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VII

Quinque dies tibi pollicitus me rure futurum, Sextilem totum mendax desideror. Atqui, si me uiuere uis sanum recteque ualentem, quam mihi das aegro, dabis aegrotare timenti, Maecenas, ueniam, dum ficus prima calorque 5 dissignatorem decorat lictoribus atris, dum pueris omnis pater et matercula pallet. Officiosaque sedulitas et opella forensis adducit febris et testamenta resignat. Quodsi bruma niues Albanis inlinet agris, 10 ad mare descendet uates tuus et sibi parcet contractusque leget te, dulcis amice, reuiset cum !eph"ris, si concedes, et hirundine prima. #on quo more piris uesci $alaber iubet hospes tu me fecisti locupletem. %&escere, sodes.%
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', 0, a Mecenate )i a1e1o promesso di rimanere quattro o cinque giorni in campagna e, bugiardo che sono, 2 ormai tutto l%agosto che mi faccio desiderare. 3ppure se tu, Mecenate, mi 1uoi in for4e e in buona salute, mi de1i concedere 1enia, come quando sono ammalato, ora che io temo di di1entarlo finch5 almeno 2 il tempo dei fichi maturi, e l%afa aduna intorno ai cortei funebri i neri littori dell%impresario, finch5 i genitori in ansia palpitano per i loro raga44i e lo 4elo nel sbrigare i do1eri e gli affari del foro recano febbri e fanno aprire testamenti. Quando l%in1erno stender6 la ne1e sui colli albani, il tuo poeta scender6 al mare, star6 in riguardo rannicchiato a leggere solo coi primi 4efiri e le rondini, se lo permetterai, 1err6 a tro1arti, dolce amico mio. )u molto mi hai donato, ma non come quell%ospite pugliese, che t%in1ita a mangiare pere. %Mangia, ti prego.% %Mi basta.% %Ma prendine quante ne 1uoi.% %7ra4ie, no, gra4ie.% %8e porterai ai tuoi raga44i,

%'am satis est.% %At tu, quantum uis, tolle.% %(enigne.% %#on inuisa feres pueris munuscula paruis.% %)am teneor dono quam si dimittar onustus.% %&t libet haec porcis hodie comedenda relinques.% *rodigus et stultus donat quae spernit et odit +0 haec seges ingratos tulit et feret omnibus annis. &ir bonus et sapiens dignis ait esse paratus, nec tamen ignorat quid distent aera lupinis dignum praestabo me etiam pro laude merentis. Quodsi me noles usquam discedere, reddes +5 forte latus, nigros angusta fronte capillos, reddes dulce loqui, reddes ridere decorum et inter uina fugam $inarae maerere proteruae. ,orte per angustam tenuis uolpecula rimam repserat in cumeram frumenti, pastaque rursus -0 ire foras pleno tendebat corpore frustra cui mustela procul. %Si uis% ait %effugere istinc, macra cauum repetes artum, quem macra subisti.% /ac ego si compellor imagine, cuncta resigno nec somnum plebis laudo satur altilium nec -5 otia diuitiis Arabum liberrima muto. Saepe uerecundum laudasti rexque paterque audisti coram nec uerbo parcius absens inspice si possum donata reponere laetus. /aud male )elemachus, proles patientis

&lixei. 90 %#on est aptus equis 'thace locus, ut neque planis porrectus spatiis nec multae prodigus herbae Atride, magis apta tibi tua dona relinquam.% *aruum parua decent mihi iam non regia :oma, sed uacuum )ibur placet aut inbelle )arentum. 95 Strenuus et fortis causisque *hilippus agendis clarus, ab officiis octauam circite horam dum redit atque foro nimium distare $arinas iam grandis natu queritur, conspexit, ut aiunt, adrasum quendam uacua tonsoris in umbra 50 cultello proprios purgantem leniter unguis. %;emetri%, <puer hic non laeue iussa *hilippi accipiebat= %abi, quaere et refer, unde domo, quis, cuius fortunae, quo sit patre quoue patrono.% 't, redit et narrat &olteium nomine Menam, 55 praeconem, tenui censu, sine crimine, notum et properare loco et cessare, et quaerere et uti, gaudentem paruisque sodalibus et lare certo et ludis et post decisa negotia $ampo. %Scitari libet ex ipso quodcumque refers dic >0 ad cenam ueniat.% #on sane credere Mena, mirari secum tacitus. Quid multa? %(enigne,% respondet. %#eget ille mihi?% %#egat improbus et te neglegit aut horret.% &olteium mane *hilippus uilia uendentem tunicato scruta popello >5 occupat et saluere iubet prior ille *hilippo excusare laborem et mercennaria uincla, quod non mane domum uenisset, denique quod non prouidisset eum. %Sic ignouisse putato me tibi, si cenas hodie mecum.% %&t libet.% %3rgo 00 post nonam uenies nunc i, rem strenuus auge.% &t uentum ad cenam est, dicenda tacenda locutus tandem dormitum dimittitur. /ic ubi saepe occultum uisus decurrere piscis ad hamum, mane cliens et iam certus conuiua, iubetur 05 rura suburbana indictis comes ire 8atinis. 'mpositus mannis aruum caelumque Sabinum non cessat laudare. &idet ridetque *hilippus, et sibi dum requiem, dum risus undique quaerit, dum septem donat sestertia, mutua

una sciocche44a, te ne saranno grati.% %;a11ero, come se a1essi accettato, come ne fossi carico.% %,a% come 1uoi se non le prendi, le dar@ ai porci.% *rodighi e sciocchi regalano ci@ che dispre44ano e non gli ser1e. una semina che produce e produrr6 ingrati. 8%uomo garbato e saggio si dice sempre pronto con chi lo merita <non per questo scambia oro e lupini=. 3 io mi mostrer@ riconoscente anche per le lodi che meriti. Ma se 1uoi che mai ti resti lontano, rendimi il petto 1igoroso, la fronte chiusa da neri capelli, rendimi la dolce44a della 1oce, la gra4ia del sorriso e il pianto tra i fumi del 1ino per la fuga della ribelle $Anara. Bna piccola 1olpe tutta ossa, attra1erso una minuscola fessura si era insinuata per a11entura in una cesta di frumento e dopo a1er mangiato a sa4iet6 si sfor4a1a in1ano di uscirne fuori a 1entre pieno. 3 una donnola di lontano. %Se di lA 1uoi scappare, de1i tornare magra, perch5 magra sei entrata in quella fessura%. Se questa fa1ola l%applichi a me,

septem C0 promittit, persuadet uti mercetur agellum. Mercatur. #e te longis ambagibus ultra quam satis est morer, ex nitido fit rusticus atque sulcos et uineta crepat mera, praeparat ulmos, inmoritur studiis et amore senescit habendi. C5 &erum ubi oues furto, morbo periere capellae, spem mentita seges, bos est enectus arando, offensu damnis media de nocte caballum arripit iratusque *hilippi tendit ad aedis. Quem simul aspexit scabrum intonsumque *hilippus. D0 %;urus% ait, %&oltei, nimis attentusque uideris esse mihi.% %*ol, me miserum, patrone, uocares, si uelles% inquit %uerum mihi ponere nomen. Quod te per 7enium dextramque deosque *enatis obsecro et obtestor, uitae me redde priori.% D5 Qui semel aspexit quantum dimissa petitis praestent, mature redeat repetatque relicta. Metiri se quemque suo modulo ad pede uerum est.

restituisco tutto. io non esalto il buon sonno dei po1eri solo quando son sa4io di capponi, e non cambio a parole le ricche44e degli arabi con una 1ita libera e tranquilla. Spesso hai lodato il mio rispettoso riserbo e ti sei sentito chiamare padre e re in tua presen4a e sen4a una parola in meno in tua assen4a. &edi tu se posso restituirti sen4a rimpianti quello che mi hai donato. #iente male allora )elemaco, il figlio del pa4iente Blisse. %'taca non 2 adatta ai ca1alli, non si stende in pianura e non 1i cresce molta erba ti lascer@ i tuoi doni, figlio di Atreo. sono piE adatti a te%. 'l piccolo si addice ai piccoli non fa per me la tua splendida :oma, ma la tranquilla )i1oli, la dolcissima )aranto. Si dice che ,ilippo, uomo energico e 1aloroso, a11ocato di grido, un giorno che nel primo pomeriggio torna1a dalle sue udien4e, si lamentasse che troppo lontane dal foro, per la sua tarda et6, si tro1assero le $arene

quando nell%antro 1uoto di un barbiere 1ide un tale che gi6 rasato si puli1a pigramente le unghie con un suo coltellino. %;emetrio%, dice allo schia1etto che capisce a 1olo i suoi ordini, %1a%, chiedi e riferiscimi il casato di quell%uomo, il suo nome, la condi4ione, il nome di suo padre o del patrono.% ;emetrio 1a, torna e racconta. nome &olteio Mena, banditore condi4ione modesta incensurato conosciuto come uno che sa guadagnare e godere, affrettarsi e smettere a tempo debito felice in fondo, con amici alla buona, una casa propria, i di1ertimenti, e, sbrigati gli affari, il $ampo Mar4io. %Mi piacerebbe saperle da lui queste noti4ie. digli che 1enga a pran4o.% 'n 1erit6 Mena non ci 1uol credere, si mera1iglia, tace. (asta. Alla fine. %Mi spiace%, risponde. %$ome? mi dice no?% %)e lo dice, e sen4a riguardi. o non ti considera o si 1ergogna.% 'l mattino seguente ,ilippo sorprende &olteio che 1ende1a a dei po1eracci in tunica stracci 1ecchi, e lo saluta per primo. Quello si scusa per non a1ergli reso omaggio a casa quel mattino, incolpando la stanche44a, gli impegni del mestiere,

e in piE di non a1erlo 1isto subito. %$onsiderati perdonato solo se oggi pran4erai da me.% %$ome ti piace.% %;unque 1errai dopo le tre. Ora 1a%, for4a, 1edi di arricchirti.% &iene l%ora di pran4o e quello parla di lecito e illecito, finch5 lo si congeda per la siesta. Ormai cliente di mattino e commensale fisso, come un pesce che corre all%amo occulto, un giorno, alle feste latine, ,ilippo l%in1ita ad accompagnarlo in una sua campagna fuori porta. Adagiato in carro44a, non smette di elogiare il paesaggio e il cielo di Sabina. ,ilippo lo guarda e sorride e poich5 era uomo che trae1a s1ago e fonte di riso da ogni cosa, gli regala settemila sester4i e altrettanti glieli promette a prestito, con1incendolo a comprarsi un podere. 8%acquista. 3 per non trattenerti con eccessi1i giri di parole, da cittadino tutto lindo si muta in contadino, non chiacchiera che di solchi e 1igneti, sistema filari di olmi, si amma44a di fatica e per l%a1idit6 di a1ere in1ecchia innan4i tempo. Quando per@ i ladri gli tolsero le pecore,

il contagio le capre, il raccolto deluse ogni speran4a e un bue gli morA sotto l%aratro, a11ilito dalle continue perdite, nel cuore della notte inforca furioso il ca1allo e galoppa alla 1olta di ,ilippo. $ome questi lo 1ide cosA malmesso e scarmigliato. %&olteio%, gli dice, %mi sembra che tu pretenda troppo da te stesso e troppo sia interessato%. %;io benedetto, tu, patrono mio, se 1uoi chiamarmi col mio nome, disgra4iato do1resti dire. )i prego, ti scongiuro, per il tuo 7enio e il tuo onore, per i tuoi morti, ridammi la mia 1ita.% $hi s%accorge che le cose lasciate erano meglio di ci@ che desidera, torni indietro sen4a pensarci e riprenda la sua 1ita di sempre. 8a 1erit6 2 questa. bisogna 1i1ere come si nasce.

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