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S O M M A R I O

PROGETTO GRAFICO: M A R TA B A R O N I TOMMASO SPONZILLI REALIZZAZIONE: M A R TA B A R O N I FRANCESCO CLEMENTE GIULIO PIERANNUNZIO


ALL RIGHTS RESERVED.

OTOGRAFIA
FEDERICA ORZIGHER CORALLINA LOPEZ FRANCESCO CLEMENTE

ACCONTI
STEFANO RIBECA ZAMENHOF - FRANCESCO NERINI ZAMENHOF - LIVIA FRANCHINI

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LLUSTRAZIONE
MARGHERITA BARRERA GIULIO PIERANNUNZIO TOMMASO SPONZILLI MANFREDI CRIMINALE MARTA BARONI RESEIN LAB

USICA
VERTNE SOUND DEPARTMENT FRANCESCO CLEMENTE & LUNICA MENTE RICO BEAT VIDEOCLIP - BRAENKS & GAIA DI LORENZO

FOTOGRAFIA

FOTOGRAFIA / FEDERICA ORZINGHER

EDERICA ORZIGHER

possibile fare arte oggi? possibile creare qualcosa di nuovo o stato gi tutto fatto? Se possibile, che senso ha riprendere dei modelli, delle icone del passato? Larte oggi pu essere solo citazione, o qualcosa di pi? E se citazione copia? Insistendo sul concetto di Grow up come crescita che si pone in continuit col passato, ripropongo delle icone, dei modelli che hanno funzionato nella storia dellarte, cercando, per quanto possibile, di riattualizzarli e reinterpretarli.

Credo che il passato possa avere senso solo se sappiamo sottoporlo attivamente a sguardo critico, quindi interpretarlo, non come nozionistico contenuto di significati gi dati, ma come matrice dalla quale non possibile prescindere, radice inconsapevole che va portata a coscienza per riuscire a scoprire, affermare, creare una propria, nuova, identit. Crescere.

Nella pratica ho scelto cinque quadri per me significativi che ho cercato di fotografare: -La Giuditta di Klimt -Pubert di Munch -Nudo femminile inginocchiato di E. Schiele -Autoritratto di F. Bacon -Il bacio di Magritte
Ringrazio Giulia Palmini, Giuliano Masciangioli, Silvia Minnucci, Luca Pierdicca e Luna Carpaneto per avermi permesso di giocare con i loro corpi, ma soprattutto per linfinita capacit di sopportazione che hanno dimostrato nei miei confronti.

RANCESCO CLEMENTE

ORALLINA LOPEZ

. Tutto scorre e nulla rimane. Ad Eraclito, due millenni e mezzo fa, sono bastate cinque parole per spiegare la pi grande e complessa verit della vita: c una sola costante, e quella costante il cambiamento. Noi abbiamo provato invece a declinare il concetto di cambiamento come crescita, perch ogni momento irripetibile, s, ma allo stesso tempo contiene in se stesso la somma di tutti i momenti precedenti. E quale modo migliore per raccontarlo di un video in formato cartaceo? Un fotogramma alla volta per una piccola storia di colori in crescendo- tutta da sfogliare.
Liberamente sviluppato da un concetto di Filippo Brancadoro, riprese di Corallina Lopez, post-produzione di Francesco Clemente & Corallina Lopez.

FOTOGRAFIA / FEDERICA ORZINGHER

FOTOGRAFIA / FEDERICA ORZINGHER

ILLUSTRAZIONE

ARGHERITA BARRERA

ANFREDI CRIMINALE

ETS

ARTA BARONI

IULIO PIERANNUNZIO

ESEIN LAB

ILLUSTRAZIONE / MARGHERITA BARRERA

ILLUSTRAZIONE / MARGHERITA BARRERA

ILLUSTRAZIONE / MANFREDI CIMINALE

ILLUSTRAZIONE / MANFREDI CIMINALE

ILLUSTRAZIONE / TOMMASO SPONZILLI

ILLUSTRAZIONE / TOMMASO SPONZILLI

ILLUSTRAZIONE / MARTA BARONI

ILLUSTRAZIONE / GIULIO PIERANNUNZIO

ILLUSTRAZIONE / GIULIO PIERANNUNZIO

ILLUSTRAZIONE / RESEIN LAB

RACCONTI

La confusione di Boccadoro
di Stefano Ribeca

TEFANO RIBECA

RANCESCO NERINI

IVIA FRANCHINI

erch tutto cos strano, Narciso? Perch le mie idee cambiano cos repentinamente? Perch le mie convinzioni sono sempre cos traballanti? Dimmi perch, ti prego. Ho la terribile sensazione che ci che sono stato no ad ora non fosse ci che sono realmente. Ho gi dei rimpianti, amico mio. Ho ventidue anni e gi mi pento di scelte fatte anzitempo. O forse sarebbe meglio dire che mi pento di tutte le scelte che non ho fatto, di tutte le volte che mi sono lasciato trascinare dallinerzia di un mondo in continuo movimento. come se non avessi mai vissuto veramente no ad ora, come se tutto ci che ho fatto non fosse servito assolutamente a nulla. Siamo sempre cos attenti a non fare del male a quelli che pensiamo ci vogliano bene, e non ci rendiamo conto di fare del male prima di tutto a noi stessi. Ho percorso strade battute gi da altri prima di me, strade spianate, accomodanti. Eppure non riesco a percorrerle, non riesco ad avanzare, indugio continuamente. Ed ora mi ritrovo nel punto in cui la strada percorsa lunga, mentre quella da percorrere ancora lunghissima, sterminata. Potrei continuare a percorrere questa strada, con immense difcolt, non essendo mai consapevole del perch stia seguendo proprio questa. Verso dove sto andando? Credo, amico mio, di aver sempre dato per scontato il mio stato di persona libera, quando in realt la libert per me non mai stata nientaltro se non lutopia che

continua a muovermi. E cosa signica allora crescere? Inseguire questutopia? E allora quando si smette di crescere? Oh Narciso, amico mio, sono cos confuso, oggi come non mai. Crescere, andare avanti, progredire. E se crescere fosse rendersi conto della possibilit di tornare indietro, per poter poi percorrere unaltra strada? Non guardarmi cos Narciso, non con quello sguardo pietoso. Non con quegli occhi, non con quegli occhi. Mi schernisci! Lo so che pensi che sia semplicemente un ragazzo confuso, un ragazzo in balia delle proprie crisi adolescenziali. Ma ti dir, adesso, che abbiamo perso troppo tempo inseguendo la realt in cui viviamo senza minimamente indagare su noi stessi. Anche tu, tu coi tuoi libri, con la tua intelligenza, col tuo acume e col tuo carisma; anche tu hai speso troppo del tuo tempo ad analizzare ci che ti circonda, ed hai paura delle mie domande e non vuoi ammetterlo, perch sai che libererebbero il mostro sopito in te. Pensi che io sia ridicolo, che sia un sentimentale dellultima ora? No amico mio, non sono quello che tu pensi che io sia. Io ho semplicemente paura. Ho paura di andare avanti, ho paura di crescere. Ed anche tu hai paura, ma non vuoi ammetterlo. Oppure hai semplicemente accettato il fatto di aver paura, e hai deciso di andare avanti cos? Beh, amico mio, io non ce la faccio proprio ad accettarlo, non ci riesco! Anzi, pi mi rendo conto di aver paura, pi mi sento terrorizzato. E tutta questa strada percorsa mi sembra cos efmera, cos vuota di esperienze e di signicato. Ma ho il terrore di tornare indietro, non ne ho davvero le forze. Preferirei vagare ancora un po in avanti, senza una meta precisa, alla ricerca di uno stimolo o di un obiettivo.Mi manca il ato. Amico mio carissimo, amico mio adorato, scusami. Sto vaneggiando. La verit che mi sono reso conto di aver cer-

cato le sicurezze che non trovavo in me negli altri. Ed ora mi sento cos debole, come la ebile amma di una piccola e delicatissima candela. Parlo con te perch cerco delle mani grandi e forti che proteggano il mio leggero bruciare, il mio fuoco innocente. Ma il vagare senza meta proprio della mia esistenza dovr pur cessare; ho bisogno di tornare pi vicino alle mie origini, alla mia natura di essere umano, per ricostruire un nuovo me dalle ceneri del mio non essere. Eppure quel terrore, quella paura... tornano sempre. E cos rimango qui, fermo in mezzo alla strada, indeciso sul da farsi. Tornare indietro ed accettare le nuove sde che la vita mi proporr, o continuare ostinatamente a percorrere questa maledetta strada della quale neanche intravedo la ne? Narciso mio, so che tu non risponderai, so che tu continuerai a considerarmi uno sciocco, e questo mi ferisce profondamente. Siamo distanti anni luce in questo momento, perch le tue idee sono racchiuse tra le solide mura della tua innita intelligenza. Le mie invece sono libere, disordinate, confuse, variabili, mi sfuggono tra le dita delle mani. Ed talmente grande loscuro tormento che si agita nella mia testa da farmi rimanere immobile, qui, sul ciglio della strada. Da una parte il tragitto percorso, cos lungo ma cos insensato. Dallaltra quello ancora da percorrere, smisurato e incerto. Tremo dalla paura Narciso, dolcissimo mio amico. Tremo dalla paura.

Stat stigma pristina nomine. No, non vero.


di Francesco Nerini

di Livia Franchini

Tulipano

ami secchi di un pitosforo mal curato avevano formato una sorta di nascondiglio nellangolo del giardino della scuola. Una base segreta, per sfuggire agli occhi indiscreti delle maestre e per organizzare, senza troppe complicazioni, combattimenti illegali fra scarafaggi. And tutto liscio no a quando, in un sogno, proprio l, mi apparse San Francesco dAssisi, che si stava lacerando il collo di un piede con la corteccia di un tronco di pino marittimo. La mia paura costante di ne anni novanta stata quella di ricevere accidentalmente le stimmate. Con il tempo coltivai ossessivamente la complessit di questa fobia nella vera e propria evoluzione di un incubo. Il 4 Settembre 1997, la comitiva della parrocchia era triste. Sullautobus si piangeva Lady Diana proprio come la settimana prima i fedeli avevano fatto con Madre Teresa. Sapevo benissimo che una gita a La Verna non sarebbe stata una vera e propria vacanza, ma chiesi comunque di poter accompagnare la Nonna un po per curiosit e un po perch sarebbe sicuramente stato pi interessante che rimanere a casa, in un banale ne settimana di inizio Settembre. Non avrei mai potuto prevedere che avrei vissuto unesperienza colma di angoscia e traumi. I pronostici della vacanza da parte degli adulti furono: avrai loccasione di osservare alcune modalit della tradizione cattolica, inte-

se come esercizio spirituale. Il risultato non fu poi cos diverso, solo che, a dieci anni, forse non mi era chiaro il concetto di esercizio spirituale. Seguimmo disciplinatamente la nostra guida, Don Giorgio, mentre ci illustrava i grotteschi ma classici luoghi dove, secondo la tradizione, San Francesco ricevette le stimmate. Fin l tutto bene. Nella cappella dellalbergo, per, inciampai in una vecchia cieca che recitava il Rosario piangendo, completamente avvinghiata ad un Tabernacolo. Il giorno dopo vidi un gruppetto di fedeli toccare con violenza pornograca unapparente chiazza di sangue secco su una roccia vicino ad un crocisso. Per molti anni a seguire mi sono addormentato nascondendo le mani sotto il cuscino e incastrando i piedi fra la parete e il letto. La paura di trovare, aprendo gli occhi, langelo delle stimmate superava quella di un qualsiasi mostro del cazzo nellarmadio. Diceva Carmelo Bene al Maurizio Costanzo Show: Sento puzza di Dio! Era la met degli anni Novanta, e anche io, chiaramente, percepivo la puzza di Dio, ma non sapevo come tradurre la sensazione e ci mi provocava traumi. Sentivo puzza di tradizione e delle fobie create dalluniverso cattolico. E anche ora, piu di quindici anni dopo e nonostante il digerimento completo dei traumi infantili, le vecchie fobie tornano ad ossessionarmi, durante la lettura di testi accademici apparentemente innocui. No brief discussion of stigmata can hope to take account of the many, and sometimes conicting, dimensions of this historical datable, and relatively recent, religious phenomenon, scrive Arnold I. Davidson in The Miracles of Bodily Transformation. Mentre traduco mi ritrovo a chiudere gli occhi e a pensare al percorso evolutivo della mia paura, idealizzandola come feticcio; un oggetto che perver-

samente mi ha accompagnato durante linfanzia e che ritrovo in una cesta polverosa in softta. Crescendo, le sensazioni si evolvono dinamicamente, ma gli oggetti in questione rimangano fusi nellimmaginario. Storicizzandola, osservo la mia paura da una diversa angolazione, la prospettiva cambia ma linquietudine rimane la stessa.

tai ferma. Sono in piedi sul tavolo di cucina, e guardo la salsa al pomodoro che bolle nella pentola sul fornello, mentre nonna mi appunta quattro rettangoli di carta velina attorno alla vita. Scuoto i anchi arruffando la carta, e rido. Mi piace pensare di essere un tulipano gigante. Non ti muovere, nini, stai ferma, senn ti buco! Nonna fa un gesto minaccioso verso il mio sedere con uno spillo. Mi raddrizzo sulle gambe come un soldatino, cos nonna pu ssare lultimo pezzo del cartamodello. Guardo la sua faccia dallalto: c uno strato di peluria grigia, leggero come piume, sul suo labbro superiore. La pelle intorno alla sua bocca diventa bianca quando contrae le labbra attorno agli spilli che ha stretti tra i denti. Nonna inserisce lultimo spillo e alliscia i rettangoli di carta passandomi le mani ruvide lungo le gambe. Inclina la testa per controllare se il modello della taglia giusta. Una volta che il cartamodello pronto, ricopier quelle stesse sagome con un gessetto sul pezzo di stoffa gialla che ha trovato in fondo al cassettone. E poi cucir insieme i pezzi per cucirmi una gonna sopra il ginocchio.

Buttarla via uno spreco, ha detto nonna a mamma stamattina, quando mi ha accompagnata a casa sua prima di andare al lavoro. la stessa stoffa con cui ho fatto il tuo talli. Costava un mucchio di soldi, e ce n giusto abbastanza per fare una gonna alla bimba. Io ho annuito con entusiasmo, masticando il pane e pomodoro della colazione. Ero eccitata di avere una nuova gonna fatta della stessa stoffa del miglior vestito di mamma. Ho capito subito di quale vestito parlava nonna: un vecchio completo formale giallo canarino, che mamma teneva avvolto in una busta trasparente in fondo alla sezione del suo guardaroba dedicata ai vestiti formali. A volte, prima di un appuntamento di lavoro, o di una cena importante, mamma sceglie un vestito da quellangolo, e io la seguo per tutta la casa mentre lo stira, poi si rade le gambe nella vasca, si spalma la crema idratante e nalmente lo indossa. Ma non lho mai vista mettersi il talli. Mamma non ha segreti per me, e mi fa giocare con tutte le sue cose. Non si arrabbiata quando ho rovesciato il patchouli e ho riempito la bottiglietta mezza vuota di acqua, e nemmeno quando ho usato le lenzuola del corredo per fare un nido davanti al termosifone e giocare alluovo che si schiude. Per mi urla sempre quando voglio toccare il completo giallo. E siccome non vuole che io lo tocchi, io lo voglio toccare tantissimo. Mi piace il nome: talli. Chiss cosa vuol dire. Nessuno dei miei vestiti ha un nome elegante e esotico come talli. Le mie magliette sono sempli-

ci magliette che mamma mi compra al mercato del Sabato, in pacchetti da tre. Dobbiamo sempre ricordarci di tagliar via letichetta, senn mi prude il collo tutto il giorno. Spesso, poi, mamma mi manda a scuola in tuta. La tuta comoda per giocare, ma non molto interessante come vestito. Quando la mia gonna gialla speciale sar pronta, giuro e spergiuro che non mi metter mai pi una stupida tuta. Non vedo lora. Il cartamodello pronto. Nonna sla gli spilli che me lo ssano alla vita e lo ripiega attentamente, mettendolo da parte sul tavolo. Poi si alza in piedi e mi guarda da vicino, con la sua faccia grinzosa da tartaruga. Ride una risata roca e squillante da ragazzina e poi mi alza per le ascelle e mi deposita a terra. Rimbalzo e corro in camera sua. Il suo armadio ha tre porte, e ciascuna coperta da uno specchio a lunghezza intera. Apro le due ante laterali e le spingo verso il centro del guardaroba, cosicch assieme allo specchio centrale creino un triangolo in cui posso nascondermi. Per lungo tempo rimango in piedi al centro del triangolo, giocando con i riessi inniti della mia immagine, disegnando con il dito sul vetro appannato, ascoltando il canto quieto della macchina da cucire nellaltra stanza.

MUSICA

VERTNE

OUND DEPARTMENT

UNICA MENTE

RANCESCO CLEMENTE

ICO BEAT

RAENKS

MUSICA / VERTNE

Crescita artistica , pi di quanto sia ogni altra cosa, un affinamento del senso di veridicit. Lo stupido credere che ad onor del vero facil e , s o l o l a r t i s t a s a quanto sia difficile.

MUSICA / SOUND DEPARTMENT

In principio la coscienza sorda, priva di una vera forma o identit, non riesce a realizzare quasi niente, si avvertono solo dei lontani sensori i quali segnalano che qualcosa di molto indefinito comunque presente. Piccole e timide frequenze, un suono particellare, rarefatto, che pulsa randomico con diversi timbri e con diverse intensit. Nonostante le condizioni asettiche e impalpabili, quel processo in continuo movimento, quellevoluzione dallavanzata irreversibile e costante gi iniziata, molto lentamente muove i suoi primi e leggeri passi, una marcia spietata che non conosce ostacoli n soste, un lungo fade in che scivola navigando silente verso una piattaforma pi stabile. Prosegue di pari passo con quella dimensione ove si concepisce e si misura il trascorrere degli eventi chiamata tempo, come due sinergici e pazienti collaboratori si coordinano, seminando sulla coscienza nuovi impulsi, nuovi stimoli, nuovi frutti, ampliando cos le sensazioni e le conoscenze, definendo sempre di pi quella forma che ora si trova ad essere molto pi compressa rispetto al suo rarefatto principio. Intanto il processo avanza e diventano sempre di pi gli elementi che vanno ad aggiungersi a quel piccolo range che si arricchisce, cosciente adesso che esistono particelle piu gravi e pi acute, assonanti e dissonanti, sature ed evanescenti. Ci sono dei momenti in cui sembra fermarsi, altri in cui sembra accelerare, ma il suo vero moto sempre mite e costante, alimenta continuamente lessere della coscienza e la trasforma, modellandola come un vaso di creta nei suoi stati primordiali, portandola con il trascorrere del tempo ad assumere sembianze e attitudini diverse. Tutto questo continuo movimento dove la porter ? Continuer allinfinito, o arriver ad un punto di svolta ? Si fermer ? Dal momento in cui la marcia prese inizio, scatt inesorabilmente un conto alla rovescia volto a terminare, perch la crescita come un oracolo, unautorit infallibile di natura spirituale, non pu crescere per sempre, ti conduce sino ad un preciso punto, dopodich si esaurisce, ti brucia come un pezzo di legno, ti eleva, ti fa capire che limportante non la meta, ma il viaggio e durante questo viaggio ti culla con un dolce movimento sinusoidale dalle morbide lineature, non lasciando presagire che infine ti sbatter di faccia contro un muro. Nel suo caotico percorso produce contatti con dinamiche di natura diversa, dove necessario trarre le giuste considerazioni per definire il proseguimento nel miglior modo possibile, lasciando poco tempo per pensare e per agire, perch il suo treno non conosce stazioni, ma solo velocit. Il suo capolinea la saturazione, dove tutto colmo e non si pu pi aggiungere pi nulla, espressione massima di quello che stato, che fu raccolto espresso e filtrato, che termina come un inviluppo ascendente con un lungo rilascio, volto a svanire lentamente nello spazio e nel tempo. Qualsiasi entit spirituale fornita d animo e coscienza ha una sua crescita che porta inesorabilmente ad una sua fine, ma anche vero che senza di essa non possibile nessuna evoluzione e la staticit non piace a nessuno, nemmeno alla natura.

MUSICA / LUNICA MENTE & FRANCESCO CLEMENTE

Le anemoni sono una specie di piante erbacee e perenni. Il pezzo che segue non erbaceo (anche se potreste vederlo come tale) e tantomeno perenne. Ma come unanemone nata da un semino,da un qualcosa che originariamente era ben diverso dalla forma definitiva. proprio come la vita delle piante,il sound di anemone un crescendo, u n e vo l u z i o n e co n t i n u a . Lets grow up together,folks!

MUSICA / RICO BEAT

VIDEO / BRAENKS & GAIA DI LORENZO

MWMAG#1 E N D

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