e costiero Qualit delle acque dellambiente marino e costiero Pesca e acquacoltura

1.2.6.1 1.2.6.2 1.2.7

Ambiti territoriali ottimali La situazione regionale

1.2.7.1

II

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1.2.7.2 1.2.8

Osservazioni finali

58 59 59 60 61 62 62 63 65 66 67 68 68 68 68 69 71 73 73 78 81 85 85 87 88

Il ciclo integrato Le risorse idriche disponibili Lapprovvigionamento idropotabile in Sicilia Le fonti Trasporto e distribuzione dellacqua Sistemi di gestione degli acquedotti Risorse e sistemi idrici gestiti dallEAS I sistemi idrici interconnessi Le ragioni della criticit Aspetti gestionali

1.2.8.1 1.2.8.2 1.2.8.3 1.2.8.4 1.2.8.5 1.2.8.6 1.2.8.7 1.2.8.8 1.2.8.9 1.3 1.3.1 1.3.1.1 1.3.1.2 1.3.1.3 1.3.1.4 1.3.1.5

SUOLO Suolo e Sottosuolo I suoli in Sicilia Uso del Suolo Qualit dei suoli Desertificazione Degradazione fisica e biologica dei suoli Attivit estrattive

1.3.1.5.1 Attivit estrattive di II categoria (cave) 1.3.1.5.2 Attivit estrattive di I categoria (miniere) 1.3.1.6 1.3.2 1.3.2.1 Erosione costiera Eventi naturali e scenari di rischio Rischio idrogeologico

1.3.2.1.1 Frane 1.3.2.1.2 Piene

III

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1.3.2.1.3 Aree a rischio 1.3.2.1.4 Strumenti di pianificazione e regime vincolistico 1.3.2.2 Rischio sismico Classificazione sismica della Sicilia Valutazione del rischio sismico per Comune

89 90 93 94 94 96 97 99 104 103 103 104 105 108 110 110 112 113 115 119 124 126 126 126 127

1.3.2.2.1 1.3.2.2.2 1.3.2.3

Rischio vulcanico Pericolosit vulcanica dellEtna Pericolosit vulcanica di Stromboli Pericolosit vulcanica di Vulcano

1.3.2.3.1 1.3.2.3.2 1.3.2.3.3 1.3.3 1.3.3.1 1.3.3.2 1.3.3.3 1.3.3.4 1.3.4 1.3.4.1 1.3.4.2 1.3.4.3 1.3.4.4 1.3.4.5 1.4 1.5 1.5.1

Siti contaminati Siti potenzialmente contaminati Siti effettivamente contaminati Siti industriali dimessi Siti bonificati e messi in sicurezza Ambiente rurale e contaminazione dei suoli da fonti diffuse Le produzioni agricole Il tipo dutilizzazione della superficie agricola Il patrimonio zootecnico e la sua pressione sullambiente I fattori di pressione del settore agricolo Le coltivazioni a basso impatto ambientale

RIFIUTI ECOSISTEMI NATURALI Natura e biodiversit Habitat Patrimonio forestale

1.5.1.1 1.5.1.2

IV

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1.5.1.3 1.5.1.4 1.5.2 1.6 1.6.1 1.6.2 1.7 1.7.1 1.7.2 1.7.3 1.7.4 1.8

Flora e vegetazione Fauna Il sistema delle aree protette

130 133 137 141 141 143 146 146 148 151 153 156

RISCHIO TECNOLOGICO Aree ad elevato rischio di crisi ambientale Attivit a rischio di incidente rilevante AMBIENTE URBANO Ambiente urbano Inquinamento acustico Trasporto pubblico Radiazioni non ionizzanti: inquinamento elettromagnetico

PATRIMONIO STORICO-ARCHITETTONICO, ARCHEOLOGICO E PAESAGGISTICO

2 2.1 2.2 2.3 2.4 2.5 2.6

STATO DELLE CONOSCENZE E ADEGUATEZZA DEI SISTEMI DI MONITORAGGIO ESISTENTI Aria Acque Suolo Ecosistemi Inquinamento acustico Le radiazioni non ionizzanti: linquinamento elettromagnetico

171 173 173 175 175 176 176

Bibliografia

177

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3 3.1 3.2

STATO DI RECEPIMENTO E ATTUAZIONE DELLA NORMATIVA AMBIENTALE Il rispetto dei principi comunitari Stato di recepimento e attuazione delle direttive comunitarie in materia ambientale Aria Rumore Acque Suolo Patrimonio culturale ed ecosistemi Rifiuti Radiazioni non ionizzanti Rischio tecnologico Valutazione dImpatto Ambientale

181 183 190 191 192 193 196 198 200 203 206 218

3.2.1 3.2.2 3.2.3 3.2.4 3.2.5 3.2.6 3.2.7 3.7.8 3.2.9

EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI Introduzione 4.1 ANALISI DELLA SOSTENIBILIT AMBIENTALE Asse I Risorse naturali Asse II Risorse culturali Asse IV Sistemi locali di sviluppo Asse V Citt Asse VI Reti e nodi di servizio 4.2 TABELLE DEGLI EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI PER LINTEGRAZIONE AMBIENTALE NEI SINGOLI INTERVENTI Asse I Risorse naturali

211 213

215 230 233 248 251 253

VI

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Settore risorse idriche Settore difesa suolo Settore rete ecologica Settore gestione rifiuti Settore energia Asse II Risorse culturali Settore risorse culturali Asse IV Sistemi locali di sviluppo Settore sistemi produttivi industriali artigianali e commerciali Settore agricoltura Settore pesca e acquicoltura Settore sistemi produttivi turistici Asse V Citt Settore citt Asse VI Reti e nodi di servizio Settore trasporti SCHEDE DELLE MISURE

253 256 259 261 263

264

266 271 276 279

281

283 286

ALLEGATI I II TABELLE STATISTICHE, GRAFICI E CARTOGRAFIE MAPPA DELLA METAINFORMAZIONE

VII

Capitolo 1 ANALISI DELLA SITUAZIONE AMBIENTALE

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1. ASA

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1. ASA

Introduzione La prima stesura della valutazione ex ante del P.O.R. Sicilia 2000-2006, come noto, ha messo in luce un non sufficiente livello di conoscenze e una carenza di informazioni, rispetto alle pressioni esercitate sullambiente e allo stato di qualit delle risorse (vedi QCS), generalmente insoddisfacente per quantit e qualit dei dati. La carenza di reti di monitoraggio, la frammentazione delle conoscenze tra diversi soggetti e le carenze di sistemi informativi ambientali regionali, unitamente al ritardo con cui si proceduto in Sicilia alla istituzione dellAgenzia Regionale per la Protezione dellAmbiente (ARPA), sono certamente tra le lacune principali che la Comunit Europea tramite lutilizzo dei fondi strutturali vuole colmare. Lazione strategica compiuta per la redazione della nuova Analisi sullo Stato dellAmbiente stata finalizzata alla verifica, alla raccolta ed allelaborazione dei dati di base, anche per quanto riguarda linformazione non direttamente prodotta dal Sistema Agenziale ANPA-ARPA-APPA ma derivante da altre fonti. Tali informazioni risultano infatti fondamentali per la costruzione degli indicatori necessari alla Valutazione ex-ante e parzialmente utilizzabili anche per la Relazione sullo Stato dellAmbiente (RSA). Grazie allorganizzazione ed al raggiungimento dellinformazione preesistente, si sono cos in parte colmati i deficit dellinformazione di base sullambiente, anche se il presente documento costantemente oggetto di aggiornamento per effetto dei dati che continuativamente pervengono. Lanalisi si riferisce sostanzialmente ad un periodo di riferimento che termina nel 1999. Nondimeno si sono aggiunte informazioni ambientali aggiornate ad oggi, nel caso in cui le serie storiche non sono state un supporto esaustivo allanalisi ambientale. La metodologia utilizzata per la stesura di questo documento tiene conto degli indirizzi per la stesura dellintegrazione della VEA fornite dal Ministero dellAmbiente e della Tutela del Territorio. Per la scelta degli indicatori si tenuto conto della loro disponibilit ed aggiornabilit nel tempo, tenendo come punti di riferimento: Gli indicatori dellallegato A del QCS; Gli indicatori individuati nel CdP; Gli indicatori delle linee guida VAS; Gli indicatori della rete ANPA-ARPA-APPA (SINAnet) Gli Indicatori relativi al paesaggio ed ai beni culturali, finora sottovalutati.

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1.1 ARIA
1.1.1 QUALITA DELLARIA IN AREA INDUSTRIALE La qualit dellaria in Sicilia monitorata da reti fisse e mezzi mobili di rilevamento dellinquinamento atmosferico di propriet delle Province e da reti private a queste interconnesse, ubicate nelle principali zone industriali. Le aree industriali nelle quali sono presenti reti di rilevamento sono: - Area Industriale di Agrigento; - Area Industriale di Gela (Cl); - Area Industriale di Milazzo (Me); - Area Industriale di Siracusa; - Area Industriale di Termini Imerese (Pa). Specificatamente, nellarea di Agrigento presente una rete di rilevamento provinciale, costituita da un laboratorio mobile e da 9 stazioni fisse; di tali stazioni, 3 sono collocate nel territorio comunale e le restanti 6 sono operanti nellarea industriale. Nella stessa zona presente una rete privata gestita dalla ITALCEMENTI, costituita da 3 stazioni fisse. Larea industriale di Gela monitorata da una rete di propriet della Provincia e da una rete gestita dalla Raffineria AGIP Petroli s.p.a.. Entrambe le reti sono costituite da 8 stazioni chimiche e da 1 stazione meteo. Con D. A. n.66/17 del 13 febbraio 1998 stata disposta linterconnessione di tali reti, e sono state dettate le modalit per la realizzazione dellinterconnessione. Il comprensorio di Milazzo monitorato dalle reti di rilevamento della CTE EUROGEN, costituita da 5 stazioni chimiche e da 1 metereologica, e dalla rete di rilevamento della Provincia Regionale di Messina, costituita da 9 stazioni chimiche. Con il D.A. n. 67/17 del 13 febbraio 1998, modificato dal successivo D. A. n. 298/17 del 26 giugno 1998, si provveduto alla interconnessione delle due reti di rilevamento e allapprovazione delle norme di comportamento per le industrie ricadenti nellarea di Milazzo. Nellarea industriale di Siracusa operano una rete provinciale, costituita da 7 stazioni chimiche e da 3 stazioni metereologiche; e da 2 reti private. La prima gestita dallENEL s.p.a., e comprende 6 stazioni chimiche ed 1 metereologica; la seconda gestita dal CIPA (Consorzio Industriale Protezione Ambientale di Siracusa) ed costituita da 11 stazioni chimiche e 3 metereologiche. Con D. A. n. 888/17 del 18 novembre 1993 si provveduto allinterconnessione di tali reti e allindividuazione delle norme di comportamento per le limitazioni delle emissioni. Larea industriale di Palermo, nella zona di Termini Imerese, monitorata da una rete dellENEL s.p.a., costituita da 5 stazioni chimiche. Inoltre la Provincia Regionale di Palermo dispone di due mezzi mobili, recentemente aggiornati, per il rilevamento dellinquinamento atmosferico. Si riporta in allegato la tabella (Tabella I.1.1.1) che individua, per ciascuna rete, le singole centraline, la localit dove sono site e gli inquinanti monitorati dalle stesse. Analizzando globalmente la situazione regionale, si pu notare, riferendoci alle concentrazioni medie di SO2, un andamento tendenzialmente decrescente nel tempo. Assumendo come riferimento il valore guida pari a 40 60 ug/mc (D.P.R. 203/1988), gli unici superamenti monitorati riguardano il comprensorio di Milazzo (rilevamenti della rete provinciale) e la zona di Porto Empedocle, presso Agrigento (rilevamenti della rete ITALCEMENTI). Esaminando i valori riferiti al 98 percentile delle concentrazioni medie giornaliere di SO2 e rapportandoli al valore limite pari a 250 ug/mc (D.P.R. 203/1988), non risultano superamenti. Ci nonostante il comprensorio di Milazzo presenta, nuovamente, valori superiori alla media regionale. 4

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Situazione analoga alla precedente, si rileva esaminando i valori riferiti al 98 percentile delle concentrazioni medie giornaliere di NO2 e rapportandoli al valore guida pari a 135 ug/mc (D.P.R. 203/1988). La serie storica considerata (1995 - 2000) mostra infatti, una inequivocabile tendenza decrescente; si rilevano superamenti, esclusivamente, nel comprensorio milazzese e riferiti al solo 1995. Esaminando i dati rilevati dalla rete ITALCEMENTI, sita a Porto Empedocle (Ag), i valori delle massime concentrazioni orarie giornaliere di NO2, misurate nel periodo compreso dal 14 dicembre 2001 al 5 marzo 2002, mostrano lassenza di superamenti del livello dattenzione pari a 200 ug/m3 (D.M. 15/4/94 e D.M. 25/11/94). Per quanto riguarda le concentrazioni medie giornaliera delle Polveri Totali Sospese (PTS), rapportando i dati raccolti al valore limite pari a 150 u/mc (D.P.C.M. 28 marzo 1983), non si rilevano superamenti. Analogamente, riferendoci al 95 percentile delle concentrazioni medie giornaliere non risultano, nellarea industriale di Gela (Cl) e di Milazzo (Me), superamenti del valore limite pari a 300 ug/mc (D.P.C.M. 28 marzo 1983). Si riportano in allegato le tabelle e i grafici indicativi della concentrazione degli inquinanti considerati (Concentrazioni medie di SO2: Tabella I.1.1.2, Figura I.1.1.1, SO2 - 98 percentile: Tabella I.1.1.3, Figura I.1.1.2, NO2 - 98 percentile: Tabella I.1.1.4, Figura I.1.1.3, Concentrazioni medie di PTS: Tabella I.1.1.5, Figura I.1.1.4, PTS - 95 percentile: Tabella I.1.1.6, Figura I.1.1.5). Considerando la qualit dellaria nella zona industriale di Siracusa, e specificatamente riferendoci alla media aritmetica delle concentrazioni medie giornaliere di SO2 e PTS non risultano superamenti del valore guida pari a 40 60 ugmc (D.P.R. 203/1988), come si evince dalle tabelle seguenti.
Tabella 1.1.1.1 - Area industriale di Siracusa: concentrazioni medie giornaliere di SO2 Rete Provincia Regionale di Siracusa Controllo superamenti di soglia annuale della Media Aritmetica delle Concentrazioni medie giornaliere di SO2 (40-60 ug/m3) Valore Guida secondo D.P.R. 203/88 Stazioni di monitoraggio Periodo di osservazione: 01/04/2000-31/03/2001 SO2 Sc.Greca Augusta Ciapi Priolo Melilli S.Cusumano Belvedere Valori medi girnalieri Media annuale G.G.oltre la soglia di 40

346 6

268 3

324 1

364 7

328 19

346 23

332 14

46

71

22

G.G.oltre la soglia di 60 0 0 Fonte: Provincia Regionale di Siracusa

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Tabella 1.1.1.2 - Area industriale di Siracusa: concentrazioni medie giornaliere di PTS Rete Provincia Regionale di Siracusa Controllo superamenti di soglia annuale della Media Aritmetica delle Concentrazioni medie giornaliere di PTS (40-60 ug/m3) Valore Guida secondo D.P.R. 203/88 Stazioni di monitoraggio Periodo di osservazione: 01/04/2000-31/03/2001 PTS Sc.Greca Augusta Ciapi Priolo Melilli S.Cusumano Belvedere Valori medi girnalieri Media annuale G.G.oltre la soglia di 40 340 27 47 3 0 0 264 55 205 269 27 13 321 26 24 283 25 19 276 42 138

G.G.oltre 3 0 103 la soglia di 60 Fonte: Provincia Regionale di Siracusa

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10

Nella stessa zona, non sono stati rilevati superamenti del valore limite del 98 percentile delle concentrazioni medie giornaliere di NO2. Il D.A. n.888/17 del 12 luglio 1991, oltre a decretare linterconnessione tra le reti nellarea industriale di Siracusa, ha definito tre livelli di riferimento (preallarme, allarme ed emergenza) al cui verificarsi si attuano specifici interventi da effettuare, pressoch in tempo reale, da parte dei gestori degli stabilimenti e volti ad impedire, mediante il contenimento delle emissioni, che il valore della media giornaliera dei valori medi orari superi il valore guida fissato per la media su 24 ore.

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1.1.2 QUALITA DELLARIA IN AMBIENTE URBANO Linquinamento delle aree urbane costituisce motivo di grande attenzione e preoccupazione per la tutela della salute. Problemi di inquinamento atmosferico sono presenti nelle aree urbane medie e grandi della Sicilia e sono associate allaumento del traffico veicolare. Specificatamente stata analizzata la situazione esistente nei comuni di Palermo, Catania e Messina, ritenuti i pi rappresentativi rispetto al problema esaminato. Al riguardo, si provveduto a descrivere la rete di monitoraggio esistente nel territorio comunale e la qualit dellaria urbana, prestando particolare attenzione ai superamenti dei limiti previsti dalla normativa vigente. QUALITA DELLARIA IN AMBIENTE URBANO: PALERMO La qualit dellaria nella citt di Palermo monitorata da 7 stazioni di rilevamento distribuite allinterno del centro urbano, la cui manutenzione e rilevamento dati stata affidata allAMIA Azienda Speciale Palermo. Ulteriori 3 stazioni (Di Blasi, CEP, Bellolampo) sono state aggiunte ad integrazione della rete, con i finanziamenti del Progetto del Ministero dellAmbiente DISIA II, la cui strumentazione in corso di installazione. La tabella I.1.2.1, riportata in allegato, individua per le singole stazioni, lubicazione, e i singoli parametri rilevati. La qualit dellaria a Palermo presenta un andamento costante nel tempo, come risulta dalla 3Relazione redatta dallAMIA, Azienda Speciale (Il rilevamento dellinquinamento acustico ed atmosferico nel comune di Palermo, AMIA, 2000). Analizzando i dati ottenuti dal monitoraggio, riferiti al quinquennio 1997 2000 e riportati nella tabella I.1.2.2 riportata in allegato, si nota come le zone a pi alta densit di traffico siano quelle che presentano maggiori concentrazioni delle specie inquinanti. In tal senso la zona maggiormente critica nei pressi di Piazza Giulio Cesare. Osservando landamento annuo dei parametri monitorati, considerando per esempio i valori medi, si nota un andamento costante del monossido di carbonio (CO). Landamento dellNO2, invece, altamente discontinuo, manca una tendenza netta nel tempo, sia in diminuzione sia in aumento. LSO2 manifesta, dopo un generale leggero aumento nel 1997 ed il 1998, una tendenza al ribasso; spiegabile, probabilmente, con lincremento dellutilizzo di combustibili pi poveri in contenuto di zolfo (D.P.C.M. 14 novembre 1995). invece riscontrabile un aumento delle emissioni di PTS. Si riportano di seguito i superamenti dei limiti previsti dalla normativa, registrati dal 1997 al 2000 e riferiti allintera rete.
Figura 1.1.2.1 Superamenti dei limiti di legge riferiti a: CO, NO2, PTS, O3
Superamenti CO
70 60
n. superamenti

65 59 Livello di attenzione 38 27 18 4 1996 2 1997 6 1998 CO 5 1999 2000 29 24 Livello di allarme Soglia media 8h

50 40 30 20 10 0

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1. ASA

Superamenti NO2
120
n.superamenti

112 Livello di attenzione 51 37 4 1996 4 1997 3 1998 0 1999 49 35 1 2000

100 80 60 40 20 0

Livello di allarme

Superamenti PTS
160 140 120 100 80 60 40 20 0

n.superamenti

135 Livello di attenzione 59 11 4 1997 49 1 1999 5 2000 Livello di allarme

6 1 1996

1 1998

Superamenti O3 30
n.superamenti

25 20 15 10 5 0 5 1 1996 13 15

24 15 Livello di attenzione Livello di allarme

0 1997

0 1998

0 1999

0 2000

Fonte: AMIA Azienda speciale Palermo, 2000

QUALITA DELLARIA URBANA: CATANIA La rete di monitoraggio del comune di Catania costituita da 17 centraline di monitoraggio, nella tabella in allegato (Tabella I.1.2.4), a cui si rimanda, si individuano per le singole stazioni, lubicazione, e i singoli parametri rilevati. Lo stato di qualit dellaria a Catania, come risulta dal rapporto annuale redatto dal Comune di Catania Direzione Tutela Ambientale, ha presentato un andamento pi o meno costante. Infatti non sono stati rilevati sostanziali mutamenti nel biennio considerato 2000 2001. Specificatamente, si evidenzia un andamento costante per il CO e il PM10. La concentrazione di NO2 ha un andamento crescente; invece le concentrazioni relative ad SO2 presentano una diminuzione sensibile, imputabile probabilmente al minor tenore di zolfo contenuto nei combustibili liquidi, secondo quanto previsto dal D.P.C.M. 14 novembre 1995 (tabella I.1.2.5).

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1. ASA

Il livello di concentrazione dei diversi inquinanti risulta essere generalmente al di sotto dei limiti fissati dalla normativa attualmente vigente. Gli unici superamenti del livello di attenzione riguardano il CO e il NO2 e manifestano, nel biennio considerato, una tendenza alla riduzione, come risulta dalla tabella che segue. opportuno sottolineare lassenza di superamenti del livello di attenzione e del livello di allarme per lozono.
Tabella 1.1.2.1 - Superamenti dei limiti di legge

SUPERAMENTI - CATANIA Inquinanti CO (15 mg/m3) 2000 2001 23 10 NO2(200 g/m3) 2000 2001 12 14

Livello di attenzione

Fonte: Comune di Catania, Direzione tutela Ambientale, 2001

QUALITA DELLARIA URBANA: MESSINA La qualit dellaria nel comune di Messina monitorata da una rete di monitoraggio, costituita da 5 postazioni fisse e da un laboratorio mobile, gestita dalla Provincia Regionale. La tabella in allegato (Tabella I.1.2.6) individua per le singole stazioni, lubicazione, e i singoli parametri rilevati. Secondo quanto risulta dalla Relazione redatta annualmente dalla Provincia Regionale, la qualit dellaria a Messina, nel biennio 1999 2000, mostra un andamento costante. Nonostante il traffico veicolare incida pesantemente in alcune arterie cittadine, la qualit dellaria non viene sensibilmente compromessa, ci imputabile alle favorevoli condizioni meteoclimatiche di cui gode la citt, a questo va aggiunta la posizione, lungo il mare, che favorisce la dispersione degli inquinanti per diffusione (trasporto spontaneo degli inquinanti da una zona a pi elevata concentrazione verso una a pi bassa concentrazione) anche in assenza di vento. Si riportano in allegato (Tabella I.1.2.7) le concentrazioni medie degli inquinanti monitorati nel biennio 1999 2000. Nel 1999 sono stati registrati superamenti del livello di attenzione limitatamente al CO e limitatamente alla postazione Archimede. Tali superamenti - di seguito riportati - si sono ulteriormente verificati, con maggiore frequenza, nel 2000.
Tabella 1.1.2.2 Superamenti dei limiti di legge

SUPERAMENTI MESSINA Inquinanti CO (15 mg/m3) Livello di 1999 2000 attenzione 2 9


Fonte: Provincia regionale di Messina, 1999 2000

Si invece verificata, tra i 1999 e il 2000, una riduzione delle concentrazioni di PM10, che sono rientrate allinterno dellobiettivo di qualit.

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1. ASA

QUALITA DELLARIA URBANA IN ALTRI CENTRI URBANI Gli altri grandi comuni dellisola sono privi di reti fisse di monitoraggio della qualit dellaria. Il comune di Trapani si avvale di un laboratorio mobile di propriet della Provincia Regionale di Trapani. Mentre il comune di Siracusa ha provveduto utilizzando saltuariamente cabine rilocabili della Provincia Regionale di Siracusa; tuttavia in fase di installazione una rete di rilevamento urbano costituita da 6 cabine gi posizionate ma non ancora attive. La mancanza di una rete fissa di monitoraggio impedisce di valutare la verifica del rispetto dei limiti di legge, per i quali necessario effettuare cicli di misure molto lunghi.

CONCENTRAZIONI MEDIE DI BENZENE NEI PRINCIPALI COMUNI SICILIANI Le legislazioni comunitaria e nazionale hanno riservato notevole attenzione agli inquinanti prodotti dal traffico veicolare. Ci considerato, si ritenuto opportuno analizzare nel dettaglio landamento dellinquinamento da benzene, che assume valenze significative sotto gli aspetti di natura sanitaria. Come noto, il D.M. A. del 25 novembre 1994 fissa, dal 1 gennaio 1999, lobiettivo di qualit per il benzene in 10 ug/m3. Si riportano di seguito le concentrazioni medie di benzene rilevate nei principali comuni della regione. Il comune di Palermo ha condotto varie campagne di rilevamento del benzene nel biennio 1999 2000. Il grafico che segue indica le concentrazioni risultanti dalle 3 fasi temporali costituenti lultima campagna di rilevamento condotta, secondo quanto risulta dalla sopra menzionata Relazione AMIA.
Figura 1.1.2.2 Concentrazioni medie di benzene: Palermo

Concentrazioni medie di Benzene - Palermo 2000


40 35 30 25 20 15 10 5 0 0 10 20 30 40
Postazioni

fase 1 fase 2 Fase 3 Obiettivo di qualit

50

60

70

80

Fonte: AMIA Azienda speciale Palermo, 2000

Nel comune di Catania, come risulta dal grafico, la concentrazione del Benzene ha subito, nel biennio 2000 2001, una leggera diminuzione, rientrando dentro i limiti dellobiettivo di qualit di 10 g/m3. La diminuzione connessa alle adottate limitazioni del traffico (Rapporto annuale sulla qualit dellaria, Comune di Catania, 2000 2001).

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1. ASA

Figura 1.1.2.3 Concentrazioni medie di benzene: Catania

Concentrazioni medie di Benzene - Catania


12 10 8
g/mc

11,48 10 10 9,76 10

6 4 2 0 Librino P. Stesicoro 1,94 1,86

6 5,55

2000 2001 Obiettivo di qualit

V. Giuffrida

Postazioni

Fonte: Comune di Catania, Direzione tutela Ambientale, 2001

Come risulta dalla relazione della Provincia Regionale sulla qualit dellaria, il comune di Messina ha provveduto a spostare lanalizzatore di Benzene dalla postazione fissa Archimede, dove era allocato nel 1999, al laboratorio mobile situato presso i cantieri navali. In entrambi i casi, come risulta dal grafico, i valori misurati risultano essere inferiori ai limiti previsti dalla normativa vigente.
Figura 1.1.2.4 Concentrazioni medie di benzene: Messina

Concentrazioni medie di Benzene - Messina


12 10 8 6
4,8 1999 Archimede 2000 - Zona Falcata 3,3 3,2 3,1
1 ,21 1 ,35 0,78

4 2 0

3,6

3,5

3,3

3,4

Obiettivo di qualit
0,35

Fonte: Provincia Regionale di Messina, 1999 2000

Analogamente, a Siracusa, dalla campagna di rilevamento condotta dal LIP Chimico, ora Dipartimento ARPA Provinciale, non risultano superamenti del valore obiettivo (Rapporto 2001 sulla qualit dellaria, DAP di Siracusa).

M ar zo Ap rile M ag gio Gi ug no Lu gli o Ag o Se sto tte m br e Ot tob No re ve m br e Di ce m br e

Ge nn ai Fe o bb ra io

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1. ASA

Figura 1.1.2.5 Concentrazioni medie di benzene: Siracusa

Concentrazioni medie di Benzene - Siracusa 2001


12 10 8 6 4 2 0
Scala Greca Viale Zecchino Corso Gelone Via Arsenale L.go XXV luglio V.le Orsi Obiettivo di qualit

10 8,02

10 7,23

10

10

10

10 8,59

6,44 5,54

6,23

Concentrazi oni medie

Postazioni

Fonte: DAP Siracusa, 2001

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1.1.3 EMISSIONI IN ATMOSFERA Il controllo delle emissioni rappresenta un aspetto basilare per individuare le principali cause che determinano linquinamento atmosferico. Linventario delle emissioni, volto ad individuare le principali fonti inquinanti, si configura, quindi, come lo strumento essenziale per la definizione delle politiche di risanamento dellaria. La realizzazione dell'inventario nazionale delle emissioni in atmosfera (art.3 del D.P.R. 203/88) rientra nei compiti istituzionali dell'ANPA, che, al riguardo, ha provveduto alla raccolta e allorganizzazione delle informazioni tramite il progetto CORINAIR (COoRdination Information AIR). Si riportano di seguito i valori delle emissioni di gas inquinanti o a effetto serra espresse in tonnellate/anno, riferite al 1990 e suddivise per provincia; secondo quanto risulta dalla banca dati del sistema SINAnet. Come risulta chiaramente, il contributo maggiore alle emissioni inquinanti fornito dalle province di Palermo, Catania e Messina, che, come noto, sono le pi popolate.
Tabella 1.1.3.1 Totale valori di emissioni Sicilia - 1990
VALORI DI EMISSIONE - 1990 Agrigento Caltanissetta METANO (t) CO (t) CO2 (t) COVNM (t) N2O (t) NH3 (t) NOx (t) SOx (t)
19.914,50 74.336,50 2132564,7 14.579,30 1.106,30 1.659,10 11.990,40 6.441,70 13.710,00 50.951,10 5880371,8 17.927,40 1.245,50 3.750,60 17.062,70 95.364,80

Catania
43.326,80 135.769,00 3.214.788,80 37.091,80 1.140,40 3.232,80 22.393,70 2.768.558,00

Enna
20.512,10 37.242,20 619.447,60 6.744,50 844,2 3.650,10 5.848,90 5.848,90

Messina
40.058,90 84.389,80 9.791.148,90 29.405,30 2.447,90 4.687,00 37.843,20 74.106,60

Palermo
53.145,00 189791,4 7302325,3 44.109,80 2.325,50 4.527,10 41.176,40 23.846,30

Ragusa
19.074,30 40.817,60 1.428.319,50 11.244,10 643,5 3.106,00 6.127,30 2.569,90

Siracusa
19.724,10 61.356,20 11.521.780,10 37.331,60 1.822,30 6.252,90 35.237,80 113.856,00

Trapani
17.872,20 79.967,50 1.721.104,50 17.470,60 918,2 1.451,30 16.507,80 2.280,70

Totale regionale 247.337,90 754.621,60 43611851,2 215.904,40 12.493,80 32.316,90 194.188,20 3.087.926,80

Fonte: banca dati ANPA, CORINAIR, 1990

Riferendoci alle singole emissioni prodotte, si distinguono varie sorgenti inquinanti. Specificatamente: le emissioni di metano sono prodotte essenzialmente dai processi di digestione anaerobica, ad esempio quelli che avvengono nelle discariche, e dalle attivit connesse allallevamento del bestiame. Avendo un tempo di vita molto breve, la stabilizzazione del metano gioca un importante ruolo nelle politiche di riduzione delleffetto serra. Il contributo maggiore fornito dalle Province di Palermo, Catania e Messina, che, come noto sono le pi popolate.

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Figura 1.1.3.1 Valori di emissione: Metano

Valori di Emissione di Metano (t) - SICILIA -1990


Estrazione, distribuzione combili fossili Macrosettori Natura Agricoltura Trattamento Smaltimento Rifiuti
0 20.000 40.000 60.000 80.000 T o nnellate 1 00.000 1 20.000 1 40.000 1 60.000

Fonte: banca dati ANPA, CORINAIR, 1990

le emissioni di monossido di carbonio sono causate, principalmente, dai trasporti su gomma; ulteriore rilevante causa lo smaltimento e il trattamento dei rifiuti;

Figura 1.1.3.2 Valori di emissione: monossido di carbonio (CO)

Valori di Emissione di CO (t) - SICILIA - 1990


A ltre So rgenti M o bili

Macrosettori

Rifiuti

Traspo rti

1 00.000

200.000

300.000

400.000

500.000

600.000

Tonnellate

Fonte: banca dati ANPA, CORINAIR, 1990

le emissioni di CO2 sono generate da processi di combustione in ambito industriale, dalla produzione energetica e dal trasporto su gomma;

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Figura 1.1.3.3 Valori di emissione: CO2

Valori di emissione di CO2 (t) - SICILIA -1990


Trasporti Stradali

Centrali Elettriche, Cogenerazinone Teleriscaldamento

Combustione Industria

2.000.000

4.000.000

6.000.000

8.000.000

10.000.000

12.000.000

14.000.000

16.000.000

18.000.000

Tonnellate

Fonte: banca dati ANPA, CORINAIR, 1990

le emissioni di composti organici volatili non metanici hanno come fonte principale il trasporto su gomma; rilievo assume anche lutilizzo di solventi (verniciatura, manifattura e lavorazione di prodotti chimici);

Figura 1.1.3.4 Valori di emissione: composti organici volatili (COV)

Valori di Emissione di COVNM (t) - SICILIA - 1990


Processi Produttivi
Macrosettori

Combustibili fossili Solventi Trasporti Stradali


0 1 0.000 20.000 30.000 40.000 50.000 60.000 70.000 80.000 90.000 1 00.000

Tonnellate

Fonte: banca dati ANPA, CORINAIR, 1990

il contributo principale alle emissioni di protossido di azoto rappresentato, invece, dallattivit agricola (utilizzo di fertilizzanti in agricoltura), cui segue la combustione in ambito industriale;

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Figura 1.1.3.5 Valori di emissione: protossido di azoto (N2O)

Valori di Emissione di N2O - SICILIA - 1990


Centrali Elettriche, Cogenerazione Teleriscaldamneto

Combustione - Industria

Agricoltura

1 .000

2.000

3.000

4.000

5.000

6.000

7.000

Tonnellate

Fonte: banca dati ANPA, CORINAIR, 1990

le emissioni di ammoniaca sono imputabili innanzitutto agli escrementi prodotti dal bestiame e ai fertilizzanti utilizzati nelle coltivazioni agricole;

Figura 1.1.3.6 Valori di emissione: ammoniaca (NH3)

Valori di Emissione di NH3 (t) - SICILIA -1990


Trattamento Smaltimento Rifiuti Processi Produttivi

Macrosettori

Agricoltura 0 5.000 10.000 15.000 Tonnellate 20.000 25.000 30.000

Fonte: banca dati ANPA, CORINAIR, 1990

le fonti principali di emissione di ossidi di azoto sono, invece, rappresentate dal traffico (ossidazione dellazoto presente in atmosfera in condizioni di non completa combustione nei motori veicolari) e dalle centrali per le produzione elettrica e dagli impianti di cogenerazione e teleriscaldamento;

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Figura 1.1.3.7 Valori di emissione: ossidi di azoto (NOx)

Valori di Emissione di NOx (t) - SICILIA - 1990

Combustione - Industria

Centrali Elettriche, Cogenerazione e Teleriscaldamento

Trasporti Stradali

1 0.000

20.000

30.000

40.000

50.000

60.000

70.000

80.000

90.000

Tonnellate

Fonte: banca dati ANPA, CORINAIR, 1990

le emissioni di ossido di zolfo sono concentrate quasi esclusivamente nella zona di Catania, essendo principalmente imputabili alla rilevante attivit vulcanica esistente nellEtna.
Figura 1.1.3.8 Valori di emissione: ossidi di zolfo (SOx)

Valori di Emissione di SOx (t) - SICILIA -1990

Combustione - Industria

Natura

0,00

500.000,00

1 .000.000,00

1 .500.000,00 T o nnellate

2.000.000,00

2.500.000,00

3.000.000,00

Fonte: banca dati ANPA, CORINAIR, 1990

LAgenzia Nazionale Protezione Ambientale, inoltre, sta provvedendo alla realizzazione dellinventario delle emissioni a livello provinciale riferito al 1995. Sono gi disponibili le elaborazioni ANPA sulle emissioni regionali di alcuni inquinanti (CO2, NOx e SO2), calcolate sulla base dei consumi dei combustibili, riferite al 1999 e suddivise per tipologia di attivit. Tali valori di emissione, riportati in allegato (Tabella I.1.3.1), concordano con i valori sopra riportati e riferiti al 1990. LARPA Sicilia, nellespletamento delle proprie attivit, ha provveduto a calcolare lammontare delle emissioni in atmosfera di alcuni inquinanti, prodotte dagli impianti termoelettrici, sulla base delle dichiarazioni loro rese ai fini della redazione delle relazioni presentate annualmente al Ministero dellAmbiente e della Sanit (art.2 del D.M. 10 marzo 1987 n.105). Tali valori, sono riportati in allegato (Tabella I.1.3.2). LAgenzia si riserva in futuro, con la completa attivazione dei catasti provinciali delle emissioni, di specificare i dati in questione. In tal senso si ricorda che lart. 5 del D.P.R. 203 del 1988 attribuisce alle province la competenza per la redazione e tenuta dellinventario delle emissioni atmosferiche. Ci nonostante soltanto poche province hanno provveduto ad ottemperare tale obbligo. 17

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1.2. ACQUA
1.2.1 STATO QUALITATIVO DELLE ACQUE SUPERFICIALI E SOTTERRANEE 1.2.1.1 QUALIT DELLE ACQUE SUPERFICIALI Per la classificazione delle acque gli indirizzi del mondo scientifico, della Comunit Europea con la direttiva sulle Acque, e della nuova normativa italiana (D.Lgs. 152/99) con le successive modifiche (D.Lgs. 258/2000) tendono ormai a privilegiare la definizione di stato ambientale dei corpi idrici, vale a dire lo stato di salute dellecosistema acquatico a prescindere dalla destinazione e dall'uso della risorsa (potabile e civile, balneazione, irriguo, ecc.). Il D.Lgs. 152/99, infatti, stabilisce criteri articolati di classificazione attraverso sia indicatori chimico-fisici ed ecologici di qualit delle acque sia informazioni sul bacino idrografico (ad esempio portate, regime pluviometrico, distribuzione e tipologia degli scarichi, uso del suolo e dell'acqua) A fronte della mole di informazioni richieste dal decreto per la valutazione di qualit, considerato che finora in Sicilia non c stato un organismo unico che in maniera organica abbia coordinato le attivit di controllo e monitoraggio i monitoraggi qualitativi sinora effettuati risultano rari e i dati disponibili insufficienti e disomogenei. Si ritenuto opportuno focalizzare lattenzione sulla ricognizione delle informazioni esistenti seppure disaggregate, con particolare attenzione ai parametri necessari allapplicazione del D.Lgs. e successive modifiche per quanto riguarda, in particolare, la classificazione dei corpi idrici di cui sopra, al fine di costruire sulla base dei dati ad oggi esistenti un quadro della situazione. In particolare verranno analizzati dapprima i dati che riassumono lo stato dellarte dellintera regione, poi andremo ad osservare quelli a dettaglio provinciale. Nelle prime tabelle (I.2.1.1.1, 2 e 3) dellallegato sono riportati i dati relativi al monitoraggio qualitativo svolto dalla Regione Siciliana riguardanti le caratteristiche generali e il grado di eutrofizzazione dei corsi dacqua e dei laghi e invasi artificiali siciliani ed i dati sui prelievi e le analisi qualitative effettuate tra il 1998 e il 1999 (tabella I.2.1.1.4). Altres sono riportati i grafici che descrivono la salute dei Fiumi Siciliani attraverso taluni parametri quali il COD, BOD5, i nitrati (NO3), lOssigeno disciolto (O2) (figure I.2.1.1.1a-4d), e dei laghi e degli invasi tramite parametri quali il BOD (Kg/giorno), e il quantitativo di Fosforo (kg/anno) (figure I.2.1.1.5 e 6). da considerare, per, che i rilevamenti sono stati svolti sporadicamente nellarco di due anni, in particolare nel luglio del 98, poi nel settembre e nellottobre del 98, e infine nellagosto del 99. Come si pu osservare in tabella I.2.1.1.4, la frequenza delle analisi , nel migliore dei casi, semestrale, con campionamenti effettuati spesso su tratti diversi di corsi dacqua. Inoltre i parametri rilevati sono relativi alla presenza di sostanza organica e ossigeno, mentre non c alcuna informazione sulle sostanze chimiche pericolose, tantomeno sui parametri microbiologici, n sulla qualit biologica delle acque, parametri, questi, invece, riportati nei diversi grafici costruiti sui dati acquisiti dallARPA tramite i propri Dipartimenti Provinciali (DAP) e in qualche caso dalle Province Regionali. Nellambito di una vasta gamma di problemi connessi all'esercizio di un bacino lacustre, naturale o artificiale, l'eutrofizzazione certamente il pi indesiderato e frequente tra quelli di ordine biologico. I processi eutrofici, infatti, in relazione alla loro intensit e velocit di sviluppo, possono ripercuotersi, direttamente o indirettamente, sulla qualit delle acque e sulla manutenzione degli impianti. In una situazione caratterizzata da carenza idrica come quella siciliana una simile evenienza pu anche assumere risvolti drammatici, rappresentando le acque interne dell'Isola strutture vitali 18

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sotto l'aspetto economico e sociale, in funzione del loro fondamentale contributo sia allo sviluppo agricolo ed industriale che allapprovvigionamento idrico dei centri urbani. Prima di mostrare i dati relativi al grado di eutrofizzazione delle acque lacustri si tenga presente che ogni ecosistema acquatico presenta un livello trofico naturale il quale pu essere definito come uno stato stazionario attorno al quale, peraltro, si stabilisce, in funzione delle interazioni tra componente biotica ed abiotica, una caratteristica situazione dinamica. Tale equilibrio dinamico viene alterato quando si ha un improvviso arricchimento di nutrienti allinterno dellecosistema, in tal caso leutrofizzazione viene detta antropogenica perch causata dallattivit antropica. I vari livelli trofici finora utilizzati fanno riferimento ad un criterio di classificazione delle acque lacustri proposto dallOECD (Organisation for Economic Co-operation and Development) nel 1982, a conclusione dei lavori volti al controllo delle acque continentali ed alla lotta contro leutrofizzazione. Si riconoscono cinque diverse categorie trofiche mostrate in tabella 1.2.1.1.1.
Tabella 1.2.1.1.1 - Classificazione trofica proposta dallO.E.C.D. per le acque lacustri (1982) CATEGORIA [Pm]a [Chlm]a Max [Chl]a [Tm]a [m] Min [T]a [m] [mgP/mc] [mg/mc] [mg/mc] < 4.0 < 1.0 < 2.5 > 12.0 > 6.0 Ultra-oligotrofica < 10.0 < 2.5 < 8.0 > 6.0 > 3.0 Oligotrofica 10-35 2.5-8 8-25 6-3 3-1.5 Mesotrofica 35-100 8-25 25-75 3-1.5 1.5-0.7 Eutrofica > 100 > 25 > 75 < 1.5 < 0.7 Iper-eutrofica o Ipertrofica

dove lo stato di ultra-oligotrofia quello caratterizzato dal pi basso contenuto di nutrienti, mentre lipertrofia ne rappresenta il pi elevato.

Qui di seguito , invece, il significato dei simboli in tabella: [Pm]a la concentrazione media annuale del fosforo totale; [Chlm]a la concentrazione media annuale della clorofilla a; Max [Chl]a la concentrazione massima annua della clorofilla a (valore di picco annuale); [Tm]a la trasparenza media annuale determinata mediante il disco di Secchi; Min [T]a la trasparenza minima annuale determinata mediante il disco di Secchi,

Con i dati mostrati in tabella I.2.1.1.2 dellallegato e quelli riportati nellindagine effettuata dal Laboratorio di Ecologia Acquatica del Dipartimento di Botanica dellUniversit di Palermo, commissionata dallAssessorato regionale Territorio ed Ambiente (1987-88), stato possibile costruire la tabella 1.2.1.1.2 ed il grafico mostrato nella figura 1.2.1.1.1, i quali individuano il numero percentuale dei laghi naturali ed artificiali relativo ai diversi livelli trofici, alla categoria trofica reale e alla variazione di questa nel corso del tempo.

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Tabella 1.2.1.1.2 Comparazione tra gli anni 1987-88 e 1998-99 del numero percentuale dei laghi naturali ed artificiali relativo ai diversi livelli trofici e della loro categoria trofica reale. Anni 1987-881 Anni 1998-992 Classificazione trofica (in percentuale) 0,00 3,45 48,27 27,59 20,69

Livello trofico Classificazione Livello trofico naturale trofica naturale (in percentuale) (in percentuale) (in percentuale) 51,72 0,00 51,72 OLIGOMESOTROFICO 41,38 6,90 44,83 MESOTROFICO 3,45 44,83 0,00 MESOEUTROFICO 3,45 27,59 3,45 EUTROFICO 0,00 20,69 0,00 IPEREUTROFICO Fonte: Assessorato Territorio ed Ambiente - Regione Siciliana, 1988-1999

Figura 1.2.1.1.1 - Comparazione tra gli anni 1987-88 e 1998-99 del numero percentuale dei laghi naturali ed artificiali relativo ai diversi livelli trofici e della loro categoria trofica reale.

Livello trofico naturale e categoria trofica attuale dei laghi Siciliani (Comparazione anni 1987-88 e 1998-99)
51,72

60,00 50,00

51,72

44,83

41,38

44,83

48,27

Oligomesotrofico Mesotrofico

Valori percentuali

40,00
27,59 27,59

Mesoeutrofico
20,69

20,69

30,00 20,00
3,45 3,45 0,00 0,00 6,90

Eutrofico Ipereutrofico

0,00

0,00 Livello trofico naturale 1987-88 Livello trofico naturale 1998-99 Classificazione trofica 1987-88 Classificazione trofica 1998-99

0,00

10,00

0,00 3,45

3,45

Totale: 29

Fonte: Elaborazione Task Force Ambiente su dati della Regione Siciliana, 1988-1999

Il grafico sopra riportato pone subito in evidenza come su un totale di 29 laghi Siciliani, in assenza di alterazioni antropiche, il 93,1% dei laghi negli anni 1987-88 si collocava tra loligotrofia e la mesotrofia (il 51,72% oligo-mesotrofico e il 41,38 % mesotrofico), il 6,9% risultava tra il livello mesoeutrofico (3,45%) e leutrofico (3,45%), mentre nessuno presentava un livello trofico naturale di ipereutrofia. La situazione appare simile anche negli anni 1998-99 con qualche lieve cambiamento (nessuno dei laghi presenta il livello di mesoeutrofia contro il 3,84% degli anni 8788).
1 2

Elaborazione INEA su dati forniti dalla Regione Siciliana Elaborazione Task Force Ambiente dei dati riportati sullIndagine sullo stato trofico dei laghi Siciliani finalizzata alla loro caratterizzazione, alla elaborazione di piani di risanamento ed alla indicazione di linee generali per una razionale utilizzazione delle acque, effettuata dal laboratorio di Ecologia acquatica Dipartimento di Scienze Botaniche Universit di Palermo, per convenzione dellAssessorato Territorio ed Ambiente della Regione Sicilia (anni 1987-88)

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Per contro la caratterizzazione trofica reale, rispetto alla condizione naturale, evidenzia il grado di alterazione, prevalentemente di natura antropica, che presentano i laghi siciliani ponendolattenzione sul fatto che dagli anni 87-88 della prima indagine la situazione non sia cambiata di molto: nel 1987 il 72,42% dei laghi esaminati si poneva tra la mesoeutrofia (44,83%) e leutrofia (27,59%), e ben il 20,69% risultava ipereutrofico; nel 1998 il 20,69% dei laghi si colloca ancora nella categoria degli ipereutrofici, una lieve diminuzione caratterizza i mesotrofici ed un lieve aumento si ha tra i mesoeutrofici. Riguardo ai corsi dacqua, rifacendosi alle tabelle I.2.1.1.3 e 4, con i limiti conoscitivi ed interpretativi detti, non si osservano livelli di inquinamento particolarmente preoccupanti rispetto agli indicatori di inquinamento organico, anche se alcune situazioni potrebbero essere considerate a rischio. In particolare, rispetto ai parametri BOD e COD, livelli elevati con valori di qualit scadenti si riscontrano sul fiume Freddo in prossimit di Alcamo, sul fiume Imera meridionale presso Drasi, le Miniere Trabia e Resuttano, sul fiume Platani lungo tutto il suo corso, sul San Leonardo a Ponterotto e sul Tellaro, lIppari e il Verdura alla foce. Decisamente preoccupanti, invece, sembrerebbero essere i livelli di qualit organica delle acque dei fiume Nocella, che, alla foce, mostrano valori pessimi sia nel 98 sia nel 99. I livelli di ossigeno disciolto e di saturazione dellossigeno nelle acque sembrano mostrare una buona capacit di ricambio in quasi tutti i corsi d'acqua, con l'eccezione del fiume Freddo presso Alcamo e di alcuni corsi minori, come il Ciane e lEleuterio, per il quale, nelle note tecniche allegate alle schede della Regione, si parla di acqua quasi stagnante alla foce. I valori della concentrazione di nitrati, invece, oscillano tra livelli buoni e sufficienti, con punte di qualit scadente sul fiume Imera meridionale presso Drasi, sul Nocella alla foce, e sul San Leonardo subito a monte della diga di Rosamarina. Ancora i nitrati risultano in concentrazione abbastanza elevata lungo tutto il corso del fiume Simeto, che mostra, invece, in base agli altri parametri, una buona capacit autodepurativa delle acque (BOD, COD bassi, buona saturazione di ossigeno). Infine, per il livello di salinit delle acque, che viene misurato attraverso la conducibilit elettrica dei campione d'acqua i valori riscontrati nei corsi d'acqua nel monitoraggio della Regione confermano lalto grado di salinit delle acque, con valori quasi sempre nelle classi di salinit medio-alta o molto alta, in particolare sul Platani e sullImera meridionale. Nei casi in cui stato possibile, ovvero i dati rilevati risultano sufficienti grazie allattivit dei DAP, sono stati utilizzati alcuni degli indicatori menzionati nel D.Lgs 152/99 e successive modifiche per effettuare una prima classificazione delle acque interne. In particolare sono stati scelti: ?? lIndice Biotico Esteso (IBE). una misura degli indici biologici e come tutti gli indici biologici mostra il grado del danno ecologico. Valuta la comunit degli invertebrati bentonici (che vivono almeno una parte del loro ciclo biologico a contatto con substrati di un corso dacqua). Questo indice consente di avere una immagine complessiva della situazione ecologica di un corso dacqua, anche in relazione ad eventi inquinanti avvenuti in passato. I valori dellindice I.B.E. sono rappresentabili in 5 classi di qualit riportate in tabella 1.2.1.1.3 ed in altrettanti giudizi di qualit riportati nella tabella medesima; ?? il Livello di Inquinamento da Macrodescrittori (LIM), che un indice sintetico di inquinamento introdotto dal DLgs 152/99, e mette in relazione nutrienti, sostanze organiche biodegradabili, ciclo dellOssigeno e inquinamento microbiologico ed rappresentabile secondo una scala di qualit decrescente dal primo livello al quinto. ?? lo Stato Ecologico dei Corsi dAcqua (SECA). Per elaborare questo indice sintetico sono necessari i parametri macrodescrittori (Ossigeno disciolto, BOD5, COD, Azoto 21

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ammoniacale, azoto nitrico, fosforo totale, ed Escherichia coli) e i valori dellindice Biotico Esteso (IBE). Si riconoscono 5 classi di qualit ecologica: 1, la pi buona, 5 la peggiore.
Tabella 1.2.1.1.3 - Criteri di conversione dei valori di IBE in Classi di Qualit CLASSI DI QUALITA VALORI DI I.B.E. GIUDIZIO DI QUALITA Ambiente non inquinato o comunque non alterato in modo Classe I 10-14 sensibile Ambiente con moderati sintomi di inquinamento o di Classe II 8-9 alterazione Classe III Classe IV Classe V 6-7 4-5 1,2,3 Ambiente inquinato o comunque alterato Ambiente molto inquinato o molto alterato Ambiente fortemente inquinato o fortemente alterato

La tabella 1.2.1.1.4 mostra i vari livelli dellIndice LIM relativi ad un punteggio risultante dalla somma dei diversi livelli ottenuti dai parametri chimico-fisici e microbiologici (D.Lgs.152/99).
Tabella 1.2.1.1.4 - Valori del livello di inquinamento dai macrodescrittori (LIM) Livello 1 Somma dei livelli ottenuti dai diversi parametri chimico-fisici e microbiologici 480-560 Livello 2 240-475 Livello 3 120-235 Livello 4 60-115 Livello 5 < 60

I dati riferiti ai macrodescrittori non sono, in genere, immediatamente utilizzabili per il calcolo del L.I.M., per il numero spesso insufficiente sia dei parametri analizzati che dei campioni raccolti annualmente. Per tentare, comunque, una prima stima di questo indicatore, sono stati utilizzati solo le indagini che presentavano: - 7 o al massimo 6 macrodescrittori, indipendentemente dal tipo mancante; - almeno 9 (su 12) repliche mensili per calcolare il 75 percentile; - tra 9 e 4 repliche mensili, calcolando la media e non il 75 percentile

PALERMO Nella provincia di Palermo il monitoraggio dei corpi idrici viene effettuato a tuttoggi ancora ai sensi del DPR 515/82 (acque destinate alla potabilizzazione) dal DAP. I corpi idrici interessati sono 5 fiumi (Eleuterio, Imera, Jato, Oreto e Salso) e 5 invasi artificiali (Malvello, Scanzano, PomaJato, Piana, Garcia) ognuno dei quali presenta un singolo punto di campionamento, ad eccezione dei fiumi Eleuterio, Imera e Jato che ne presentano 2. Ricordando che, secondo la normativa, tutti i corpi idrici destinati alla potabilizzazione appartenenti alla categoria A1 necessitano di trattamento fisico semplice e disinfezione, quelli della categoria A2 richiedono un trattamento fisico e chimico normale e disinfezione e per quelli invece ricadenti nella categoria A3 necessario un trattamento fisico e chimico spinto, affinazione e disinfezione, nessuno dei suddetti corpi idrici rientra attualmente nella categoria A1, l85 % rientra nella categoria A2 e la restante percentuale nella A3, ad eccezione del Fiume Oreto. Purtroppo i dati disponibili riguardanti i parametri chimico-fisici previsti dal DPR 515/82 per la provincia di Palermo, sono scarsi e ci comporta limpossibilit della loro elaborazione, al fine di individuare una evoluzione sia temporale che spaziale. stato possibile, comunque, costruire 22

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la tabella 1.2.1.1.5 ed il relativo grafico (figura 1.2.1.1.2), che mostra il numero di campioni per categoria che risultano regolari o meno alle analisi. I dati si riferiscono allanno 2001.
Tabella 1.2.1.1.5: Numero di campioni e valori percentuali per categoria di potabilizzazione risultati secondo le analisi regolari e non. Campioni regolari per classe A1 Campioni regolari per classe A2 Campioni regolari per classe A3 Campioni non regolari Totale di campioni analizzati Fonte: DAP di Palermo, 2001 Figura 1.2.1.1.2 N 0 53 8 4 65 % 0 81,54 12,31 6,15

Valori Percentuali di campioni regolari e non secondo il D.P.R. 515/82 per classe di potabilit
100 90 80 70 60 50 40 30 20 10 0 Campioni regolari per classe A1 Campioni regolari per classe A2 Campioni regolari per classe A3 Campioni non regolari

Fonte: DAP di Palermo, 2001

Per ci che riguarda i parametri microbiologici possibile osservare lo stato dellarte attraverso la tabella I.2.1.1.5 riportata in allegato.

CATANIA Nella Provincia di Catania il controllo delle acque interne viene effettuato grazie allattivit del Dipartimento ARPA Provinciale: la tabella qui di seguito mostra lattivit di monitoraggio negli ultimi 5 anni.
Tabella 1.2.1.1.6 - Attivit di monitoraggio del DAP nella provincia di Catania 1997 1998 1999 2000 Nessun Nessun Nessun N di sopralluoghi 47 monitoraggio monitoraggio monitoraggio secondo il D.Lgs 152/99 Nessun Nessun Nessun 38 N di campioni analizzati monitoraggio monitoraggio monitoraggio Fonte: DAP Catania, 1997-2001 2001 58 55 totale 105 93

Valori percentuali

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Come si pu notare, il controllo delle acque superficiali stato attivato nellanno 2000. A tuttoggi i corpi idrici monitorati sono il Fiume Simeto, il Fiume Alcantara e il Torrente Saracena sui quali vengono analizzati lindice IBE, i parametri fisici, i macrodescrittori, ed in pi lN totale, nitroso, organico, lortofosfato ed ancora i Silicati, Sodio, Potassio, Calcio, Magnesio, Cloruri e Solfati. Nella tabella 1.2.1.1.7.sono riportati i valori degli indici IBE, con relativa classe di qualit, LIM e SECA dei fiumi nella provincia di Catania per gli anni 2001-2002.
Tabella 1.2.1.1.7 - Valutazione degli indici IBE, LIM e SECA nella provincia di Catania durante il monitoraggio (anni 2001-2002) Corso d'acqua Stazione Ponte Passo Martino Localit Passopaglia Ponte di Pietralunga Grottabadia Passofico Ritornella Masseria Facchini Cut* Ponte Bolo* Ponte dei Saraceni* Ponte Giarretta* Ponte Impero* Randazzo S. Marco Valori di IBE 4/5 6/7 5 5/4 4 2 2/3 10 9 8 5 3 9 5 IBE: classe di qualit IV III IV IV IV V V I II II IV V II IV LIM Livello 3 Livello 3 Livello 3 / / / / / / / / / Livello 2 Livello 3 SECA Classe IV Classe III Classe IV / / / / / / / / / Classe II Classe IV

Fiume Simeto (CT)

Fiume Alcantara (CT) Torrente 9 II / / Torrente Saracena Saracena (CT) Fonte: Elaborazione Task Force Ambiente su dati del DAP di Catania e del Ministero dellAmbiente (*), 2001-2002

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MESSINA Le acque interne nella provincia di Messina sono monitorate a partire dal 2001 dal Dipartimento ARPA Provinciale e dalla Provincia Regionale. I parametri analizzati oltre quelli fisici, sono i classici macrodescrittori ed in pi gli ioni Calcio, Magnesio, Cloruri, Solfati e Silicati. Nellattivit di monitoraggio rientrano i fiumi Alcantara e Simeto e i laghi Trearie, Biviere di Cesar, Porto Vecchio, Mergolo della Tonnara, Marinello, Verde, Ganzirri e Faro. La provincia Regionale di Messina analizza, oltre ai pi classici parametri chimico-fisici di base, anche lindice IBE sul F. Alcantara, sui Torrenti Fiumedinisi, Rosmarino, Patr, Timeto, Inganno e la fiumara Zappulla. Qui di si seguito si riportano i valori degli indici LIM e IBE per i corsi dacqua sopra citati.
Tabella 1.2.1.1.8 - Valori del Livello di Inquinamento dai Macrodescrittori (LIM) Somma dei livelli ottenuti dai diversi parametri chimico-fisici e microbiologici ** 420

Corso d'acqua

Stazione

LIM: livello

F. Alcantara Sito 1 - Mojo Alcantara Sito 2 - Motta Camastra Torr. Fiumedinisi Sito 1 - Parte alta bacino - Fiumara della Santissima Sito 2 - A Valle del Comune di Fiumedinisi Torr. Inganno Sito 1 - A Monte del Comune di S. Fratello Sito 1 - A Valle del Comune di S. Fratello Fiumara Zappulla Sito 1 - Torrente Tortorici Sito 2 - Fiumara di Longi Sito 3 - Asta Principale Torr Rosmarino Sito 1 - A monte dell'abitato di Alcara Li Fusi, Torrente Scavioli Sito 2 - A valle dell'abitato di Alcara Li Fusi Torr. Patr Sito 1 - A valle dell'abitato di Fondachelli Fantina Torr. Timeto Sito 1-A monte dell'abitato di S. Piero Patti 1 Sito 2 - A valle dell'abitato di Librizzi * * non stato possibile effettuare alcuna elaborazione per insufficienza dei campionamenti ** campionamenti non effettuati per alveo in secca Fonte: Elaborazione Task Force Ambiente sui dati della Provincia Regionale di Messina, 2001 520 * 2 460 2 2 440 250 2 2 * 280 400 * 2 2 420 340 2 2 440 270 ** 2

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Tabella 1.2.1.1.9 - Valori dellindice IBE e relative classi di qualit (CQ) per i corsi dacqua della provincia di Messina CORSO STAZ. MONITORAGGIO 2001 D'ACQUA PRIMAVERA ESTATE AUTUNNO INVERNO Valore Valore Valore Valore CQ CQ CQ CQ IBE IBE IBE IBE F. Alcantara Sito 1 - Mojo Alcantara Non Non 8 II /// /// effettuabile effettuabile Sito 2 - Motta Camastra 7 III 8/9 II 8 II Torr. Fiumedinisi Sito 1 - Parte alta Bacino - Fiumara della Santissima Non 8 II /// 7 III effettuabile Sito 2 a valle del Comune di Fiumedinisi Non 7/8 III 7 III /// effettuabile Torr. Inganno Sito 1 - A Monte del Comune di S. Fratello Non 9 II 9 II /// effettuabile Sito 1 - A Valle del Comune di S. Fratello Non 9 II 9/8 II /// effettuabile Fiumara Zappulla Sito 1 - Torrente Tortorici Non /// 8/7 II 7 III determinato Sito 2 - Fiumara di Longi Non /// 10 I 9 II determinato Sito 3 - Asta principale Non Non /// 10 I /// /// determinato effettuabile Torr Rosmarino Sito 1 - A monte dell'abitato di Alcara Li Fusi, Torrente Scavioli Non Non /// /// 9/8 II effettuabile effettuabile Sito 2 - A valle dell'abitato di Alcara Li Fusi Non /// 7/6 III 9 II determinato Torr. Patr Sito 1 - A valle dell'abitato di Fondachelli Fantina Non Non Non /// /// /// effettuabile effettuabile effettuabile Torr. Timeto Sito 1-A monte dell'abitato di S. Piero Patti Non /// 9/8 II 8/9 II determinato Sito 2 - A valle dell'abitato di Librizzi Non Non Non /// /// /// determinato effettuabile effettuabile Fonte: Provincia Regionale di Messina, 2001

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Dai dati sopra esposti si pu notare che il 34% circa dei campioni indicano lappartenenza alla II classe di Qualit, il 12,3% alla III ed il 5% circa alla I classe. Dalla tabella emerge anche che una buona percentuale dei campionamenti (circa il 48,7%) non era effettuabile per svariati motivi. In allegato sono mostrati alcuni dei parametri analizzati dal DAP di Messina nel periodo luglio-ottobre 2001 (tabella I.2.1.1.6) e i grafici relativi ai nutrienti (N ammoniacale, nitroso, nitrico e Fosforo totale) (figure I.2.1.1.7-10) sui corpi idrici pi significativi della provincia, ossia il Fiume Alcantara, i Laghi Trearie, Biviere di Cesar, Porto Vecchio, Mergolo della Tonnara, Marinello, Ganzirri e Faro) secondo il D.Lgs 152/99.

SIRACUSA Anche per la provincia di Siracusa, seppure non per tutti i corpi idrici, stato possibile costruire lindice LIM avendo a disposizione tutti i 7 macrodescrittori necessari, tenendo comunque presente che il monitoraggio delle acque superficiali viene svolto dal DAP soltanto dallanno 2000 sul fiume Manghisi-Cassibile, mentre nell'anno 2001 stato avviato quello dei fiumi Anapo, Tellaro, S. Leonardo e Ciane.
Tabella 1.2.1.1.10 - Valori dellindice LIM nella provincia di Siracusa SOMMA DEI LIVELLI CORSO D'ACQUA ANNO STAZIONE LIM:
LIVELLO OTTENUTI DAI DIVERSI PARAMETRI CHIMICO-FISICI E MICROBIOLOGICI

Staz 1 * Staz 2 * Staz 1 2 2001 F. Anapo Staz 2 2 Staz 3 2 Staz 1 * Staz 2- Castelluccio * 2001 F Tellaro Staz 3 3 Staz. 1 - Foce 3 2001 F. S. Leonardo Staz.2 - Ponte rotto * Staz 1 * 2001 F. Ciane Staz 2 * Staz 3 * * il calcolo non effettuabile per insufficienza di campionamenti o di parametri analizzati Fonte: Elaborazione Task Force Ambiente su dati del DAP di Siracusa Fiume Manghisi Cassibile 2000

* * 290 370 235 * * 160 180 * * * *

Lattivit di monitoraggio si sviluppata attraverso le seguenti fasi: 1) sopralluoghi conoscitivi per stabilire le stazioni di campionamento; 2) prelievi di campioni d'acqua; 3) analisi chimiche dei campioni; 4) analisi batteriologiche e biologiche dei campioni d'acqua; 5) mappaggio biologico di qualit. Per il fiume Ciane nell'anno 1995, stato effettuato, a cura del personale della Provincia Regionale, il biomonitoraggio di alcune piante di papiro, per verificarne la crescita. I risultati ottenuti per il fiume Ciane dimostrano che in questo corpo idrico non esistono rilevanti cause inquinanti che possano inficiarne la qualit dal punto di vista chimico e batteriologico. Il mappaggio biologico di qualit consiste nell'applicazione dellI.B.E. tramite l'analisi delle comunit di macroinvertebrati bentonici (larve d'insetti) presenti nel corso d'acqua, in base alla cui 27

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struttura possibile desumere lo stato di salute del fiume. Cos facendo si potuto accertare che il fiume Ciane, nella zona che va dalle sorgenti fino a 420 metri dal ponte sul Ciane della Strada Regionale 1, risulta in II classe di qualit, alla quale corrisponde un giudizio di ambiente poco alterato (visualizzato in cartina dal colore verde) dopo di che vi una zona intermedia compresa tra la II e la III classe di qualit (zona tratteggiata in verde-giallo) per passare nel tratto finale in III classe di qualit, cui corrisponde un giudizio di ambiente alterato (visualizzato in cartina dal colore giallo). Relativamente al biomonitoraggio delle piante di papiro questo ha permesso di verificarne il buono stato di salute, in quanto sono stati ottenuti accrescimenti soddisfacenti sia del caule, sia dellombrella. Il monitoraggio effettuato ha dato il giudizio di stato ecologico buono per il fiume Ciane, per tutti i parametri esaminati. Anche per il fiume Manghisi i risultati delle analisi chimiche e batteriologiche, effettuate nelle 3 stazioni di campionamento nellanno 2000 hanno permesso di caratterizzare l'ambiente fluviale come stato ecologico buono. Il mappaggio biologico di qualit ha individuato una I classe di qualit, corrispondente ad un ambiente non alterato.

Figura 1.2.1.1.3: Classi IBE sul fiume Ciane

I II III IV V

Ambiente non inquinato Ambiente poco inquinato Ambiente inquinato Ambiente molto inquinato Ambiente fortemente inquinato Condizioni intermedie

Fonte: DAP Siracusa, 2001

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RAGUSA I valori dellIndice LIM per le acque superficiali della Provincia di Ragusa, sono descritti nella sottostante tabella (Tab. 1.2.1.1.11). I corsi dacqua controllati risultano i seguenti:
Tabella 1.2.1.1.11 - Valori dellindice LIM nella provincia di Ragusa Corso d'acqua Periodo del monitoraggio Lug-Dic 2001 "" Stazione Foce Stazione ferroviaria Foce Somma dei livelli LIM: ottenuti dai diversi livello parametri chimico-fisici e microbiologici 3 215 2 310 3 200

Irminio Ippari

Fonte: Elaborazione Task Force Ambiente sui dati del DAP di Ragusa

Dal 1997 sui Fiumi Irminio, Ippari e Dirillo (a carattere torrentizio) sono stati eseguiti i seguenti controlli:
Tabella 1.2.1.1.12 - Attivit di controllo del DAP di Ragusa sui fiumi Irminio, Ippari e Dirillo Parametri Anno Test di tossicit IBE Totale Microbiologici 1997 no no no no 1998 si no no 72 1999 si si no 72 2000 si si no 15 2001 si si si (4 indagini) 41 Fonte: DAP di Ragusa, 2001

CALTANISSETTA Il monitoraggio dei corpi idrici della provincia di Caltanissetta stato avviato nel luglio del 2001. Gli ultimi dati raccolti appartengono al marzo del 2002 e riguardano il F. Gela, il L. Biviere, le dighe Cimia, Comunelli e Disueri. I dati comprendono parametri quali: pH, trasparenza, temperatura, Conducibilit, Ossigeno disciolto, Alcalinit, Azoto totale, Azoto ammoniacale, Azoto Nitroso, Azoto nitrico, Ortofosfati, Fosforo totale, Clorofilla "a", Silicati, Sodio, Potassio, Calcio, Magnesio, Cloruri e Solfati. In allegato (Figure I.2.1.1.11-14b) sono riportati i grafici che mostrano i valori delle concentrazioni di nutrienti (Azoto totale, Ammoniacale, Nitroso e Nitrico, Fosforo totale) e clorofilla a rispetto ai punti di prelievo, nonch alla loro variazione nel tempo. Dai grafici, inoltre, risulta immediatamente evidente lelevato grado di eutrofizzazione del F. Gela rispetto agli altri corpi idrici rappresentati.

TRAPANI Nella Provincia di Trapani per le acque superficiali di dighe e laghi vengono eseguiti controlli occasionali solo nei casi di eventuali problemi dovuti ad inquinamento. I controlli sulle acque superficiali di fiume sono anchessi occasionali e mirati a valutare limpatto ambientale proveniente dallo sversamento di scarichi di impianti di depurazione comunali o di scarichi non autorizzati. Di seguito si riporta il grafico che mostra lattivit di controllo sulle acque superficiali e potabili costruito sulla base dei dati forniti dal DAP.

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Figura 1.2.1.1.4: Percentuali di campioni analizzati presso il DAP di Trapani dal 1997 al 2001

Percentuali di campioni di acque analizzati presso il DAP di Trapani nel periodo 1997/2001
2001

A. superficiali A. potabili A. superficiali A. potabili A. superficiali A. potabili A. superficiali A. potabili A. superficiali A. potabili Percentuali 0,00 10,00 20,00 30,00 40,00 50,00 60,00 70,00 80,00 90,00 100,00 Campioni non conformi a legge Campioni conformi a legge

Fonte: DAP di Trapani, 2001

In allegato (Figure I.2.1.1.15-17c) sono presenti i grafici per i nutrienti nel Fiume Freddo e Belice analizzati nel periodo maggio-luglio 2001 e nello Stagnone di Marsala le cui analisi si riferiscono al luglio e ottobre del 2001. Enna I dati delle acque superficiali disponibili, per questa provincia, sono a tuttoggi ancora scarsi, , comunque in corso un adeguamento della strumentazione e del personale del Dipartimento ARPA Provinciale. Nellanno 2001 sono stati effettuati solo sporadici controlli sui Fiumi Salso, Cerami, Imera Meridionale e sugli invasi artificiali Morello, Nicoletti, Pozzillo, Ancipa, Ogliastro, Olivo (2 prelievi) e Sciaguana (2 prelievi). Il allegato (Figure I.2.1.1.18-20) si riportano i grafici relativi ai Nitrati, Ammoniaca e COD, scelti fra tutti i parametri di base indicati nel D.Lgs.152/99, tenendo presente, per, ancora una volta, che i dati si riferiscono a campionamenti sporadici.

1.2.1.2. QUALIT DELLE ACQUE SOTTERRANEE E POTABILI Una preziosa Fonte di informazione sulla qualit della risorsa rappresentata dal monitoraggio delle acque superficiali a specifica destinazione. In particolare le acque destinate alla potabilizzazione forniscono dati utili per la qualit delle acque sotterranee, che coprono l85% dei volumi prelevati a tale scopo. La qualit delle acque destinate al consumo umano regolamentata da una legge, il D.P.R. (Decreto del Presidente della Repubblica) 24 maggio 1988, n. 236, che fissa dei requisiti di qualit stabilendo il V.G. (Valore Guida) che costituisce lobiettivo al cui raggiungimento lattivit amministrativa deve tendere, e la C.M.A. (Concentrazione Massima Ammissibile), valore che non pu essere superato, per determinate classi di parametri. In altre parole, le acque distribuite con reti

1997

1998

1999

2000

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pubbliche per poter essere destinate al consumo umano devono possedere determinati requisiti organolettici, fisici, chimici, chimico-fisici e microbiologici individuati dai parametri che seguono: ?? organolettici: colore odore, sapore ?? chimico-fisici (in relazione con le caratteristiche naturali delle acque): temperatura, cloruri, calcio, magnesio, sodio, potassio, durezza totale; ?? sostanze indesiderabili (causa di inconvenienti qualora si superino i limiti): nitrati, nitriti, ammoniaca, idrocarburi, fenoli, ferro, manganese, cobalto, rame; ?? sostanze tossiche (causa di inconvenienti gravi nel caso di superamento dei limiti): arsenico, cadmio, cromo, mercurio, piombo, antiparassitari; ?? parametri microbiologici: coliformi totali, coliformi fecali, streptococchi fecali, spore di clostridi solfitoriduttori, colonie su agar. La pubblicazione del D.Lgs. 2 Febbraio 2001 n31, recante Attuazione della direttiva 981831CE relativa alla qualit delle acque destinate al consumo umano, ha dato l'avvio allennesima rivoluzione normativa che prevede, nel giro di pochi anni, la progressiva integrazione del D.P.R. 236/88, fino alla completa sostituzione. comunque opportuno segnalare che la gestione delle acque destinate al consumo umano rientra ampiamente all'interno della cosiddetta legge Galli, nuovo indirizzo normativo che ha per obiettivo la gestione integrata delle risorse idriche, dal prelievo fino alla depurazione finale. Come gi sottolineato nel paragrafo precedente il D.Lgs. 152/99 allart.7 definisce la classificazione delle acque dolci superficiali destinate alla produzione di acqua potabile in tre categorie, A1 (trattamenti fisico semplice e disinfezione), A2 (trattamento chimico e fisico normale e disinfezione), A3 (trattamento fisico e chimico spinto, affinazione e disinfezione) secondo le caratteristiche fisiche, chimiche e microbiologiche elencate nellallegato 2, tabella 1/A della Legge. E previsto, inoltre, un impiego per uso potabile di quei corpi idrici che pur qualitativamente inferiori ai valori imperativi della categoria A3, rappresentano lunica Fonte di approvvigionamento idro-potabile. Dai dati del Ministero della Salute (VII schema di questionario relativo alla Direttiva 80/778/CEE, Ministero della Salute, 2000) si evince che, in Sicilia, per i comuni al di sopra dei 5.000 abitanti, i punti di captazione da corpi idrici sono 15. Nessuno classificato come A1, 10 sono classificati come A2 e 5 come A3

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Tabella 1.2.1.2.1 - Numero di punti di captazione di acque dolci destinate alla produzione di acqua potabile distinti per tipologia di trattamento in comuni siciliani con pi di 5.000 abitanti (1999). Corpi idrici soggetti a Programmi dazione (progetti A1 A2 A3 Totale miglioramento presentati) 0 10 5 15 4 6 Fonte: Ministero della Salute 2000

In tabella 1.2.1.2.1 rappresentata la suddivisione del numero dei punti di captazione per categoria delle acque dolci superficiali destinate alla produzione di acqua potabile, i corpi idrici soggetti a miglioramento e il numero dei progetti presentati per il miglioramento. Percentualmente la tipologia di classe A2, che prevede un trattamento fisico e chimico normale seguito da disinfezione, risulta prevalente. I programmi dazione per il miglioramento della qualit delle acque dolci superficiali destinate ad uso potabile, presentati dalle Regioni, e previsti dalla Direttiva 75/440/CEE allart. 4 comma 2, riguardano 6 corpi idrici su 15. Come per la precedente anche per questa sezione verr analizzata la situazione per singola provincia, laddove, ovviamente, i dati siano disponibili.

PALERMO In aggiunta a quanto detto nel paragrafo dedicato alla qualit delle acque superficiali della provincia di Palermo si riporta in allegato la tabella I.2.1.1.5 contenente le percentuali dei parametri microbiologici relative alla classificazione anzidetta nei campioni analizzati nei controlli del periodo 1997-2001.

CATANIA Qui di seguito sono riportati i dati disponibili acquisiti nel corso del periodo 1997-2001 per le acque della provincia di Catania adibite al consumo umano nonch alla loro qualit per i parametri: Coliformi totali, Coliformi fecali, Streptococchi fecali, Carica batterica a 36C, Carica batterica a 22C, Clostridi solfito-riduttori, Pseudomonas aerofila.
Tabella 1.2.1.2.2 - Riepilogo dei dati disponibili acquisiti nel corso degli anni 1997-2001 relativamente alle acque adibite al consumo umano (potabile). Anno N di impianti di potabilizzazione delle N punti di captazione pubblici e N totale di campioni acque controllati privati controllati analizzati 5 38 60 1997 4 49 88 1998 4 49 88 1999 6 55 89 2000 3 49 88 2001 Fonte: DAP di Catania

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Tabella 1.2.1.2.3 - Riepilogo dei dati disponibili acquisiti nel corso degli anni 1997-2001 relativamente alla qualit delle acque adibite al consumo umano (potabile). NCampioni prelevati dai punti di captazione fuori norma per i N N totale di seguenti parametri: Punti di Campioni Parametri StreptoCarica Carica Clostridi Pseudomocaptazione Anno Colifor- Coliforanalizzati analizzati cocchi batt. a batt. a solfitonas mi totali mi fecali fecali 36C 22C riduttori aerofila 60 38 221 21 11 5 10 1 0 4 1997 88 49 339 15 8 5 13 12 0 1 1998 94 55 700 12 8 3 12 12 1 2 1999 89 55 493 12 10 6 19 16 1 1 2000 138 73 593 23 11 4 17 9 3 3 2001 Fonte: DAP di Catania, 2001

Per il giudizio di qualit dalle analisi dei campioni prelevati dai punti di captazione si rileva che la maggior parte di essi rientrano nei limiti microbiologici fissati dal DPR 236/88. Per i campioni prelevati dai punti di controllo nelle reti di distribuzione la segnalazione di difformit dei parametri analitici dalla 236/88 ha portato in alcuni comuni alla ricerca delle cause e correzione di esse anche mediante riparazione delle condotte o miglioramento dei sistemi di potabilizzazione.

MESSINA Qui di seguito si riportano i dati disponibili acquisiti nel corso degli anni 1992-2002 relativamente alle acque adibite al consumo umano (potabile), nella provincia di Messina, nonch la concentrazione di Nitrati rispetto alla percentuale delle fonti di approvvigionamento idrico.
Tabella 1.2.1.2.4 - Riepilogo dei dati disponibili acquisiti nel corso dellanno 2001 relativamente alle acque adibite al consumo umano (potabile). N punti di captazione pubblici e privati N punti di captazione pubblici e controllati privati totale 410 520 Fonte: DAP Messina, 2002

Su un totale di 362 fonti di approvvigionamento idrico controllate negli ultimi dieci anni (anni 1992-2002), i dati relativi alla concentrazione di Nitrati sono stati i seguenti:
Tabella 1.2.1.2.5 - Concentrazione di nitrati rispetto al numero ed alla percentuale delle fonti di approvvigionamento idrico (anni 1992-2002) Concentrazione di Nitrati compresa tra: 0 e 10 mg/l 10 e 30 mg/l 30 e 50 mg/l Oltre i 50 mg/l Fonte: DAP Messina, 2002 N di fonti: 281 52 18 11 % di Fonti 77,62 14,36 4,98 3,04

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Figura 1.2.1.2.1 - Concentrazione di Nitrati rispetto alla percentuale delle fonti di approvvigionamento idrico della provincia di Messina (1992-2002)

Concentrazioni di Nitrati nelle fonti di approvvigionamento idrico della Provincia di Messina

100 90
Percentuali di Fonti relative alla concentrazione di Nitrati

80 70 60 50 40 30 20 10 0
Concentrazione di Nitrati 0 - 10 mg/l 10 - 30 mg/l 30 - 50 mg/l Oltre i 50 mg/l

Fonte: Elaborazione Task Force Ambiente su dati del DAP di Messina, 2001

Le fonti di Approvvigionamento le cui concentrazioni di NO3 hanno superato nel corso degli anni 1992-2002 il valore di 50 mg/l sono stati:

Tabella 1.2.1.2.6 - Fonti di approvvigionamento idrico le cui concentrazioni di Nitrati hanno superato il valore di 50 mg/l COMUNE NOME DELLA FONTE CONCENTRAZIONE DI NO3 in mg/l Barcellona Pozzo di Gotto Pozzo Petraro n3 70 Caronia "" Giardini Naxos "" "" Limina S. Agata Militello Milazzo "" "" Fonte: DAP di Messina, 2001 Pozzo Piana-Tortorella Pozzo Piana Pozzo Pigno n1 Pozzo Pigno n2 Pozzo Porticato Sorgente Gebbia Pozzo Papa Pozzo Raffineria n23 Pozzo Raffineria n17 Contura n3 91 59 60 60 55 62 52 74 64,4 50,4

SIRACUSA L'approvvigionamento idrico della citt di Siracusa avviene con prelievi da pozzi trivellati ubicati in tre localit diverse: ?? Contrada San Nicolan. 13 pozzi 34

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?? Contrada Dammusi n. 4 pozzi ?? Contrada Case bianche n. 3 pozzi Le frazioni di Belvedere e Cassibile si approvvigionano in maniera autonoma: ?? Pozzo Grottone Belvedere ?? Pozzo (Trappeto Vecchio e Spinagallo) Cassibile La quantit emunta dal sottosuolo su base annuale, secondo stime della SOGEAS, di circa 18 milioni di metri cubi che vengono immessi alla distribuzione tramite cinque serbatoi, secondo lo schema riepilogativo mostrato in tabella 1.2.1.2.7.
Tabella 1.2.1.2.7 Capacit dei serbatoi nella provincia di Siracusa Serbatoio Capacit (mc) Teracati 4.800 Bufalaro vecchio 2.400 Bufalaro nuovo 10.000 Cassibile 800 Belvedere 8 Fonte: DAP di Siracusa, 2001

La quantit dacqua erogata a Siracusa e la disponibilit sono pi che sufficienti, un po meno la qualit sia alle fonti di approvvigionamento, sia alla distribuzione. Tranne qualche eccezione le acque prelevate dal sottosuolo presentano uneccessiva concentrazione di Sali (sotto forma di cloruri, sodio, calcio e magnesio) che rendono il gusto poco gradevole. Sul fronte dei parametri microbiologici, indicatori di forme di inquinamento, i valori sono generalmente nella norma. Nella tabella sottostante sono mostrate le caratteristiche chimico-fisiche delle acque delle fonti di approvvigionamento idrico della provincia di Siracusa.
Tabella 1.2.1.2.8 Caratteristiche chimico-fisiche delle provincia di Siracusa Residuo Acqua Cloruri fisso Serbatoio Teracati 1716 523 Serbatoio Bufalaro Alto 1327 342 Serbatoio Bufalaro Basso 1487 465 Pozzo Grottone (Belvedere) 399 32 Pozzo Trappeto 460 38 vecchio+Spinagallo (Cassibile) Pozzo Reimann 1 (anno 1995) 459 68 Fonte: DAP di Siracusa, 2001 acque delle fonti di approvvigionamento idrico della Sodio 228 149 174 22 24 28 Durezza 53 48 52 27 28 30 Calcio 129 125 128 67 96 84 Magnesio 51 43 49 25 16 23 Solfati 57 57 61 11 36 14 Nitrati 26 31 28 10 37 18

Nelle tabelle 1.2.1.2.9-10 sono riportati, invece, i dati riguardanti la concentrazione di Nitrati rispetto al numero di campioni analizzati nelle fonti di approvvigionamento idrico (anni 1997-2001). Inoltre sono mostrati il numero e la percentuale dei campioni analizzati la cui concentrazione di Nitrati risultata superiore a 50 mg/l (anni 1997-2001) e la relativa rappresentazione grafica.

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Tabella 1.2.1.2.9 - Concentrazione di Nitrati rispetto al numero di campioni analizzati nelle fonti di approvvigionamento idrico della provincia di Siracusa (anni 1997-2001) concentrazione di N di campioni N totale di Anno nitrati compresa analizzati: campioni analizzati tra: 0 e 10 mg/l 101 10 e 30 mg/l 72 194 1997 30 e 50 mg/l 14 Oltre i 50 mg/l 7 0 e 10 mg/l 129 10 e 30 mg/l 90 231 1998 30 e 50 mg/l 6 Oltre i 50 mg/l 6 0 e 10 mg/l 119 10 e 30 mg/l 98 231 1999 30 e 50 mg/l 13 Oltre i 50 mg/l 1 0 e 10 mg/l 100 10 e 30 mg/l 93 204 2000 30 e 50 mg/l 8 Oltre i 50 mg/l 3 0 e 10 mg/l 106 10 e 30 mg/l 145 259 2001 30 e 50 mg/l 7 Oltre i 50 mg/l 1 Fonte: DAP Siracusa, 2001 Tabella 1.2.1.2.10 - Numero e percentuali di campioni analizzati delle fonti di approvvigionamento idrico della provincia di Siracusa la cui concentrazione di Nitrati risultata superiore a 50 mg/l (anni 1997-2001) Anno N di campioni analizzati con concentrazioni di Nitrati > 50 mg/l: 7 6 1 3 1 % di campioni analizzati con concentrazioni di Nitrati > 50 mg/l: 3,61 2,60 0,43 1,47 0,39

1997 1998 1999 2000 2001 Fonte: DAP Siracusa, 2001

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Figura 1.2.1.2.2: Percentuali di campioni analizzati la cui concentrazione di Nitrati risultata superiore a 50 mg/l (anni 1997-2001)

Concentrazioni di Nitrati nelle fonti di approvvigionamento idrico della provincia di Siracusa


55,84 52,06

Percentuale di campioni analizzati

49,02

60,00 50,00 40,00 30,00 20,00

51,52

42,42

45,59

37,11

38,96

40,93

55,98

Concentrazione di Nitrati: 0-10 mg/l Concentrazione di Nitrati: 1030 mg/l Concentrazione di Nitrati: 3050 mg/l

7,22 3,61

5,63 0,43

3,92 1,47

2,6 2,6

0,00 1997 1998 1999 2000 2001

Fonte: Elaborazione Task Force Ambiente su dati del DAP di Siracusa, 2002

In particolare le fonti di Approvvigionamento in cui le concentrazioni dei Nitrati hanno superato il valore di 50 mg/l sono stati:
Tabella 1.2.1.2.11 - Fonti di approvvigionamento idrico della provincia di Siracusa le cui concentrazioni di nitrati hanno superato il valore di 50 mg/l Anno Comune Pachino Rosolini Noto Noto C/da Magrentino Siracusa Siracusa Siracusa Siracusa Siracusa Cassibile Siracusa Noto Sortino Nome della Fonte Sorgente Scala Arangio Pozzo Miceli Pozzo Nasi Pozzo Nasi Pozzo Trivellato Pozzo Archimede Pozzo Archimede Pozzo Spinagallo Pozzo Spinagallo Pozzo Spinagallo Pozzo Vasques Pozzo Spinagallo Pozzo Nasi Pozzo Trivellato Pozzo Nasi Pozzo Spinagallo Pozzo Nasi Pozzo N 58 Concentrazione di NO3 in mg/l 66 77 82,4 94 99 239 239 51 53 53 64 72 73 80 67 68 86 152

1997

1998

1999 2000

Noto Siracusa Noto 2001 Melilli Fonte: DAP Siracusa, 2001

37

2,7 0,39

10,00

Concentrazione di Nitrati: oltre i 50 mg/l

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ENNA Su un totale di 23 fonti di approvvigionamento idrico controllate nel 2002 (fino al mese di giugno) in tutta la provincia di Enna, i dati relativi alla concentrazione di Nitrati sono stati i seguenti:

Tabella 1.2.1.2.12 - Concentrazione di Nitrati rispetto al numero ed alla percentuale delle fonti di approvvigionamento idrico (gennaio-giugno 2002) Concentrazione di Nitrati compresa tra: N di fonti: % di Fonti 0 e 10 mg/l 10 e 30 mg/l 30 e 50 mg/l Oltre i 50 mg/l Fonte: DAP Enna, 2002 Figura 1.2.1.2.3 - Concentrazione di Nitrati rispetto alla percentuale delle fonti di approvvigionamento idrico della provincia di Enna (2002) 9 9 3 2 39,13 39,13 13,04 8,7

Concentrazioni di Nitrati nelle fonti di approvvigionamento idrico della Provincia di Enna

100 90
Percentuali di Fonti relative alla concentrazione di Nitrati

80 70 60 50 40 30 20 10 0
Concentrazione di Nitrati 0 - 10 mg/l 10 - 30 mg/l 30 - 50 mg/l Oltre i 50 mg/l

Fonte: Elaborazione Task Force Ambiente su dati del DAP di Enna

Le fonti di Approvvigionamento la cui concentrazione di Nitrati ha superato il valore di 50 mg/l sono stati:
Tabella 1.2.1.2.13 - Fonti di approvvigionamento idrico della provincia di Enna le cui concentrazioni di Nitrati hanno superato il valore di 50 mg/l NOME DELLA FONTE Sorgente: Campo sportivo Pozzo Pantano Fonte: DAP Enna, 2002 CONCENTRAZIONE DI NO3 in mg/l 94,05 95,36

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1.2.2 EMISSIONI E SCARICHI NEI CORPI IDRICI Le pressioni cui sono sottoposti i corpi idrici si presentano sotto due diverse forme: gli scarichi come fonti di inquinamento puntuali (scarichi da attivit produttive, da pubbliche fognature o da impianti di depurazione), e le fonti diffuse (reflui di tipo zootecnico o derivanti da pratiche agricole). Poter disporre di un adeguato sistema di catasto degli scarichi, che consentano una valutazione della quantificazione dei volumi e delle concentrazioni dei carichi inquinanti immessi nei corpi recettori, permetter di migliorare il loro trattamento a beneficio della qualit dellambiente idrico. In particolare i corpi ricettori degli scarichi degli impianti di depurazione della Sicilia sono costituiti per un terzo da torrenti, per un terzo da valloni e per il restante terzo da fiumi, mare e due laghi. Un inventario di recente avviato dallANPA, esteso a tutte la province, potr fornire informazioni circa gli aspetti strutturali e organizzativi, quelli geografico-amministrativi e quelli analitici sulla qualit delle emissioni. La difficolt di poter ottenere un quadro della situazione il pi possibile completo ed esaustivo sicuramente determinato dalla ritardata istituzione dellAgenzia Regionale per la Protezione Ambientale. Il ruolo ed i compiti dellAgenzia tramite il rilevamento delle strutture del Laboratoi Igiene e Profilassi consentiranno finalmente di mettere in rete lintero sistema dei controlli adeguandolo per riparare alle nuove e pi importanti esigenze di monitoraggio ambientale e superando lattuale disarticolazione strutturale. Lattuale disomogeneit nellinformazione di base non aiuta certo a disegnare oggi un immagine chiara sulla situazione degli scarichi e in generale delle infrastrutture fognarie e depurative in Sicilia. Il quadro complessivo della realt siciliana, non esaustivo di tutte le realt territoriali, comunque significativo in quanto riguarda il 55 % delle province. Il totale degli scarichi censiti ammonta a 692: di questi quasi i due terzi sono rappresentati da scarichi di origine civile e un terzo da scarichi di origine industriale. Una suddivisione degli scarichi censiti per bacino idrografico permetter di vedere la potenzialit degli effetti negativi che codesti scarichi provocano nei corpi ricettori quali valloni, torrenti, fiumi che costituiscono la rete di corpi idrici dei diversi bacini idrografici individuati (Tabelle I.2.2.1 e I.2.2.2 in allegato). Le informazioni che continuamente pervengono alla struttura centrale dellAgenzia dai Dipartimenti Provinciali (ex LIP) hanno sicuramente arricchito questo patrimonio di informazioni. Unulteriore attivit di ricognizione stata recentemente avviata dallARPA Sicilia attraverso le richieste fatte pervenire alle Capitanerie di Porto di Augusta, Catania, Messina, Mazara, Palermo, Porto Empedocle, Siracusa, Trapani e alle CPTA (Commissioni Provinciali per la Tutela dellAmbiente) delle nove province siciliane. In particolare con questa attivit si sono ricercate tutte le informazioni riguardanti i pareri rilasciati ai Comuni per lautorizzazione allo scarico delle acque reflue provenienti dalle attivit agro-alimentare che si immettono in acque superficiali con un numero dabitanti equivalenti (a.e..) > 4000 .

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1.2.3 IL SETTORE FOGNARIO Nonostante lAgenzia ha gi da pi di un anno avviato la ricognizione dei dati concernenti tutte le tematiche ambientali e in particolare quelle riferibili alla gestione degli scarichi idrici (caratteristiche quali-quantitativi dei reflui convogliati attraverso sistemi di fognatura, dei reflui in entrata e in uscita agli impianti di depurazione e dei reflui riutilizzati per scopi irrigui, industriali o civili), per disegnare lo stato di fatto della realt siciliana sulle infrastrutture fognario-depurative, che consente di effettuare la valutazione ex-ante al 1999 del POR Sicilia 2000-2006 nel presente documento ci si esclusivamente riferiti ai dati del Progetto obiettivo 1999 "Raccolta ed elaborazione dati sui sistemi depurativi e fognari dei Comuni della Sicilia finalizzati alla programmazione dei fondi comunitari 2000-2006 ed alla definizione della valutazione ambientale strategica e alla relazione sullo stato dellambiente della Regione", dellAssessorato Territorio Ambiente della Regione Sicilia del 1999 (SI.DE.R.S.). Alla data odierna si in possesso di n. 282 schede pervenute da parte di altrettanti Comuni e 1 Consorzio ASI, su un totale di 392 Comuni, corrispondenti al 72% del totale. Le suddette schede sono relative ad una popolazione residente complessiva di 3.227.153 abitanti su un totale di 5.100.000 circa, corrispondente al 63% della popolazione dellIsola. La popolazione non servita dalla rete fognante risultata di 792.841 abitanti, mentre quella servita risultata di 2.553.056 abitanti. Per i 282 Comuni oggetto del campione in esame, risultano ancora da realizzare: Km 2009 di fognatura nera e Km 1347 di fognatura mista (vedi Fig. 1.2.3.2)3. Nella Fig. 1.2.3.1 vengono riportati i dati relativi alla rete fognaria realizzata.
FIG. 1.2.3.1 Rete fognaria realizzata

5.000 4.500 4.000 3.500 3.000 Nera 2.500 2.000 1.500 1.000 500 AG CL CT EN ME PA RG SR TP Regione Mist a

Province e Regione

Fonte: Elaborazioni dati del Progetto Obiettivo 1999 - Assessorato Regionale Territorio Ambiente della Regione Sicilia, 1999

I sistemi di drenaggio urbano sono usualmente classificati in sistemi unitari (fognatura MISTA) e sistemi separati (fognatura NERA). Nei primi i collettori convogliano sia le acque reflue, sia le acque meteoriche. Nei sistemi separati, invece, le acque reflue sono convogliate in collettori distinti da quelli destinati alle acque meteoriche. E evidente che luso delle reti fognarie unitarie causer disfunzionamenti degli impianti di depurazione dovuti a un sovraccarico idraulico, allorch la costruzione di sistemi separati rappresenta un tipo di finanziamento pi importante.

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1. ASA

FIG. 1.2.3.2 Rete fognaria da realizzare

2.500

2.000

1.500 Ner a Mista 1.000

500

AG CL CT EN ME PA RG SR TP Regione

P r ovi nce e Regi one

Fonte: Elaborazioni dati del Progetto Obiettivo 1999 - Assessorato Regionale Territorio Ambiente della Regione Sicilia, 1999

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1. ASA

1.2.4 LA DEPURAZIONE I dati riportati nel presente paragrafo si riferiscono al campione di n. 282 Comuni di cui si dispone delle schede ricognitive (popolazione complessiva 3.227.153). Meno della met della popolazione siciliana campionata servita da un impianto di depurazione; il resto non ancora servito. Questa situazione si ripete a livello provinciale eccetto pochi casi (Messina, Ragusa e Trapani).
FIG. 1.2.4.1 - Abitanti equivalenti (ae) serviti e non allacciati

2.000.000

1.800.000

1.600.000

1.400.000

1.200.000 AE in atto ser viti 1.000.000 AE non al l acciati

800.000

600.000

400.000

200.000

AG CL CT EN ME PA RG SR TP Regione

P r ovi nce e Regi one

Fonte: Elaborazioni dati del Progetto Obiettivo 1999 - Assessorato Regionale Territorio Ambiente della Regione Sicilia, 1999

Per quanto riguarda gli impianti di depurazione la popolazione non ancora servita risulta pari a 1.465.949 abitanti, mentre quella gi servita pari a 1.858.042. Il n. degli impianti di depurazione da realizzare di 112 e 37 sono quelli in corso di realizzazione.
Tabella 1.2.4.2 - Impianti di depurazione previsti, esistenti, in corso di realizzazione, da realizzare

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450

400

350

300 Previsti dal PARF 250 Esist ent i In corso di realizzazione 200 Da realizzare

150

100

50

AG CL CT EN ME PA RG SR TP Regione

P r ovince e Regione

Fonte: Elaborazioni dati del Progetto Obiettivo 1999 - Assessorato Regionale Territorio Ambiente della Regione Sicilia, 1999

Nella Fig. 1.2.4.2 riportata la situazione complessiva degli impianti di depurazione previsti dal Piano di Risanamento delle Acque (allegato alla L.R. 27/86): dei 400 impianti previsti dal piano circa 150 sono in corso di realizzazione o da realizzare. La valutazione di alcune significative esperienze regionali indica come gli interventi sulla depurazione, pur necessari a contenere gli impatti negativi specie per alcune categorie di inquinanti chimici e microbiologici, non garantiscono adeguatamente la qualit ecologica complessiva dei corpi idrici. Tuttavia, la disponibilit di un efficiente sistema integrato di collettamento e depurazione resta uno strumento essenziale per la tutela delle risorse e la pianificazione degli interventi, per conseguire gli obiettivi delle politiche ambientali. Il recepimento della Direttiva 91/271/CEE sulle acque reflue urbane, avvenuto contestualmente allemanazione del DLgs 152/99 sulla tutela delle acque, fornisce lopportunit di completare ed ottimizzare il sistema di collettamento e depurazione di reflui urbani. Per ottemperare agli obblighi comunitari sono richiesti interventi urgenti e scadenzati con termini temporali precisi. Gli scarichi provenienti da agglomerati con oltre 15.000 abitanti equivalenti dovranno essere sottoposti, entro il 2000, ad un trattamento secondario o equivalente. Entro il 2005 gli scarichi provenienti da agglomerati tra 10.000 e 15.000 e quelli tra 2.000 e 10.000, che recapitano in acque dolci e di transizione, dovranno essere analogamente trattati. Sono inoltre definiti precisi obiettivi di abbattimento che, nelle zone sensibili, per la tutela delle risorse destinate alla produzione di acqua potabile, richiedono labbattimento dell80% per il fosforo totale e del 70-80 % per lazoto totale.

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Fig. 1.2.4.3 - Popolazione residente, fluttuante e presente

1.800.000

1.600.000

1.400.000

1.200.000

1.000.000

resident e f lut t uant e

800.000

present e

600.000

400.000

200.000

AG CL CT EN ME Province PA RG SR TP

Fonte: Elaborazioni dati del Progetto Obiettivo 1999 - Assessorato Regionale Territorio Ambiente della Regione Sicilia, 1999

Per il rispetto dei limiti di emissioni di materiale inquinante ci si attenuti fino ad oggi alle tabelle 2, 3, 4, 5, 6 della Legge Regionale del 15 maggio 1986, n. 27 che disciplina gli scarichi delle pubbliche fognature e degli scarichi degli insediamenti civili che non recapitano nelle pubbliche fognature. Dalla Fig. 1.2.4.4 Impianti secondo L.R. 27/86 si possono distinguere il numero di impianti che depurano il refluo secondo le diverse tabelle fissanti i limiti di emissione delle concentrazioni dei parametri inquinanti.
FIG. 1.2.4.4 - Impianti di depurazione secondo la legge regionale 27/86
Impianti secondo L.R. 27/86
140

120

100

80

60

40

20

Tabella 2 L.R. 27/86 Tabella 3 L.R. 27/86 Tabella 4 L.R. 27/86 Tabella 5 L.R. 27/86 Tabella 6 L.R. 27/86

AG CL CT EN ME PA RG SR TP Regione P r o v i nce e R e g i o ne

Fonte: Elaborazioni dati del Progetto Obiettivo 1999 - Assessorato Regionale Territorio Ambiente della Regione Sicilia, 1999

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Per quanto riguarda gli scarichi provenienti da agglomerati con oltre 10000 a.e. (abitanti equivalenti) recapitanti in aree sensibili si fa presente tuttavia che la legge regionale n 27 del 15 maggio 1986 in materia di tutela delle acque contiene unapposita tabella (n 6) concernente i limiti di accettabilit per i suddetti scarichi recapitanti in laghi o invasi nonch corsi dacqua sversanti in laghi e invasi entro 5 km dal punto di confluenza; inoltre la sopraccitata legge regionale fa divieto di scarico nelle zone di foce, lagune e stagni salmastri. Solo quattro Comuni della provincia di Agrigento, uno della Provincia di Catania e uno della Provincia di Palermo, sono autorizzati nei limiti della predetta tabella 6 della legge regionale 27/86. Allo stato attuale fornire un quadro preciso e sufficientemente aggiornato della situazione del servizio di raccolta e depurazione delle acque reflue urbane non facile, nonostante il notevole lavoro di indagine portato a termine negli ultimi anni (ISTAT 1993, ARTA 1998). Un altro elemento importante il gi citato grave ritardo nellapplicazione della Legge 5 gennaio 1994, n. 36 che mantiene leccessiva frammentazione del sistema di gestione delle infrastrutture operanti nel complesso del ciclo idrico. Le attivit fondamentali attraverso cui attuare questa profonda riforma sono gli Ambiti Territoriali Ottimali (A.T.O.) e la disciplina delle forme e i modi della cooperazione tra gli Enti Locali.

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1.2.5 FANGHI DI DEPURAZIONE Uno degli aspetti della depurazione delle acque pi rilevanti dal punto di vista ambientale rappresentato dalla produzione di fango e dal recapito finale dello stesso. Infatti, se da un lato lattivit di depurazione contribuisce ad attenuare limpatto ambientale connesso agli inquinanti presenti nelle acque reflue, dallaltro essa determina a sua volta un impatto attraverso i sottoprodotti della depurazione quali, per lappunto, il fango. La considerazione delle diverse destinazioni finali dei fanghi prodotti permette in alcuni casi di verificare in che misura viene operato una sorta di trasferimento di impatto da un aspetto ambientale ad un altro: in particolare, attraverso lattenuazione dellinquinamento idrico conseguita per effetto della depurazione si pu determinare un minore impatto sulla qualit delle risorse idriche a fronte di un impatto determinato, ad esempio, sullaria a seguito dellincenerimento dei fanghi, o sul suolo a seguito dello stoccaggio del fango in loco e in discarica oppure attraverso il suo impiego in agricoltura; proseguendo nellultimo esempio, limpatto sul suolo, a sua volta, pu avere ripercussioni sulla qualit della produzione agricola o, restando nel campo delle risorse idriche, sulla qualit delle acque di falda. Oggi sono poche le attivit industriali agro-alimentari che utilizzano i fanghi di depurazione per la crescita di colture specifiche quali cereali, vigneti, uliveti etc. In allegato viene presentato il quadro sulluso dei fanghi di depurazione in agricoltura secondo il Decreto Legislativo 99/92: i dati riportati nella scheda sono aggiornati al 1998.

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1.2.6 AMBIENTE MARINO E COSTIERO 1.2.6.1 QUALIT DELLE ACQUE DELLAMBIENTE MARINO-COSTIERO Il tema delle acque costiere rappresenta uno dei settori pi importanti della Regione Sicilia visto che la costa di questa regione si estende per ben 1483,9 Km. Sino ad oggi, nonostante linteresse di molti enti di ricerca (CNR, ICRAM, Universit degli Studi), che a vario titolo si occupano di ambiente marino e costiero, non stato possibile attuare un vero e proprio monitoraggio se non il controllo di alcuni segmenti isolati di litorale di dimensioni limitate dellordine, al massimo, di poche centinaia di metri. Lultimo studio sullintera costa fu commissionato negli anni 1984-85 dalla Regione Siciliana - Assessorato Territorio ed Ambiente - al Dipartimento di Biologia Animale ed Ecologia Marina, Universit degli Studi di Messina. [AAVV (1984-85), Indagine oceanografica e correntometrica nelle acque costiere della Sicilia]. I dati, dunque, sono numerosi ma disaggregati e puntuali. Per quanto riguarda gli Enti territoriali solo una provincia, quella di Ragusa ed in particolare il Laboratorio di Igiene sez. medica, e la Provincia Regionale di Ragusa-Ass.to Territorio ed Ambiente settore Ecologia, ha presentato nel 2001 uno studio sistematico delle acque marine finalizzato al rilevamento di zone particolarmente sensibili allinquinamento e per le quali doverosa una maggiore protezione. Gli indicatori adottati nella ricerca sono tutti i macrodescrittori ed alcuni parametri addizionali enunciati nel D.Lgs. 152/99, nonch la risposta specifica di unalga monocellulare (Dunaliella Tertiolecta) particolarmente sensibile alla presenza di nutrienti e naturalmente anche delle sostanze tossiche nelle acque marine. I risultati dello studio hanno visto, per quanto riguarda i macrodescrittori, un peggioramento delle condizioni nei tratti di mare pi antropizzati: in particolare lazoto ammoniacale come anche quello nitrico ha raggiunto valori molto elevati nelle stazioni vicine alle condotte sottomarine, in prossimit del Golfo di Gela e al porto di Scoglitti; lazoto nitroso risulta pi alto in prossimit del porto di Pozzallo e della condotta sottomarina di S. Croce. Il fosforo ha presentato concentrazioni quasi uniformi con punte di innalzamento nel porto di Pozzallo e in prossimit della condotta sottomarina di S. Croce. Al contrario la distribuzione della clorofilla non presenta grandi variazioni cos come le ricerche batteriologiche, limitate ai parametri del D.Lgs. 152/99 e successive modifiche, cio alla ricerca degli streptococchi fecali che hanno dato tutte esito negativo ad eccezione della stazione del porto di Scoglitti. A causa dello stato di notevole disaggregazione dei dati riguardanti tutte le altre province, per dare unidea sullo stato di salute delle acque marino-costiere siciliane sono stati scelti gli indicatori balneabilit e controllo della balneazione. Lindicatore balneabilit , attualmente, un indicatore valido, sebbene il livello di definizione normalmente messo a disposizione dal Ministero della Salute con i suoi rapporti annuali non sia soddisfacente; il controllo della balneazione, daltro canto, un indicatore di risposta valido in quanto tutte le Province attuano un controllo pressoch completo, pur non essendo standardizzato il criterio con cui viene determinata la costa da controllare. La balneabilit ha come finalit quella di valutare il rapporto percentuale tra i Km di costa non balneabile ed i km di costa controllata o i km di costa totale ed esprime, sia il rapporto percentuale tra la lunghezza (in km) della costa dichiarata balneabile e quella effettivamente controllata, sia tra la costa vietata (per motivi dipendenti o indipendenti dallinquinamento) ed il totale della costa. La diversa interpretazione dei due rapporti consiste nel fatto che mentre il primo (costa balneabile/controllata) dipende esclusivamente dall'inquinamento delle acque, dovuto soprattutto a scarichi urbani, ed sensibile anche per una scala temporale limitata all'anno, il secondo (costa vietata/totale) significativo per un impatto anche di tipo potenziale (antropizzazio47

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ne della costa) e solo su scala temporale pi ampia (i divieti permanenti mostrano variazioni significative solo considerando periodi di 5-10 anni). Il controllo della qualit delle acque di balneazione essenzialmente regolamentato dal DPR 470/82 (attuazione della Direttiva 76/160/CEE), come modificato dall'art. 18 della Legge 422/2000. In base a questa norma sono stati individuati i seguenti parametri da analizzare:

Coliformi totali Coliformi fecali Streptococchi fecali Salmonelle

Colorazione pH Temperatura Fenoli

Oli minerali Ossigeno disciolto Sostanze tensioattive

Il campionamento, per le analisi necessarie per dare un giudizio di idoneit alla balneazione o all'opposto, per porre i divieti temporanei e/o permanenti, effettuato con frequenza quindicinale da aprile a settembre. Secondo il DPR 470/82 sono considerate acque di balneazione le acque dolci, correnti o di lago e le acque marine nelle quali la balneazione espressamente autorizzata ovvero non vietata. Tutte le zone permanentemente vietate alla balneazione, indicate dalle Regioni, vengono escluse dal sistema di controllo, sia che si tratti di divieti per motivi indipendenti dall'inquinamento, per esempio a causa della presenza di porti, zone militari, zone di tutela integrale, ecc., sia per motivi di inquinamento, risultanti dalle analisi. Inoltre, nel rapporto che ogni anno il Ministero della Salute pubblica sulla qualit delle acque di balneazione, sono considerate non balneabili anche tutte quelle zone dove non sono stati effettuati i controlli in numero conforme alla normativa ovvero non sono state per nulla controllate. Si tratta, in gran parte, di litorali difficilmente raggiungibili delle isole minori. In definitiva, sono stati ricavati due rapporti, espressi come percentuale di costa balneabile e come variazione nellultimo quinquennio: - il primo dato dalla costa balneabile, cio tutta la costa dove non sia vietata, permanentemente o temporaneamente e per motivi dipendenti o indipendenti dall'inquinamento, la balneazione e dove vi sia stato un campionamento sufficiente, in rapporto alla costa effettivamente controllata, intesa come differenza tra quella teoricamente da controllare e quella poco o nulla campionata; - il secondo risulta dalla lunghezza della costa vietata alla balneazione, permanentemente o temporaneamente per motivi dipendenti o indipendenti dall'inquinamento, esclusa quella sottoposta a protezione o tutela ambientale di qualsiasi tipo per la quale risulti interdetta alla balneazione (riserve marine, parchi,ecc.), rispetto alla costa provinciale totale. Tutti i dati sono ricavati dalla pubblicazione dei Ministero della Salute, Sistema Informativo Sanitario, Dipartimento della Prevenzione, Qualit delle acque di balneazione - Sintesi dei risultati della stagione 1995 dell'analoga del 1999 e del 2000. I parametri controllati per definire la balneabilit servono, essenzialmente, per valutare eventuale rischi igienico-sanitari derivanti da inquinamenti diretti dovuti a scarichi urbani o similari.

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Analizzando, quindi, in tabella 1.2.6.1.1 i dati della costa balneabile si osserva come la percentuale sia generalmente molto elevata in tutta lisola, con una media complessiva superiore al 95% con un incremento generale nel 2000 tranne che per le province di Agrigento e Caltanissetta. Dal confronto, inoltre, tra i dati del 1995 e quelli del 1999, emerge un miglioramento della condizione rispetto al passato, ci a fronte, evidentemente, di uno sforzo in atto per superare la precedente situazione. Infatti, nella maggior parte delle province, ad eccezione di Catania, Messina e Ragusa, la variazione 1995-99 sempre positiva. Per quanto riguarda il secondo rapporto (% di costa vietata/costa totale) si evidenzia l'importanza dei fattori di pressione specifici, cio quelli dovuti ad una diffusa antropizzazione delle coste e che non necessariamente hanno riflessi immediati sulla qualit delle acque di balneazione, ma possono essere sicuramente importanti per un impatto sugli ecosistemi acquatici a medio e lungo termine. Infatti, i valori elevati di costa vietata sono relativi a tutte quelle zone in cui si ha una elevata concentrazione delle attivit umane (grandi centri urbani, porti, poli industriali, ecc.) come nel caso di tutta la costa di Palermo e Siracusa. Il dato della Provincia di Trapani potrebbe essere attribuibile al notevole incremento del controllo di tutta la costa. Comunque in tutti i casi, a parziale compensazione di queste situazioni e di altre gi risolte, ci sono i dati della tendenza nel quinquennio, dai quali si evidenziano sostanziali e diffusi miglioramenti. A questa generale diminuzione dei divieti fanno eccezione la provincia di Catania e Trapani.
Tabella 1.2.6.1.1 - Percentuale di costa balneabile (su quella controllata) e di costa vietata (sul totale) delle province Siciliane nel 1999, variazione 1995-1999 e del 2000. Percentuale di Costa balneabile / costa controllata 1999 Palermo Catania Messina Siracusa 94,6 98,9 97,3 98,9 Variaz 1995-1999 2,6 -0,4 -1,8 0,6 2000 98,8 98,7 99,8 99,2 Percentuale di Costa vietata / costa totale 1999 32,3 22,6 9,9 40,4 4,3 20,5 3,4 6,8 Variaz. 1995-1999 -4,2 8,4 -5,6 -3,6 -12,3 -25,1 -1,1 2,9 2000 47,3 30,1 40,9 47,5 11,5 23,9 43,4 56,3

97,5 99,5 Ragusa -2,5 95,2 91,2 Caltanissetta 9,6 100,0 99,6 Agrigento 3,2 46,4 100,0 Trapani 1,2 Fonte: Elaborazione su dati Ministero della Salute, 1995-2000

Da cui si pu costruire i grafici della pagina seguente:

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Figura 1.2.6.1.1 - Percentuale di costa balneabile su quella controllata (anni 1999-2000) delle province Siciliane.

Percentuale di costa balneabile / costa controllata (anni 1999-2000)


Trapani Palermo Messina Agrigento Caltanissetta Catania Ragusa Siracusa
86,0 88,0 90,0 92,0 94,0 96,0 98,0
97,5 99,2 98,9 91,2 95,2 98,7 98,9 99,5 94,6 99,8 97,3 99,6 100 100 97,4 98,8

2000 1999

100,0

Fonte: Elaborazione Task Force Ambiente su dati Ministero della Salute, 1999-2000 Figura 1.2.6.1.2 - Percentuale di costa vietata (sul totale) (anni 1999-2000) delle province Siciliane.

Percentuale di costa vietata / costa totale (anni 1999-2000)


Trapani Palermo Messina Agrigento Caltanissetta Catania Ragusa Siracusa
0,0 20,0
11,5 4,3 47,5 40,4 3,4 23,9 20,5 30,1 22,6 9,9 43,4 56,3 6,8 47,3 32,3 40,9

2000 1999

40,0

60,0

80,0

100,0

Fonte: Elaborazione Task Force Ambiente su dati Ministero della Salute, 1999-2000

Il controllo della balneazione, invece, valuta il rapporto percentuale tra i km di costa sottoposti a controllo e quelli che ciascun soggetto tenuto a controllare, cio mette in evidenza la risposta delle diverse amministrazioni per adeguare i propri programmi di monitoraggio alle prescrizioni della normativa. In particolare rappresenta la percentuale di coste controllate in relazione alla costa totale comprendente anche tutte quelle zone che per caratteristiche morfologiche, idrologiche e geografiche si possono considerare, in gran parte, esenti da fenomeni di inquinamento antropico diretto, salvo casi sporadici, e comunque poco o nulla utilizzate dai bagnanti (coste alte e rocciose o difficilmente raggiungibili via terra). Tali zone, che anche teoricamente non sarebbero da controllare, vengono ugualmente inserite dal Ministero della Salute, 50

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nel computo dei km di costa da controllare, dal quale sono esclusi solo quei tratti espressamente sottoposti a divieto di balneazione. Tutti i dati, come per i precedenti indicatori, sono ricavati dalla pubblicazione del Ministero della Salute, Sistema Informativo Sanitario, Dipartimento della Prevenzione, Qualit delle acque di balneazione - Sintesi dei risultati della stagione 1995 e analoga del 1999, ovvero dagli esiti delle analisi eseguite con frequenza bimensile dai DAP e trasmessi al Ministero della Sanit il cui Ministro della Salute riferisce i risultati del programma di sorveglianza al Parlamento il 31 marzo di ogni anno.
Tabella 1.2.6.1.2 - Percentuale di costa controllata sul totale della costa da controllare delle province Siciliane nel 1999, variazione 1995-1999 e nel 2000 Percentuale di Costa controllata / costa da controllare 1999 Variaz. 1995-1999 2000 79,7 5,0 79,3 Palermo 93,7 18,2 90,6 Catania 93,4 11,3 65,3 Messina 94,5 8,6 97,3 Siracusa 58,8 20,9 90,9 Ragusa 100 11,3 100,0 Caltanissetta 58,8 20,9 58,8 Agrigento 45,9 1,0 46,4 Trapani Fonte: Elaborazione Task Force Ambiente su dati Ministero della Salute, 1995-2000

Dallesame dei dati del 2000 possiamo osservare che, per il 50% delle province, viene controllata tutta la costa o quasi. La provincia di Caltanissetta presenta una percentuale del 100% ed in 3 province (Catania, Siracusa e Ragusa) la percentuale di costa sottoposta a controllo compresa tra il 90 e il 97%.
Figura 1.2.6.1.3 - Percentuale di costa controllata su quella da controllare delle province Siciliane (anni 19992000)

Percentuale di costa controllata / costa da controllare (anni 1999-2000)


Trapani Palermo Messina Agrigento Caltanissetta Catania Ragusa Siracusa
0 20 40 60 80
58,8 97,3 94,5 90,6 93,7 90,9 58,8 58,8 100 100 65,3 46,4 45,9 79,3 79,7 93,4

2000 1999

100

Fonte: Elaborazione Task Force Ambiente su dati Ministero della Salute, 1999-2000

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Ecco come appare la situazione delle acque di balneazione in Sicilia nellanno 2000:
Figura 1.2.6.1.4 - Qualit delle acque di balneazione della Sicilia stagione 2000

Qualit delle acque di Balneazione Regione Sicilia (Stagione 2000)


Costa balneabile 56,34% Costa insufficientemente campionata 6,84%

Costa vietata per motivi indipendenti dall'inquinamento 11,77%

Costa vietata permanentemente per inquinamento 4,04%

Costa non controllata 20,59%

Fonte: Elaborazione Task Force Ambiente su dati Ministero della Salute, 2000

La tabelle che seguono consentono di valutare la mole di lavoro svolto, nel 2000, dai vari DAP; essa evidenzia che il numero medio di campioni prelevati per punto nel 2000 presenta contenuti scostamenti rispetto al valore di legge (12 campioni per punto). Taluni sensibili discostamenti da detto valore dipendono per taluni laboratori dallapplicazione, per determinate zone della facolt di cui alla nota (1) dellallegato 1 al D.P.R. 470/82 che consente di ridurre di un fattore 2 la frequenza dei campionamenti quando le analisi effettuate negli ultimi due periodi di campionamento hanno dato costantemente risultati favorevoli per tutti i parametri dellallegato stesso e quando non sia pervenuto alcun fattore di deterioramento della qualit delle acque. Nelle tabelle che seguono sono stati elaborati i risultati relativi ai punti campionati almeno 11 volte. In tabella 1.2.6.1.3 si riportano i dati riguardanti il n dei punti di campionamento, il n dei campionamenti effettuati, il n medio di campioni per punto di prelievo, la percentuale di campioni favorevoli rispetto ai punti fissati dalla normativa per singola provincia. Il relativo grafico (Fig. 1.2.6.5) mostra la percentuale di campioni favorevoli per singola provincia.

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Tabella 1.2.6.1.3 - N punti di campionamento, n campioni effettuati, n medio di campioni per punto di prelievo, percentuale di campioni favorevoli rispetto ai punti fissati dalla normativa per singola provincia. Punti fissati N punti di campionamento N campioni effettuati 989 1232 1789 857 264 502 720 1564 N medio di campioni per punto di prelievo 11,9 10,2 6,8 12,1 12 9,7 12 12 Percentuale di Campioni favorevoli: 100 92,3 98,4 98,9 91,6 88,8 99 97,4

83 83 Trapani 121 121 Palermo 263 263 Messina 71 71 Agrigento 22 22 Caltanissetta 52 52 Catania 60 60 Ragusa 130 130 Siracusa Fonte: Ministero della Salute, 2000

Figura 1.2.6.1.5 - Percentuale di campioni favorevoli per singola provincia secondo il D.P.R. 470/82 e successive modifiche

Percentuale di Campioni favorevoli per Provincia secondo il D.P.R. 470/82 (anno 2000)
ani Trap rmo Pale sina Mes ento Agrig tta nisse Calta nia Cata usa Rag usa Sirac
82 84 86 88 90 92 94 96
97,4 88,8 92,3 100

98,4

98,9

91,6

99

98

100

Fonte: Ministero della Salute, 2000

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Nella tabella 1.2.6.1.4. e relativo grafico (Figura 1.2.6.1.6) si riportano i dati sulla ripartizione percentuale dellinquinamento secondo i parametri citati dal D.P.R. 470/82 per singola provincia.

Tabella 1.2.6.1.4 - Ripartizione percentuale dellinquinamento secondo i parametri citati dal D.P.R. 470/82 RIPARTIZIONE PERCENTUALE DELL'INQUINAMENTO SECONDO I PARAMETRI: TP PA ME AG CL CT RG SR 0 7,9 16,4 0 23,6 13,5 0 26,4 Coliformi totali 0 51,6 32,8 81,9 23,6 43,3 45,6 39,6 Coliformi fecali 0 35,6 14,6 18,1 5,8 28,8 36,4 29,7 Streptococchi fecali 0 0 0 0 0 0 0 0 Salmonelle 0 0 0 0 0 0 0 0 Enterovirus 0 0 0 0 0 0 9 0 pH 0 0 14,5 0 0 0 0 0 Colorazione 0 0 10,9 0 0 0 0 0 Trasparenza 0 0 0 0 0 0 0 0 Oli minerali 0 0 3,6 0 47 0 0 0 Sostanze tensioattive 0 0 0 0 0 0 0 0 Fenoli 0 4,9 7,2 0 0 14,4 9 4,3 Ossigeno disciolto Fonte: Ministero della Salute, 2000

Figura 1.2.6.1.6 - Ripartizione percentuale dellinquinamento secondo alcuni parametri del D.P.R. 470/82

Ripartizione percentuale dell'inquinamento secondo alcuni parametri del D.P.R.470/82 (anno 2000)
100 90 80

Valori Percentuali

70 60 50 40 30 20 10 0
Pa ler mo Ca tan ia Me ssi na Ra gu sa Tra pa ni a Ag rig en to Ca lta nis set t Sir acu sa

Coliformi totali Colorazione

Coliformi fecali Trasparenza

Streptococchi fecali Sostanze tensioattive

pH Ossigeno disciolto

Fonte: Ministero della Salute, 2000

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1.2.6.2 PESCA E ACQUACULTURA La diminuizione della pesca marittima e lagunare in misura del 50 % dal 1997 al 1999 (dati Istat in allegato) dimostra che leccessivo sforzo di pesca nei mari siciliani sta incidendo negativamente sulla fauna ittica presente. Anche il trend degli ultimi venti anni manifesta una crescente depauperazione delle specie ittiche (dati Istat in allegato). In termini di prodotto pescato, pesci , molluschi e crostacei nei mari della Regione Sicilia stanno tra loro in un rapporto 4:1:1, in termini di peso (dati Istat in allegato). La consistenza della flotta da pesca siciliana rappresenta un quarto di quella nazionale in termini di numero di battelli e un terzo per quanto riguarda la tonnellate di stazza lorda] [TSL] (t.): inoltre le tecniche di pesca pi impattanti per lecosistema marino (in particolare la tecnica a strascico) sono in dotazione circa del 10% del numero dei battelli della flotta siciliana.
Fig. 1.2.6.2.1 Numero dei battelli per sistemi di pesca utilizzati (1996-2000)
N Battelli 1996-2000
5.000 4.500 4.000 3.500 3.000 2.500 2.000 1.500 1.000 500 1996 1997 1998 Anni 1999 2000 St r ascico Volant e Circuizione Draghe Piccola pesca Polivalent i TOTALE

Fonte: MIPAF - Osservatorio IREPA sulle strutture produttive della flotta da pesca italiana

Tabella 1.2.6.2.3 : Produzione media nazionale e regionale di specie marine; numero di impianti - anni 1998, 1999

PRODUZ. ANNUALE (t)

IMPIANTI DI SPECIE MARINE 1998 1999


N impianti di cui gabbie in mare N impianti di cui gabbie in mare

PRODUZIONE GLOBALE MEDIA (t/n impianti)

REGIONE
Sicilia

1998

1999

1998

1999

2.000 Italia

2.300

11 79

5 19

11 80

5 22

182 128

209 146

11.660 10.100 Fonte: Associazione Piscicoltori Italiani API

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Unimportante alternativa allimpatto dello sforzo di pesca in mare lo sviluppo di impianti di acquacoltura e di maricoltura. La produzione oggi rappresenta solamente circa il 3 % del pescato marittimo e lagunare; difficilmente questo dato aumenter nonostante gli sforzi finanziari del governo siciliano per promuoverla. Allo scopo di disegnare in modo trasparente le realt produttive secondo filiere ittiche ben controllate, importante rilevare la scarsit di aziende certificate ISO 9000 (solo due) e lassenza di aziende certificate EMAS (vedi Tabella I.2.6.2.2). Dai tre consorzi di ripopolamento ittico (Patti, Catania, Castellammare del Golfo) si sono desunti il numero ed il tipo di barriere artificiali (vedi Tabella I.2.6.2.3).

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1.2.7 AMBITI TERRITORIALI OTTIMALI La legge 5 gennaio 1994, n. 36 Disposizioni in materia di risorse idriche ha lo scopo di riorganizzare il sistema dei servizi idrici in Italia stabilendo una netta separazione di ruoli tra lattivit di indirizzo e controllo e quella pi propriamente gestionale; tale normativa definisce inoltre come servizio idrico integrato linsieme dei servizi pubblici di captazione, adduzione e distribuzione di acqua ad usi civili, di fognatura e di depurazione delle acque reflue. In attesa della piena applicazione della legge, i servizi idrici cos definiti appaiono ancora molto frammentati sotto il profilo territoriale e gestionale. Ci spiega in parte linsufficiente attenzione di cui soffrono sul piano statistico, come evidenziato dal fatto che lultimo quadro completo relativo al 1996. Un indicazione pi illuminante, anche se soggettiva, in merito alla variegata situazione reale fornita dal sondaggio campionario dellISTAT sulla percezione della qualit del servizio da parte degli utenti. Risulta che il 14% degli italiani denuncia irregolarit nellerogazione dellacqua. Il fenomeno inversamente correlato alla dimensione dei Comuni; inoltre peggiora da Nord a Sud. Grave, pur senza raggiungere i picchi della Calabria, risulta la situazione in Sicilia ( 29,7%). Lo scenario sopra descritto non mutato molto da quello che indusse il legislatore ad avviare una radicale riforma del settore con la legge 36/94. LA RIFORMA Con la 36/94 infatti, per superare la frammentazione che caratterizza la gestione attuale delle acque, stato previsto la costituzione di Ambiti Territoriali Ottimali (ATO) individuati attraverso l'integrazione territoriale (definizione di bacini di utenza minimi) e l'integrazione funzionale delle diverse attivit del ciclo. Dopo avere costituito a livello centrale il Comitato come organo di vigilanza indipendente dalla pubblica amministrazione, la legge ha cos configurato il percorso applicativo: - le Regioni: approvano le norme di applicazione; definiscono la delimitazione territoriale e la forma istituzionale degli ATO; adottano una convenzione tipo e relativo disciplinare per regolare i rapporti fra gli enti locali e i soggetti gestori; - i Comuni e le Province: organizzano il servizio idrico integrato, procedendo alla costituzione degli ambiti; - lAmbito: definisce il Piano per ladeguamento delle infrastrutture e il raggiungimento degli obiettivi di miglioramento del servizio; affida il servizio idrico integrato al gestore, sulla base di una convenzione/contratto; effettua lattivit di controllo sul gestore rispetto alla realizzazione del Piano.

1.2.7.1 LA SITUAZIONE REGIONALE A livello periferico, tutte le Regioni si sono dotate della prevista legge attuativa, tranne la Regione Trentino-Alto Adige che, per effetto di una sentenza della Corte Costituzionale, ne risulta esentata. Risultano cos configurati 89 ATO; e il dato basta da solo a indicare la portata della riforma, ricordando le oltre 8.000 gestioni esistenti. In Sicilia la legge regionale attuativa della 36/94 e la l.r. 27/04/1999 n. 10 A livello locale la legge attribuisce alle Regioni il compito di emanare disposizioni per l individuazione e delimitazione degli ATO (art.8) e di adottare una convenzione tipo, mentre a 57

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Province e Comuni spettano lorganizzazione e laffidamento della gestione del servizio idrico, secondo forme e modi di cooperazione previsti da leggi nazionali e regionali. Le stesse leggi contengono scelte e indicazioni applicative in parte omogenee ed in parte diverse: - per la perimetrazione degli ATO, la Sicilia ha delimitato gli stessi coincidenti coi confini provinciali ; - la forma di cooperazione fra Comuni varia da Regione a Regione: in alcuni casi si scelta la forma del consorzio (art. 31 decreto legislativo 267/00), con la realizzazione di una vera e propria struttura tecnica e amministrativa (Consiglio di Amministrazione, Assemblea dei Sindaci), in altri si individuato la convenzione fra enti (art. 30 decreto legislativo 267/00), affidando di solito alla Provincia il ruolo di coordinamento, in altri ancora si lasciata libera scelta fra le due forme; A livello locale la legge attribuisce alle Regioni il compito di emanare disposizioni per l individuazione e delimitazione degli ATO (art.8) e di adottare una convenzione tipo, mentre a Province e Comuni spettano lorganizzazione e laffidamento della gestione del servizio idrico, secondo forme e modi di cooperazione previsti da leggi nazionali e regionali. Una volta insediati, gli Ambiti definiscono il Piano per ladeguamento delle infrastrutture e il raggiungimento degli obiettivi di miglioramento del servizio; procedono allaffidamento del servizio idrico integrato al gestore, sulla base di una convenzione/contratto; effettuano poi lattivit di controllo sul gestore per verificarne la corrispondenza agli obiettivi e ai livelli di servizio stabiliti nel piano e nella convenzione. In Sicilia nessun Ambito si ancora insediato e non si sono neanche definite le forme associative previste. Una volta insediatosi, lAmbito deve compiere la ricognizione delle opere di acquedotto, fognatura e depurazione, secondo quanto previsto dallart. 11, c. 3 della legge 36/94. In alcuni casi, tuttavia, la ricognizione stata avviata prima, ad opera di organi regionali o centrali. In particolare ci avvenuto al Sud, attraverso la Sogesid S.p.A.. E il caso anche dei 4 ATO siciliani non ancora insediati, ma nei quali le ricognizioni sono terminate. Il confronto tra la situazione esistente e gli obiettivi consente allATO di individuare il piano degli investimenti che costituisce parte determinante del Piano dAmbito. LAmbito deve poi scegliere la forma di gestione del servizio idrico integrato fra la concessione a terzi o laffidamento diretto a societ miste a maggioranza pubblica (a determinate condizioni).

1.2.7.2 OSSERVAZIONI FINALI Alla fine ti tali considerazioni, il risultato potrebbe a buon diritto essere giudicato sconfortante, tanto pi se si pensa che la legge prevedeva 12 mesi, tra adempimenti regionali e locali, per lorganizzazione del servizio idrico integrato. Ma il giudizio cambia se si considera la dinamica degli eventi nellarco temporale considerato. Ci si avvede, allora, che lultimo biennio mostra unaccelerazione confortante. Altri elementi soggettivi, raccolti nei contatti con la autorit regionali, confermano che la volont di procedere nella riforma diffuso, anche se non generalizzato. Molto determinata, poi, appare la volont del nuovo Governo che nel DPEF 2002-2006 (par. III.2.8) ha preso limpegno di studiare le forme pi opportune per promuovere la privatizzazione dei servizi pubblici locali, attuando il principio della netta separazione tra funzioni di indirizzo e controllo e funzioni di gestione, principio che, come si visto, alla base della legge 36/94. 58

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1.2.8 IL CICLO INTEGRATO La situazione di emergenza idrica divenuta ormai ordinaria in Sicilia non certo la prova che questa sia una regione arida, dove le piogge non sono sufficienti a soddisfare il locale fabbisogno idropotabile, irriguo ed industriale, ma la dimostrazione della scarsa efficacia con cui il problema dellacqua stato affrontato da tutti gli enti preposti. Anche se negli ultimi 50 anni le precipitazioni meteoriche sono diminuite di circa il 10-15%, lapporto che ne deriva largamente sufficiente rispetto alle esigenze dellisola. lo stato dei servizi idrici, piuttosto, ad apparire molto carente in tutte e tre le fasi relative del ciclo dellacqua: adduzione e distribuzione, trasporto delle acque reflue e trattamento degli scarichi. Le principali criticit sono: - approvvigionamento insufficiente rispetto al fabbisogno dellisola; - acquedotti insufficienti e non idonei al servizio; - elevata percentuale di acqua dispersa nella fase che va dalladduzione alla erogazione agli utenti; - mancanza di un unico ente regionale in grado di pianificare la risorsa idrica disponibile; - utilizzo in agricoltura di sistemi di irrigazione poco compatibili con le attuali disponibilit idriche; - mancata utilizzazione delle acque derivanti dagli impianti di depurazione; - mancata gestione integrata della risorsa idrica disponibile; Se in parte tali deficit possono essere attribuiti alle inefficienze gestionali, sicuramente essi testimoniano anche unelevata carenza di infrastrutture idriche, la mancanza di adeguamento di quelle esistenti e una scarsa manutenzione ordinaria e straordinaria.

1.2.8.1 LE RISORSE IDRICHE DISPONIBILI Riferendosi allintera superficie siciliana, che di 25.708 km2, per una precipitazione media annua di circa 679 mm (calcolata su 174 stazioni per il periodo 1951-1994), si ottiene un volume idrico annuo disponibile, al netto dellevapotraspirazione, di circa 7,5 miliardi di m3 (238.000 l/sec). Questo volume dacqua defluisce in superficie, attraverso i corsi dacqua, o si infiltra nel sottosuolo alimentando le falde idriche sotterranee. Considerato che una stima, anche piuttosto larga, del fabbisogno globale dellisola di circa 3,2 miliardi di m3 (100.000 l/sec) ci si rende subito conto di come le risorse idriche disponibili siano pi del doppio rispetto al fabbisogno. Valutazioni effettuate agli inizi degli anni 90, ancora attendibili, dimostrano che la risorsa idrica annualmente disponibile per le varie esigenze il 73% del fabbisogno totale. Ci vuol dire che in condizioni di ordinariet, il sistema di approvvigionamento non riesce a coprire il fabbisogno; questo si verifica perch mancano le opere in grado di immagazzinare o rendere disponibili almeno i volumi dacqua necessari. In tale situazione, gi di per se emergenziale, il sistema entra in crisi quando, per ragioni assolutamente fisiologiche nellambito della variabilit annuale del regime pluviometrico, si verificano diminuzioni delle precipitazioni (20-40%). 59

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Le precipitazioni, liquide e solide, che si verificano durante un anno idrologico medio, pur non essendo abbondanti, sono quindi pi che sufficienti a coprire le varie necessit idriche della regione, lunico problema la loro distribuzione durante dellanno. L80% delle precipitazioni si verifica in un arco di tempo che va da ottobre a marzo, mentre nel periodo aprile settembre lapporto meteorico estremamente ridotto ed in particolare nei tre mesi estivi quasi nullo.

1.2.8.2 LAPPROVVIGIONAMENTO IDRO-POTABILE IN SICILIA Lacqua utilizzata per il servizio idropotabile in Sicilia proviene in larga misura dai corsi dacqua superficiali, le cui portate, fortemente variabili da stagione a stagione e da anno ad anno, sono regolate da invasi artificiali e solo in piccola parte derivate con impianti ad acqua fluente. Unaliquota non piccola della risorsa utilizzata proviene anche dalla dissalazione dellacqua marina mentre attingimenti alquanto cospicui da falde sotterranee si hanno in prevalenza nelle province di Catania, Ragusa e Siracusa. Un quadro dei fabbisogni delle risorse disponibili e dei conseguenti sbilanciamenti tra le seconde ed i primi (quasi sempre si tratta di deficit) evidenziato dalla tabella riportata di seguito, nella quale i dati sono aggregati per sub-aree secondo la suddivisione che tradizionalmente viene considerata nellanalisi di queste problematiche. Da una lettura della tabella sotto riportata sembrerebbe che il deficit tra fabbisogni e risorse disponibili sia accettabile, almeno per buona parte della Regione. In realt , come ben noto, la situazione dellidropotabile in gran parte del territorio siciliano insostenibile.
Tabella 1.2.8.2.1 Fabbisogni e risorse disponibili in Sicilia suddivisi per aree
AREA SISTEMI
SISTEMA AGGREGATO PALERMO E COMUNI COSTIERI SISTEMA MONTESCURO EST SISTEMA FAVARA MONTEDORO COMUNI APPROVVIGGIONATI DA ACQUEDOTTI AUTONOMI SISTEMA MONTESCURO OVEST SISTEMA AGGREGATO TRAPANI E COMUNI COSTIERI

FABBISOGNI 6 ANNUI (10 mc)

RISORSE 6 DISPONIBILI (10 mc)

DEFFICIT O 6 SURPLUS (10 mc)

109,3 3 4,1 29,8 14,5 16,1

107,9 2,2 4 16,1 10,5 14,7

-1,4 -0,8 -0,1 -13,7 -4 -1,4

NORD OCCIDENTALE

SUD OCCIDENTALE

COMUNI APPROVVIGGIONATI DA ACQUEDOTTI AUTONOMI

22,4 10,5 4,3 5,8 35,4

13,6 9,2 7 5,8 34,3

-8,8 -1,3 2,7 0 -0,8

SISTEMA FONACO E MADONIE OVEST MADONIE EST BLUFI SISTEMA DEGLI ACQUEDOTTI INTERCONNESSI TRE SORGENTI-

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INTERCONNESSI TRE SORGENTIVOLTANO-GELA-AGRIGENTO CENTRO MERIDIONALE

SISTEMA DEGLI ACQUEDOTTI INTERCONNESSI CASALE E FAVARA DI BURGIO SISTEMA CITTA' DI AGRIGENTO SISTEMA CITTA' DI CALTANISSETTA COMUNI APPROVVIGGIONATI DA ACQUEDOTTI AUTONOMI

12,1 6,8 7,4 4,3 175 109 62 40

14,5 2,4 3,7 2,5 150,4 182 74 -

2,4 -4,4 -3,7 -1,8 24,6 73 12 -

CENTRO ORINTALE

SISTEMA SIMETO LENTINI SISTEMA ACQUEDOTTI ETNEI SISTEMA MESSINESE IONICO

NORD ORINTALE

APPROVVIGIONAMENTO SOLO DA FONTI LOCALI AUTONOME

Fonte: Ente Acquedotti siciliani (E.A.S.);

1.2.8.3 LE FONTI Il totale delle fonti di approvvigionamento attualmente disponibili (sorgenti, pozzi, gallerie drenanti, invasi, dissalatori, acqua di risulta dei depuratori) non sono sufficienti a soddisfare il fabbisogno attuale della regione. Il grado di utilizzazione delle risorse idriche superficiali fortemente condizionato dalla realizzazione di grandi strutture di raccolta, una soluzione estremamente semplice che consente di immagazzinare lacqua durante le stagioni piovose per poi poterla utilizzare durante la stagione secca. La natura ci fornisce gia un simile sistema che costituito dalle falde idriche sotterranee, mentre per le acque superficiali gli invasi artificiali sono in grado di assolvere pienamente questo compito. La quantit dacqua disponibile negli invasi artificiali non per sufficiente rispetto alle esigenze da soddisfare. Questo volume verr inoltre progressivamente diminuito in quanto le condizioni di sicurezza delle dighe non sono mantenute nel tempo, poich non esiste un piano per la loro manutenzione ordinaria straordinaria. La situazione si prospetta sempre pi drammatica, dal momento che, il servizio dighe, limiter sempre di pi le autorizzazioni dei volumi dacqua che potranno essere invasati. Gi oggi nelle 5 province interessate dallemergenza idrica, rispetto ad una potenzialit massima di invaso di 933.5 milioni di m3, quella autorizzata dal Servizio Nazionale Dighe (SND) di solo 533.98 milioni di m3, con una penalizzazione di 399.52 milioni di m3. Si cos verificato che in alcuni invasi, una volta raggiunto il volume autorizzato, il resto dellacqua disponibile stata messa a discarica. Sarebbe necessario dotare le dighe di sistemi di sicurezza e di controllo per la loro normale utenza e collegare, con una rete di condotte, gli invasi stessi al fine di convogliare le acque in eccesso dove vi carenza. La situazione delle acque sotterranee non pi confortante, in quanto attualmente bisogna confrontarsi con una conoscenza insufficiente degli acquiferi presenti sullIsola.

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In molti casi, non esiste una stima delle potenzialit delle falde e dei volumi dacqua che possono essere prelevati e vi inoltre una diffusa presenza di pozzi abusivi che prelevano dalle falde idriche quantit non controllate di acqua. Il pi delle volte, questi prelievi, intaccano le riserve geologiche dellacquifero e in alcuni casi, leccessivo emungimento provoca la contaminazione marina degli acquiferi costieri. Esiste poi il grosso problema delle sorgenti che si perdono in mare che potrebbero permettere, attraverso il loro recupero, un miglioramento della disponibilit idrica totale senza intaccare le riserve attualmente disponibili. Questa situazione rende impossibile una gestione razionale delle acque sotterranee.

1.2.8.4 TRASPORTO E DISTRIBUZIONE DELLACQUA Le opere di trasporto delle acque in Sicilia possono essere cos classificate: - acquedotti con limitata rete di adduzione in ragione della disponibilit locale della risorsa necessaria (province di Siracusa, Ragusa, Catania e fascia tirrenica del messinese) - acquedotti con estese e diffuse opere di trasporto dellacqua (province di Agrigento, Caltanissetta, Enna e Trapani) con risorse idriche distanti dai centri di consumo ed in parte invasate. Gli impianti a ci destinati sono complessi anche perch presentano un elevato livello di interconnessione. La gestione di questi acquedotti non agevole e la relativa gestione affidata allE.A.S. - acquedotti metropolitani (citt di Palermo, Catania e Messina) con impianti che provvedono sia alla produzione che alla distribuzione. Il numero complessivo di acquedotti di circa 450 con una erogazione di 370 Mmc/anno. Riassumendo nelle province di Enna, Caltanissetta, Agrigento, Trapani e nelle aree metropolitane di Messina e Palermo, lapprovvigionamento idropotabile dipende da grandi acquedotti, mentre nelle restanti province gli acquedotti servono singoli centri di consumo. Quanto alle isole ci si limita a segnalare che lapprovvigionamento avviene in alcuni casi (Favignana e Marittimo) con trasporto della risorsa necessaria (o parte di essa) tramite acquedotto sottomarino, in altre (Ustica, Lipari, Lampedusa) con acqua dissalata e negli altri con trasporto dacqua con navi a ci adibite.

1.2.8.5 SISTEMI DI GESTIONE DEGLI ACQUEDOTTI Le infrastrutture acquedottistiche della Sicilia presentano delle gravi carenze dovute allinadeguatezza delle strutture. Diversi sono i progetti proposti dai vari enti gestori per migliorare le reti di distribuzione nellarea siciliana, ma sicuramente sar necessario introdurre nuovi collegamenti per servire le aree maggiormente interessate dallemergenza (Agrigentino e Nisseno), anche alla luce di nuove risorse. Le principali reti di distribuzione dellacqua in Sicilia sono: - rete idrica Ente Acquedotti Siciliani (E.A.S.); - rete idrica AMAP. La vetustit delle reti di distribuzione che sono anche inadeguate rispetto alle esigenze gestionali risulta evidente in due circostanze:

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- la prima riguarda, in prevalenza, le reti cittadine che hanno perdite che in alcuni casi raggiungono il 50% dellacqua immessa in rete. Un tipico caso era quello della rete idrica di Palermo attualmente in rifacimento che, specialmente nel centro storico, aveva perdite che superavano il 50%; ci significava immettere in rete oltre 2000 l/sec per distribuirne circa 1000. Chiaramente questo problema, considerato che lacqua non viene erogata in maniera continua, ha anche aspetti igienico sanitari non indifferenti; - la seconda riguarda invece gli acquedotti che veicolano le acque delle zone di approvvigionamento a quelle di utenza. Tali reti solo in pochi casi sono interconnesse in maniera da indirizzare lacqua che in alcune zone pu essere in eccesso verso zone dove invece pu esistere un deficit, problema acuito dalle reti che sono costituite da singoli enti solo per soddisfare le proprie esigenze tenendo conto delle possibili integrazioni delle risorse. Si far ora riferimento allE.A.S. che lEnte che gestisce le grandi opere di trasporto in Sicilia: le conclusioni possono essere estese agevolmente allintero servizio idrico siciliano. LEnte Acquedotti Siciliani (E.A.S.) un ente di diritto pubblico a carattere regionale, istituito con R.D. n.24 del 19.01.1943 per provvedere: - alla costruzione di acquedotti a servizi di centri abitati; - al completamento di quelli in corso di costruzione a cura di Stato, Comuni e Consorzi; - alla sistemazione di quelli esistenti per aumentarne lefficienza; - alla manutenzione ed esercizio degli acquedotti. LEnte Acquedotti Siciliani effettua lapprovvigionamento idropotabile su gran parte del territorio siciliano, attraverso grandi reti di distribuzione esterna ed acquedotti locali, secondo due livelli di servizio (adduzione ai serbatoi e distribuzione in rete interna direttamente gestita). I comuni in cui lEAS effettua almeno uno dei due servizi di adduzione o distribuzione finale sono 174 per una popolazione complessiva di 1.898.000 abitanti (dati ISTAT 1999). La presenza dellEnte marginale nellarea centrale e sud-orientale dellisola (province di Catania, Ragusa e Siracusa) mentre diventa pi consistente nellarea centro e sud-occidentale della regione fino a diventare predominante se non esclusiva, dal punto di vista dellapprovvigionamento e della distribuzione, nella provincia di Caltanissetta. Larea del territorio siciliano dove gli squilibri tra domanda ed offerta idrica sono pi forti, certamente quella costituita dallinsieme delle province di Enna, Caltanissetta, Palermo, Agrigento e Trapani ovvero dalla porzione centro occidentale dellIsola. In questarea insistono diversi sistemi acquedottistici variamente interconnessi che, a parte qualche rara eccezione relativa ad utenze ubicate nella sola provincia di Agrigento, sono gestiti dallEAS. La popolazione residente nellarea pari a poco pi di 2,6 milioni di abitanti, cio quasi il 52% dellintera popolazione isolana. La superficie complessiva dellarea in parola pari a 15.188 Kmq. cio il 59% dellintera superficie regionale. Larea ha una densit di popolazione pari a 171 ab/Kmq, di poco inferiore a quella ragionale.

1.2.8.6 RISORSE E SCHEMI IDRICI GESTITI DALLEAS La domanda attuale e quella prevedibile da soddisfare (Tabella 1.2.8.6.1) sono state determinate sommando i relativi contributi riferiti agli ambiti provinciali, a loro volta ricavati considerando le sole utenze approvvigionate totalmente o parzialmente dallEAS. Il calcolo dei volumi medi annui richiesti si effettuato valutando le dotazioni per ogni sotto-area. A tale riguardo, si sono ritenute congrue le dotazioni pro-capite ricavate dal P.R.G.A., 63

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mentre, per la valutazione della domanda idropotabile prevista a medio termine, si fatta ricorso alla dotazione fissata dal P.S. 30.
Tabella 1.2.8.6.1 Domanda attuale e prevedibile per le utenze servite dallEAS
Provincie NComuni Popolazione serviti Residente Dotazione attuale (PRGA) Dotazione prevedibile (P.S.30) Domanda attuale (Mm3) Dotazione prevedibile (Mm3)

Agrigento Caltanissetta Catania Enna Messina Palermo Ragusa Siracusa Trapani

27 21 4 16 39 42 3 3 19

356240 276616 62138 156646 409413 196233 96988 55972 287322

200 171 183 207 204 172 178 172 173

310 282 295 307 310 291 285 275 307

26 17,3 4,2 11,8 30,5 12,3 6,3 3,5 18,1 130

40,3 28,5 6,7 17,5 46,3 20,8 10,1 5,6 32,2 208

Totale 174 1897568 Fonte: Ente Acquedotti siciliani (E.A.S.);

Nellarea in esame si sono valutate anche le disponibilit attuali, sia in riferimento alle fonti pertinenti ai grandi sistemi idrici che relative ad approvvigionamenti locali. Le fonti di approvvigionamento sono distinte (Tabella 1.2.8.6.2) in convenzionali ( superficiali e sotterranee) e non convenzionali.
Tabella 1.2.8.6.2 Offerta attuale e prevedibile per le utenze servite dallEAS ATTUALE (Mm3) Fonti convenzionali Fonti non convenzionali Superf. Agrigento Caltanissetta Catania Enna Messina Palermo Ragusa Siracusa Trapani 2,3 9,2 0 17,3 0 30 0 0 4,7 Sott. 18,1 1,4 2,3 2,5 27,3 19,5 2,1 4,1 18,5 9,9 (1)(3) 8,8 (1) 0 0 0 0 0 0 11,1 (2) 29,8 FUTURA (Mm3) Fonti convenzionali Fonti non convenzionali Superf. 12,5 25,3 0 42,9 0 20 0 0 5,2 105,9 Sott. 19,3 1,6 3,1 2,6 27,3 19,5 2,1 4,1 18,5 98,1 4,7 (1)(3) 4,4 (1) 0 0 0 0 0 0 11,1 (2) 20,2

Totale 63,5 95,8 Fonte: Ente Acquedotti siciliani (E.A.S.); (1)Dissalatore AGIP Gela (2)Dissalatore di Nubia (3)Dissalatore di Porto Empedocle

Dallesame della tabella 1.2.8.6.2 e dal confronto di questa con la precedente tabella 1.2.8.6.3 discendono le seguenti considerazioni:

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a) lofferta attuale complessiva per larea in studio (186,6 Mm3) superiore alla domanda complessiva attuale ma inferiore a quella prevedibile a medio termine; b) lofferta comunque notevolmente sperequata territorialmente: infatti buona parte delle disponibilit ricadono nel territorio provinciale di Palermo (39,3 Mm3) a fronte di una domanda da soddisfare molto pi bassa (12,3 Mm3), in contrasto con la situazione relativa alla provincia di Agrigento, dove lallocazione delle risorse (20,4 Mm3) risulta inferiore alla domanda (26,0 Mm3). Ci detto implicito che nella fase distributiva, realizzata attraverso i collegamenti acquedottistici e potenziata grazie alle interconnessioni tra essi, tale divario tende a minimizzarsi (anche se non ad annullarsi); c) risulta molto consistente lapporto dei dissalatori (circa il 16% dellofferta complessiva), con notevoli ricadute negative sia sul prezzo medio della risorsa che sulla qualit complessiva della stessa; d) nelle valutazioni a medio termine, che hanno condotto alla stima dellofferta prevedibile, si sono considerati, oltre ad un pi razionale ed efficace sfruttamento delle risorse sotterranee, gli interventi di miglioramento degli invasi in esercizio, di completamento delle opere avviate (la realizzazione dellinvaso Blufi triplicherebbe lofferta complessiva delle risorse superficiali nella provincia di Caltanissetta), ed il progressivo abbandono delle risorse di tipo non convenzionale (dissalatori); e) il radicale cambio di strategia gestionale, privilegiando luso di fonti convenzionali nellapprovvigionamento idropotabile, non comporterebbe una riduzione dellofferta a medio termine, ma anzi un aumento stimato del 17%, a patto che si realizzino gli interventi di cui al punto d).

1.2.8.7 I SISTEMI IDRICI INTERCONNESSI Il raccordo tra i centri dofferta della risorsa e gli utenti garantito da alcuni grandi sistemi idrici per lo pi interconnessi tra loro. Tutti i maggiori acquedotti siciliani, molti dei quali di impatto interprovinciale, sono gestiti dallEAS. Lalimentazione delle infrastrutture acquedottistiche principali e minori assicurata, in gran parte, da fonti idriche di tipo convenzionale. Questi schemi acquedottistici sono andati progressivamente caratterizzandosi per una forte interconnessione che ha riguardato anche fonti di approvvigionamento ad originaria destinazione diversa da quella idropotabile.
Tabella 1.2.8.7.1 Schemi interconnessi gestiti dallEAS
Schema acquedottistico Provincia Abitanti serviti (ISTAT1999)

Montescuro Ovest Favara di Burgio Dissalata Gela-Aragona Madonie Ovest-fonaco Madonie Est Blufi Ancipa Montescuro Est Alcantara

PA-TP-AG AG AG-CL PA-AG-CL PA-CL CL-EN EN-ME ME PA

63977 105655 306384 162146 43249 52256 129668 311421 24084

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Totale Fonte: Ente Acquedotti siciliani (E.A.S.);

1198840

Il cuore del sistema complessivo di approvvigionamento rappresentato dalla rete di acquedotti interconnessi che insiste nellarea delle province di Enna, Caltanissetta, Palermo, Agrigento e Trapani. Taluni di questi sistemi (Fanaco, Dissalata da Gela, Favara di Bugio) si interconnettono, nel territorio provinciale di Agrigento, con 2 altri sistemi non gestiti dallEAS (Voltano e Tre Sorgenti). Il grado di efficienza delle arterie di macro-distribuzione EAS si evince dallesame della successiva tabella.
Tabella 1.2.8.7.2 Efficienza delle grandi arterie di adduzione esterna EAS nella Sicilia C.O.
SISTEMA Volume medio annuo entrante nello schema (Mm3) Volume medio annuo uscente dallo schema (Mm3) Perdita idrica media annua del sistema di adduzione (%)

Ancipa Alcantara Blufi Bresciana Dissalata da Nubia Dissalata da Gela Fanaco-Madonie Ovest Favara di Burgio Garcia Casale Madonie Est

17,3 18,6 7,1 3,3 8,2 17,7 12 9,8 5,2 0,6 5,5

16,1 16,7 6,5 3 7,8 16,2 11,1 8,9 5 0,57 5,1 2,1 5

7 10 9 10 5 9 9 9 5 5 7 9 21

Montescuro EST 2,3 Montescuto Ovest 6,3 Fonte: Ente Acquedotti siciliani (E.A.S.);

LEAS gestisce inoltre: circa 1200 km di rete di adduzione; 40 Km di gallerie; 210 serbatoi; circa 140 impianti di sollevamento; 3 invasi artificiali (Scansano, Franco e Piano di Leone); 4 grandi potabilizzatori (per oltre 300 l/sec).

1.2.8.8 LE RAGIONI DELLA CRITICIT Lo stato di precariet in cui versano molte delle opere che costituiscono il sistema idropotabile in Sicilia una delle ragioni di maggiore criticit nellapprovvigionamento idrico in Sicilia. Altre rilevanti criticit, sono da ricercare nel sistema gestionale che non solo non consente ladeguamento costante delle opere alla dinamiche dei fabbisogni ma non neppure in grado di assicurare le indispensabili attivit di manutenzione ordinaria e straordinaria e di provvedere alla 66

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riscossione dei canoni delle utenze. Si segnala con riferimento a quastultimo punto come alcune grosse utenze (Caltanissetta, Gela, etc.) si rifiutano di pagare il dovuto perch non soddisfatte del servizio, mentre altre non vengono neppure raggiunte dalle bollette per mancata misurazione dei consumi, a volte dovute allassenza di contatori, altre alle andate fuori servizio degli stessi e altre ancora alla insufficienza del personale destinato a questa attivit. Oltre queste carenze strutturali vi sono alcune incomprensibili difficolt gestionali stratificatesi nel corso del tempo che aggravano una situazione gi di per s molto critica. Nel caso dell EAS ad esempio, uno dei fattori maggiormente influenti sulla crisi dellEnte rappresentato dal fallimentare bilancio esistente tra il costo di acquisto dellacqua da alcuni produttori (vedi AMAP, AGIP) e quello di vendita allutenza, che tenuto conto anche delle spese di gestione, di molto inferiore; con laggravante che, a causa delle forti perdite, la quantit di acqua venduta molto inferiore a quella acquistata (ad esempio, dal dissalatore dellAgip di Gela, lE.A.S. deriva, 15-16 milioni di metri cubi/anno e ne distribuisce meno della met).

1.2.8.9 ASPETTI GESTIONALI Uno dei grandi mali che contribuisce allinefficienza del sistema idrico regionale la frammentazione della gestione della risorsa idrica in una miriade di organismi che non dialogano tra loro e che non hanno ununica logica operativa, anzi spesso agiscono in competizione. Paradossalmente possono esistere comuni con abbondanza dacqua che non hanno la voglia n le strutture per dissetare paesi vicini che soffrono la sete. Ununica gestione della risorsa idrica consentirebbe di programmare la costruzione di ununica rete di distribuzione in grado di utilizzare risorse in eccesso nelle aree meno fornite. Attualmente in alcuni casi le acque in eccesso in alcuni comuni vengono immesse in discarica. Altro grande problema lutilizzo in agricoltura di sistemi di irrigazione non pi compatibili con lattuale disponibilit idrica siciliana. Andrebbero utilizzati metodi che siano in grado di avere il miglior rapporto possibile tra efficacia di irrigazione e volumi idrici impiegati. Le acque di risulta degli impianti di depurazione dovrebbero essere utilizzate per usi compatibili con la qualit di tali acque (agricoltura, industria, ecc.). La gestione ideale di un sistema idrico in perenne deficit come quello siciliano, presupporrebbe una gestione integrata delle risorse disponibili. Un simile sistema dovrebbe essere congeniato in maniera da: - assegnare lutilizzo delle acque (idropotabile, industria, ecc.).in funzione della loro qualit; - utilizzare tutte le possibili fonti di approvvigionamento (sorgenti, pozzi, gallerie drenanti, invasi, dissalatori, acqua di risulta dei depuratori, ecc.); - essere dotato di ununica rete di distribuzione in grado di supportare il trasferimento delle acque nelle zone maggiormente sofferenti; - disporre di sistemi di monitoraggio e rilevamento idrografico, meteorologico, ambientale, chimicofisico e biologico delle acque.

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1.3 SUOLO

1.3.1 SUOLO E SOTTOSUOLO 1.3.1.1 I SUOLI IN SICILIA La genesi del suolo dipende dalle dinamiche interazioni del clima, del parent material, della geomorfologia, della vegetazione, della fauna e dellazione antropica. La pedogenesi siciliana risulta molto complessa, profondamente influenzata dal clima che caratterizzato da un marcato periodo arido con alte temperature in estate che si contrappone alle temperature miti ed alle elevate precipitazioni del periodo invernale. La stagione arida facilita i processi di lisciviazione e la conseguente formazione di un orizzonte diagnostico Bt. Nelle aree molto aride il processo di lisciviazione decresce sino ad annullarsi ed avere concentrazioni di carbonati ed altri sali solubili. Altri parametri ambientali che influenza la complessa pedogenesi siciliana sono rappresentati dalla svariata morfologia del territorio e dalla differente natura dei substrati litologici, che, in taluni casi, agisce in maniera prevalente sulla formazione del suolo. In Sicilia, sono presenti pi del 50% dei totali ordini previsti dalla Soil Taxonomy, che vanno dai suoli meno evoluti (Entisuoli) ai pi evoluti (Alfisuoli). Prevalenti sono gli Ordini degli Entisuoli (38%), con i regosuoli ed i litosuoli, degli Inceptisuoli (34%) con i vari suoli bruni, dei Vertisuoli (8%) e degli Alfisuoli (8%) (G. Fierotti, 1988).

1.3.1.2 USO DEL SUOLO Dall'elaborazione dei dati tratti dalla Carta dell'Uso del Suolo4 (Assessorato Territorio e Ambiente, 1994), si ha che la maggiore parte della superficie (70%) investita dal territorio agricolo (per luso del suolo agricolo si fa riferimento al paragrafo Ambiente rurale e montano), seguono i territori boscati (prevalentemente boschi degradati e di latifoglie) e gli ambienti seminaturali (in maggior parte pascolo, incolto e macchia a cespuglietto), che ricoprono il 25.93% della totale superficie regionale. Le zone umide, i corpi idrici e le aree modellate artificialmente, si estendono rispettivamente per lo 0.10%, lo 0.19% e il 4% della complessiva superficie (Tabella I.3.1.2.1). Per poter valutare le cause che determinano pressioni sullo stato dellambiente necessario un esame delle trasformazioni delluso del suolo nello spazio e nel tempo.

La Carta dellUso del Suolo (anno 1994) stata realizzata dallAssessorato Territorio e Ambiente della Regione Siciliana con dati del 1989 a stampa, alla scala 1:250.000, ma la fotointerpretazione delle immagini da satellite stata eseguita alla scala 1:100.000 con relativo archivio numerico. La legenda costituita da 39 classi duso del suolo, a tre livelli, sulla base della nomenclatura del progetto comunitario CORINE Land Cover, introducendo inoltre gli opportuni adattamenti alle caratteristiche specifiche del territorio. Lunit minima cartografabile di 25 ha, in coerenza con la normativa del progetto comunitario.

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Figura 1.3.1.2.1 Uso del Suolo


4,06%

25,93% Territori modellati artificialmente

Territori agricoli

69,72%

Zone umide

Corpi idrici

Fonte: Assessorato Territorio e Ambiente, 1994

Tale analisi sar condotta con lausilio dei dati forniti dalla redazione della nuova carta delluso del suolo della Sicilia5 ed attraverso lelaborazione di dati dellISTAT in merito alle variazioni delluso del suolo agricolo e forestale. Da questi ultimi elaborati si evince che dal 198082 al 1998 si avuta una contrazione della superficie agricola utilizzata (8%) e della superficie agricola totale (13%), ed un basso incremento del coefficiente di boscosit (superficie forestale/ superficie totale regionale), pari allo 0,5%. Per un maggior dettaglio sullargomento si rimanda ai seguenti paragrafi: Tipo dutilizzazione della superficie agricola per la tematica Suolo; Habitat e Patrimonio forestale per la tematica Ecosistemi.

1.3.1.3 QUALIT DEI SUOLI La qualit di un suolo rappresentata dallinsieme delle sue caratteristiche chimico-fisiche e pedologiche: capacit di scambio cationico, contenuto in sostanza organica, pH, tessitura, struttura, permeabilit, drenaggio, profondit utile alle radici, ecc La maggior parte di questi dati, da tempo, stata raccolta nellambito di specifiche ricerche ed indagini pedologiche condotte da vari Enti (Universit, CCR, Assessorato Agricoltura e Foreste, SOAT, ecc.) che hanno dato origine a carte dei suoli con copertura geografica regionale e subregionale, a studi sui suoli irrigui, sullerodibilit e sulla salinit dei suoli, ecc Studi finalizzati non al monitoraggio del suolo a livello regionale, e per questo motivo di non corretto utilizzo per altri scopi che non siano quelli per cui sono stati pianificati ed eseguiti. LAgenzia Regionale per la Protezione dellAmbiente della Regione Siciliana spera di poter attivare al pi presto una rete di monitoraggio diretta alla conoscenza dello stato del suolo, attraverso la partecipazione dei maggiori esperti del settore, alfine di evidenziare gli impatti, le pressioni sullecosistema suolo e indirizzare la pianificazione verso un pi idoneo uso sostenibile del territorio.

La nuova Carta dellUso del Suolo della Sicilia sar pubblicata in questi successivi anni e vede la partecipazione attiva dellAssessorato Territorio e Ambiente e dellAssessorato Agricoltura e Foreste. Questultimo, attraverso le SOAT, ha gi prodotto con copertura geografica sub-regionale varie carte delluso del suolo e del suolo in scala 1:25.000.

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Un secondo gruppo di indicatori della qualit del suolo definisce il livello di presenza di elementi chimici che possono essere accumulati nel suolo con un eventuale grado di contaminazione. Alcuni di questi, come quelli dovuti allimpiego di fitofarmaci e fertilizzanti, sono trattati nei fattori di pressione del settore agricolo. Altri, come il contenuto di metalli pesanti e il bilancio di nutriente sono invece esplicati nelle pagine seguenti. Un altro aspetto importante per valutare limpatto sul suolo, dato dai contenuti di fitofarmaci e nitrati nelle acque sotterranee ed i contenuti di fosforo nelle acque superficiali, che verranno trattati nella tematica Acqua. Per metalli pesanti si intendono gli elementi inorganici con carica positiva singola o doppia ed elevato peso atomico. La concentrazione dei metalli pesanti nel suolo funzione del substrato pedogenetico (inquinamento geochimica), dellattivit agricola e zootecnica attraverso lutilizzo di mangimi, prodotti fitosanitari e fertilizzanti che contengono metalli pesanti, delle emissioni in atmosfera da attivit civile (riscaldamento, inceneritori, traffico veicolare) e industriale (fonderie, raffinerie, ecc.) e dei fanghi di depurazione delle acque reflue sia civili che industriali. Dallanalisi dei dati sul contenuto di metalli pesanti rilevati durante una campagna di monitoraggio dei suoli e muschi del territorio regionale (R.M. Cenci et al., anno 2001) emerge che di 33 punti campionati (Tabella I.3.1.3.1), 25 presentano valori superiori ai valori limiti previsti dal D.M. 25 ottobre 1999 n. 471 per i siti di tipo A (verde pubblico, privato e residenziale), mentre, in due punti si sono trovati valori superiori ai limiti previsti per i siti di tipo B (siti ad uso commerciale e industriale). Questi ultimi interessano esclusivamente lArsenico (As) che presenta un valore medio non molto distante (16 mg/Kg) dal limite dei siti A (20 mg/Kg) superandoli in 4 punti campionati. Lo Zinco ha un valore medio, pari a 120 mg/Kg, prossimo al limite previsto per i siti A (150 mg/Kg) e lo supera in 10 siti. Altri elementi che superano i limiti previsti per i siti di tipo A sono: cobalto (4 siti); nichel (3 siti); cadmio (2 siti); cromo e rame (1 sito). Il bilancio di nutrienti nel suolo stato calcolato tramite il modello Elba, studiato dal DIPROVAL della Facolt di Agraria dellUniversit di Bologna. Esso si riferisce allazoto (N) e al fosforo (P) di origine organico ed inorganico, definendo la situazione di deficit o surplus per differenza tra input (apporti meteorici, concimazioni, ecc.) ed output (asporto colturale, volatilizzazione) dei nutrienti. Dallesame dei dati (Tabella I.3.1.3.2 e Tabella I.3.1.3.3) si evince che il surplus di fosforo tra i pi bassi della nazione ed inferiore ai valori medi del nord, del centro e del sud Italia. Il surplus maggiore di azoto si ha nei territori provinciali di Messina, Ragusa ed Enna (Figura 1.3.1.3.1), con valori sempre pi bassi rispetto alla media nazionale (48.17 Kg/ettaro).

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Figura 1.3.1.3.1 Surplus di azoto per provincia (Kg/ha)


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surplus azoto (Kg/ha)

26,5 20,1

26,7 23,4

26,6 20,8

25 20 15 10 5 0
En na Ag rig en to

17,2

19

12,4

Pa ler m o

Ra gu sa

Ca ta nia

Fonte: Modello ELBA (Environmental Liveliness and Blent Agriculture) Universit di Bologna. Anno 1996

Anche per lazoto come per il fosforo i maggiori surplus si hanno nei territori della pianura padana, ove si sono riscontrati valori sino a 206.5 Kg/ha contro il dato pi alto stimato in Sicilia, nella provincia di Messina, che pari a 26.7 Kg/ha.

1.3.1.4 DESERTIFICAZIONE - DEGRADAZIONE FISICA E BIOLOGICA DEI SUOLI Il fenomeno della desertificazione nella Convenzione delle Nazioni Unite ufficialmente definito come degrado dei terreni coltivabili in aree aride, semi-aride e asciutte sub-umide in conseguenza di numerosi fattori, comprese variazioni climatiche e attivit umane. La Convenzione delle Nazioni Unite adottata il 17 giugno 1994 ed entrata in vigore il 29 dicembre 1996, ratificata in Italia con la legge n. 170 del 04 giugno 1997, ha potere esecutivo e comporta impegni nazionali precisi. LItalia rientra tra i Paesi colpiti da questa forma di degrado del territorio, che riguarda soprattutto le regioni meridionali, tra le quali la Sicilia, dove il fenomeno della desertificazione rappresenta una vera e propria emergenza ambientale. Elemento comune che associa le aree soggette a desertificazione la progressiva riduzione dello strato superficiale del suolo e della sua capacit produttiva, fattore questo che influisce sullo sviluppo socio-economico della regione. Il processo di degradazione del suolo causato da un insieme di fattori quali lerosione favorita indirettamente dalle pratiche agronomiche intensive; leccessivo sfruttamento delle aree montane e boschive per il pascolo; lirregolarit del regime pluviometrico; la salinizzazione, che per le piane costiere da imputarsi all'eccessivo emungimento degli acquiferi con conseguente ingressione del cuneo di acqua marina. Infine, tra le cause di desertificazione citiamo anche gli incendi boschivi; in Sicilia, nel ventennio 1978-1998, il numero di incendi notevolmente aumentato, interessando una superficie di 35.000 ettari nel 1998 contro i 6.000 ettari del 1978, una diminuzione nel numero di incendi si riscontrata nel 1999, con 16.000 ettari di superficie interessata dagli incendi. Al fine di potere pianificare gli interventi di tutela del territorio e di indirizzare le scelte politiche e socio-economiche verso uno sviluppo sostenibile, necessario avere una conoscenza approfondita delle aree vulnerabili a rischio di desertificazione presenti nella regione.

Ca lta nis se tta

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Si ra cu sa

M es sin a

Tr ap an i

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La Regione Siciliana in seno al progetto RETELAB6 (Rete sovranazionale di laboratori ambientali) ha realizzato, grazie al lavoro degli Assessorati Territorio e Ambiente ed Agricoltura e Foreste con la collaborazione del Centro di Telerilevamento Mediterraneo di Palermo, una Carta delle aree vulnerabili al rischio di desertificazione in Sicilia. La metodologia scelta per realizzare la carta in scala 1:250.000, basata sulla combinazione di tre indici differenti, ciascuno dei quali riflette specifici aspetti legati al fenomeno della desertificazione: - le condizioni di aridit - indice di aridit - le condizioni di siccit - indice di siccit - la perdita di suolo in relazione al suo uso, tipologia, ed erosivit delle piogge - indice di perdita del suolo. Per ciascuno di questi indici stata realizzata una carta, che li rappresenta, avremo dunque una carta dell indice di aridit, una carta dellindice di siccit ed infine una carta dellindice della perdita di suolo. La carta delle aree vulnerabili al rischio di desertificazione il risultato della somma dei valori, relativi alle singole carte, dei tre indici di base. La tabella 1.3.1.4.1 riporta il quadro di sintesi delle aree regionali vulnerabili al rischio di desertificazione, nella tabella il territorio regionale appare classificato in quattro classi di rischio. La classe di rischio medio-alta quella che interessa quasi il 50% dellintero territorio regionale, questo dato sottolinea limportanza di adottare un programma di salvaguardia del territorio siciliano, nei confronti di questa emergenza ambientale.
Tabella 1.3.1.4.1 - Quadro di sintesi sulla vulnerabilit al rischio di desertificazione in Sicilia

Classe di rischio Basso Medio-Basso Medio-Alto Elevato Totale

Ettari 152.653 969.600 1.230.115 191.655 2.544.023

% 6.0 38.1 48.4 7.5 100

Fonte: Regione siciliana Gruppo di lavoro Desertificazione.

Rete sovranazionale di laboratori ambientali e multifunzionali Nata con lo scopo di realizzare una rete sovranazionale di laboratori ambientali per favorire un flusso dinformazioni continuo con gli Organismi istituzionali dellUnione Europea.

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Figura 1.3.1.4.1 Carta dellaree vulnerabili al rischio della desertificazione

Fonte: Regione Siciliana Gruppo di Lavoro Desertificazione. Anno 2002

Successivamente sar necessario realizzare carte a scale di maggiore dettaglio (1:100.000), introducendo altri indici rappresentativi del fenomeno attualmente non considerati.

1.3.1.5 ATTIVIT ESTRATTIVE Le formazioni geologiche che offrono litotipi di interesse economico sono numerose ed eterogeneamente distribuite sul territorio siciliano. I principali giacimenti minerari sono ubicati in corrispondenza delle catene montuose della Sicilia settentrionale ed occidentale (Peloritani, Nebrodi, Madonie, Monti di Palermo, Monti di Trapani e Sicani), dove si rinvengono calcari e dolomie e, nel messinese, mineralizzazioni a solfuri e feldspati; nella Sicilia centro-meridionale (Graben di Caltanissetta), dove si rinvengono i giacimenti di zolfo, salgemma e sali potassici della Serie Gessoso-Solfifera; nellAltopiano Ibleo, dove sono presenti mineralizzazioni ad asfalto e bitumi; nelle zone vulcaniche (Etna, Vulcano e Lipari), dove si trovano giacimenti di pomice, pietra lavica e minerali metallici. Di seguito viene descritto lo stato delle attivit estrattive in Sicilia, riferito a1 1999 o al 2000 a seconda della copertura temporale dei dati, analizzate su base provinciale e per categoria (I e II) dei giacimenti, secondo la classificazione indicata nella normativa di settore (R.D. n. 1443/27 e L.R. n. 54/56). 1.3.1.5.1 ATTIVIT ESTRATTIVE DI SECONDA CATEGORIA (CAVE) Lanalisi del settore estrattivo dei materiali di cava si basa sui dati dellAss. Reg. Industria Corpo Regionale delle Miniere, riguardanti il numero di cave autorizzate in esercizio per comune e per tipologia di materiale estratto. Il livello di aggregazione dei dati utilizzato per lanalisi quello provinciale. Nelle Figg. 1.3.1.5.1.1, 1.3.1.5.1.2 e 1.3.1.5.1.3 riportato rispettivamente il quadro di sintesi, relativo allanno 1999, per i 3 Distretti Minerari dellAss. Reg. Industria (D.M. di Caltanissetta, Catania e Palermo), che rilasciano lautorizzazione alle cave ricadenti nelle province 73

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di cui sono territorialmente competenti. I dati sono espressi in termini di incidenza percentuale del numero di cave per litotipo estratto in ciascuna provincia. Dallanalisi della Fig. 1.3.1.5.1.1 si evidenzia la prevalenza nei territori delle province di Agrigento, Caltanissetta ed Enna di cave di inerti (calcare, marna, sabbia e ghiaia), con percentuali comprese tra il 64 ed il 71%, seguite dalle cave di rosticci di zolfo (materiale di scarto delle vecchie lavorazioni dello zolfo, con percentuali comprese tra il 7 ed il 15%) e da quelle di calcarenite (610%) ed argilla (4-6%). Nelle province di Agrigento e Caltanissetta si rinvengono inoltre alcune cave attive di gesso (4 e 8% rispettivamente), mentre nella provincia di Enna (comuni di Nicosia, Agira, Cerami, Gagliano Castelferrato, Troina, Nissoria) viene estratta anche la quarzarenite (11%).

Figura 1.3.1.5.1.1 Numero di cave attive per tipologia di materiale estratto nelle Province del Distretto Minerario di Caltanissetta
Provincia di Agrigento calcare e marna
4,5%

Provincia di Caltanissetta calcare e marna argilla


6,1% 8,2% 49,0%

argilla rosticci di zolfo


50,7%

10,4% 13,4%

rosticci di zolfo sabbia e ghiaia arenaria e calcarenite gesso

sabbia e ghiaia arenaria e calcarenite gesso

22,4% 10,2% 4,1%

14,9% 6,0%

Provincia di Enna calcare e marna


10,9% 9,1% 23,6%

argilla rosticci di zolfo

5,5% 7,3% 43,6%

sabbia e ghiaia arenaria e calcarenite quarz-arenite

Fonte: Ass. Reg. Industria - Corpo Regionale Miniere, 1999

Il Distretto Minerario di Catania (Fig. 1.3.1.5.1.2) il pi eterogeneo sotto il profilo delle variet merceologiche ricavabili dalle attivit di cava. Nella provincia di Catania vengono estratte prevalentemente vulcaniti (nel 51% delle cave attive si estrae pietra lavica, nell11% tufo vulcanico), secondariamente gesso (10%), argilla (8%) e calcare (8%). La provincia di Messina ospita uno dei maggiori bacini marmiferi della Sicilia, dove si estraggono alcune variet pregiate della pietra ornamentale (cave di San Marco DAlunzio e Frazzan, che incidono per il 10% sul numero provinciale totale); le cave pi numerose sono per quelle di inerti (40% di calcare, sabbia e ghiaia), seguite da quelle di argilla (27%) e quarzarenite (10%). Nellisola di Lipari sono inoltre attive 3 cave di pomice. 74

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1. ASA

Nelle province di Siracusa e Ragusa predominano le cave di inerti (comprese tra il 69 ed il 79% del totale), seguite da quelle di calcarenite nel siracusano (25%) e da quelle di marmo (8%) e di argilla (8%) nel ragusano.

Figura 1.3.1.5.1.2 Numero di cave attive per tipologia di materiale estratto nelle province del Distretto Minerario di Catania
Provincia di Catania Provincia di Messina calcare e marna calcare e marna
8,9% 3,3% 11,1% 51,1% 10,0% 7,8% 7,8%

argilla
3,8% 9,6% 13,5% 3,8% 9,6% 26,9%

argilla lava tufo vulcanico sabbia e ghiaia arenaria e calcarenite gesso


5,8% 26,9%

pomice marmo metamorfiti sabbia e ghiaia arenaria e calcarenite quarz-arenite

Provincia di Ragusa

Provincia di Siracusa

calcare e marna
4,2% 25,0%

calcare e marna
2,1% 25,0%

argilla marmo
54,2%

argilla lava

sabbia e ghiaia arenaria e calcarenite

2,1% 2,1%

8,3% 8,3%

68,8%

arenaria e calcarenite gesso

Fonte: Ass. Reg. Industria -Corpo Regionale Miniere, 1999

Nel Distretto Minerario di Palermo (Fig. 1.3.1.5.1.3) ricadono gli altri due bacini marmiferi principali della Sicilia, oltre a quello messinese gi menzionato: il bacino palermitano (Monte Kumeta, Pizzo Marabito, Rocca Busambra, etc..) e quello trapanese (Monte S. Giuliano, Monte Sparagio, Monte Cofano, etc..). Allo stato attuale le cave di marmo nel palermitano incidono per l10% sul totale delle cave attive della provincia, mentre nel trapanese costituiscono la quasi totalit delle attivit estrattive della provincia (86%). Queste cave sono caratteristiche per il valore merceologico del prodotto che viene messo in commercio, in massima parte allestero, sotto forma di prodotti semilavorati e prodotti finiti pregiati. Tra i materiali lapidei di pregio sono state incluse dalla L.R. n. 127/80 anche le calcareniti di Trapani (2% del n. di cave attive nella provincia). Nel palermitano sono molto diffuse anche le cave di inerti (calcare, sabbia e ghiaia) che costituiscono il 79% del totale.

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Figura 1.3.1.5.1.3 Numero di cave attive per tipologia di materiale estratto nelle province del Distretto Minerario di Palermo
Provincia di Palermo
Provincia di Trapani calcare e marna
1,0% 1,9% 1,0% 9,6%

calcare e marna
3,3% 9,8% 3,3% 9,8% 4,9% 68,9%

argilla marmo sabbia e ghiaia

marmo lava arenaria e calcarenite gesso

86,5%

quarz-arenite gesso

Fonte: Ass. Reg. Industria -Corpo Regionale Miniere, 1999

Il dato relativo al numero di cave in esercizio mette in evidenza per alcune tipologie merceologiche lestrema diffusione delle attivit estrattive, come nel caso delle cave di inerti (calcare, marne, sabbie e ghiaie), praticamente ubiquitarie e capillarmente distribuite sul territorio regionale con numeri sempre piuttosto elevati in tutte le province, mentre per altre tipologie, come nel caso delle cave di gesso, indica una concentrazione delle attivit estrattive in poche cave di medie-grandi dimensioni, dove il maggiore grado di innovazione tecnologica consente agli esercenti di essere competitivi sul mercato e di sopravvivere rispetto alle piccole cave a conduzione artigianale. Per avere uninformazione completa sullentit della pressione esercitata al suolo dalle attivit estrattive in esercizio in Sicilia nel 1999, bisognerebbe disporre anche del dato relativo alla superficie occupata dalle cave, che renderebbe conto della reale distribuzione territoriale delle attivit e dellentit del loro impatto. Ad oggi tale dato disponibile solo per lanno 1996, anno in cui lAss. Reg. Territorio e Ambiente ha effettuato un Censimento delle attivit estrattive in Sicilia. Linformazione desunta da questo studio, pur avendo carattere occasionale, lunica ad oggi disponibile sulle superfici occupate dalle attivit estrattive suddivise per tipologia di materiale estratto e per provincia. In Fig. 1.3.1.5.1.4 riportato il dato aggregato a livello regionale: esso evidenzia come su un totale di quasi 9,1 milioni di m2, le cave di inerti (calcare, marna, sabbia e ghiaia) occupino la superficie pi estesa, con quasi 4,4 milioni di m2 per calcare e marna ed 1,8 milioni di m2 per sabbia e ghiaia, risultando le attivit estrattive a maggiore impatto a scala regionale, in quanto le pi estese e le pi diffuse sul territorio siciliano (v. figure precedenti).

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Figura 1.3.1.5.1.4 - Superficie occupata da cave attive in Sicilia per tipologia di materiale estratto (m2)

TOTALE SUPERFICIE gesso quarzarenite arenaria e calcarenite sabbia e ghiaia rosticci di zolfo tufo vulcanico lava metamorfiti marmo argilla calcare e marna

2.0 00 .00 0

5.0 00 .00 0

8.0 00 .00 0

9.0 00 .00 0

6.0 00 .00 0

1.0 00 .00 0

3.0 00 .00 0

4.0 00 .00 0

7.0 00 .00 0

Fonte: Ass. Reg. Territorio e Ambiente, 1996

Nellanalisi del problema va tuttavia tenuto conto del limite delle informazioni fino ad oggi disponibili su un settore, quale quello delle attivit estrattive in Sicilia, in cui i dati accessibili sono talora incompleti, non georeferenziati e la mancanza di un sistema informativo di gestione delle informazioni rende difficile la loro disponibilit ed il loro aggiornamento nel tempo. Tali difficolt dovrebbero essere almeno parzialmente superate con lapprovazione del Piano Regionale dei Materiali di Cava, lo strumento di pianificazione regionale delle attivit estrattive previsto dalla L.R. n. 127/80, che solo recentemente stato ultimato e di cui ancora in corso liter di approvazione. Loperativit di questo strumento dovrebbe garantire a partire dai prossimi anni, oltre allo sfruttamento sostenibile delle risorse del sottosuolo, la disponibilit di un archivio di informazioni completo, informatizzato e periodicamente aggiornato sulle attivit estrattive siciliane. Allo stato attuale il dato relativo alle superfici occupate dalle cave attive in Sicilia nel 1996, seppure utile a fornire delle indicazioni di massima sullimpatto per tipologia di materiale estratto, risulta un dato parziale, come appare dal confronto tra il numero di cave in esercizio nel 1988, nel 1996 e nel 1999 riportato in Fig. 1.3.1.5.1.5. I dati del 1988 e del 1999 provengono dallAss. Reg. Industria - Corpo Regionale delle Miniere (elenchi delle cave autorizzate in esercizio); quelli del 1996 dallAss. Reg. Territorio e Ambiente (Censimento delle attivit estrattive). Nel grafico il numero di cave in esercizio nel 1996 appare, per le varie tipologie di materiale estratto, sistematicamente pi basso rispetto a quello del 1988 e del 1999, verosimilmente per effetto della parzialit delle informazioni disponibili presso lAss. Reg. Territorio e Ambiente, in merito al numero di autorizzazioni rilasciate dai Distretti Minerari. Il confronto tra il numero di cave in esercizio nel 1988 e nel 1999 mostra una sostanziale costanza, nel decennio considerato, del numero di attivit estrattive di calcare, marna, argilla, gesso e pietra lavica (ivi compreso il basalto dellEtna, incluso tra i materiali lapidei di pregio dal D.A. del 16/06/86); una tendenza allaumento del numero di cave di marmo, tufo vulcanico, rosticci di zolfo, quarzarenite e depositi di sabbia e ghiaia; una tendenza alla diminuzione del numero di cave di 77

10 .00 0.0 00

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arenarie, calcareniti, sabbie e ceneri vulcaniche. Da segnalare inoltre la scomparsa di cave di inerti fluviali e di spiaggia (da 20 cave nel 1988 a 0 cave nel 1999), in seguito alla emanazione della L.R. n. 24/91, di modifica della L.R. n. 127/80, che vietava il prelievo di materiali dagli alvei fluviali e dalle fasce costiere marine.

Figura 1.3.1.5.1.5 - Variazione temporale delle attivit di cava in Sicilia per tipologia di materiale estratto
n. cave attive in Sicilia 200 180 160 140 120 100 80 60 40 20 0
arg illa po m ice m arm o me tam orf iti tuf lav ov a sa ulc bb a nic ie el o ap illi vu ros lc. tic ci di zo ine lfo sa rti bb flu i a via eg li e hi aia d is ar pia en ari gg ia ae ca lca ren ite qu arz -a re nit e ca lca re em ala arn ba a str oc alc are o tra ve rtin o ge sso

1988 1996 1999

Fonte: Ass. Reg. Industria, 1988 e 1999. Ass. Reg. Territorio e Ambiente, 1996

1.3.1.5.2 ATTIVIT ESTRATTIVE DI PRIMA CATEGORIA (MINIERE) Lattivit mineraria siciliana fino ad alcuni decenni fa aveva come suo riferimento principale lo sfruttamento degli orizzonti mineralizzati a Zolfo della Serie Gessoso-Solfifera, che ha costituito, almeno fino ai primi decenni del XX secolo, un settore produttivo importante per leconomia dellintera regione e che andato lentamente spegnendosi fino alla sua definitiva cessazione, in seguito allemanazione della L.R. n. 34/88, con la quale sono state chiuse le ultime solfare ancora in esercizio. Le miniere di zolfo dismesse delle province di Agrigento, Caltanissetta ed Enna costituiscono ad oggi dei siti di notevole valenza culturale e storica del territorio, essendo gli unici luoghi che conservano la memoria di unattivit industriale che ha caratterizzato non solo leconomia, ma anche la storia recente della Sicilia. Al fine di tutelare e valorizzare questi siti, che versavano in stato di abbandono e di degrado, sono stati istituiti, con L.R. n. 17/91, il museo regionale delle miniere in Caltanissetta (miniere Gessolungo, La Grasta e Trabia - Tallarita di Riesi), il museo regionale delle miniere di Agrigento (miniere di Ciavolotta, Cozzodisi) e l'ente parco minerario Floristella Grottacalda (Enna). Per quanto riguarda la coltivazione di altri minerali di I categoria presenti in Sicilia, quali il salgemma e le rocce asfaltiche, negli ultimi 15 anni si avuta una diminuzione del numero di concessioni in vigore (Ass. Reg. Industria, 1990), per accorpamento di pi concessioni o per 78

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dismissione di alcune miniere e conseguente concentrazione delle attivit estrattive in quelle residue. Le miniere dismesse di salgemma presentano, tra laltro, in alcuni casi, gravi problemi di dissesto strutturale (crolli, frane) dovuti agli effetti di dissoluzione delle acque meteoriche sulle porzioni saline residue del giacimento ormai abbandonato. I dati sulle attivit minerarie dismesse in Sicilia (n. miniere e loro ubicazione sul territorio) sono allo stato attuale di difficile reperimento, in quanto si tratta di informazioni in possesso di vari soggetti ed enti regionali (Distretti Minerari, EMS, ISPEA, RESAIS, etc..). Attualmente lARPA Sicilia sta effettuando una ricognizione delle informazioni e dei dati relativi ai siti minerari dismessi di Pasquasia e Bosco S. Cataldo, attivit propedeutica alla stesura del Piano di Caratterizzazione dei siti, dal momento che per essi sussiste una situazione di pericolo concreto e reale di inquinamento del suolo e del sottosuolo. I siti minerari dismessi infatti, in quanto siti potenzialmente contaminati ai sensi del D.M. n. 471/99, diventano oggetto di accertamenti e di eventuali azioni di bonifica secondo liter procedurale previsto dal D.Lgs, 22/97 e dal D.M. 471/99 e secondo le competenze stabilite dallordinanza di commissariamento per lemergenza rifiuti in Sicilia (O.P.C.M. n. 2983/99 e successive modifiche ed integrazioni). Per quanto riguarda invece le miniere attive, lanalisi della situazione regionale si basa sui dati forniti dallAss. Reg. Industria - Corpo Regionale delle Miniere, relativamente al numero di titoli minerari (concessioni per la coltivazione e permessi per la ricerca dei minerali) vigenti al 2000. Tali dati sono stati integrati, per quanto riguarda i titoli relativi agli idrocarburi liquidi e gassosi, con quelli pubblicati da Assomineraria nel 2000 (Paini G., 2000). Nelle Figg. 1.3.1.5.1.6, 1.3.1.5.1.7 ed 1.3.1.5.1.8 viene riportato il quadro di sintesi sui titoli minerari vigenti sul territorio regionale nellanno 2000, suddivisi in numero di concessioni e numero di permessi per tipologia di minerale estratto in Sicilia. Lanalisi dei dati evidenzia un elevato numero di siti per la coltivazione delle acque minerali e termominerali (21 concessioni diffuse sui territori delle province di Catania, Messina, Palermo, Trapani, Agrigento), seguite da quelli per la coltivazione degli idrocarburi liquidi e gassosi (11 concessioni concentrate per lo pi nelle province di Ragusa, Enna e Caltanissetta). Nel ragusano sono inoltre presenti 4 concessioni per la coltivazione di rocce asfaltiche e bituminose; nel palermitano e nellagrigentino 3 per il salgemma; in provincia di Caltanissetta ed Agrigento, 2 per sali alcalini misti (kainite) ed infine, in provincia di Caltanissetta 1 per la coltivazione di bentonite.
Figura 1.3.1.5.1.6 - Numero di concessioni minerarie per tipologia di minerale estratto in Sicilia

TOTALE acque minerali e termomin. anidride carbonica bentonite feldspato silicati idrati di alluminio idrocarburi liquidi e gassosi rocce asfaltiche e bituminose sali alcalini misti salgemma

10

15

20

25

30

35

40

45

Fonte: Ass. Reg. Industria - Corpo Regionale Miniere, 2000. Assomineraria, 2000

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Per quanto riguarda invece la ricerca mineraria, prevale il numero di permessi rilasciati per la ricerca di idrocarburi (n = 7), che ricoprono ampie porzioni del territorio della Sicilia centrooccidentale (province di Enna, Trapani ed Agrigento) e meridionale (provincia di Ragusa), seguito da quelli per la ricerca di acque minerali e termominerali (n = 5), presenti nelle province di Catania e Messina e secondariamente in quelle di Palermo e Siracusa.

Figura 1.3.1.5.1.7 - Numero di permessi di ricerca per tipologia di minerale estratto in Sicilia

TOTALE acque minerali e termomin. anidride carbonica bentonite feldspato silicati idrati di alluminio idrocarburi liquidi e gassosi rocce asfaltiche e bituminose sali alcalini misti salgemma 0 2 4 6 8 10 12

Fonte: Ass. Reg. Industria, 2000. Assomineraria, 2000

Figura 1.3.1.5.1.8 - Numero di titoli minerari totali in Sicilia

TOTALE acque minerali e termomin. anidride carbonica bentonite feldspato silicati idrati di alluminio idrocarburi liquidi e gassosi rocce asfaltiche e bituminose sali alcalini misti salgemma

10

20

30

40

50

60

Fonte:Ass. Reg. Industria, 2000. Assomineraria, 2000

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1.3.1.6 EROSIONE COSTIERA Le coste siciliane hanno uno sviluppo complessivo di 1152 km, se si escludono le isole minori (Ass. Reg. Territorio e Ambiente, 2002) e presentano una grande variabilit di caratteristiche fisiografiche, ambientali, infrastrutturali e meteomarine. I morfotipi fondamentali che la costituiscono sono riassumibili come segue: 1) coste basse a pianura di fiumara diffuse nel messinese, spesso sottoposte a fenomeni di erosione accelerata; 2) coste basse alluvionali, generalmente situate alla foce dei fiumi e normalmente in avanzamento, in assenza di interventi antropici di regimazione fluviale; 3) coste basse con saline, diffuse nel trapanese e piuttosto stabili; 4) coste basse orlate da spiagge munite di sistemi dunali, soggette ad arretramento nei tratti in cui lurbanizzazione abbia ridotto o eliminato le dune sabbiose interne; 5) coste impostate su terrazzi marini, con spiagge poste al piede delle scarpate litoranee, soggette ad intensa erosione laddove costituite da strati a differente coesione, particolarmente frequenti nellagrigentino (coste basse rocciose); 6) coste alte non interessate da fenomeni di vero e proprio arretramento, ma comunque soggette spesso a pericolosi eventi di distacco e crollo di blocchi (coste alte rocciose). Lincidenza percentuale, in termini di estensione lineare, dei tipi morfologici costieri presenti in Sicilia, con la suddivisione relativa ai differenti tipi di costa bassa (spiaggiosa e rocciosa) riportata in Tab. 1.3.1.6.1. Il dato, fornito dallAss. Reg. Territorio e Ambiente, stato ottenuto nellambito di uno studio inedito condotto dal Gruppo Tecnico del Demanio Marittimo dellAssessorato nel 1998.
Tabella 1.3.1.6.1 - Suddivisione tipologica dei litorali siciliani Tipologia di litorale Spiagge sabbiose Spiagge sabbiose ciottolose Spiagge ghiaiose Coste basse rocciose Coste alte rocciose Fonte: Ass. Reg. Territorio e Ambiente, 1998 Lunghezza/ Lunghezza totale dei litorali siciliani 34,8 % 11,2 % 3,4 % 30,3 % 20,3 %

I tratti di litorale soggetti ad una maggiore velocit di arretramento, per effetto combinato dellazione antropica nellentroterra (interventi sui bacini idrografici alimentatori) e lungo la fascia costiera (porti, insediamenti urbani costieri, infrastrutture lineari lungo costa, etc) sono localizzati in corrispondenza del litorale tirrenico messinese, del litorale ionico compreso tra Riposto ad Al Terme, del litorale Ibleo e della fascia costiera dellagrigentino compresa tra Capo Granitola e Licata. La valutazione dellerosione delle coste, di cui di seguito si riportano i risultati, si basa su uno studio di fattibilit commissionato nel 2000 dallAss. Reg. Territorio e Ambiente per lindividuazione di un servizio integrato di interventi per la protezione delle coste, la difesa dei litorali dallerosione ed il ripristino del trasporto solido fluviale litoraneo nel territorio della regione Sicilia. Lo studio, acquisito dallAssessorato nel 2002, si posto come obiettivo lindividuazione delle aree costiere maggiormente critiche sotto il profilo della tendenza allerosione e della relativa vulnerabilit a subire un danno, per la valutazione degli interventi di protezione pi idonei da realizzare. 81

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1. ASA

Lindividuazione delle aree critiche stata effettuata, sulla base dei principi guida della Gestione Integrata delle Zone Costiere (GIZC) sanciti dalla Comunit Europea, mediante la valutazione integrata di differenti fattori (morfologia, erodibilit, uso del suolo, vulnerabilit rispetto allerosione, esposizione al moto ondoso) che caratterizzano le coste siciliane, e scegliendo come livello territoriale di analisi quello dellunit costiera, ossia il tratto di litorale entro cui i movimenti dei sedimenti risultano confinati e gli scambi con le unit adiacenti sono nulli o quasi nulli. Tale scala consente infatti di analizzare in modo adeguato gli effetti evolutivi della dinamica costiera. In Tab. 1.3.1.6.2 sono riportate le 21 unit costiere nelle quali stato suddiviso il litorale siciliano, con lindicazione degli elementi morfologici naturali o artificiali che separano tra loro le singole unit.

Tabella 1.3.1.6.2 - Suddivisione delle coste siciliane in unit costiere 1 Milazzo - Capo Peloro 8 Punta Braccetto - Licata 2 3 4 Capo Peloro - Scaletta Zanglea Scaletta Zanglea - Giardini Giardini - Porto di Catania 9 Licata - Punta Bianca 10 Punta Bianca - Capo Rossello 11 Capo Rossello - Capo San Marco

15 Capo San Vito - Capo Rama 16 Capo Rama - Capo Gallo 17 Capo Gallo - Capo Mongerbino 18 Capo Mongerbino Cefal 19 Cefal - Capo D'Orlando 20 Capo D'Orlando - Capo Calav 21 Capo Calav - Milazzo

5 6 7

Porto di Catania - Punta Castelluzzo Punta Castelluzzo - I. delle Correnti

12 Capo San Marco - Punta Granitola 13 Punta Granitola - Capo Feto

I. delle Correnti - Punta 14 Capo Feto - Capo San Vito Braccetto Fonte: Ass. Reg. Territorio e Ambiente, 2002

Allinterno di ciascuna unit costiera sono state individuate, secondo i criteri su esposti, le aree critiche, cio quelle aree che in una scala di priorit di intervento occupano il primo posto. In Fig. 1.3.1.6.1 riportata lestensione lineare delle aree critiche per singola unit costiera, mentre in Fig. 1.3.1.6.2 riportata lestensione in termini percentuali rispetto alla lunghezza totale di ciascuna unit costiera. Lanalisi dei dati mette in evidenza come le unit costiere maggiormente soggette allerosione sono quelle comprese tra Punta Castelluzzo e Licata (unit costiere 6, 7 e 8), nel litorale sud-orientale della Sicilia, dove le aree critiche raggiungono rispettivamente 30, 31 e 44 km circa di estensione, corrispondenti al 17%, 39% e 63% della lunghezza delle unit costiere in cui ricadono, interessando sia costa bassa che alta. Alcune di queste aree critiche ricadono nei territori dei comuni di Siracusa, Avola e Noto, oltre che nella zona industriale di Gela. Segue lunit costiera 1, compresa tra Milazzo e Capo Peloro, dove il tratto critico per lerosione (23 km) interessa la costa bassa e costituisce il 46% dellestensione totale dellunit. Tale tratto ricade in parte nel territorio del comprensorio industriale di Milazzo. Nellunit 15 (da Capo S. Vito a Capo Rama) il 34% del litorale soggetto ad erosione, per un totale di 20 km ricadenti in costa alta (scogliera).

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1. ASA

Nel litorale compreso tra Capo S. Marco e Capo Feto (unit costiere 12 e 13) le aree critiche si estendono rispettivamente per 18.2 e 11.7 km, interessando in parte coste basse, in parte scogliere erodibili. Uno di questi tratti ricade nel litorale del comune di Mazzara Del Vallo. In generale il fenomeno erosivo interessa quasi tutte le unit costiere, sia in costa bassa che alta, con percentuali medie del 29% (Fig. 1.3.1.6.2). Fanno eccezione le unit 2, 5, 9, 11 e la 17, interessate in misura minore dal fenomeno di arretramento delle coste. Va sottolineato comunque che la Regione non dispone allo stato attuale del riferimento prioritario per la programmazione degli interventi nelle fasce litoranee, e cio del Piano Regionale di Difesa dei Litorali previsto dalla L.R. n. 65/81, il quale, consegnato in forma di bozza nel 1988, non ha ricevuto lapprovazione da parte dellAss. Reg. Territorio e Ambiente. In assenza di tale strumento pertanto lavvio di unorganica gestione del settore delle coste in Sicilia risulta alquanto problematica e di difficile attuazione.
Figura 1.3.1.6.1 - Estensione delle aree critiche per lerosione per unit costiera

350 300 250 200 150 100 50 0


1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 TO 2 TA 1 LE
Lunghezza area critica (km)

Fonte: Ass. Reg. Territorio e Ambiente, 2002

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1. ASA

Figura 1.3.1.6.2 - Incidenza delle aree critiche per unit costiera

100% 80% 60% 40% 20% 0%


1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 TO 2 TA 1 LE
Lunghezza area critica/ lunghezza totale unit costiera (%)

Fonte: Ass. Reg. Territorio e Ambiente, 2002

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1. ASA

1.3.2 EVENTI NATURALI E SCENARI DI RISCHIO Il territorio siciliano subisce gli effetti di unintensa attivit geodinamica di tipo endogeno ed esogeno che ne determinano la sua evoluzione geomorfologica e paesaggistica nel breve e medio periodo e, nel caso di eventi di particolare intensit (eventi calamitosi) che investono le aree antropizzate del territorio, pongono una situazione di rischio per lincolumit pubblica o per i beni materiali. La vulnerabilit intrinseca del territorio regionale in relazione alla calamit naturali fondamentalmente legata alla suscettivit propria al dissesto idrogeologico dei litotipi affioranti, alla attivit sismogenetica di alcuni settori crostali dellisola che si ripercuotono diffusamente in superficie con fagliazioni e dislocazioni del terreno, le cui relazioni causa-effetto non sempre sono facilmente individuabili e modellizzabili, ed infine allattivit eruttiva di diversi apparati vulcanici la cui concentrazione sul territorio regionale non trova uguali nel resto del territorio nazionale. La concomitante presenza di attivit antropiche in porzioni di territorio soggette a tali fattori naturali concorre al configurarsi di situazioni di rischio, agendo in alcuni casi da innesco al fenomeno (ad es. nel caso di alcuni fenomeni franosi) ed in altri casi da concause primarie (ad es. nel caso di molti eventi alluvionali). Di seguito viene analizzata la situazione regionale in merito agli scenari di rischio presenti ed alle calamit naturali che investono la Sicilia.

1.3.2.1 RISCHIO IDROGEOLOGICO Il rischio idrogeologico , tra i rischi naturali, il pi ricorrente, diffusamente presente su tutto il territorio regionale e di estrema gravit per l'azione devastante che in grado di svolgere sul territorio antropizzato. Il rischio idrogeologico del territorio siciliano determinato dalla concomitanza dei seguenti fattori principali: ?? assetto geomorfologico (Tab. 1.3.2.1.1 e Fig. 1.3.2.1.1): il 62% della superficie territoriale presenta una morfologia collinare, il 24% montana e solo il 14 % pianeggiante, con clivometria varia (la provincia con clinometria minore Ragusa, con l86% della superficie avente pendenza < 20%, mentre quella con clinometria maggiore la provincia di Messina con l82% del territorio avente pendenza > 20%); ?? suscettivit al dissesto dei terreni affioranti: i litotipi con propensione al dissesto pi elevata (terreni argillosi, complessi argilloso-arenacei e litotipi filladici) affiorano prevalentemente nelle province di Palermo, Enna e Messina, che presentano il numero pi elevato di eventi franosi sul territorio regionale (466, 213, 279 eventi rispettivamente cfr. Fig. 1.3.2.1.2); i litotipi con propensione medio-elevata al dissesto (terreni argilloso-marnosi e argilloso-gessosi con intercalazioni sabbiose) affiorano prevalentemente nelle province di Agrigento (173 eventi franosi), Caltanissetta (141), Enna e Catania (133), dove danno luogo a fenomeni franosi ed a forme di degrado di tipo calanchivo; ?? regime pluviometrico e condizioni climatiche: prolungata siccit durante il periodo primaverile-estivo (20-25% delle precipitazioni annue), precipitazioni concentrate durante il periodo autunno-inverno (75-80% delle piogge annue), che in ottobre-novembre assumono spesso carattere temporalesco (forte intensit e breve durata), dando origine ad onde di piena ed a gravi fenomeni di erosione, specie nei terreni argillosi collinari (INEA, 2001);

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1. ASA

??copertura vegetale: le annuali devastazioni della copertura boschiva a causa di incendi (cfr. 1.5.1.2.) espongono al degrado e alla erosione superfici sempre pi ampie del territorio regionale; ??interventi antropici: lurbanizzazione e linfrastrutturazione irregolare e le attivit di modificazione del paesaggio e dei sistemi idrografici avvenute dei decenni passati (disboscamenti, regimazioni idrauliche improprie, bonifiche delle zone umide) hanno determinato il configurarsi delle attuali condizioni di rischio idrogeologico (inteso come il prodotto della pericolosit per il danno atteso) del territorio regionale ed in molti casi costituiscono i fattori di innesco dei fenomeni di dissesto. Le aree a rischio idrogeologico presenti sul territorio regionale sono distinguibili in aree a rischio di frana ed aree a rischio idraulico. Poich i fenomeni di dissesto sono spesso dei fenomeni ciclici che tendono a ripetersi con le stesse modalit anche dopo lunghi periodi di quiescenza, lanalisi degli eventi del passato (frane e piene) riveste un ruolo fondamentale ai fini dellindividuazione delle aree a rischio idrogeologico (adempimento del D.L. n. 180/98), e per la prevenzione degli effetti calamitosi sul territorio. A tal fine vengono di seguito analizzati gli indicatori relativi alla distribuzione sul territorio regionale degli eventi di frana e di piena e alla loro serie storica, cos come desunta dallarchivio AVI (Aree Vulnerate Italiane) del CNR-GNDCI.
Tabella 1.3.2.1.1 - Morfologia del territorio siciliano Superficie territoriale Montagna Collina Pianura totale Fonte: ISTAT, 1991

Estensione (km2) 6.286,17 15.779,86 3.641,08 25.707,11

Estensione (%) 24,00 62,00 14,00 100,00

Figura 1.3.2.1.1 Suddivisione della superficie regionale in base alle classi di pendenza del terreno (% sulla superficie totale)

8% 28% 24%

Classi di pendenza del terreno: < 5% 5-20% 20 - 40%

40%

> 40%

Fonte: I suoli della Sicilia con elementi di genesi, classificazione, cartografia e valutazione dei suoli G. Fierotti. Anno 1997

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1. ASA

1.3.2.1.1 FRANE I fenomeni franosi sono estesamente diffusi sul territorio regionale, con un numero complessivo di 1592 eventi verificatisi in 938 differenti siti negli ultimi 500 anni (Fig. 1.3.2.1.1.1). Il numero elevato di eventi rispetto a quello dei siti interessati sta ad indicare la capillare diffusione di fenomeni franosi di piccola scala che, se pur registrati come eventi distinti, si verificano in siti tra loro vicini e sono pertanto attribuiti ad una stessa localit. Ci sta ad indicare come a scala regionale incida molto la presenza di un dissesto diffuso e leffetto ciclico delle frane. A scala provinciale leffetto di tali fenomeni ancora visibile nelle province di Palermo (466 eventi in 170 siti), Agrigento (173 eventi in 89 siti) e Caltanissetta (141 eventi in 75 siti). Le province maggiormente dissestate appaiono quella di Palermo, Messina (279 eventi), Enna (213 eventi), Agrigento (173 eventi).

Figura 1.3.2.1.1.1 - Numero di eventi e siti di frana per provincia

1600 1400 1200 1000 800 600 400 200 0


Ra gu sa Sir ac us a Tr ap an i En na Ag rig en to Ca lta nis se tta SI CI LI A M ess ina Ca tan ia Pa ler mo

n. totale eventi n. totale siti

Fonte: CNR-GNDCI, 2000

Lanalisi della serie storica dei dati dellarchivio AVI (Fig. 1.3.2.1.1.2), relativamente ai fenomeni di frana verificatisi negli ultimi 40 anni (4 serie decennali di dati dal 1958 al 1997), indica un incremento generalizzato, nellarco di tempo considerato, dei dissesti nel territorio regionale, con un trend di crescita nellultimo decennio maggiore nella provincia di Enna e pi contenuto in quelle di Caltanissetta, Siracusa e Ragusa. Nei territori di Palermo e Catania si osserva una tendenza generale allincremento, con un massimo di eventi franosi nel decennio 1978-1987; nel territorio di Messina e di Agrigento il numero di dissesti aumenta dal 1958 al 1997, con un numero minimo di eventi registrato nel decennio 1978-1987. Nella provincia di Trapani non si osservano variazioni temporali sostanziali. Il trend di crescita del numero dei fenomeni franosi confermato da un analogo trend del dato di superficie soggetta a dissesti franosi, che da 34.000 Ha nel 1964 (Ministero dei Lavori Pubblici, 1964) passato a 386.000 Ha nel 1976 (Ministero Agricoltura e Foreste, 1976).

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1. ASA

Figura 1.3.2.1.1.2 - Variazione temporale del numero di eventi di frana dal 1958 al 1997 (serie decennali di dati)

n. eventi di frana
450 400 350 300 250 200 150 100 50 0 1958-1967 1968-1977 1978-1987 1988-1997 Agrigento Caltanissetta Catania Enna Messina Palermo Ragusa Siracusa Trapani SICILIA

Fonte: CNR-GNDCI. Anni 1958-1997

1.3.2.1.2 PIENE Gli eventi di piena registrati in Sicilia negli ultimi 500 anni sono 244, ed hanno interessato in totale 481 localit (Fig. 1.3.2.1.2.1). I fenomeni alluvionali, che si verificano in corrispondenza di eventi pluviometrici di particolare intensit, investono il territorio a scala pi ampia (scala di bacino) e con una frequenza minore rispetto ai fenomeni franosi; la loro azione tuttavia, talora devastante, raggiunge localit poste anche a notevole distanza tra loro: ci visibile dal confronto tra il numero di eventi di piena fluviale ed il numero di siti dissestati (questi ultimi sempre pi elevati) sia a scala provinciale che regionale. La provincia che presenta il maggior numero di dissesti idraulici Catania (112 eventi), seguita da Messina (41), Siracusa (38), Palermo (34), Agrigento (30).
Figura 1.3.2.1.2.1 - Numero di eventi e siti di piena per provincia

500 450 400 350 300 250 200 150 100 50 0


Ra gu sa Sir ac us a Tr ap an i Ca tan ia En na Ag rig en to Ca lta nis se tta SI CI LI A M ess ina Pa ler mo

n. totale eventi n. totale siti

Fonte: CNR-GNDCI, 2000

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1. ASA

Lanalisi della serie storica dei dati dellarchivio AVI (Fig. 1.3.2.1.2.2), relativamente ai fenomeni alluvionali verificatisi negli ultimi 40 anni (4 serie decennali di dati dal 1956 al 1996), mostra una diminuzione del numero di eventi nella provincia di Catania ed una tendenza generale allaumento per le altre province, con un minimo registrato nel decennio 1976-1985 nelle province di Palermo, Messina ed Enna.
Figura 1.3.2.1.2.2 - Variazione temporale del numero di eventi di piena dal 1956 al 1996 (serie decennali di dati)
n. eventi di piena
45 40 35 30 25 20 15 10 5 0 1956-1965 1966-1975 1976-1985 1986-1996 T rapani SICILIA Palermo Ragusa Siracusa Catania Enna Messina Agrigento Caltanissetta

Fonte: CNR-GNDCI. Anni 1956-1996

1.3.2.1.3 AREE A RISCHIO Il numero di aree a rischio idrogeologico molto elevato, individuate e perimetrate sulla base delle situazioni di dissesto rappresentate nel Piano Straordinario per le aree a rischio idrogeologico molto elevato ex D.L. 180/98, ha fornito come numero totale di aree 443, suddivise in 391 aree a rischio di frana e 52 aree a rischio di alluvione (Fig. 1.3.2.1.3.1). In Fig. 1.3.2.1.7 riportato, per provincia, il numero di comuni con aree a rischio. La provincia con lo scenario di rischio pi allarmante quella di Messina, che presenta il pi elevato n. di aree a rischio di frana (160) distribuite su quasi la totalit del suo territorio (l85% dei comuni interessato da aree a rischio). Scenari di rischio abbastanza elevati si rinvengono nella provincia di Palermo, in cui il 54% dei comuni interessato da 67 aree a rischio di frana e 28 aree a rischio di alluvione, in quella di Agrigento, in cui l81% dei comuni interessato prevalentemente da aree a rischio di frana (59).

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1. ASA

Figura 1.3.2.1.3.1 - Aree a rischio idrogeologico molto elevato ex D.L. 180/98

450 400 350 300 250 200 150 100 50 0


En na Ag rig en to Ca lta nis se tta Ra gu sa Si rac us a Tr ap an i SI CI LI A Ca tan ia M ess ina Pa ler mo
n. aree a rischio di frana n. aree a rischio di alluvione TOTALE AREE A RISCHIO

Fonte: Ministero Ambiente, 2002

Figura 1.3.2.1.3.2 - Comuni con aree a rischio idrogeologico molto elevato ex D.L. 180/98

100% 90% 80% 70% 60% 50% 40% 30% 20% 10% 0%
Ag rig en Ca to lta nis se tta Ca tan ia En na M ess ina Pa ler mo Ra gu sa Si rac us a Tr ap an SI i CI LI A
% Comuni con aree a rischio per provincia

Fonte: Ministero Ambiente, 2002

1.3.2.1.4 STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE E REGIME VINCOLISTICO Per raggiungere lobiettivo della difesa del suolo, con particolare riferimento alla eliminazione delle condizioni di rischio idrogeologico, necessaria una pianificazione territoriale che programmi luso del suolo in modo coerente con le sue reali possibilit di trasformazione. A tal fine, oltre alla specifica pianificazione di bacino (Piano per lAssetto Idrogeologico, Piano Straordinario per le Aree a Rischio Idrogeologico Molto Elevato), un ruolo importante rivestito 90

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1. ASA

dalla pianificazione territoriale provinciale e comunale, la prima come strumento di recepimento ed integrazione di prescrizioni settoriali (in materia di difesa del suolo) allinterno della pianificazione territoriale, i secondi come strumenti di recepimento ed attuazione della pianificazione provinciale, condizioni essenziali per lefficacia delle azioni pianificate per la difesa dal rischio idrogeologico. A tal fine, nellambito della valutazione ambientale del POR Sicilia, si scelto di monitorare gli indicatori strumenti di pianificazione provinciale, strumenti di pianificazione comunale e strumenti di pianificazione di bacino, di cui si riporta di seguito lo stato attuale. In merito alla pianificazione provinciale, lo stato di attuazione in Sicilia mette in evidenza il ritardo nellelaborazione dei relativi strumenti. Solo la Provincia di Ragusa ha elaborato ed adottato nel 2000 il proprio Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP), in adempimento delle L.R. n. 9/1986 e n. 48/1991. Le altre province sono in forte ritardo rispetto alle disposizioni regionali, anche se il processo di pianificazione territoriale iniziato ed ad uno stadio preliminare di elaborazione, tranne nelle province di Messina, Palermo e Siracusa, dove in corso di elaborazione il Piano Definitivo (Tab. 1.3.2.1.4.1).

Tabella 1.3.2.1.4.1 - Stato di attuazione della pianificazione provinciale in Sicilia Provincia Agrigento Caltanissetta Catania Enna Messina Palermo Ragusa Siracusa Trapani Fonte: Ministero Ambiente, 2002 Stato di attuazione dei Piani in elaborazione - Piano Preliminare in elaborazione - Piano Preliminare in elaborazione - Piano Preliminare in elaborazione - Piano Preliminare in elaborazione - Piano Definitivo in elaborazione - Piano Definitivo elaborato ed adottato in elaborazione - Piano Preliminare in elaborazione - Piano Definitivo

In merito allo stato di attuazione della pianificazione comunale in Sicilia, la maggior parte dei comuni (81%) al 1987 risultava dotata di un proprio strumento urbanistico (Piano Regolatore Generale, Programma di Fabbricazione o Piano Comprensoriale), mentre i comuni ancora sprovvisti provvedevano a dotarsi di strumento urbanistico negli anni successivi fino al 1997 (Tab. 1.3.2.1.4.2). Allo stato attuale in corso laggiornamento da parte delle amministrazioni comunali degli strumenti di pianificazione precedentemente adottati e per i quali sono ormai decaduti i vincoli di esproprio. Laggiornamento, effettuato secondo le disposizioni contenute nella L.R. n. 71/78, cos come modificata dalla L.R. n. 66/84, nella L.R. n. 19/72 e nella Legge Nazionale n.1150/42, e la conseguente approvazione da parte dellAss. Reg. Territorio Ambiente, nellanno 2000 risulta portato a termine dal 19% dei comuni. Per le restanti amministrazioni comunali (l81%), in forte ritardo nelladozione dei nuovi strumenti urbanistici, lelaborazione dei Piani nella maggior parte dei casi stata commissariata (nomina di un Commissario Ad Acta in sostituzione del sindaco). La carenza di strumenti urbanistici vigenti risulta particolarmente preoccupante in quelle province (Messina, Palermo, Agrigento, Caltanissetta) nelle quali presente il pi alto numero di comuni soggetti a consolidamento o a trasferimento parziale o totale ai sensi della L. n.445/08.

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Tabella 1.3.2.1.4.2 - Strumenti urbanistici e rischio idrogeologico per comune Strumenti urbanistici n. P.d.F. e n. P.d.F., P.C. n. P.R.G. P.R.G. con e P.R.G. approvati nel vincoli n. comuni approvati fino decennio vigenti nel al 1987 1987-1997 2000 43 22 58 20 108 82 12 21 24 390 100 35 18 44 17 91 65 9 13 22 314 81 8 4 14 3 18 16 3 8 2 76 19 8 6 9 3 18 16 2 7 7 76 19 Rischio idrogeologico

n. comuni soggetti a: Consolidamento 17 13 6 9 44 22 3 1 5 120 30,8 Trasferimento totale 0 0 0 0 1 0 0 0 0 1 0,3 Trasferimento parziale 0 1 0 3 1 1 0 1 0 7 1,8

Province

AG CL CT EN ME PA RG SR TP Totale n. Totale %

Fonte: Valutazione ex-ante ambientale del POR Sicilia 2000-2006 - Ass. Reg. Territorio e Ambiente

Per quanto riguarda lattuazione della pianificazione specialistica in materia di difesa del suolo, la Regione Siciliana - Ass. Reg. Territorio e Ambiente ha approvato nel 2000 il Piano Straordinario per lassetto idrogeologico con cui vengono individuate le aree del territorio regionale soggette a rischio idrogeologico "Molto Elevato" ed "Elevato", in adempimento dellart. 1, comma 1 bis del D.L. n. 180/98, cos come integrato dalla L. n. 226/99. Tale documento costituisce il Piano Straordinario diretto a rimuovere le situazioni a rischio pi elevato, richiesto alle Regioni dal succitato articolo del D.L. n. 180/98 e contiene la cartografia con la perimetrazione delle aree a maggiore rischio e la relativa valutazione delle misure di salvaguardia da adottare. Con il Piano Straordinario stato dato lavvio da parte della Regione Siciliana all elaborazione del Piano Stralcio di Bacino per lAssetto Idrogeologico (PAI), previsto dallart. 1, comma 1 del D.L n. 180/98 e da redigere ai sensi della L.n. 183/89, e che costituisce il vero strumento di pianificazione in materia di difesa del suolo in relazione al rischio idrogeologico, finalizzato a regolamentare luso del suolo nelle aree a rischio molto elevato, elevato, moderato e basso. Allo stato attuale il PAI della Regione Sicilia non stato ancora elaborato. Per quanto riguarda il Vincolo Idrogeologico vigente sul territorio regionale il quadro di sintesi rappresentato nelle Figure 1.3.2.1.4.1 e 1.3.2.1.4.2. Il 48% della superficie regionale soggetta a vincolo idrogeologico, per un totale di 12.357 km2: le province che contribuiscono maggiormente a tale assetto sono quelle di Palermo e di Messina, che incidono rispettivamente per il 26% e per il 21% sulla superficie regionale vincolata; quelle che incidono meno sono quella di Ragusa (2%), Siracusa (4%) e Trapani (5%).

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Figura 1.3.2.1.4.1 - Superficie soggetta a vincolo idrogeologico

100% 80% 60% 40% 20% 0%


En na Ag rig Ca ento lta nis se tta Ra gu sa Si rac us a Tr ap an i SI CI LI A Ca tan ia M ess ina Pa ler mo

Sup.vinco lata / Sup. totale (%)

Fonte: Valutazione ex-ante ambientale del POR Sicilia 2000-2006 - Ass. Reg. Territorio e Ambiente

Figura 1.3.2.1.4.2 - Incidenza provinciale sulla superficie regionale soggetta a vincolo idrogeologico (%)

Agrigento 2% 4% 26% 12% 11% 21% 5% 12% 7% Caltanissetta Catania Enna Messina Palermo Ragusa Siracusa Trapani

Fonte: Valutazione ex-ante ambientale del POR Sicilia 2000-2006 - Ass. Reg. Territorio e Ambiente

1.3.2.2 RISCHIO SISMICO La Sicilia una regione da sempre esposta ai terremoti che, in alcuni casi, hanno prodotto notevoli danni alle costruzioni e perdite di vite umane. Il verificarsi di eventi quali quelli del 1693 nella Val di Noto e 1908 a Messina indica in maniera inequivocabile come questa regione sia esposta al potenziale pericolo di vere e proprie catastrofi sismiche e rende conto del fatto che l'areale siciliano, specie nel suo settore orientale, sia considerato a ragion veduta l'area maggiormente sismica dell'intero territorio nazionale. La consapevolezza di questo stato deve rappresentare uno stimolo ad orientare il governo del territorio, attraverso opportune iniziative di

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pianificazione territoriale e di prevenzione, verso forme di gestione che consentano di minimizzare i rischi e di mitigare gli effetti dei terremoti.

1.3.2.2.1 CLASSIFICAZIONE SISMICA DELLA SICILIA La classificazione sismica di un territorio e la contestuale applicazione alle costruzioni, nuove o esistenti, della normativa sismica costituiscono le uniche azioni sistematiche di prevenzione ad oggi disponibili da parte dello Stato. Sulla base della frequenza ed intensit dei terremoti del passato, il territorio nazionale, con lemanazione del R.D. n. 193/1909 ed in seguito con lemanazione di una serie di norme statali in risposta agli eventi sismici maggiori verificatisi nellultimo secolo, stata classificato in tre categorie sismiche, alle quali corrispondono livelli crescenti di protezione richiesti per le costruzioni (livello massimo per la 1a categoria). La Sicilia vede classificata in 2a categoria sismica (S=9) la maggior parte del proprio territorio, con 335 comuni su 390, che corrispondono all83% della superficie regionale, mentre 18 comuni sono stati classificati in 1a categoria (S=12) e 37 comuni risultano non classificati (Fig. 1.3.2.2.1.1).

Figura 1.3.2.2.1.1 - Classificazione sismica del territorio regionale

350 300 250 200 150 100 50 0


n. comuni in I Categoria (S=12) n. comuni in II Categoria (S=9) n. comuni non classificati

AG

CL

CT

EN

ME

PA

RG

SR

TP SICILIA

Fonte: Valutazione ex-ante ambientale del POR Sicilia 2000-2006 - Ass. Reg. Territorio e Ambiente

1.3.2.2.2 VALUTAZIONE DEL RISCHIO SISMICO PER COMUNE Con il termine rischio sismico si indica una stima delle perdite complessive causate dai terremoti che potranno interessare in un determinato periodo una determinata area. Lanalisi del rischio sismico in Sicilia, effettuata dal Dipt. Protezione Civile - Servizio Sismico Nazionale, dal CNR-GNDT e dal ING nel 1996, si basa sui dati e sui modelli del GNDT (Gruppo Nazionale Difesa dai Terremoti) per quanto riguarda la pericolosit sismica del territorio e sui dati del censimento ISTAT 91 per quanto riguarda il patrimonio abitativo e la distribuzione della popolazione (vulnerabilit degli edifici ed esposizione della popolazione). I risultati dellanalisi sono riportati in Fig. 1.3.2.2.1.1. e 1.3.2.2.1.2 e rappresentano rispettivamente per ciascun comune e su base annua, 94

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l'ammontare atteso dei danni relativi al solo patrimonio abitativo (espresso come percentuale della superficie abitativa) ed il numero medio delle persone coinvolte nei crolli di abitazioni (espresso come percentuale della popolazione del comune dato del censimento ISTAT 91). Lanalisi del rischio evidenzia come i comuni a maggiore rischio per il patrimonio abitativo ricadono nella provincia di Messina (Fiumedinisi ed Al sono soggetti ad un danno totale annuo atteso compreso tra 0,8 e 1,5% della superficie abitativa comunale) e secondariamente in quella di Siracusa e Catania. Sotto il profilo dellesposizione della popolazione, il rischio maggiore localizzato nella provincia di Siracusa (i comuni di Siracusa, Augusta, Buscemi e Ferla presentano la pi alta percentuale annua attesa di popolazione coinvolta in crolli del territorio regionale, compresa tra lo 0,05 e lo 0,2% della popolazione comunale del 1991); le province di Ragusa, Catania e Messina presentano valori inferiori, ma significativi del rischio sismico per la popolazione residente.
Figura 1.3.2.2.1.1. - Danno totale annuo atteso per comune espresso in percentuale della superficie abitativa

Fonte: Servizio Sismico Nazionale, 1996

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Figura 1.3.2.2.1.2- Percentuale annua attesa di popolazione del comune coinvolta in crolli abitativa

Fonte: Servizio Sismico Nazionale, 1996

1.3.2.3 RISCHIO VULCANICO Il territorio regionale comprende due vulcani, lEtna e lo Stromboli, con elevatissime frequenze di eruzioni, un'area dove si sono recentemente manifestati fenomeni di potenziale riattivazione, Vulcano, ed altre aree potenzialmente pericolose come Lipari, Panarea e Pantelleria, che, per il tipo di vulcanismo attualmente presente (manifestazioni fumaroliche ed idrotermali) e per lattivit di sorveglianza in corso da parte dellIstituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia INGV (monitoraggio geodetico, sismologico e geochimico delle aree vulcaniche) pongono rischi estremamente bassi nei confronti della popolazione e del territorio. La pericolosit vulcanica in Sicilia dunque esclusivamente dovuta allattivit eruttiva dellEtna, delledificio attivo del Cono di La Fossa (Isola di Vulcano) e di Stromboli. Di seguito vengono riportati gli scenari di pericolosit vulcanica di questi edifici attivi, con la relativa cartografia, realizzati nellambito della Convenzione Regione Siciliana Ass. Reg. Territorio e Ambiente e Dipt. di Scienze della Terra dellUniversit degli Studi di Messina del 1999 finalizzata allelaborazione del Piano Territoriale Regionale della Sicilia.

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1.3.2.3.1 PERICOLOSIT VULCANICA DELLETNA Il rischio vulcanico posto dallattivit eruttiva dellEtna essenzialmente legato alla propagazione dei flussi lavici nella zona antropizzata del vulcano, generati da fessure emissive di fianco. Lanalisi della pericolosit vulcanica da invasioni laviche stata dunque incentrata sulle aree maggiormente antropizzate, e cio le pendici etnee al di sotto della quota limite di tale area, compresa tra i 1000 ed i 1400 m s.l.m. (Fig. 1.3.2.3.1). La zonizzazione, sulla base della suscettivit allinvasione lavica, del settore antropizzato del vulcano si basa su 6 livelli differeni: molto alta, alta, media, bassa, molto bassa e distretti topograficamente protetti. Lanalisi della carta di pericolosit evidenzia come evento atteso di massimo rischio una eruzione laterale effusiva, con fronte lavico propagante fino alle basse quote, nel basso versante orientale del vulcano. I livelli di rischio pi elevati si rinvengono nel sistema territoriale di Catania (citt ed hinterland), negli abitati di Pedara, Nicolosi e Trecastagni, nelle aree immediatamente a monte degli abitati di Zafferana e Milo e secondariamente negli abitati di Bronte ed Adrano. Tra i rischi indiretti legati alle invasioni laviche del settore orientale del vulcano, va menzionata la possibile interruzione del sistema dei collegamenti viari, ferroviari ed elettrici a servizio della citt di Catania e di tutto il comparto ibleo, con gravi conseguenze per lintera economia di questi settori dellisola.

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Figura 1.3.2.3.1 Carta della Suscettivit allinvasione lavica delle aree antropizzate del Monte Etna

Fonte: Ass. Reg. Territorio e Ambiente e Univ. Messina, 2000

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1.3.2.3.2 PERICOLOSIT VULCANICA DI STROMBOLI Il vulcano Stromboli (Isole Eolie) presenta unattivit sommitale persistente caratterizzata dallespulsione ritmica di brandelli di lava, causati da continue esplosioni magmatiche, e da una costante emissione di gas e vapori. Questa attivit, nota come normale attivit stromboliana ad elevatissima frequenza di accadimento, viene interrotta da crisi eruttive particolarmente intense di alta frequenza (2 eventi/anno), che determinano un brusco aumento delle emissioni gassose e delle espulsioni balistiche di blocchi litici, e di media frequenza (1 evento ogni 5 - 15 anni), che determinano la formazioni di flussi piroclastici e sporadicamente di valanghe ardenti, in particolare lungo la sciara del Fuoco. La pericolosit vulcanica di Stromboli quindi determinata principalmente dagli eventi esplosivi ad elevata intensit e con alta e media frequenza di accadimento, che comportano rischi per le aree abitate dellisola (caduta balistica di blocchi incandescenti, valanghe ardenti, e rischi indotti quali processi gravitativi di versante e tsunami) e rischi per la vegetazione e per le colture (pericolo di incendi da espulsioni balistiche di blocchi incandescenti e rischi indotti quali piogge acide da emissioni di vapori sulfurei). Il territorio dellisola, sulla base dei rischi individuati, risulta pertanto zonizzato in 5 settori, cui corrispondono differenti livelli di pericolosit relativa (Fig. 1.3.2.3.2). Dallanalisi della carta si evidenzia come, ad eccezione della Sciara del Fuoco, la pericolosit vulcanica decresce complessivamente dal settore sommitale verso la periferia, e che il rischio maggiore posto dalla possibile invasione degli abitati di Stromboli e Ginostra da parte di valanghe ardenti canalizzate in occasione di eventi eruttivi violenti.

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Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 Figura 1.3.2.3.2 Carta della pericolosit vulcanica di Stromboli

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Fonte: Ass. Reg. Territorio e Ambiente e Univ. Messina, 2000

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1.3.2.3.3 PERICOLOSIT VULCANICA DI VULCANO Ledificio vulcanico attivo dellisola di Vulcano (Isole Eolie) il Cono di La Fossa, un vulcano di tipo esplosivo, il cui stile eruttivo pi recente caratterizzato da violente esplosioni, con formazione di flussi piroclastici (emulsioni gas-particellato fine incandescente) che scorrono ad alta velocit lungo i fianchi del cono con notevole potere distruttivo (attivit vulcaniana). Nella storia eruttiva di Vulcano sono stati tuttavia registrati, in epoca preistorica, episodi attribuibili ad un altro stile eruttivo, con crisi esplosive di ben maggiore magnitudo rispetto a quelle pi recenti: si tratta di eruzioni idromagmatiche caratterizzate dallinterazione, con effetti esplosivi devastanti, tra il magma e lacqua della falda sottostante ledificio vulcanico. Questo tipo di attivit idromagmatica comporta un rischio da flussi piroclastici molto energetici, capaci di superare la barriera morfologica della Caldera della Fossa e di invadere, con effetti distruttivi, la zona di Vulcano Piano. Lo scenario di massima pericolosit potrebbe verificarsi in seguito ad un forte evento sismico, che potrebbe fungere da innesco per un tale tipo di fenomeno, favorendo il contatto tra il magma in risalita ed il sistema idrotermale adiacente, determinando cos linizio di una crisi esplosiva parossistica. In Fig. 1.3.2.3.3 riportata la carta della pericolosit vulcanica di Vulcano, redatta sulla base degli scenari eruttivi attesi sia nel breve-medio periodo (eruzione vulcaniana a bassa energia), che nel lungo periodo (eruzione idromagmatica ad alta energia). Dallanalisi della carta si evidenzia come la zona a maggiore urbanizzazione dellisola (Vulcano Porto ed aree limitrofe) estremamente vulnerabile ad entrambi i tipi di eruzione. In caso di evento eruttivo anche di bassa energia labitato verrebbe distrutto, ed in caso di evento estremo linvasione di flussi piroclastici coinvolgerebbe gran parte dellisola, con ripercussioni anche nella vicina isola di Lipari.

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Figura 1.3.2.3.3 Carta della pericolosit vulcanica di Vulcano

Fonte: Ass. Reg. Territorio e Ambiente e Univ. Messina, 2000

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1.3.3 SITI CONTAMINATI Largomento trattato in questa sezione riguarda la problematica della contaminazione puntiforme del suolo e del sottosuolo in Sicilia, ossia della contaminazione localizzata, derivante da attivit di smaltimento e stoccaggio di rifiuti (discariche e depositi), da attivit industriali attive o dismesse e da eventi occasionali o cronici di perdite di sostanze inquinanti da reti e sottoservizi. La contaminazione da fonti diffuse, legate prevalentemente alle pratiche agricole utilizzate (uso di fertilizzanti e pesticidi) trattata nella sezione 1.3.4. La problematica della contaminazione dei suoli e le relative azioni di bonifica e ripristino ambientale sono disciplinate da un insieme di norme nazionali tecniche e procedurali, che nella Regione Sicilia si integrano con le disposizioni contenute nellordinanza di commissariamento in materia di rifiuti e bonifiche (O.P.C.M. n. 2983/1999 e successive modiche ed integrazioni). Le attivit di bonifica delle aree inquinate sono state regolamentate per la prima volta in Italia dalla L. n. 441/87 che imponeva alle Regioni di elaborare i Piani Regionali di Bonifica. Il D. lgs. n. 22/97 ha costituito il primo vero tentativo nazionale di affrontare il problema del ripristino dei siti contaminati, dedicando specificatamente gli art. 17-18-19-20-21 a tale questione ed alla definizione delle competenze di Stato, Regioni, Province e Comuni. Le norme tecniche attuative relative alla disciplina dei siti contaminati sono contenute nel D.M. n. 471/99. Tale decreto prevede che le Regioni, ai fini della predisposizione dei Piani Regionali per la Bonifica delle Aree Inquinate, provvedano ad aggiornare i Censimenti dei Siti Potenzialmente Contaminati di cui al D.M. n. 185/89 ed inoltre stabilisce che le regioni, sulla base dei criteri definiti dall'A.N.P.A., predispongano l'Anagrafe dei Siti da Bonificare, comprendente i siti effettivamente contaminati ed i siti sottoposti ad intervento di bonifica. In Sicilia il Commissario delegato per lemergenza rifiuti, cui lO.P.C.M. 2983/1999 attribuisce il compito di redigere il Piano Regionale di Bonifica dei Siti Inquinati, ha avviato nel 2000 la procedura per il Censimento dei Siti Potenzialmente Contaminati, con particolare riferimento alle discariche autorizzate e non pi attive, alle discariche abusive ed ai siti contaminati da amianto (art. 6 della citata ordinanza); lAnagrafe dei Siti da Bonificare, che di competenza dellAssessorato Regionale Territorio e Ambiente, non stata ancora predisposta, ma la procedura stata avviata. Lanalisi della situazione di riferimento in materia si basa pertanto sul popolamento degli indicatori siti potenzialmente contaminati, siti effettivamente contaminati e siti bonificati e messi in sicurezza in Sicilia.

1.3.3.1 SITI POTENZIALMENTE CONTAMINATI I dati per il popolamento dellindicatore provengono principalmente dallUfficio del Commissario Rifiuti e sono tratti dalle schede di censimento dei siti potenzialmente inquinati compilate dalle Amministrazioni locali (Province e Comuni), in risposta alla richiesta inoltrata dal Commissario (circolare commissariale n. 4144/00). Le informazioni cos censite riguardano principalmente discariche di RSU, autorizzate e non, ed in misura minore abbandoni e depositi di rifiuti speciali ed inerti, oltre a qualche segnalazione relativa a siti industriali dismessi. Per avere un quadro pi completo sulla presenza di siti potenzialmente contaminati in Sicilia, i dati del Commissario Rifiuti sono stati integrati con le notifiche e comunicazioni pervenute allAss. Reg. Territorio e Ambiente - Servizio Rifiuti. Il risultato del popolamento mostrato in Fig. 1.3.3.1.1, dove riportato il numero di siti potenzialmente contaminati presenti in ciascuna provincia, per tipologia di sito. 103

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Figura 1.3.3.1.1 Numero di siti potenzialmente contaminati per provincia e per tipologia

250 200 150 100 50 0


En na Ag rig en to Ca lta nis set ta Ra gu sa Si rac us a Tr ap an i SI CI LI A Ca tan ia M ess ina Pa ler mo

n. discariche controllate n. discariche abusive n. abbandoni e depositi n. aree industriali e sottoservizi

Fonte: Uff. Commissario Rifiuti Sicilia e Ass. Reg. Territorio e Ambiente, 2002

Lanalisi dei dati mostra la presenza sul territorio regionale di un elevato numero di siti potenzialmente contaminati, ossia di siti, in prevalenza discariche controllate ed abusive (n = 304), in misura minore abbandoni e depositi di rifiuti (n = 112), che necessitano di accertamenti analitici per verificare leffettivo superamento dei limiti di concentrazione imposti dal D.M. 471/99, All.1, per le matrici suolo ed acqua. Solo in seguito a questa fase di accertamento, che sar predisposta dal Commissario Rifiuti, i siti potranno essere inseriti tra quelli realmente contaminati e quindi essere soggetti alla procedura di bonifica o messa in sicurezza permanente, ai sensi del D. lgs. 22/97 e del D.M. 471/99.

1.3.3.2 SITI EFFETTIVAMENTE CONTAMINATI I dati utilizzati per il popolamento dellindicatore provengono in prevalenza dallAss. Reg. Territorio e Ambiente - Servizio Rifiuti e sono tratti dalle notifiche ex art. 7, ordinanze ex art. 8 e comunicazioni ex art. 9 del D.M. 471/99, pervenute presso tale Amministrazione e relative a siti in cui la contaminazione stata accertata, o risulta comunque evidente, ed a siti contaminati per i quali la procedura di bonifica stata gi avviata. I dati sono stati inoltre integrati con quelli del Commissario Rifiuti, relativamente ai siti industriali dismessi con particolari evidenze di contaminazione. In Fig. 1.3.3.2.1 mostrato il numero di siti effettivamente contaminati, per tipologia, presenti in ciascuna provincia. Dallanalisi dei dati risulta evidente la prevalenza delle aree industriali tra i siti effettivamente contaminati (n = 76), ivi comprese le aree di estrazione mineraria (specie quella petrolifera) e le reti (oleodotti) e aree di servizio (impianti di distribuzione di carburante). Si osserva inoltre l'assenza di discariche controllate tra i siti effettivamente contaminati: ci pu essere dovuto in parte alla efficace impermeabilizzazione di queste discariche, che ne riduce limpatto inquinante, in parte alla mancanza di controlli nel suolo e nella falda che ne verifichino leventuale contaminazione. 104

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Figura 1.3.3.2.1 Numero di siti effettivamente contaminati per provincia e per tipologia

80 70 60 50 40 30 20 10 0
En na Ag rig en to Ca lta nis se tta Ra gu sa Sir ac us a Tr ap an i SI CI LI A M ess ina Pa ler mo Ca tan ia

n. discariche abusive n. abbandoni e depositi n. aree industriali minerarie e sottoservizi

Fonte: Uff. Commissario Rifiuti Sicilia e Ass. Reg. Territorio e Ambiente, 2002

1.3.3.2.1 POLI INDUSTRIALI E SITI DI INTERESSE NAZIONALE Per quanto riguarda la pressione esercitata dai siti industriali sul territorio regionale, questa si esercita con maggiore intensit in corrispondenza degli addensamenti industriali, ossia di quei poli che concentrano un maggior numero di insediamenti produttivi e dove alto il rischio di inquinamento del suolo e del sottosuolo da rifiuti e sostanze pericolose legate al ciclo di produzione delle singole attivit. A tal proposito va osservato che con la L. n. 426/98 sono stati individuati sul territorio regionale come primi interventi di bonifica di interesse nazionale quelli compresi allinterno delle aree industriali di Priolo e Gela, perimetrate con decreto del Ministero dellAmbiente del 10/01/2000. Larea perimetrata del sito Priolo ubicata allinterno dei territori dei comuni di Augusta, Priolo, Melilli, Siracusa, Floridia e Solarino. Al suo interno comprende un polo industriale di rilevanti dimensioni costituito prevalentemente da raffinerie, stabilimenti petrolchimici e cementerie, cui sono associate produzioni di composti chimici di base, derivati di raffinazione del petrolio e cemento, tra cui il cemento-amianto dello stabilimento Eternit di Siracusa, presente anche nei numerosi depositi incontrollati di rifiuti disseminati un po in tutta larea in esame. Oltre alla porzione privata, il sito comprende anche una porzione costiera pubblica compresa tra Augusta e Siracusa. Allo stato attuale nelle aree private sono gi iniziate le attivit di caratterizzazione dei terreni e delle acque superficiali e sotterranee. Larea perimetrata del sito Gela ospita uno dei pi importanti poli industriali siciliani, costituito prevalentemente da raffinerie e stabilimenti petrolchimici, la cui produzione comprende composti chimici di base, polimeri, fertilizzanti e derivati della raffinazione del petrolio. Larea perimetrata, ricacente nel territorio del Comune di Gela, comprende una porzione privata, estesa circa 470 ettari ed occupata sia da impianti attivi che dismessi, ed una porzione pubblica, in cui ricade anche il Biviere di Gela. Allo stato attuale sono stati approvati i Piani di Caratterizzazione di alcune delle aziende interessate, tra cui lAGIP Petroli. Nel 2001 sono stati effettuati i primi 105

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interventi per la caratterizzazione dellarea industriale AGIP Petroli Raffineria di Gela. I risultati delle analisi di controllo, effettuate dallARPA Toscana nella misura del 10% dei campioni analizzati dallAGIP Petroli, limitatamente alla concentrazione di metalli pesanti nel suolo e nel sottosuolo (carotaggi fino alla profondit di -20 m) non hanno evidenziato superamenti dei limiti previsti dallAllegato 1 del D.M. 471/99 per siti destinati ad un uso industriale, come quello della Raffineria AGIP (cfr. la Tabella I.3.3.2.1.1 in Allegato). In un altro sito contaminato, ricadente nellarea di un altro importante polo industriale, quello di Milazzo, la qualit dei suoli stata desunta da uno studio, avente carattere occasionale, effettuato nellambito del Programma Operativo ENVIREG del 1999, per finalit connesse alla realizzazione di un sistema di controllo e sorveglianza per la prevenzione di inquinamenti e rischi nelle aree industriali della regione Sicilia (Ministero dellAmbiente, 1999). I risultati delle analisi effettuate, nellambito di questo studio, nel 1997 dal CCR di Ispra sui metalli pesanti contenuti nei suoli dellarea di Milazzo, hanno invece evidenziato il superamento, in alcuni campioni e per alcuni dei metalli analizzati (Cr, Co, Cu, Zn) dei limiti di concentrazione previsti dallAllegato 1 del D.M. 471/99 per siti destinati ad un uso residenziale, quale quello in esame (area a basso livello di urbanizzazione ed industrializzazione). In Fig. 1.3.3.2.2 sono riportate le statistiche dei dati analitici per ciascuno dei metalli analizzati nei 32 campioni di topsoil (primi 5-10 cm di suolo), confrontate con il relativo limite di concentrazione. Lanalisi dei dati mette in evidenza la contaminazione dei suoli milazzesi in relazione ad un potenziale uso residenziale del territorio e pone quindi la necessit di un intervento di bonifica o lapplicazione di misure di sicurezza (quali una diversa destinazione urbanistica dellarea).

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Figura 1.3.3.2.1.1 Contenuto in metalli pesanti nel suolo del comprensorio industriale di Milazzo
Cr (mg/kg) 200 150 100 50 0 Media Mediana Max
Co (mg/kg) 30 25 20 15 10 5 0 Media Mediana Max Min Dev. St. Limite D.M. 471/99

Mn (mg/kg) 1600 1400 1200 1000 800 600 400 200 0 Media Mediana Max Min Dev. St.

Limite D.M. 471/99

Min

Dev. St.

Ni (mg/kg) 140 120 100 80 60 40 20 0 Media Mediana Max Min Dev. St. Limite D.M. 471/99

Cu (mg/kg) 180 150 120 90 60 30 0 Media Mediana Max Min Dev. St. Limite D.M. 350 300 250 200 150 100 50 0 Media Mediana

Zn (mg/kg)

Limite D.M. 471/99 Max


Hg (mg/kg)

Min

Dev. St.

As (mg/kg) 40 30 20 10 0 Media Mediana Max Min Dev. St. Limite D.M. 471/99
2 3

Limite D.M. 471/99

0 Media Mediana Max Min Dev. St.

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1. ASA

Pb (mg/kg) 120 100 80 60 40 20 0 Media Mediana Max Min Dev. St. 0 Media Mediana Limite D.M. 471/99 4 3 2 1

Cd (mg/kg)

Limite D.M. 471/99

Max

Min

Dev. St.

Fonte: Elaborazioni Task Force Ambiente ARPA Sicilia su dati CCR Ispra,,1997

Va infine ricordato che recentemente, con D.M. n. 468/2001, stato inserito tra i siti di interesse nazionale di cui alla L. n. 426/98, il sito di Biancavilla (CT), costituito da una cava ubicata a Monte Calvario, in prossimit del centro abitato di Biancavilla, dalla quale fino al 1999 si estraeva pietrisco lavico contaminato da materiali fibrosi della famiglia dellamianto, e da molti edifici del centro storico di Biancavilla costruiti con malte ed intonaci contenenti il materiale fibroso estratto dalla cava. Allo stato attuale stato elaborato un progetto per la messa in sicurezza provvisoria della cava di Monte Calvario e per la sistemazione del materiale di scavo nellabitato.

1.3.3.3 SITI BONIFICATI E MESSI IN SICUREZZA I dati per il popolamento dellindicatore provengono in parte dal censimento della struttura commissariale, ed in parte dalle notifiche, ordinanze e comunicazioni pervenute allAss. Reg. Territorio e Ambiente e riguardano i siti bonificati, nei quali cio sono stati portati a termine degli interventi di rimozione delle sostanze contaminanti dal sito, e siti messi in sicurezza, i quali hanno subto interventi volti ad isolare definitivamente la fonte inquinante rispetto alle matrici ambientali circostanti. In Fig. 1.3.3.3.1 riportato il numero di siti bonificati presenti in ciascuna provincia, per tipologia di sito, mentre in Fig. 1.3.3.3.2 il numero di siti messi in sicurezza per provincia e per tipologia di sito. Le figure mostrano che la maggior parte degli interventi sono stati realizzati sulle discariche controllate, con 128 discariche sottoposte a bonifica, e 37 messe in sicurezza e che le province con il maggior numero di interventi di bonifica realizzati sono Messina, Palermo e Agrigento (34, 30 e 26 rispettivamente), mentre quelle con il maggior numero di siti messi in sicurezza sono Messina, Catania e Palermo (12, 8 e 6 rispettivamente).

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Figura 1.3.3.3.1 Numero di siti bonificati per provincia e per tipologia

120 100 80 60 40 20 0
En na Ag rig en Ca to lta nis set ta Ca tan ia Ra gu sa Si rac us a Tr ap an i SI CI LI A M ess ina Pa ler mo

n. discariche controllate n. discariche abusive

n. abbandoni e depositi n. aree industriali e sottoservizi

Fonte: Uff. Commissario Rifiuti Sicilia e Ass. Reg. Territorio e Ambiente, 2002

Figura 1.3.3.3.2 Numero di siti messi in sicurezza per provincia e per tipologia
40 35 30 25
n. discariche abusive n. discariche controllate

20 15 10 5 0
En na Ag rig en to Ca lta nis se tta Ca tan ia Ra gu sa Si rac us a Tr ap an i SI CI LI A M ess ina Pa ler mo

n. abbandoni e depositi n. aree industriali e sottoservizi

Fonte: Uff. Commissario Rifiuti Sicilia e Ass. Reg. Territorio e Ambiente, 2002

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1.3.4 AMBIENTE RURALE E CONTAMINAZIONE DEI SUOLI DA FONTI DIFFUSE Pi della met del territorio regionale destinato al settore agricolo che da sempre ha avuto un notevole impatto sociale, economico ed ambientale. Lagricoltura , nel suo complesso, anche attivit di tutela del territorio e della fertilit del suolo. I metodi di coltivazione contribuiscono ad una buona gestione del territorio se recuperano e utilizzano al meglio le risorse disponibili. Dal secondo dopoguerra ad oggi si sviluppato un processo di progressiva industrializzazione dellagricoltura che si concretizzato, tra laltro, in una semplificazione degli agroecosistemi. Semplificazione legata alla specializzazione colturale, alla frattura tra attivit zootecniche e produzioni vegetali, alla rarefazione del germoplasma autoctono, alla meccanizzazione ed al ricorso ad input esterni, in grado di sostenere il sistema cos semplificato, primi fra tutti i fitofarmaci ed i concimi inorganici e lacqua ad uso irriguo che oggi interessa la quasi totalit dei sistemi agrari, fatta eccezione per i cereali a ciclo autunno-primaverile. Il complesso degli input menzionati ha avuto ed ha certamente un impatto sulla qualit del suolo e delle falde acquifere (crescente concentrazione di nitrati ed altri sali, ivi compreso il cloruro di sodio). La meccanizzazione, associata al controllo della flora spontanea nei vigneti o negli arboreti stata ed spesso causa di perdita di suolo agrario, dovuta ad erosione superficiale o, nel caso di coincidenza con intensi eventi piovosi, ad erosione profonda. A tutto ci collegato anche il problema ambientale ed economico dello smaltimento, trattamento dei reflui, dovuto al mutato rapporto tra agricoltura e zootecnia. Un tempo le deiezioni animali venivano conservate e utilizzate oggi sono state sostituite dai prodotti chimici.

1.3.4.1 LE PRODUZIONI AGRICOLE La produzione agricola della Sicilia nel 1999 ammonta a 7.066 miliardi di vecchie lire, compresa la silvicoltura, si giunge a 7.080 miliardi (Assessorato Agricoltura e Foreste, 1999). Le imprese attive in Sicilia nel 99 del settore agricoltura, silvicoltura, caccia e pesca, secondo i dati delle Camere di Commercio (banca dati Movimprese) rappresentano il 32% del totale delle imprese attive della regione ed incidono per l11% sulle totali imprese attive in Italia del settore. Il valore aggiunto in agricoltura presenta un andamento crescente dal 1982 al 1991 per poi decrescere sino al 1996 (Tabella I.3.4.1.1). Nel 1996 il valore aggiunto del settore agricolo era pari al 3.8% di quello totale nazionale e 6,6% della totale regionale, con una diminuzione dal 1980 rispetto al valore nazionale, al mezzogiorno e al totale regionale (Tabella I.3.4.1.2 e Figura 1.3.4.1.1).

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Figura 1.3.4.1.1 Valore Aggiunto in agricoltura

9 8 7 6 5 4 3 2 1 0 1982

VA agricoltura / VA totale Sicilia VA agricoltura / VA totale Mezzogiorno VA agricoltura / VA totale Italia

percentuale

1990

1996

Fonte: ISTAT Figura 1.3.4.1.2 Principali produzioni agricole in Sicilia. Anno 1991-1997
50.000.000
produzione raccolta (quintali)

45.000.000 40.000.000 35.000.000 30.000.000 25.000.000 20.000.000 15.000.000 10.000.000 5.000.000 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997

Cereali Orticole Legnose

Fonte: Elaborazioni Task Force Ambiente - ARPA Sicilia su dati ISTAT

I principali comparti agricoli sono: lorticolo, lagrumicolo ed il vitivinicolo. La quantit di prodotto agricolo raccolto dal 1991 al 1997 presenta in linea generale un andamento decrescente (Tabella I.3.4.1.3 e Figura 1.3.4.1.2), cosi come il numero di aziende agricole, che dal 1982 al 1998 diminuito del 26% (Tabella I.3.4.2.1).

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Figura 1.3.4.1.3 Variazione % principali produzioni agricole raccolte in Sicilia rispetto al 1991
10,0%

Variazione % rispetto al 1991

0,0% 1992 -10,0% Cereali -20,0% Orticole Legnose -30,0% 1993 1994 1995 1996 1997

-40,0%

-50,0%

Fonte: Elaborazioni Task Force Ambiente- ARPA Sicilia su dati ISTAT

Solamente la produzione dei cereali, dopo una diminuzione che ha raggiunto il culmine nel 1995, presenta un valore maggiore rispetto al 1991, con 9.8 milioni di quintali ed una variazione positiva dell1% (Figura 1.3.4.1.3).

1.3.4.2 TIPO DUTILIZZAZIONE DELLA SUPERFICIE AGRICOLA La Superficie Agricola Totale7 (SAT), nel 1998, costituita per il 44% da colture erbacee (prevalentemente frumento duro), ed in ordine decrescente da colture arboree (28%), dai prati e pascoli permanenti (18%), da altre superfici (6%) e dai boschi (4%). Dal 1982 al 1998 si avuta una contrazione della Superficie Agricola Totale, pari al 13%, passando dal 78% della copertura dellintero territorio regionale al 68% (Tabella I.3.4.2.1 e Figura 1.3.4.2.1).
Figura 1.3.4.2.1 Superficie agricola regionale per tipo dutilizzazione
1.000.000 900.000 800.000 superficie (ettari) 700.000 600.000 500.000 400.000 300.000 200.000 100.000 0 1982 Colture erbacee 1991 Colture arboree 1995 Prati pascoli permanenti 1996 BOSCHI 1997 1998 ALTRE SUPERFICI

Fonte: Elaborazioni Task Force Ambiente - ARPA Sicilia su dati ISTAT

La ripartizione utilizzata scompone la Superficie Agricola Totale in: Superficie Agricola Utilizzata (SAU), boschi e superficie destinata ad altre utilizzazioni. La SAU inoltre suddivisa in tre categorie duso: colture erbacee, colture arboree, prati e pascoli permanenti.

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Tale diminuzione ha investito prevalentemente la superficie boscata, con una riduzione del 64% rispetto al 1982. La SAU (Superficie Agricola Utilizzata) ha avuto una variazione negativa dell8%, dovuta quasi esclusivamente alle coltivazioni erbacee ed in particolare alla coltivazione cerealicola (Figura 1.3.4.2.2).
Figura 1.3.4.2.2 Superficie agricola regionale per tipo d'utilizzazione (1982=100)

140 120 100 80 60 40 20 0 1982


Colture erbacee

1991
Colture arboree

1995

1996
BOSCHI

1997

1998
ALTRE SUPERFICI

Prati pascoli permanenti

Fonte: Elaborazioni Task Force Ambiente - ARPA Sicilia su dati ISTAT

Incrociando questi dati con quelli della produzione delle principali colture agricole si pu notare come la Politica Agricola Comunitaria (PAC), incentivando prima la massimizzazione delle produzioni e poi unagricoltura di qualit e rispettosa dellambiente (biologica, integrata, estensiva), ha prodotto in genere: una diminuzione della superficie a cereali; un aumento della superficie a colture arboree; un innalzamento della produzione di cereali che nel 1997 ha superaro la quota dellanno 1991, con conseguente aumento delle rese; una riduzione della produzione delle coltivazioni legnose fruttifere con conseguente abbassamento delle rese.

1.3.4.3 IL PATRIMONIO ZOOTECNICO E LA SUA PRESSIONE SULLAMBIENTE Il patrimonio zootecnico stato caratterizzato da un forte aumento del numero di capi ovini e caprini, e una diminuzione dellallevamento equino ed avicolo dal 1982 al 1991. Dal 1991 al 1998 si registrato un aumento solamente per il numero di capi caprini ed avicoli (21% e 8%), ed un forte decremento del numero di conigli, equini, suini, rispettivamente del 60%, 38% e 33%; mentre pi o meno costante si mantenuto la consistenza dellallevamento bovino ed ovino (Tabella I.3.4.3.1 e Figura 1.3.4.3.1).

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Figura 1.3.4.3.1 Numero di capi per tipologia di allevamento


3.500.000 3.000.000
numero capi

Bovino Conigli

Suini Equini

Ovini Avicoli

Caprini

2.500.000 2.000.000 1.500.000 1.000.000 500.000 0 1982 1991 1995 1996 1997 1998

Fonte: Elaborazioni Task Force Ambiente - ARPA Sicilia su dati ISTAT

Il numero delle aziende zootecniche, rispetto al 1991, generalmente in diminuzione per tutte le tipologie di allevamento (Tabella I.3.4.3.2 e Figura 1.3.4.3.2).
Figura 1.3.4.3.2 Numero aziende per tipologia di allevamento
18.000 16.000 14.000 numero aziende 12.000 10.000 8.000 6.000 4.000 2.000 0 1991 1995 1996 1997 1998

Bovino

Suini

Ovini

Caprini

Equini

Avicoli

Conigli

Fonte: Elaborazioni Task Force Ambiente - ARPA Sicilia su dati ISTAT

Utilizzando i dati del modello ELBA (Environmental Liveliness and Blend agricolture) realizzato dal DIPROVAL della Facolt di Agraria di Bologna, si ha che il patrimonio zootecnico ovi-caprino, calcolato in Unit Bovine Adulte (UBA) relativamente allanno 1996, prevale nelle province di Caltanissetta. Nelle restanti province, il carico maggiore dato dallallevamento bovino, ed una certa consistenza della specie suina si registra nelle province di Ragusa e Messina. Il maggior numero di unit bovine adulte si ha nelle province di Ragusa, Messina, Trapani e Siracusa. Analizzando la produzione di azoto, si nota come sia dovuta principalmente alla specie bovina, e il valore pi alto si ha nella provincia di Messina. Per le province di Caltanissetta, Trapani, e secondariamente, Agrigento e Catania, rimarchevole lazoto di origine ovi-caprina (Tabella I.3.4.3.3 e Figura 1.3.4.3.3).

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Figura 1.3.4.3.3 Numero UBA e produzione di azoto da allevamenti per SAU trattabile. Anno 1996
Quantit di azoto/SAU trattabile (Kg/ha)

60,0
kg/ha SAU

50,0 40,0 30,0 20,0 10,0

UBA (.000)

Ragusa

Agrigento

Caltanissetta

SAU trattabile: somma delle superfici dei seminativi (al netto dei terreni a riposo), delle coltivazioni arboree agrarie (al netto dei canneti), delle coltivazioni foraggere permanenti (al netto dei pascoli) escludendo le coltivazioni orticole. Fonte: Modello ELBA Universit di Bologna DIPROVAL

1.3.4.4 I FATTORI DI PRESSIONE DEL SETTORE AGRICOLO Fra gli impatti generati dallagricoltura sullambiente, limpiego dei prodotti fitosanitari rappresenta una delle possibili cause di contaminazione diffusa del suolo.
Figura 1.3.4.4.1 Utilizzo di fitofarmaci in Kg/ha SAU

12

10

Kg/SAU

Piemonte e Valle dAosta

Trentino Alto Adige

Emilia Romagna

Friuli V. Giulia

Siracusa

Catania

Messina

Palermo

Lombardia

Campania

Basilicata

Umbria

Toscana

Abruzzo

Veneto

Molise

Puglia

Trapani

Enna

0,0

160 140 120 100 80 60 40 20 0

Calabria

Lazio

Marche

Liguria

Sicilia

numero UBA (migliaia)


Sardegna

1996

1997

Fonte: ISTAT

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Lanalisi dei dati rilevati dallISTAT (Figura 1.3.4.4.1), espressi in principi attivi rapportati alla SAU, permette di evidenziare le aree a maggior consumo, tra le quali oltre le regioni della pianura padana seguono la Campania ed in minor misura la Sicilia. Il dato si basa su indagini di mercato e non possibile avere dati diretti sullapplicato alle colture. Un apposito gruppo di lavoro costituito dal sistema ANPA-ARPA-APPA ha sviluppato un modello di studio sulla vendita dei fitofarmaci utilizzando dati ISTAT relativi agli anni 1996, 1997 e 1998, dati forniti dal SIAN (Sistema Agricolo Informativo Nazionale) e AGROFARMA. Dallanalisi dei dati (da Tabella I.3.4.4.1 a Tabella I.3.4.4.3) emerge un crescente uso di insetticidi e diserbanti dal 1996 al 1998. I principi attivi pi impiegati sono quelli applicati come insetticidi (circa 75%) che assieme ai fungicidi (circa 24%) ricoprono il 98% del totale prodotti fitosanitari venduti (Figura 1.3.4.4.2). In particola, solamente il bromuro di metile costituisce, dal 1996 al 1998, rispettivamente il 59% e il 64% del totale prodotti fitosanitari. La vendita del bromuro di metile esclusivamente legata alla provincia di Ragusa per limpiego in orticoltura (carote, carciofi, patate, pomodori, ecc.), dove si raggiungono valori medi pari a 43 chilogrammi per ettaro di SAU provinciale (Tabella I.3.4.4.3). Lorticoltura, sia da pieno campo che in ambiente protetto, rappresenta una componente fondamentale e tradizionale dellintero sistema agricolo ragusano, tuttavia, assume particolare rilievo in alcuni comuni come Ispica, Ragusa, Vittoria, Scicli ed Acate. Lorticoltura in serra presente prevalentemente lungo tutta la fascia costiera meridionale siciliana (Trapani, Agrigento, Caltanissetta, Ragusa), ma larea che ricade nella provincia di Ragusa tra le pi significative (7.482 ettari su 10.459 ettari investiti da colture in serra dellintera isola dati dalla carta dellUso del Suolo dellAssessorato Regionale Territorio ed Ambiente, anno 1994) e largamente interessata, anche in sede comunitaria, allesercizio delle colture protette.
Figura 1.3.4.4.2 Quantit di prodotti fitosanitari venduti
70.000
Quantit di prodotto (quintali)

60.000 50.000 40.000 30.000 20.000 10.000 -

Altri

1996

Diserbanti

1997

Fungicidi

1998

Insetticidi

Fonte: Elaborazioni Task Force Ambiente - ARPA Sicilia dal Gdl ANPA-ARPA-APPA su dati ISTAT, SIAN e AGROFARMA

Nellarea di Ragusa ricade anche lunico impianto sperimentale di PGM (Piante Geneticamente Modificate) presente in Sicilia. Lavvio si avuto nellanno 2000 su una superficie di 1800 metri quadri di vite che insiste nel territorio comunale di Comiso. La finalit della sperimentazione quella di ottenere piante pi produttive attraverso una maggiore resistenza agli antibiotici.

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Figura 1.3.4.4.3 Luoghi di emissione effettivi nellanno 1999

Fonte: ANPA

Per quanto concerne limpiego di fertilizzanti inorganici, in termini di quantit vendute, la Sicilia segue la Lombardia, il Veneto, lEmilia Romagna, Puglia e Piemonte, con 114.502 tonnellate, di cui 51445 di azoto, 44036 di anidride fosforica e 19021 tonnellate di ossido di potassio (Tabella I.3.4.4.4 e Figura 1.3.4.4.4 ).

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Figura 1.3.4.4.4 - Quantit di fertilizzanti (N, P, K) venduti (Kg) per superficie concimabile. Anno 1997
Quantit di ferilizzanti (N, P, K) venduti (Kg)/sup. concimabile

350 300 250 200 150 100 50 0

Azoto

Anidride fosforica

Ossido di potassio

Fonte: ISTAT

Analizzando le quantit per ettaro concimabile8, si ha che la Sicilia presenta un valore sotto la media nazionale e segue la media del Mezzogiorno, pur avendo un valore della SAU regionale investita da una agricoltura intensiva pi alta rispetto alla media nazionale e pari al 75% (seminativi + coltivazioni legnose agrarie Agricoltura biologica) (Tabella I.3.4.4.5). Da una stima dellagricoltura intensiva9, si ha che dal 1995 al 1998 in costante diminuzione ed scesa dal 76% della SAU regionale al 67% (Tabella I.3.4.4.6 e Figura 1.3.4.4.5), per una crescente coltivazione integrata, estensiva e biologica, incentivata dalla maggior parte delle misure del Reg. 2078/92 e che risultano le pi applicate nel territorio siciliano (Tabella I.3.4.5.2).
Figura 1.3.4.4.5 Agricoltura intensiva in Sicilia

Superficie agricoltura intensiva/SAU (%)

78% 76% 74% 72% 70% 68% 66% 64% 62% 60% 1995 1996 1997 1998 Agricoltura intensiva/SAU

Fonte: ISTAT e Elaborazioni INEA, su fonti AIMA e Amministrazioni regionali provinciali


8

Per superficie concimabile si intende la somma delle superfici dei seminativi (al netto dei terreni a riposo) delle coltivazioni arboree agrarie, (al netto dei canneti) delle coltivazioni foraggiere permanenti (al netto dei pascoli) escludendo le coltivazioni orticole. 9 Lagricoltura intensiva oltre al dato riportato dallANPA per lanno 1998 stata calcolata, alfine di avere un andamento nel tempo, come superficie a seminativi pi superficie a coltivazioni legnose agrarie meno la superficie sottoposta a Reg. 2078/92.

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Si pu notare come nonostante una diminuzione dellagricoltura intensiva, legata allapplicazione del Reg. 2078/92 che nel complesso porta verso una agricoltura pi estensiva con ridotto o nullo impiego di prodotti fitosanitari, in generale si ha un aumento della quantit di prodotti fitosanitari venduti. Per stimare un possibile effetto del Reg. 2078/92 sullimpiego dei fertilizzanti, si pu incentrare lattenzione esclusivamente sullattuazione della misura A2 agricoltura biologica e della misura F ritiro dei seminativi dalla produzione per venti anni, non considerando le misure rivolte allabbattimento dei prodotti fitosantari ed allagricoltura estensiva. In tal caso lagricoltura intensiva, calcolata come: seminativi + coltivazioni legnose agrarie sup. misure A2+F, continua ad avere sempre una tendenza decrescente dal 1995 al 1998, pari al 78.2% e al 73.6% della SAU regionale (Tabella I.3.4.4.7).

1.3.4.5 LE COLTIVAZIONI A BASSO IMPATTO AMBIENTALE Dagli anni novanta si assistito ad un cambiamento radicale della Politica Agricola Comunitaria (PAC) che dal perseguire le massime rese attraverso aiuti sulle quantit prodotte passa a incoraggiare un'agricoltura estensiva, usi alternativi del suolo agricola, quali larboricoltura da legno e la selvicoltura, alfine di ridurre le produzioni eccedentarie con impatti positivi sullambiente e sulle attivit produttive agricole ed extra-agricole. La PAC incentiva produzioni di qualit per il benessere del territorio e della salute umana, e per una competitivit ed efficienza dellagricoltura a livello globale. Il salto di qualit dato, da prima, con lemanazione del Reg. 2092/91 che detta le norme per la produzione biologica, attribuendo a tale metodo di produzione un ruolo di equilibrio armonioso tra lofferta e domanda di prodotti agricoli, tutela dellambiente e conservazione dellaree rurali, in definitiva di sviluppo sostenibile. Esso vede la partecipazione, allanno 1998, di circa 9598 aziende, per una superficie complessiva di circa 129000 ettari (8% della totale SAU regionale) (Tabella I.3.4.5.1). Al Reg. 2092/91 seguono le misure di accompagnamento della riforma della PAC che prevedevano lattuazioni di interventi a favore dellagricoltura ecocompatibile, del prepensionamento e della selvicoltura, attraverso contributi diretti a sostenere il reddito agricolo. Le misure sono rappresentate dai regolamenti CEE 2078/92, 2079/92 e 2080/92. In Italia il recepimento della normativa comunitaria per lincentivazione del prepensionamento (Reg. 2079/92) si avuto con un certo ritardo. Tale ritardo, assieme ad alcuni fattori di ordine sociale, economico e giuridico ha causato la scarsa applicazione della misura nellisola con solamente 16 richieste finanziate, per un totale di 412 ettari, pari allo 0.02% della SAU regionale. Le difficolt maggiori possono essere riassunte, cos come riportate nella valutazione del Piano di Sviluppo Rurale (PSR) 2000-2006 (Assessorato Agricoltura e Foreste, 1999), in: - obbligo cessazione definitiva attivit; - richiesto possesso della qualifica di imprenditore agricolo a titolo principale che in un contesto caratterizzato da una notevole frammentazione della propriet agricola risulta difficile dedicare allattivit parte predominante del tempo e trarne pi del 50% del reddito complessivo; - mancanza di incentivi per il rilevatore; - limiti minimi di superficie richiesta troppo elevati. Il Reg. CEE 2078/92 comprendeva varie misure per lestensivizzazione e limpiego di mezzi di produzione e tecniche produttive meno inquinanti, per la conservazione e la valorizzazione dellambiente naturale, per la gestione delle terre abbandonate e per il set-aside. La sua applicazione avvenuta con notevole successo, coinvolgendo 36547 aziende, per un totale di 221.815 ettari, pari 119

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al 14% della complessiva SAU. Le misure rivolte al biologico e alla riduzione dei fitofarmaci (A2 e A1) rappresentano pi del 66% dellintera superficie coinvolta dal regolamento. Seguono le misure dellestensivizzazione dei vigneti e la riconversione in pascolo dei seminativi (B1), e del mantenimento delle basse rese relativamente alle colture gi avviate di cappero, nocciolo, pistacchio, mandorlo, carubbo e frassino da manna (B2), che nellinsieme ricoprono il 22% della totale superficie sottoposta al Reg. 2078/92 (Tabella I.3.4.5.2 e Figura 1.3.4.5.1).
Figura 1.3.4.5.1 Superficie sottoposta alle misure del Reg. CEE 2078/92

100.000 superficie Reg. 2078/92 (ettari) 90.000 80.000 70.000 60.000 50.000 40.000 30.000 20.000 10.000 A1 A2 B1 B2 D AD BD E F C
14.898 5.544 4.289 7.055 888 9.879 7 32.904 58.360 87.998

A1 - Sensibile riduzione o mantenimento delle riduzioni dellimpiego dei concimi e dei prodotti fitosanitari; A2 - Introduzione o mantenimento dei metodi dellagricoltura biologica; B1 - Estensivizzazione; B2 - Mantenimento della produzione estensiva gi avviata; C - Riduzione della densit del patrimonio bovino o ovicaprino; D1 - Impiego di altri metodi ecocompatibili e cura dello spazio rurale e del paesaggio; D2 - Allevamento di specie animali in via di estinzione; E - Cura dei terreni agricoli e forestali abbandonati; F - Messa a riposo ventennale per scopi di carattere ambientale.

Fonte: Assessorato Agricoltura e Foreste della Regione Siciliana

Il Reg. CEE 2080/92 prevedeva premi per lo sviluppo dellarboricoltura da legno ed incentivi per lampliamento ed il miglioramento delle superfici boscate. Per quanto concerne la sua applicazione, allanno 1998, delle 1131 pratiche istruite ne sono state collaudate 444 (39%), per una superficie complessiva impiantata di circa 4000 ettari, pari allo 0.26% della totale SAU regionale (36% della totale superficie istruita per gli impianti), e 2300 ettari di bosco migliorato (1.02% della totale superficie forestale e 31% della totale superficie istruita per il miglioramento) (Tabelle I.3.4.5.3, I.3.4.5.4 e I.3.4.5.5). La provincia di Messina ha presentato la maggiore superficie impiantata e migliorata, rispettivamente pari a 1070 e 1562 ettari (Figure 1.3.4.5.2 e 1.3.4.5.3).

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1. ASA

Figura 1.3.4.5.2 - Superficie impianti decretati e collaudati allanno 1998

2.500
superficie impianti (ettari)

2.000 1.500 1.000 500 0


Ca ta nia En na Ra gu sa Ag rig en to Pa ler m o Ca lta nis se tta Si ra cu sa M es sin a Tr ap an i
Tr ap an i

Impianti decretati (ha)

Impianti Collaudata (ha)

Fonte: Tesi di laurea Primi risultati sullapplicazione del Regolamento CEE 2080/92 in Sicilia Dipartimento di Economia dei Sistemi Agro-Forestali ed Istituto di Coltivazioni Arboree Facolt di Agraria. Universit di Palermo - anno 1998, su dati dellAssessorato Agricoltura e Foreste, Direzione Foreste

Figura 1.3.4.5.3 - Superficie boschi migliorati decretati e collaudati allanno 1998

superficie boscata migliorata (ettari)

5000 4500 4000 3500 3000 2500 2000 1500 1000 500 0
En na Ag rig en to Pa ler m o Ra gu sa Ca ta nia Ca lta nis se tta Si ra cu sa M es sin a

Miglioramenti decretati (ha)

Miglioramenti collaudati (ha)

Fonte: Tesi di laurea Primi risultati sullapplicazione del Regolamento CEE 2080/92 in Sicilia Dipartimento di Economia dei Sistemi Agro-Forestali ed Istituto di Coltivazioni Arboree Facolt di Agraria. Universit di Palermo - anno 1998, su dati dellAssessorato Agricoltura e Foreste, Direzione Foreste

La misura che ha riscosso maggior successo rappresentata dalla realizzazione di impianti con latifoglie o specie miste. La specie maggiormente impiegata per gli impianti su terreni agricoli il noce (Juglans regia L.) che copre il 18.69% della totale superficie degli impianti realizzati, seguono, in ordine decrescente, il castagno, il pino (pi che altro pino daleppo), il carrubo, il ciliegio, la roverella, il leccio, il frassino e lacero, che assieme al noce coprono l80,92% della superficie impiantata. Gli impianti hanno sostituito 1.989 ettari di seminativi, 1.703 ettari di prati e pascoli e 392 ettari di colture permanenti (Tabella 1.3.4.5.1). 121

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Tabella 1.3.4.5.1 - Tipologie di colture sostituite dagli impianti di arboricoltura da legno, per provincia (in ettari). Anno 1998

Provincia Agrigento Caltanissetta Catania Enna Messina Palermo Ragusa Siracusa Trapani Totale

Seminativi 324,63 275,62 246,75 259,50 231,65 242,55 110,09 161,51 136,24 1.988,57

Prati e pascoli 215,10 5,63 70,71 180,47 699,77 338,01 51,74 47,20 94,05 1.702,69

Colture permanenti 35,87 32,76 20,64 5,27 161,89 82,77 32,48 3,08 17,04 391,80

Fonte: Tesi di laurea Primi risultati sullapplicazione del Regolamento CEE 2080/92 in Sicilia Dipartimento di Economia dei Sistemi Agro-Forestali ed Istituto di Coltivazioni Arboree Facolt di Agraria. Universit di Palermo - anno 1998, su dati dellAssessorato Agricoltura e Foreste, Direzione Foreste

I miglioramenti hanno interessato prevalentemente boschi di latifoglie (79% della totale superficie collaudata per il miglioramento). Dal confronto tra la superficie agricola utilizzata, la superficie forestale e le rispettive superfici degli impianti realizzati e dei boschi migliorati, si sono ricavati degli indici di impianto in terreni agricoli e di miglioramento dei boschi (Figura 1.3.4.5.4). Dal confronto degli indici di impianto e di miglioramento delle varie regioni italiani emerge che la Sicilia presenta elevati valori (L. Colletti, anno 2001). Si presume che al pi presto vengano attivati, o qualora gi esistano divulgati i risultati, dei piani di monitoraggio per individuare i modelli colturali pi idonei ad uno sviluppo economicoambientale dellarboricoltura da legno e dei boschi, nellottica di una gestione sostenibile. Si andrebbe incontro ad una perdita di risorse economiche e soprattutto ad una mancata possibilit di valorizzare e tutelare il territorio, se tutto ci che si realizzato in questi anni a fine turno sparisse per cedere il posto alle precedenti colture.

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Figura 1.3.4.5.4 Incidenza impianti realizzati e superficie boscata migliorata rispetto alla SAU e alla superficie forestale regionale

2,50% 2,00% 1,50% 1,00% 0,50% 0,00%


En na Pa ler mo Ra gu sa Ca tan ia M es sin a Ag rig en to Ca lta nis se tta Si ra cu sa Tr ap an i

Incidenza impianti collaudati (%)

incidenza miglioramenti collaudati (%)

Fonte: Tesi di laurea Primi risultati sullapplicazione del Regolamento CEE 2080/92 in Sicilia Dipartimento di Economia dei Sistemi Agro-Forestali ed Istituto di Coltivazioni Arboree Facolt di Agraria. Universit di Palermo - anno 1998, su dati dellAssessorato Agricoltura e Foreste, Direzione Foreste

Le misure di accompagnamento sono state attivate in due periodi. Per la campagna 1998/2000 il Reg. 2080 ha introdotto una misura per la costituzione di boschi con specie autoctone e variazione della destinazione delluso del suolo da agricolo a forestale. In questo periodo, le loro azioni sono state ereditate, con opportune modifiche ed integrazioni, dal Piano di Sviluppo Rurale 2000-2006 (Reg. 1257/99).

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1.4 RIFIUTI La gestione dei rifiuti in Sicilia al momento disciplinata da una normativa emergenziale costituita da diverse ordinanze della Presidenza del Consiglio Dipartimento della Protezione Civile-. Tali Ordinanze nominano Commissario Delegato per lEmergenza Rifiuti in Sicilia, il Presidente della Regione Sicilia, per la predisposizione di un piano di interventi di emergenza nel settore della gestione dei rifiuti e per la realizzazione delle opere necessarie per far fronte alla situazione di emergenza. Si tratta di provvedimenti scaturiti dalla grave crisi determinatasi nel settore dello smaltimento dei R.S.U. avendo assunto la stessa carattere di emergenza igienico-sanitaria con risvolti anche di ordine pubblico; Tali provvedimenti imponevano, anche la predisposizione del piano di gestione rifiuti e delle bonifiche delle aree inquinate di cui allart.22 D.lvo 22/97 e di un piano degli interventi di emergenza per la realizzazione degli interventi necessari a far fronte alla situazione di emergenza. Con Ordinanza n 3072, viene imposta l individuazione e la localizzazione degli impianti a carattere prioritario nonch la definizione degli ambiti e dei sub-ambiti territoriali ottimali di cui gli impianti dovranno essere al servizio. Trattasi prevalentemente di impianti per la produzione di C.D.R (combustibile da rifiuti) Con Decreto commissariale 25/07/2000 n.150 stato approvato il documento delle priorit degli interventi in materia di rifiuti in Sicilia (P.I.E.R.), tale provvedimento suddivide il territorio regionale in A.T.O. e sub-A.T.O. al fine di ottemperare alle prescrizioni di cui al D.L.vo 22/97. Al momento per non esiste una gestione dei rifiuti in ambito ATO o sub-ATO. Lultimo provvedimento di proroga dello stato di emergenza rifiuti costituito dallO.P.C.M. n.3190 (marzo 2002). La gestione dei dati in materia, al momento di competenza della struttura commissariale emergenza rifiuti, tale ente anche Amministrazione responsabile delle misure1.14 e 1.15 del P.O.R (infrastrutture e strutture per la gestione integrata dei rifiuti; riduzione della compromissione ambientale da rifiuti). Si sottolinea che mancano delle serie storiche di lungo periodo riguardo alla produzione dei rifiuti ed alla gestione degli stessi. Lunico dato che pu essere assunto come certo quello relativo ad uno smaltimento dei RSU nella quasi totalit (98% della produzione totale) in discarica, in quanto non sono stati raggiunti gli obiettivi della raccolta differenziata previsti dal decreto 22/97.
Tabella 1.4.1 % Rifiuti avviati alle diverse modalit di smaltimento PROVINCIA RSU prodotti (Ton.) Discarica % Raccolta diff.% Compostaggio% TP 199657,82 99,04 0,96 0,00 PA 670275,89 95,19 1,76 3,05 ME 300521,48 98,08 1,28 0,65 AG 197403,07 99,62 0,38 0,00 CL 140254,64 99,62 0,38 0,00 EN 62725,10 99,46 0,47 0,07 CT 618628,94 99,51 0,49 0,00 RG 166856,69 99,66 0,34 0,00 SR 191927,45 99,81 0,19 0,00 Totale 2548251,08 98,21 0,91 0,88 Fonte:Elaborazione Task Force Ambiente ARPA Sicilia su dati Struttura commissariale emergenza rifiuti;

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A fronte di tali quantit il totale della raccolta differenziata (raccolta diff. e compostaggio), tappa essenziale ed irrinunciabile nella strategia gestionale dei rifiuti, ad oggi, supera di poco il 2%. Particolare rilevanza assume nellambito della raccolta differenziata dei rifiuti da imballaggio la convenzione stipulata con il CONAI (Consorzio Nazionale Imballaggi), in data 7 ottobre 1999 che richiama laccordo quadro sottoscritto in data 8 luglio 1999 tra lo stesso CONAI e lANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani), in forza della quale lo stesso (tramite i Consorzi di filiera) si impegnato al ritiro del materiale proveniente dallattivit di raccolta differenziata, secondo le modalit stabilite negli allegati tecnici dellaccordo quadro dell 8 luglio, dove sono previsti anche i corrispettivi da versare ai Comuni come contributo ai costi sostenuti per la raccolta differenziata.
Tabella 1.4.2 Raccolta differenziata % diversi materiali Prov. Tot.diff.(Ton.) %ACCIAIO %ALLUMINIO %CARTA %LEGNO %PLASTICA %VETRO %ORGANICO TP 1907,15 1,16 0,92 59,95 0,00 10,55 27,41 0,00 PA 32222,12 0,97 0,04 17,77 0,00 2,53 15,33 63,36 ME 5782,97 2,69 0,34 35,71 0,01 2,87 24,87 33,52 AG 747,25 5,45 0,40 23,95 0,00 48,87 20,73 0,60 CL 530,46 0,58 0,00 39,15 0,00 12,86 46,74 0,67 EN 291,77 2,23 0,09 10,85 0,00 5,21 81,62 0,00 CT 3104,09 5,52 0,23 35,07 0,18 15,76 41,83 1,42 RG 563,13 0,00 0,03 70,73 0,00 6,36 22,89 0,00 SR 362,05 0,00 0,21 41,00 0,00 18,53 40,26 0,00 Tot. 45511,00 1,56 0,13 24,14 0,01 4,88 20,03 49,23 Fonte:Elaborazione Task Force Ambiente ARPA Sicilia su dati Struttura commissariale emergenza rifiuti;

I dati relativi ai rifiuti speciali di provenienza industriale ad oggi disponibili non sono sufficienti a fornire una rappresentazione completa e quindi soddisfacente della produzione di tale categoria di rifiuti, causa anche una non piena operativit del catasto regionale dei rifiuti quale articolazione regionale del catasto nazionale, competente alla raccolta, elaborazione ed omogeneizzazione dei MUD. Riguardo ai sistemi di gestione dei rifiuti, -considerando gli RSU- essendo gli stessi al momento gestiti in maniera indifferenziata con relativo smaltimento in discarica, risultano marginali i sistemi di gestione virtuosi dei rifiuti. La raccolta differenziata dei RSU viene effettuata prevalentemente con il sistema di raccolta tramite campane o cassonetti monomateriali in aggiunta al sistema porta a porta di raccolta degli imballaggi, modalit di raccolta questultima, ancora poco diffusa. Nellambito delle competenze attribuite al Commissario delegato E.R. sono stati finanziati dalla struttura commissariale in tutto il territorio regionale delle isole ecologiche, per i comuni inferiori a diecimila abitanti e dei C.C.R.(centri comunali di raccolta) per i comuni con pi di diecimila abitanti. Si tratta di aree attrezzate e custodite (C.C.R.), dove confluiscono i materiali provenienti dalla R.D. (raccolta differenziata), sia da parte del servizio pubblico che direttamente dai privati, destinati allo stoccaggio provvisorio, per il successivo trasferimento alle piattaforme di conferimento e/o riciclaggio). Le province siciliane pi virtuose nella raccolta differenziata risultano essere in ordine decrescente quelle di Catania, Palermo, Trapani, Ragusa, Siracusa, Caltanissetta, Agrigento, Enna. Sono presenti in tutte le province siciliane impianti, per la selezione e valorizzazione dei rifiuti raccolti in maniera differenziata, gestiti dai privati. Non risultano in esercizio nel territorio regionale impianti di termovalorizzazione dei rifiuti, necessari e peraltro previsti, in una logica di gestione integrata dei rifiuti, dalle politiche ambientali nazionali e comunitarie. 125

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1.5 ECOSISTEMI

1.5.1 NATURA E BIODIVERSIT 1.5.1.1 HABITAT Gli habitat che conservano un certo grado di naturalit sono rappresentati prevalentemente dai territori boscati, dagli ambienti seminaturali, dalle zone umide e dai corpi idrici. Habitat che dallanalisi della Carta dellUso del Suolo (Assessorato Territorio e Ambiente, anno 1994) ricoprono nel complesso il 26.22% del totale territorio regionale (Tabella I.3.1.2.1). Dallo studio dei dati ISTAT sulla struttura agricola e sul patrimonio forestale (di seguito riportati), si evince che dagli anni 80 al 1998 lindice di boscosit cresciuto solamente di mezzo punto percentuale. Nello stesso tempo la superficie agricola utilizzata (SAU) e la superficie agricola totale (SAT) sono diminuite dell8% e del 13%, rispettivamente pari al 5% e al 10% della copertura territoriale regionale (SAU/ST e SAT/ST). Dal 1990 al 1998, lammontare delle superfici destinate a pascoli, prati permanenti, sistemi agroforestali ed a altre superfici agricole, insieme alla superficie forestale decresciuto, passando dal 33% al 28% della superficie territoriale. Tutto ci comporta una presumibile espansione dei terreni modellati artificialmente (Figura 1.5.1.1.1).
Figura 1.5.1.1.1 - % superficie per tipo di uso
90% 80%
% uso del suolo

70% 60% 50% 40% 30% 20% 10% 0% 1980-1982


Sup. fores tale/ST S AT/ST

1990

1998

(Sup. fores tale/ST)+Boschi e altre superfici+P rati pascoli permanenti

Fonte: Elaborazioni Task Force Ambiente - ARPA Sicilia su dati ISTAT

1.5.1.2 PATRIMONIO FORESTALE Tra gli ecosistemi terrestri, i boschi, ed in particolare i boschi naturali disetanei, rappresentano in termini di articolazione del flusso di energia, numero e lunghezza delle catene alimentari, gli habitat con maggiore biodiversit. Senza nessuna azione di disturbo da parte delluomo (urbanizzazione, infrastrutture, agricoltura, pascolo, incendi, ecc.), in natura ogni ecosistema tende, attraverso una serie di successioni, a raggiungere lo stadio di massima produttivit possibile per le date condizioni ambientali, che nei nostri climi fatta eccezione per le montagne pi elevate, dato da formazioni forestali. Una descrizione dei boschi presenti in Sicilia, suddivisi per origine (naturali e artificiali) e per specie dominante viene riportata, di seguito, nella tematica Paesaggio e Patrimonio culturale. Lanalisi del patrimonio forestale stata basata su dati dellISTAT, sia perch risultano i pi aggiornati sia perch consentono di eseguire una serie storica e studiare il fenomeno nel tempo. Si 126

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preferito non utilizzare anche i dati dellInventario Nazionale (IFN, 1985) perch oramai obsoleti e non confrontabili con i dati ISTAT per una diversa definizione di bosco. A questo riguardo occorre rilevare che l'Annuario Forestale ISTAT, considera come boscata "un'area non inferiore a 0,5 ha con copertura arborea e/o arbustiva a maturit pari almeno al 50% della superficie". Nel primo IFN si considera bosco una "superficie estesa almeno 2.000 m2, larga non meno di 20 m, con copertura pari almeno al 20%". Al pi presto sar possibile utilizzare i dati prodotti dal primo inventario forestale regionale, che rappresenta l