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INTRODUZIONE A SCHELLING. DI Prima edizione 1971 GIUSEPPE SEMERARL EDITORI LATERZA 1. PROBLEMI E, ORIENTAMENTI, DELLA FILOSOFIA TEDESCA NELL'ULTIMO SETTECENTO Nelt'ultimo trentennio del secolo XVII il quadro della filosofia tedesca si presentava complesso, vivace ¢ ricco di contraddizioni. Al centro delle dispute e delle controversie stava opera di Kant, quale si era andata costituendo dalla dissertazione del:170 Sulla Jorma ei principi del mondo sensibile e intelligibile in poi, non soltanto nel suo significato letterale ma pure nella potenzialiti dei problemi che sollevava 0 contribuiva a sollevare. Il criticismo kantiano appa- riva_ come una mescolanza di vecchio .e nuovo, un amalgama non sempre compatto di adesione prudente a vecchi schemi e moduli e di apertura verso nuovi e idaci orizzonti di riflessione e di giudizio., Nella 2 della ragion pura, alla sistemazione della. na- tura nei quadri della necessiti e del meccanicismo dterministico, propri_ della tradizione cartesiano-ga- lileiano-newtoniana, i legava il principio rivoluzionatio che la conoscenza ‘della natura & condizionata dal struttura trascendentale del soggetto umano, st che i predicati, sin dai tempi di Aristotele attribuiti onto- logicamente alla natura, diventavano i modi secondo cui la natura & appercepita dall'uomo nei termini della organizzazione estetico-intellettiva della sua ragione. Ma la stessa concezione del trascendentale ripeteva Ia indecisione teoretica di Kant, ché il trascendentale, nello stesso momento in cui era proposto come Ia insuperabile condizione soggettive, quindi umana, del sapere, veniva interpretato nei termini di una ideale 7 € tnivoca costruzione fabbricata ad hoc ¢ sovrapposta inverificabilmente ai molteplici e diversi soggetti reali della. conoscenza piuttosto che come un possibile e sempre controllabile atteggiamento di questi soggetti. Le enormi possibilitt di avvaloramento e, insieme, di radicale rinnovamento della intera tradizione epi stemologica dell’Occidente, che conteneva il principio del trascendentale, venivano cosl neutralizzate ¢ un’ar- tificiale ¢ astratta universaliti prendeva il posto di Quella ben pitt concreta ed effettiva universalita, che sarebbe uscita dal libero e non pregiudicato movimento dei_ reali soggetti del conoscere. Nella Critica della ragion pratica, alla tiaffermazione della tesi dellantico nalismo etico del contrasto tra felicita sensibile € moraliti, condotta per di pitt sino al limite della reciproca inriducibilita, si univa il rovesciamento tun ormai pacifico ctitetio morale onde si metteva fine ogni legalismo ed eteronomismo ¢ Ja liberti perso: nale, pur nella forma di una universalita astratta, ve- niva investita della dignitA di luogo di decisione e di definizione dell'atto morale, Nondimeno Ia tivendi- cazione della libert& personale a fondamento della morale era contraddetta dall’essere questa liberta, cost come Kant Ia pensava, il riconoscimento ¢ l'adesione una Volonta assoluta, indipendente, st, dalla neces- sit naturale, esterva, ¢ tivelantesi ‘nella interiorita della coscienza, ma costituente essa stessa, nella pro- pria spontaneita, una necessitd che era tutt'uno con Ja sua stessa assolutezza. Nella Critica del Giudizio si profilava, tuttavia, Ia novith pitt interessante. Era il tentativo d'integrate la visione meccanicistica pro- posta nella prima Critica con una considerazione fon- data sul ‘sentimento’, che trasponeva Ia natura in tuna prospettiva di tipo organicistico ¢ teleologico ¢, se non cambiava le conclusioni gnoseologiche gid rag: giunte circa i limiti fenomenici del sapere umano, ammetteva la possibilitt di una ‘visione’ diversa della natura tale che Vantagonismo tea necessiti na- turale e liberti morale si ridimensionava nella ipotes! 8 di una natura ordinata in modo da rendere possibile all'uomo il compimento’ della, sua destinazione etica. La Critica del Giudizio poneva cost, all'interno dalla 'sistemuzione kantiana, {problema che git sin. troduceva nelle discussioni in corso nel pensiero te- desco. Si trattava d'impegnare la filosofia nella dimo- strazione della uniti dell’uomo sussistente al di 1a degli smembramenti analitici di uomo fenomenico € di uomo noumenico, che riproducevano, a livello an- tropologico, Ja divisione tra mondo naturale e mondo soprannaturale, tra necesita ¢ liberti, tra conoscenza ¢ moralit3, tra sensibilith e dovere, tra teoria e prassi. Certamente la Critica del Giudizio non forniva questa dimostrazione. I confini tracciati con marcato rigore tra i campi-opposti con le due prime Critiche non rano alterati, si continuava a riconoscere la incom- mensurabilitA trail causalismo meccanicistico della na- tura e la liberti morale come rivelazione pratica della cosa in sé, Eta, perd, importante che, almeno formal- mente, analogicamente ¢ problematicamente, si am- mettesse Ia possibilita di una finalita oggettiva nella natura capace di mediare in essa l’ordine intelligibile della libert’ e di connettere ¢, al limite, unificare i ¢ implicito dinamismo vitalistico aveva separato € staticamente con- trapposto. In questo sfondo prendevano speciale ri- salto tre concetti: 1) il concetto dell’essere organiz- zato come irriducibile allessere meramente meccanico in quanto dotato non solamente di forza motrice ma pure di forza formatrice, 2) il concetto dell’anterio- ritt logica del tutto rispetto alle parti in ogni essere organizzato, 3) il concetto della possibilita dit un in- telletto intuitivo (0 archetipo) che, a differenza della intelligenza analitica, procedesse dalla intuizione del tutto alle partie non viceversa. La Critica del Giu- disio era la progettazione di tai concetti_ nella. cerca di quella ulteriore dimensione teorica dell’in- telletto umano attraverso la quale si sarebbe potuto raggiungere Ia unita di fondamento che lesigenze delle 9 € morale facevano sentire, ma con cui il criticismo Je aveva sod- disfatte escludevano dall’orizzonte del sapere. Quattro anni dopo la Critica del Giudizio, il primo € pitt rigoroso esponente della nuova filosofia tedesca postkantiana, il Fichte, pubblicava.Popuscolo Sul con- cetto della dottrina della scienza, in cui il problema del tutto ¢ della relazione delle parti con il tutto ¢ il problema del fondamento erano immediatamente accostati uno allaltto, quasi identificati, e venivano proposti come preliminari e condizionanti della pen- sabilitt © attuabilitd di ogni sapere. «Una scienza ha forma sistematica », sctiveva Fichte, « tutti i suoi prinetpi si connettono in un unico principio fonda- mentale, ed in questo si riuniscono in un sol tutto L...] le singole proposizioni non sono scienza, ma di- ventano scienza solo nel tutto, mercé il loro posto nel tutto. C.J Ogni scienza deve avere un pri fondamentale >. Il compito della filosofia, che era’ la dottrina della scienza, si riassumeva, per Fichte, unicamente nella ricerca e determinazione del fonda. mento in virtii del quale la scienza, qualsivoglia scienza, come totalita di parti organicamente intercon- esse, possa costituirsi. Cos! impostato, il problema della filosofia da descrittivo, quale era’ stato ancora con Kant, diventa genetico. Non si trattava pit) di izare, seppure trascendentalmente, le strutture istituzionali delle scienze gid di fatto costituite, ma di recuperate cid per cui la esistenza stessa. della scienza diventa possibile. Questo mutamento di pro- spettiva formale del lavoro filosofico e scientifico ren- deva perd necessaria una visione della natura diversa al meccanicismo, se il meccanicismo era la proiezione sulla natura della mentaliti analitico-descrittiva, una visione che permettesse di sperimentare i reali’ pro- cessi di formazione ¢ di organizzazione unitaria della "J.G. Frcure, Dottrina della scienza, a cura di A. Tile her, Bari 1925, pp. 36, 10 natura vivente. Molti anni prima, prima ancora della stessa Critica del Giudizio, ‘Goethe aveva maturato esigenze -analoghe, rifiutando il meceanicismo del Sistema della natura del D'Holbach: «Noi spera- vamo », rievocher’ pitt tdi il Goethe, '« di fare real- mente esperienza in qualche maniera della natura, del nostro idolo ». Ma, per l'autore del Sistema della natura, tuna materia doveva esistere dalla eterniti ¢ doveva ora, con questo movimento a destra ¢ a sinistra ¢ di parte it parte, produrre di punto in bianco gli infiniti fenomeni della esistenza. Di tutto cid ci saremmo appagati, se I'au- tore ci avesse realmente costruito innanzt ai nostei occhi il mondo, con Ia sua materia in movimento, Ma dell natura egli poteva sapere tanto poco quanto noi: infatti, tmentre Hosa akeuni concctl gensrali,subito lt abbandona per tramutare cid che appare pit alto della natura 0 cid che nella natura appare pitt alto della natura nella na- tura materiale, greve, in movimento ma tuttavia senza diretione e senza forma Cun]? Quando apparve Ia Critica del Giudizio, Goethe naturalmente Ia salutd come uni’ grande evento per a unitd, che stabiliva con Ia teoria del giudizio, tra atte (giudizio estetico) € natura (giudizio teleologico), € si approprid subito della idea dellintelletto tivo © archetipo: A dire il vero, qui autore (i.e. Kant] sembra rife- tira. soltito ad. an intellewodivioo; ma se no} alla dobbiamo innalzarci ad una ragione superior arci al primo Essere, potrebbe ben avvenire la stessa cosa nella vita intellettiva, in manicra che noi, intuendo una natura che senza posa esplica Ia sua at- i crete, cl rendesimo degni di partcipare sp ritualmente alle sue produzioni. Avendo io insta Ines cere i raggangee quell ale modelo = 2 J.W. Gorrie, Werke, vol. XI, Basel 1944, p. 42. a pure, da principio, senza averne coscienza ¢ solo per un interiore impulso — ed essendomi perfino tiuscito di ti. produrre una rappresentazione conforme alla natura, nulla era pit impedem i vivere © superate coaggos- nente Vavventura della ragione, come lo stess0 vecchio di Kénigsberg la chiama Coi concetti di metamorfosi e della pianta pr mordiale da cui tutte le altre sono derivate, il Goethe 4 un tempo saldava in continuiti ¢ unith i diversi fenomeni della natura, giungendo cosl a una compren- ne antintellettualistica © antimeccanicistica del co- smo naturale, ¢ risolveva a suo modo il. problema del fondamento, ponendo «T'uniti nel campo della natura intuita » *, Se Fichte mirava a instaurare la unita del sapere attraverso la unith del suo fondamento e Goethe cercava di ritrovare la pitt profonda unitd della na- tura in © con se stessa, Schiller, ispirandosi ai motivi dell’armonia della conciliazione della Critica del Gindizio, tentava di raggiungere Ia piena unitt del- essere umano con la eliminazione della pit. grave aporia dell'etica kantiana, che era la conttaddizione ta sensibilitd ¢ coscienza morale, tra inclinazione © dovere, realti fenomenica ¢ ideale noumenico. Grazia, dignitd, educazione estetica, gioco, Stato del ello apparire'erano i principali simboli coi quali Schiller, esaltando, pid quanto Kant non avesse gsato 0 potuto, Ia belleza e Vestetien sino a fare forme di suprema concretezza umana, rappresentava lo scioglimento degli, antagonismi, Ia pacificazione dei. coni bile € razionale e, quindi, Ia ripresa dell'uomo intero, non pit frammentato © iviso in se stesso, da parte dell’uomo. Nel supera- mento dell’antinomia di sensualita ¢ razionaliti, la 3 J.AW. Gosrne, Anschauende Urteilskraft, cit. da K, Lor- 1 Da Hegel a 'Nieresche. La frattura rivolusionaria ‘nel pensiero del secolo XIX, tt. it, di G. Calli, Torino 1949, p. 27. Tot ip. 28, 2 sengualiti diventava razionale © Ja razionaliti sen- suale. «La natura, scriveva Schiller in Grazia e diguita, «gia rendendolo essere razionale sensibile, cio uomo, gli impose Pobbligo di non separare cid che essa unl, di non lasciatsi alle spalle, anche nelle manifestazioni pit pure del suo elemento divino, elemento sensibile, e di non fondare la vittoria dell'uno sulla repressione dell'altro »5, Contro. il modello moralistico di una libert morale, che era se stessa solo nella misura in cui si opponeva al sen- sibile e' lo comprimeva, Schiller interpretava la li- berth morale come un ‘problema estetico, problema di grazia e di dignita nei cui termini non pud non es sere compreso il rispetto dei dititti e della funzione del sensibile, se Puomo esiste, per natura, come essere razionale sensibile, e non si pud immaginare di trat- tarlo soltanto come essere razionale se non violan- done Ia natura e spezzando la uniti voluta dalla natura, Con cid, si dava lo scacco non solamente al disegno, quale Kant lo aveva realizzato, di una ct tica della ragion pura teoretica ¢ pratica, ma insieme a ogni forma di intellettualismo analitico, tecnici- stico, onde, perché la educazione estetica avesse ‘suc- cesso nella’ costruzione dell’vomo’ nuovo, libero, di venuto finalmente uno € se stesso nella ricon zione con la propria natura, si esigeva una rivolu- zione del modo di concepire ¢ di sentire. Percid, nella sesta delle Lettere sulla educazione estetica dell’uomo, Schiller metteva sotto accusa la condizione della eti moderna, esasperatasi nel secolo XVIII, onde 'uomo cra divenuto vittima della specializzazione scienti- fica c della divisione delle classi sociali, smarrendo Ja propria totalitA e integrita. « Eternamente legato », scriveva Schiller, «solo ad un piccolo frammento del tutto, uomo stesso si forma solo come un frammento [...] non sviluppa qui Parmonia del suo 5 F. Scumture, Szemtlicke Werke, vol. V, Hanser Verlag, Miinchen 1959, p. 465. B essere ¢ invece di esprimere nella sua natura l'uma- nit, diventa soltanto una copia della sua occupa vione 0 della scienza cui attende »®. La frammen- tazione dell'uomo e Ja sua qualificazione meramente professionale erano Ia dispersione contraddittoria delle sue forze e possibilitt, ma erano anche il trionfo della totalitt astratta della comunitd sociale, si che «lo Stato rimane sempre estraneo ai suoi cit- tadini, perché il sentimento non riesce mai_a tro- vatlo »?. Secondo Schiller, a impegnarsi nel. supe- ramento di tale condizione’negativa e nella ricostru- Zione dell'uomo, cera da affrontare un lavoro per «pit di un secolo»®, L’intento di Schiller ¢ Ja sua funzione rispetto al: pensiero tedesco immedia- tamente postkantiano, tutto orientato, in un modo 6 nell'altzo, dalla Critica del Giudizio, furono con grandissima lucidita espressi da Hegel, quando nelle Tezioni di estetica si trovd a illustrare Popera schil- Ieriana, Era sintomatico che Hegel _adoperasse in proposito termini quali fofalita, conciliazione, uni tc, La educazione estetica secondo Schiller, osser- vava Hegel, «tende a formate le inclinazioni, In sensibilita, Timpulso e V'animo in modo tale che ‘essi divengano in loto stessi razionali, ¢ con cid In ragione, la liberta e la spiritualiti escono dalla loro astrazione ¢, unite con il Jato naturale in. sé razio- nnale, vi acquistano carne ¢ sangue. Quindi il bello 2 indicato come Tuni-formarsi del razionale e del sensibile ¢ questo uni-formarsi ® indicato come la vera realti»’., Cid che Hegel. implicitamente mo- strava era che Ja questione estetica in Schiller non cera fine a sc stessa, ma la maniera come egli rite- neva fosse da risolvere il problema stesso della realtd 2 © F, Scamuten, Lettere sulleducezione estetica dell'womo, te. it, di A. Sbish, Firenze 1970, pp. 1920, 1. Merker € N. Vac 4 al di 18 delle astrattezze analitico-intellettualistiche. Cid voleva dire che il bello non era pi tanto un valore patticolare quanto il simbolo ¢ T'ideale del superameato degli opposti e delle contraddizioni: e Vestetica diventava la metodologia con cui la filo- sofia, in prospettiva schilleriana, contribuiva alla so- luzione del problema fondamentale dellepoca, che per Jo stesso Schiller era quello della liberti po- litica ®, Il progetto della uniti di fondamento di una nuova, diversa comprensione della natura. al di 1a degli schemi causalistici e¢ meccanicistici era, dun- que,_.il filo conduttore della -filosofia tedesca negli ultimi decenni del secolo XVIII e, per questo, la Critica del Gindizio assumeva un valore esemplare € paradigmatico. La discussione dellopera di Kant trascendeva i confini del dibattito pubblico che era dobbligo nei riguardi di un grande pensatore ¢ in- vestiva, poco a poco, il complesso della filosofia tedesca’ nella sua tradizione nelle sue possibiliti, Ja sua relazione con Ia filosofia europea occidentale da Cartesio a Locke e a Hume e, infine, alcune es- senziali_istituzioni della filosofia ¢ della scienza mo- derma Il fatto era che In filosofia tedesea, che pure con Lutero aveva dato un contributo decisivo alla nascita della mentaliti moderna, in quanto non venne sostenuta da un’adeguata evoluzione della situazione i della Germania restata invincibilmente feudale (significative, a questo ri- guardo, fu il noto atteggiamento dello stesso Lutero durante la guerra dei contadini), aveva finito col Fnmedloto'e To sito Gla viscosa viene Cole amet loge dl conan long. op cs‘ pefews dt wwe Te opere Sante, dela contusion & i una vera libertd politica? » (SeimuueR, Lettere cit, p- 3). 15 rimanere ai_margini e col non_partecip a mente ¢ otiginalmente, se si fa eccezione per il Leibniz, alla formazione della nuova filosofa, che si_era sempre pitt caratterizzata come filosofia scien- tifica e come espressione delle culture borghesi fran- cesc, inglese e, in qualche misura, olandese. In Kant si era prodotto per Ja prima volta, a un livello ideologico assai elevato, T'incontro, che era anche tun compromesso, tra la filosofia tedesca e Ja filosofia occidentale, Certo non era un caso che Ja filosofia Kantiana fosse maturata nella Prussia, che era allora uno degli Stati tedeschi dove, in misura consistente, aveva cominciato a formarsi un’ ceto borghese, si 4 quello occidentale, con la introduzione della ‘i dustria manifatturiera, pur tra le difficolt’ © le re- strizioni imposte: dalla cornice dominantemente feu- dale entro la quale il rinnovamento economico € sociale aveva luogo. Quelle che erano le debolezze proprie della economia ¢ della societa industriale del Settecento in tutta Europa, sisultavano ancora pit pronunciate in Germania, in conseguenza della profondita dellimpianto feudale, della frantumazione politica causata dal trattato di Westfalia, della lon- tananza dalle grandi vie di comunicazione marittima € quindi del ritardo con cui avveniva Vinserimento del mondo tedesco nelle strutture di produzione e di scambio della civilt moderna, st che questa si- tuazione, com’® stato osservato, « si rifletter) tanto sui programmi ideologici formulati qui dalla nuova classe, quanto sulla loro possibiliti di attuazione, limitata 0 compromessa o addirittura vanificata dalla mancanza 0 insufficenza di una reale massa durto di forze economiche che ne sostenessero l'attuazione in maniera coerente »"', In questo senso, Ia filosofia Kantiana, con 1a sua ambiguiti di fondo che s’& ve- duta, rispecchiava Ja singolare situazione della so- cietd’tedesca dell’epoca. UN, Mercer, Lilluminismo tedesco, Bari 1968, p. 78. 16 La determinazione’ della unita di fondamento, dunque, e lo sforzo verso una nuova comprensione della natura -definirono Vorizzonte nel quale si mosse il pensiero tedesco delf'ultimo Settecento. Lava tietd e, talora, la inconciliabilita delle vie tentate, Ia pluraliti delle’ metodologie espetite, In reciproca incomparbilid di certe risposte non postono osu: rare il fatto che il punto di partenza era comune, che si respirava la stessa aria © che, al di Ia delle distinzioni e dei confliti, sussisteva una profonda convergenza problematica, Il razionalismo e Vem- pirismo, per fermarci alle due pid classiche © pit significative tendenze del pensiero moderno, erano stati le espressioni filosofiche di ‘una civilta non ancora pienamente partecipata al mondo. germanico. Pur con Je sue contraddizioni, il criticismo ka tiano aveva realizzato Ja pitt grande apertura mai sata dalla flosofia tedesca verso il razionalismo ¢ Vempirismo. Ma Vapertura. kantiana, proprio con Je sue contraddizioni, manifestava il limite entro il quale il mondo getmanico exa allora disponibile per un rinnovamento dei propri orientamenti inte lettuali, Fu questo limite che caratterizzd Je reazioni allopera: di Kant: nelle quali, con maggiore 0 mi- nore forza, riemetgevano i motivi pitt originali della tradizione ‘spirituale e della cultura tedesca del tutto estranee a quelle esigenze scientifiche ¢ sociali che, nell'Occidente, si erano tradotte nelle formulazioni del razionalismo ¢ dell'empirismo. II riemergere della pit autonoma cultura e filosofia tedesca fu uno degli aspetti salienti del quadro della discussione intomno al criticismo le soluzioni dei problemi del fonda- mento e.della comprensione della natura ne furono Jargamente condizionate. Sotto questo riguardo, anzi, & possibile distinguere due posizioni. Da una parte si trovava chi, come Hamann, ripristinava i diritti della fede, della esperienzn immediata, della tradi- zione, del \linguaggio popolare ¢ poetico per ricom- porre In unit di visione del mondo perduta dal- 7 Vintellettualismo analiticd della Critica della ragion pura 0, come Jacobi, denunziava in Kant Ia « ge- nerale mancanza di fondamento »” e, per superatla, restaurava il’ primato della fede quale conoscenza del tutto anteriore alla conoscenza delle parti e la validit’ del teismo contro gli esiti fatalmente atei- stici del razionalismo scientifico 0, come Herder; fondeva certe idee di Kant con Ja intuizione pan- teistica ¢ vitalistica di Goethe e saldava nella con- tinuiti di un proceso, che era insiemie cosmico, sto- rico e culturale, Dio, la natura e I'uomo. Dalbaltra parte, invece, stavano quanti, come Reinhold, M: mon, Beck: ¢, soprattutto, Fichte si, studiavano di recuperare il ‘principio di fondamerito attraverso Ja rielaborazione e il perfezionamento tecnico delle strut- ture trascendentali del “criticismo, trasformando Ji funzione ¢ il significato del poteré rappresentativo della coscienza ben oltre i termini storici del criti- cismo ¢ identificando la uniti di fondamento nella unita stessa della coscienza rappresentativa o Io. In queste posizioni le-alterative principali della pole- mica sul criticismo .e del dopo’ Kant si definivano compiendo la unificazione-di fondamento, luna, nella oggettivita — fosse In oggettivita Dio pensato se- condo’ Ia tradizione religiosa 0 la natura divinizaata € riscattata dal_meccanicismo —, ¢, V'altea, nella soggettivita sublimata a Io, ciot a pensiero intrin- secamente attivo e produtti ‘Anche la‘tinascita spinoziana rientrava in questo. movimento problematico della filosofia tedesca, anzi ne costituiva uno degli stimoli pitt effiaci e uno degli aspetti pit: espressivi. Il pensiero di Spinoza, per ‘oltre mezzo secolo fatto oggetto, in Germania non meno che ‘altrove, di attacchi faxiosi © di violente tipulse piuttosto che di attente ¢ serene valutazioni € costretto a una vita semiclandestina dalla ostilith H, Jacoat, Idealizmo e realismo, a cura di N. Bob- 0 1948, p. 13. 18 della cultura uffciale, diventava ora’ materia d'inte- resse € T'essere pro 0 contro Spinoza era il rovescio di ben, precisamente caratterizzate scelte teoretiche, A mutate Ja situazione non furono soltanto il ci del diffuso illuminismo, assai propizio al riaccredi- tamento di una filosofa intenzionata.a sperimentare fino in fondo Ia possibiliti della‘ ragione ’, © nem- meno Tautoriti di un Lessing o di-un-Hetder, che si erafio professati: spinoziani, o di un Goethe, che ammetteva la dipendenza della sua maniera di’ pen- sare dalla influenza su di lui esercitata da Spinoza, In realta, i concerti spinoziani della. sostanza, che era il fondamento ed. era Ia stessa natura, e della natura che era la totalif® organica onde ciascuna cosa si rendeva intelligibile nella sua veriti, sembravano fornire 0, per lo meno, additare i mezei tecnici-pet uscire da’ cette dificoltd dellintellettualismo analitico ¢ suggerivano il modell di una razionaliti capace di operate Je pit alte sintesi e di riunificare cid che Vintelletto separava. La esigenza della unith, della tiunificazione;, della: riconciliazione, fata valere, all limite del ctiticismo, come s’& veduto, dalla Critica del Giudizio, dominava la filosofia tedesca dell’epoc: «Tutto cid che’ diviso e separato & da riftutare in questa. proposizione Goethe indicava il senso autentico del pensiero di’ Hamann” ¢ Jacobi, in tuna delle Jettere a Most Mendelssohn ™, tiaffermava Ta priori della totalitA sulle parti. Non’a caso ven- gono rricordati i nomi di Hamann e di Jacobi, i duc oppositori pit energici dello spinozismo’ nel corso della rinascita spinoziana, Anche per Hamann € Jacobi la esigenza teoretica di fondo era Ia stessa dalla quale era, stato mosso Spinoza che, criticando Cartesio secondo Ia interpretazione pits’ rigotosa ¢ conseguente. del principio di sostanza, aveva impli vol. XI, p. 63. jotirina di Spinoze, « cuta di V. 19 citamente colpito nella sua_massima fonte moderna Vintellettualismo analitico: il dissenso, semmai, 'ver- teva sul tipo di razionalismo realizzato da Spinoza con concessioni allo spirito sci -0 meceanicistico, ico € deterministico a cui invece era soluto a opporsi chi, come Hamann ¢ come Jacobi, cra preoccupato soprattutto. di riaffermare pasitiva: mente, ¢ non solo negativamente, cid che oltrepassa i poteri critici dell’intelletto umano e di difendere Ja validita della rivelazione religiosa come. evento stotico. oo Ma Hamann e Jacobi erano antispinoziani in quanto erano antiiliuministi. Abbiamo detto che Hamann e Jacobi impersonavano la resistenza della cultura pitt" tradizionale della Germania contro le idee nuove, di cui il criticismo kantiano aveva ope- rato una cauta assimilizione e mediazione. La pole- ‘mica spinoziana, insieme con la crescente diffusione delle idee di Rousseau e dei contemporanei materia- listi francesi (erano gli anni della vigilia e dell’esplo- dere della Rivoluzione francese), signilicd, per la Ger- mania, la massima maturazione, compatibile con le condizioni di allora della societA tedesca, della. co- scienza illaministica e della sua funzione di ideologia della progrediente classe borghese. Se nella prima meth dl Settecento, Vlluminismo,tedesco, ameno id rappresentativo, aveva trovato un ‘relati- Sneath acon ato co certe forme della cultura tradizionale (classico, in proposito, fu il caso di Cristiano Wolff), — ¢ al compromesso.culturale corrispondeva “Paccomodamento pratico dei primi i borghesi nei quadri del dispotismo monarchico ik —, nella seconda meta del secolo, e, massimamente, nell’ultimo. trentennio, Villuminismo tedesco usci dalla fase moderata, la nuova classe borghese si fece pit. aggressiva e cercd una pit adepunta dfnizion teria. del proprio im- sno pratico-stotico, La rinascita spinoziana, da que- Bo lato, ssslse a una. precisa fonsione ideologia, 20 La parabola: ideologica della borghesia. tedesca_nel Settecento,, difatti, & ricostruibile attraverso il rap- porto che’ gli esponenti pitt cospicui delle sue suce cessive fasi intrattennero con lo spinozismo. Wolff, il filosofo del primo illuminismo tedesco, doverte mascherare le proprie simpatie spinoziane addirittura con una confutazione dello spinozismo, sia pure con- dotta a un alto livello critico-metodologico; Lessing, Ja figura centrale dell'Aufllérung, dichiatd 1a propria fede spinoziana solo in punto di morte, ma Goethe ¢ Herder ¢, come vedremo; il giovane Schelling ma- nifestarono ‘apertamente la loro adesione allo. spino. zismo. Nella estrema fase della vicenda illuministica del pensiero tedesco, Paccettazione dello spinozismo diventd cid-che eta stato per J. Chr. Edelmann, il pid deciso spinoziano tedesco avanti ‘Lessing: « un'ar- ‘ma progtammatica per incriminare Poppressione so- ciale feudale colpendo il cristianesimo.stotico quale opertura ideologica di.quella oppressione » "La demitizzazione del cristianesimo da teligione rivelata: in religione naturale ‘e morale razionale e Pulteriore promovimento di una religione della natura, onde a natura coincideva, cost come Spinoza aveva teo- vizzato, con la potenza creatrice di Dio e questa nallaltro era che il sistema eterno delle leggi della natura, costituivano altrettanti: momenti del processo li demistificazione borghese dell'ordine sociale, teso 4 sostituire Ja * sacraliti” trascendente dei rapporti feudali con Ia ‘ laiciti” immanente di rapporti umani suidati dalla sola ragione, Questa era Ia valenza ideo- logica della interpretazione della religione nei limiti della sola ragione (come diceva il titolo di una fa. ‘mosa opera del vecchio Kant) e delle diverse conce- zioni_ panteistiche. La filosofia spinoziana aveva rappresentato in Olanda Ja posizione pitt avanzata della. intelligenza borghese ¢ il'suo immanentismo la critica pid radi- 1 Menken, op. city p. 387. au cale dei presupposti teorici del: gerarchismo feudale del dispotismo in generale, Inoltre, 1a universaliz- zazione spinoziana del metodo gcometrico aveva sot: tolineato la decisivith, per Ia costituzione- di un sa- pere ¢ di una morale’ autenticamente razionali, della nuova. scienza matematica e fisica, di quella scienza, alla cui validita e alle cui applicazioni. pratico-econo- miche erano inseparabilmente congiunte.le sorti della orghesia come classe. ¢ del.suo compito storico. Liinteresse di Goethe e di Schelling per le’ scienze naturali_ fu, cosi, anche un portato del loro spino- zismo, Tuttavia,” Spinoza non era stato scevro” da: ambiguiti, aveva usato un linguaggio di.conio teo- logico, aveva versato il vino nuovo della nuova scienza ¢ della nuova concezione del mondo negli oti veechi della. metafsica e della logica scolastiche ¢ Ja sua antropologia non era stata tanto univoca’ da non poter esser scambiata per -una teologia travestita, Tambiguita di Spinoza si-ripeteva anche sugli scrit- toti tedeschi che maggiormente: furono sensibili alle suggestioni-spinoziane e cid, ossia ill fatto che i pen- satoti pit -consdpevoli. della borghesia tedesca si. ti- facessero a Spinoza, dimostrava quanto camming in avanti avesse fatto’ fino ad allora la giovane’ bor- ghesia tedesca, ma anche quanto fosse ancora com- plessivamente incerta ¢ confusa sl livello delle: giu- stificazioni ¢ progettazioni teoriche e, quindi, quanto fosse lontana -da una definitiva emancipazione, sul piano: delle strutture sociali; dagli ordini feudal Era questo ambiente nel quale Schelling compt Ja propria educazione intellettuale e si apr ai pro- blemi della cultura ¢ della filosofia, Tl 1790, anno della pubblicazione della Critica del Giudizio, Schel- ling entrava, quindicenne, nella scuola di Tubinga pet seguirvi i corsi di filosofia e di teologia. La petmanenza a Tubinga durd cinque anni e gli fruttd Pamicizia di Hegel e di Holderlin, anch’essi studenti nella medesima scuola, A Tubinga gli studi erano molto severi ¢ politicamente controllati. Vi si pre- 2 paravano i fututi parroci ai quali'era affdato il com. pico di penpeuare tale popolzion Ia fede ¢ Ja volonta di obbedienza aii poteri costituiti, st che ne sisultassero rafforzati i tradizionali pilastri_ del mondo, germanico:.'autoritd della Bibbia, Jo Stato ¢ Ja Chiesa in un tempo in cui Ia intera’ Germania cera scossa dallirrompere delle idee illuministiche intispettose del passato ¢ dalla diffusione’ della filo- sofia. democratica di Rousseau e del razionalismo citico di Kant, che oggettivamente alimentayano lo spirito. di ribellione contro quanto sorpassisse co- munque i limiti: dell'umano, confetivano al singolo individuo una fiducia in’se’ stesso mai prima tico! nosciutagli e rendevano ardente la sete di-novith: Al fermento intellettuale In scuola di. Tubinga, invece, non si sottrasse. Come non di rado accade in casi del genere, quello che avrebbe dovuto essere uno’ dei: maggiori presidi della ortodossia-religiosa, filosofica e politica divent® un centro di discussion¢ ¢ di sensibilizzazione alle nuove idee. I princlpi della Rivoluzione . francese erano’ penetrati con relativa facilira tra gli studenti ¢ Lessing, Rousseau, Kant, Schiller, “Goethe, Klopstock e Winckelmann. erano sli autori pitt seguiti, anche perché assai_medioc appativano, al loro confronto, i maestri di Tubinga! Dagli stessi autori classici, greci ¢ latini, gli studenti tracvano ispirazione per protestare autonomia eJi- berti. ‘Schelling ader ‘subito e con entusiasmo~ ai ‘uovi. movimenti culturali_ non evitando’ di sfidare.i rigori della disciplina di Tubinga. E un dato biogra- fico di Schelling, sempre ricordato, Ja reprimenda inflittagli dal principe del luogo per aver patteci- sto a manifestazioni di eultanza per la Rivoluzione rancese, La eco, che nel giovanissimo Schelling le nuove dottrine suscitavano profonda, fu la provaj oltre che della sua straordinaria precocitd mentale, anche della sua capaciti di assimilazione culturale. Cid che, infatti, caratterizzd, Schelling e fissd. Ja sin- Bolariti ‘del posto da Tui occupato nel contesto della 2B filosofia_postkantiand fu Veccezionale “rapporto. che la sua filosofia, sin dall'inizio, ebbe con la cultura dell’epoca, cogliendone prontamente i contenuti pitt vivi ed essenziali e sapendone vedere con altrettanta rapiditi il significato che avevano 0 potevano avere ter le locos, per una pity comet conceeione. ge nerale del mondo. Si & git accennato alla grande ricchezza culturale degli ultimi decenni del Settecento tedesco. ‘Su questa situazione culturale. metitano sempre di essere tenute presenti Veffiaci.pagine del discorso tenuto a: Ba- silea,.il 1867, da Dilthey, Die dichterische und_phi- losophische Bewegung in Deutschland (1770-1800) *. In questo periodo singolarmente felice della cultura tedesca Dilthey nota il succedersi di tre generazioni: Ja generazione di Lessing, Ia generazione di Schiller e Goethe e, infine, quella di Schleiermacher, Shelling e Hegel. I filosofi sistematici, quali Schleiermacher, Shel- ling e Hegel — questa la resi di Dilthey — dettero fon: dazione ¢ organizzazione logica e metafisica alle vedute sul mondo ¢ sulla vita elaborate intuitivamente da Les- sing, Schiller ¢ Goethe. E importante che Dilthey sottolinei: come i sistemi di Schelling e di Hegel in- traprendessero Ia soluzione del problema posto da Kant, servendosi della prospettiva goethiana e come; percid, da un’ lato, cominciassero a mettere in scussione il presupposto del: problema kantiano — Ja eterogeneiti tra il pensiero e il suo oggetto — affer: mando lo. spirito. essere Ja natura pervenuta alla ‘coscienza di se stessa e, dallaltro, (e questo fu pro- prio del sistema di Schelling) valorizzassero Ia idea ‘goethiana della necessit’ di comprendere le parti at- traverso il tutto, sulla base di una intuizione capace appunto di procedere dal tutto alle parti. Insomma, In idea della filosofin tedesca tra Sette ¢ Ottocento cra Ia idea, fermentata dalla grande letteratura poe- WW. Duntusy, Gesanmelte Scbrijien, vol. V, Stutgirt- Géutingen, pp. 1227. 2 tica coeva, di una. comprensione ‘dell'uomo .e. del mondo unitatia, organica e spinta fino al limite del fondamento. Nel clima suscitato dal criticismo di Kant erano ratio maturati_nuovi problemi, che toccavano ‘in primo Iuogo Ia cultura tedesca, mesa ora di fronte alla scelta- suprema enon pit) dilazionabile tra fe- delta alla tradizione con conseguente esclusione de- finitiva dal mondo moderno rinnovamento radicale € connessa necessith di rivendicare Ja: original ‘ te- desea’ rispetto alle altre. culture nazionali. Tutto cid creava una situazione complessa: ¢ ambigua: Quando, ad es., glivautoti tedeschi, come si vide, re- spingevano il meccanicismo della natura, essi_ sicu- ramente si_mostravano legati alla tradizione vital stica del Rinascimento a sfondo magico; misterico ¢ teosofico, restata fiorente, a livello popolare,. nella Germania (e, ‘patticolarmente, nella regione. sveva, a terra di Schelling), mentre in Occidente si for: mava ¢ trionfava la nuova scienza fisica a impianto ‘matematico, quantitativo e meccanicistico. Essi, perd; almeno in linea di fatto, denunciavano anche: certe fondamentali difficolt del meccanicismo: derivanti dalla scoperta di nuovi fatti e aspetti della natura che il meccanicismo, il cui presupposto era ill con- cetto della materia come mera inerte estensione, non Fiusciva a inquadrare e tanto meno a spiegare. Quan- do, analogamente, si. poneva Ja esigenza del fonda- mento unitario, cid era determinato dalla insorgenza della tradizione metafisica ¢ religiosa della cultura tedesca dominante, ancora scolastica e fortemente suggestionata dal luteranesimo nella misura in cui cera restata fuori dal dibattito della civiled industriale, scientifica, borghese moderna, ma era pure Ia de- uncia delle apotie’ intrinseche al metodo analitico € associazionistico che, a poco a poco, si: era trasfor- ‘mato in metafisica, nella metafisica pit o meio con- sapevole del meccanicismo naturale, . Questa era Ja complessiti, ma anche 'ambigaiti 23 costituzionale della filosofia tedesca di quel periodo, onde non fu sempre chiaro se essa mirasse pitt a una contestazione del mondo moderno che -a una sua assimilazione o a una pitt alta conciliazione con esso €:nemmeno fu sempre chiaro se nella contestazione agissero_motivazioni prevalentemente ‘ progressiste? © ‘reazionarie’, 1a volonti di cose nuove piuttosto che la ‘nostalgia’ del passato 0 viceversa. L’ambigui della filosofin'tedesca, del resto, come vedemmo, eta Jorstato di indecisione della societ’ tedesca di allora sospesa tra resistenze feudal sollecitazioni borghe: Della. complessit’ e ambiguita della filosofia tedesca tra Sette ¢ Ottocento Schelling fu la massima espres- sione. “ T primissimi scritti di Schelling, In dissertazione i Tubinga del 1792 sul filosofema intorno alla ori- gine del-male-e il saggio del 1793 sui miti e le saghe della antichita, furono il prodotto dellincontro tza Ja cultura classica, ebraica, greca ¢ latina, da lui acquisita gid alla scuola paterna,.c i nuovi orienta: menti criticistici ¢ storicistici che si richiamavano. a Lessing, a Rousseau, a Kant .¢ a Herder. Erano esercitazioni poco pit che scolastiche, ma-tuttavia abbastanza rivelative di-un certo atteggiamento. spi- rituale ¢ di un certo orientamento filosofico. Di fronte ai miti, queste straordinarie manifestazioni del’ ‘Begno poetico degli antichi, cid che occorreva fare non era il puro e semplice rifiutarli, in quanto non razionali, secondo una idea assai restrittiva della ra- sione, Bens, pensava Schelling, mostrarne critica mente il signifcato e filosofcamente la veritd in essi insita®. Gli antichi, limitati. nelle possibilith espres- 7 RW.J-"Scusuume, Werke, a cura di M. Scheer! Miinchen 193734, IE, p. 4. Perle opere di Schelling st sono segutt 1 Sebellngs "Werke, nach der Oniginlansgabe. it neuer, Ordnung berausgegeben von Manfred Schroter, in 6 Hauptbinde © 4 Erginzungsbande, pubblicati da C.H. Beck © R. Oldenboorg Baviers, Le citszioni, quando zon sano alriment indiate rchiamano dell edizione Schoo. terigli Haupibdnde cot names romani e gli Erginzungsbinde 26 sive dalle strutture sensualmente’ concrete, poetiche @ simboliche. del loro linguaggio, furono costretti a dare alla propria sapienza il rivestimento formale ed emblematico:del mito, La diflerenza, percid, tra enti antichi sapienti moderni 2 soltanto di or- dine formale, tecnicolinguistico, ché-Ia ragione, da cui dipendono Ja verit’ filosofica e Ja verith tout court, & la. medesima per gli antichi e per i mo: derni, I! mito & una maniera di filosofare, che’ non E voluta ad arte, ma viene imposta agli uomini dalle condizioni d’uso’ del linguaggio, allorché il linguag non si 2 ancora evoluto sino-al punto da essere sponibile per Vastrazione.e Ja concettualizzazione. La ritologia contiene 1a pit antica documentazione dei popoli: 2, difatti, la forma espressiva tipica della eti della’ fanciullezza della storia umana e «nei popoli che vivono a loro fanciullezza la. immagina- zione &-Ia pitt efficace facolth dell’anima »®, coi mumesi somant seg da ‘ana E. Per Je opere, ai cui Sista tadusone Ilia, viene cata tle: adusione con Findicadone dal texto tedeso commspondemts, vt pp. 5,149. 1 Ii pri asad evidente, tanto che sembra supertus souslinery lini tr Vane] schelinghiana del ito. © Gels vichdna, Non ai st se Schelling conscese Vio. B poz Bibie che Vico sa stato mediato a Schling da Herder, am: Bs che i stat pe fee infra Vito ou ede len propost sagg dV. Venta, Lngunela, storia e ume fd ip Vico e in Herder nel valume salletivo, Ome « Vizo, Napa 1966, pp. 33362, © Vite del linguagso. senso della’ nora in G, Vico e J.C. Herder, in '«Quadernt con: temporanl», n. 2, Isto Universit ot Salerno, Napoli 1905 pp. 185208 Moto. pi sleuo 8, lovee, quanto Schel- ling abv a logy ovis, he Gene ama ache dat Vers, del qual, in propost, 8 ax vedere anche Me élite tv JG" Heder el ud tpo, Mla 1966); fo Scheling ct ripettamente nel appa del 1793° Second gence da mito andava terest nella inpossblid a serif dl un dicoro che. non Tose quella de) Hconducimento dalle cos alle inmogin senate a ‘itl bon era fas pi stietia fantasia toa la. doe ments delle pit lontané eign de popoli © dlls pis Pimitvasxplenea umana. ; 27 Questi primi abbozzi filosofici. mostravano nel giovane Schelling un attento lettore degli scritori pit accreditati dell’epoca ¢ un eccellente assimilatore delle loro dottrine. A parte i riferimenti testuali, sarebbe facile ticonoscervi gli echi ¢ le impronte delle teorie degli illuministi e, in ispecie, di Rousseau, che avevano idealizzato la condizione naturale del. Tomo avanti il sorgere della civilti 0° della lezione di Herder sulle otigini e Ja funzione storica del linguaggio 0 delle riflessioni di Kant tanto sul mito 1 peccato originale e la possibility di razionaliz. zarlo quanto sullo svolgimento .stotico come. pro: Bresso, pur tra arresti ¢ involuzioni, verso i valori teoretico-pratici. della ragione. Quali che siano state Je occasioni estrinseche del tivolgersi allo studio del mito, va rilevato, tuttavia, che con cid lo Schel ing scoptiva una delle ispirazioni pit importanti. della sua succéssiva costruzione filosofica. Senza, per il mo- mento, pensare alla complessa Filosofia della mito- Jogia maturata nell'estremo periodo della sua vicenda intellertuale; basteri consideraré che il problema del mito implicitamente iné poneva altri tiguardanti Iele- mento sensibile, poetico, del pensiero razionale, il Fapporto tra intuizione e concettualizzazione vae lore dell'arte, la ricerca, intorno alle otigini e° al senso della storia e, quindi, la sostituzione o la tegrazione, in filosofia, del’ metodo. analitico-desct tivo con quello genetico-dialettico 0 storico, etc. Pro- blemi, questi, che costituirono gran parte della trama flosoiea quafe Schelling venne successivamente svol- sgendo. Intanto, del mito come tale Io Schelling operd subito un ‘approfondimento nello scritto -frammen- tario del 1796, It pite antico programma sistematico dellidealismo tedesco, in cui erano schematicamente proposte Je’ line fondamentali del suo progetto fi- losofico. La conclusione del frimmento era a pro- posta della idea della bellezza come «'idea che uni fica tutte le altre », onde «atto supremo della ra- 28 gione [..] & un atto estetico ». « Il filosofo deve possedere tanta forza estetica quanta il poeta. Uo- mini senza senso estetico sono i nostri filosoft della mera lettera. La filosofia dello spirito & una filosofia estetica ». Posta al culmine della esperienza razio- nale, Ia poesia «ritornerd ad essere cid che era in principio — maestea dell'umanit’ [...] ». Percid, il bisogno della nuova epoca & che si attivi a una nuova mitologia che, a differenza dell’antica, sia. diretta- mente governata dalle idee, sia una « mitologia della regione >. Cid era detto in vista della funzione teo- retica sociale della nuova filosofia ‘chiamata a 1 costituire schillerianamente Ja unit fra gli womis ¢ all'interno di ciascun uomo. ima che le idee vengano da noi trasforinate in forma Sok mitologiy, nessun ineese esse, susitno nel popolo e viceversa’ prima che la mitologia sia ra- Honale i filosofo: deve vergopoarsene. Alla fine. danque sli illuminati e quelli che non lo sono devono darsi Ia ‘mano, la. mitologia deve farsi filosofica e il popolo ra- ionale, la filosofia farsi mitologica per rendere com- ensibili i filosof. Allora, eterna uniti tra: noi, Non pit Io sguardo’ sprezzante, il cieco tremare del popolo i fronte ai suoi sapienti ¢ ai suoi preti. Allora soltanto i attende uguale educazione dit tutte le’facolti, del sin- golo come di tutti gli individui. Non sari pitt repressa alcuna facolta. Allora, liberti universale ¢ uguaglianza degli spititi®. La mitologia, cost, veniva riconosciuta legittima non solamente come forma culturale propria dell’eti primitive ma pure come V'esigenza di una epoca in- tellettualmente matura, che voglia democraticamente rendere di comune possesso Je veriti della. ragione. Lilluminismo, in altre parole, non avrebbe potuto avere successo, non sarebbe riuscito a ilhiminare il popolo se non avesse trovato i mezzi di reale uni- 2 Sciteunmse, Briefe, a cura di H. Fuhrmans, vol. I, Bonn 1962, pp. 69 seg. 29 versalizzazione delle sue''verit’ razionali. La mito- logia, pertanto, -diventava’ una tecnica della educa- ione estetica della umaniti, uno“strumento per la cemancipazione della umaniti c* per la riarmonizza- zione dell'uomo con Paltro uomo e con se stesso nella liberazione totale delle sue’ facolt3. Il fram- mento del 1796, pur nella sua breviti quasi epi- ‘grammatica, era “nondimeno una testimonianza di come Schelling sentisse allora il problema filosofico, al limite del messianesimo rivoluzionatio ¢ del mes: saggio profetico. Era Vatteggiamento difuso nei gio- vani intellettuali tedeschi ostili al dispotismo. spit tuale non meno che a quello politico. L’appello alla libert net termint di uesperienza eroica dell essere uuomo si levava, all'unisono, dagli scritti di Hilderlin e di Schiller ¢ in questo spirito i giovani intellet- tuali leggevano Kant e Fichte. Era questo il sig ficato che Hegel coglieva nel:crticismo quando scri- veva il 1795-2 Schelin Verranno le vertigini a questa pit elevata altezza di ‘ogni filosofia per Ia quale T'uomo viene tanto innalzato; ma perché si giunti tanto tardi a decretare in modo pitt alto la dignitd dell'uomo, a riconoscere il suo potere della Tibertd, che lo colloca nelleguale ordine di tutti gli spiri? Credo che non vi sia del tempo un segno mi- sliore del fatto che Tumaniti venga dichiarata in se stessa degna di tispetto: 2 una dimostrazione della tem- pesta che si addensa sulle teste degli oppressori e dei della terra, La filosofia doveva, dunque, dare Ia dimostra- zione dell’essere la umaniti degna in se stessa di rispetto ¢ in cid risiedeva il suo compito civile, la sua funzidne rivoluzionaria. Il riferimento al -criti- ismo era considerato d’obbligo anche da Schelling. E importante, nondimeno, chiarire subito attraverso % Bree won and an Heel 9 cata J. otic, vol. I, Hamburg 1952, p. be 7 30 yuale particolare prospettiva pit tecnicamente filo- solic Schelling. veleare la dottrina erticsticn, In una lettera del 6 gennaio 1795, Schelling diceva a Hegel:: «Io vivo e mi muovo ‘presente- mente nella filosofia [...] Kant ha dato i risultat mancano ancora Je-premesse. E chi pud intendere i risultati senza: le premesse? Forse Kant, ma non Ja gente comune». Dieci anni pitt tardi, mel necro- logio di Kant Schelling avrebbe scritto: «la idea dei tutto della sua filosofia .non ha preceduto. le parti, ma queste :piuttosto hanno preceduto quella, ¢ il tutto & quindi derivato pits atomisticamente che organicamente»®. I due giudizi-erano complemen: tari_¢ i riportavano entrambi al problema che il ctiticisto aveva lasciato aperto e che Kant stesso aveva tentato-in qualche modo di avviare“a_solu- zione ¢ intorno al .quale, con accentuazioni, inten= zioni ¢ sfumature diverse, gravitavano il -movimento delle idec e. il dibattito. culturale nell'ultimo Sette- cento tedesco. Le prenesse, di cui Schelling: Iamen- tava la mancanza,-ctano Punitd di fondamento che, ove i sia, permette di. comprendere Je parti in rapporto e in funzione. del tutto e non il tutto come I'esito della mera somma 0 associazione delle parti analiti- camente divise le une dalle altre. A. Schelling, cost ispirato, Fichte .sembrava il pensatore nel quale i problemi del fondamento e della totalitt organica venivano felicemente interpretati e in stretta. con- nessione con Vesigenze morali e politiche del tempo. Indirizzandogli una lettera il 26 settembre 1794, Schelling rendeva grazie a Fichte per T'insegnamento a Jui ricevuto attraverso Ia lettura, che aveva fatta, delle sue opere®* © aggiungeva che il suo scritto pitt recente sul concetto di dottrina della scienza aveva 2 Wi, ps 1d. B Scietiins, Werke ct, II, p. 589. 1 Erano gli scrit fichtiani sulla rvendiceaione della I ci di pensferoe sulla reiicazione del blico Suld"Riveluone frances io del pub- 31 dischiuse nuove prospettive alla filosofia®, Nella let- tera a Hegel, dianzi ricordata, di pochi mesi_ pit tardi: Schelling cost si esprimeva: « Fichte sollever) la filosofia a un'alteza tale che la maggior parte degli attuali kantiani avri Je’ vertigini [...] Felice abbastanza, se sono tra i primi a salutare sulla terra della verita il‘ nuovo eroe, Fichte! Benedetto sia il grande uomo! Egli compird opera »®. Un mese dopo, scrivendo ancora a Hegel, faceva suo il noto assunto della Dottrina della scienza: «La filosofia deve cominciare: dallincondizionato [...] Per me il pid alto principio della filosofia 8 Mo puro, asso- Iuto, ‘cot To in quanto solo Io, non determinato attraverso oggetti, ma posto dalla libert’, Lialfa ¢ Vomega di ogni filosofia & la libertd >”, La filosofia di Fichte appativa agli occhi di Schel- ling come quella che, movendo dal citicismo, ne superava perd le aporie grazie al. principio dell’lo, che assicurava il fondamento, le ‘premesse', ai ti. sultati del crticisino ed era tale-da'sistemare fe parti del sapere in un tutto a'esse logicamente anteriore. Nel principio dell"fo, incondizionato per se stesso ma condizionante la totalita oggettiva, prendeva al- trest forma filosofica Pideale etico-politico della li- berti, vera minaccia, come diceva Hegel, degli op- pressori ¢ dei della’ terra, La filosofia fchtiana si resentava, insomma, come la sintesi delle aspira- zioni filosofiche ed etico-politiche della nuova intel- Tettualitd tedesca. Percid ‘Schelling se ne fece, come fu detto, il « pubblico banditore », % Scumtuine, Briefe city p. 51 % Briefe von und an Hegel city p. 15. 2 vi, p. 22. 32, 1, 10 E NATURA I cingue e poco pitt anni che corrono dalla fine degli studi nella scuola di Tubinga alla pubblica- zione del Sistema dell'idealismo. trascendentale — opera che gli procurd Ja prima pitt larga notoriet’ nel_mondo ‘filosofico tedesco — furono per. Schel- Ting Wanderjabre, anni di pellegrinaggio per Ia Ger- mania, dapprima come precettore privato ¢ uditore srsiti ¢ successivamente come docente uni- aa Stocearda, da Stoccarda’ a Lipsia, quindi a.Dresda, finalmente a Jena, colla- boratore prima ed erede poi della cattedra di Fichte. Ma furono’ anche anni -di: meditazione, di artiechi- mento culturale, d'interventi nella querelle filosofica del tempo, di progetti — alcuni realizzati, altri re- stati sulla’ carta, Nella lettera al Niethammer del 21 gennaio 1796 Schelling cost scriveva: Sono risoluto a dedicarmi per qualche tempo, ‘per Ia rmassima parte, alla Gilosofia. La cosa che intraprendo per prima & un. sistema di etica (un riscontro a Spinoza, lun’opera la cui idea molto tempo fa mi entusiasmd e che & gia avviata), una Blosofia della storia della umanith (la relativa introduzione pronta) ¢ una esposizione della Critica del Giudizio secondo i miei principi, Pare non ho rinunciato alla tcologia, alla storia, alle lingue ! Significativo era V'accenno alla Critica del Giu- dizio ¢ ai prinelpi personali della esposizione. Anche se un'opera del genere non vide mai Ia luce, la sua Programmazione rivelava Vorizzonte entro il quale Schelling si muoveva al suo esordio filosofico: Poriz- zonte dischiuso dal eriticismo, particolarmente nella direzione tracciata dalla Critica del Giudizio con la sua esigenza di superamento dei dualismi latenti nel iticismo stesso e di ristrutturazione del modo di con- * Scuezay Briefe cit, p. 61: 3B cepire Ja natura al di 1a del meccanicismo della fisica ‘moderna. Ma cid che prineipalmente preoccupava Schel- Jing in rapporto al criticismo era, da un lato, Ia deter- minazione del principio unitatio, delle premesse di fon- do, di cui esso gli appariva privo (e, in questa prospet- tiva, si giustificava T'interesse per Spinoza, il “flo- sofo del fondamento*) e, dall'altro, ia rivendicazione del carattere e dello spitito della Critica contro gli adattamenti che, da pitt parti e non senza secondi fini, si cercava'di farne. Gli scritti pity rappresenta- tivi del biennio 1795-1797 — Sulla possibiliea di una forma della flosofia in generale, Dell'lo come Principio della filosofia 0 dellincondizionato nel sa- pere umano, Lettere filosofiche su dommatismo e ‘riticismo, Trattazioni per la delucidazione dellidea- lismo della Dottrina della scienza — servivano in vatia. guisa, ma direttamente € concordemente, a questi scopi. Il problema si poneva anche in unaltra maniera: come poteva essere garantita la scientificita della filosofia? La Critica aveva definito Ja possibilita della ‘matematica’e della fisica come scienze,: ma. si era arrestata al limite della filosofia, Era’ possibile Ia filosofia come scienza? Come poteva diventare scien- tifica Ia filosofia dopo Ja Critica? A queste domande tentava di rispondere lo scritto Sulla possibilita di una forma della filosofia in generale, Se non si strut- turava come scienza, la filosofia, soprattutto Ia filo- sofia ctitica, sarebbe diventata tina palestra di. eser- citazioni scettiche. Paradossalmente, dopo ‘Kant, il problema tecnico della filosofia nei confronti del ‘eri- 2 Nella Prefesione alo srito dell'To come principio della Alva Schaing ‘shanna, dnctameate + Spins dl ‘ale, ceva, non avrebbe parlto come di un cane moro» a Gui floss, benché no immune de cron sna fast nel So fondament, titneea aetna dt iagplor rape che | M4 ticismo si riproponeva quasi negli stessi termini di guello sollevato da Kant contro’ Hume, dal momento the « intero procedimento della Critica della ragion ‘pura non pud essere in. alcun modo il procedimento della filosofia come scienza »*, Dopo Kant, in altre parole, si trattava di zicondurte i risultati della filo- Sofia critica « agli ultimi princlpi di ogni sapere » * e di tener fermo che «la unit’ della coscienza non & determinable ‘con'le forine dei giudizi, bens? al con- tratio queste insieme con le categorie’ sono determi- nabili tunicamerite per.mezz0 del principio di. quella unitd »3, La Dortrina della. scienza di Fichte rap- presentava percid Ja. difesa, del criticismo in. senso Aantiscettico, in quanto si poneva esplicitamente il problema della scientifcitt della flosofia come pro- blema della scientificita in generale *, “< La filosofia @ una scienza », osservava Schelling. con chiara ispirazione fichtiana,-« ciot ha.un deter- minato contenuto sotio una determinata forma »’. Tl contenuto della scienza pud essere il pid. vario possibile, ma la forma deve essere la unitd, st che il contenutO, quale che sia, possa essere"composto nel- Vordine di una foralis. «Tutte Je parti (della scienza] sono subordinate a una covidizione, ciascuna parte pud determinare Paltra solo in quanto & de- 2 Wi, +h SK ni per te deluciderions del'dedismo feeling suc siglctvamene ses «Le scion, che si possa imparae come ogni alta & ‘pit scientifeo, che +i deve Bi portare con sé nellimparare, eto non deve andae fe inn apes sence mente stereo. La flesoia percid non & soltanto strumento, hore toe hts be cultura [...] » (Werke cit. I, p. 341). 35 terminata da quella condizione. Le parti della scienza si chiamano proposizioni; questa condizione assio- ma». In breve, & scienza un ordine sintattico, in ‘cui pit parti, condizionate, dipendono organicamente da qualcosa ‘di incondizionato. Liassioma & T'incon- dizionato che condiziona tanto Ia forma quanto il contenuto. Se pereid Ia filosofia deve essere una scienza, isi un determinato contenuto ® legato, e non in modo Ditrario, con una determinata forma, il suo pit alto. as- sioma deve fondare non solo V'nteto contenuto ¢ Vin. tera forma della scienza, ma anche un contenuto, che & legato con Ja sua determinata forma non in modo mera mente arbitrario?, In fondo, pensava Schelling, questo.era il problema della filosofia da Cattesio 2 Leibniz e da Leibniz a Kant ¢ alla Dottrina della scienza. Leibniz voleva fare della filosofia tina scienza dimo- strata solo in forza di concetti, Cartesio voleva ottenere il medesimo tisultato attraverso il suo assioma che & vero cid che & dato per mezzo dello. Anche dalla Critica della ragion pura, dalla teoria della facoltA rap- presentativa e dalla futura Dotérina della sciewza nasceta tuna scienza, che si mette al lavoro in modo meramente Jogico e che non ha da fare con nulla che non sia dato per mezzo dello (per mezzo della libertd e dellauto- nomia dell'lo) ®, _Daltra parte, Ja scientifcita della filosofia deve éoincidere con la fondazione della scientifict’ di ogni altro sapere, Percid.si potrebbe chiamare Ia filosofia «teoria di 0g wa, scienza originaria (Urwis- senschaft) oppure scienza hat’ exochén »", La chiave di volta di tutta la questione era perd — ¢ Schelling § Is, p. 50. 2 Wi, p51. lv, p. 61, nota, 1 Ti, ps 52, 36 vi, p22, 45 quale il fondamento non era pitt da cercare nella ‘opgettivita, benst nell'lo stesso, nell'uomo, nella sua libert. Questo concetto essenziale per Ja intelligenza dell'idealismo nella sua forma originaria venne riba- dito poco pitt tardi, con grande chiarezza, nelle’ Trat- tazioni: «B manifesto dunque che Ia filosofia teo- retica € quella pratica di Kant sono ambedue prive di fondamento e inconcepibili, se non. discendono insieme da un solo principic, Ia originat dello spitito umano >*; ¢ alla domanda di Reinhold, se Videalismo di Fichte fosse da considerate iden. tico a quello di Kant, rispondeva: I due filosofi sono concordi nellaffermare che il fon- damento delle nostre rappresentazioni non si trova nel » bensi nel soprasensibile. Questo fondamento soprasensibile Kant. deve simbolizzare nella filosofia teo- retica, © patla percid di cose in sé come tali, che forni- scono la materia alle nostre rappresentazioni. A questa ‘esposizione’simbolica Fichte si pud sottrarre, poiché non ‘atta, come Kant, la sua filosofia teoretica separatamente da quella pratica, Difatti appunto in questo risfede il metito proprio di Fichte, nel fatto che il principio, che Kant pone al culmine della filosofia pratice (Vautonomia del volete), egli estende a principio di tutta Ia filosofia diventa percid il fondatore di una filosofia, che a buon iitto si pud chiamare Ia pit alta filosofia, in quanto ‘essa secondo il suo spirito non @ soltanto teoretica né soltanto pratica, benst insieme Puna e Paltra3, In, definitiva, 1a liberti, PTo. come libert’ era 1a traduzione criticistica della sostanza spinoziana e, al di IA di questa, del Dio personale. «Dio non altro che Io assoluto, I"fo in quanto ha annientato teoricamente ogni cosa. [..] per Dio, ¢ ciot per Vo assoluto, non existe alcun oggetto, perché al trimenti finirebbe di essere assoluto »®. Tale po- m6 » Typ. 322. ® Briefe som und on Hegel cit, p. 22 46 sizione schellinghiana. era un docuimento_ probative della contraddittoria evoluzione della ‘filosofia te- desca del tempo che, mentre suggestionata dalla Cri- tica. muoveva alla discussione ¢ contestazione’ dei concettie dell'intero patrimonio speculative della tradizione, continuava nondimeno a far valere “in qualche modo negli sviluppi stessi_del crticismo cette strutture della tradizione prectiticistica. Cosi, la identificazione di Dio con I'To era tale da tiscat- tare il pensiero filosofico da ogni pregiudizio® teolo- ico oppure: finiva col bloccare. teologicamente Jo sforzo di fondazioné di una filosofia coerentemente critica, di. una filosofia antropologica?: Questa ambi- guith pesd, dal principio alla fine, sullidealismo te- descoe dette un particolare profilo. alla filosofa schellinghiana ®, La ptesa di posizione a favore di Fichte, da parte di Schelling, dovette’ essere” efficace, se “Hegel si mise subito’ a studiare Ia Dotirina della scienza™. Essa, intanto, si chiariva e svolgeva nelle Lettere filosofiche, non certo a caso pubblicate nel. « Philo- sophisches Journal », alla cui direzione collaborava con il Niethammer, che ne’ era’ stato il fondatore, il Fichte. Le Letfere, in veriti, riuscirono la pitt decisa e abile interpretazione del punto di vista ge- nerale della Dottrina della ‘scienza. Diciamo inter- pretazione’ piuttosto che esposizione 0 qualcosa di simile, dal momento che, esse, cos) come le imme- diatamente successive Trattazioni, contenevano git i germi di ulteriori pit: positive’ prospettive, La ispirazione fichtiana delle Lettere balza agli 3 Tn questo senso sembrano india di Fever- bach che Ia flosofia di Schelling & « lopposto della filsofia critica» (Ly Feusnnacty Princip! della flosofia dell'arvenire, 2 cura di N, Bobbio, Torino 1948%, p. 31) ¢ che Schelling & il festauratore della ‘losofia speculativa moderna fondata da Spinoza e compiuta da Hegel (ivi, p. 49). 3H cfr, Ia letera di Hegel a ‘Schelling dellagosto 1795 (Briefe von und an Hegel cit, p. 32). 47 ccchi sin dal principio, sin dalla: prima Letfera, ove sono contrapposti duc atteggiamenti mani, I'uno di lotta contro le forze oggettive che minacciano Ia libert’ personale ¢ T'altro di rinuncia alla libert’ ¢ di abbandono all’oggettivo. Ai due atteggiamenti cortispondono rispettivamente il etiticismo e il dom- matismo. Per il criticista Vassoluto @ oggetto di un compito infinito coincidente con Tesercizio stesso della liberti in forme sempre pitt clevate, onde il destino dell'uomo, nel criticismo, si pud ‘cost pro- spettare: «sforzati di essere immutabilmente te stesso, sforzati verso T'incondizionata. libert’ e Pile Timitata attivita! »*, Per il: dommatico I’assoluto 2, invece, V'oggetto di un possesso gid in atto o di possibile realizzazione, onde il mio destino, nel dom- matismo, 8 «di annientare in_me ogni libera cau- salith, di restringere sempre pitt i limiti della mia Tibertd, per allargaré sempre di pid. quelli del mondo obiettivo — in breve Ia pit illimitata passivita » *, Se il dommatico ritiene che V’assoluto sia qualcosa di gid posto eofferto, percid, alla conoscenza del soggetto che in esso deve perdersi per poterlo pos- sedere, il crticista’fa delPassoluto il compito’ della sua libertd, cid che esso deve realizzare, al limite dell'nfinito, con Ja sua propria liberti. Cid che & decisivo & la scelta pratica pet cui optiamo o per Pabbandono dogmatico © per lo sforzo della libert’. Tentare di provare teoreticamente Ja differenza tra criticismo:e dommatismo @ impossibile, appunto per- ché il problema & solo d’indole ptatica. D'altra parte,. proprio sotto il profilo teoretico, il domma- tismo si confuta da sé, dal momento che una cono- scenza dellassoluto sarebbe doppiamente contrad- dittoria, Il dommatismo, infatti, deve ammettere % Scurtuise, Lettere flosofebe, a cura di G. Semerar, Firenze 1953, p. 90 (Werke it, I,’ p. 249). Tui, p. 88 (Werke cit, 1,’p.'258). 48 che non. possibile alcuna conoscenza assolutamente obiettiva, cio che Poggetto in generale & conoscibile solo nelfambito della condiione del soggetto, sotto la cond zione che questo esca della sua sfera ¢ intraprenda una, sintesi, Deve ammettere che in nessuna sintesi Voggetto pud presentarsi come assoluto, perché come assoluto non consente in nessun modo una sintesi, vale a dire non si Jascia condizionare da qualcosa di opposto. Deve ammet- tere che fo non pervengo alloggetto in nessun altro modo che attraverso me stesso e che fo non posso mettermi sulle mie, spalle, per guardare al di Fa di me stesso. Queste importantissime tesi, nella misura in cui radicalizzavano il concetto della sintesi a. priori kan- tiana, dischiudevano nuovi orizzonti alla indagine epistemologica e, pit generalmente, filosofica. Esse costringevano in primo Iuogo a un uso rigotoso ¢ cocrente del termine.“ assoluto’, che cessa di. signi- ficare cid. che significa, ove T'sssoluto divenga og- getto di conoscenza, dal momento che la conoscenza include Voggetto nel campo. del soggetto e Jo. con- diziona alle sue modaliti e possibiliti. Come, dun- que, non c% oggetto che non sia definito dai’ modi secondo cui il soggetto entra in rapporto con ¢ss0, cosi ill soggetto non pud mai sapere che cosa Tog: otto sia in sé, che cosa Poggetto sarcbbe fuori dalla sintesi conoscitiva (0 di altro tipo) in cui_ soggetto © oggetto reciprocamente si determinano. Non, dun-- que, sul terreno teoretico si ricercher’ Ia distinzione fra dommatismo e criticismo, bens) sul terreno pra- 7 vi, pp, 278 (Werke eit, I, p. 220) La tiprova detteurocontaisione. det dommatco data” dal. esto. Spicy il pid coment det onal che Mine aver fatto scomparite Ts propria 0 Tasoluto of- feito. In realty onservava Schelling, Spinoza aveva obietiato |s inruigione istllewuale, onde ers Yopgetto asoluto asp: fire in fol non vicevrsa, « Quando sintuva come pasato rellesoloto opgeto, nondimeno inviva anche te stesso, non Poteva pensarat come annullao, senza pensats nel contempo come ancora esistente » (Lettere cit., pp. 65-6; Werke cit., Tb. 2834). 49 o tico, a:quel livello preteoretico dove ‘sono compiute Te scelte esistenziali, che 2 compito della filosofia interpretare e formalizzare successivamente in de- terminati. modelli, teoretici. Impiantata praticamente In filosofia, le idée — il pitt elevato oggetto teore- tico — «cessano di, essere oggetti di una banale occupazione, che affatica solo troppo presto il no- stro spitito, diventano: la legge della: nostra. vita, e sempre ci liberano, allorché passate nella vita ¢ nell’esistenza diventano oggetti dell’esperievza, dalla penosa faccenda di assicurarci della loro realti sulla via della’ speculazione, @ priori». La elaborazione ells filosofin dell'fo si svolse sistematicamente per due anni, dal 1794 al 1796. Da quanto si 2 finora’veduto’ appare come questa filosofia fosse permeita: di fichtismo ‘¢’ si atticolasse in una sorta di idealismo nel quale la esigenza di continuare, approfondendola, Ia eredit’ kantiana si accoppiava alle ragioni della polemica antidogmatica e alla rivendicazione della liberti dell’uomo, Per il jiovane Schelling, non meno che per Fichte, il pro- Lema filosofico dell'poca era di portare nella sfera teoretica Io stesso principio di liberti e di autonomia che Kant aveva limitato alla sola sfera pratica. Nella riduzione delle idee a’ leggi della vita, in cui cul- minano le Lettere filosofiche, si -esprime ic mente la unifieazione dei complessi moti ano, in quanto lo sves del carattere della oggettivita della cosaliti, men- tee sviluppavaun tema. gid accennato nella Dialet- tica Trascendentale kantiana, da un lato. sopp: Yestremo supporto del dogmatismo ¢, dallaltzo, con- sentiva alle possibiliti umane Ja pitt piena apertura ragmatica, PrDal 1797 Ia filosofia di Schelling sembrd orien- tarsi in tuttaltra direzione. Compariero, in quel- tecnica- dell’idea- 3 Tui, p. 99 (Werke cit, T, p. 265). 30 Yanno, le Idee di una filosofia della natura, primo scritto, di una nutrita serie di ricerche sistematiche che coprirono un periodo di dieci anni. Alle Idee seguirono infatti, il 1798,.Sull’anima del mondo, il 1799, il Primo abbozzo di un sistema della filosofia naturale, il, 1800, La deduzione: generale: del. pro- cesso naturale, il 1801, -Sul- vero’ concetto della. fi- losofia naturale e il modo corretto di risolvere i suoi problemi, il 1802, Sulla relazione della filosofia naturale con la filosofia in generale, il 1806, Espo- sizione della vera relazione della filosofia ‘naturale la dottrina migliorata di.Fichte. Furono questi sctitti schellinghiani, nella maggior parte -veri ¢ propri trattati, nei quali tema dominante. era. Ia filosofia. naturale 0, ‘ fisica- speculativa’. Ma anche le opere di pitt generale ¢ fondamentale portata teo- retica di quegli anni quali il. Sistema dell'idealismo trascendentale del 1800, la. Esposizione del mio si- stema_ filosofico del 1801, il Bruno e le Ulteriori esposizioni del sistema filosofico del 1802 e, infine, Ja Filosofia delt’arte del 1802-1803 e il Sistema della intera filosofia e della filosofia naturale in partico- Jare del 1804 furono costruite sul presupposto’.o sulla trama della filosofia naturale ¢ non possono essere capite se non nell’orizzonte problematico creato: dalla filosofia della natura, ‘Ce da domandarsi,’a questo punto, quale rap. porto. inercorresse. tra. filsofa.ll'lo. ¢. Blosoba della natura. La filosofia della natura proséguiva Ia filosofia dellTo, one era il capovolgimento e Talter- nativa © rappresentava soltanto .una posizione tema- tica diversa, non contraddittoria con Ja filosofia del- V'lo ma nemmeno tale da doverne essere conside- tata come il coerente ‘svolgimento? Quali furono il senso ¢ Ja funzione della filosofia della natura nella economia generale del pensiero schellinghiano, se essa andd maturando negli anni di pitt originale, in: tensa ¢ continua attiviti creativa del. filosofo ¢ se. il filosofo. stesso, quando nella piena maturita volle 31 tentare la definizione della propria posizione teore- tica nel quadro della storia della filosofia moderna, non esitd a identificarsi_ nella ‘filosofia della na- tura’, perché con essa il suo sistema era apparso «in. piena indipendenza da Fichte »? ”. La pitt corretta risposta a queste domande pud, forse, essere trovata in quell’atteggiamento critica radicale di ricerca del fondamento originario. del guale Schelling aveva ritenuta priva Ia Critica di Kant, capace, st, di dare dei risultati ma non di fornire le premesse dei risultati stessi. L’orienta- mento verso Fichte era stato suggetito appunto dalla considerazione che il principio teoretico-pratico del- To" consentiva di superare Je difficoled. del criti- cismo kantiano diviso nei dualismi di teoretico ¢ pratico, intuitivo e intellettuale, fenomeno ¢ nou- meno, ‘ete, Ma il principio dell'fo, cost come era stato interpretato da Fichte, riusciva a soddisfare in pieno Ia esigenza del fondamento originario, per Ja quale era stato proposto? L’lo fichtiano et pur sempre una_costruzione filosofica, era la coscienzn del filosofo Fichte che si obiettivava a fondamento del sapere. Ma fino a qual punto questa coscienza filosofica, con Ja sua struttura riflessiva, poteva fun- sere realmente da principio, se Ja riflessione non & evento originario, ma mediazione, che presuppone dei dati anteriori, da essa indipendenti, ¢ se il f- Tosofo, quando comincia a filosofare, si scopre gid esistente in un mondo oggettivo, che Ia sua co- scienza riflessiva pud comprendere, ma non pud esaurite e tanto meno produrre? ® Pit brevemente, » Scuetsinc, Lexon! monic, a cua di G. Durante, Firenze 1950, p- Li? (Werke ety Vy pe 168) a Introdusioze alle Idee er ana flosfe dell natorecomioca con In dichiarsione ch orginaetamente feos‘ uta con se sn «con Fambine cacoraat Gunde gusta unt fa infant esopravenne fa sepaasion: Ginincetbn Is flog la nfesione {o, vicevera, quando mina iletere Tuono si divse da! se stew © dalla Saute) Ci he Is natura teneva unio, Ia sifestone «vide 92 qual & il rapporto fra la coscienza e cid che non & coscienza, tra riflessivo e preriflessivo, tra esistenza © filosofia? Com’ possibile la coscienza stessa? Qual. 2 Ia origine e Ja genesi della coscienza? « Il compito.che io dapprima mi proposi », cost Schelling avrebbe scritto pitt tardi nelle Lezioni monachesi, «fu dunque di spiegare Videa, assolutamente indi pendente dalla nostra liberta,” anzi limitattice di questa liberti, di-un mondo oggettive per mezzo di tun processo nel quale I'Io si vede impegnato invo: lontatiamente, ma_necessariamente appunto dall’atto i posizione di-sé»". La. cosiddetta flosofia della satura fu Ja via attraverso Ia quale Schelling tent’ il recupero del’inconscio, delloggettivo, del presi. flessivo, dell’esistente al di 1a det termini nei quali lo stesso Fichte li aveva, a suo modo, definiti con | dialettiea To/Non-To, Non’ meno di’ Fichte, pure Schelling pensava che sia compito della filosofia mo- strare come non tutto sia coscienza e come nella coscienza abbia compimento una ‘storia’ le cui oti- gini_non sono la coscienza stessa. In- questo. quadro teoretico, Ia natura, sotto il ii nome Schelling raccoglieva tutto quanto era to come il presupposto ¢ Ia preistoria della co- ienza e della’filosofia, doveva apparire qualcosa di ec I silesone dee esere conta «unt maa lo spt amano » Genscuiso Lewpltim Rosen cars gi, Piety tens 1967, pp'23; Werke aby 60) reaps Sioa ltt, bse sll rfvione © Ifo, al contre, dunt fest che, ‘muocendo dala conataione ella sepcstione. essence Fo ear a Tome eS sto, Ica 2, Ee ay bos le at Nels peda clfuntd ¢ del'armonia Hegel pi tar idemtiicher Ta scfonte del isogno della files’ enon {Bony Veber dhe Dien Es Heme ial cyt ed ae Pease erm “ot teutno, Lesion? monechet Gi, ps 114 (Werke ce a} ne rere ee 3B pit che il puro_momento niegativo ¢ passivo’ della dialettica della coscienza filosofica. La natura, avrebbe detto ancora Schelling nelle Lezioni monachesi, era Vo dggettivo ove «era posto ogni volta in’ modo implicito pit di quel che egli sapesse; V'ativiti del- To soggettivo ¢ filosofante consisteva’ soltanto nel: Paiutare I'fo oggettivo a conseguire Ia° conosceriza ¢ Ia coscienza di cid che cra posto in lui, ¢ cost nel Portarlo finalmente alla piena coscienza’ di_ sé». Cid: che separava Schelling da Fichte, al di sott della concordanza di superficie, era questa, sempli cissima: differenza apparentemente solo verbale: Ia natura, piuttostoche Non-Io, era Io oggettivo. Cid implicava: 1) la omogencith di fondo tra natura € coscienza e, quindi, 2) una distinzione non quali- tativa-e metafisca, bensl di grado, tra. natura € co scienza,. 3) Pessere Ia filosofia la’ descrizione 0 la storia: del diventare coscienza della natura ¢, quir- descrizione e storia del processo formative della individualiti personale: come passaggio dall'og- gettivo al soggettivo, dallo stato naturale,. che &'co- mune a tutti, al riconoscimento. di se stesso nella ptopria’ singolarita irripetibile. [a] Flo sono & appunto soltanto Vespressione. del ritorno a s€ € quindi questo ritorno a sé che si esprime nell'To sono presuppone uno stato in cui To era fuoti € Tontano da sé. Giacché pud tornare a sé soltanto cid che prima era fuoti di sé. Il primo stato dello 2 dun- due uno stato in cui egli 8 fuori di sé [... ITo, in quanto E-pensato di Ia dalla coscienza, non & ancora, appunto et cid, To. individuale, giacché esso si determina come fo individuale appunto’ soltanto nel suo titorno a sé; uindi, Plo pensato di IA dalla coscienza, 0 dall'espresso To sono », &, per tutti glindividai umani, uguale e me- ddesimo; esso diventa in ognuno il suo To, il suo indi duale To, in quanto appunto in Tui ritorna a sé [.. fora: 8 compito della scienza, ed anzi della scienza o natia, della flosofia, far arrivare'con coscienza a se stesso, # Ini, p. 116 (Werke cit, V, p. 168). 34 ciot alla coscienza, quell'To della coscienza [...] il com. pito della scienza ® che quell'To della coscienza vipercorra eli stesso con coscienza tutta la via dallinizio della sua csistenza fuoti di sé’sino alla coscienza suprema ©. Gid si legaiia anche al patticolare modo’ secondo cui Schelling, pur professandolo, aveva inteso Videa- lismo fichtiano: come una sorta di spinozismo it vertito. Spinoza voleva dire esaltazione del principio naturale ¢ oggettivo, vedere nella natura il principio, il fondamento originario. Se si ricorda Vinteresse del giovane Schelling per Ia Critica del “Giudizio, opera Kantiana’.che aveva teorizzato Ia teleologia naturale, ci si rende ‘conto del fatto che Ia filosofia della natura, col suo spinozismo di fondo, rappré- sentava un grado ulteriore della radicalizzazione del ctiticismo e, insieme, la esplicitazione definitiva dellé intenzioni. con cui Schelling. partecipava all'avven: cura_fichtiana #, Dialtra parte, non bisogna dimenticare che gli anni successivi alla uscita dalla scuola ‘di. Tubinga fino alPascesa alla cattedra di filosofia dell’universitA di Jena furono, per Schelling, non solo Wanderjabre, ma pure Lebrjabre. L’apprendimento si sviluppd pre valentemente nella ditezione delle scienze natural. Lo Schelling’ era attratto’ dai rivolgimenti’ che nei campo della fisica e della chimica si andavano allora producendo e che della natura suggerivano’ una im- ‘magine diversa da quella sulla quale erano state im- Postate Je filosofie della Critica della ragion pura e della Dottrina della scienza. La inclusione della na- tura nella tematica del fondamento era possibile Bh pp AN2 (Werke its Vp pp IGRI a’ questo Jato, aequsta un singolre valore la dicks. tasione read Scheling al Nithamm 16 gennaio 1797: «La prego di asiurare Fichte che fo non ini atrogherd: mai di intaprendere una espesizione del suo $stana in quanto pon sono certo i cogliete il suo signif, 0 drat ina forma pavesare.atsaverso la miata tione » (Briefe cit 5) = wa ammer nella lettera del P99). 55 solo perché la natura non appariva pitt quale il mo- dello della fisica moderna, da Galilei e Cartesio fino a Newton ¢ Kant, aveva raffigurato — pura esten: sione e puro meccanicismo — bens come qualcosa di vivente di vita autonoma, processo onginico e ‘organizzato secondo una propria teleologia ®. ‘Che cosa rappresentasse In filosofia della natura e- quale ne dovesse essere Ia direzione di sviluppo mostravano le Trattazioni, quando proponevano il tema di una ‘ spiritualizzazione’ della natura, il tema cio di un’ diverso modo di intendere Ja ‘na- tura, sottraendola alla visione meccanicistica, della pura inerte estensione sottoposta all’azione di forze ad essa estranee. Non a c2s0 le Trattazioni suggeti- vano, la identificazione dello spitito con Vagire, con il divenire, con la vita e, in stretta connessione con tale identificazione, il passaggio — vero ¢ proprio progresso — «dalla morta materia alla idea di una natura vivente >, Tentare di trasformare il con- ‘etto tradizionale ‘della natura implicava non_sol- tanto Paccoglimento dei risultati della nuova scienza naturale, che dimostravano Ja esistenza nella natura di forze autonome ‘e originarie, mia anche un mu- tato orientamento filosofico basato_ principalmente sulla test della unit di infinito ¢ finito. « Finiti infiniti »,-infatti, «sono unite soltanto nell'essere i una natura spirituale, In quanto assoluta sincro- 5 Che, tn leuera del filosofo, Paulus al. ministro, Voigt cove si sotilineava, a proposito delle Idee per uma flosoft Selena aint i Seheling ce, or ds en ete Sspeculazione, univa fisica e metafsica (Brife cit, pp, 11 fe Tannotazione del diario di Chr. H, Plt, che" ricondava ‘quanto interesse avesse avuto lo Schelling pet la seoperta del flvanismo e come ne avesse saputo mettere a frutto la con: fessa intuione (Briefe cit, p. 119, n. 141), Schelling, del Fst, non concep] hai "toro, fosoeo come. uote di conoscence, per lui sofia poteva essere se stessa sh pasando attraverso conoscenze eonercte © determinate (eft. Texion! monachesi cit, p. 113; Werke cit, V, p- 166). ‘Werke cit, T,'p. 291. 56 nia delV'infinito e del finito-riposa Vessere di -una natura indiyiduale (della Tett) »®. La filosofia: della natura era! interamente profilata nelle Trattazioni, Th dove era data Ia definizione di essere vivente: cid «che ha-in se stesso_un interno principio di movimento», Vita principio di movimento ¢ movimento essa stessa, Movimento, perd, non arbi- rari né caotico, ma organizzato secondo livelli. gradi diversi. Cid che rende possibile la costruzione di una filosofia della natura, onde la natura si pone in continuits © identita con lo spitito, e dell'lo & possibile parlare in termini sia di oggettivitt — come natura propriamente detta — sia ‘di soggettivit — come coscienza propriamente detta —, & ap- punto il riconoscimento della esistenza di un prin: ®, E quanto la © Ii, p. 34 (Werke cit, T, p- 693). 6 risposta, alla quale egli_inclinava, fosse distante dalle soluzioni di Kant di Fichte, si pud misurare dalla osservazione che Schelling faceva,immediata- mente seguite: «Certo, ci sono filosofi che per tutte queste domande hanno’ pronta una sola risposta uni- versale, che essi ripetono in ogni citcostanza e sem- bra loro di non ripeterlo mai abbastanza: cid che nelle cose & forma — essi dicono — siamo noi che Ja imponiamo alle cose. Ma io desidererei sapere, se potete ditmelo, che cosa mai siano le cose senza la forma, che voi imponete loro, 0 che cosa mai'sia Ia forma, senza le cose a cui la imponete », ‘In- somma, né cose senza forma né forma senza cose, Lo studio degli ‘organismi favoriva il superamento del dualismo, mostrava la intrinsecitA. della forma alle cose, la ‘cui realti non era altro” che"il_realiz- zatsi’ in esse della forma, il loroorganizzarsi come forma. Ambedue erano usate: nel: senso. di « rela- zione necessaria del tutto con Je parti e delle parti con il tutto>®, La tesi della unit dell’organismo © individuo vivente col suo concetto metteva fuori gioco, a un tempo, il meccanicismo e il dogmatismo delle cose in sé e ristabiliva Ja pid stretta unitd di ideale c reale, di infinito ¢ finito, unita che non an- dava cercata fuori dell'uomo ¢ della sua coscienza, come s'eta illuso di fare Spinoza, benst nell'unitd stessa’ dell'vomo con Ja natura, in una ‘prospettiva nuova che, abbandonando Ia distinzione di sogget- tivo oggettivo come originaria, reinterpretasse an- che Ia teoria leibniziana dell'armonia prestabiita. «Ed io non posso pensare altro che cid che Leibniz pensava con la forma sostanziale, ciot uno spitito che sia immanente all’essere organico e che regen quest'ultimo » 8, importante notare che, man mano che diven- tava sempre pit preciso il disegno della filosofiana- turale, Schelling sempre di-meno adoperava il ter- mine To e lo sostituiva con Spirito. Cid & da met- tere’in relazione anche con la trasformazioné che la tematica kantiano/fichtiana — conte Videa rappre- sentata niel pensiero pud avere realtd fuori del. pen- siero — sibiva attraverso Ja filosofia della: natura. Da gnoseologica. si convertiva in ontologica. Il vec- chio problema della filosofin moderna delle fonti ¢ della validitt’ del conoscere diventava il problema dell'essere: nei, termini di una nuova antropologia nel quadro di tna rinnovata cosmologia. « Questa filosofia >, diceva ‘Schelling’ nélla «Infroduzione alle idee, «deve dunque,ammettere che’nella natuta ‘ci sia tino sviluppo di gradi della vita: che. anche nella materia meramente organizzata ci sia ‘vita, solo una vita di specie, limitata». Questo, a giudizio di Schelling, cra, il\ significato déll’antichissimo , prin- cipio delleninta det mondo, che Leibniz aveva rin- novato attribuendo un’anima anche alle piante. “La nuova cosmologia eta il passaggio dal meccanicismo allorginicismo, dalla visione della natura come mera inerzia ¢ ,passivita alla _visione della natura ‘come totalitd, contesto dialettico di forze Ia cui, relazione attua progressivamente una finalita. « Non’ appena », scriveva Schelling nel breve scritto del 1798 suf VAnima del mondo (la premessa alla pitt ampia trattazione della Trattazione sulla relazione di reale ¢ ideale nella natura), «la nostra considerazione si eleva alla idea’ della natura come un, tutto, scompare Ja contrapposizione tra meccanismo e ‘organismo, che hha bloccato: abbastanza a hingo i progressi_ della scienza naturale »*, Nel nuovo quadro cosmologico si delineava il nuovo concetto ontologico della unit © identita dell'vomo con Ja natura. Finché io sono identico alla natura, comprendo che ‘cosa sia una natura vivente tanto bene quanto Ja mia stessa vita; concepisco come questa vita universale si Fiveli in molteplici forme, in uno sviluppo graduale, i successivi avvicinamenti alla libert3. Ma non appena io separo me, con me tutto P'ideale, dalla natura, non mi timane altto che un morto obietto € non eapisco pitt come sia possibile una vita fuori di me, Cid che in questo passo della Introduzione sem- bra notevole 2 Papparizione del termine identico. Esso chiarisce, ancora una volta, come’ la elabora- ione della filosofia della natura, git nelle iniziali ‘manifestazioni, fosse in funzione della prospettiva che sarebbe stata ‘distesamente svolta negli scritti della cosiddeta ‘flosofia della, identd’, = partre dal Infatti, non & da passare sotto silenzio il part colare che le pitt rilevanti delle opere di filosoi naturale, che Schelling scrisse con fervore prodi- gioso e frenetico tra il 1797 ¢ il 1799, vennero. riedite il 1803, quando nel filosofo era’ maturato definitivamente ‘il concetto della ‘filosofia delliden- ith. In questa prospettiva appativa, senza pitt pos- sibilita di equivoci, quello che, sin dal principio, era stato ben chiaro: filosofia della natura e filosofia dell'To erano solo i due modi diversi dintexpretare il medesimo e unico mondo — lo stesso identico, che tutto comprende — dalla natura inorganica alla libert’ dell'uomo — e rispetto alla cui -verit’ diven- tano « parole ugualmente vuote », com’? detto nella parte finale del saggio Relazione’ tra ideale e reale nella natura, cesti termini consacrati dalla tradizione come ' immanenza’ ¢ ‘ trascendenza’®, D'altra parte, sid nell’Anina del mondo afforava il tema della Lempirismo filosofico city pp. erke cit, po. gunn Alosofco city pp. 389 (Werle city 1, Ovi, p. 85 (Werke cit, I, p. 445). 64 metamorfosi® — il grande tema di Goethe —, sul Guale Schelling sarcbbe tornato in misura pit de- isa nella Esposizione del 1801 ¢ nella Relaxione tra ideale e reale veniva delineato, seppure pet ac- cenni, il motivo che avrebbe dominato le Ricerche sulla ‘essenza della libertad umana del 1809 — V’As- soluto come amore, desiderio di monifestarsi, volonta che si obiettiva in un sistema di forme, gradi, po- tenze che & il mondo®. Prima di riassumere le linee essenziali della fi- osofia. della natura, % opportuno sottolineare che il ‘suo intendimento riesce pit facile, quando si tenga presente il complesso tessuto culturale che soste- eva ¢ alimentava T'intero filosofate schellinghiano, in patticolare: Ia. tradizione logica, incentrataan- cora con Kant sulla teoria del gindizio, Videalismo fichtiano, il naturalismo spinoziano, Ja teologia, pla- tonico-ctistiana, L'intreccio di queste diverse fonti, il loro alternativo convergere ¢ .divergere, il gioco elle associazioni concettuali ¢ dello scambio dei si- gnificati, che ne & prodotto, definivano Vimpianto di tutto il’ sistema e gli imprimevano Ia sua peculiare € inconfondibile fisionomia, "A concetto-base della filosofia della natura Schel- ling poneva quello di materia ¢ lo riteneva essen- ziale non solamente per dare consistenza scientifica alla fisiea ma pure per legare Ja idea ‘alla realta™. Cid era importante, in quanto dimostrava che, se- condo Schelling, il problema della natura era inse- Werke cit. I, p. 416. 3 Fett ele.» mo erecta ip $30, Eee age de 7 Were cs 1? a rege So oe ale Veh fake CE nen, Tue, § pores vay gies de somo gs ce nn etn ran ce te Nana ee so ig a et ‘cui Videa_& cor ita con la realta» (L’empirismo filosofico oa ie ges op 6 arabile da quello della ragione, onde una scienza lella ragione non poteva essere costruita se ‘non in stretta connessione ‘con Ja fisica e non indipenden- temente, da come veniva risolto il problema della materia, ~ Nella’ natura «tutto sii mostra animato, tanto intimo @ il rapporto della parte con il Tutto ¢ del Tutto con Ia parte >”. Magnetismo, elettricitae chinismo 0 galvanismo sono le tre 'manifestazioni dell’animazione universale. Attraverso di esse: Schel- Jing saldava. la filosofin naturale con la fisica em rica. Da questi tre fenomeni .sciemtfcamente de- scriti, infatti, egli ricavava: flosoficamente e fissava i caratteti tipici del sistema della natura: Dal ma- gnetismo deduceva la coesione, onde-le parti della natura ‘gravitano le une verso le altze, dalla elet- tticitd la polarita-o dialettica per. cui il processo. na- turale 2: contrapposizione di forze. di segno contratio (atirazione © repulsione, per-es.) ¢ dal-chimismo Ia _ ™ Da questo punto di vista & sgnificaive che la Espo ‘done del ‘nto sist je 1801, dediesta alla fo. sola rattle, com lasrioie del prinepio ai iene (9 2 83 4) eck fm dlls ops fend mento. oftinao tafforase nelle Riercbe flosofese sulla eg dele er ay tI Benkee sl Zenpiiano florfco city p 8i (Werke cit, I, p. 441) Leaimisiond ‘inves coshbrarn tok pisSeal das Ling mes cairo gol oe proseto. di an sistema della losohe naturale (1739), come Framiig, Sami onde wl ete" ok isle" che, pur non essendonelo spaio, ne tendono pos. bile il sfemplimento (Raumer/llung) e costviscono’ cos Ta tatera, Tall slont sono Te “monadi natura’ fatto! seme lel che eaterebbero ove, compiutss!Pevoluione. dela Barurh (ma Schelingriteneed che Tevoluzione fosse wttora Jn corso), venisero.emembrati {_singoi-predowt natural (vente cit, Th, po. 202), H. Wet (Florofe dele matemaice f dele sence natura, te ie A. Cascio di Torino, ‘io 196, op, 2136) sexta Guta ona ching ala teitcon dl Lett eed cornea. pig del io snorfo, ne sitlins Timportnaa sul fran condo ale pi mods oot fiche dl campo! 66 metamorfosi che, vatiando Ja proporzione degli ele- tmenti, trasforma i corpi:gli uni negli altri. ‘La unit, ofiginaria e necessaria, del sistema na- turale: Schelling chiamava copula. La copula & V’As- soluto quale volonta -di, sé ¢ desiderio di espres- Sione, «Ma-T’Assoluto non @ soltanto una volontd Gi sé: & anche un volere in modo infinito, quindi in tutte le forme, gradi e potenze della realtd. L'orma di questa eterna e infinita volonti di sé 2 il mon- do». Vista esteriormente, a unith organica ¢ acti- colata della satura & gravitd,-« che rende finite le cose », vista ‘ interiormente’, invece, & luce, che-& ccsostanza, perché costituisce il Tutto’9 Vintimo nel Singolo, ¢ in generale nell'dentiti »™, Anche tra gravitd ¢ luce sussiste una dialettica, corrispondente alla dialettica dei due sessi (la. graviti 8 il sesso femminile, 1a. luce quello maschile). «Le. tenebre della graviti elo splendore della luce costituiscono la. prima otigine della bella apparenza della vita, come noi la chiamiamo »”. I pensieto di Schelling, 7 Cle, le seguenti proposizioni della Esposiione: « Ognt iferenea fra compi & prodotta soltanto dal posto che essi ‘ccupano nel magnete:fotale» (S74); «Nel magnete totale Hmadgnete empirico devessere considerato come PUNTO D's DIEFERENZA [oJ IL magnete empitico & il ferro» ($76): s Tutti 1 compl sono. contenuti potentaliter nel ferro L.-J Tutt i cospl sono solo metamoriosi del ferro» (SS 77,78); ‘ell sistema planetaio’ s formato per metamorfosi» (S 92, ‘agg. 2) Per la importanza dl principio di metamorfost nella filosofa’ naturale dello Schelling, vedi la mia Introdizione alla Espasiione del. rio sistema’ flosofco, a cura di G. Se- PBari 1969. Per la dimosttazione della tecnica di - oro seguita dallo Schelling nella costruzione della flosofia naturale sono astai istrutive le papine delle Idee per una flosofia della natura, ove sono puntualmente documentati i fifecment alla Teteratura scientiica dellepaca © ove si di fsceuzione: al principio metodologico che 1a flosolia deve Interpretre cio chee acieas leggora pela nats. H Vempirismo flosofco cit p. 10 (Werke cit I, p. 30). 3 Wi p. 74 (Werke cit, 1p. 434), % Ii, pe 77 (Werke city I, p. 437). 7 Ibidem. 6 insomma, era che la vita della natura 2 lo sforzo di emergenza del concreto, che & Vindividuale, nella totaliti, dalla © rispetto alla totalita medesima, Avanti la emergenza, prima della individuazione, c& Ja in- differenza, la pura identita, il tutto come ider quindi Ja gravita come ‘ tenebre’, Emergendo l'in. dividuale nella misura in cui avviene tale emer. genaa, si accende la luce, che fa vedere e distinguere. Non ‘casualmente Schelling identificava Ia graviti con lo stato di sonno e Ja luce con la veglia ¢ rap- presentava Jeibnizianamente Ia vita, dai livelli pid bassi_a quelli pit alti, anche come passaggio dal sonno alla veglis. La natura, copulando graviti..¢ luce, che di essa sono gli attributi essenaiali, crea e produce ¢ da essa « scaturisce tutto cid che nel con- creto ci riempie con Tidea della realta dell’esisten- 2a», Ma, per Schelling, fondamentale era la iden- tita o unith dell'universo, rappresentata dalla. co- pula, unita di finito e infinito, unita del molteplice, che diventa molteplice esso stesso, mantenendosi perd nella propria unita, st che, come il singolo & legato copulativamente alla totalita, cost Ia totalitt immane nel singolo, Nulla pud separarsi dal tutto, che solo Jo rende concreto, ma in ciascuna cosa vive il tutto”. La copula & Peterno, il concreto ® la durata, % Tui, p. 80 (Werke cit, I, p. 440). » Nel senso di questa unith cosmicn Schelling reinterpre tava, nella seritto omonimo, Vantico principio dall'anima “del ‘inondo, che organizza eda forma ‘sstematica.alluniverso (Werke cits Y,p- 449), Lo scito sullAniong del mondo rt primo lavoro af Schelling, che suscitd grande impressione in Goethe e lo indusse-a far chiamare a Jena il giovane Glesofe, nuovo stro della flocoia tedesea (ce. A.B Waaustionn, Goctbe und Schelling, nel vol. Goethe und seine grouten Ze genosien, Beck, Muchen 1569, p. 104), ifeativamente, teattands delforigine dlforganising in neal, Schelling sot evn, «La vita ses & comune a tu pt indisie soca, i sep nl dg al bolo fans dei ies a. Il principio pasiivo dll vita, pore, ones. eaere prio ad alcun individ, © lin’ ateavese a ters eres fone ¢ peneta clacun singolo este come i comne se. 68 loro sintesi & il tempo, Tutto, pertanto, & insieme e temporale ®, “Come dianzi si & detto, gid aueste cementar finee di flosofia naturale mettono allo scoperto la vines, “compen delle font storiche alle qual st ta il pensiero. schellinghiano, La copula quale patura era la ontologizzazione. della copula gramma- ticale, che nei giudizi connette soggetto (finito) ¢ predicato (infinito): .il conoscere, in tal modo, tore hava formalmente a fondarsi sullssere, ma Tessere ron. eta altro che la ipostatizaazione di una data teotia del giudiaio conoscitivo. L’sssunzione della graviti ¢ della hice ad ‘attributi della natura, pro- posta a identitd ¢.totaliti del molteplice, rinnovava evidentimotivi.spinoziani, combinandoli' con ill ti- pico schema leibniziano della infinita pluralita dei centri di vita dell'universo in ciascuno dei- quali si rispecchia Puniverso stesso nella sua identita © to- talitt. Da tutto cid, da quanto la filosofia naturale hha mostrato, si capisce meglio che cosa Schelling intendesse dire, quando (come abbiamo veduto) af- eena lls letter a Hegel, che Kant aveva date le conclusion’ ma non Ie premesse, quando, nella Introduzione alle idee,,riconosceva che Spinoza, per primo, aveva dissolto Tantinomia secolare di spirito € materia, pur rimproverandogli di aver posto T'n- iit al ara dl Sani (Werke oy ‘ af al coms dad del conto, conse sel fae he ts oa sn peo aval alone a copula, Ma Ta sua eterna consist in cid, chYesea appar. $e Ro hea os stent no te che Tonge ‘durata, & inverata come eterno nel Tutto » (L’empirismo filo- ‘sofco ‘cit, p. 73; Werke cit, T, p. 433 Es sFbspeigones «Oya Cicminaione dt tiipo 8 Cr eer ce tte ect on ne dal io stems forofto ce P-%0 i, p nous 69 alow (E190 Sor ene finito fuori di noi, e reclamava I i i di noi, a In’ restaurazic flora di Leibnie, che aveva avute dt mesa dt realzzae nella indvidualica Poni di finito e i ; inito, di ideale e reale, di passiviita e attivitd, unita nella quale consiste In natura di ciascuno. .” La metamorfosi — seriveva. Schelling i ae fle saree, lin Gt, arora orgaiea, ed esere a epretsione,dellenigma chimico, I corpl fnora rtenuth semplic, che petd do- vwecbbero.chiamarsi soleanto sostanze originate. della terra, sono tutti detivaioni del ferro © vengono alla luce “da sto attraverso'una metamorfos!oxginatin (1 1a cosiddetta scomposizione & vieomposisione dell equa i modello To schema fondame te di ogo alt to. Siddetta scomposizione ¢ sicompesisione. La materia & feneralmente una sola ¢ solamente Ia potenza dispegata i ges ataverig fa oppressone quella coneaposta nulls entra nea mates dalfeden 2 © SHURE Se la filosofia della natura & Ia chiave di an al ee ue 21 are wl chiave di volta della filosofia naturale, Il chimismo appatva allo Scheling, aun tempo, Venigma del Vuniverso ¢ la sua spiegazione, cid ii ca i dualism della vehi losots pers riseoens afermarsi il principio della uniti nel “diverso © della diversitt nella unit’, solo parzialmente e solo in forma di tentativi attuato da Spinoza, da Leibniz ¢ anche, a sio"modo, dallo stesso Kant. ‘Ricordando, ancora una volta, la capital, regola ‘metodologica Tl Hlosotia interpreta i che fe sense leggano alls natura = 1 pu dre che Ia lest selling cons nella sua prospettiva pit origi- ale, fo il sslato una grandiose interpretation lella nuova scienza chimica. Non certamente per caso le Idee per una filosofa della natura si aprivano con 4 Briefe cit pp. 2404, 70 ‘un capitolo dedicato alla « combustione ‘dei corpi >, “the era stato il grosso tema unificatore delle ricerche ‘chimiche nel: secolo XVIII,-quando Ja dottrina del flogisto stava per cedere il’ posto alla pit scientifica teorin. della ossidazione ‘e disossidazione ¢, grazie allopera. sperimentale ¢ sistematrice di Priestley © Gi-Lavoisier, una scienza chimica allaltezza’ dei pro- fresei gid raggiunti dalla fisiea cominciava, a: spaz- Gare via i residui della vecchia eredita alchimistica Gi Lullo ‘e Paracelso. Merita Ia -pit. grande atten- Fione, nel quadro delia relazione. organica della filo- ‘fofia’ naturale con T'intero sistema schellinghiano, ‘quanto @ affermato nelle Idee: “« Il nuovo sistema ‘dela chimiea, opera di una intera epoca, estende Sempre di pit il proprio influsso ‘sulle altre parti della. scienéa naturale ¢; utilizaato in tutta Ia su fstensione, pud ben. svilupparsi in sistema generale della natura > ®. Quale fosse, seconds Schelling, Ja. strutturszione delaniverso, dalla natira inorganica all'vomo, si fpud' ricavare’ dal piano dell’opera postuma, scrtta i 1804, Sistema delintera filosofia e, in particolare, della’ filosofia naturale, che-si deve considerare Ia -sintesi - ‘pit completa del pensiero schellinghiano gale, aru atraveso, Fnerene della’ filosofia lel'To ¢ della filosofia della natura, Essa si divide in due parti, Nella prima s'imposta il problema della fildsofia come pit alta Gonoscenza e si pone il con- ‘cetto di, Assoluto,’ che viene denotato’ col, termine “Dio” LiAssoluto 0 Dio & pur sempre Passoluta identitd del soggetto e delloggetto, « Malfermante ¢ Paffermato di se stesso »®. La fenomenologia del- PAssoluto, il ‘reciproco.differenziarsi, nella, indiffc- renza, di oggettivo (reale) ‘soggettivo (ideale), il ccostituissi e Tagire delle potenze, mediante le quali Si esptime In differenza di ideale ¢ reale, sono Ja © Werke city, IE, p. 82. 8 vi, IE, p. 78. n materia della seconda parte, dedicata 1) alla filosofa generale della natura (0 costruzione della natura 0 tutto recle), 2) alla filosofia speciale della natura (0 costruzione delle singole potenze della natura) ¢ 3) alla costruzione del mondo ideale e sue potence. Determinante era il concetto di ‘ costruzione’, intesa quale prassi della filosofia che, muovendo dai principio d'identitd, ripercorre il processo_ secondo il quale Puniverso uno e identico si costituisce spe- andosi, in vari gradi, come universo reale € universo ideale, I livelli ‘successivi della ontologia reale ¢ ideale sono. pure Ie categorie con le quali vengono successivamente pensati e conosciuti, ossia ‘ costruiti’, il mondo naturale e quello ideale. Ugual- mente decisivo & il concetto di‘ potenza’, che. in- dica il grado di differenza reale/ideale onde avviene a costituzione dell’universo. Cosi, per es., sono po- tenze dell’universo inorganico il magnetismo, l'elet- tricith e il. chimismo © potenze dell'universo ideale il sapere, Pagire e arte (sintesi di sapere ¢ agire), mentre sono dimensioni della terza potenza reale, che & Ia natura organica, Ia riproduzione, a ittita: Bilita ¢ Ja sensibiliti, ete. Al limite tra mondo naturale ¢ mondo ideale si trova l’uomo, Ia cui descrizione ¢ -interpretazione & uno dei momenti pit felici e suggestivi non solamente del Sistema del 1804 ma:di tutta Ja filosofia schel- linghiana, Lorganismo umano 2 « il particolare, nel quale Ia essenza di un corpo terrestre, ciot Ia so: stanza infinita, si esprime distintamente come iden- tith assoluta_e senza potenza»¥, Allantropologi tradizionale Schelling contrapponeva il progetto una scienza non ancora esistente, Lantroposofia, il cui oggetto sarebbe dovuto essere organismo mano non in quanto organismo in generale (affare della fisiologia), bensi in quanto organismo umano. Con 4 vi, p. 4175 «senza poteraa» significa «assenza di Aifferenze »,‘schieta indiflerensa, perfetto equilib R ental, I'uomo veniva meso al centro dell’universo. Ltuomo & dunque il modello di ogni. vivente, in tui sono innat Tarmonia e Taccordo dellunivers, © It im- imagine senza potenza della identita senza potenza, non 2 soltanto nel centro, ma & insieme il centro stesso, © pereid nella immediata interiore comunanza © identiti fon tutte Je cose, che diventano in lui sapere; tutti i movimenti della grande ¢ della piccola natura sono con- ‘entrati in Tui, tutte le forme della realti, tutte le qua. della terra ¢ del ciclo. E, in una paola, il sistema universale, Ia picnezza della sostanza infinita nel piccolo, ‘ossia il dio concentrato e diventato uomo™, In. questa visione bees che gli acer i anni prima, ispirato Ia composizior ica Bondo pabtelatco Eplarsch Glaenabokennins Heinz Widerpostens (Professione di fede epicurea di Heinz Widerpost), Schelling tinnovava i temi ello spinozismo’ pit profondo, st che, alla luce del asso. sopra riportato, si capisce che cosa lo Schel- ling intendeva dire allorché, il 1799, aveva scritto: aanto pit conosciamo Ie singole cose, pitt cono- sco Di, ie Spin ¢ fon um coniane che va facendo’ sempre pit. profonda possiamo anche oggi proclamare:a coloro che cereano la scienza delleterno: Ritornate alla Fisiea e ticonoscetevi 'Eterno #, Conoscere le singole cose era conoscere Dio anche per Schelling, perché Dio non era altro che il. si- stema delle cose stesse, onde la fisica diventava modo essere e manifestazione della metafisica™. Posto sn icici achrrercera ibis eae 86 (Werke cit, I, p. 446). ode Shatiog flo B id ¢ sulla base del-concetto schellinghiano dell'uomo, si comprende meglio che cosa significasse Vessere la conoscenza di sé, Vautocoscienza, la forma pid’ cle- vata di sapere. Non’ si trattava di mettere la cono- scenza di un sé vuoto e privo di riferimenti ogget= tivi al posto della'scienza, ma di redlizzare una forma di sapere per la quale la conoscenza di sé fosse, in- sieme, conoscenrza del mondo e la conoscenza’ del ‘mondo conoscenza di sé.. Questo appunto eta il senso della tesi della identitd’ ¢ comunanza dell'womo con tutte le cose, del diventare le cose, nell’uomo, sapere, infine dellessere T'vomo; in quanto culmine della dinamica naturale, il punto di concentrazione dei mo- vimenti, delle forme e delle qualita del mondo, Per ‘queste stesse’ragioni Schelling poteva spiegare il mo- vimento, quale specificamente appare nell’uomo, come linguaggio ¢ affermare: ° U1 linguaggio 2'Ia ‘cosa pitt alta della natura; ta Parola che ® diventa cane le Innit cera afer mazione, che risuona nell'universo e che alia fine si rac- coplie tutta nel movimento e di nuovo diventa caos, che comprende in sé tutte Je particolarit’ delle cose e'T'i tero.universo®, 5 Con Tuomo il process naturale cilmifa. nella liberti, come atto della pitr marcata individaazione, come ‘Io’, «atto di separazione supremo »®, Ma Tuomo & il problema non solo della liberti, ma pure della ragione, Non casualmente le definizioni della ragione e dell’organismo sono, nel Sistema, __ alfianeate rispettivamente nei §§ 258'¢ 259. La ra. gione & posta tutte Je volte che vien posta Tasso: Ita e totale identita di oggettivo © soggettivo in Scustuine, Werke cit, TIE, p, 422, oxo EPOntone cty.p. 90; nota T (Werke cit, I, p63, 74 ‘una cosa particolare™. Conseguenza di cid & che 1) Ia ragione ® qualcosa di umano ¢, insieme, di non umano..2 umana, in .quanto accade, si attua nelP'uomo;- non & esclusivamente umana, in quanto 2 il modo come umanamente si realizza ed esprime Tuniverso che, nella sua identita totaliti e unit’, % pid che umano (si noti, di passaggio, 1a conver- ggenza di questa tesi sulla’ ragione con Ie altre del- Tuomo, che @ il farsi uomo di Dio, ¢ del linguaggio, che & la Parola divenuta came); 2) Ja ragione non, fa. parte. di.sfere extra- 0 soprannaturali. Si tratta, jnvece, «di cid’ che & immediatamente vicino, di cid che unicamente reale,: cui noi apparteniamo ¢ in ‘cui noi siamo » % 3) diventino « parole ugualmente yuste »* termini come “trascendenza’ e ‘imme nenza ’, dil momento che il mondo & und solo, I’ ‘ierso naturale (immanenza), che, perd, & creazione continua, processo che eternamente si trascende; 4) Ja conoscenza. razionale’ & quella che toglie Je cose dal loro isolamento, dal loro illusorio valere: per se stesse ¢° indipendentémente dalla relazione con Je Altre cose, ¢ le riporta‘alla totalitt in cui ciascuna cosa, secondo tapporti diflerenziali diversi, trova giu- Stifeazione ‘¢ fondamento. Al livello razionale ces- sano le distinzioni cateporial di soggettive ¢ ogget- tivo © se ne riconosce il carattere di ‘ costruzioni’, che. nondimeno solo’ dalla ‘indifferenza’ della ra- igione ricevono il loro senso ¢ tipetono Ia legittimi della loro funzione. Percid,’ Ia filosofia, espressione 1 Cie. a Esposiione del 1801: «Chiamo ragione la ragione aswoluta, 0 1a ragione in quanto ® pensata come in- Gvenaa toate’ dal soggetivo ¢ delToggetiva » (S 1; « Al Yinfoor dalla ragione non ve nulla, tutto & in essa» (5 2); wis suprema legge pet Fessere dela ragigne, e,giacché mull S"Gorchein rapione, por tutto Tessere, & la legge delliden ape Ea Toione & ruteuno con Tidentied sbsoluta » 3, " i Lempirsmo flosofco cit, p. 85 (Werke cit. 1, p. 445) ® Thidew. B della ‘conoscenza razionale; viene definita, nella’ Pro- pedeutica del 1804, «la scienza che ha pet tema, soggettivamente, Vassoluta armonia dello spitito con Se stesso ¢, oggettivamente, il riconducimento di ogni reale a-una comune identita »”, TL..LA IDENTITA Delle opere di Schelling il Sistema delPidealismo trascendentale ® wna delle pit popolati. Ancora re- centemente nel Sistema sit veduta Voperd foride. mentale di Schelling in ragione del fatto che il rap- porto fra arte e filosofia viene considerato il luogo storico della flosofia schellinghiana. A essa si suole far riferimento per la esposizione pit semplifcata del pensiero schellinghiano, correndo perd il rischio di far scambiare per Vintero sistema cid che, invece, ne costituisce soitanto una parte, L’accento, infatti, v. posto sul termine ‘ trascendentale’ che, nella mente di Schelling, serviva non solamente a. carat- tetizzate un tipo patticolare d’idealismo, quello uscito dalla Critica di Kant e dalla Dottrina della scienza di Fichte, ma pure: a ricordare i limiti di un di- scorso intomno alla soggettivita, che doveva essere inquadrato nell’ambito di_una ‘prospettiva sistema- tica pit vasta e globale, di cui Ia filosofia della n: tura rappresentava V’altto, fondamentale Iato?. ® Werke cit, TIE, p. 8 1D, Jaton, Sebelling Die Kunst in der Philorpbie, Piatingen 1966 m come abbiamo visto nel eapitolo precedente, x mosse sempre gal piano di una stcmatcth di fatto, rispett all quale Woe fn i, dal atu: rane praente funn. Sn allio, din at i © meno consapevolmente 1a idea della ‘identita’ come indifferenza originals 76 Che Ja filosofia della natura sia il presupposto Ja guida costante del Sistema e che il Sistema non si capisca, ove non lo si legga in insoluta continuiti con gli scritti di filosofia naturale, & provato da due passi della Introduzione che possono essere con: siderati i nuclei essenziali del Sistema e di tutto il pensiero schellinghiano. I primo passo di In ogni sorta di sapere & necessario il mutuo con- corso di ambedue (del conscio, e di ei che in se stesso Sipconsclo}y simane dungue 4 chisite questo concorso. Nello’ stesso fatto del sapere — in quanto io so — Pobienivo e il subbiettivo sono cost uniti, che non si pud dire a quale dei due tocchi la priorti’ Non c® qui En primo un seendo; Sono enambl cotemporstel ted imn tutto unico. A voler spiegare questa identiti, debbo faverla gil soppressa®. Lialtro passo dice: : a natura attinge il suo pitt alto fine, che & quello ai. vette jtcramente obit, # se medesimay con ultima ¢ pit alta riflessione, che non & altro se non room, o, pit generalmente, id che nol chlamiamo, rx gione; in tal modo-per la prima volta si ha il completo Fitorno della natura a se stessa, ¢ appare evidente che {a natura & originariamente identica a id che in noi viene riconosciuto come principio inteligente ¢ cosciente*. per, sorte a es A on Fema ce, dopo Pet trite he Sehling vole dl fato Uatiie) on ser Hea eis huic als"lota dele oura UBge ctl cn her pt la poo Cie ie seg ais Faan op tre i on cee tes te ga, terse Se a een eal a tea aon sen aa geal a area ala cain dl nae tora, Jo 8 soltanto Popers ‘del 1804, ala, aqua abbiamo wee tal pe dca hn pel mo SSR St ets slermlmene ccm Senate il sia sti, : ee ee Se Ps Divert ce, Hp. 340 7 Riconosciuta la inseparabiliti di inconscio (na- tura, oggetto) € conscio *(intelligenza,. soggetto), i problema del ‘sistema’ schellinghiano era dimo- strare. tale unita nella sua perfetta sincronia, .onde non era pitt possibile privilegiarc la intelligenza nei confronti della natura 0 viceversa, anche se biso- gnasse ammettere che ogni riflessione sulla unith di intelligenza e natura era gi uno spezzarla, produ- cendo rottura e separazione 1i'dove, in concreto, solo identita. La pavificazione funzionale, nella iden- tith, di natura ¢ intelligenza, come aveva riscattata Ja natura dalle tiduzioni ‘0 neutralizzazioni della f- Tosofia_kantianofichtiana’, cos) rendeva Ia filosofia naturale .e 1a filosofia trascendentale forme diverse, ma egualmente efficaci, di quella prova dell’Assoluto jin cui Ja tradizione di chiara ispirazione spinoziana seguita da Schelling riponeva il_compito della filo- sofia 0 conoscenza razionale*, Conseguentemiente, i Tapporti tra uomo e natura venivano profondamente mutati ¢ le soluzioni, che Ia filosofia tedesca domi- ante, fino allora aveva fornite, apparivano inade+ guate © attificiese: L'iomo era’ posto da Schelling nella ricerca, da parte della natura, della propria in- jonaliti, come punto d'artivo -di questo processo.. In un certo senso si poteva dire, 5 Nella Promesa alla Diferenca Tegel indica come int runciabile «il bisogno i una Slosofa dalla qual ‘Evra gdh ert legen Sot fl sa ae Ung ei8 quill cuanoue» (Ueber dle Diferen ct P. “ce 15 9 del Siena del 1804; «a pial cone sgn tga ih ts uf ga SGgnaa ddl sgpeto elfogperto Lod Guelsconseens hela guile quis eerna idenith conoice se steea» (Werke Series pf). Dello eoncetto im cut Schelling cond Ss eneeé Sinaia ancors in est son © ts fects Foe note f80,in‘crsone de tl dalla edbtone i opere dl Srinoen carta appunto dl Biulus Schling afemaa che "mando: presente © foro Ercibs reise sbliqato ol Pacis por sverneasciae «que Ho ero equa unco documeno dss vers. fossfa> Gage Re, Bo. B indifferentemente, che 'uomo era il compimento della natura (il ritorno’ della natura a se stessa) 0 che Ja natura era il. processo di formazione dell'vomo © della ragione’. ; E questa Ja trama logica del Sistema, che spiega Ja sua struttura articalata in flosofa teoretica, flosofia pratica e filosofa dell'arte sia la organize ione epocale della filosofia teoretica, che mostra i gradusle, storico, ascendere dalla sensazione alla: in- fuizione ‘produttiva, da,questa alla riflessione ¢ dalla nillessione'fino “all'stto del volere che introduce di- rettamente nella filosofia pratica sia, infine, Ia. pun tuale corrispondenza tra i momenti della filosofia teoretica ele potenze della filosofia naturale. Tl punto di vista trascendentale, dunque, @ uno dei due punti'di vista della filosofia, ma @ pure il livello ove Ta natura diventa consapevole di sé. Tale divenire, perd,- abbiamo detto, & graduale, accade attraverso. il succedersi ideale ‘di. “epoche’, si. che. Ja libetazione’ della. coscienza dallinconscio non av- viene di colpo, To teoretico & pit: passivo, pit ‘ di- pendente” dalla oggettivitd, dell"lo pratico che, in +n es i dle Pome ala Do tgs RES aS eto ge Siti a eH ore a ae va more fi le es 3 et eae ise goed hE 2 Atak dime ee Het oe es wo a tn, op coal So ee Ie Fee ee Ne aa Birr Gn eps rere ee rath eet tho oe i it hw satiny ae tte ce ee ice ra gen tv el io, Gene Ee She i a SD tao, rp, mapnen poe We Sige al a eS te ate ae Sih BOER stents de Seta Sl ele a aie Te He TB, Let 9 quanto volere, & schietta attiviti, sutonomia, pro- dluttivita pienamente cosciente. L’To vive della ‘stessa tensione che aninia, con Ja opposizione delle pola- rita, il mondo naturale, La espansione e Ja contra- zione, che realizzano la eterna dinamica della na- tura, si ripetono, al livello trascendentale, come Jotta di attivitd contrarie secondo le direzioni, giacché ‘entrambe le attiviti appartengono ad un solo 'e. mede- simo To {..] L'lo ha In tendenza a produrre Pinfnito; questa dirczione si deve pensare come procedente verso Festerno, (come centrifuga), ma essa come tale non & Alistinguibile, senza una attiviti che ritorni verso Tin- 10 dellTo, come a suo centro [..] L'lo dell’autoco- ienza 2 quello che procede secondo queste opposte irezioni. Esso consiste solo in questa lotta,.o meglio, Sco medesimo questa Totta di opposte’dirzioni”, La impossibilita di pensare loggettive senza rap- portarlo al soggettivo ¢ viceversa costituisce Ja rela- Zione comune tra gli opposti, Ja identit’ originaria che media, all'infinito, Ia loro contraddizione, E que- sto ill ‘meccanismo dello spirito’, la struttura dia. lettica che coinvolge Vassoluta realth, dalla natura allTo e alla fenomenologia dell'lo, Nello sfondo della struttura dialettica si comprendono i temi fondamen- tali del Sistema, che possono essere cos indicati: il finito e il suo rapporto con T'Assoluto nella filosofia teoretica; 1a concezione politica e della storia nella filosofia ‘pratica; il valore della esperienza esteticn nella filosofia dell'arte, Tl problema del finito, implicitamente posto con "Nelle Trattazioni Schelling aveva scrito:, «La filoso- fia trascendentale, poiché considera ogni obietivith come non csistente, & indinizata per sua natura al diveniente © vivente, perché essa nei suoi prinelpi primi & genetica, ¢ in essa 10 spirit diviene e eresce insieme con il mondo» (Werke cit, T, p, 327). 5 “Sistema dellideaismo trascendentale cit, p. 63 (Werke cit, Hh, pp. 391-2). 80. tutti gli scitti di filosofia naturale, emersé defintiva- mente con il Sistema del 1800 e restd uno dei moti conduttori delPulteriore pensiero schellinghiano sino alla fine, determinando la polemica ¢ Ja rottura con Fichte, i rapporti con il gruppo dei romantici, Ia collaborazione con Hegel ¢ lo scioglimento di questa collaborazione, Ia cosiddetta ‘volta’ religiosa coi suoi_sviluppi sino alla ‘filosofia positiva’ e alla *&- losofia della mitologia’, da ultimo In ispirazione data da Schelling a una parte della filosofia posteriore, soptattutto al primo esistenzialismo. La tesi di fondo della filosofia teoretica era la impossibilita del finito, ove fosse comunque scisso dall’infinito. Non solo il Sistema del 1800, ma anche il dialogo Bruno (1802), il carteggio col Fichte degli anni 1800-1802, le-Ultime esposizioni (1803), etc., furono lettcralmente dominati, ossessivamente, da que- sta tesi. Per intenderla correttamente, & utile avere presenti alcune delle indicazioni storico-critiche, che Schelling ordinatamente riprese, in uno seritto nore del 1804, la Propedeutica, quasi nella forma di tun abbozzo della storia della filosofia moderna e con- temporanea dal punto di vista della filosofia della identitd. Particolarmente rilevanti erano i giudizi su Kant, Fichte e Spinoza. Kant, riconducendo ogni pere valido al sapere di esperienza ¢ trasferendo I’ finito in inaccessibili superiori regioni, aveva pro- posto implicitamente una tematica del 'finito senza, pet®, rluscire a enuclearla in modo chiaro. Era stato metito di Fichte elevare ‘il finito a fondamen «Fichte & stato, percid, colui che ha portato a com- pimento Ia filosofia in una delle sue’ direzioni, ciot in“quella in cui essa & riflessione sulla possibilita del finito »®, (B.da notare, di passaggio, l'uso del ter- mine « riflessione ». E noto che con esso Schelling denotava Pastrarre, il separare un elemento dalla unita o totalitd di cui & parte. L’idealismo di Fichte, © Werke cit, TIE, p. 10. 81 pertanto, il prodotto della riflessione, non era ancora piena e autentica filosofia"',) Il merito di Fichte, angus, al riguardo era stato cosi grande e definitivo, che, se pet la filosofia non ci fossero stati pitt alti problemi, nessun’altra filosofia avrebbe potuto sus- istere al di fuori © al di sopra di quella fichtiana. {I limitarsi di Kane alla sola esperienza e Vaver Fichte ritrovato il principio. nel finito implicavano Ja scis- sione tra finito ¢ infinito con la conseguente nullifi- azione, ben visibile in Fichte, del finito stesso. Contro’ Kant e Fichte, a Schelling appariva molto pit) solida Ia posizione di Spinoza che, pur con le Contraddizioni proprie del: realismo, aveva assimilato Pati positivi del materialismo — identith di anima f¢ corpo — ¢ del dualisno — riconoscimento_del- Vinfinito (pensiero) ¢-della sua opposizione al finito Lo spinozismo, concludeva. Schelling, «& pereid in questa linea del progresso 1a vera sintesi il sistema pid alto, a cui il realismo pud in gene- tale pervenire » 8. La storia della flosofia presentava, allors, due direzioni: Puna, per cost dire, regres- siva, culminata in Fichte, che aveva negato il finito proprio perché aveva tentato’ di assolutizzarlo, € Yaltra progressiva, che era stata espressa da Spinoza ¢ che Schelling voleva perfezionare correggendo in 11 In questo senso Scheling, nella importansisima «do gt a te Slag, en ase tai Tes spare non & Pasar roan, qualche Se: Co apere cegduiont, chy 20 dovese dominate de ene eee rcbbe ad ura dele tante scence (ud ies, eae la oe spc, pe etl To eonosc, Soe ta | moa con gual Fidelio Wene et peice Fone. sea neces, Tal mer che Siren a con tat gi avers he bet ha snore sono, Hah Jamo su di me eet, slcen, dato che io 00 Sut aereemro, anche se Ella con ttt probity $0"2 GP Se? B"G cua sopea che ton tov falco il Sub sisterna, dacché esso & una parte necessaria e integrante del Se sa ee A Naaouds Il pro Selling, Sanson, Breage 1393 pp. 176, 172) Fverke fe, ME, pT 2 Senso idelistico Ia sua impostazione ingenuamente realistica: Il realismo nasce in. generale da un rovesciamento della vera ¢ originaria relazione, che @ questa: Tideale senz’altro Vassoluto_prius del reale (ma non un ideale, al quale di nuovo si contrapponga un reale, benst Pideale come tale etc.); Tideale ha Tassoluta priori sul reale zon. secondo il'tempo, bens) secondo la natura. Lo spit nozismo rovescia tale felazione [..] Lo spinozismo 0, generale, il compiuto realismo & Superiore a tutti gli altci sistemi subordinati di questa cost come della sfera per il fatto che ess0: almeno procede sino all'assoluto, alfinfinito-e lo riconosce ‘come il vero essere, unico reale, sebbene determini questo ancora come un essere ®, + Se,:dungue, Kant aveva tanto allontanato Tin- finito dal nit da trsformatlo nell chimerien cose in sé e-Fichte aveva cancellato Vinfinito sostituen- lo con il fit che, in quanto scsso dallinfit, si annientava ‘col suo: stesso porsi, il problema, se- condo Schelling, era quello de Tapani con Sj noza, le. idee centrali del materilismo’ (la unit assoluta dell universo) e del dualismo (il riconosci- mento dell'infinito nella sua opposizione al finito) ¢ procedete, al di li dei limiti realistici dello spino- zismo_stotico, alPaffermazione immanentistica del. Tinfinito. ‘Tale immanenza era appunto P’Assoluto quale era concepito dalla filosofia della identitd ¢ che, tecnicamente, pud essere espresso cost come Jo esprimeva Schelling nella gid ricordata lettera a Fichte del 3 ottobre 1801: «T'inseparabile coessere del finito con linfinito » *, Nella filosofia teoretica coessere di finito e infinito vale come ‘Gindividaazione e-si sviluppa. nella teoria ela limitazione. Si pone, infatti, che «I'autoco- scienza (Io) 2 una lotta ‘di attivitt assolutamente 2 Ibi, po, 279, Appendice 2 Massoto, It primo Schelling cit, p. 171. 8% contrapposte. L’una, che va originariamente all'in- finito, sari da noi chiamata Ia reale, obbiettiva, li- rmitabile, Paltra; ciot Ja tendenza a intuirsi in quella infiniti, ‘si dira Ia ideale, subbiettiva, illimitabile » *. Percid, « il compito della filosofia teoretica: spiegare Videalita del limite, 2 = a quello di spiegare come anche Vattivita ideale, finora ammessa come illimi tabile, possa venit limitata » %. Il senso del principio del coessere cra che non ci pud essere cilettivo © ftutentico finito. se non come individuo ossia come pprocesso infinito di finitizzazione dell’infinito o in- finito superamento del finito dato. La rivendicazione dellnfinito contro Kant e Fichte, da parte di Schel- ling, era fatta in funzione del finito altrimenti per- duto, se separato dall’infinito, piuttosto che in fun- zione dell'infinito stesso. Cid distingueva, in modo fermo, la posizione di Schelling da quella dei romen- tici dal cui spiritualism, del resto, egli era gid aj pparso assai diverso quando, un anno prima del Si Stenra, aveva pubblicato la: materialistica Professione ai fede epicurea di Heinz Widerpost. L'essere il ito valorizzato come individuo, essere, | quindi, sso ricompreso in un rapporto originario d’identit’a con Finfinito determinava la primalits delle categorie i relazione: « originariamente non ve 1’@ altra al- Finfuori di queste » ", onde il principio del coessere di finito € infinito (c, con esso, Ia filosofia. delliden- tita), metodologicamente interpretato, significava Ia impossibilita di conoscere alcunché, determinatamente ¢ individualmente, prescindendo dalle relazioni alle quali si trova unito. ‘Prima di chiudere il discorso sulla filosofia teo- retica del Sistema, la cui idea era ripresa in’ ter mini di volgatizzazione nel Bruno, occorte fare an- ora due brevi considerazioni. La prima & che I'As- 1S Scrmnuise, Sistema dellidealisma trascendentale city p. 70, (Werke city Il, p. 398). 18 Ivi, Be TL (Werke cit, Hl, p. 399). 149 (Werke cit, Ii, p. 477). 84 soluto schellinghiano era pieno e non vuoto, totalitd tutto in sé comprendente: Cid permetteva a Schelling di mantenete PAssoluto’ a livello della ragione, di identificarlo anzi con Ia ragione stessa, e di ammet. tere una proficua collaborazione tra scienza & filo- sofia, difendendosi in ogni caso dal fideismo e' dal misticismo...Di, qui. si motivava la critica a Fichte, costretto nella Destinazione dell’uomo, come osser- vava Schelling nella lettera del 3 ottobre 1801, «a trasferite lo speculativo [...] nella sfera della’ cre- denza, della quale a mio’ parere’non pud esservi uestione in filosofia cos) come in geometria >". Tl trasfetimento nella sfera della fede era In conseguenza del fatto che, per Fichte, ’Assoluto non «2 essere, né sapere, né identit’ 0 ‘indifferenza dei due, ma = proprio l’Assoluto.,.Ogni altra parola ® un di pit »:”, Schelling, insomma, aveva capito molto bene che alla vuotezza' dell’Assoluto non possono corrispondere che Ja mistificazione come assoluto di qualcosa di condizionato o il salto mortale della ragione nella fede™. Cid, come si & accennato, & importante per avere definitivamente chiara la misura della distanza che intercorreva tra Schelling e Fichte, da una parte Schelling ei romantici, dallalera. . ___La seconda considerazione & che Vindividuo schel- linghiano @ duplicemente limitato. C’t una limita, ione di carattere generale ¢ un'altra specifica, onde ciascun individuo & .determinato in una maniera unica ¢ irripetibile. essere io limitato in generale, segue immediatamente dalle tendons dello a Sivetas Saguto se stoage |a limitazione in genere dunque spiegabile; ma la Ii- mitazione in genere lascia pienamente hibera’ quella. de: terminata, pur nascendo entrambe con un solo ¢ nede- % Appendice a Massoto, It primo Scbelling cit, a felts lato Shing aie 85 simo atto.-Queste due citcostanze prese insieme, cio he la limitszione determinata non pud venire determi rata dalla limitaxione in generale, e che tatavia nasce insieie con questa.e’con un. atto’ unico, fanno st che trea aia il lao incomprensibile ¢ inesplicabile della losofia#, Schelling voleva dite che nell'individuo sono ‘da distinguere, benché -strettamente connessi_e simul: taney due’ piani di limitazione, Puno razionale © Valtro irtazionale, Si comprende che I'Io debba eé- sere limitato, ma non si comprende perché debbaes- serl6 proprio in un certo determinato modo ¢ non in un altro, «Invero, se 2 certo che io sono limitato in generale, debbo esserlo in maniera, determinata, fe questa determinatezza deve andare allinfinito, que- sta determinatezza che va allinfinito forma tutta Ja mia individualiti; dunque Tinesplicabile non & il fatto, che io sia limitato in maniera determinata, ma Ja maniera di questa limitazione medesima »™. La ’ della imitmione, che oa pub essere jiegata come viene spiegata la limitazione stess fenerle, costituisce’ lo specifico esistenziale, unico ¢ ~ [fripetibile, di ciascun individuo. Pur non potendo comprendetlo, 2 importante, tuttavia, e necessatio che Ta filosofia Jo: riconosca includa nel proprio orizzonte. Questo motivo esistenziale ¢ irrazions- Iistico ‘viet sempre a Schelling di concludere in forme di ermetico ¢ astratto razionalismo. Gid nella sesta delle Lettere flosofiche aveva detto che i sistemi flosofici derivano da. princpi nati da un'anticipasione della decisione pratica, da af- Jermazioni prolettiche, legate alla, soggettivith est- stente € unica del singolo filosofo, Analogamente, alla fine della sua carriera speculativa, con Ia cosid- opp. 823 ‘a ‘Sistema, eee trascendentale Se AE Se MS nei io. 6 86 detta ‘ filosofia positiva ’, sostenne, come ‘vedreimo, Ja inriducibilith dellesistente.reale ‘alla .essenza -e” al concetto. B in questa costante esistenziale dello Schel- Ting che bisogna ricercare — lo abbiamo gid accen- nato — Ia spiegazione del Iungo conllitto ideologico che, a un dato momento, divise per sempre il filo- sofo dal vecchio compagno di. studi Hegel e, insieme, le pit remote origini della tradizione esistencialistica europea avviata formalmente, e in funzione antihege- liana, da Kierkegaard, uditore di Schelling a Ber- Tino~al tempo. della esposizione della * flosofia po- sitiva’. o La filosofia pratica del Sistenca era, per un verso, Vapprofondimento .della teoria. della individuazione proposta dalla filosofia teoretica ¢, per Valtto, la 1i- presa di temi accennati alcuni anni prima, nella Nuova deduzione del diritto naturale, nel Programma’e, in- fine, nell'Allgemeine Uebersiche del 1798, La idea della teoria della individuazione era.che -I'To come individuo & possibile solo in virtt di una relazione 0 coessere di finito.e infnito. La filosofia pratica con solidava tale prospettiva, analizzando Ia struttura re- lazionale dell'To sotto il profilo della relazione del soggetto intelligente con se stesso, della relazione del soggetto con pli altri soggetti e della relazione del soggetto con il mondo. Il Jéhning puntualizza la it tera storia trascendentale dell’autocoscienza schellin- ghiana nella esigenza dell’accordo dell'uomo con Ia natura, dell'individuo col destino ¢ dell'uomo con se'stesso™. I problemi del volere, del diritto © della politica ¢ della storia cadevano néll'orizzonte di que- ste direzioni relazional. Il passaggio dal livello.teorético a quello pratico & segnato dall’assoluto elevarsi della intelligenza al di sopra dellobiettivo®. Tale elevarsi & 'autodeter- Jaime, Scbelling cit, pp. 231 sea. 2 Scusiuino, Sistema dellidealismo trascendentale cit, P. 203 (Werke elt, II, p. 332). 87 minazione della intelligenza o volere. L'To volente & produttivo. Ma, secondo i canoni dell’idealismo tta- scendentale, anche P'fo conoscente Jo &. La differenza & che I'lo pratico & determinante non solo di se stesso, ‘ma pure per se stesso, onde ess0 « nella filosofia pra tica & opposto, come ideale, non al reale, bens) al- ideale e al reale insieme, ma appunto per questo &, non pitt ideale, ma idealizzante. Ma per Ia stessa ogione per cui all'lo ideale ¢ reale insieme, ciot -producente, ne @ opposto uno idealizzante, ill primo Evnella filosofia pratica, ,non pitt intuente, cio® i ‘conscio, ma producente ‘con coscieriza, ciot realiz- zante », In conseguenza del diretto intervento, nella produzione dello, della coscienza, « qui dunque comincia per e380 un ‘mondo tutto nuovo, che da {questo punto in poi andra all’infnito. Tl primo mondo, se cost & permesso di esprimersi, ciot quello sorto mediante I'inconscio produrre, cade ora con Ia sua corigine quasi al di 7, ietro della coscienza »”. Va potato il tichiamo alla nascita di. un « mondo ‘tutto nuovo », con cut coincide Vavyento della pratca sul teoretica. La idealizzazione &.il progetto di determi- nati fini da realizzare nel futuro, sostituendo con obiettivi voluti cid che, nella sfera teoretica, accade fon ritmo di un fare quasi meccanico. Si potrebbe dire che, con il volere, la intelligenza umana si, qua lifca nel suo specfico mano e probabilmente Schel- ling metteva cosl a frutto Ia lezione dello scritto fic chtiano sulla Rivendicazione della liberta di pensiero della quale era stato, negli anni passati, un entusia- stico Hettore. «La possibilita di pensare liberamente 2 ls differenza caratteristica fra Vintelletto umano © Tintelletto degli animali», aveva detto Fichte. ‘Anche in quest'ultimo vi sono. rappresentazioni, le ‘quali, perd, si susseguono necessariamente ¢ I'una pro- Guce’Valten come, in una macchina, wn movimento pro- UL, p. 337). IT, p. 537). 88 dace necessatiamente un altro movimento. Nella possi- tii Gt reitereattvamene « gusto devo Mewes doll'associazione delle idee, in cui lo spirito si conduce soltanto passivamente, di conferite, per propria forza, se- condo il proprio libero arbitrio, una determinata dire: Hone all sznioe delle prpiie Kee, cose ta sx rorita » € quanto pity uno operon’, tanto pit &'uomo™ aa Se il proprio del volere & il dar vita a un mondo del tutto. nuovo, quali sono le condizioni della sua esplicazione? Nella Nuove deduzione, scritto occasio- nale di filosofia giutidica del 1796,’ Schelling aveva impostato il problema del limite, considerando le resistenze che Vuomo trova, nella natura, al dispie- gamento della sua forza fisica e, da parte degli altri uuomini, nell’esercizio della liberti, «Dove la mia forza morale trova resistenza, 18 non vi pud essere pit natura. ‘Tremante ammutolisco.. Ecco l'umanita! mj si grida contro, non mi & pitt permesso di andare avanti »®, Gli « altri » sono il termine di riferimento necessatio della pratica, « Quando sento limitata Ia mia liberta, riconosco che non sono solo nel mondo morale, ¢ varie esperienze di liberti limitata mi apprendono che io mi trovo in un regno di esseri, moral, ai quali tutti compete Ja stessa libert3 illi- nitata’» ®, La rivelazione degli altri, dunque, avviene sul terreno della liberti ¢ gli altri certifcano il limite intrinseco all'To. L’To, nel quadro globale della filosofia teoretica ¢ della filosofia pratica, risulta de- finito dalla limitazione generale, da quella della sua singolare individuazione e, infine, dalla libertd altrui che fa st che Po non possa mai volere tutto. ma dlebba sempre e soltanto volere qualcose. Alla luce «og i Rt tl i i aon Top ee ee a ee nella edizione delle Lettere filosofiche. : » p. 107 (Werke cit, I, p. 174), 89 coal. della individuazione come delle premesse post dalla Nuova deduzione si pud cortettamente inter: pretare T'apparentemente astrusa II’ proposizione della filosofia pratica del Sistema: « L'atto dell’auto- determinazione, o il libero. operare delVintelligenza su di se steisa, non & spiegabile se non con Voperare determinato di un’intelligenza fuori di essa >, Alla negativitt della mia autodeterminazione cortisponde a. positivita dell’agire altrui, st che il gioco delle libertd & il sistema delle relszioni positivornegative delle: reciproche determinazioni individuali. tuizione della mis In, servigio delfriginaria’ auto: , questa libera attivith pud esser posta solo uantitativamente, cio solo entro limitazioni, Timitazioni Te quali, perché Pattivitd,& libera ¢ conscia, sono possi. bili solo per opera di intelligence fuori di me; pet modo! che io’ negli influssi delle intelligenze su dime non vedo alteo che it origins della mia propria individual, ce-dovrei intuili, anche se: effettivamente non ci fossero altre intelligenze fuori di me. Che io nondimeno, benché le altre intelligenze sian poste solo per via di negazioni di me, debba riconoscerle come esistenti in maniera jr- dipendente di me, non. si_meraviglier\.alcuno, il. quale consideri che questa relazione & del tutto reciproca, fon v2 essere ragionevole che possa, conservatsi,come tale, 8 non col riconoscimento di altri come tali®. ‘A parte. gli evidenti influssi kantiani, visibili’ par- ticolarmente 1A dove Pessere razionale fatto coinci- dete col riconoscimento degli altri come tal, questo ultimo passo del Sistema & notevole, perché mete in chiaro come Schelling affermasse Ja esistenza in- dipendente degli altri © li altri non riducesse a ‘mere rappresentazioni dell'To, Anzi, agli altri con Ja loro autonoma esistenza spetta di’ garantire anche Jn «oggettivita » del mondo, « Solo per il fatto, che vi sono inteligenze fuori di me, i mondo diviene 4 Sistema dell ideatomo troscendentale cit, pe 211 (Wer- be ct, I, p31) 1 St nc tm, 90, per'me obbiettivo in generale »®. Ogni filosofia ‘che, ‘come. la schellinghiana, identifichi Ja propria teoreti. ith con Ia ricerca delle condizioni di possibilita della individuazione, ha da fronteggiare il pericolo di una caduta nel solipsismo, Schelling, perd, fu attento a salvare il, principio. dellTo sia difendendolo, Io ve- demmo, dalla errata assolutizzazione del finito, che invece univa’. strutturalmente con Vinfinito, sia at- tuandolo ‘nella: dinamica di relazioni intersoggettive necessarie al punto che solo attraverso gli altri Po pud giungere alla: piena coscienza e autocoscienza, La conclusione di Schelling, vero coronamento della filosofia teoretica © della filosofia pratica del Sistema, era esplicita: Segue anche di per sé da quanto si-8 detto finora, ‘che un essere razionale isolato non, solamente non po. trebbe giungere alla coscienza della libert’, ma neppure alla coscienza del mondo obiettivo, come tale; che adun- ue solo delle intelligenze fuori dellindividuo e una Esante reciprociti di azione eon esse compiano Tin- tera coscienza con tutte le sue determinazioni Questo era anche un modo di tispondete ai pro- blemi che la filosofia tedesca dell'ultimo Settecento aveva posto, sappiamo, soprattutto nei riguardi delle aporie della ‘Critica kantiana e nondimeno sotto certe suagestioni della stessa dottrina kantiana quale era formulata nella Critica del Giudizio. Eta un modo di risolvere la difficolta del separatismo criticistico, ancora intellettualistico ¢ cartesiano nel fondo, un modo di fondere insieme natura e coscienza senza, tuttavia, scivolare negli eccessi del razionalismo ¢ senza ‘dimenticare il processo attraverso il quale In coscienza si costituisceé a partire dallinconscio, un modo, infine, di uscire dal dualismo di teoretico ¢ pratico approdando a una pitt profonda e indivisibile 2 i, p. 226 (Werke cit, I, p. 555). 3 Tui, p. 228 (Werke city 11, pp. 3367). a1 solidatietd. e compromissione della coscienza indivi duale col mondo. naturale ¢ col mondo degli spi solidarieta e comprensione che permettevano di spie- gare Ie grandi questioni della filosofia, restando a un livello di plausibilita razionale enon facendo ti- corso ai concetti, che derivavano dalla tradizione teo- Jogica o dal razionalismo leibniziano ed erano comuni perfino a un certo illuminismo e che Schelling gi dicava « affatto incomprensibili », quali « il comune foco delle intelligenze, o il creatore e Yordinatore uniforme di esse » ®, Pit: in particolare, nei confronti del maggiore tentativo esperito per superare i punti morti del criticismo, quello fichtiano, il disegno del Sistema delVidealismo trascendentale (e, con €ss0, lla: filosofia della natura) non si esauriva nell tegrare 1a éoggettivith con oggetto, ché veniva pro- posta. una concezione nuova della stessa oggettivita, onde ‘Toggetto non era pitt Ia mera negazione del soggetto, un puro dato inerte ¢ passivo, ma qualcosa di-ben ‘diverso, una maniera d'essere della stessa soggettivit’ cosl’ come, cortispondentemente, Ia sog- gettivita diventava una maniera d'essere dell’ogget Tutto questo significava, a onta di.taluni residui di cequivocita, la idea che Schelling elaborava dell’Asso- luto e che Fichte, nel corso della polemica destinata ad allontanare definitivamente uno dallaltro i due filosofi, aveva rifiutato o si era ostinato a intendere in termini astratti, come sussistente al di 18. dell’es- sere ¢ della coscienza, tale che per esso non valevano pil gli argomenti della ragione, bensl, come si vide, quelli della fede, di una fede’ non. soltanto pratica ma pure feoretiea, contro la quale Schelling aveva gid preso posizione criticando i teologi di Tubinga il loro tentativo di conciliare teologia, superstizione ¢ criticismo *. . 216 (Werke cit, TT, p. 544), sione della intesa polemica FichteSchelling, ri permetto i timandare al mio libro Interpretaxione di 92. -Questi. presupposti davano Porientamento su tz luni problemi di specifica filosofia morale quale, primo fra tutti, quello della possibiliti di conferire esistenza reale ‘all'szione prodotta dal volere. Biso- gnava uscire dalPalternativa Kant-Fichte, ché, con il criticism, si restava fermi al dualismo alla etero- genciti di mondo morale ¢ mondo fisico e non si poteva spiegare il passaggio dellazione dalluno al- altro e, con, Pidealismo, Ia riduzione della natura 4 rappresentazione toglieva all’azione il campo della sua effettiva realizzabiliti, Il principio della identita continuiti organica di natura e coscienza sembrava cowviare alle difficoltd delValternativa cost come sem- brava dar conto del nascere stesso del volere, solle- citato dallapertura ‘infinita’ del ‘ fnito’, onde, da un Jato, si determina con Ia mediazione’ dellideale come prodotto della inmaginazione, che appunto oscilla tra finito e infinito, Ia « tendenza a trasfor- mare T'obbietto, com'esso &, nell’obbietto, come do- vrebbe essere» ¢, dall’altro, «il fenomeno del’ ar- bitrio non si pud pensare se non come un assoluto volere, il quale apparisce nei limiti della finita, ed & percid una sempre risorgente rivelazione dell’asso- lato volere in noi». La filosofia morale, come Ia pensava Schelling, era‘il dramma della libertd quale tapporto del volere con il mondo oggettivo. Il volere deve dirigersi a un oggetto esterno, ricordava la terza proposizione della filosofia, pratica, la libert& infinita deve realizzatsi, ma non lo pud se non accettando le condizioni ‘finite’ del mondo naturale, dal_mo- mento che « una cosa, per cui non possano venir date Je condizioni nella natura, dev’essere semplicemente impossibile »®. La realizzazione ‘finita’ della liberth Sebling, vol T, Libra Scintien Eaivice,-Naplt 1 S24. ell 995%, 3 Scicuume, Sistema dllidedtsono trascendentae cit p. 231 (Werke eit, TE, p. 359) a % Tui, po 249 (Werke de, TT, p. 377 D243 (Werke eit, Wl: p. 371. B on 2 la sua negazione. Percid, Ia libertt; per Ja essenza infinita, deve conttapporsi alla propria negazione € superaria verso una ulteriore realizzazione. Ma il pto- blema della filosofia morale era anche il problema del corpo «come organo immediato delbattiviti libera e diretta allesterno » ®, Lo stretto collegamento, che cosi si poneva, tra Ja funzionalita della liberti ¢ del voleze, ossia dellautocoscienza ai suoi pitt alti liveli, ¢ la natura in generale ¢ il corpo in particolare indi- cava come’ Schelling intendesse risolvere i problemi sui quali la Critica della ragion pratica aveva, per tima, richiamata T'attenzione, pur se, insoddisfacente Fosse la soluzione datane da Kant con il tcorso alla rigida distinzione tra fenomeno sensibile € cosa in sé intelligible. Nella prospettiva del riconoscimento, dell’affer- azione e della difesa dellindividuo e del gioco delle liberta erano teorizzate, nella parte finale della f- Tosofia pratica del Sistema, Ia concezione giutidics- politica ‘e la concezione della storia. Si ® avanti cordato come, nella Nuova deduzione, Schelling in- dicasse nella resistenza dagli altri opposta alla espan- sione della forza morale personale il fondamento del limite di ciascuno. La situazione teoretica della: Nuova deduzione exa la seguente: Si poneva la esigenza di realizzare, il pit possibile, Ia propria personal i dividuale. « Sii! »: in questo imperativo, con il quale si era conclusa Ia IX Lettera filosofica, Schelling aveva identificato la esigenza essenziale del criticismo. Essere se stessi era il comando della morale, che era ribadito ai § 3 della Nuova deduzione: « Sil! nel pit alto signifcato della parola, cessa di essere fenomeno; tendi a divenize un essere in sé!» ®. Nel linguaggio 9 Iv, p. 242 (Werke cit, ML, p. 570), 41 Sttefbe interessante un puntale eonfronto tra i I neament di flosofs morale comenvtt nel Sitems schallin- Thao e la Crifea delle rpion pratice, sopratsto nla parte fdigta alls « Delocidsrlone een». Scuntume, Lettere Horofebe ct, p. 104 (Werke ct, Lp.tm. 4 tutto kantiano Schelling: manifestava 1a esigenza del- Yautonomia come essenza della morale, Ma Puniver- saliti della morale richiedeva che essa si integrasse con Vetica: «Se noi pensiamo che tutti gli esseri morali tendono ad affermare Ia propria individualita », era detto al § 29 della Nuova deduzione, « questo generale tendere di tutti gli-esseri morali verso Ia individualita in generale deve allora limitare Ia denza i opi sngol verso I individual empirca jin modo che Ja tendenza empirica di. tutti gli altri possa coesistere insieme con la sua »®, Considerata in’ se stessa, la’ morale, quale rivendicazione della personaliti individuale, & unilaterale e astratta fino a quando non si-ponga il problema del riconoscimento della eguale pretesa altrui ad essere autonomi: « Qui noi -passiamo dal campo della morale a quello del: Yetica. La morale in genere pone. un comando, che presuppone un regno di esseri morali e, garantisce Ja individualita di tutti gli individui_ mediante -| csigenza che. pone all’individuo » *. Lretica. presidi Vaccordo delle. liberta,..impedendo che Pesercizio della liberti di uno renda impossibili 1a liberti e Ta personalit’ degli altri. « Il problema di ogni etica & dungue questo: mantenere a liberti delPindividuo mediante Ia libert’ generale, la volonti individuale mediante. quella ‘generale » 8, E importante notare che Schelling espressamente escludeva qualsivoglia dipendenza della volonta-iadividuale rispetto a quella generale e viceversa, Per’ lui dovevano essere con cetti reciproci: Solo per il fatto che Ia volonti individuale ¢ Ia vor ont generale diventano concetti reciproci, io. soddisfo Ja condizione sotto Ia quale soltanto ha luogo un comando ctico. To non devo agire come tutti gli altel agiscono; bensi, come io agisco, devono agire tutti gli altri, Ma © Wi, p. IML (Werke ct, Lp. 176). | bb. 18, © Is, pp. 113-4 (Werke cit, Fp. 177). 95 alfinché rutti-gli altsi agiscano come fo agisco, fo. devo agive come tutti gli altri possono agire [4.1 # La realti invincibile dell'individuo e 1a patifica- zione ideale di tutti gli individui, onde si escludeva € che Pindividuo potesse sottomettere a sé gli altei e che gli altti (al limite, la societ’) potessero sopraf- fare Vindividuo, implicavano, in Schelling, la nega- ione dello Stato quale potenza sovrapposta ed estra- nea agli individui. I frammento del 1796, Pro- gramma sistematico dell’idealismo tedesco, nato, a uanto pare, da colloqui del filosofo col poeta Hl- derlin ¢ in cui emergevano i motivi libertari comuni_ a buona parte della giovane intellettuaita tedesca di fine Settecento, esplicitamente addossava allo Stato la colpa di « trattare uomini liberi come ruote’ di tuna macchina », -onde bisognava farlo « cessare », € prociamava «Passoluta Iberti di tutti gli spirit, che portano in sé il mondo intellettuale ¢ che non possono cercare né Dio né la immortalita fuori di sé», Con la Nuova deduzione ¢ con il Programna, Schelling si era portato su posizioni assai avanzate del pensiero politico europeo ¢ a tale orientamento avevano variamente contribuito Ventusiasmo per la Rivoluzione francese, il pronunciato Iaicismo esploso nella polemica contro Ia teologia di Tubinga, Ja in- fluenza di Rousseau (nella Nuova deduzione si parla di «volonta generale ») © le lezioni di Kant e di Fichte assimilate nel loro significato pit profondo. Era questo 'anarchismo del giovane Schelling, com’ stato chiamato, anarchismo, perd, nel senso mig] del termine: Si trattava dell’autonomia personale ele- vata a principio morale e politico, unita tuttavia al riconoscimento della liberta altrui, dellalerui volont di autonomia, Percid, Ia morale ‘si completava nel- Tretica ¢ Petiea aveva nella morale il suo presupposto. 4 Ivi, p. 115 (Werke city I, p. 178). 4 Briefe cit. pp. 69-70. 96 Ma come realizzare Vetica? Come assicurare Ja reci- prociti di volont’ individuale e volonta generale, che esigeva una effettiva limitazione della individuali empirica di tutti, perché nessun nuocesse agli altri fe in ciascuno potesse compiersi V'imperativo della morale? Come, in altre parole, Ja limitazione della liberi poteva avvenire senza che Ia liberta stessa ve- nisse compromessa e distrutta? La salvaguardia della TibertA pur nella Jimitazione della libertd la Nuova deduzione affidava al diritto, il cui uffcio, nelloriz- zonte dell’etica, era appunto quello di impedite Ja soppressione: della fornra del volere o liberta, ren- dendo opera della liberti Ja stessa limitazione della libertd. Significativi, al riguardo, alcuni paragrafi della Nuova deduzione. 'Ad ¢5.: To sottometto Ia materia del mio volere alla volonti generale solo in quanto la materia della volontd generale E condizionata dalla forma del mio volete *; [...] Io ho, nei riguardi della volonti generale, un diritto sulla in- dividualita del volere, anche secondo fa materia, in quanto affermi_la individualita del mio volere secondo Ia for- ma; [.n] non solo io posso in generale, ma posso futto id per cui affermo Ix individualita del mio volere, io ho un dirito a ogy azione per cui io salvo Ja individualita del mio volere®; — infine — [.,.) & esigenza della ragione che cid, che & fisico, sia determinato dalle legat morali ¢ ‘ogni forea naturale ‘sia in collegamento con'la moralitt. Dunque il diritto naturale conduce necessariamente a nuovo problema, quello di rendere la forza fisica dellin- dividuo identica’a quella morale del dirito, ossia al pro- bblema di una condicione, nella quale dala parte del diritto si trovi sempre ancbe la potenza fisica®, La teoria giuridica della Nuova deduzione, po- nendo T'accento sull'individuo ¢ sulla ittinunciabilica 4 Lettereflosofche cit, p- 195 (Werke ct, I, pp. 189- “oui, p. 139 (Werke eit, I, p- 192) B. 151 (Werke eit, p. 199). Pp. 15738 (Werke eit, T, p. 203). ” 190), della liberta quale forma del volere, aveva, in so- stanza, anticipato i pid grossi temi della filosofia trascendentale. C’ individualiti solo Ia dove si ha determinazione del volere mediante Ia liberti® ¢, quando si sopprima in se stessi la forma del volere, si cessa di essere individui ¢ si diventa un oggetto per gli altri®: erano queste le tesi conclusive della Nuova deduzione, che In filosofia teoretica e quella pratica del Sistema riprendevano in un contesto or- ganico ¢ nel quadto metafisico pitt'ampio dischiuso dalla filosofia della natura nel frattempo maturata, La pregnanza della teoria giuridica pud spiegare per- ché, nella flosofia pratien del Sistema, si annettesse tanta importanza alla costituzione giuridiea da: farne Ta guida ideale del processo stotico. Stabilito che la liberti individuale, essendo «quanto vi & di pit: sacro », non pud essere abban- donata ai’ capricci del caso, & necessario che inter- venga «la comzione di una legge infrangibile » per Ja quale « dev'esser reso impossible che nella reciproca azione di tutti sia tolta Ja libert’ dell'indi # E questa Ja « seconda natura », Ia costituzione giuri- dca che, pur avendo il carattere di una legge natu- ale, a°differenza di quelle imperanti nella natura , sta «in servigio della liberth » 8. Schelling, in. tal modo, interpretava Pautonoma consistenza del. Tordinamento giuridico. che, una’ volta’ costituito, ‘opera, per cost dire, meccanicamente. I! dominio del principio di libertd. individuale, nella filosofia schellinghiana,- era cost decisivo che sa si preoccupava non solamente di garantizlo con il dititto, ma pure di realizzare, nella’ mat funzionalmente libera, lo stesso ordinamento. git dico, sia impiantandolo sulla base della divisione dei 2 vi, p. 156 (Werke cit, T, p. 202). 8 Tbide. » 2) p. 254 (Were ), Sri! Bs 255" (Werke cit, Mp. 583). 98 poteri (Iegislativo, esecutivo e giudiziario), giusta Ja teoria del Montesquieu, sia reclamando la formazione di un aeropago internazionale destinato a dirimere, pacificamente e giuridicamente, le controversic tra ali Stati. Non sfuggiva, difatt, allo Schelling che i conflitti armati provocano, all’interno degli Stati, Ia emergenza del potere esecutivo sugli altri con la conseguente alterazione dell'equilibrio costituzionale indi, con Ia crisi della libert’ individuale. zione gitridica universale, di uno Stato degli Stati, era una tipica utopia raziona- listica, almeno in quei tempi. Gii Kant se ne era fatto banditore nella VII Tesi della sua Idea di una storia universale dal punto di vista cosmopelitico % Anche Kant era salito dal riconoscimento della costi- tuzione giuridica come difesa della libert’ individuale alfaffermazione della necessiti di una comuniti su- perstatale a strutturazione giuridica per garantire Ja libertd. dei singoli Stati e, in questa, 1a libert’ dei singoli cittadini, Si trattava di uscite dallo stato éslege di barbaric ed entrare in una federazione di popoli, nella quale ogni Stato, anche il pitt piccolo, possa.sperare la propria sicureza ¢ Ia tutela dei propri diritti non dalle proprie forze 0 dalle proptie % Anche nella Critica del Giudisio, Kant aveva toccato: a cates ple Gite da Sindy Kem ar sate pers Sats Th aguagienss pti gees ge fgets page pl omy sa Se Le pe mance om em le a mcentaneng are Mgr, dene peel per gli clementi meno neces della coltura, Ja scienza € pect ceny me prone Se ole, 8 Sree ere tes aite a amr et me DP ih Pa da ses Sta eas as, Ci dl ade grad ery Kees Be 108, SU xc ohm exe sine Scene, tere, compat fe fl Soy Ae as aE Ses tals at eccneupemanals| 99 valutazioni giuridiche, ma solo da questa grande federa- ¢ di popoli, da tuna forza collettiva e dalla delibe- razione secondo leggi della volont comune™. E, come Kant aveva proposto nell'VII Tesi, anche Schelling faceva della costituzione giuridi universale la ragione conduttrice di fondo della storia. Per questo alla storia era assegnato un ideale limi razionale. Su un tessuto concettuale assai pit) denso € ‘complesso, il Sistema, da questo lato, riprendeva il motivo dispirazione kantiana utilizaato nella dis- sertazione scolastica del 1792 sul peccato originale, secondo cui il fine ultimo della storia doveva essere il ritomo di tutte Te cose umane, depurate dalla sen- sibilita, sotto Pimpero della ragione ®, L'impero della ragione si concretava, nel Sistema, come spinta verso Ja federazione mondiale ¢ lo stabilimento di una costituzione giuridica universale, che abolisse Ia guerra ¢ dove trovasse soluzione il problema finale della Nuova deduzione, il far stare sempre anche la po- tenza fisica dalla parte del dititto. Il problema filosofico della storia, tuttavia, Schel- ling se lo era posto per Ja prima volta ed espressa- mente, nell’Allgemeine Uebersicht (Rassegna gene- rale) del 1798 e alla domanda, se fosse possibile una scienza della storia modellabile sulla scienza della natura, aveva risposto negativamente. Schelling anti- cipava’cosi Ia questione che, alla fine dell'Ottocento, avrebbe posto la filosofia tedesca sulla distinzione tra scienza della natura ¢ scienze dello spitito. Una scienza della storia’ assimilabile alla scienza naturale cera, secondo Schelling, impossibile perché il suo og- getto & cid che non si ripete e sfugge alla regolacith di un meccanismo. In quanto conoscenza dellacca- duto, Ia storia non si pud costruire apriori: deta storia « det ei rae 1956, » Werke cit, I, pp. 389. 31, Kae, Sr politic e di fl aint ee Sane EAS Pe ist, 2 Scuru 100 | Alfuomo Ia sia storia non & disegnata in anticipo, ‘pli pud e deve farsi la sua storia; infatti questo appunto Bil carattere dell'vomo, che-la sua storia, seppure debba ‘essere, in prospettiva pratics, conforme a un piano, non ud futtavia, appunto per questo, esserlo in prospettiva teoretica La distinzione tra la possiblitd della storia come piano pratico e Vimpossibiliti della storia come piano teoretico era importante: in tal modo si salvava Ja razionaliti del concreto operare storico, a livello ap- punto praticondividuale, senza per questo. sotto: mettere Vintero processo ‘storico alla disciplina mec- ccanica di leggi apriori, che avrebbe distrutto il carat- tere di noviti degli eventi storici ¢, soprattutto, negato il principio che: « l'vomo pud e deve farsi la sua storia ». La imprevedibilita dell’accadere storico ‘con Ja connessa impossibilita che esso si ponga come scienza di tipo naturalistico. dipende dal fatto. che Ja storia & ‘opera della nostra limitatezza.’Se noi infatti avessimo adempiuto a tutto intero. il nostro compito ¢ realizzato TAssoluto, allora por ogni singolo e per tutta intera la specie non si darebbe altra legge che quella della sua compiuta natura, tutta Ja storia cost cesserebbe; di qui il sentimento della nofa, che immancabilmente si accom- agra gent rappeseniazione di unasota condivone Se Ia storia fosse agita da esseri del tutto 10 nali enon da uomini finiti, essa sarebbe noiosa non meno di quei lavori teatrali.o di quclle opere lette- rarie i cui attori sono esseri perfetti o uomini ideali © angeli, Per gli stessi motivi, ‘se noi ponessimo un Assoluto fuori di noi, per Iui_ non ‘potrebbe esserei alcuna storia, Ia nostra storia sarebbe 2 Iwi, p. 394, Tui, pp. 3967. 101 ione, ea liberti, che faceva balenaré ai. nostri occhi il felice sogno della nostra limitatezza, sa- rebbe, per tiguardo a questo essere (che non conosciamo), tuna fertea necessith. Pereid non ve nel dogmatismo alcuna Tberti, ma soltanto fatalismo, e reciprocamente, Ia filo- sofia, che muove dalla liberta, sopprime ogni assoluto fuori di noi“, Tali riflessioni sulla storia armonizzavano assai, bene con Vorientamento che aveva ispirato lo Schelling sia nelle Lettere filosofiche che nella Nuova dedu- zione ¢ nel Progranma ¢ la negazione dell’Assoluto «fuori di noi» non sientrava soltanto nel quadro ttiticistico 0 laicstico delle Lettere e del Progranma © nella ‘rivendicazione, propria della Nuova dedu- ione, dei diritti delPindividuo e della sua liberti, ma servivano pure a preparare il concetto: del « coes- sere di finito e infinito », il principio della identiti che 2 il presupposto teorico diretto della concezione della storia presentata nel Sistema. Infatti, alla con- ferma della tesi dell"Allgemeine Uebersicht’ si aggiun- eva, nel Sistema, In considerazione che di stot rnon si pud parlare nemmeno quindo manchi_qualsi- voglia determinazione legislativa. Non merita il nome di storia, osservava Schelling, «cid che 2 assolutamente privo di legge, o una serie di avvenimenti senza scopo ed intenzione, e che soltanto la liberti ¢ la legalita congiunte insieme, o il graduale realizzarsi di un ideale, non mai totalmente perduto, da parte di un'intera’ specie di esseri, costituisce il proprio ella storia »*, Il riflesso del principio di identiti sulla concezione della storia appariva la dove si pro- spettava come essenaiale alla determinazione dello specifico storico uno scopo, una intenaione, un ideale da perseguire a livello non meramente personale, bensi collettivo. L'ideale rappresentava elemento # Is, p. 397, © Sistema delVidealismo trascendentale cit, p. 261 (Wer- ity IT, p. 590). 102 (infinito) di trascendenza del finito cost come « I'in- tera’ specie: d’esseri » era il piano della intersoggct- tivith fuori del quale nessuna prassi,. tanto meno quella storica,-era possibile. La legee, che integrava Ja fiberta, era Ja necessiti che Pindividuo successive cominéi da dove ha cessato chi lo ha preceduto, Ia Jegge era Ja continuiti degli uomi tempo, in- somma la tradizione. Anche qui la individualita, che Schelling teorizzava, non era il finito astratto, ha il finito’ concreto nelle sue rclazioni: Ia relaione con T'ideale, Ia relazione con gli altri, le relazioni temporali..Su queste ultime conviene indugiare, per- ché un decennio pitt tardi_esse diventarono il'tema di una grande opera del filosofo, restata purtroppo incompiuta, Die Weltater (Le eta del-mondo). ‘Com’s pensabile Ia storia? Questa era Ja domanda che la filosofia trascendentale ‘sollevava.sull’oggetto “ storia’. La risposta non poteva essere, trascendental- ‘mente, che « tutta la storia passata non & posta per ‘ognuno se non mediante Ja sua coscienza »®. La soluzione idealistica era, perd, subito corretta in ‘senso realistico: Lu] nessuna coscienza individuale potrebbe esser po- sta con tutte le sue determinazioni, con cui & posta, ¢ che successivamente le occorrono, s¢ tutta Ia storia non fosse passata [..] Questa detetminata individualitt pre- suppone questa determinata etX di questo carattere, di ‘questo progresso nella civltd, ecc.; ma untetd siffatta non & possibile senza tutta Ia storia passata, Se la coscienza individuale attuale era il_ punto di partenza delin ricostruzione © del riconoscimento della storia passata, Ia storia passata, fuéta Ja storia passata, attraverso la sua influenza ¢ Je sue media- zioni, era cid senza di cui’ la coscienza attuale non avrebbe potuto costituirsi ed essere il luogo della © Wi, p. 262 (Werke cit, TE, p. 390) Told. 103 presa di coscienza del passito- Ma Ia individualith storica, secondo Schelling, era definita non solamente dalla storia passata, ma’ anche dalla possibilita di create una nuova storia, un futu Ln] non si pud ottenere un’esistenza nélla storia per il fatto, che si 8 un semplice prodotto intellettuale, 0 un semplice membro intermedio, attraverso il quale, come per semplice mezzo, la civiltt’acquisita dal passato si trasmette alla posterit, senza che si sia per se stessi causa di un nuovo avvenireS, La individualita. storica, pertanto, valeva quale nodo di relazioni temporali’e veniva qualificata non solamente da come Ja condizionava il passato ma pure da come poteva progettare un futuro, Il principio di identit’ operava, inoltre, in fun- zione del problema riguardante sia il rapporto tra Je azioni soggettivamente compiute da ciascuno € il risultato finale, obiettivo, di queste stesse azioni sovente diverso da quanto ciascuno si era inizial- ‘mente proposto sia il costituisi, come per un'armonia prestabilita, di qualcosa di oggettivo attraverso il gioco delle’ diverse libert’. A guardare a storia fuori da questo principio, c'era il rischio, secondo Schel- ling, di cadere alternativamente 0 nel fatalismo, che era il sistema del destino oscuro, 0 nell’ateismo, che era il sistema anarchico della liberti senza legge. La filosofia della storia, garantita dal principio di iden- tita, voleva essere ‘un «sistema della provvidenza, ict Ia religione nell'unico vero senso della parola » Si trattava ancora del coinvolgimento dellinfinito nel finito, onde Schelling poteva dire che Ja stotia nel suo complesso 2 una rivelazione dell'Asso- Tuto, continua ¢ gradatamente svolgentesi [...] la storia medesima @ una rivelazione, non mai giunta al suo ter- 6 Is, p. 265 (Werke ety TH, p. 590. enh Bap (ere Ge IB dane 104 | ; sine di quell Assluto, che in servigio della coscenza, jungue anche e solo in servigio del fenomeno, si scinde nel “cont, ‘elon, at Ibero ¢ nelfintwen ma pur nello splendore inaccessibile in cui dimora, Tetemna identicd e Peterno fondamento. dellarmonia, tra Tuno ¢ Taltro®, I grandioso alfresco di filosofia della storia, che Schelling delineava, facendo della. storia una infnita teofania, in. cui Vinfinito restare incompiuto di. Dio cra In condizione della infnita possibilita di liber delluomo — di quella liber umana_ senza della quale wneanche eglisarcbbe » — redlizzava, nello Sfondo\ della teoia della idenvti, una. singolate. sin tesi di motivi herdeifani e lessinghian (In storia come fivelarione ‘di Dio ¢ la rivelazione divina come in finitamente progressiva) con motivi kantiani (Io scopo finale della storia @ la universale costituzione_giuti ica) e motivi spinozisni (Ia considerarione. di ogni intelligenca come parte integtante di Dio)®. Esso mostrava, inoltre, il profilarsi ¢ Paccentuarsi di un interesse e di un signifcato religiosi che, pur. man- tenendosi ben lontani da concessioni all’istituzionali- smo confessionale, cominciavano a preparaze quello che all storie ej critid del pensiro’ schellinghiano hanno hiamato la « avolta verso la: teosofia » e che bbe il suo. primo fondamentale documento. nello.scritto del 1804, Filosofia e religione. Sul valore culturale © politico, oltre che intrinsecamente flosoico, del- Trattegsiamento religiso di Schelling si tooner’ ‘nel ptossimo capitolo. iB insistito, sin dal principio di questo lavoro, sulla importanan che, per la, formazione della filo. Sofia schellinghiana, ebbe la Critica del Gindizio. La teoria della identita, chi Ja osserviattentamente © Isi pp. 2745 (Werke city Ti p, 603) oR Pais vente cus it, pony © et ia radice invstbile cut tute Je intligenze ton sora se non‘ poteme Cu1> (Wh pr 272) Werke cs TL, p. 600). 105 nelle sue intramature logiche essenziali, appate come la esplicitazione e il rigoroso approfondimento della prospettiva della Critica del Gindizio®, Della terza Critica Kantiana un concetto fu particolarmente usato allo Schelling nel Sistema: quello di teleologia. La filosofia della pratica, culminando nelle dotttine dello Stato ¢ della storia, realizzava il concetto propo- nendo come meta finale ¢ ideale della vita politica ¢ storica la costituzione giuridica universale. Kant, intanto, aveva parlato di telcologia anche in un senso piti vasto, quando si era chiesto quale potesse essere «Jo scopo finale dellesistenza d'un mondo » e aveva tisposto che il mondo esiste per 'uomo, perché 'uomo compia la propria destinazione morale”. La teleo- logia kantiana era la dimostrazione dell’essere il mondo naturale fatto in modo che Puomo vi possa dispie- gare a sua capaciti morale. .In termini analoghi Schelling interpretava Ia -teleologia: [..] non si potrebbe intendere, come mai sia possi- vai ot este mene, come pa i pou mezzo di una cosciente e libera attiviti, se nel mondo, prima ancora che diventi obbietto di un consapevole ‘operate, gid in forza di quelloriginaria identith tra Tat- tivitd inconscia e Ja conscia, non fosse posta la tecetti- vith per siffatto operate”. Nella Critica del Gindizio il discorso sulla teleo- logia era associato al discorso sulla estetica. Anche se la «critica del giudizio estetico » precedeva Ia _" Su talune diferenze fodamentall dllopera di Schel- ling sispeo alla Crifeg del Giadite (opratents Spare sto dela nosione. di dislewiea), ved W. Founstat Sar Netuphiosopbie Sebllng, in Natu piosophie wor det Spec fulton ar Wissnsca, “Akademie Ne, Ben 130, po. 1ST se BESS, City det Gnd diy. 320 cretui, Sitema dellidelsns’ irascendentle cit p. 278 (Werke eh, Th, 606) (rtcendnile Gea 106 «critica del givdizio tcleologico », in realtd In se- cconda eta il presupposto ideale della prima. La no- ‘ione di teleologia implicava accordo, armonia, ciot ‘quanto concorre a determinare la qualita estetica. Un iter concettuale presso a poco identico conduceva lo Schelling a fondare sull’analisi della teleologia natu- tale, onde Ja natura, pur retta dal meccanicismo cieco, appare nondimeno un prodotto teleologico, Ia flosofia dell’arte. I prodotto artistico era visto da Schelling come sintesi di natura ¢ libert, risultando esso dalla com- binazione di elementi inconsci (natura) € consci (li- bert2). In consonanza con le tendenze dell’epoca, al Timite-tra Sturm und Drang, neoclassicismo e roman- icismo; 1o Schelling privilegiava Ja figura e Vopera delPartista al quale era dischiuso Paccesso ai livelli pit profondi della realta impediti, invece, agli altri uuomini, perfino allo scienziato. A’ Kant, a Herder, a Schiller e a Goethe particolarmente to Schelling ‘era debitore per Ia rivendicazione del carattere ori- ginariamente naturale del talento. artistico. L’opera @arte era il prodotto del genio, « oscura incognita potenza, Ia quale all'opera imperfetta della liberti aggiunge il compiuto ¢ lobbiettivo »”, Filtrando la idea estetica attraverso Ja severa disciplina filosofica, Schelling. temperava Visrazionalismo, che . accompa- gnava allora molte manifestazioni 0 teorizzazioni del ‘genio artistico, e, ponendo il genio al di sopra del- Trattivita. inconscia, e di‘ quella conscia, di cui era la identiti, riconosceva, nel fatto artistico, Ja com- presenza di arte, ossia cid che « viene esercitato con coscienza, ponderazione e riflessione, cid che si pud anche ingegnare e imparare, ed ottenere con I'aiuto della tradizione e coll’esercizio proprio »*, ¢ poesia, ossia «cid che non si pud imparare, né ottenere col- 1,5, 616, ‘aes Hh p. Gia). 2 Wi, p. 288 (Werke 3 Tl, pp. 2901 Werke 107 Tesercizio 0 in altro modo, ma pud essere solamente innato per libero dono ‘della natura». Il canone della. estetica schellinghiana,’cosi intimamente legato alla logica della identiti, che gia nella teoria della storia aveva unito libertd e legge, era la indivisibilita di dato naturale ¢ intervento intellettuale, di sponta neita creativa ed esercizio rillessivo, era, in breve, Pappartenenza della produzione attistica’ almonds delfintelligenza ¢ della ragione ¢ non soltanto del gentimento, della emovione o della intuzione.pre- logic L..J In poesia, anche quando & innata, senza Tarte fa nascere dei prodotti quasi morti, dai quali nessun in. ‘egno umano pud ricevere diletto, e i quali, a causa della ieca forza che opera nel loro “interno, tespingono da s€ ogni giudizio © persino Vintuizione. $i pud viceversa aspetate che’ resea a-qualeosa piuttosto Yarte senza la poesia che 1a poesia senza Parte ®, Espressione dellinfinito nel fnito, in quanto Bef- tezza, Yopera d’arte rappresentava il recupero della natura sul piano della coscienza, benché si trattasse di un recupero mediato da tutti i livelli di sviluppo che differenziano Ja natura come tale dalla coscienza propriamente detta e dalle sue produzioni. Si pud anche dire’ che Schelling capiva perfettamente che, Per quanto ingenua voglia,ritenersi o Ia si ritenga, opera artistica & pur sempre opera.di cultura, in cui il «crudo» (naturale) non @ mai. tale-da non risultare, in definitiva, « cotto » (intellettualmente) in qualche modo. Questo’ problema, che faceva. di- stinguere categorialmente Popera estetica da qualun: que prodotto naturale, era adombrato dal disconosei- 3 Ivi, p. 291 (Werke cit. II, p. 618). 2 Bae ie ale ES. san sce at ai mrad gle St Soe pelea a tol las i ile dice ee sagane, stones dl ob go c ney Rie EPL ESegsaet eee tle 108 nto schellinghiano della bellezza quale attributo necessatio della produzione naturale, La belleza na- turale pud essere, cos) giudicava Schelling, soltanto casuale: Indi risulta di per sé che cosa debba riteneisi del- inition della natura come principio dellarte, pach, ten lungi che Ia natura, bella per mero caso, dia Ja re- gola allarte, piuttosto cid che Tarte produce nella sua erfezione & prineipio © norma per Ja valutazione della Paez narutle”. In tale pienezza dell'arte, alla quale si riconosceva Ia capaci unica di rappresentare Tinfinito nel fe nito — e si.trattava di rappresentazione sensi mente ilevante e, peri, ynversalmente ¢ realmente partecipabile —," bisogna cercare Ia spiegazione di quella sorta d’apoteosi del fatto artistico con cui Schelling chiuse il Sistema, elevando arte a organo della filosofia. Se In. filosofia doveva puntare alla fdentita, al’Assoluto che, comprendendole tutte, stava al di IX delle opposizioni ¢ delle contraddizioni della natura e della liberta, dell'uomo e della storia, nulla pitt delParte poteva assolvere a una funzione’ erme- feutica nei confronti della filosofia: «[..J Varte & per il filosofo quanto vi ha di pit alto, dove in ‘eterna e ofiginaria unione arde come in una fiamma quello che nella natura ¢ nella storia & separato, © Guello che nella vita e nellazione, come nel pensiero, deve fuggite sé ctemamente »”. Questa posizione, 4 cui approdava il Sistema, in realtd si era formata i Wer 7 Sistema dellidealsno trascendentle itp, 299 ke ct Gesto conceto veone chatto ulterior et oat Gicoro eal 1907; af Accademia dt omco, sulle I figura, ove at ielieya che Torte. fone niione Aa Bata eterna 0, de model csc, prché Tuo, ". Kant aveva voluto Provare la impossibi- 4g Sulla centralid e desisvith dellsttia nel pens Ei Sselng, ceTunwno, Selig. Die Kamar‘ Ser Bik ‘Sita, Briefe ce, p. 70. © Works de, lita di. spiegare-il sensibile e il meceanicismo con il sensibile e il meccanicismo stesso € s'era servito del simbolismo delle «cose in sé» che, come tutte le formazioni simboliche, risultavano contraddittorie nel tentativo di esporre’ Vincondizionato.attraverso il condizionato ¢ di rendere finito Vinfinito®, Lravvertimento, dunque, della necessit’ di dare 4 al filosofare un supporto estetico era maturato, nello Schelling, agli inizi della sua speculazione e doveva approfondirsi man mano che si_precisavano, nella sua mente, il concetto e Ja funzione della filosofia. Se oggetto della filosofia, cost come stabiliva il Si- 1 stenra, doveva essere Ja pura identit’ originatia, I'as- | solutamente semplice ¢ libero, « che non si pud com: prendere © comunicare per via di descrizione, rion sopra tutto per via di concetti»*, non poteva ba- stare Fintelletto ordinario, 1a cui competenza &: ri- stretta “al derivato ¢ allfestraneato, ma occotreva quello « speciale atio dell'intelletto », di cui aveva parlato.Kant nella Critica della ragion pura, occorreva il «sentire» che, quale pura soggettivith del sen- timento, il Kant’ della Critica del Giudizio aveva fatto organo della rilessione sulla struttura finali- stica della natura, Per questo, nel Sistema, organo della filosofia diventava Ia intuitione intellettuale. Ma la intuizione intellettuale, in quanto puro ato filo- sofico, & interna, soggettiva, non pud pretendere alla universalita obbiettiva. Cid che Ja obbiettiva & una seconda intuizione, In intuizione « estetica ». Ora se Varte sola 2 quella, a cui riesce di rendere obbiettivo con valore universale quanto «il filosofo non ud rappresentare che subbiettivamente, 2 da aspettarsi che la filosofi, com’? stata prodotta ¢ nutrita dalla pocsia nelPinfanzia'del sapere, e con essa tutte, quelle Scienze, che per mezzo suo vengono recate alla perfezione, © Ii, pp. 32950. 8 Sieh Zabideationo tacendetale ce, p. 299 (er fe ct, Thy p. 625. ut | una volta giunte alla loro pienezza, come altrettanti fumi Hitorneranno a quelluniversale oceano della poesia, da cui erano uscite S, Ma il ritorno dalle scienze alla poesia doveva essere mediato da una nuova mitologia, espressa non pitt da un solo poeta, bensl da una intera «nuova stitpe >. Il problema di questa nuova mitologia, pen- sava Schelling, avrebbe avuto soluzione « solo. dai faturi destini del mondo ¢ dal corso ulteriore della storia »®. Veniva cost, alla conclusione del Sistema, Hipreso il motivo del Programma, il motivo’ della vento di una nuova mitologia, della mitologia razi nale, coincidente con Ia fine della vecchia filosofia, con il rovesciamento della metafisica in morale, con il predominio della iden di bellezza, con il compi- mento della libert’, della eguaglianza e della unit fra tutti gli uomini, infine con il pieno sviluppo, non pit contrastato, di ‘tutte Je forze sia del singolo che di tutti gli individui. Cid voleva dire che il Sistema & pi in generale, Ja intera filosofia della identita jYaleva, nei propositi di Schelling, come T'annuncio | filosofico di una nuova epoca, di una nuova umanith | € di una nuova cultura caratterizzata dal consapevole | flow, stetiamente’ mediato, al semplice e al- ‘immediato. ~~ Nel fatto che Ja intuizione estetica eta in grado di trascendere, trascendentalmente, nella obbiettivita, i limiti subbiettivi della intuizione intellettuale filo: sofica, Schelling vedeva, infine, la supetioriti del. Tarte sulla filosofia, ché, conduttrici entrambe del. Tuomo alla veriti, fa filosofia vi poteva portare sol. ~ tanto un « frammento dell'uomo >, mentce Parte por. tava «Tuomo intero, com'egli &...>". Per questa atte, il Sistema inquadrava in un contesto di pit mature e:rigorose giustficazioni teoretiche Ia. iden & Tui, p. 302 (Werke cit,, I, p. 629). % Thien. 1 Wvi, p. 303 (Werke cit, II, p, 630). 2 schilleriana del recupero delluomo intero sue contro Vuomorparte®. Nella prospettiva estetica finale del Sistema, Pavwento della nuova mitologia razionale coi suoi significai filosofici, ctici e politici, e In ticosti- tuzione a unith delluomo diviso ed estraneato app rivano come i. due momenti, strettamente connessi di-un medesimo destino storico™. Nellideale dell’« uomo intero ». si_riassumeva, quasi negli stesi termini eticoestetici del Programma del 1795, il senso della filosofia della identiti come filosofa’ della organicitd, della relazione strutturale ¢ dialettica, onde mulla — né ideale né reale, né in- finito né finito, né Dio né Natura — pud essere isolato ¢ valere per se stesso, La identiti era indubbiamente un principio teoretico nel quale,’ perd, si riflettevano tanto una esigenza di armonia quanto una rivendi- cazione di verith. La unita di bellezza ¢ veri, teo- rizzata espressamente dal Bruno, se serviva, secondo uno stile tipicamente romantico, ad avvicinate il com- t0 del filosofo a quello del poeta (¢ reciprocamente), significava anche che, come Parmonia, cost anche la verita non pud costituirsi se non orgenicamente, col a et ge rene aa ee Saas are mepatchy aad 2 agro La" Hloeis deline akee Sane cel eet ce tiene rd Sgurative e etetase ale qual fo Shang ine Lettere sulla educazione 3, concorso di tutte le parti € non con Paffermazione unilaterale di qualcosa che imponga il sacrificio di tutto il resto. Dal punto di vista stotico, Ia filosofia della identiti voleva conseguentemente fungere quale tisoluzione delle classiche antinomie di materialismo € intellettualismo, realismo e idealismo. Ciascuna di tali parziali posizioni fu prodotta, a giudizio di Schel- Jing, dalla violenza separatrice esercitata contro lar. monia e la vetita, pur contenendo in sé elementi indispensabili alla definizione dell'armonia e della ve- ith. Cosi, il matetialismo 2 falso, se espunge dalla materia Ie forme, ma & vero il materialism. che in: corpora le forme nella matetia, In materia rendendo vivente ¢ creatrice, in quanto « in tutte le cose forma © materia sono necessariamente una sola cosa»® ¢ «vero Dio & quello, fuori del quale la natura non esiste € vera natura 2 quella, fuori della quale Dio rion cB >". I Bruno fu Ia’ esposizione di questo tmaterialismo vero, in cui il principio delPassoluto realismo di tipo spinoziano era, reinterpretato libe- rato idealisticamente dalle conttaddizioni in cui Spi noza, secondo Schelling, era restato prigioniero: « né Vinfinito né il finito sono qualcosa in sé © indipen- dente dal nostro distinguerli, Poiché nessuno di essi & in sé, ma ciascuno & cid che @ soltanto grazie al suo essere contrapposto, noi non possiamo posporre Tuno alfaltro 0, sopprimerlo per amore dell’altro » *. U concreto 0 Assoluto & Ja unita di finito e infinito, di quantiti e qualita, di differenza e indifferenza, Gid che rompe la unith assoluta del concreto & Ia ~Mostra_riflessione. Liintellettualismo, non diversa- mente che" falso matetialismo, nasce dalla ipostasi del. prodotto della nostra riflessione ¢ vive dello scambio del concreto con Pastratto. Forma di intel. Tettualismo @ il falso idealismo, quello di Fichte, che 14 contrappone:la coscienza alla realti, idealismo coincide con il vero matetialismo nel con. cepire Je forme intrinseche alla materia. La identita di materia ¢ forma, cost come veniva teorizzata dalla filosofia organicistica -di Schelling, era Ia identita di finito infinito, onde il finito non & cid che sta fuori dell'infinito, Ia sua negazione (nel senso platonico 0 nel senso fichtiano). II finito, invece, & cid per cui T'infinito pud essere (realmente) ed es- sere pensato (idealmente): infinito finito sono in un Mitsein, in un coessere, sono anzi Mitsein, coessere. In relazione al complesso sfondo culturale, da cui emergeva la filosofia schellinghiana e che abbiamo sommariamente delineato nel Capitolo I, a filosofa della identita assolveva a un compito non solamente tecnicorfilosofico, ma pure politico-culturale. Essa, in- fati, se, da una parte, mirava alla liquidazione tanto del ‘naturalismo meccanicistico quanto del trascen- dentalismo formalistco, dall’atrs, progettava il di- segno di una filosofia nazionale tedesca, ricostituita ¢ consolidata nella sua originalita ¢ riscattata, percid, da ogni soggezione alle culture francese ¢ inglese, delle quali I'Illuminismo era il prodotto pit recente, Liacrimonia antilluministica, che serpeggia in diversi sctitti schellinghiani, traeva: motivo dalla scelta po- litico-culturale in senso nazionale fatta dal filosofo, si che Ia filosofia della identiti assumeva.anche, da tun Jato, il significato di un’opzione politica ben pre- cisa ¢, dallaltro, la funzione di.un altrettantode- terminato modello culturale. Nel breve scritto del 1811, Sulla essenza della scienza tedesca, Schelling, Fiproponendo lo schema della filosofia della identita, rivalutd apertamente il filone filosofico genuinamente germanico — Keplero, Boehme, Leibniz, Hamann — vantandone il carattere antidvalistico,” antimeccani- cistico € antiatomistico ¢.la capaciti di superare, a livello etico e politico, le conseguenze della tradi- vione cattesiana e illuministica consistenti nell'assolu- tizzazione del singolo implicante tanto la elevazione us a diritto naturale dell'egoismo, su cui s"impianta lo Stato come mera forza meccanica ed estrinseca, quanto Ja riduzione della virti: ad affare privato con Ja con. nessa scissione tra uomo privato e uomo pubblico. Nel quadro della funzionalizzazione politico-cul- turale € dell'uso polemico antilluministico del prin- ipio di identita particolare rilievo hanno le Lesion? sul metodo dello studio accademico, che Schelling tenne, alla universitd di Jena, nella estate del 1802. Le quattordici Lezion# sono anche il solo testo schel- linghiano di diretto interesse pedagogico. I! tema di fondo eta il: grande problema, che proprio tra Sette € Ottocento si poneva per la prima volta, della uniti del sapere da recuperare attraverso le sempre ere- scenti’ moltiplicazione e specializzazione delle scienze. Le scienze, sempre pi specializzate, tendono a chiu- dersi in se stesse, a farsi sempre pit autonome, col eticolo di sostituite la parte al tutto ¢ di smarcire senso della totaliti in cui sono ricomprese ¢ da cui ricevono valore scientifico, dal momento che scienza ud esserci solo nella e attraverso la connessione delle arti col tutto, dellndividuale con Puniversale, «Dalla capacita ‘di guardare tutto », sctiveva Schel- ling, « anche il singolo sapere, nella’connessione con Foriginario © con Puno, dipende se nella singola scienza si lavora con spirito e con quella pit alta ispirazione, che si chiama genio scieatifico »”. Muovendo dalla semplice ma fondimentale idea che scienza & unit (dinamica) di patticolare e uni- versale, le Lezioni distinguevano in ogni: sapere duc lati, quello sorico © quiello formule, Al primo cor risponde Vapprendere, con il secondo Ia scienza s'im- medesima con I'arte. Bisogna apprendere, ma per in- ventare il nuovo: Impara per nessun altro scopo che per create a tua volta. Soltanto con questa divina eapacita della. produ: % Ii, p. 239, 116 ‘eri uomini, senza di essa solamente una mac- china messa su con mediocre saviezza. Colui che col me- ddesimo pid alto impulso, col quale Vartista da una rozza materia ricava Vimmagine della sua anima e della propria invenzione, non’ ha portato tale capacit’ alla perfetta ela. borazione delle idee nella sua scienza in tutti i lati ¢ parti fino alla perfetta uniti con Pidea originatia, non ha affatto penetrata*, Il che voleva dire che Popera dello scienziato & atto creativo che vive nella tensione tra passato futuro, tra Ia scienza qual & di fatto e Ia idea della perfetta scientificth come idea di uniti © totait’. Ma tale idea & Voggetto specifico della filosofia in quanto scienza dell’Assoluto. In questo senso Schel- ling chiariva il suo modo d’intendere il rapporto tra scienze © filosofia e dichiarava che ogni scienza sintesi di elemento filosofico ed. elemento storico*, La copertura che Ia flosofia era chiamata.a dare al lavoro scientifico valeva, dal punto di vista. schel- linghiano, non solo come garanzia epistemologica della indefinita progressione delle scienze verso la sempre pit adeguata realizzazione di se stesse, ma pure quale ulteriore ‘argomento antilluministico ¢, per converso, come rivendicazione della superiorit’ del pensicro ‘tedesco. Liilluminismo, infatti, Pilluminismo francese specialmente, veniva visto come lo sposses- samento della ragione, a pro delfintelletto, quale guida della filosofia e della vita umana in generale. Si dovrd ammettere che nessuna nazione & andata tanto avanti in questa elevazione di un intlletto rario- cinante sulla ragione quanto la francese [...] Appunto quella nazione, che, eccezion fatta di alcuni pochi in Vidui nei primi tempi (ai quali per® non va imputata aleuna influenza sugliavvenimenti politic: posteriori) in ressun'epoca, almeno in quella precedente 1a rivoluzione, chbe filosofi, fu quella che dette V'esempio di un rivol 3 vi, p. 263. % Twi, p. 329. 17 rata canto da cro onare con To stesso spit de ittuoso, con cui suecessivamente & tornata a nuove forme della schiavieh %, ie illuminismo appariva « vuotezea di idee » ed cusato indirettamente di aver provocato gli si tivoluzionari ¢ il ritorno alla tirannide, Ma nel giudizio di condanna delflluminismo, del quale tuttavia, nonostante tutto, aveva assimilate aleuni mo. non sccondari, lo Schelling inglobava il rifiuto Winter mondo borghese incapace, per i suoi limit, di ticostituire Ia perduta unit’ delluomo con gli alte] € con se stesso, Il mondo borghese era, per Schel- ling, il regno dell'utile e utile era trovato impo. fente a costruite sia una filosofia che uno Stato. Osni vero legame, che unisce cose 0 uomini, deve essere un legame divino, cid tale che in e550 ogni mem, bro @ libero, perché ciascuno vuole soltanto Tincondizio: nato. Se Ja flosofia dovesse render grande una nazione, essa sarebbe quella che & tutta nelle idee, che non fan. tastiea sul godimento 0 non pone in prima linea amore per I vita, ma insepna la venerasione per Ia morte ynon anatomizza psicologicamente le vitti dei grand! ca, ratteri, La funzione politico-culturale delle Lezioni eta trasparente nel costante abbinamento dei problemi della flosofia e dello Stato, onde Ja impossibilita della filosofia in una cultura governata dalVintelletto eta riportata alla impossibiliti di elevare uno Stato or ganicamente efficiente sulle basi del solo egoismo ¢ lel rapporto meramente meccanico e viceversa. Nel Sistema del 1804 questa tesi sari espressamente riaffermata: Gib che lo Stato & obiettivamente, & subiettivamente — non Ia scienza dell Gilosofia — a la Blosole see & vi, pp. 28041 Wi, pe 282. 18 come godimento armonico e partecipazione a ogni. bene ¢ bellezza in una vita pubblica [ ragione: a co- struzione cosmica = La filosofia: io Stato. La filosofia in questo senso & lo scopo di ogni scienza della filosofia, sebbene anche Ja filosofia possa vivere solo nei limiti della scienza e soltanto come scienza, non in se stessa; fino a quando manchi della vita pubblica nella quale po: tuebbe rispecchiatsi, La filosofia — che non @ pitt mera scienza, ma diventa vita — @ eid che Platone chiama politéuein, Ja vita con ¢ in una totalitd etica%, In proposito bisogna aggiungere che dalle Lezioni del 1802 al Sistema del 1804, Schelling venne cla- horando una filosofia politica incentrata sulla idea dello Stato nazionale di cultura. La cultura nazionale, lo spitito della nazione erano il « legame divino » al quale Schelling attribuiva il potere di unire-i cittadini fra di loro e allo Stato in modo non fittzio, meccanico ed estrinseco, benst profondo ed autentico, Il rapporto che, nel Sistema del 1800, era. stato veduto, sotto manifeste suggestioni kantiane, a livello meramente giutidico, era ora radicalizzato alla. luce del principio, biologico ed etico insieme, della na- vione e della cultura nazionale, Nell'interptetazione della scienza come atto crea- tivo si rispecchiava il concetto della natura come forza permanentemente produttiva e vitaliti, che. Ia filosofia della natura aveva, sin dal principio, opposto al meccanicismo della vecchia filosofia e che Ja filo- sofia della identiti, sviluppando la filosofia della. na- tura, aveva mantenuto fermo, A tale interpretazione si collegavano Je intuizioni pedagogiche pid felici delle Lezioni: lo studio accademico come liberazione dalla fede cicca ed addestramento al giudicare. da se stessi; liberta del ¢ nel processo educativo, che non deve avere limiti che non siano quegli stessi inerenti allattivita scientifica; autonomia della scienza anche nei riguardi dello Stato, che non pud atten- % Werke cit, TIE, p. 506, 119 dersi che In scienza dia gli effetti voluti, se non Ja si consideri essa stessa un fine € non solamente un mezzo; metodo geneticosstorico dellinsegnare ¢ del. Vapprendere: non bisogna tanto mostrare ¢ ‘appren- dete i risultati della scienza quanto il metodo attra- verso il quale si & pervenuti ad essi; lo studio seen, demico come educazione scientifica, educazione clot alla ricerca alla invenzione di cid che non & ancora dato, ha da essere preceduto da uno studio prepar totio basato sulla educazione ¢ Pesercizio della me. sul sapere storico-lologico, che fornisce la conoscenza del git dato e del gi fatto”. Ma il Punto pedagogicamente, e non solo pedagogicamente, pitt interessante delle Lexioni era Ia energica riven: dicazione della individualita creatrice, che non si atresta al dato, ma immagina il nuovo, € non ri- spetta solo le regole stabilite ma ne inventa sempre di nuove. Per Ja difesa del potere individuale’ di creazione Schelling, come reclamava la indipendenza della ‘scienza da ogni autorita e dallo Stato e la liberta della educazione, cost non esitava a riffutare la ragione di tipo intellettualistico © a toccare i li- miti dellrrazionalismo. Anche per questo illumi. nismo era posto sotto accusa per la sua tendenza alla uniformita, all’appiattimento generale, al « sanculot. tismo >, alla pretesa di spiegare le grandi opere dell'arte, della religione e della filosofia solo me: diante « grossolane illusioni psicologiche » e le co- ‘muni leggi della natura, onde si cercava « di subor. dlinare tutto, nell'vomo, a-una connessione causdle, di non ammettere nulla, che venisse immediatamente dall’Assoluto 0 Essere, disprezzando ‘con cid ogni cosa alta e straordinaria »™. La forza di immagina- zione, il genio rappresentano Ia prevalenza divuna forza dello spirito sulle altre © attestano, quindi, Ia Presenza di uno squilibrio, di una malattia che sono, Werke cits TH, pp. 250 sag. 1 Tvi, p. 293. ° 120 invece, abortiti dall'uomo razionale, ordinato,_ sci pito «pet il quale tutto 2 in piacevole equtlono € percid in perfetta salute >, IL migliore e pit efficace commento a questa tesi fondamentale delle Lezioni fu dato, forse,_dallo stesso Schelling nel gid ricordato scritto Sulla es- senza della scienza tedesca, dove si proseguiva lo stesso filone ideologico delle Lezion’ ¢ dove molto netta era Ia contrapposizione tra la filosofia tedesca, organicistica © intenzionalmente -etichettata come « metalisica >, ¢ Ia filosofia meccanicistica (di estra- zione cartesiana ¢ illuministica): ¢ nella umaniti non & alcun necessario principio di iso satilnen pel quale ill molteplice si fonda in gait ¢ di nvovo uni e realiza nel meltplic, s¢ la alta, per la quale ogni altra & e accade, Ia personal del Singolo, alle imposible volte ve- ramente per il tutto ¢ Ja legge della dottrina morale di aise nel sentiment ello spirito del ttto & da nx lere.¢ adempiere solo in senso negativo, ossia come ton are sall'che conta conf volonta del tutto, se mai ne possa avere una. Tutte Ie virtd allora sono o i tipo puramente negative o possono manifestarsi pa- timenti solo in modo negativo; tutto il valore dell'uomo consiste nella limitazione, che egli simpone per tiguardo sgl lt, nonin ed che’ egli pe gl als comple: viet che possino svilupparsi ed esprimersi soltanto nella con- dizione di una vita pubblica © comune, non si troyano iby ma solo vir dll vita privat. Anche Jo Stato crede di poter privarsi div simili virtd, cost come di fora vinglate alVinterng Co] a peieta, mectani: azione di tutti i talenti, di ogni storia e istituzione & ul Jo scopo pit alto, Tutto deve esere nerssrio nell Stato, non come in un’opera divina tutto & necessario, Tsp. 204 wo fo eb che di sho e di pande & at fatto net mondo, ‘noi possiamo chiamare metafsica nel si ato pit caer ests rel senena,h sen Op meats i seca ° IV, p. 385). 12 * ma come in una macchina in dello stimolo esterno i, form dlls conslone © Accanto al tema, che git. sappi gals . wppiamo, della neces. ith di passare da una concezione privatistica ¢ bor. hese a una, per cost die, pubbltstica della vist Gy, fatto questo riguard, ‘polemical. Schelling ntiana non meno di qu i mente borghese ¢ illuminstiea), To seduo det Pes csaltava, pi di quanto non avessero fatto le opere precedenti, la fondamentaliti dellindividuo, elie personaliti individuale quale fonte unica, singols inripetibile, di cteazione spitituale, Cid dava urn ino tivazione ancora pitt rigorosa “alla critica del_mec- canicismo © dello Stato. borghese. Opni meceanismo — infatti — annulla la indivi 1a, sntamente dient non coe ha sid per esso- gat cosa grande ¢ divina, perd, accade sempre GRediante il mitacolo, cio non segue dalle legs genet fells natura, benst solo dalla legge e dalla sange del lindividuo. Vennientamento della individualitt ¢ Tertce famento di uno Stato non-metafisico, formate. Serplicemente: meceanico =" '* Formato in modo IV. LA LiperTA TI 1803 Schelling veniva chiamato sore ordinario di filosofa alla univers teva Wirzburg. Il periodo jenense, straordinariamente in- fenso dal. punto di vista della. produzione filosoica ¢ etteratia, era stato anche costellato da numercce polemiche. Il deterioramento dei rapporti con Tichee era stato solo un episodio, per quanto importante, 1 Is, p. 387, 18 Tei b. 388, 122 ‘Ma sempre pitt difficili erano diventati anche i rap- porti_con il gruppo che faceva capo alla « Litera turzeitung ». Il tema delle discussioni era principal- mente Ia filosofia della natura, che veniva accusata ssere una grave deviazione dallorientamento che cera stato impresso ai problemi della conoscenza da Kant, Ln diseusion ert res ancora pit aspra. dol sviluppi, che sia- Schelling che un gruppo di suoi illo davano della flcsoke della nefora nel campo della medicina. Schelling e il suo amico e seguace Réschlaub erano: messi sotto accusa per il modo lealistico’ di trattare i problemi della medicina, che produceva effetti ‘reali’ negativi. Le diffcolti dellambiente di Jena spinsero lo Schelling ad accettare Vinvito fattogli dai respon- sabili dello Stato bavarese, che, a quel tempo, erano preoccupati di irrobustire la vita scientifica della vecchia universiti.cattoliea di Wireburg e di pro- cedere a un riordinamento degli studi a cominciare dalle scuole clementari: il punto essenziale della ri- forma doveva essere Ia emancipazione della scuola da ogni influenza e controllo ecclesiastici. Certamente lo scritto, di cui ci siamo occupati nel capitolo pre- cedente, Lezioni sul metodo dello studio accademico iva una eccellente garanzia per Ia ispirazione che Schelling poteva dare alla politiea scolastica del governo bavarese, Non a caso Je Lezioni furono uno dei testi adottati da Schelling nel corso del seme- stre invernale 1803-1804. Bisogna, perd, dire che Patmosfera di Wiireburg non era complessivamente pitt favorevole a Schelling di quanto non fosse stata quella di Jena. Anzi Ia universitA protestante di Jena era, almeno in linea di principio, pit disposta ad ascoltare Vinsegnamento schellinghiano di quanto non potesse esserlo quella cattolica di Wirzburg. A Wirz. burg, -peraltro, il livello degli studenti era pitt basso che a Jena, Scrivendo a Hegel il 1804, Schelling iceva: «Lo spirito degli studenti & ancora molto Jontano da quello dominante a Jena, essi trovano la 123 | filosofia ancora del tutto i losofia ancora del tutto incomprensibile » ' alt anni Warzburg si difondeva la ilosota | fiana che, per Ja verit8, nonostante un ‘erto mo. a a entusiasmo, non fu mai seriamente assi- inilata:| fo, piuttosto, intesa come un prodotto di Beg ultra stranea lla tradzione catolien cells Ede i conte del fatto che, ceano al ta osservanza ecclesiastic si venuto formando un extlcedo in quale ck, fensbilizato'allMuminismo, ci si acorge come nos facile dovesse essere la posizione dello Schelling, soe Yoniva a tovarsi in oggcitiva polemica eon iver! febleramens cultural. Anche se, in un primo smo, Fre 2 Schelling impeand € dete asicutzione saat? polemiche, queste, tuttavia, finirono ‘attivitaflosofica di Schelling a Wii rioubettivtt filosoia di Schelling a Wareburp, isulta dai. piani dei corsi e dalle pubbliasion? crabs Bcgedete lung ls Tin tac dalla mento a filosofia della natura it della identitd-e dai i che de tle soc : problemi, che da tale svolgi rene desea. Soprttito To Scling cra por ai ‘sasperare, con molta ionalita, 1’ slamento antilluministco che ~—o aoa Gees, cai itso a confronti delle tendenze lo di TA del Reno e aiutate nella difsione dlVmpetialismo napoleonice, Da an pane ‘sta pitt strettamente tecnico, la costituione PAS tebe I ren x 6 ve Hapa Ben cm ..D, ee eto rin, alg Stl ae Siig ar Al ti Iwan he dec oe ie iB Wala rt ct oo ing Es a ec oon I ei Ce es Ei i Bes oe 124 della filosofia della identit3, della quale, proprio nel periodo di Wireburg, dette col Sistema dellintera {flosofia restato inedito la pits completa esposizione, aveva messo a fuoco tre esigenze fondamentali. La prima concemneva Ja determinazione del finito, del- Tresistente empiricamente considerato rispetto alla Identiti o Assoluto, E vero che PAssoluto 2, schel linghianamente, co-essere di finito e infinito. Restava, nondimeno, da’chiarite Ja differenza ¢ il rapporto tra il finito come funzione logica.dell’Assoluto, ¢ il nito legato alla temporalita dellaccadere e della es stenza, Con cid maturava Ia seconda esigenza, che concerneva la rclazione tra filosofia e religione, Per la soluzione del problema del finito esistenziale Schel- ling si lasciava ispirare dalla tradizione mitologico- religiosa, che, come @ noto, fu uno dei primi e pitt costanti interessi dell ativith intellettuale dello Schel- ling. Ma il ricorrere alla tradizione mitico-religiosa non voleva essere, per lo Schelling, una rinun- zia all’autonomia ¢ a cid che egli riteneva sere la supetiorita della filosofia come esercizio della ragione nella sua forma pit schietta e al suo livello pit. avanzato. Si trattava, allora, di dire ‘espressamente che cosa filosofia € religione’avessero in comune e in che cosa, invece, divergessero. Nello sfondo delle due prime ‘esigenze maturava la terza, di carattere morale. La definizione del finito in ter- mini, 31, flosofici e razionali, ma, tuttavia, non con- traddittori a una certa tradizione religiosa implicava unanalisi e uninterpretazione del senso della vita ‘umana come esistenza temporale e storica, Del resto, sappiamo come, gia nei primi_scritti di carattere scolastico, lo. Schelling abbia affrontato la tematica del bene e del male déll'uomo, della posizione del- Tomo rispetto al mondo, del modo secondo cui va il proceso storico, etc, ‘Questi problemi, che erano strettamente intercon- nessi, si da valere piuttosto quali momenti di-una sola € medesima problematiea, rappresentarono i mo- 125 tivi_condut di Waireburg cosiddetta * teosofia’ e, lamented sunt Cau oe ee SO acquisiti 'con Ia filoso natura ¢ Ja flosoia della identi ma pos det generale atteggiamento ctitico che il primo Schelliee difend ivendi igi sme sede Fivendicando Ia originaith del crit smo kantiano, aveva fatto proprio® Pet ia eo, Ex ali anni, quando sidelined la aimee 2 Portions bavarese allo Schelling attavero Ie 2 ne, dell Oberdeutiche Allgemeine Literataree onde Mono, Je lost deen yeni . . i: } it ‘antic lomrina dei Rosscroce e delle Cabal, Use 4 tanto da essere chiamato a insegna Soultsburg su sichiesta dello. sesso. Schelling, eentin® amorosamente da ui, accusandale’ di Seeds fistdute nel pitt vieto platonismo emo. Redeullvtche non dissmili da quelle. chee Ages eheline, itt tard, “avrebbe Imosse tHe I. In real i, mons ud non riconoscere da. Fi in poi_un certo muta seo Ca gel, maa pee Gecisa rottura col pensiero Precedente. C’® Pluttosto, che & lo sviluppo abbastanza lun pensieto, che, sin dal principio, ha voloey 126 costituirsi sulla base di una sorta di compromesso © di conciliazione tra la filosofia razionalistico-scientifica occidentale, di cui la Critica kantiana eta stata, a suo modo, ripresa e perfezionamento, € certe profonde tradizioni culturali tipicamente germaniche. In altre parole, ® proprio a partire da Filosofia ¢ religione che si pud verificare, in maniera abbastanza precisa, quanto abbiamo affermato nel capitolo I, essete ciot In fi- sofia schellinghiana la espressione pitt viva e dram- matica, al limite di una dilacerante tensione, dell’am- biguita di fondo della cultura tedesca tra Sette ¢ Ottocento. Infine, da Filosofia ¢ religione in poi, il lavoro di Schelling condizionato tanto dalla pro- pria logica interiore quanto, soprattutto, dalla neces- sith di fronteggiare gli attacchi che gli’ venivano da parte sia dei conservatori che dei progressisti: Sch ling per gli uni aveva troppo concesso al_ materi lismo e alfateismo, per gli altri, gia col linguaggio che adoperava, civettava con-la teologia, con Ja teo- sofia, con il misticismo ¢ Pesoterismo. NelPorizzonte, dungue, dei contrasti dottrinali, che gli procuravano ostilit e scioglimento d'amicizie pit di quanto non gli procacciassero consensi, lo Schelling condusse le sue ticerche alPuniversiti di Wiireburg, che furono testimoniate non solo da Fi- losofa e religione, ma anche dagli « Annali della me- dicina come scienza » progettati tra il 1804 e il 1805 con I'amico Marcus*, Gli « Annali » si proponevano i istituire la ‘medicina speculativa’ quale parte della ‘fisica speculativa’ si da mostrate in modo scientifico e razionale Ja costituzione dell’organismo umano. Negli« Annali» comparvero, tra le altre cose, gli Aforismi di introduzione alla filosofia della natura, 1a cui Iettura ® utile unite a quella di Filo- 211 piano della nuova rivista venne claborato nellestate del 1804." Alla ‘collaborazione Schelling. invitd anche Hegel, promettendogli un cospieue onoratio. 127 sofia e religione. Nella lettera a Eschenmayer del 10 luglio 1804, che & un po’ il commento pitt auten- tico di Filosofia e religione, Schelling sctiveva: To pongo nell’Assoluto, ad esso coeterno, innato, IIn- finito 0 Essere, il soggetto — il finito o Ia forma, Tos. getto — e T'eterno o la indifferenza di ambedue [..) L’Assoluto non & potenza, infatti concepisce piuttosto tutte le potenze ¢ Ie risolve in sé. Questo Assoluto © che Voi mi sembra chiamate Dio, B possibile che i qualche volta mi sia espresso come se considerasel TAssoluto quale terza unith © potenza: per in modo espresso ho anche spiegato il conttario, ‘per es, nella fuova introduzione alla seconda edizione delle mie Idee 4i filosofia naturale’, Pit tardi l'Eschenmayer avrebbe detto, nella sua cotrispondenza con Wagner, che la tagione pet cul e@li st separava da Schelling era che, mentre pet Schelling Dio era Jo stesso Assoluto, ‘per lui 'As- soluto era immagine della ragione ¢ ‘Dio era cid che stava al di Ia dello stesso Assoluto’, Le puntua. Tizzazioni di Schelling e di Eschenmayer inguadtavano assai bene il concetto di Filosofia e religione. Per Schelling, infatti, il problema era quello di recupe- tare alla filosofia Je questioni che la religione aveva uusueapite per sé con In complicita di quella flosofa (ad ¢s, Ia illuministica), che aveva disdegnato di oc- cuparsi di esse. Religione e filosofia sono due posi. ioni di fronte sll’Assoluto, Ma la religione & tun mero apparite ‘di Dio ‘nell'anima, in quanto questa sia ancora nella sfera della rifessione ¢ della divisione; fScueuumss, Briefe cit, p. 320. 5 1e, 326, nota, La “discussione epistolare tr. Schel ling ¢ Eschenmayer prosegul. per un pezeo., Patticola jmpottanti per la chiaifcazione delle tispettive ¢ inconalli bi ni sono Je letiere di Eschenmayer del 24 luslio 1804, 23 marzo © 10 agosto. 1805 e la lettera di Schelling ge! 30 lvlio 1805 (ctr. aus Schellings Leben cit, WI pp. 2S. 21, 578, el, 645). 128 al io Ia Gilosofia & necessariamente un pid alto e, soca. lo eae ine Uifatti essa & sempre in quell’Assoluto, senza pericol che e380 le sfugga, in quanto essa si & trasportata in un tal modo, Schelling poteva legare il discorso, sll Asalto'e bl rapport. te tligone « filosoia la critica contro I'Illuminismo, che aveva ridotto la congseenzs al soo itelleto, ignorando il pit elevato Hivollo della azinait della intizione rationale, che consente di comprendere non solamente Je sin- gole ¢ separate parti, a cui si ferma Vintelletto, ma pure I’Assoluto quale connessione organica al gare le parti, Alcuni paragrali degli Aforismi avrebbero pit tardi pit incisivamente dichiarato il carattere della ragione € ne avrebbero.esaltato la oggettvith di contro al. soggettivismo dell’intelletto instaurato da Cartesio: Yio penso, V'io sono &, dai tempi di Cartesio, Verrore seks 3am, so a wml Cpe, Tos mio pensiero ¢ Vesseré non 2 il mio essere, poiché tutto: & soltanto di Dio o del tutto’, [...] il solo modo di co- noscere, in cui non il soggetto, ma il semplicemente universale (dunque T'Uno) sa [...] Ia ragione®. (... La ragione non @ una facolti, non & uno strumento © non si lascia adoperare: in senerale non v’é una rag fone; che noi possederemmo, bens solo una ragione che ci possiede’ [ol Tutte Ie possibll forme i esprimese PAssoluto sono solo modi di apparizione di ess0 nella Hes, c $ La sua essenza, perd, che come ideale & Scrietuine, Werke cit, IV, pp. 9-10, : TES B78 ie Miata al § 79, a ee Co] Vanticamlseria della ert “eattesiana, “che nega que t concer "oscur, ‘cot non rifles, non sosgetti, benst oggettivi, con cd perd la tera natura, non solo a comunemente chiamata forte, ma anche la viva, precipitava rel dominio della pura: meccsnica > Wii, § 45, p82, 5 46, pp. 823. 129 jimmediatamente reale, non pud essere conosciuta attes- verso spiegazioni, ma’ soltanto attraverso intuizione; in- fatti solamente, cid che & composto ® conoscibile per mezzo di descrizione, il semplice vuole essere int Condizione del filosofare @ che si cominci dall’As- soluto. Dell’Assoluto Schelling forniva tre nozioni: PAssoluto come ideale 0 Dio, I'Assoluto come reale ¢ l’Assoluto come forma che media l'ideale e il reale. _ L’Assoluto nel reale non sarcbbe veramente obbi tivo, se non gli partecipasse Ja forza di trasformare in realth Ia sua idealita © di obiettivarla in forme pati colari. Questo secondo produrte & quello delle idee [..] anche Ie idee sono relative alla loro unit originaria in se stessa, poiché P'assolutezza della unith & trapassata in esse, ma’ esse sono in se stesse 0 reali solo in quanto siano contemporaneamente nella unit’ originaria, dunque Il passaggio dall’Assoluto alle idee era Ja prima forma, con cui, in Schelling, si veniva precisando il problema della’ determinazione di cid che non & as- soluto, ma @ differenziatamente finito e molte In breve, come la differenza, il distinto, il finito, il tempo prendono consistenza di fronte all’Assoluto, alfindistinto, allinfinito, all'eterno? Scartate le solu- zioni classiche dell’emanatismo, Schelling non riu- sciva a trovare Ja soluzione se non nel mito della «colpa», della « caduta », della « rottura » tra ill piano del sensibile e quello dell’Assoluto: Lu] dall’Assoluto al reale non ve alcun continuo passaggio, la origine del mondo sensibile & pensabile sol- tanto come una compiuta rottura della assolutezza, me- diante un salto, [.:] PAssoluto & il solo reale, le cose reali non sono, al contratio, reali; il loro fondamento non ud percid trovarsi in una pattecipazione del reale ad pp. 1546, i, Be 25, 130 esse 0 al loro substrato, tale parteci dallAssoluto, pud trovarsi soltanto in un allontanamento, jn una aduta dall'Assoluto #. Sottolineando la rottura ontologica sussistente tra Assoluto, oggetto della filosofia, ¢ mondo sensibile © quotidiano, oggetto della scienza positiva, Schel- ling crede di rivalutare il pity autentico platonismo contz0 le religionipopolati, che con il principio di «creazione » stabiliscono un rapporto positivo e, in definitiva, di continuiti tra Assoluto e mondo sen- sibile. In’veritd, la sostituzione del concetto di. « erea- zione» con quello di «caduta» 0 «rottura » non realizzava. tanto una vera alternativa alla religione popolare quanto rettficava Ja stessa ispirazione di base della religione, nel senso che marcava ben pitt decisamente Ia estraneit’ di principio tra Assoluto € mondo sensibile, tra eterno ¢ vita temporale. La teoria della « caduta » consentiva a Schelling aii spicgate il finito come esistente. La ragione del finito non sta al di fuori di esso, ma 2 la sua sepa- razione assoluta dallinfiito. La possibiliti della se- parazione @ la « liberti ». La condizione di essere se- parato dall’Assoluto costituisce 1a egoit’. Liessere-persse stesso, trasmesso attraverso Ja finith, lla’ copia si esprime nella sua pit alta potenza come ego La egoiti @ il principio generale della f- nith. Ltanima intuisce in tutte Je cose una impronta di questo’ principio ®. A questo punto, una volta riconosciuta Ja natura specifica del finito come esistenza ¢ tempo, Schelling aveva a disposizione essenziali elementi per com- porre le lince di una prospettiva morale e di una Interpreazione del sigefcato della storia. La via dell destinazione morale cosi come dell’intero processo sto- 2 Wi, p. 28. 3 Wi, p32. 11 rico veniva tracciata come sforzo di riconciliazione’del finito con I’Assoluto, come ricostituzione della unit’ originaria infranta dalla caduta, al di fuori di essa, del finito. «Il grande disegno delluniverso € della’ sua stotia non @ altro che Ja compiuta conciliazione ¢ tiso- luzione nella assolutezza » ¥, In questo senso'la storia veniva rappresentata nella guisa di un poema epico, constante di due parti: «Puna che espone l'uscita dell'umanit’ dal suo centro sino all’estremo allonta- namento da esso, T'altra, che ne espone il ritorno. I primo lato ® come I'Tliade, il secondo Iato come TOdissea della storia. Nell'uno Ja direzione era cen- trifuga, nella seconda diventa centripeta »’. In que- sto senso Schelling riprendeva immagini dantesche a illustrazione del doppio movimento di allontanamento ¢ di ritorno, in cui consiste la realta del male ¢ del bene. Male’® separazione, bene ritorno alla unit, «Chi pensa di conoscere il principio buono senza il cattivo, si trova nel pit ‘grande di tutti gli errori; infatti, come nella poesia di Dante, Ia via verso it cielo anche in filosofia procede solo ‘attraverso Pabis- so», Si giustificava, cosl, il valore non solamente etico ma pure conoscitivo della caduta, che diveniva «il mezzo della compiuta rivelazione di Dio »”. Percid Ia eternit’ non @ tanto una condizione che si debba attingeze, una volta che sia spenta Ja vita nel tempo, bensi qualcosa che si realizza gid, come & detto nella Conclusione di Filosofia e religione, che esiste git qui, nella vita del tempo, nella misuta in cui ci si affranca dai vincoli del mero sensibile © al movimento centrifugo dalla totalitl si sostituisce il moto centripeto verso di essa. Vale In pena di sot- tolineare, a completamento della concezione etica di Schelling, come essa ribadisse una tendenza gi pro- filatasi nel suo pensiero, la tendenza cio? a conside- 1 i, p33. 8 Ik hat 4 Tui b. 33. Wi, p. 53, rare la condizione dell'uomo pitt sotto il riguardo di cid che essa pud esprimere, produrre spontanea mente € liberamente che sotto il profilo negativo di cid a cui deve rinunciare o che non deve fare. In- somma, veniva proposto il passaggio da una morale della costrizione, classicamente esemplificata da Kant, una morale alfermativa per Ia quale la virtt era, pit che capacit’ di astinenza, una forza creativa. Noi lo vogliamo spontaneamente affermare e dire jaramente: si! Noi crediamo che vi sia qualcosa di pitt alto che la vostra virth ¢ la moralita della quale Voi, meschinamente ¢ senza forza, parlate: noi crediamo che vi @ una condizione dell’anima, nella quale non v's per essa né comando né ricompensa della virt, in quanto essa agisce soltanto ‘secondo Pinterna necesita della sua natura. Il comando si esprime attraverso un dovere [..] voi volete concepire In virti piuttosto come assoggetta- mento che come assoluta libert3. (..] La destinazione del- Vessere razionale non pud essere quella di soggiacere alla legge morale cost come il singolo corpo soggiace alla gravitd [...] Panima & veramente morale solo quando Jo con assoluta libertd, cio quando la moraliti @ por esa itt. Come essere 0 sentirsi infect @ Ja vera immoraliti, gost Ia felt non & un accidente della virtd, benstIa virti, stessa, L’assoluta moraliti non 2 vivere una vita dipendente, benst vivere vuna vita nella Jegaliti ma insieme'libera, {...] Moralit8 g flict stanpo solo come i due aspetti di una © me- fesima unith 8, I passo testé citato & molto importante per mi- surate il profondo rivolgimento che, nella storia della morale, Schelling, sollecitato anche dalle suggestioni schilleriane alle quali abbiamo precedentemente ac- cennato, operava tispetto al modello kantiano © an- che fichtiano, Ma tale rivolgimento in campo morale rientrava nel pitt vasto quadto del riftuto del filone razionalistico occidentale che, inaugurato «nella mi- Wi, pp. 456. sera eth cattesiana», aveva sostituito alla natura vi- vente gli schemi di un tigido formale meccanicismo, mentre Ja natura viva 0 naturante «2 in se stessa in eguale manicra la infiniti e la unit’, la espansione la contrazione di tutte le cose fuori da ogni connes- sione ¢ in eterna liberti'»®, Linelinazione antikan- ina era, del resto, provata anche dalla negazione che lesistenza di Dio potesse esser mai un postulate della moralita, Nella polemica giovanile contro i teo- Jogi di Tubinga Schelling aveva respinto la trasfor- mazione da essi operata dei postulati della ragion pra- tica in princlpi conoscitivi. In Filosofia ¢ religione si negava addirittura la validiti morale dei_postulati. Far dipendere Pesistenza del mondo morale dall’esi stenza di Dio o far essere Dio perché possa esserci un mondo morale — questa era la conclusione di Schelling — soltanto un. vero € proprio capovolgi ‘mento della corretta relazione tra Dio ¢ morale: in- fatti « Pessenza di Dio e Pessenza della moralitt sono una sola essenza [...] e esprimere Tessenza della mo- tale nelle proptie azioni vale quanto esprimere Ia essenza di Dio »®. Il senso di Filosofia e religione pud essere tias- sunto nella tesi della insoluta interdipendenza dei pro- blemi riguardanti rispettivamente il finito, Ia morale € Ia storia. Tutti questi problemi rientravano nella prospettiva della ragione cos! come si era venuta ela- borando dalla filosofia della natura alla filosofia dell identiti. La ragione era identiti, compiuta unitd of ginatia di tutti gli esseri e di tutte le cose, La riven- dicazione della specifica conoscenza filosofien nei con- fronti di quello che, come vedemmo, Schelling chia- mava il «sanculottismo » illuministico, fondato. sul privilegio dellintelletto, mirava ad assicurare, al di 2 delle distrazioni centrifughe del sapere parziale ¢ specialistico, la comprensione delle parti organicamente 2 Wi, p. 136 vi, p. 3. 134 ricondotte alla unit del, tutto. Al § 80 degli Afo- rismi veniva detto che nessuna parte pud avere telletto nella idea dell'Assoluto, L’Assoluto pud es- sere solo intuito, non se ne pud dare scienza nel si- sgnificato abituale del termine. Conoscenza_filosofica 2 conoscenza della relazione organica, che unisce, nella Identiti, i finiti. E questo lo specifico della conoscenza filosofica in quanto conoscenza razionale: « [...] ogni conoscere finito & necessariamente un conoscere irra- zionale » In sostanza da Filosofia e religione agli Aforismi ¢ alle Ricerche filosofche sull’essenza della liberti tunana del 1809° Schelling. cbbe modo di. sviluppate le implicazioni relazionistiche della filosofia della. na- tura © della filosofia dell'identita, che del resto erano gid emerse con chiarezza negli scritti anterioti e di cui le Lezioni sul metodo dello studio accademico crano state Ia espressione nei termini di una tema: fica e di un linguageio facilmente accessibili_ anche al grande pubblico. Al di 1a della ambigua cifta teo- logica con cui il discorso era presentato, Pallontana- mento dall’Assoluto e Ja restituzione ad ess0 vole- vano dire le alternative tra un modo diessere, di Pensare € di agire nella prospettiva della totalita e dell’organico 0. senza o contro di essa. Era questo il concetto che nel Sistema del 1804, come dicemmo, eta ribadito a proposito dello Stato, della filosofia ¢ della loro profonda uniti, dello Stato come realti obbicttiva di cid che, soggettivamente, & Ia filosofa, |a filosofia, perd, che non sia pit soltanto scienza, ma divenga vita, Nella stessa ditezione gli Aforismi svolgevano una precisa filosofia della relazione: LJ Ia tua vita reale o presente come uomo 2 cer- tamente soltanto la. tua vita in ¢ sotto telazioni, in quanto soltanto il fenomeno della tua vita vera. ed Sterna, Ma non soltanto la tua essenza o la tua idea [..] 2, p. 37. 135 & una eterna verith in Dio, ma anche Ja relazione stessa, per la quale tu sei reale,'t [..] insieme con la essen: la, dungue,in maniera etetha, senza tempo in Dio. Il finito non pud essere separato ‘dall'infinito, poiché in sé nulla potrebbe essere, dal momento che riposa solo su relazioni, ma queste non sarebbero nulla senza cid, i cui esse sono relazioni®, La logica della relazione & tale che & impossibile concepi negazione assoluta se non affermando Ja totalith in cui Je relazioni sono comprese. Cid, che non & in sé in quanto & nulla, Pautentico ¢ anche platonico Mi dy, & soltanto Ia relazione stessa € mediatamente cid, che ® in relazione in quanto & in relazione, Ma questo nulla di ogni relarione non @ nulla al di fuori del tutto, benst & lo stesso tutto, A questo punto, 2 opportuno, in vista della ul- tetiore esposizione, mettere in evidenza come il pro- cedere della filosofia schellinghiana, pur con certi apparenti ripensamenti e contraddizioni,'mantenesse una profonda unit. E Ja complessit’ della problema- tica schellinghiana, che viene volta per volta affron- tata da ognuno dei punti di vista che essa stessa promuove, a dare Ia impressione di rotture improv- vise, di ritorni, di abbandoni ¢ di ingiustificate ri- prese. Il saggio su Filosofia e religione, con la mar- cata conversione verso una metafisica religioso-etica, poteva sembrare una sconfessione della linea tenace- mente perseguita dal filosofo con Ja filosofia della natura e la filosofia dellidentiti e un accostamento 4 certi motivi propri della tradizione teologica, dalla quale, tuttavia, Io Schelling continuava a dissentire Bisogna, perd, ricordare che, gii nel Sistema dell’idea- lismo trascendentale, VAssoluto, pur vigorosamente pe 12s. 128, zt BT 136 Mfermato come il sistema di tutte Je relazioni possi bili, veniva nondimeno espresso, qualche volta, in tun linguaggio, che lo faceva vedere nei’ termini del Dio provvidente di certa tradizione religiosa, Analo- gamente, non bisogna dimenticare che al § 63 degli Aforismi, di poco posteriori a Filosofia e religione, che aveva accentuato, col concetto di « caduta », una letterale discontinuitd ontologica tra Assoluto ¢ mondo sensible, sf potera leggere una nfermssione del principio di « metamorfosi », pienamente rientrante nello spirito cripto-vitalistico ¢ -panteistico della fi- losofia della natura: La totale uniti ¢ indivisibilit di ogni essere diventa ‘manifesta attraverso quella metamorfosi da noi descritta [i] terra, aria, acqua sono assunti nella pianta, Ia pianta, neli'animaie, Vanimale infetiore nell'animale ‘superiore, tutto infine viene- assunto nelf'astro, Psstro stesso nel tutto, il tutto nella eterna Sostanza®, ¢ al § 240 il concetto veniva cosi ribadito: Lvuniverso non & prodotto, poiché ogni esistenza, solo Ta sua esistenza; tanto meno pud tramontare, poiché ron v'8 nulla in cui possa tramontare, poiché esso & ogni essere, Non pud crescere né diminuite, poiché Tinfinito rnon pud diventare né pit grande né pid piccolo. Non pa tisce alcun mutamento, né quello che sarebbe operato dallesterno, poiché nulla & fuori di esso, né quello che originerebbe dal suo interno, poiché -esso & tutto cid che pud essere, nel fatto e insieme senza tempo%, I due passi testé citati risultano assai opportuni al fine di consolidare quella che 2 Ja vera ¢ fonda- mentale idea direttiva di tutta 1a filosofia schellin- ghiana, quella da cui & necessario muovere € che non va mai persa di vista, se si vuole avere la cor- 137 retta prospettiva per cogliere la filosofia dello Schel- ling nel suo preciso significato storico, nella sua fun- zione culturale, nei suoi contenuti ¢ nelle sue aporie, rendersi insieme conto delle forme diverse sotto Ie quali essa si manifestd. Come ripetutamente si 2 os- setvato in queste pagine, il problema di Schelling. cera lo sforzo di sostituire, attraverso una discussione anche polemica della dominante direzione ideologica del pensiero moderno, una concezione creativa della natura € dell'uomo in essa vivente alla concezione deterministica e meccanicistica, che, al livello cosmo- logico, riduceva Ja natura a mere connessioni formali, al livello epistemologico,, consacrava il primato del- Tintelletto analitico ¢ specialistico sulla ragione glo- bale e totalizzante, al livello etico, creava Ia contrad- dizione tra moralith e felicit’, proponendo un modulo repressivo della spontancita ‘individuale e, infine, al livello politico, conduceva allo Stato proposto come forza esterna costrittiva dei singoli cittadini atomi- sticamente considerati, fuori da una connessione or- ganica, agente prima ‘di tutto nella loro interiorit’. Del resto, tutto cid si vede con molta chiarezza nello sctitto del 1806 Dimostrazione del reale rapporto della filosofia della natura con la dottrina fichtiana mi. sliorata, con il quale, riferendosi a tre suoi saggi — Lineamenti dell’epoca presente, Lezioni sulla es- senza del dotto ed Esortazione alla vita beata —, Schelling rinnovava le ragioni del suo dissenso dal Fichte. Cid che della posizione fichtiana Schelling non poteva accettare era che & cternamente impossibile per 'vomo una conoscenza daliinsé 0 Assoluto; noi possiamo sapere soltanto dal punto di vista del nostro sapere, noi possiamo muovere soltanto da questo sapere come nostro sapere, e restare guindi solo in questo sapere; Ta natura & una’ vuota og gettiviti, mero mondo sensbiles essa consiste nicamente in affezioni del nostro io, [...] 8 essenzialmente icrazio- nale, mondana, non divina; dappertutto finita e intera- mente morta; ia base di ogni realti, di ogni conoscenza 138 & la libertdpersonale dell'iomo; il divino pud essere coggetto di sola fede, non di conoscenza *, Fichte, ancora il 1806, guardato secondo ottica dolla filosofia della natura, si presentava, in certo modo, corie il culmine della « misera eta cartesiana » che aveva, come vedemmo, messo ill punto di vista del soggetto al posto della osgettiviti e con il fisi- calismo meccanicistico aveva eliminato il divino dalla natura. A Fichte Jo Schelling opponeva: Se dunque filosofia & scienza del divino come quello he solo & positive, essa & scienza del divino come quello che & solo reale nel mondo reale ossia naturale, cio’ essenvialmente filosofia della natura, Se non fosse filo- sofia della natura, affermercbbe, che Dio & soltanto nel mondo del pensiero, quindi non @ il positivo del mondo reale ossia naturale, essa sopprimerebbe V'idea di Dio stesso. Essere & veriti, ¢ verith & essere. Cid che il filo sofo pensa ¢ di cui parla, deve essere, poiché deve esser vero. Cid che non & non & vero. Il filosofo, che parli della natura come di qualeosa che non &, non parla del vero, e non patla in modo veritiero, poiché presta Ja ve- rit, che ess0 non ha, a cid che non & vero, in quanto rie parla come se. una’ tal cosa esistesse. La vera filosofia, dove patlare di cid che ©, ciot della natura reale, della natura che %, Dio & essenzialmente lessere, cio®: Dio & essonzialmente la natura, ¢ viceversa, Percid ogni ver filosofia, che & ogni filosofia, che sia conoscenza di , veniva ad essere quello stesso della filosofia della natura: cercare di com- prendere Patto produttivo, cogliends"il’ momento e Ja operazione” onde V'ideale diventa reale, il concetto diventa fatto sensibile®. A parte i suoi limiti, Wine ckelmann’ appativa-grande a Schelling, perché’ aveva dimostrato di voler considerare Ie cose col metodo obbiettivo, che consisteva nel non prevaticare con il pensiero soggettivamente arbitrario sulle cose, bensi nel riconoscere Je cose stesse, nella loro autentica essenza o natura. Anche Lessing, pur dominato dallo spirito soggettivo della sua epoca, fin in qualche modo con il volgersi al metodo oggettivo (cost Schel- ling interpretava Je simpatie di Lessing per lo spino- zismo). A Winckelmann, petd, «per primo venne | il pensiero di considerare le opere d’arte secondo la maniera c le leggi delle eterne opere della natura, perché prima e dopo di lui tutto quello che ve di tumano venne considerato come un lavoro fatto se- ‘condo un atbittio senza regola, e come tale venne trattato » 8, 2B Ta, pp. 448 (Werke city IITE, pp. 3954, 2 Tata’ questa trattasione mostfa' la base delVarte © ‘quindi anche della bellezaa nella vitalieh della natura > (ivi, p. 82; Werke cit, TITE, p. 421, nota), 3 vi, p. 50 (Werke ett, IEE, p. 398). 12 Cid che dunque occorreva all'estetica delle arti figurative e all'estetica in generale era, a giudizio di Schelling, una fondazione nella scienza della natura, che non fosse la comune conoscenza della natura come passivitd € meccanismo, ma Ja natura come forza auto- noma e creattice — divina, in questo senso —, forza che & diffusa dappertutto e ‘unificante la intera gamma degli esseri. Questa scienza attiva & nella natura e nell'arte, il legame fra concetto e forma, fra corpo ed anima. ‘Ad ‘ogni_ cosa presiede un eterno’ concetto, che & abbozzato nellinfinita intelligenza; ma per qual mezzo tale concetto passa nella verita e nella concretezza corporea? Soltanto per mezzo della scienza creatrice [...] Gia da molto tempo stato compreso che non tutto nelParte si pud compiere con Ia coscienza, che alPativiti cosciente deve essere tanita una forza incosciente © che la perfetta unione © la reciproca compenettazione di entrambe produce. il vertice dell'arte [...] In tutti gli esseri naturali il con- setto si mostra solo attivo in modo cicco: se fosse Ia stessa cosa anche nellartista, egli non si distinguerebbe affatto anche’ dalla natura. Ma se egli volesse sottomet- tersi alla realth completamente e con coscienza, © ripro- dutte con servile fedelta Ia cosa come esiste, produrrebbe si delle larve, ma non opere darte. Egli deve dunque allontanarsi dal_prodotto 0 dalla creatura, ma solo per clevarsi_ sino. alla forza creatrice © per coglicrla spit twalmente. Con questo mezzo si slancia nel regno dei puri concetti: egli abbandona Ja creatura, ma per rialfer- rarla pot con enorme guadagno, ed in questo senso ri tornare. sempre alla natura, Tutto cid voleva dire che loriginario estetico, ossia ‘a fonte della produzione artistica, non poteva essere né Ja natura come realta esterna’né le opere d’arte el passat assunte come classiche, bensi Ia natura quale forza creativa innata allo stesso artista, Percid 'o specifico dell’atte non era Ia imitazione, benst la S Ii, pp. 546 (Werke cit, ITE, pp. 4004) 143 lL creazione, il mettersi in sintonia e in analogia con Ja natura non come prodotto, benst come potenza produtttice. TI richiamo, poi, ‘lPinconscio faceva st che la filosofia dell'arte ¢, per essa, Ia filosofia della natura etano anche Ia scoperta ola riscoperta del lato oscuro e profondo della esistenza umana, di quei livelli che il razionalismo, da Cartesio in poi (se si fa eccezione per Leibniz, che non a caso ill giovane Schelling aveva rivalutato e contrapposto a Cattesio), aveva. trascurato 0 ignorato. L’atto estetico veniva appunto veduto come una sintesi o mobile equilibrio tra un elemento inconsapevole, prerazionale, propria- mente «naturale», ¢ un elemento intellettuale di consapevolezza raziohale, Che T'atto estetico fosse una combinazione orga- nica di un molteplice ridotto a unit secondo una certa regola, risultava, nella prospettiva schellinghiana, anche dalla ‘assunzione della idea di « carattetistico », che veniva definito «la base sempre attiva del bel: Jo», In virti del caratteristico, le _passioni diven- tano funzionali rispetto alla bellezza. In analogia con quanto aveva affermato in campo’ morale, trasfor- mando il concetto di vieth da negativo in’ positivo, Schelling riteneva che Ie passioni non fossero in ‘contraddizione con Ia bellezza, ma fossero, piut- tosto, quelle forze primitive senza delle quali Yopera Tarte non pud nascere ¢ che 8 compito della bellezza disciplinare, moderare e armonicamente ordinate. Le forze della pass mostra tuto tere le tien soggette, ¢ che’si rompono nelle forme della solida bellezza, come le onde di un torrente che riem- piono, si, le sponde, ma non le possono superare. Al ie devono quindi veramente i, deve essere evidente che esse avrebbero po- 3% «Questa fore cretrce non pud dar luogo ad aleuna dotting @ indicazones essa 8 un puro dono dela ‘Natu. sie sh, p. 89; Werke city TIPE, p. 428) Whe, p. & (Werke cit, THE, p. 407), 144 eramente sollevatsi, ma che il potere del carat" trimenti quel precetto della moderazione pottebbe so- migliare, solamente ai precetti, di quei motalisti. super ficiali, che, per. cavarsela con I'uomo, mutilano piuttosto in lui Ja Natura e'tolgono tutto il positive dalle azioni, in modo cost completo che il popolo si pasce dello spettacolo di grandi delitti per ricrearsi alla vista di qualcosa di positive, In tal modo Vestetica si riportava a quello che abbiamo visto essere il motive conduttore di fondo della riflessione dello Schelling: “la fondazione © Ia comprensione di cid che & a partite dalla spontaneit’ produttiva, ossia dalla « liberta ». La storia dellarte, secondo Schelling, che si proponeva di: dare inqua. dramento € giustficazione filosofica al lavoro tecnico ¢ culturale di Winckelmann, era la storia dei gradi e delle forme di, manifestazione della forza di crea- vione estetica, Cosi, nell’ambito dell arte figurativa moderna, Michelangelo rappresentava la forza crea- tiva quasi nella sua nuda immediatezza, Leonardo da Vinci € il “Correggio esprimevano T'emergere della stazia come raffinamento del primitivo impulso crea- tivo, mentre Raffaello incarnava il puro e perfetto ccquilibtio di divino © umano, riuscendo a mostrare le cose cost come «esse sono ordinate dall'eterna necessita » #, La -rivendicazione délla spontaneita creatrice si sviluppava, nell’analisi schellinghiana, da."un Isto, come difesa della libertd dellartista, al quale non ud essere imposto dall'esterno alcun comando”,’¢, 410) 3 Ii, pe 84 (Werke cit, 20), neg At ¢ Slee powono enrimbe mutes loro proprio asse; ¢ Tattista, come tutti quelli che operano spiritualmente, seguite solamente la legge che Dio ¢ la Ne- ‘ura gli hannd stampata nel cuore, ¢ nessun’altr, Nessuno To ud aiutare: gli deve aiutarsi da’sé, né-a lui pud esser data sleuna cosa, dallesterno, perché tutto quello che egli non producesse da se stesso sarebbe nullo; e sppunto per questo ‘essuno gli pud ordinare o prescrivere la strada che eglt deve ereorcere» (ivi, p. 94; Werke cit, TILE, p. 427). 3 Ivi, pp. 6970 (Werke it, TILE, p. p. & E, p. 4 145 dallaltzo, come progetto dellavvento ‘di un’arte na- zionale, capace di testimoniare esteticamente Vorigi- natia forza creativa ‘dello spirito tedesco. Schelling, che pochi anni pitt tardi, nello seritto da noi git ricordato Sull'essenza della scienza tedesca, avrebbe indicato in Lutero il fondatore della filosofia nazio- nale tedesca, proponeva, quale prima espressione del- Parte autenticamente germanica, Albrecht Diirer ®. Il concetto della liberta, da Filosofia ¢ religione al discorso di Monaco, era diventato il centro attorno al quale si muoveva ‘il pensiero schellinghiano. Cid che catatterizzava questo concetto,_tradizionalmente riservato al campo della morale, era la sua derivazione dal processo dinamico della natura. Nella concezione schellinghiana, a filosofia della natura non era Jag 4 «Gia al campo inex Pate o-ssveglinga in lia re sor dt ereno tentano il fore tones delle de hose grande Albece Dizer toned geninamente toesco nell fEcso tempo imparentso con declo tcl da fru ven Sang iaaura di mite sle da, Questo polo da quale is"tholinone del pens si & dirs nals huovs Earop, Is ca fora eps een fe pia-geand inva ee he dso lena al Gel, ¢ che pi profnamente opm ato ha 1 vetsay af quai’ Natura ta Gao un Sago sen | ie Tigo in conan dal cae me Hs prtonda che aqualung ate Gusto. papal deve Enix eallavere unace propia» (it, p. 96; Werke ‘cy, IIE, §i6)-cag Hiceite alfreto duate gai” famnehit edocs Steling: dave un ulterior: ences ala formarione della coscenss culturale todesea, Era, questo un aspato, non. secondo, dela flo schelnghting, man ito hdtv ansperl dle rrie meta tetas © dela" proprisfonsone tee Da "un ceo Punto di vsta, 2 difle.rconoscere ello. Schelling che Ekle GI discixo altAcesdomin Gi Moraeo com paleo sergeg Goal cigs a cont ale a Bon, fo’ Schlng autre da framment él 1796, cn cul pron sticava il ctollo tote fe tranie. Tutava, meteendo prow ‘oan ica sere aon al Boal pr Sonate di Shaling,Festarone dale monarchie teste bers ‘ira allo sopo dinate pi ssument! che avecbere porto tanto assicrae Ia indipenden polis. quanto, pronbovere fb" aloppo ditautonoma culture det opel eles, 146 scienéa del mero determinismo e meccanicismo. Il meccanicismo, se mai, era un modo d’essete, aun certo livello, ‘del processo produttivo come processo di spontaneiti ¢ libert3. Un approfondimento della tematica della libertd, straordinatiamente ricco di ten- sioni e di suggestioni, Schelling rese con Fopera del 1809, Ricerche filosofiche sullessenza della liberta mana e, in parte, con le cosiddette Lezioni private 4i Stocearda dell’anno suecessivo, che furono una sorta di esposizione sistematica della filosofia della natura € delle sue implicazioni. La importanza delle Ricerche cost come delle Lezioni di Stoccarda tisiede nel fatto che esse mostravano definitivamente il st xnificato pregnante della filosofia schellinghiana della natura, che non era tanto la conoscenza dell’oggetto “natura "o la sistemazione epistemologica della scienza naturale positiva (cosa che, per es., Kant aveva fatto con la Critica della ragion’ pura e ‘coi Principi meta: fisick della sciemza naturale) quanto Ia riflessione sulla Produttivita originaria sia della natura proptiamente detta che dell'somo, si da valere, contro il modello fichtiano, astratto e formalistico, come il modo res. listico e concreto di attuare Videalismo, se T'idealismo ® Ia filosofia, che si incentra, pit che sul prodotto, sulla forza producente, piti che sul fatto, su cid da cui deriva e dipende Ia costituzione del fatto, pid che sulla necessita, sulla libertl in cui Ia necessita & ricompresa, Proprio nelle Ricerche. Schelling rinno- vava le riserve nei tiguardi degli « idealisti astratti » con chiare allusioni al Fichte e aggiungeva: Lidealismo, se non conserva per base un vivo tea. lismo, diventa ‘un sistema altrettanto vuoto ¢_artificioso come’ il Ieibniziano, 10 spinoziano o qualsiasi altro. si- tema dogmatico. Tutta la filosofia neo-europea, dal: suo principio (attraverso Cartesio) hha questo ‘comune di- fetto, che essa non tiene conto della natura, e che le ‘mancano fondamenti viventi. Percid il realismo. di Spi- ova & tanto astratto quanto Videalismo del Leibniz Videalismo & Yanima della filosofia; il realismo ne & ii M7 corpo; ¢ solo tutti ¢ due insieme formano un tutto vivente. II realismo non pottd mai offre il principio, rma deve essere il fondamento e il mezo nel quale Videalismo si realizza, prende carne ¢ sangue Le Ricerche sono generalmente considerate come una prima risposta alle critiche velatamente mosse a Schelling da Hegel nella Prefazione alla Fenomeno- logia dello spirito del 1807. I rapporti tra Schelling ced Hegel sono un grosso capitolo non solamente delle storie personali dei due filosofi, ma anche della storia della cultura filosofica tedesca dell’epoca. In un certo senso, se si tien presente quanto ® accaduto nella fi- losofia tedesca posthegeliana € postschellinghiana, si pud dire, senza timore di sbagliare, che nelle rispet- tive posizioni dei duc filosofi si trovano gid-le lince cessenaiali del decorso della filosofia. tedesca contem- poranea nelle sue concordanze ¢ nelle sue antinomic. Fino alla pubblicazione della Fenonienologia. dello spirito, Schelling non ebbe modo di accorgersi del dissenso di Hegel nei suoi confronti e perché era preso nel giro delle grandi polemiche con Fichte ¢ con i citcoli culturali di Jena e di Wiireburg, ¢ | perché Io scritto hegeliano del-1801 Sulla diferenza tra i sistemi fchtiano e schellinghiano c la collabo- razione, sia pur breve, alla direzione del « Kritisches Journal » gli avevano dato suffcienti garanzie sul so- stanziale accordo di Hegel con le sue tesi. La Pre- fazione alla Fenoménologia dello spirito, con Vattacco che conteneva alla filosofia che muove’dall’Assoluto ‘come principio d’indifferenza ®, ebbe 'effetto di aptire 41 Scuenuine, Ricerche filosofche sullessenza della. li ertd umana, a cura di S. Drago Del Boca, Istituto Editoriale Traliano, Milano 1947, p. 53. (Werke cit, 1V,,p. 248). La traduzione della Drago Del Boca ® stata da ndi ‘eggermente Sta} questa manira di conosensa finise in una uramente monccromatcas essa manera infati, ta delle differenze dello schema, le affonda, — per” ché appartenenti alla riflessone, — nella vuotaggine del- 148 un nuovo fronte sul quale Schelling si dovette con- siderare petsonalmente impegnato. I rapporti’ con Hegel, Ja cui ascesa nel mondo accademico appariva irresistibile in un periodo in cui altrettanto inarre- stabile sembrava il declino di Schelling, si andarono, di allora in poi, sempre pit deteriorando, sino a ti sformarsi_ in una .ostlitt profonda e. irriduciile, che venne documentata negli scritti schellinghiani suc” cessivi alla morte di Hegel. Tornando alle Ricerche filosofiche, bisogna dite che, sebbene fossero occasionate dalle ragioni_ pros: ° me di una polemica, esse nondimeno riprendevano il problema della costituzione ontologica del finito ¢ del suo rapporto'con I'Assoluto, Infatti la definizione di quella costituzione e.di questo rapporto. traccia, Torizzonte teotico di una indagine intorno all’essenza della liber umana. Filosofia e religione aveva cont gurato Jo stato ontologico ‘del finito come « colpa »| ‘‘caduta », separazione dall’Assoluto, Si trattava ore di indagare pit a fondo sulle ragioni della separa vione. Le Ricerche cominciavano con lapprestare una difesa contro coloro che sostenevano la incompati Jith della libertd col panteismo, I panteismio, fra le posiioni classiche della filosofia, appariva allo Sche. | ling come Ja pit vicina allorientamento della filosofia della natura, Panteista, del resto, era stato Spinoza "Assoluo, in modo che pol ne viene fort In pura ea, me, he lps fd a ii, ‘ronenologia, in I principi, a cura di E. De Neg, La Nuova Noa Bete 1908, pp. 1267). jong dove attacars in tn lungs camino, le dive ] non sara cid che a tutta prima si immagina sotto i No di auviamento della eoscenea peclentfn alls en 5 tae lr dua onde dala scons Boh. ancora dh quell'entuanmo che, come un elpo Giese Hola, comincia immediatamentedal'sapere usc, &' ce 1 '& tratto d'impiccio dinanzi a cot, dk alferent dca ‘ando'dt'non wolene sapere Delessolaro deve ire the ero Resuttato, che solo alla fine & cid che & in verita> 149 del giiale, conte sappiamo, la filosofia della natura era fortemente debitrice. La obiezione comunemente rivolta al. panteismo & che esso cancella ogni reale distinzione tra Dio ¢ le singole e diverse cose. Lo! zione antipanteistica poteva essere mossa anche alla filosofia della’ natura, in quanto sostenuta dal prin- cipio di identiti (PAssoluto in cui tutte Je vacche sono nere, secondo Vironia di Hegel nella git ricor- data Prefazione ®). Percid Schelling si preoccupava di chiarire preliminarmente il senso della identit’. Iden- th non & medesimezza. Tanto nelle Ricerche quanto nelle Lezioni di Stoccarda il concetto veniva affermato con molta precisione: ou] Ja identitd di cui si parla qui 2 una unit orga- nica dl fase Te case ta Get cane Tonitd, senza che con cid le patti di ess0 debbano venir rit nnute come identiche. Per es., nel corpo umano-tutte Ie differenze degli organi delle funzioni si tisolvono in unica vita indivisibile, di cui si ha sensazione come ai un benessere indivisibile e armonico: ma le parti € Je funzioni che formano questo tutto organico non sono medesimamente identiche; per es, lo-stomaco non com ie le funzioni del cervello, ec. ¥. A patete di Schelling, Io Spinoza, pity di ogni altro filosofo, aveva battuto sulla radicale diversiti tra Pessere di Dio ¢ Vessere delle cose finite, bench a suo modo, avesse anche dimostrato la impossibilitl di definire Fuomo, prescindendo dal suo fondamento divino. Spinoza, in questo, era nella tradizione «mistici » © degli «spirit religiosi », che avevano, 2 coupe lla come dlsin¢ compen oil Sn le eames ulna emia aula ome ce se grag of sige Hee epigee geetee pe sal ele mae Se sey ic ards a se te ne el alae Teed rate eo ‘Scuetiine, L'empirismo filosofico cit. p. 90 (Werke ey WS 150 in ogni tempo, affermiato Ia « fede nell’unita dell'womo con Dio». Il misticismo e il panteismo, se ene- trati nella loro esigenza e nel loro concetto, non la negazione della libert’ umana conseguivano, bens) Ja sua rivendicazione.. Naturalmente a Schelling non sfuggiva il fatto che & piuttosto difficile. contrastare |a obiezione della impossibilita di accordare Ja liberta dell'uomo con Ja onnipotenza attribuita a Dio. Di tale onnipotenza il'panteismo dovrebbe essere ill ri conoscimento ¢ Ja estensione definitive. Per Schel- ling il problema andava reimpostato nel senso di una. correzione fondamentale del panteismo, che ne sal- vase esigenza-e concetto, ma lo affrancasse dalle im- perfette realizzazioni storiche-che se ne erano avute. Giacché, fino. alla scoperta delPidealismo, Vesatto concetto della libert in’ tutti i nuovi nel Ieibniziano cost come nello spinoziano; & una libertd, come hanno pensita molti fra noi, che per di pid si vantano di sentitla nel modo pitt intenso, che consiste semplicemente nel dominio del principio inteligente sul sensibile © suglt appetit, una tale liberth si potrebbe dedurre anche dal sistema di Spinoza, e non per forza, ma assai facilmente e persino in maniera pid distinta *: Non pud passate inosservata, nel passo dianzi ci- tato, la riserva che Schelling faceva anche .nei con- fronti di quella concezione che riduceva Ia liberti al dominio della intelligenza sul sensibile. Anche se di tale concezione non erano. nominati gli autori,. il riferimento a "Kant ¢ a Fichte era abbastanza tra- sparente, Si riprendeva, in tal modo, In critica della tendenza a porre’il’ problema morale c, pid in ge- nerale, il problema delP'uomo in termini negat iuttosto che positivi. Sempre in sottintesa, polemica contro Kant © Fichte, nelle Lezioni di Stoccarda si Sarebbe rifiutata Ia posizione di coloro che concepi- & Ricerche cit, p. 17 (Werke cit. IV, p. 231). “ Wvi, p. 29 (Werke cit, IV, p."237}. 151 vano Ja liberti. solo come « indipendenza dell’somo dalla Natura». Costoro dimenticavino che il pro- blema della fiberti non poteva esaurirsi, nella indi: pendenza dalla Natura, ma doveva riguadare anche il suo rapporto con Dio. Ma Ja cosa pit importante cera’che, a definirla in termini di indipendenza, della liberti si evidenziava Paspetto negativo ¢ non quello positivo. Per Ia stessa ragione, le Ricerche respings- vano Ia dottrina, ribadita anche dal Leibniz, secondo cui il male & deficienza, mancanza, non-essere: Poiché git Ia semplice riflesione, che I'uomo, ciot Ja pit perfetta di tutte le creature, sia Tunica capace di male, mostra che il fondamento ‘di esso. non pud con- sistere affatto nella mancanza-o nella privazione. Il-de- ‘monio, secondo Ia concezione cristiana, non era Ja crea- tura pitt limitata, ma anzi la meno Timitata, Le imperfe- zioni nel comune senso metafisico, non sono il carattere consueto del male, ché, anzi, il male spesso si presenta unito a unteccellenza delle singole forze, che assai pid raramente accompagna il bene, Come frequentemente abbiamo notato, la ten- denza dominante della filosofia schellinghiana era di mostrare, in tutte le direzioni, il valore della. posi- tivita, della produtti cteativita, anche in quegli aspetti o modi d'essere della vita e della esistenza tumana, che Je filosofie del passato 0 contemporance uusavano presentare sotto il segno del negativo®..Pet- tanto rion ci si poteva accontentare di definire Ja li- bert come affrancamento dalle passioni o, pitt gene- ralmente, dalle leggi della natura. fisica. Bisognava, invece, andare a cogliere Ia essenza della liberta in | © Lempirismo filosofco cit, p- 127 (Werke cit, IV, » pp. 7981 (Werke cit, IV, pp. 260-1). © Dare, tam elle Ricerche quanto nelle. successive del moos adi ‘he ale Imation Te rore, ete. non sono if nll, ono pur sempre qualcosa (Wer fercit, WV, p- 61). 152 quell'attivo processo della vita, che Schelling vedeva alla base di tutti gli eventi sia propriamente natu: rali sia propriamente umani ¢ storici: Abbiamo gid ricordato Ia complessitd di signifi: cato della filosofia schellinghiana della natura, La. f- losofia della natura costituiva Ja base della filosofia della liberti. ¢, stante il rapporto individuato tra problema morale e concetto di Dio, anche della teo- logia. In questo senso va interpretata la differenza che, nelle Lezioni di Stoccarda, Schelling poneva tra Sua filosofia ¢ la teologia: La Teologia & pitt che altro un aspetto.astratto della Filosofia: essa infatti assume Dio in un cerio senso come oggetto particolare, mentre a. Filosofia considera Dio come fondamento ultimo per a spiegazione di tutte Ie cose, € pete estende anche ad ltt oggeti Videa di io, Nello stesso. senso bisogna intendere la sisposta fornita da Schelling, con la lettera del 28 febbraio 1815, allo Schubert: _ Cin] Odo che Lei ha chiesto qui informazioni se io sia diventato realmente cattolico. Questa domanda da parte Sua mi potrebbe meravigliare, se qualcosa del ge- rere potesse mai esserci, © se essa non mi mostrasse, che Lei in verit non mi conosce pitt o piuttosto non ri ha mai conosciuto*, Il diniego di un suo passaggio al cattolicesimo stava a provare come, pet lo Schelling, Vorientamento verso Ja tematica di carattere religioso non signifi- cava sconfessione della filosofia della natura, che anai continuava ad essere il supporto di ogni ulteriore indagine, perfino della stessa riflessione teologica. 8 Vemphismo flroeo cit, pp. 912 (Werke P. 313), ° Lele ” Werk 51 Aus Schellings Leben cit, Il, p. 354. 1, 133 Coni cid diventano comprensibili, in primo luogo, Ja polemica delle’ Ricerche contro i filosofi dualisti, gli emanatisti € i filosofi modemni, che si industriavano «di tenere Dio pit Iontano che sia possibile dall'in- tera natura »®, ¢, in secondo luogo, Pinteresse, che Schelling most, sin dagli anni di Jena e di Wireburg, per gli sctittori mistici, particolarmente per Bohme ®, Octinger ¢ Franz Baader, personalmente conosciuto il 1806. In altre parole, il fatto che, sin da princi Ia natura era stata concepita da Schelling, in antitesi ‘con a sua riduzione meccanicistica, “come forea vie vente e permanentemente produttiva, rendeva age- vole, non’ contraddittoria, ma addirittura ovvia, Ia siia configurazione in prospettiva teologica. La te0- Iogia diventava, percid, Ia esplicitazione coerente della filosofia della natura.’ Si trattava, perd, non della teologia dei teologi, della teologia, ossia, che consi- dera Dio come qualcosa di separato e di isolato dal mondo, ma della teologia che &.1a.stessa cosa della filosofia'e considera Dio nella sua unit’ con Ja natura; cosi come Ia natura, teorizzata dalla filosofiadella n: tura, non & Ia natuta morta della fisica moderna, ma la forza vitale che dappertutto si espande, insomma Ja vita stessa, Filosofia della natura, dungue, voleva 8 Scustumo, Ricerche cit, p, 53 (Werke cit, IV, p. 248). 8 Nelle Leziont monacheti Schelling. volle "tessere elo: ‘io di Bohme, presentandolo come «il pit. notevole indi duo » della specie tcosofica, sul_ presupposto che «il eosofo, nella misura-in cui & un flosofo speculativo, & anche essen: ialmente e principalmente un filosofo della natura» (Lesion monachesi cit, p. 223 Werke cit, V, p. 259). Su Bahme Schelling ritorneri nella Iniroduzione alla’ Filosofia della i velezione, mettendo in luce che, come le mitologie e le teo- gonie popolari avevano precedito la. scienza, cost “Bohm, Gon la sua descrizione della nascita di Dio, precedette tuttl entific della filosofia moderna, Béhme nacgue il 75, Cattesio il 1596, Liintuzione di Bahme ricomparve, rutonalisticamente rielaborata, in Spinoza, finendo, pete, con poverissi nel meceanicismo del sistema spinoziano, efie in ‘questo pon era affatio diverso dal sistema eartesiano (Werke ey VIE, pp. 120 se¢). 154 sire Vimposstilia tanto di separare Dig dalla nate quanto di esaurize ‘Ia natura negli schemiformali della scienza positiva. Nello spitito di questi fonda. mentali rapporti della sistematica schellinghiana, la chiave per intendere la filosofia della liberth, sia’nel ‘suo contenuto originale sia nei suoi motivi critici, & da vedere. nella proposizione: «Dio non & il Dio dei morti, ma dei viventi » *, Questa proposizione, stabilendo Ia uniti pid stretta tra i concetti di Dio ¢ di vita, doveva servire ad assicurare Ia compossi- lita tra le idee di Dio ¢ della libert’ umana: Comunque si possa pensare Ja maniera in ‘cui Ves- sere segue da Dio, questa non sari mai una maniera mec- casi, non sard tai un semplice cause 0 colloary in ‘cui il’ causato non sia niente per se stesso; cosl pure tun'emanazione in cui quello che emana rimanesse uguale a quello da cui & emanato, ¢ quindi niente di proprio, ai per sé stante, Il seguire delle cose da Dio & una ri- velazione che Dio fa di se stesso. Ma Dio pud rivelarsi soltanto in cid che & simile a lui, in esseri liberi. agenti per se stessi; per il cui esistere non si di altro principio che Dio, ma che sono, cosi come Dio 2. Egli parla, ed essi esistono, Se anche tutti gli esseri del mondo fosseto soltanto pensieti dellanima divina, essi_ dovreb- bero, gid per questo, essere vivi. Cost i’ pensieri ven- {gono prodotti dalPanima; ma il pensiezo prodotto & una forza indipendente, che continua ad agire per sé, anzi, nellonimaumana ‘cresce tanto, che domina la propria madre e la. sottomette. Questi chiatimenti, che ribadivano la fondamen- taliti del principio vitale per Ja definizione della liberta, non diversamente da quanto era stato dimo- strato’ nel discorso all’Accademia di Monaco per Parte, permettevano.a Schelling di uscire dalle diff colti’ del panteismo tradizionalmente inteso, anche del panteismo spinoziano. In due modi diversi po- M Ricercbe et p. 31 (Werke city 1V, p, 238). 5 Tui, pp. 313 (Werke cit, 1V, pp. 2585). 195 teva essere inteso il panteismo: 0 come determinismo € fatalismo 0 come dinamismo. Pregiudicato dal mec: canicismo della sua epoca, lo spinozismo s'era risolto in determinismo c fatalismo. Ad sso era mancata del tutto la nozione di vita. La difesa e Iesaltazione, che Schelling aveva fatto, dello spinozismo si con vertivano, allora, nella pit: decisa ribellione contro di sso, se veniva accreditata come unicamente valida Ia interpretazione meccanicisti¢a. La questione da Schelling era vista nella pit: ampia cornice della si- tuazione che si era determinata nella cultura filoso- fica tedesca nel corso del-secolo XVIII. La riscoperta, che di Spinoza era stata fatta, si giustifcava con it successo, anche in Germania, della « concezione mec- canica, che nell'ateismo francese raggiunse l’apice della infamia » *. Con la solita punta di nazionalismo culturale, Schelling ricordava che « lo spirito tedesco, secondo ‘il suo catattere originario », non avrebbe mai potuto accettare né il meccanicismo né, tanto meno, le sue conseguenze, Di qui nasceva Ia'doppia tendenia della cultura tedesca che, da una parte, pro- clamava il dissidio tra la testa e il cuore e, dall’altra, siungeva alla conclusione che, se filosofia razionali- stica doveva esserci, questa non poteva che essere © diventare schietto’spinozismo. L’analisi storico-ri- tica di Schelling rifletteva Ia singolarita della sua po- sizione, che abbiamo sottolineato sin dal capitolo I. Dj fronte alla crisi del razionalismo moderno, culini- nato nell’Tlluminismo, era sembrata inevitabile Pal- ternativa di quanti si erano affrettati a sostituire alla ragione il sentimento, Ia fede, il cuore, Per Schelling a etisi del razionalismo era’ stata, piuttosto, la ri- % Bui, p. 35 (Werke cit, IV, p. 240) 5 Tbiden ° 5 Scl-eatattere, che Schelling riconosceva come proprio dais loot tdece, & da leggere To sri Sill opponizione ‘icionle br flosofi, con ci ai conclodono le Lesion! mone thest (Letont monachea ee, pp. 229.2883 Werke city W, 9. 283 ae) " 156 chiesta di una ricostituzione del problema della ra- gione (di qui, per Schelling, il valore insostituibile, anche se non’ definitivo, del criticismo kantiano), ri costituzione che, soprattutto, riuscisse ad emancip la ragione dalle limitazioni ¢ dai dimidiament illuni nistici ¢ Ja recuperasse al livello della natura, di una natura, perd, non pid separata dal divino (come, in- vece, era accaduto nel corso del razionalismo moderno, da Cartesio agli ateisti francesi), bens! ricongiunta € identificata con esso. Gettare le basi di questo nuovo razionalismo eta stato, secondo Schelling, il merito storico dellidealismo, ‘non, s'intende, dellidealismo astratto, e percid falso, di Fichte, ma’ di quell’auten- tico, conereto idealismo, che era’o voleva essere Ia filosofia della natura. ‘La dottrina della libertA'delle Ricerche presuppo- neva la distinzione, il cui stabilimento Schelling at- tribuiva a merito’ della Glosofia, della natura, tra Tessenza in quanto esistenza ¢ l'essenza in quanto fondamento di esistenza. L’uso di tale presupposto distingueva il discorso delle. Ricerche da quello git fatto in Filosofia e religione. Qui la liberta dell'vomo cra fatta coincidere con a sua separazione dall’As- soluto, quindi con Ia sua « colpa » e Ia sua « caduta ». Nelle ‘Ricerche il problema della liberti era trasfe- rito in Dio. stesso, quasi come proiczione in Dio del dramma esistenziale umano. Sotto questo riguardo, Schelling compiva wn'operazione, abbastanza comune alle filosofie metafisiche, consistente nell’elevare ad Assoluto_Ia ‘condizione’strutturale dell'uomo, che viene poi spiegata col ricorso all’Assoluto cosi costi- twito, In altze parole, le Ricerche anticipavano in Dio Pesperienza della liberta, che era verificata nel- Yesistenza_umana, facendo dell’anticipazione il. fon- damento della esperienza umana stessa. Poiché nulla 2 prima o fuori di Dio, egli deve avere in se stesso il fondamento della sua esistenza. Questo dicono tutte Ie filosofie, ma esse patlano di questo fon- 157 damento come di un semplice concetto, senza farne qual- cosa di effettivo © di reale, Questo fondamento della sua esistenza, che Dio ha in sé, non & Dio assolutamente considerato, vale a dire in quanto egli existe [..] e550 2 Ja natura — in Dio; un essere certo inseparabile da lui e:tuttavia distinto®, Schelling paragonava ill fondamento alla forza di gravita e Vesistenza alla luce. La forza di gravita precede la luce, che ha in essa il proprio fondamento. La dialettica della libertt, in Dio come nell'uomo, Schelling presentava appunto nei termini della lotta tra Voscutiti ¢ la luce, che era Ja maniera metaforica di presentare Ja unit € opposizione di inconscio, desi- detio € coscienza, intelletto. Sono assai illuminanti le Pagine delle Lezioni di Stoccarda, in cui Schelling riprendeva la materia gid trattata nelle Ricerche. Il filosofo si sforzava, dietro Vimpulso ricevuto dai mi- stici sopra ricordati, di costruire una scienza di Dio. Tale scienza, secondo il suo disegno metafisico, avrebbe dovuto render conto, a livello di fondamento, del- Promo. In realtd Ia tecnica stessa del procedere schel- linghiano, che applicava continuamente il principio di analogia, dimostrava come Ja scienza di Dio tical- ‘casse il modello che Pesperienza pit. comune dellesi- stenza umana suggcriva. _ Se [un] perveniamo al concetto di un Dio che pos- siamo ritenere un essere interamente vivente e personale come noi, dobbiamo ammettere che Ia sua vita abbia . Ja massima analogia possibile, ¢ che in lui accanto al- eterno essere ci sia anche un divenire eterno, che efli in una parola, abbia tutto in comune con Puomo ad ec. cezione della’ dipendenza®, Ogni essere vivente — era detto nelle Lesion’ di Stoccarda — comincia dall'incoscienza, da tno stato nel quale tutto cid che poi se ne svolgeri & ancora unito 2 Ricerche city p. 37 (Werke cit IV, pp. 249-50). @ Lempirismo’ flosofco cit, p. 101 (Werke cit, IV, p. 324), 158 ‘¢ separato; non esiste ancora una coscienza con f suddivisione. Cost comincia anche la vita divina Possiamo dire fin da ora che propriamente il processo ‘della cteazione del mondo — il processo continuo della ita nella natura e nella storia — altto’ non & che il dvenire pienamente cosciente, il farsi pienamente per- sona, di Dio [..] In noi ci sono’ due princlpi, uno. in- cosciente, oscuro, ed uno cosciente, Tl processo. della nostra autoformazione — sia che cerchiamo di formarci nei riguardi della conoscenza e della scienza, 0 della moraliti, anche in maniera affatto indelimitata me- diante Ta. vita e nella vita — consiste sempre in. cid, che cerchiamo di innalzare alla coscienza cid che vi & gid jn noi allo stato di incoscienza,: di innalzare alla luce jl momento oscuro innato: .in una parola, che cer- chiamo di. giungere alla luce, Lo stesso accade in Dio: Toscurita in Lui precede, la lace si sprigiona dalla notte della sua essenza, Dio ha in sé gli stessi due princlpi che noi abbiamo in nol {~J, tutta quanta Tavita riamente soltanto un divenire sempre pit altamente pape tary un mt ee © se anche si sforzano non atrivano per Jo pitt alla chia- rezza; € forse nessuho atriva in questa vita alla chie rea’ astoluta —- rimane sempre un resto oscuro. (nes: suno raggiunge In sommith del suo. bene ¢ Vabisso del suo male). Lo. stesso-vale per Dio. Liinizio della co- scienza in lui 2 dato dal fatto ‘che egli si separa da sé, ‘oppone sé a se stesso. ‘Anche egli ha in sé un momento superiore ed un momento inferiore #, La-filosofia della libertd, cost come. Schelling Ja istruiva, al-di Ja della sua ‘complessiti, si riduceva alla interpretazione ed esecuzione dell'antico principio della mitologia biblica, aver Dio fatto Tuono a sua immagine e somiglianza, Ma Schelling recuperava anche Vessenza del etistianesimo col concetto del Dio, che non & tanto estraneo ¢ indifferente alla vicenda’del- luomo, da non viverne la stessa passione € non con- Jividerne lo stesso contrasto tra V'inconscio e il con- 12 (Werke city TY, pp. 3245), (corsivo ne TV, p. 252). sont), Riticbe city p. 8 (Werke ci 199 scio, L'inconscio fondamento oscuro della esistenza 2 il desiderio, cieco volere, Questa elevazione del pitt profondo cesito nella luce non ‘accade in aleun’altra delle creature a noi visibli, alVnfuori dell'uomo. Nell'vomo ® Tintera potenza del principio tenebroso, © a un tempo & in lui'anche tutta forea della luce. In lui 2 il pit profondo abisso, ¢ il cielo pid elevato, ossia ambedue i centri. Il volere del- Tuomo 2 il germe nascosto nell'eterno desiderio di Dio presente ancora soltanto nel fondamento: Ia divina sci tilla,di vita racchiusa nel profondo, che Dio vide, quando concept il volete di creare Ia natura, In lui solo (nel- Tuomo) Dio ha amato il mondo; ¢ appunto quest'im- magine di Dio il desiderio accolse nel suo’ centro, quando entrd in confitto con Ia luce ®. Il punto d’appoggio, anzi lessenza, della libert cera per Schelling Ja tensione tra fondamento oscuro ¢ coscienza, Dungue 'uomo, per il fatto che sta in mezzo fra il nonEssente della Natura e Passoluto Essente eguale Dio, & libero da. entrambi. B libero da Dio perché ha tuna’ radice indipendente nella Natura, & libero dalla Natura perché si & destato in esso il divino, cid che & rel cuote della Natura e sopra la Natura ..] Egli & Iibero (nel senso umano) perché 8 posto nel punto di indifferenza 4, La libert& era concepita come possibilita di deci- dere il bene o il male, essendo il bene I'« amore », 4 Per queso Scelng alla domanda quale potese ese 3 Ss SA en cd eatin ants Ekinstte cece cba or ht dentan a8 age pees dite! nie Didmo wat § sar Fonte ssogpetstor fr ds, quandoy ber vente enon, Nise il mondo teacbrosg dal mando’ dlls lace'» Utero Wel sci. Biverke ceo Ws. 4 enprime ‘fosofa’ cle’ B12? (Werke ct, TV, 3503 160 il male lo « egoismo >. « L’amore & Dio stesso, il vero Dio, il Dio che & mediante Paltra forza. Legoismo di- vino invece @ la forza che non 2 in se tessa, ma me- diante cui l'amore, cio? il vero Dio, ¢ » , La differenza tra Dio ¢ Fuomo consisteva nel fatto’ che nelluno V'egoismo sempre vinto dallamore, nellaltro tale vit toria non sempre si realizza e l'egoismo ud portare Vindividuo ad « aspirare ad essere come volere patti colare cid che & soltanto nellidentit’ col volere uni versale, ad essere anche nella petiferia, ossia come creatura [...] cid che & soltanto in quanto rimane nel centio [uJ 94 Richiamandosi ancora una volta a Baader, Schel- Jing sottolineava Ja. realti positiva del male’ irridu- cibile a pura privazione (contrariamente a quanto, come vedemmo, aveva sostenuto Tottimismo della metafsica tradizionale), e lo paragonava alla ma: Iatia «1a quale, essendo-un disordine, sopravvenuto per un cattivo uso della libert3, & Ia vera immagine del male 0 della colpa>®. Il male, dunque, aveva Ih sua origine remota in Dio stesso, nel suo. volere cieco, ¢ nell'uomo, esposto ai giochi della sua liberta, non derivava « dalla finitezza in sé, ma dalla finitezza clevata ad essere per sé stante », La ticerca della liberta s'intrecciava, in Schelling, con il problema del- Tessere di Dio, della relazione tra Dio e I'uomo ¢ ella possibilita che Puomo viva nella organicit del tutto (scelta dellamore) o elevi se stesso a totaliti (scelia dell'egoismo). Ma la ricerca si allargava anche nel disegno di una filosofia della storia a carattere cosmico. Come dalle tencbre emerge la luce, cost dallo Iu, p, 108 (Werke a Rd et p. 75 (Werke cit., IV, p. 258). D. 85, nots (Werke cit, IV, p, 262, nota) « Chiun- se alferasse, che Dio. stesso hi. voluto il male, doveebbe {ffeue HP fondamento di questa allermazione relat del. ‘sutorivelaione come atto ai eresione, cos! come. spesso eduto, che colut che ha volute il mondo abbia dove ‘olere anche il male» (ivi, p. 1535 Werke eity 1V, pp. 2954), 161 spitito del male si solleva lo spirito dell’amore. Schel- ling voleva dire che il bene non pud sorgere che ‘sul presupposto del male ¢ che tra bene e male sus- siste, pur nel contrasto ¢ nella opposizione, una unit, ‘onde, in un certo senso, bene male sono i due aspetti di una medesima realta. Nella lettera a Georgii del 18 luglio 1810, Schelling spiegava Ja distinzione tra Ursache (0 causa originatia) e Grund (0 fonda- mento)®, Grund, spiegava Schelling, significa con- ditio sine qua non: il male era condizione di pos- sibilitd del bene, non sua causa, Poiché il male altro non & che il’ fondamento ‘origi- natio ‘dellesistenza, in quanto tende a farsi attuale nell'essere creato, ¢ quindi di fatto & soltanto la pit alta potenza del fondamento che agisce nella, natura, ‘ma come questo. 2 eternamente soltanto. fondamento, senza essere per se_ stesso, cost pure il male non pud ‘mai arrivare a_realizzarsi e serve semplicemente come fondamento, affinché il bene, svolgendosi da esso per forza proptia, sia una sealti indipendente e separata da Dio per il suo fondamento, nella quale Dio si pos- segga ¢ si riconosca, e che come tale (come essere in- dipendente) sia in ui, Su questa implicazione del bene ¢ del male cor- eva In visione filosoico-storica. La nascita della luce, pensava Schelling, @ il regno della natura, Ja nascita dello spitito 2 il regno della storia, La’ evoluzione storica cominciava con la eta dell’oro, che fu il tempo della indifferenza senza bene ¢ senza male. Ad essa subentrd epoca degli dei o degli eroi, che fu il trionfo della potenza creatrice della natura. Nel- Yepoca del perfetto dominio da parte della natura si afferm® il fondamento oscuro, Ja cui incontrastata egemonia provocd 'avvento del disordine Ja crisi © Aus Schellings Leben cit, TI, ps 221. ® Scuieutine, Ricerche cit,” p. 101 (Werke cit, IV, p. 270), ‘Vivi, p. 101 (Werke cit, IV, p. 269). 162 di quanto fino allora era stato prodotto, Dal caos si usd con Ja redenzione, con l'umanizzatsi di Dio, che diventd uomo ¢ persona per salvare gli uomin} ele persone, Le Lezioni di Stoccarda chiativano con molta efficacia questo punto: sofia Natura era stato destinato come mediatore Tomo, ¢ questo le era mancato: ora eta. uomo ad aver bisogno di un medistore. Ma per il fatto stesso i essere. restituito alla vita dello spirit uistava la capacitd di far da m tura; € proprio nell'appatizione di Cristo si mostrd cid che originariamente avrebbe dovuto essere Tuomo nei confronti della Natura. Cristo era signore della Natura mediante Ja sua semplice volonti, era con essa in quella magica unione, nella quale avrebbe dovuto originaria mente essere Tuomo ®, Queste erano le grandi linee della filosofia schel- linghiana della storia, che, come sappiamo, aveva degli importanti precedenti nella esercitazione scolastica sul Peceato originale e nel Sistema dell’idealismo tra- scendentale, Pit in particolate, nello scritto del 1802 Sul rapporto della filosofia della natura con la filosofia in generale” © nella ottava, nona e decima delle Lexioni sul metodo dello studio accademico, rispet Yamente dedicate alla « costruzione stotica del c stianesimo », allo studio della « teologia », alla « sto- ia» alla « giurisprudenza », il problema era stato sit posto dallo Schelling nei’ termini essenziali. Tn tai scritti il ctistianesimo, pitt che’ come puntuale sceadimento temporale, era innalzato a simbolo co fico ed etico del rapporto tra finito ed infnito, Ye, uomo e mondo. Il cristianesimo rappresentavay 2 Lempiriomo flosofco i 23 (Werke ct 5 Bh pi Alosofico cit., pp. 1323 (Werke cit, IV, Journal ds seu ciel eat a 4, Shel. Salis questone, Scheie et,’ pp. 188 tae. 163 el «Kies atibuito a lege, anciche Shi notro Infeptaions per Schelling, il momento della riconciliazione ¢ del ritomno dell’somo e della natura a Dio. La filosofia schellinghiana della natura, attraverso gli sviluppi ¢ gli approfondimenti in senso ‘morale, a cui veniva aprendosi da Filosofia ¢ religione in’ poi, appativa, sempre pitt esplicitamente, come lo sforzo di dare definizione ed espressione fazionale ai miti fondamen- tali della tradizione scligiosa ebraico-cristiana: la ti- velazione — ciot V'atto di creazione infinita del mondo — & Ja redenzione (ciot Patto di riconver- sione, verso Dio, della natura ¢ dell'uomo da lui al- Tontanatisi). In questo quadro Schelling insetiva Ia reinterpre- tazione del significato e della funzione dello Stato. Quando abbiamo analizeato il discorso del 1807 al- PAccademia di Monaco, abbiamo sottolineato il mu- tato atteggiamento politico dello Schelling, che era passato dalla tendenza giovanile a rifiutare qualsivo- glia autoriti politica ‘e tirannia a un certo accomo- damento nei confronti dei principi tedeschi ritenuti il solo mezzo ‘valido per il riscatto della nazione te- desca, Nello spirito della teoria morale’ delle Ricerche ¢ delia congiunta filosofia della storia, nelle Lezioni di-Stoccarda Schelling riproponeva il problema dello Stato e generalizzava nei riguardi dell'istituto sta- tale in quanto tale le-critiche che, nel cotso della golemienalluminisie, aveva errata el cone fronti dello Stato borghese uscito dalla Rivoluzione francese, Non solo lo Stato di stampo illuministico, ma qualungue Stato appativa a Schelling fondato sulla mera forza, legame puramente esterno, che sur- rogava il legame interiote, venuto meno con Vallon- tanarsi degli uomini dal centro divino, dalla totalita. Nella prospettiva di una possibile ¢ finale reintegra- zione degli individui nella totalith, nella prospettiva, quindi, di una futura piena realizzazione del cristia- nesimo, lo Stato, veniva considerato nulla di pit che un espediente provvisorio eapace di assicurare una certa unit’ fra gli uomini. 164 Quella uniti naturale, quella seconda natura sopra 1a prima, nella quale 'uomo & costretto a cereare Ia sua unit, & Jo Stato; percid lo Stato &, per. parlare chiaramente, una conseguenza della maledizione che pesa sulfumanid, Luomo, non potendo avere Dio come sua unith, deve assoggettarsi ad una unit’ fisica, Lo Stato hha in s& una conttaddizione (..]: Jo Stato, se & retto con una briciola di ragione, sa, naturalmente, di ‘non poter far nulla con i soli mezzi fisici e che deve appel- Jarsi_a superior motivi spirituali;' ma sopra di questi non pud averealeun dominio, est stanno fuori del suo potere *, Schelling pensava di avere buoni_ motivi cedere alla illusione kantiana della posstbilita dt con- ciliare Jo Stato ¢ Ia libert’ individuale, © i toplic alia potenza statale In forza che le-& congiunta, oppure se tale forza le & data, cil dispo- tismo [..] La mia opinione & che lo Stato come tale fon possa trovare alcuna vera ¢ assoluta uniti, e che tutti gli Stati siano soltanto tentativi di trovarla — ten- lativi di diventare delle totalitd organiche senza poterlo dliventare veramente, 0 per lo meno divenendolo, ma subendo ill destino ‘di ogni essere organico, di fore, ‘matutate, poi invecchiare ¢ alla fine morire ®, La genesi e Tesistenza dello Stato erano, per Schelling, il riflesso del movimento di caduta del- ‘umanita, del ‘suo allontanamento, cio’, dall'uniti originatia in Dio. Di contro allo Stato Schelling giu- stifieava la Chiesa, Ja cui funzione rientrava nel pro- cesso di redenzione: Se lo Stato, rappresentava il tentativo di sostituire al Iegame otiginario ¢ profondo un collegamento estrinseco ¢ superficiale, Ja Chiesa tentativo di ripristinare il Iegame interiore. La Chiesa, scriveva Schelling nelle Lezioni 4i Stoccarda, «® una conseguenza della rivelazione, % Scuetiisc, Lempiristo flosofco city p. 130.(Werke sity IV pe 333), ® iu ps Bi (Werke cit, IV, p. 350. 165 anzi ne @ il semplice riconoscimento »™, Come lo Stato, anche la Chiesa’ era risultata contraddittoria. Infatti, promossa per Ja instaurazione del_vincolo puramente interiore tra gli uomini, aveva finito col ricorrere ai modi di comportamento propri dello Stato. L’crrore in cui & caduta Vantica epoca gerarchica della Chiesa non & stato quello di voler intromettersi negli affari dello Stato, ma al contratio quello di_pet- mettere che lo Stato penettasse in Lei, di aprirglisi, di accogliere in sé forme statali, invece di’ mantenetsi pure ‘da ogni contaminazione con cid che & esterno [..] cosh non appena la Chiesa si mise a perseguitare gli eretict perdette la vera idea di sé. Consapevole delforigine di- Vina del suo potere, essa avrebbe dovuto magnanima- mente lasciare la Toto liberti anche ai miscredenti, ¢ non mettersi in condizione di aver dei nemici, di ri noscere, dei nemici”, Il pensiero di Schelling era che tanto la Chiesa quanto lo Stato erano falliti nel loro compito: Ia Chiesa, che non si era resa conto della contraddi- zione di trattare come esteriore il legame che doveva restare solo interiore; Jo Stato, che non si era ac- corto di non poter tisolvere il problema dell'unita fra gli uomini soltanto coi mezzi della coercizione cstema, Cid che Ia teoria della libert2, 1a filosofia della storia e assunzione dei miti della rivelazione della redenzione a criteri orientativi della esistenza tumana suggerivano a Schelling era la risoluzione dello Stato nella Chiesa, in una Chiesa, perd, riscattata interamente dalla propria mondanith ¢ restituita alla idea di unita puramente ideale ¢ interiore degli E impossible, in questa sede, trattare i molte- plici problemi nei quali e a livello dottrinatio ¢ a % Ivi ps 193 (Werke ct, IY, vp. 3556) 1 Tui p. D3 (Werke ele, IV, pr 330) 166 livello polemico si articola e suddivide il complesso contenuto delle Ricerche filosofiche. Vogliamo, non. dimeno, mettere in luce una esi molto importante, le cui difficoltt sono, in definitiva, le difficolta del- Tintera concezione schellinghiaria sulla Iiberti umana, Si tratta. del riconoscimento di una certa validiti ella teoria della. predestinazione. |. Gli ideatori di questa sentivano che Je. azioni del- Tuomo dovevano essere determinate fin dall’eterniti: ma non cercavano questa determinazione nelPazione eterna, contemporanea alla creazione, che costituisce Tes- senza tessa dell'uomo, bensl.in_una decisione aszoluta, cio interamente infondata, di Dio, per Ja quale uno ‘eta stato predestinato alla’ dannazione, altro alla bea- titudine, © con eid toglievano Te radiei della liber’ ®, La correzione, che Schelling faceva, della to ella predestinazione era che la determinazione del- Vessenza, onde 'uomo agisce in un modo o nell’altro, iva sottratta al decreto arbitrario di Dio e attri- buita a una scelta originaria compiuta dall'uomo stesso € prima del tempo. L'uomo & nella creazione driginatia, come si? mo- strato, un essere non deciso [J perd pud decidersi epi stesso. Ma questa decisione non pud cadere nel tempo; essa cade fuori di'ogni tempo € percid coincide con Ia Pring ‘erezione quantunque con’ un ato distnto. da La difficolta di una tesi del genere era ill tr. sferimento nell’eterno, al di qua del tempo, della scelta libera dalla quale ‘dipende il comportamento, buono o cattivo, dell'uomo nel tempo. E facile ri. cordate’ in proposito il mito platonic di Er. Ma, come in Platone, anche in Schelling In soluzione era % Ricerche cit. pp. 1213 (Werke cit. IV, p. 279). vi, p. 117 (Werke city IV, p. 277}. 167 di carattere schiettaimente mitologico. Indubbiamente, richiamandosi, come gid aveva fatto Kant, alla pro- fonda essenza intelligible dell'uomo, Schelling si pro- poneva di salvare, ad un tempo, necessith liberti. Ogni uomo fa quello che fa in vith della sua natura (necessita), ma tale natura & il risultato di un atto libero, che si & compiuto, una volta per sempre, relia eternith della creazione, prima che. cominciasse Ja vita temporale. La tesi schellinghiana era indubbia- mente ingegnosa, ma non riusciva a rendere conto, in modo ellicace, dei problemi della liberti, della colpa e della responsabilita, che si propongono nei termini della esistenza temporale dell'uomo ¢ in que- sta esistenza vanno spiegati. Sctiveva Schelling: « Che’ Giuda divenisse traditore di Cristo, non lo poteva cambiare, né lui stesso, né una creatura, ¢ tuttavia egli non’ iradi Cristo. per costrizione, ma volontaria- mente ¢ in piena liberti »®. E, aggi «Cod colui che, per scusare un’azione ingiusta, dice: cost io sono fatto, & ben consapevole di essere tale per propria colpa, per quanto abbia ragione di dite che % stato. impossibile agire diversamente >", In reve; Schelling, rielaborando motivi platonici ¢ an- che spinoziani ¢ anticipando certe posizioni dell’esi- stenzialismo novecentesco, sulle quali la sua influenza & stata_variamente notevole, dava la. dimostrazione che a liberti umana, storica, 2 soltanto Passunzione della propria natura ‘necessaria, anche se si preoccu- pava di provare che la sua costituzione era un atto di una pit originaria, pretemporale liberta. I pre- supporre, perd, un atto di pitt originaria liberta era uno sconfinare nel mito e, soprattutto, un sottrarsi al ben difficile problema di accertare e verificare il processo e Ie condizioni coi quali, nel tempo, si de- finisce Ia «natura» di ogni uomo, producendo cost la reale, concreta, razionale base per 1a determina 2 yi p. 119 (Werke ct, IV, p. 278). 8 Thiden. ® 168. ione ¢ definizione della reale e concreta realt’ scunio ¢ dei suoi limiti. Naturalmente tutta la diffi- colt’ nasceva dal fatto che lo Schelling, per le nu- meros¢ innovazioni introdotte nella tradizione filoso- fica e metafisica, che gli avevano permesso di, tipro- porte, in termini profondamente diversi, atttaverso Ja filosofia della natura, i temi dell’Assoluto edi Dio, non aveva saputo, tuttavia, evitare 0 abolire tutti gli impegni teoretici, che si impongono ‘tutte le volte che i problemi filosofic sino inscritti in un ambito ideologico con forti implicazioni teologiche o teosofiche. In definitiva, nonostante Ja grandiosa aper- tra dischiusa dalla filosofia della natura, Schelling restava intrappolato in un equivoco teoretico onde |i sua filosofia poteva appatite alternativamente 0 an- ‘tropomorfismo, se veniva giudicata dal punto di vista teologico®, 0 teologismo, se veniva considerata dal punto di vista umanistico (cost Feuerbach vedri il pensiero schellinghiano)®. Le Ricerche furond ultima grande opera pub- blicata da Schelling, finché fu in vita, $i concludevano col preannuncio della preparazione di una successiva setic di altri trattati, che avrebbero gradualmente exposta Ja parte ideale della filosofia. In tal modo Schelling. si proponeva di completaré il ciclo. della sua filosofia che, da una parte, si era sviluppata come filosofia della natura ‘e, dall'atra, doveva appunto compiersi in una filosofia dello spitito, Sotto questo tiguardo, la fedelta di Schelling ase stesso, alla im- Postazione di fondo della sua filosofia fu ineccepi- bile, Abbiamo chiatito il significato della filosofia della natura € mosttato come Ia sua portata teoretica ® Vedi in pr to la lettera di Eschenmayer del 18 ot- ae Dm as 8 es a eda pln avy dpa wa te ce west ees Se ee rete Se, OH on nmi, con Taos ee Sei ata Pos drs. te 169 andasse ben al di 18 della comprensione del fenomeno naturale come tale, Vedemmo come la filosofia del- Tidentita fosse una ritraduzione e uno svolgimento della filosofia della natura © come, attraverso di essa, emergessero le ragioni ideali della flosofia della nat tura si che questa, da Filosofia e religione in poi, poté sempre pid caratterizzarsi come una filosofia ‘ storica’, come filosofia religiosa e morale ¢, mite, teosofia. Come Ja storiografia recente pitt avve~ duta viene dimostrando, non ci sono ragioni per con- tinuare a definire Io Schelling il « Proteo. dell'idea- lismo tedesco ». Chi individvi nel principio della «vita vivente » il motivo di fondo dellintera tifles- ne schellinghiana, si. renderi conto della unit continuiti di questa filosofia al di 1a delle apparent differenze ¢ discontinuita. Alla luce del movimento di idee, che Schelling sviluppd da Filosofia e religione sino alle Ricerche'e all’opera del 1811-1813, restata incompiuta, Le etd del mondo, la unita e la conti- nuiti risultano abbastanza chiatamente in manieta incontrovertibile. Le opere sulla filosofia della natura applicarono il principio di « vita vivente » alla natura attraverso la critica del meccanicismo cattesiano illu- rinistico. Nonostante la posizione eccezionale, che gli veniva riconosciuta rispetto alla tradizione cartesiana, anche Spinoza, come vedemmo, restava -coinvolto nella critica antimeccanicistica in nome di una natura recuperata incondizionatamente alla vita. Proptio chi dendo la prima parte delle Era det mondo, Schelling sottolineava come il realismo di Spinoza, benché fosse qualcosa di assai_ pit ricco che T'idealismo di Leibniz, restasse tuttavia prigioniero di una « morta unita » #, Quando il senso della filosofia della natura in lui si fu consolidato, Schelling estese il principio della vita alla analisi dello spirito umano e alla co- struzione della filosofia estetica e della filosofia mo- rale. I! discorso di Monaco del 1807 ¢ le Ricerche Scueuuisc, Werke cit, 1V,'p. 717. 170 documentarono Ja tési della impossibilita di define i problemi estetico'e morale al di fuori dei quadri della filosofia della natura, Infine, ma in realti eid rendeva soltanto pitt esplicito quello che, gid dagli inizi, cra stato il progetto schellinghiano, il principio della vita fu assunto come crterio di interpretazione della essenza di Dio. A tal fine. mirava Ja critica della teologia e della filosofia moderna fino a Fichte, che tendevano ad-allontanate e isolare Dio dalla na: cura, dalla vita, Tanto le Ricerche quanto le Lezioni di Stoccarda rappresentarono questo momento dello sviluppo della filosofia della natura, che culminava cost nello sforzo teosofico di conoscete Ia vita di Dio in Dio stesso. Alcuni passi delle Eta del mondo mo- streranno la connessione profonda, che intercorre: tra Ja iniziale’filosofia della natura e il successive svol- gimento teosofico. Rivendicando a onore della sua ‘epoca di aver fatto rinascere la scienza.nel senso pid autentico della parola, Schelling ‘ne precisava Yog- getto: «Pelemento vitale della scienza pitt alta pud essere soltanto Voriginariamente vivente, essere, che nessun altro precede, dunque il pitt antico degli es- seri». Come le pagine successive delle Etd del mondo. spiegheranno, Loriginatiamente . vivente, che da nulla & preceduto, & Dio. E importante che Schel ling non trovasse altra espressione per ‘denotare Dio che quella di « originatiamente vivente ». E. impor- tante anche notare, che Ia scienza autentica veniva identificata con «lo svolgimento di un essere vivente teale, che in essa si rappresenta » #. Riprendendo la impostazione gid fornita con le Ricerche, Le eta del mondo si ponevano come descrizione della vita cterna di Dio nelle-sue « potenze » ¢ polarizzata, non diver- samente che la vita di tutti gli altri esseti, nella di stinzione di necessiti e liberta. Il concetto domi- ante delle Ricerche era ribadito: «la necessiti si i, p. 575. yi “8 Tbider. m trova alla base della liberti ed & in Dio Ja cosa prima ¢ pit antica, nella misura in cui-in Dio pud sussi- stere una tale distinzione [...]»". La cosa « prima ¢ pitt antica » era la « natura di Dio»: «ma anche questa natura di Dio & vivente, @ Ja vitalita pid alta € non & tale da lasciarsi esprimere direttamente. Sol- tanto attraverso Ja progressione dal semplice al com- plesso, attraverso una graduale produzione noi pos- siamo sperare di pervenire al pieno concetto di questa vitalita >", Si affermava, quindi, essere Dio null'altro che la vita al suo massimo livello ¢ intensita. In Dio Ja vita percorre Ja intera gamma dei suoi gradi, dai it bassi ai pit alti, anzi Dio non & concepibile se non come la totaliti di tutte le possibilita della vita: «Noi non conosciamo alcun Dio all'infuori di quel Dio vivente, quella connessione della pitt alta vita ituale con una vita naturale ¢ il mistero origi- nario della sua individualita »", Nel disconoscimento della natura vitalistica di Dio, lo abbiamo gid ricor- dato, s'era prodotta, secondo’ Schelling, convergenza tra la teologia moderna e Videalismo ‘del tipo ela- borato da Leibniz e Fichte. Ne era risultato che il solo Dio che conveniva alla nostra epoca era un Dio dal cui, concetto era stato climinato tutto cid che & forza ¢ potenza. Un Dio, la cui pit alta potenza o espres- sione vitale consiste nél pensiero o nel sapere, fuori del quale tutto il resto & soltanto’ una vuota. schematiz- zazione di se stesso; un mondo. che soltanto ancora immagine, immagine della immagine, un nulla del nulla, uun’ombra’ dellombra; uomini che sono soltanto ancort immagini, soltanto sogni di ombre; un popolo, che nel coraggioso sforzo verso"il cosiddetto illuminismo & riu- scito a risolvere tutto in pensieti, ma ha perso con ignoranza anche ogni forza e quel principio (si usi qui sempre la parola giusta) barbarico, che & stato su- 172 perato Ima_non annullato, il fondamento di ogni gran- dezza e bellezza [..]®, a Infine, il carattere « storico », che Schelling da allora in poi attribut alla propria’ filosofia, al punto da stabilite una stretta analogia tra il lavoro dello storico e il Iavoro del filosofo™, era il modo con il gual, veniva espreso il programma di una stienza filosofica impegnata a rappresentare ill processo inin- terrotto della vita, dalla sua « prima e pitt antica » origine in Dio all'uomo ¢ dall'uomo di nuovo a Dio, secondo il ciclo proposto da Filosofia ¢ religione, dalle Ricerche ¢ dalle Lezioni di Stoccarda, Prima di chiudere questo capitolo, vale Ia pena di valutare Ia portata teoretica della’ filosofia dello Schelling, anche in considerazione del corso che la sua filosofia prese nei decenni quasi del tutto silen- ziosi, che seguirono alle Ricerche flosofiche, sino al breve titorno del filosofo nel mondo accademico.. La teosofia implicava in sé due significa. Il primo era Ja scoperta dell'rrazionale come fon- damento. Il fatto che la natura di Dio stesso venis identificata col volere cieco, con Voscura volonti di csistenza rovesciava Ia tradizione classica della’ filo- sofia, in quegli anni restaurata € riaceredicata ‘da Hegel nei termini del pitt rigoroso razionalismo as- soluto, ¢ metteva a fondamento del processo storico del mondo qualcosa di non concettuale ¢ di non for- malmente razionale: ‘il bisogno, cio’, Ia semplice vo- lonti di esistenza. Da questo lato si pud, forse, in- tendere meglio il senso, che avanti abbiamo discusso, del trasferimento nell’cterno della scelta ‘originaria, con Ja quale T'uomo decide il proprio essere. Ab” biamo detto che Ia liberta, nel tempo, era, per Schel- ling, Vassunzione della necessit’ della’ propria natura. ® Ii, pp. 7189. . % Vedi Mntroducione alle Etd det mondo (Werke cit, 1Y, p. 578). 173 ‘Questa necessiti, per, dipendeva dalPatto di dec sione extratempofale. Il senso di tutto cid era che noi possiamo spiegarci, razionalmente, quasi fossero proposizioni di un sistema formalizzato, i singoli atti che detivano necessariamente dalla nostra natura (Giuda che tradi e non poteva non tradire Gest), ‘ma non possiamo allo stesso modo spiegarci la deci: sione originaria presa fuori del tempo, che ha pertanto, To stesso valore degli assiomi rispetto-al sistema for- malizzato, che su di essi 2 fondato. Dialtra parte, nella pit complessa cornice della teosofia 0 del problema morale, Schelling riproponeva una tematica gi pre- ‘sentata negli scritti giovanili con Ia teoria della an- ticipazione della decisione pratica e della limitazione derivata, Nella sesta delle Lettere filosofiche su dom riatismo e criticismo, era stata avanzata Videa che la determinazione dei princlpi di un sistema filosofico non dipende da un atto. razionale ma da decisioni pratiche, prerazionali, che Schelling, mutuando la esptessione da Jacobi, chiamava anche « pregiudizi ‘originari e insuperabili >”, Nella filosofia teoretica, inoltre, del Sistema dell’idealismo trascendentale Schelling aveva distinto la « limitatezza originaria », che & comune a tutti gli esseri razionali in quanto finiti, e la «limitatezza derivata », che & propria € specifica di ogni singolo essere. Cosi Schellit descritto questa seconda specie di limitatezza: Invero, se 2 certo, che io sono limitato in. generale, devo essetlo in manicra determinata, © questa deter minatezza deve andare allinfnito, questa determinatezza cche va" allinfinito forma tutta’ la mia_individualiti; dungue Tinesplicabile non 2 il fatto che io sia li jin maniera determinata, ma la maniera di questa li tazione medesima. Per esempio, si pud ben dedurre in generale che io appartenga a un determinato ordine di intelligence, ma non gid che io appartenga proprio a yf Letereflosofehe city pp. 523 (Werke it, 1, pp. 36 37) 174 questo ordine;’che io occupi in siffatto ordine un posto determinato, ma non gid che io occupi proprio questo Il senso del discorso della Sesta lettera e del Si- stema era, da un lato, Ia origine pratica, non formals mente razionale dei sistemi scientifico-flosofici e, dal. Valero, la affermazione della inesplicabilita e indedu cibilitd, dunque irtazionaliti, della determinatezza dividuale, di cid per cui specificamente ciascuno & ripetibilmente se stesso € non un ‘altro, “L’accenno al residuo irrazionalistico della perso- nalith individuale ci conduce al rilevamento del se- condo significato della teosofia schellinghiana, con Ia quale, dalle Ricerche in poi, nella filosofia di Schel- ling entrd, sempre pitt decisamente, il concetto del Dio personale...La questione, nella storia interna della filosofia schellinghiana, non & priva d'interesse, se si ha presente che lo Schelling, negli anni di pit forte esaltazione per la dottrina fichtiana e del primo incontro con Spinoza, escludeva, a livello ontologico, la personaliti di Dio’, a livello deontologico, quella dell’uomo stesso *. Abbiamo, difatti, avuto occasione di-notare come Schelling, usando la’ teenica pitt comune delle filoso- fie metalisiche, trasferisse in Dio, ipostatizzandola, 1a steuttura delPessere umano, Con 'affermazione della personalita di Dio, Schelling intendeva fornire il pitt sicuro e certo fondamento alla personalith individuale 2 Sistema city v.83 (Werke ct, U, p. 10). Vedi la evters a Schling @ Hegel Ge 4 febbeio 1795: «La pessonalih Sore con Tanith et cosines. Ors Seca op poste sess opt, ma pet Bi, © dat et Ho asoluio non este alean opseio, perché slrimentl Ene dl coc tsi, Non we uh Dio pene el nostro sforan supremo & ls disiuzione dlls abst et sonal passggio ‘nella afer azoluta dclfesere: {3} > (Brice ‘on tnd a Hegel city p. 2). Locenamento Scio Ws efinintone di Dio come Dis pexsosle eal siless eee sco dl riconosimento e dell crescente valtizazione dels Personalia)indvidusteditooma, 175 dell'vomo, Anche sotto questo riguardo, la filosofia schellinghiana si mostrava come il sistematico © con- tinuo sviluppo di un tema ad essa essenziale. La Nuova deduzione del diritto naturale del 1796, po- nendo i problemi della morale, dell’etica e del dititto, aveva teorizzato la concretezza dell'individuo ¢ della sua libertd. Nella filosofia politica del Sistema del 1800 era stata proposta Tidea di una federazione mondiale che, rimuovendo le cause delle guerre, sta- bilisse i rapporti internazionali sulla base del rispetto della individualiti, propria dei singoli Stati. Nella stessa prospettiva di filosofia politica lo Schelling aveva successivamente preso posizione contro V’assolutismo monarchico e contro il” dispotismo borghese uscito dalla Rivoluziéne francese, in quanto ambedue por- tavano al sacrificio della liberti individuale. Nella quinta delle Lezioité sul metodo dello studio accade- ‘ico, eta stato sostenuto che il solo legame, che po- tesse essere ritenuto valido fra gli uomini, eta quello che non soffocava in aleun modo Ia liberta indivi duale, Tutta Ia Tunga, ostinata polemica contro. il ‘meccanicismo e il « sanculottismo intellettuale » del Villuminismo si cra mossaallinsegna della. difesa della personaliti umana nella sua individuale creati- vita, contro ogni forma di appiattimento, Nelle Le- toni di Stocearda allunita, garantita dallo Stato quale simbolo della coazione esterna, era stata contrapposta Ja unit, realizzata dalla Chiesa quale simbolo della forza ideale, che, legando dalfinterno, non comprime Ie personalita individuali. Ancora nelle Lezioni di ‘Stoccarda, nel breve abbozzo di antropologia che vi 2 contenuto, era stata svolta 1a concezione delle tre potenze delluomo: animo, spirito © anima. L’animo cra il livelo pitt oseuro e profondo dellessere umano, ‘ove esso quasi si confondeva con Ia natura, lo spirito il momento di emergenza della personalit’ umana, Panima Telemento divino nell'uomo, il momento im- personale. Tale tripartizione va veduta nella sua teticit’, vale a dire nella continua e reciproca inte- 176 grazione dei tre livelli. La compresenza di animo, spirito e anima rappresentava, pet Schelling, Ta forma pit adeguata per esprimere ia. concretezza’ della esi- stenza stotica dell'uomo, che dalla commistione con Ja natura (animo) fa emergere Ia propria personalith ndividuale (spirito) che pub avere la capacit’ (anima) di produrre qualcosa: che, trascendendo Ia singola personalita che "ha prodotta, pud costituirsi in op- gettivita, in qualcosa, cio’, di disponibile e valido er tutti, Cosl, Schelling pensava di spicgare il mi- stero delle creazioni artistiche e scientifiche nelle quali « Ia cosa pitt elevata-nasce proprio quando in sse_agisce il_momento impersonale. In un’opera arte, per esempio, cid viene chiamato ‘ oggettivith ’, espressione con cui si intende propriamente solo Pop: posto della soggettiviti »®. Infine, nel quadro_pro- blematico che si 2 fin qui tracciato, singolare rillevo aveva lo sforzo schellinghiano, documentato, come sappiamo, particolarmente dal Discorso del 1807 sulle arti figurative e dal saggio del 1811 Sulla essenza della scienza tedesca, di definire, contro la egemonia fran- ‘ese, i trattie’le ragioni di una originale filosofia e di una originale atte tedesca, che fossero espressione della individualiti nazionale del popolo tedesco. An- cora il 1813 Schelling dava vita all’« Allgemeine Zeit- schrift von Deutschen fiir Deutsche », una rivista che dard poco € con Ja quale il filosofo, in un momento Politicamente difficile per la Germania, si Propo- neva di esaltare Ja cultura originalmente ¢ individual- mente tedesea. Su questi presupposti e con queste- motivazioni Ja teorizanzione del Dio personale sembrava allo Schelling il mezzo speculativamente pid) efficace per IV, p. 365), ® di gra 1h fll Shing che anders, {vit non nel senso eorente de® che s!oppone alla sopget: tvie e'la-negn, bens nel senso di elemento costitivo della Concreta, inter soggetivi 17 le certezza e solidta ‘alla personaliti umana, Fon- amsento dlls natura, eter. paeato wascendentale della storia umana, termine, ove doveva chiudersi ciclo completo della creazione, che da lui aveva preso Je moto, Dio personale si proponeva come la forma ideale della ontologia umana, sospesa tra la caduta dall’Assoluto e¢ il ritorno ad e350. Tutta la vita Lu] & soltanto ta via a Dio, Petemo movimento, dol quale la natura & il principio, secondo Ia sua invenzione, soltanto una progtessiva realizzazione di GB che vi & dpi alto, dve,opni momento succes: sivo ® pit ‘vicino alla divinita del precedente. Il pas- ‘aggio dell'womo nel mondo degli spiriti pud ben essere che, detto-ancora nella lezione di Erlangen, « non perviene mai alla filosofia »?. Il torto di Hegel era consistito.nelPalterare Yordine naturale, mettendo come principio il concetto, che non pud essere prin- Sipo, dal momento che il suo presupposto & 1a co- I concetti, in quanto tali, in realt non ess altrove che nella edscienza; essi, in ps opeenivo, est ffone, quindi dopo ta natura, ‘non git prima diese, eee} col Belt inicio dela fost, stappd dal Per questa stessa ragione il rigetto, che He aveva compiuto, della intuzione guile meno doe noseenea flsoice, non si giusifsva se non octu- tando il complesso processo, che. porta il pensiero, Pensicro di un soggetto vivente, alla produzione i concetti a partire da quel ‘rapporto reale con la £ Scmuume, Werke cit 2 vi, p. Letioni’ monscbesi city p. 166 (Werke cit, V, p. 210). Mp. 8 185 natura, che & il campo dell’intuizione. Questo era effetto della doppia illusione che; da un lato, il con- cetto potesse muoversi senza un ato di pensiero € che, dallaltro, la meccanica dei concetti fosse meta- mente oggettiva © non dipendesse invece dagli scopi che il pensiero, ben individuato in un soggetto ¥i vente, si propone. Per quanto riguardava poi il stema, le diffcolti git denunziate della. concezioi hegeliana si accrescevano nel disperato tentativo di procurarsi il passaggio dalla logica alla natura. Hegel hon s’era accorto che, avendo fatto della logica In scienza dell’autocompimento dell'idea nel puro ‘pen- sieto, ogni movimento al di Ii di essa doveva restate escluso, Contraddittoriamente Hegel, presentando Ia Jegea sola come una parte dell losoiy progetava ‘uno scavalcamento la logica stessa per recuperare alla flosofa la natura, che fniva, diceva Schelling, con essere trattata da Hegel peguio che da Jacobi: Ia logica, secondo Hegel, ha la natura del ‘tutto for! a sé, Ta natura incomintia per lui dove il mondo logico cess. Quindi In natura in generale & per lui. sol- tanto Pagonia del concetto [...] ma nellIdea non c& in generale nessuna necessith di un qualsiasi movimento Cad? " Abbracciando in uno sguardo unico Jogica ¢ si- siema’ di. Hegel, Schelling faceva una osscrvazione estremamente interessante: Nella logica di Hegel troviamo ammessi precisamente tutti i concetti accessibili ¢ ormai esistenti al suo tempo, ciascuno in un determinato posto. come momento del- Pidea assoluta. Con cid & connessa In ptetesa di una completa sistemazione, ciot Ia pretesa che 1a logica di ‘Hegel abbracci tutti i concetti e che, fuoti della cerchia dei-concetti che essa contiene, nessun altro concetto sia possibile”, 2 Isi, p. 179 (Werke lt, V, p. 222) top. 64 (Werke ee, V, Bs 208) 186 In tal modo Schelling dimostrava la magagna della’ logica hegeliana, Questa elevava a posizioni tere ¢ assolute i concetti propri della cultura sto- rica della sua epoca, sottraendoli ad ogni possibile contestazione © movimento, che non fossero quelli impliciti nella dialettica interna dei concetti stessi. Con Ia clevazione del presente ad assoluto ed eterno, il sistema di Hegel si chiudeva in se stesso, negan- dosi a ulteriori aperture, integrazioni o accrescimenti, Tale critica era, incerta maniera, una. conseguenza del carattere storico del filosofare-di Schelling, per quante limitazioni e contraddizioni tale carattere su- bisse, ¢ anche di quel principio del « vivente », che ii negli scritti della natura, come-vedemmo, aveva fatto affermare allo Schelling’che il processo di ctea- zione dell'universo non doveva pensarsi gid fnito, bensi tuttora aperto. i Passando ora al terz0 punto della critica ad Hegel; Schelling respingeva la tesi secondo cui Dio, in quanto assoluto, doveva essere assunto come causa finale: non causa effciente, anche se il problema’ di Dio non doveva considerarsi isolto con la semplice so: stituzione della causa effciente alla causa finale. Cid che soprattutto premeva allo Schelling era Pafferma zione di Dio come libertd. Per lo studio, che abbiamo precedentemente fatto, della problematica schellin- ahiana quale si era venuta caratterizzando da Filosofia € religione in poi, © si era consolidata soprattutto nelle Ricerche filosofiche, nelle Lezioni di Stoccarda € nelle Eta del mondo, possiamo darci le ragioni di tale esigenza. Tl fatto che Dio potesse essere pensato come un'entiti libera era, a parere di Schelling, Ja condizione essenziale perché Ja liberti dell’uomo, ver il quale Dio doveva fungere da modello, potesse essere fondata ¢ garantita. Cid portava lo Schel a dissentite anche dall'immanentismo del sistema he- feliano. Scriveva Schelling: 187 Giacché lo spitito_assoluto stesso si esteriorizza nel mondo, egli stesso soffre nella natura, egli stesso. si im- pica in un processo dal quale non ‘pub pid liberarsi, di fronte al quale non ha alcuna libert’, nel quale ‘pet dir cost & impigliato irrimediabilmente. Dio non & libero dal mondo, ma & Nella critica all’immanentismo ritornava, ancora una volta, il motivo della liberta creatrice, della pro- duzione del nuovo. Infatti, essendo nel proceso, ‘gli & il Dio'che fa sempre e€ soltanto cid che, ha fatto sempre, ¢ che non pud creare quindi nulla di nuovo. La sua vita, una ronda di figure, perché egli continua- mente si esteriorizza per ritornare. di a sé ¢ sempre ritorna a sé soltanto per esteriotizaarsi di nuovo. Il senso della discussione schellinghiana della teo- login di Hegel mirava, dunque, a svincolare il con- cetto di Dio da ogni implicazione, che ne potesse, in qualungue modo, limitare o annullare 1a liberth e Voriginalita creattice. Il che si accordava con tutto Patteggiamento, che negli ultimi tempi egli aveva sempre pitt chiaramente assunto, sviluppando © ap- profondendo i temi della filosofia della natura e por- tando sino alle conseguenze estreme il principio della natura come potenza creatrice. In particolare, lo si Heorder, Schelling, sin dagl srt glove avers pitt volte avanzato idea dellorigine irrazionale del mondo. Tale irrazionaliti-si esprimeva ora nella li- bert’ di Dio, che non poteva restare prigioniero della logica del sistema mondano da lui stesso prodotto. Per usare ¢ adattare a quanto ora diciamo una clas- sica espressione del. giovane Schelling, Dio doveva restare «un'anticipazione della decisione pratica », che fonda il sistema ma non ne subisce Ia logica. Come ha ricordato Walter Schulz © come in seguito M Ii, p. 188 (Werke cit, V, p. 229). 2 Wi, pe 189 (Werke cit, V, p. 230). 188 vedremo, la domanda, che dirompe nell'ultimo Schel- Jing &: « Perché allora c’® in generale la ragione? », ‘Le critiche, che aveva rivolte a Hegel a livello logico, sistematico e teologico, Schelling unifiava nella denunzia di un fondamentale etrore: « Pertore, cio’, di trasformare rapporti in sé veri, cio® veri con: sidetatisemplicemente in senso logico, in rapporti reali, con la qual cosa si & ritirata da essi ogni ne- cessitt » *. TL nocciolo della cosiddetta ‘ filosofia po- sitiva? 0 * empirismo filosofico ” era racchiuso appunto in tale denunzia, I difetto di fondo della posizione hregeliana era lo scambio del reale con il logico, il proporre Ja relazione logica come immediatamente reale, in breve Ia coincidenza di reale e razionale. La tendenza, che Schelling qui: manifestava e che, del resto, si Iegava a un’antica tesi degli scritti di filo- sofia della natura; delPanticipazione del pre-concet- tuale intuitive sui’ concetti, era il riconoscimento del piano esistenziale e pre-categoriale come inesauribile negli schemi logici e formali, Cid realizzava indubbia- mente una rottura nella tradizione, che Schelling de- nominava « intellettualistica » e.che, iniziata da Car- tesio ¢ proseguita da Spinoza, Leibniz ¢ Fichte, aveva toceato il culmine nel razionalismo assoluto di Hegel. Ma proprio per questo il significato e la funzione sto- rica della filosofia della natura venivano pit determi natamente ¢ definitivamente chiatiti, La filosofia della natura appariva,‘allora, come'la sola alternativa seria 4 tutta Ia tradizione razionalistica della filosofia mo- derma ¢ anche Ja sola via (questo era Paspetto na- ionalisticoculturale della questione), attraverso la quale Ia filosofia tedesca avrebbe potuto realizzare a sua opposizione alla filosofia non-tedesca ¢ farsi rico- noscere nella sua autentica originalita, Strettamente 3 W, Somui2, Die Vollendung der deutschen Idedinas in ti Spatpbilosophie Schellings, Kol r, Stuttgart 1955, t Scyexume, Levon! monacbesi city p. 190 (Werke ct, VY, p. 231). “ , 189 legato a tutta interpretazioné della filosofia moderna, illusteata dalle Lezioni monachesi-e, pits '‘particolar- mente, allo spitito della critica antihegeliana, era il saggio, che abbiamo git ricordato, Sull’opposizione nazionale in filosofia, che cra messo alla fine delle Lezioni ¢ cost si concludeva: Lad] spetta a noi tedeschi che, sin dalfesistenza della Filosofia della natura, siamo usciti fuori dalla triste al- ternativa tra una metafsica campata in aria e priva di ogni fondamento [..] € una psicologia infeconda e arida, spetta a noi, dico, costruite il sistema che dob- biamo sperare d'intraprendere ¢ di finire, quel sistema i cui principio, appunto per questa sua assoluta positivita, ‘non pud pith essere conoscibile @ priori, ma solo @ posteriori, spetta a noi, ripeto, portarlo a com- pimento sino al punto in cui esso coinciderd ‘con quel- Pempirismo — in eguale proporzione allargato ¢ puti- fieato ®, ‘Liaceénno alltempirismo, che bisogniva purificare e portare a compimento, oltre a consolidare lalterna- iva antiintellettualistica, scrviva ‘a presentare, nei pitt appropriati, ‘Vorientamento che andava prendendo il pensiero schellinghiano ¢ che; se, come abbiamo pit volte ripetuto, non tradiva “le: tagioni pitt profonde della filosofia della natura, dava ad essa; nondimeno, una particolare, nuova curvatura € un diverso accento. La Esposizione dell'empirismo filo- sofico del 1836 fu uno dei documenti pitt espressivi i tale orientamento, che Ia Filosofia della mitologia, git abbozzata nel periodo di Erlangen, e a Filosofia della rivelazione dovevano continuare € atticchire di ulteriori dettagli. Il senso dell’empirismo filosofico era gid prefigu- rato nello scritto Sull’opposizione nazionale in filo- sofia, 14 dove si metteva in luce che il. principio del nuovo sistema positive portato a compimento non 45 Ivi, p. 237 (Werke cit, V, p. 270). 190 ra pit conoscibile @ priori, bensi soltanto a posteriori. Laffermazione dell’ posteriori era il riconoscimento della prioriti e fondamentaliti, per Ia filosofia, di quella che, nella Esposizione del 1836, era chiamata la «cosa di fatto » (Tatsache). In propesito Schelling polemizzava con V'idealismo, che, attribuendo realti soltanto al soggetto conoscente, negava la esistenza di cid che non fosse spirituale. Al contrario, la pre- tesa, che viene comunemente avanzata nei confronti del filosofo, & che egli spieghi il mondo. Ma questa pretesa rimane insoddisatta, «se quegli incomincia Ja sua spiegazione dichiarando non esistente una im- portante parte del mondo: come un chirurgo che tagli via del tutto un membro che dovrebbe sanare perché questa & Ia via pitt breve per liberare qualeuno dagli incomodi che: esso gli causa » #, Nell'accertamento € Ja spiegazione della « cosa di fatto » Schelling. faceva consistere il compito della filosofia, che fosse. degna del, proprio compito. Non diversamente da Hegel, anche Schelling aveva una visione unitaria e organica della storia della filosofia, organicitd e unith date dalla continuiti.c identiti de’ problema per il quale Ia.f- losofia avevi,’ nél campo del sapere, una propria in- ividuazione. Nel discorso di Erlangen Sulla natura della filosofia come scienza era stata difesa, contro ali esaltatori della uniciti della scienza, Ja plural delle filosofic, i cui contrasti, Schelling va, Sono tadicati_nella’ natura delle cose, nella. prima ‘radice della esistenza umana. Tali ‘conteasti exano. salatari al progresso della flosofia © non li si poteva rifiutare come non si potrebbe preferize all’essere umano il ctistallo stereometricamente regolare per il fatto che, 4 differenza dell'uomo, il-cristallo non corte il ri schio di ammalarsi”. T contrast filosofiei, nondimeno, cxano ricompresi in uno stesso orizzonte problematico Ltempirisnio flosofco city p. 142 (Werke cit. V, P. 180), Werke cit, V, p. 46. 191 ¢ ogni filosofa succedeva ‘ad un’altra nella medesima linea di ricerca. Dunque spiegare il mondo muovendo dalla « cosa di fatto» doveva essere Voggetto della filosofia, Partire dalla « cosa di fatto » non_voleva dire, petd, fermarsi ad essa, Questo era stato il limite di Spinoza, che non. era riuscito ad andare al di JA della: descrizione delle cose esistenti, non accorgen- dosi che i prindpi del suo sistenia (ticordiamo Ia critica alla passivita del principio spinoziano, svolta nelle Ricerche filosofiche del 1809) erano tali da Ja- sciare senza spicgazione perché Je cose esistono. Che la Esposizione continuasse la filosofia della natura era ammesso dallo stesso Schelling; che sotto- lineava come Ia « cosa di fatto », sulla quale 1a filo- sofia della natura aveva lavorato, era stata Ja inter- pretazione del processo cosmico come progressiva vit- totia del soggettivo sull'oggettivo. Ma la. filosofia della natura non era andata oltre la « cosa di fatto » non aveva chiarito se tale vittoria dipendesse da una necessiti intrinseca al processo stesso. o da una libera causa primitiva, Il problema della Esposizione cra Ia ricerca della spiegazione del processo cosmico, riproponendo la grande tematica della filosofia della natura attraverso la mediazione del principio teolo- gico quale si era venuto elaborando attraverso soprat- tutto le Ricerche flosofiche, le Lezioni di Stoccarda € Le eta del mondo. Tutto questo si collegava, inol- tre, alla funzione che a Dio come principio Schelling aveva attribuito, di essere, ciot, da una parte, il mo- dello dello sforzo dell'uomo verso la propria perso- nalita, e, dallaltra, paradossalmente, la ragione del- origine’irrazionale del mondo. Il’ metodo, che la Esposizione seguiva, era quello dettato appunto dal- Yempirismo: muovere dall’a posteriori, dalla « cosa di fatto » © tentare di portarsi, attraverso Vesercizio ionale, sino ai principi estremi del fatto, sino al imite irasionale dclla fagione tessa, La situazione , che Schelling fronteggiava, si riassumeva nelle 192 Perché la ragione & ¢ Ja nomragione non &? Eviden- temente al primo sguardo & opportuno di porze subito all'inizio Ia ragione come sostanza universale, come cid che & necessariamente. Ma Vesistenza della ragione & piut- tosto qualeosa di condizionato, di positive. Ma perché, in senso assoluto, Popposto non potrebbe essere altret- tanto buono? #, Posto cid, il processo cosmico appariva a Schelling come constante della tensione tra un polo oggettivo, indeterminato ¢ un polo soggettivo, conoscente. La tensione porta alla ctescente soggettivazione dell’og- gettivo, della limitazione deltillimitato, al progressivo tradursi in coscienza dell'inconscio. Illimitato e li- mitante costituiscono i due principi: del processo, che solo nel processo € non al di fuori di esso rice vono significato ¢ proporzione. Indipendentemente dal processo Pillimitato e il limitante restano equiva- enti. Tl polo oggettivo & la sostanza, quello sogget- tivo Ia causa. La funzione dell'osgettivita & di la sciatsinegare, cio’’determinare, da ‘parte della sog- gettivita, il cui compito 2, quindi, il negare e de- terminare, si da far risultate cid che deve essere. TL fine dell’attivita determinante della soggettivita Schel- Jing chiamava Spirito, che veniva pertanto a cost tuite il terzo principio del processo cosmico. Lo Spi rito & PunitA di sostanza e causa, A tale unitd, che & id per cui il soggettivo riesce a prevalere sulltogget- tivo, Schelling dava il nome di Dio, pensando che, quando si_usa questa parold, lo si fa per denotare, i fatto, il carattere e In legge del processo cosmico. Chi, colpito dal termine adoperato dallo Schelling, associasse alla teoria del filosofo i sentimenti o icon cetti in proposito suggeriti dalla corrente 'esperienza teligiosa 0 da una precisa dogmatica tcologica, per- derebbe il senso genuino del discorso schellinghiano inteso.a pervenite, con rigorosa fedelta al metodo 1 Ltempirismo filosofico cit, p. 180 (Werke city V, ase emPhiano” Aso p. 180 ( 193 ‘empitico, alla dimostrazione dell'assoluta libert’ del- Patto di creazione e, con cid, delPassoluta gratuit del mondo, sia nella’ sua forma attuale sia nella sua stessa esistenza, Il distacco e Lopposizione a Hegel ron potevano essere pitt chiari ¢ pitt decisi. Schelling dcfiniva Dio come «Signore dell’essere », volendo dire che Dio, essendo causa libera agente secondo il disegno della vittoria da assicurare al soggettivo sul- Yoggeitivo, non si esaurisce né nelloggetto né nel soggetto, ma costituisce V'unita positiva dei due prin- dpi, ne sostiene la contrac ione e lopposizione, rimanendone percid sempre padrone. Se Dio fosse solo sostanza, potrebbe essere alternativamente 0 solo Tillimitato 0 solo il limitante. Ma, potendo sempre realizzare V’opposto del proprio fare, Dio risulta es- sere « causa sovrasostanziale, assolutamente libera >. Di fronte a Dio V'essere non @ un puro nulla, ma ‘un qualcosa, un nulla con Ja possibiliti di diventare essere, Il rapporto tra T'essere ¢ Dio era, posto da Schelling «in una uniti vivente ¢ necessariamente mobile »®. Il processo cosmico, dunque, risultava articolato in tre aspetti o momenti, la cui uniti era chiamata Dio, Le tre forme di Dio, secondo Schelling, sono: 1) il cieco essere, Ia oggettivita illimitata, 2) cid che co essere, la soggettivita limitante, 3) lo ‘Ma Dio non & una di queste forme in particolare, ‘sia esclusivamente 0 prescindendo dalle altre: Dio soltanto Ato che attraversa queste tre forme, Vunit indissolubile del_processo che passa attraverso_queste tre forme [..] Dio & soltanto unit che opera nelle tee forme ¢ che sussiste come unit’ indissolubile. [.. B soltanto la vita indissolubile che & in queste tre forme ® Iwi, p. 186 (Werke cit. V, p. 305) 2 Tui, p. 190 (Werke cit, V, p. 308). i, p. 204 (Werke 322), 194 Si pud osservare, incidentalmente, come Schelling. riproponesse la identificazione di Dio con Ia vita nella totaliti, continuita e pienezza delle sue forme. E da rilevate, inoltre, come nella categorizzazione di Dio prima come, sostanza € poi come causa venisse evi- denziata Ia condizione di libert’ di Dio, che non si faceva, contrariamente al Dio di Hegel, intrappolare in alcuna logica, né nella logica delVllimitato né in quella del limitante, Sennonché, un ultetiore appro- fondimento del principio della liberta di Dio portava lo Schelling 4 non riconoscere nemmeno nella causa lita il concetto assoluto di Dio. La causa, infatti, tinvia a qualcosa di possibile, a cid che pud essere Veffetto della causa, In causa ® pur sempre in vista i qualcosa, Come ‘causa, come vita passante attra verso i tre momenti sopradescritti, Dio si. manife- stava come potenza. Dio poteva essere ['llimitato, ma poteva anche negarlo. Ma anche Ia logica delle potenze appativa a Schelling ancora condizionante, in. qualche modo, Ia liberti di Dio, che, al contratio, do- veva costituirsi nella sua indefettibile autonomia ¢ totale indipendenza. Come allora si doveva escludere che il mondo fosse una necesita, rispetto alla quale Dio potesse apparire comungue obligato, cos) biso- gnava sopprimere Ja necessiti delle stesse potenze. In altre parole, la liberta assoluta di Dio esigeva che él mondo né le potenze rappresentassero una neces- sitt della quale Dio dovesse tenere conto. Egli & assolutamente libero solo nel caso che ponga zon solo i prinelpi,ciob Ie potenze in quanto sono git in effetto, ma anche le potenze come potenze, in modo che esse ‘non sarcbbero potenze (cio’ possibiliti di un essere futuro) senza Ia sua volonti. Guardate che nuovo Progresso! Prima ci siamo liberati dall/Essere come cor- Telato eterno © necessatio, ed ora devono scomparire anche le potenze, per lo meno come potenze®, ® Ini, p. 210 (Werke cit, V, p. 328). 195 Non condizionato né dalla logica dellesistenza ‘un mondo gia creato né dalla logica di una necessaria potenzialits creattice, Dio, alla luce delle analisi del- TEsposizione, appariva come puro volere. La essenza pitt profonda di Dio, ben pit radicale della sua so- stanzialita ¢ causalita, era la volonti. Naturalmente, per quanto abbiamo detto nelle pagine precedenti, con la definizione di Dio in termini di puro volere, Schel- Ting, da un lato, spogliava di ogni necessiti il ‘mondo ¢ faceva della esistenzn qualcosa di irrazionalmente slegato da qualsivoglia razionalita necessaria ¢, dal- Valtro, dava un fondamento alla creativiti dell'uomo, dal momento che l'uomo veniva progettato come 'es- sere che rappresenta lo scopo:del fare divino®. In ‘questo senso Schelling riprendeva il principio della creazione dal nulla, che, a suo giudizio, non voleva dire altro che « creazione senza. slcuna’potenza. che esista gid dapprima e non sia posta dalla volont’ del Creatore stesso», In altre parole, 1a ereazione dal nulla esprimeva la condizione per Ia quale Dio @ ri conosciuto nella sua specifica essenza di libertd condizionata e, come non & obbligato verso un mondo gid costituito, cost non & vincolato nemmeno dalla sua stessa intrinseca possibiliti di produrre un mondo. Lavorando, in modo assai sottile, tra Je due parti- calle greche denotanti Ia negazione — dx ¢ 1 Schelling distingueva tre distinti concetti di nulla: Voix ty, Jo schietto nulla; il wi dy, cid che non & % el} salento Tomo poteva epncscere Dio come Dio. POSH i tow sin nny 09 pe « uind Ia sun quite per questo es Hh crcopa tent. ce Tudmo, sid tanio da fare per eso [--] Eglt & tutto quanto vate along, non pos, re gen dil perche [oom EWE Eegame dea uni divnn, fn queto senso ystssino iL die che Dio non cite in tutto oanta tonto, non felfuonos = procranens nalfimins Ga Yor woh, Se Foomo”gise Si pote tirovae nl sso sto orgatioy Pepin ftie dy op. 04; Werke Sy Yop 316 5 3 Ii, p. 211 (Werke cit, V, p. 328). 196 schietto nulla eppure non & essente; Villimitato come nulla di determinazioni, che deve esser negato come tale da un processo di determinazione ®. Questa teoria del nulla era il complemento naturale della teoria di Dio come puro, assolutamente libero, volere. Che a concettualizzazione di Dio come volere puro fosse connessa con Vesigenza di pervenize ad luna interpretazione dell'uomo, capace di definitlo ¢ di gatantitlo nella sua specifica strattura, & provato da un breve scritto del 1840, lo Schema antropolo- ico. ‘Nello Schema la struttura dell'uomo cra co- struita secondo la falsariga del modello teosofico gia esaminato nella Esposizione del 1836. Infatti,’ 1) la volonta & Iautentica sostanza spirituale dell’uomo, il fondamento di tutto cid che & originariamente © ma- terialmente produttivo, Ia sola cosa nell'uomo, che sia causa originaria dellessere; 2) Vintelletto @ cid che rnon crea ma regola e limita, di misura al volere inf nito € senza limiti-e media coscienza ¢ liberta a’ cid che per sé & cieco enon libero; 3) lo spitito 2 lo scopo autentico, cid che deve essere, in cui il volere si eleva attraverso T'intelletto secondo il quale ss0 deve liberatsi e trasfigurarsi*, B facile silevare la cottispondenza del volere ‘allllimitato, dellintelletto al limitante e-Ja identita tra la funzione dello spirit tumano ¢ lo Spitito di cui parlava 'Esposizione del- Venpirismo filosofico. Schelling aggiungeva che vo- lete, intelletto e spirito dovevano essere considerati nella pit stretta connessione ‘e che il compito del- Tuomo risiedeva appunto nella realizzazione e nel mantenimento di tale uniti. Con Ja unificazione di volere, intelletto © spirito si compiva un processo coincidente con Ia formazione, nell'uomo, della sua determinata personalita. I temi emersi attraverso Ia ricostruzione critica della storia della filosofia moderna, Ia critica dell'idea- % Tui, p. 213 (Werke cit % Werke cit, V, p. 335. V, p. 331). 197 lismo assoluto di Hegel.¢ il delineamento del cosid- detto, «empitismo filosofico », convergevano_indub- biamente verso Paffermazione’ della, personalit’. del- Tuomo, a cui faceva da supporto la personaliti di Dio, Nello sfondo di questa tematica, che ern reli- 1 non meno che filosofica ¢ nella quale il concetto della originaria filosofia della natura, pur fortemente mantenuto, veniva tielaborato ed espresso con un Iinguaggio’ diverso, Schelling operd Ia distinzione ¢ i passaggio dalla’ filosofia negativa’ alla ‘ filosofia positiva’. In questa direzione si mosse V’attivita it tellettuale di Schelling dagli anni di Erlangen in pi Sia negli anni passati ancora a Monaco, dopo il torno da Erlangen, sia nel petiodo berlinese, quando venne chiamato, ormai vecchio, a ricoptire In cattedra cche era stata di Hegel, In meditazione dello Schel- ling fu dominata dal bisogno di realizzare una im- postazione del problema filosofico, che fosse il rove- sciamento di quella che tutti i filosofi prima di lui © lui stesso, per una certa parte della sua ricerca, ave- vano seguito. Gli_scritt, che furono raccolti’nelle due grosse opere, Filosofia della mitologia e Filosofia della rivelazione, tentarono la dimostrazione del nuovo assunto. Cid che va subito detto & che il rovesci ‘mento, proposto dallo Schelling, non fu il frutto di ‘un improvviso e capticcioso spostamento del piano dei suoi intercssi teorici ¢ non fu, nemmeno, l’en- nesima nuova filosofia a cui, sécondo il parere i cordato di alcuni critici, mise capo Ja sua inquiet dine ¢ incoerenza speculativa..In realta, il passaggio dalla *filosofia negativa ” alla * positiva’, seppure pre- sentato dall’autore, in qualche modo, anche nella forma di una personale autocritica, era, in verit’, il punto d’artivo di una lunghissima gestazione intellet- tuale, pitt propriamente l’approfondimento estremo i aleuni temi nati con Ia filosofin.della natura e suc- cessivamente arricchiti dalla problematica morale, re- iosa e stotica, che aveva portato Ie ragioni della filosofia della natura a un pit diretto ¢ intenzionale 198 contatto con I'esperienza specificamente umana..Del resto, come si ricorder’; ancor prima di dedicarsi al- Tindagine sulla natura,’ il giovane Schelling si era ripetutamente. occupato del significato e del valore dei miti ¢.delle leggende. L'ultimo Schelling ritor- nava a questa materia con enorme bagaglio culturale, che nel frattempo era riuscito ad accumulate, Ma che cosa lo Schelling intendeva pet ‘filosofia negativa’ ¢:‘filosofia positiva "? La filosofia nega- tiva «2», diceva Schelling nella Introduzione alla filosofia della mitologia, « quella che si occupa sol- tanto della possibilita (il che cosa), quella ‘che. tico- nosce tutto cost come & nel puro pensiero indipen- dentemente da ogni esistenza»”, Era, quindi, per Schelling, ogni filosofia che avesse il suo oggetto in entiti concettuali, ideali, meramente razionali, cra, in- somma, la filosofia il cui teatro d'azione fosse il pio pensiero. Al contratio era positiva la filosofia che muo- ve «dallesistenza [..], dalla quale procede verso il concetto, verso il ‘ che cosa’, per condurre Pesistente sino al punto in cui Dio si mostra come il signore csistente dellessere (delmondo), come personale & reale [...] »¥, La filosofia positiva metteva da parte a sistematica dei concetti-e, giusta il metodo empi- Fistico che avanti vedemmo, muoveva dall’esistente come « cosa difatto » e da’esso’saliva al principio, capace di’ giustifcare,’ nella sua realtd, Vesistente, Nel quadro dello scontro tra le due filosofie Schelling weva modo di effettuare una singolare sintesi dei mo- iginali del suo pensiero, principalmente che lo avevano condotto a contestare Ia v. dellintero corso della filosofia moderna e a ridimen- sionare, con_grande coraggio, Ie culminanti.manife- stazioni, in Germania, di quella filosofia il esiticismo kantiano ¢ Videalismo di Hegel. Ma bisogna non di- menticare la lunga polemica antiliuministica, in cui non 2 Wi, p. 745. 3 Ii, pp. 745-6. 199 poteva non essere implicita la rivendicazione della re- igione quale dimensione dello spirito umano non sur- rogabile con Vintellettualismo scientifico. Percid, Schel- ling riteneva che il- limite ultimo della filosofia ne- gativa fosse stato toccato, da una parte, con Ja ridu- Zione kantiana della religione nei limiti della sola ragione e, dallaltra, con Ia traduzione hegeliana Dio in puro concetto e idea. Doveva considerarsi sultato finale della filosofia kantiana Vimpossibiliti della religione razionale, in quanto la ragione, per quanto si sfordi, non artiva mai alla religione. ‘Ana- Jogamente, doveva assumersi come risultato di un autentico € di sé consapevole razionslismo Ia consta- tazione che di Dio non si sa nulla”. Chiatito in che cosa Schelling riponesse Ia. diffe- renza tra le due filosofie e chiarito anche che il pro- blema, a questo punto, era quello di giustificare il posto della religione nella esperienza esistenziale e culturale dell'uomo, il posto, sYintende, di una reli- gione che fosse autenticamente filosofica, diventa ine- vitabile 1a domanda su come Schelling pensasse di operare il passaggio dall’una lPaltra filosofia, La si- sposta, che Schelling dava, era che il passaggio av- viene per un atto di volonta. Non vi pud esser dubbio — scriveva Schelling — quale sia il volere, che di il segnale del rovesciamento € con cid della filosofia positiva. E io, che abbiamo lasciato nel momento in cui deve rinunciare alla vita contemplativa e cade in possesso dellultima disperazione Luu infatti ora siconosce V'abisso, che sta tra lui e Di Hiconosce come la caduta da Dio, Vessere al di fuori Dio sia a fondamento di ogni operare morale e lo renda dubbioso, cosicché non vi pud essere alcuna quiete né aleuna pice, prima che sia superata questa frattura ed ali, non pud acquictarsi in alcuna felicit se non gull ce gli procura la redenione, Pec Vio ora apira a Dio stesso®. » Ii, p. 750. > Wi, p. 748. 200 Il fatto che Ia filosofia positiva originasse da un atto della volonta, fuori da ogni presupposto di na- tura conoscitiva ¢ intellettualistica, era Ia riprova tanto di un atteggiamento polemico'e alternative nei riguardi della dominante tradizione del pensicro mo- derno quanto della funzionalita della concezione teo- logica € teosofica nella economia della comprensione schellinghiana dell'uomo, Con Pinguadramento vo- lontatistico di Dio © del’ suo rapporto con I'uomo venivatio acquisiti alla filosofia elementi, che nel pas- sato 0 erano stati ignorati o erano stati letteralmente. subordinati_ al concetto. Il motivo della ‘ dispera- zione’, al cui limite erompe il bisogno di Dio, rap- presentava Pallargamento della pattaforma dell espe- rienza filosofica al: di 18 della sistematica del sapere intellettuale e del concetto, s1 da investize la realtd assai pitt ampia della esistenza, Nella nuova prospet- tiva filosofica, che era a un tempo una nuova teologia una nuova antropologia, si riaccreditava e diven- tava ancora pitt precisa la spinta verso Ia_giustifica- ne, teorica e pratica insieme, dellindividuo, verso la costituzione della personalit individuale. La’ XXIII ¢ Ia XXIV lezione della Introduzione alla filosofa della mitologia esprimevano tutto cid con ‘straordi- natia chiarezza e decisione. Schelling riproponeva il conflitto tra Tio e Ia legge. La legge soggioga Pn: Yiduo, lo contraddice nella sua volonti e.g im- pone di fare cid che non vuole. Garanzia della legge 8 lo Stato, che con Ia propria forza organizzata rea- isce ai tentativi che Vindividuo compie per sottrarsi alla legge. Allo Stato, nondimeno, lo Schelling rico- nosceva una funzione positiva. Gii nelle Lezioni di Stocearda, allo Stato era assegnato il compito di i Staurare un legame, se pure soltanto esteriore, fra gli uomini, che altrimenti resterebbero isolati ¢ dispersi Ora Schelling ammetteva che lo Stato trasforma Tis dividuo in persona, ciot «nel soggetto le cui azioni sono imputabili, Al di fuori del’ordinamento iu ico esistente di fatto non vi sarebbe alcuna imputa- 201 Bilita ¢ il singolo sarebbe irresponsabile »*. Solo nello Stato T'individuo pud. rinvenire Ja liberti reale ¢ Ja possibilita di esercitarla, Tali riconoscimenti € ammissioni, tuttavia, non allontanavano dallo Schel- ling Ia idea che lo Stato non & Pultimo, in cui debba adagiarsi 1a coscienza dell’uomo, né 2 la forma def- iva di attuazione della libertd umana. Di fronte allo Stato, di fronte alla sua autoriti, che, se pro- tegge Vindividuo, lo limita pur sempre e opprime, Schelling, non dimentico, dei giovanili atteggiamenti libertati'e, soprattutto, impegnato in unvideale sfida 1 Hegel, assertore della divinita dello Stato, riaffer- mava la’necessit’ che V'individuo si affranchi, con un atto di indipendenza interiore, dallo Stato. Per questa rogione, diceva Schelling alla fine della XXIII lezione, in quanto comuniti di fatto mieramente esteiore, di fronte al mondo di fatto, lo Stato non pud essere ‘uno scopo cost come lo Stato pit perfetto non pud essere il fine della storia, Vi & uno Stato perfetto tanto poco come v2 (in questa linea) un ultimo uomo. Lo Stato pit per- fetto ha il suo posto nella filosofia della storia, ma sol- tanto dal lato negative. Lo Stato, pur coi suot meriti, dunque, non rappre- sentava un limite invalicabile, e' tanto meno qualcosa capace di assicurare il progresso dell’umanitd. Al di I& dello Stato Schelling poneva ancora 'in- dividuo © nell'individuo, nell'individuo, si capisce, visto non secondo i quadri dell’individuslismo illu: ministico astratto ¢ atomistico, Schelling riponeva le ragioni del progresso storico. «Il progressivo riposa in cid che va al di 18 dello Stato. Ma cid che va'al di Ia dello Stato & Vindividuo »®. Al di Ia degli ob- blight derivanti dall’appartencnaa all'organismo sta- tuale, Schelling apriva all’indivic 38, p. 718. 2 Ii p 202 simo di esperienze tali da assicurate all'individyo una maggiore feliciti e una pit elevata liberti. Ripren- dendo una critica, gid avanzata nei confronti della dlottrina kantiana, Schelling poneva Paccento sul mo- tivo delln feliciti, che: sta oltre la legge morale, ¢ pproponeva come itineratio verso Dio il processo per il quale V'ndividuo conguista Ia pid alta forma di i- berta che, nello spitito della’ tradizione luterana, ve- niva identificata con Ia’ liberti intetiore. Tape di questo itinerario erano successivamente la pietd, Parte ¢ Ia scienza contemplativa. La scienza contemplativa costituiva Pestremo limite delPatteggiamento teoretico, meramente razionale, che Jo Schelling riteneva non pitt sufficiente a soddisfare Ie esigenze della liberti uumana. Il Dio della scienza razionale era pur sempre un Dio soltanto pensato, un Dio concettualizzato ¢, Fidotto a rappresentazione ‘ideale. Schelling. riteneva Presupposto essenziale della filosofia della rivelazione che tra l'uomo e¢ Dio potessé essere istituita’ una telazione reale, una relazione, cio’, di persone, e non soltanto una relazione di natura conoscitiva. Nella XXIV ezione della Filosofia della rivelazione era espressamente escluso che ogni filosofia potesse con- cettualizzare Ia rivelazione. Se la relazione tra Dio © Tuomo fosse soltanto conoscitiva, la. rivelazione non avrebbe altro scopo che linsegnamento. Ma Pin- Segnamento tiguarda solo cid che git esiste. Una ri velazione, che fosse un puro insegnamento, nom rit scirebbe a,_modificare in nulla il rapporto.'tra uomo: ¢ Dio™. Col presupposto del rapporto reale Schelling non solo limitava la portata della conoscenza rispetto ai fini della completa realizzazione della esistenza tumana, ma si proponeva di esaltare Ja funzione della Tivelazione quale evento storico straordinatio che cambia radicalmente Ia, condizione dell’uomo rispetto 4 Dio € a se stesso. Attraverso Ia rivelazione co- minciava il processo di riconciliazione tra I'uomo ¢ M Werke cit. VI, p. 420. 203, Dio ché, uniti nell’atto della creazione, si: erano in conseguenza della caduta dell’uomo. Nel ciclo che, aperto dalla creazione, si chiudeva col ritorno, mediato dalla rivelazione, delluomo a Dio, decisiva era la posizione della costienza, Soltanto la ‘coscienza petmetteva all’uomo, nonostante la caduta, di sal- vatsi ancora ¢ di rendersi disponibile alla rivelazione ¢ alla redenzione. La filosofia positiva doveva essere fondamentalmente la dimostrazione che Dio non & soltanto un'idea o un ente sazionale, ma qualcosa che, stando al di Ia della ragione, pud essere conseguito solo praticamente, Questa esigenza non pud muovere dal pensiero, cos non pud essere nemmeno un postulato della ragion pi tica, Non Ja ragion pratica, come pretende Kant, ma sol- tanto Tindividuo porta a Dio. Infatti, non il’ generale nell'uomo, benst individuo, desidera’ la felicitt [...] Lindividuo per sé non pud' desiderare nulla allinfuori della feli io, che in quanto personaliti, vuole Ia personalita, esige una persona che stia fuori del mondo e al di sopra del generale, una persona che Jo intenda, tun cuore che gli sia pari, Percid Schelling faceva seguire un elogio della monarchia, che, stando al di sopra della legge, pud rendere possibile cid che per la legge non lo & Nella definizione di Dio oggetto del volete e volere gli stesso, nella fondamentalita della di ¢ del .bisogno pratico, nella primalit’ attribuita al- Tindividuo come persona esistente nei confronti del genetale, nella comunicazione che, al di I& della’ ra- gione ¢ del generale, si stabilisce tra Pindividuo ¢ Dio nella forma di un rapporto di persona a per- sona, non sara difficile scorgere i prodromi dell’: stenzialismo, soprattutto dell'’esistenzialismo di Kier- kkegaard, che fu, sappiamo, uditore di Schelling a 3 Werke cit, V, p. 751. 208 Berlino™, Ma con cid la teoria schellinghiana, di contro al meccanicismo cartesiano-illuministico e€ a guell’altra forma di meccanicismo che era Ia dialet- tica hegeliana, voleva negate Ja necessitA di un ordine dato ¢ immutabile ¢ ammettere, invece, la possibilita di pit ordini diversi, simultanet o successivi e, al limite, la. possibilita del nulla. Sia la Filosofia della rivelazione che Ja Filosofia della mitologia volevano essere una sperimentazione del carattere storico: del filosofare, documenti di fi- losofia storica. La storicita era il’ divenize del pro- ccesso per il quale la coscienza umana si appropriava, gradualmente, di Dio nella misura in cui il genere tumano riusciva a foggiare individualit’ personalmente decise ¢ creative. Per quante novita ¢ differenze pre- sentino tispetto a particolari espressioni anteriori del suo pensieto, la Filosofia della mitologia e la Filosofia della rivelazione possono, a buon diritto, essere considerate Je ricapitolazioni e sistemazioni conclu- sive che lo: Schelling siusd a dare alla sua dottrina. Alla base delle due opere lavorava, pur sempre, I'idea, che lo Schelling aveva mutuata dalla tradizione pan- teistica intesa, nella-maniera pid corretta, essere Ja natura, la storia Ja rivelazione e Pattua- zione di Dio. La mitologia era rivelazione della natura di Dio, mentre Ia rivelazione, storicamente definita, era la manifestazione dell’assoluta personalita ¢ liberta di Dio. Le ventiquattro lezioni della Filosofia della ‘mitologia rappresentarono lo sforzo gigantesco di raccogliere in una sintesi organica, teoretica ¢ storica insieme, i momenti del processo onde dalla uniti primitiva del genere umano si passa alla differenzia- % Probabilmente le pagine di Timore ¢ tremore di Kietke- ‘guard sono il miglior commento allo spirito finale della Iniro- icione alla flosofia della mitologia: Ia possbilth che ill gene- tale, ciod la legge, sia superata, nella sua uniformita e nella su Meceaniciti, dal rappotto libero ed eccezionale, che si costi- tuisee tra Dio come persona, che & al di 1h della razionalith dolla tegge e del generale, e la singola persona. 205 zione dei popoli e'delle razze ¢ alla moltiplicazione delle lingue ¢ si tende alla ricostituzione della unita raggiungibile nel Dio personale. Escluse Je interpre- tazioni poetica ¢ allegorica, in quanto I’una non ri- conosceva veriti nel mito ¢ Paltra ammetteva Ja pre- senza nel mito di una certa yeriti non identificabile, er, con il mito stesso, Schelling clevava-a verith la mitologia. Questa interpretazione egli definiva « re- igiosa ». Il processo mitologico veniva assunto come pprocesso necessatio teogonico, connesso alla caduta del_monoteismo originario e all’avvento del poli smo, che era appunto la rappresentazione ‘della di- sgregazione delPuniti originaria, «La mitologia non B allegorica ma & tautegorica, Gli dei sono per essa esseri realmente -esistenti, che non sono qualcosa altro, non significano qualcosa d’altro, ma_signi- ficano soltanto cid che “sono »", Il valore della mi- tologia era dato dal fatto: che essa era Tinvenzione non di una sola persona; bens) di una intera collet- tivitd. Cid dava al mito una consacrazione oggettiva, cche Jo tendeva assai simile a un processo naturale, dotato di una sua necesitt che, almeno in parte, sfugge alla iniziativa ¢ al controllo dell'uomo*, La opgettivita, parere di Schelling, era uno degli’ cle- menti che facevano del mito un argomento, filosofico. Infatti, ricordava Ia IX lezione della Introduzione, Ia filosofia si occupa di cid che & oggettivo, otiginatio, in se stesso compiuto, dinamico. Tali requisiti, pen- sava Schelling, si ritrovano nella mitologia. Come non sari difficile rilevate, le ragioni che inducevano Schel- 2 Scueiuino, Werke cit, VI, p. 198. Schelling ricordava ali aver preso a prestito il termine “etautegorico> dallo serittore inglese Coleridge, notevole cultore, in Inghilterra, dlla cultura tedesea del primo °800 (Werke cit, VI, p. 198, nota), % Come ha recentemente osservato ‘il Volkmann-Schluck, sis,alens non i slun med opera inversone det ‘womo, bens! riposa nella presenan delle potenve, teoponiel nella coscienza » (K.H. VoneatansScutuer, Myibos. wd Logos. Interpretationen za Schellings Philosophie der Mytbo- logie, De Gruyter, Berlin 1969, p. 83). 296 ling a ritenere possibile una filosofia della’ mitologia etano le stesse che lo avevano convinto della neces- siti di una filosofia della natura, Se si riprendono, per esempio, le pagine della Introduzione alle idee per una filosofia della natura o delle Lezioni mona. chesi, in cui eta delineato e giustifcato il progetto della filosofia della natura, si trovera che anche Ia natura vi veniva riconosciuta come « originario », come « opgettivo » processo « dinamico » e che alla filosofia della natura era dato il significato di ricono- scimento della natura come qualcosa in se stesso au- tonomo. Anzi tra filosofia della natura e filosofia della mitologia lo Schelling poneva stretta unit ¢ continuita, La filosofia, che & una elaborazione storica interio‘e, & entrata per Ia prima volta in rapporto con il profonds della mitologia, quando essa comincid a progredire at traverso momenti, spiegata a se_stessa come. storia al- meno dellautocoscienza, un metodo, che in seguito venne esteso € ha operato sino ad ora; il’ rapporto diventd pit reale, quando Ja natura venne’assunta come momento necessatio dello svolgimento filosofico ®, La filosofia della’ mitologia cosi veniva fatta: ne scere insieme con Je due partizioni fondamentali della filosofia schellinghiana: Ia -filosofia della natura e Videalismo trascendentale. Anche Ja flosofia della mi- tologia, analogamente a quanto era stato fatto per Te altse parti del sistema, era Ia realizzazione. delle Potenzialitt teotiche contenute nella otiginaria filo sofia della natura, Percid, nella X lezione, si mostra- vano le connessioni intereedenti tra Ia filosofia della mitologia, da una parte, ¢ Je filosofie della storia, dellrarte della religione, dallaltra, Né la storia né Parte né Ja religione potevano essere filosofica- mente inquadrate, senza una preliminare fondazione nella mitologia. La mitologia consentiva di fare un © Scurenuinc, Werke cit, VI, p. 225. 207 iscorso intorno alle epoche pitt remote, su quegli inizi del processo stotico che non possono essere do- cumentati secondo i. canoni della pit ovvia critica storia. La. stessa creazione attistica trovava nella mitologia una sorta di materiale poetico originale, che si proponeva a fonte delle creazioni poetiche ¢ artistiche coscientemente volute ¢ realizzate, Infine, se Ia mitologia era un processo teogonico, attraverso il quale si poneva una certa relazione tra Vessenza uumana ¢ il vero Dio, risultava da cid Ia necessita di considerare Ja mitologia come processo religioso. La mitologia appativa, allora, come Ja ricca matrice di tutta Ia cultura delle eti propriamente ‘storiche e, attraverso essa, alla base dellintero processo spiti. tuale dell'umanitd era posta Ia natura”, La Filosofia della rivelazione integrava la Filo- sofia della mitologia ¢ si poneva con essa in un sin. golare rapporto, che potrebbe essere caratterizaato come relazione tra natura e storia", Sappiamo che Ia mitologia, secondo Schelling, @ un processo neces. sario teogonico, una specie di processo naturale che si pone, con necessita, nella coscienza umana, L’oriz- zonte della mitologia era 1a natura, il politeismo era Ja rappresentazione della rottura dell unit’ divina, La Filosofia della rivelazione, al contratio, avewa per og- getto la religione rivelata, ossia soprannatutale, Il suo campo era evento storico della rivelazione col quale Dio, abbiamo visto, manifestava non pit Ia sua natura, benst Ja sua personalith e libert. Una volta fissati i princlpi della filosofia positiva, Jn filosofia della tivelazione ne voleva essere wrap. sey of Insontestabilmente Ia mitologia ha la pit stetia aff nih con a natura, con la quale ess, al di fuori della sua ‘iversalit, ha anche questo in comine, di essere ciot un mondo in 36 conchiuso, © di essere, in vapporto a nol, un passato» (ivi, pp. 225), # Nel tera libro della Filosifa della riveleione, Ia. mi tolosia era definita «proceso sroterico» ela rivelasone storia inteiore». Nelluna c& necessitd, nellaltra eI berth Givi, p. 395), 208 plicazione. Il suo significato rispetto al compito, che lo Schelling assegnava alla filosofia, si desume dalla IX lezione, con Ia quale si apre il secondo libro della Filosofia della rivelazione. «La vita umana», scri- veva Schelling, «si muove in grande ¢ nel tutto s tanto intomo’ai due poli dello Stato e della Rel gione »®, Cid. significava che Ia filosofia, in’ quanto presa di coscienza della vita umana, doveva tendersi tra cid che Jo Stato rappresentava, Ja costrizione ¢ Ia libertd limitata, e cid che era il senso della reli sione, I'emancipazione dell'vomo da quanto lo op: prime ¢ Ja realizzazione della pit perfetta liberta intetiore. La Filosofia della rivelazione dava la prova, forse, pitt convincente dell'intero programma ideolo- ico scientifico di Schelling e dei modi secondo cui e330 si eta venuto, volta a volta, attuando, La Filo- sofia della rivelazione mostrava,’ ben allo scoperto, lo sforzo dello Schelling di attingere le fonti della vita spirituale e della liberti umana, cid per cui Tuomo diventa un soggetto creatore, che sul mecca- nicismo della natura pud impiantare un processo di libera creazione, in cui a vita stessa della natura si esplichi ¢ si potenzi, ¢ Dazione storicamente prodotta non & destinata a subire il determinismo della storia sia fatta, La tesi di Schelling era che, prima ¢ avanti sii istituti di fatto, ci sono le ragioni ideali che Ii fanno essere’ giustificano. Cost, per esempio, il cri- stianesimo, nella sua ideaiti, fa anteriore a ‘Cristo, ill cristianesimo, come idea,’eta vecchio quanto il mondo ®, Il tema della liberti. dell'uomo domina, nono- stante'le apparenze del discorso, formalmente imper- niato sull’analisi della struttura di Dio come per- sona, Vintera costruzione della Filosofia ‘della. rive- lazione. Come osservammo nel capitolo precedente, Te desctizioni della essenza di Dio e Ia individuazione 8 Werke cit VIE, p. 179. © Wvi, p. 18: 209 ii Dio quale cominciainento € fine del ciclo storico Gi tunel genere ‘umaro e del ingolo individu sono Ia forma « metafsian», con cut Schelling cer cava di spicgare, dandogli il pit saldo fondamento, Filo Chae tue’ possi ot Hoard Tndubbie mente, ricordava Schelling nella XVI lezione, Puomo 2 un Dio divenuto, &, in conseguenza di un divenire, cid che Dio 2 originariamente per essenza. Ma, a parte questa’ differenza, dell'vomo si pud ripetete tutto cid che va detto di Dio, Fulero teotico della Filosofia della rivelazione era ta comprensione della ttinita del Dio personale, Anche per il_ principio trinitario Schelling ripeteva il concetto che: non & stato il cristianesimo a produtlo, Se si volesse considerate T'idea della triniti di Dio per unfidea specilicamente cristiana, si dovrebbe inten- dere per essa unfidea, che & stata’ per Ia prima volta posta dal existianesimo éd stata imposta come articolo i fede [...] Infatti non perché v't un cristianesimo quel- idea_esiste, ma piuttosto il contratio, poiché questa idea & la pit originatia di tutte v' il ctistianesimo, IL esimo & un prodotto, una conseguenza di questa naria, L'idea di questa relazione percid antica che il cristianesimo, in quanto anes nel corso del tempo non pote apparre senza che quellidea gii, non fosse nel principio, questa ea get eee ee idea & il cristianesimo in nuce, & il tracciato del cristiane- Simo; il eistianesino storieo, asia il eistanesimo come appare nel tempo, & dunque soltanto uno svolgimento di Gluesta ides, sened della qusle non potrebbero essere! né tun mondo né un cristianesimo nccessariamente La dottrina tinitaria riposava sulla teoria delle potenze, che abbiamo gii esaminata, ¢ sul rapporto tra Dio i mondo quale era stato fissato attra verso In definizione di Dio in termini di volonta pura ¢ assolutamente libera. La assoluta personalit, 4 Ti, pp. 3123. 210 che sola pud cominciare tutto © da cui tutto vien mosso, Schelling chiamava Padre. La seconda figura del plesso trinitario era il Figlio, Terza figura lo Spirito quale uniti del Padre e del Figlio. Tl Padre produce il Figlio e ambedue costituiscono Ia pienezea dello Spirito. La dotttina trinitaria, nella successione interna del pensicro schellinghiano, era la. forma va, realizzata in linguagsio religioso, del prin- io di identit’, col quale si fondeva Ia’ concezione di Dio come pura volonta, che non % condizionata nemmeno dalle proptie potenze, perché Je crea, ogni volta, con un atto di libera decisione, Nella’ def- nizione dello Spirito risuonavano tipici accenti della filosofia delPidentita: Lo Spitito, quando si riflette in se stesso, 8 cid che conosce, cid che & conosciuto ¢ eid, che in quanio cone. scente & anche il conosciuto, e in’ quanto’ conosciuto & anche il conoscente, O, detto pitt brevemente: lo. Spi- to autocosciente. 8 soggetto, opgetto © soggetto-oggcto, e in cid & tuttavia ancora uno, La trinita, dungue, era Ia struttura dello Spitito. La Filosofia della rivelazione presentava, in termini teologici, Vontologia strutturale dello spitito umano. Che fosse questo il motivo conduttore della ricerca schellinghiana, si pud vedere dal discorso della XVI lezione, in cui Schelling esplicitamente affermava la divinita dell'uomo, A. differenza che Ie altre crea- ture, «Vuomo viene inteso come Ia creatura, sulla , 2, Band, 3. Heft, 1795, pp. 177-203. Neue Deduction des Naturrechts, « Philosophisches Jour- hal einer Gesellschaft Teutscher Gelchrten », 4, Band, 4. Heft, 1796, pp. 277-301 Ideen zu einer Philosophie der Natur, Leipzig 1797. Allgemeine Uebersicht der neuesten philosophischen Lit- 247 eratur, « Philosophisches Journal einer Gesellschaft Teutscher Gelehcten », 5. Ban yaa ten », 5. Band, 1. Heft, 1797, pp. Von der Weltsecle, eine Hypothese der biheren Physi ‘a Erklrang der algencinen Organism, Hanbury Ueber Offenbarung und VolksUnterricht, « Philosophic sches Journal einer Gesellschaft Teutscher Gelehrten » Pat, 2, Hele 1298, pp. 149.63. : irster Entwourf eines Systems der Naturphilosophie, oe Ee 3 ystems der Natirphilosophie, Jena Einleitung zu einent Entwurf eines Systems der Natur- Philesopbie, Jena und Leipeig 1799.0 Syitens des treisteendentaln Idedismes, Tobingen 1800. Allgemeine Deduction des dynamischen Prozesses oder der Categorieen der Physik vom Herausgeber, « Zeit. Slt for spekulaive Physik» heruigegsten_ von selling, 1. Band, 1. Heft, 1800, pp. 100-36 c 1. Band, 2. Heft 1600, pp. 387)” PP 1008 © | Band Darstellung meines Systems der Philosophie, « Zeitscheift fir spekulative Physik», 2, Band, 2.’ Heft, 1801, efP, MERI 127. runo oder iiber das gottliche und nattrliche Princip der Dinge. Ein Gesprach, Beslin 1802. P Fernere Darstellungen aus dem System der Philosophie. Vom Herausgeber, «Neue Zeitschrift fir spekulative Physik», Tibingen, 1.Band, 1. Stick, 1802, -pp. 1-77. Ueber das absolute IdentitatsSystem und sein Verbilenis zu dem newesten (Reinboldischen) Dualismus, « Kei Hisches Journal der Philosophie », Tibingen, 1. Band, 1 Stick, 1802, pp. 1-90, Ueber das Verbitinis der Naturphilosopbie zur Philoso- iiberhaupt, « Kritisches Journal det Philosophie », ‘ibingen, 1. Band, 3. Stick, 1802, pp, 1-25. Ueber det Conraction in det Philosophie, « Ketches journal det Philosophie », Tébingen, 1. Band, 3. Sti {gasral det Phlomophie» Tubingen 1. Band, 3. Stick, Vorlestingen iiber die Metbode des academischen Studiumt, cy iblngen 1803. leber Dante in philosopbischer Beciebung, « Kaitisches Journal der Philosophie », Tabingen, 2, Band, 2. 1803, pp. 35.50. one =. Philosophie wid Religion, Tiibingen 1804. 248, System der gesammten Philosophie und der Naturphilo- ‘sophie insbesondere, 1804 (pubblicato postumo). Inmanuel Kant, « Frinkische Staats- und Gelebrtenzei- tung »,- 1804, Nr. 4 i Aphorismen zur Einleitung in die Naturpbilosophie, ‘«Jahrbiicher der Medicin als Wissenschaft », Tubin- gen, 1. Band, 1. Heft, 1805, pp. 1-88. Darlegung des wabren Verbalinisses der Naturphilosopbie zu der verbesserten Fichte' schen Lebre, Tibingen 1806. Ueber das Verbiltniss des Realen und Idealen in der Natur, Hamburg, 1806. Apborismen iiber die Naturpbilosopbie, « Jahtbiicher det ‘Medicin als Wissenschaft », Tubingen, 1. Band, 2. Hef, 1806, pp. 3-36. Ueber das Verbaltnis der bildenden Kiinste xu der Natur, ‘Miinchen 1807. Philosopbische Untersucbangen ber das Wesen der ‘menscblicben Freiheit und die damit zusammenbin- genden Gegenstinde, in Philosopbische Schriften, Land- shut 1809 (edizione separata postuma). Denkmal der Scbrift von den gotilichen Dingen etc. des Herrn Friedrich Heinrich Jacobi und der ibm in der- selben gemachten Beschuldigung eines absichtlich tai schenden, Lige redenden Atkeismus, Tabingen 1812. Ueber die Gottheiten von Semotbrace vorgelesen in der Gfenilichen Sitzung der Baier schen Akademie der Wissenschaften am Namenstage des Kanigs, den 12. Oct, 1815, Stuttgart und Tabingen 1815. Ente Vorlesing in Bein, Stttgar und Tubingen 1841. Clara oder Zusammenhang der Natur mit der Geisterwelt, Stuttgart 1862. Le edizioni complete delle opere di Schelling ‘sono due, La prima edizione, in 14 volumi, divisi in duc parti, curata dal figlio del filosofo e pubblicata dal’edi- tore Govt (Stutatt und Augsburg, wel in cing ann, lal 1856 al ‘La seconda edizione, in 12 volumi, curata da Manfred Schrdter, & stata pubblicata dalfeditore Oldenbourg ¢ Beck ‘di’ Monaco. I volumi sono successivamente usciti i 1927 ¢ il 1954. Dei dodici volumi i primi sei, co- stituiscono Ja prima serie, gli altri sei sono volumi di completamento. (Erginzungsbinde), : 249 Delle patziali, edizioni vanno ricordate’ quella del 1809, curata dallo, stesso Schelling, quella del 1907, in 3 volumi, a cura di A. Drews, e quella del 1926, curata allo Schrdter, contenente gli'seritti di filosofa ‘sociale. ‘Tra le edizioni di opere singole, particolare menzione metitano Die Weltalter. Fragnente, in den Usfassungen von 1811 und 1813, hetausg. von M. Schréter, Miinchen 1946. Tra le edizioni di carteggi sono da ricordare: Fichtes und Schellings philosophischer Briefweebsel aus dem Nacblasse Beider, herausg. von 1.1. Fichte und K, Fr. A. Schelling, Stuttgart und Augsburg 1856. Aus’ Schellings Leben. In Briefen, herausg. von G.L. itt, 1, 2, 3. Binde, Leipzig 1869-1870. Kénig Maxirsitian IL ton Bayern tnd Schelling. Brief- rwechsel, Stuttgart 1890. Victor Cousin. Sa vie et sa correspondance, pat J. Bar. thélemy-Saint Hilaire, T. IIT, Paris 1895, pp. 56-115. Goethe uid: die Romantit. Briefe und Erlauterungen, 1 ‘Teil, herausg. von C. Schiiddckopf und O. Waliel, Weimar 1896, pp. 204-73. Schellings Briefwechsel mit Niethammer, heravsg. von G; Dammkler, Leipzig 1913. Brieje von und an Hegel, herausg. von J. Holfmeister, 1. Bd, Hamburg 1952,” passin. Schelling F.W.J., Briefe’ und Dokumente, 1.Bd. (1775- 1809), herausg. von H. Fuhrmans, Bonn 1962. Schelling.Cotts, Briefwecbsel, Stuttgart 1965. 1V, TRADUZIONI DELLE OPERE IN LINGUA ITALIANA Bruno, ossia un discorso sul principio divino e naturale delle cose. Dialogo di P. Schelling voltato in ita: 10 dalla marchesa Florenza Waddington, ageiuntavi tuna_prefazione di Terenzio Mamiani, Milano 1844 (nuova edizione, Firenze 1859); una terza edizione ne fu curata da Aldo Valori, Torino 1906. Sulla relazione tra Varte e'la natura, wraduzione di G. Morelli, « Spettatore industriale », Milano 1845 (nuova cedizione a cura di G. Preti col titolo Le arti figurative @ la natura, Milano 1945). 250 Considerazioni flosofiche sopra Dante, in Opere di Dante, acuta di G.B. Niccolini, vol, III, Firenze 1847, pp. 263-72. (Altra edizione a cura di’ F. Fabbruccio, an- nessa al volume Lettere sopra la Divina Commedia di Dante di G.B, Brocchi, Berlino-1855. Un'altra edi ione fu curata da G. Battelli c pubblicata a Firenze i 1905 col titolo Dante considerato sotto Vaspetto, flosofco,) Sistema delVidedtismo trascendentale, traduzione di M. Losacco, Bari 1908. (La seconda edizione & del 1910; Ja teraa'editione, a cura di G. Semerari, ® del 1965.) Ricerche flosofiche’ su la essenza della libertd umana e i oggetti che vi si collegano, wraduzione, proemio © note di M. Losacco, Lanciano 1910 (una’ nuova edi zione, a cura di S. Drago Del Boca, @ apparsa il 1947’ a Milano). Quattordici lezioni sul insegnamento accademico, trad: zione di L, Visconti, Milano-PalermoNapoli i914, Esposizione del mio sistema flosofico, traduzione, intro- duzione e note a cura di E, De’ Fersi, Bari 1923. (Nuova edizione a cura di G. Semerari, Bari, 1969.) Scritti filosofci, a cura di Denti, Como 1345. Lexioni monachesi sulla storia delta flosofia moderna ed esposcione dellempirigno flosofce, prima tradwione italiana a cura di G. Durante, Firenze 1950. Dal carteggio FicbtesSchelling (1800-1802), in appendice A. Massolo, Il primo Schelling, Firenze 1953, Lettere filosofiche su dommatismo e criticismo © Nuova deduzione del diritto naturale, prima traduzione ita- Tiana, introduzione ¢ note a cura di G. Semerari, Fi- renze 1958, Leempirismo filosofco, presentazione ¢ traduzione di G. Preti, Firenze 1967 (il volume raccoglie Ia traduzione doi seguenti scriti: Introduzione alle idee per una filosofia della natura, Trattato sulla relazione del reale ¢ dellideale nella natura, Lezioni private di Stoccarda, Esposizione dellempirismo flosofico dalla introduzione alla filosofa). 251 Y. PRINGIPALL TRADUZIONI IN LINGUA.STRANIERA Peroaja lekeija Sellinga v Berline 15 nojabria 1841, « Ore Gestvennyja Zapiski », ‘Ukenolitersturny} ea XO, Kn. IL, 1841, pp. 65-70. ‘ Systime de Vidéalisme trascendental, pat M. de Schelling traduit de Vallemand par Paul Grimblot, Paris 1842 (questa, traduzione non & molto corrett) The Method of University Study, translated by E.S. ‘Morgan, St. Louis (Montana), 1877, 1881, Recherches sur Vessence de la liberté bumaine et sur les problems quip rattachent, waducton de G. Plies, renttgducton de i Lele, Bess. 1926. . Introduction @ la philosopbie de la mythologie, traduction "de S. Jankélévitch, TL, Pais 1945. sve aay rade t réicts par §) Jankéévitch, Pat (contiene, 1¢ traduzioni delle seguenti "opere: Idee per una flosofa delle natura. Introduzione, Sui rapporti tra ideale e reale nella natura Cin. patie, Sistema delVidealismo trascendentale, Filosofia e reli- gione, Ricerche filosofiche sull’essencza della liberts mana, Leziont private di Stoccarda, Introduzione al primo progetto di un sistema della flosofia della. na- ‘ura, Per la storia della filosofa, Esposizione dellem- Pirisimo flosofico, Dellessenza’ della. filosofia come scienza, Conference di Erlangen). Les dges du monde suivis de Les divinités de Sémotbrace, traduction de S. Jankélévitch, Paris 1949. . a roncie de te libertad mat, acién por J, Ro- vita Atmengol. Estudio. preliminar de t ya, Armengol, Estudio preliminar de C.Astads, Lettres sur le dogmatisme et le eriticisme, introduction de J.D. 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