Sei sulla pagina 1di 7

LE URLA DEL SILENZIO

-Capitolo 1-

...Fa male, si fa male, brucia, cazzo se brucia, non ci si abitua, non ci si abitua
mai come con le delusioni, non ci si abitua mai, eppure anche le delusioni sono
utili no? Ci rendono più duri, come non so chi disse che: "...ciò che non ci uccide
ci rende più forti..." Ecco!!! allora anche il dolore, fisico o spirituale, ci è utile a
crescere, più è amaro ciò che mangi più dolce sarà qualsiasi cosa tu ingerisca
dopo, quindi una vita di sofferenze, delusioni, speranze decadute, amori morti
prima di nascere, perdite di amici o parenti, insomma, una vita a mangiare
merda ti serve a pregustare il giorno in cui potrai mandar giù qualcosa di meno
amaro, che so, tipo....merda meno amara. Perchè è questo che è la vita,
almeno la mia vita, fino ad oggi è stato un disastroso preambolo ad un periodo
più disastroso che stende il tappeto rosso ad un periodo veramente,
schifosamente, disastroso.....mi piango addosso?!?, è questo che state
pensando, il solito pessimista del cazzo che non vede che nero, è questo che mi
vorreste dire, la solita persona che non ha le palle per crearsi il suo destino, è
così che mi vedete vero? vero?!?
Ma andate a fare in culo stronzi del cazzo.
Meglio continuare a fare ciò che stavo facendo, invece che pensare a quello che
potreste pensare voi di me, e ammazzatevi, fatemi, anzi fatevi questo piacere
caricate una pistola e "BANG", fate come i bravi spermatozoi e levatevi dai
coglioni dell'umanità.
Brucia cazzo, brucia da morire, anche il sangue che esce brucia come lava.
L'indice e il pollice della mano destra incominciano a fare male, stringere una
lametta a lungo per affettarsi il braccio, come farebbe un macellaio con un
quarto di bue, è abbastanza impegnativo sapete.
E' la quinta volta questo mese, la quinta volta che penso a lei.
Vedete, è che mi hanno suggerito, no beh, mi sono autosuggerito più che altro,
che infliggersi un forte trauma ogni volta che un brutto ricordo riaffiora alla
mente rende più facile la sua rimozione, sapete quella roba del tipo chiodo
scaccia chiodo, sì insomma, si riesce a dimenticare prima, e più importante è il
soggetto di questo ricordo più grosso deve essere il trauma.....dovevo studiare
psicologia, sì.
Le classiche pareti delle celle nei film, ecco cosa sembra il mio braccio, la
parete di una cella, dove il carcerato di turno segna con il gesso delle righe che
indicano i giorni scontati della propria punizione, ecco, anche il mio braccio
porta dei segni, segni che servono a ricordare, sì cioè, a ricordare di
dimenticare, ma nessun gesso batte la buona vecchia lametta da barba che
indelebile lascia la sua scia di vivo dolore color rosso.
Ho faticato non poco a trovare una lametta, nel 2005 siamo nell'epoca di
massimo splendore della tecnologia e dell'usa e getta, si ha un telecomando
anche per pulirsi il culo e si getta anche il rosario dopo un tot di preghiere,
tecnologia usa e getta, rasoi ipertecnologici che ti succhiano il cazzo ma solo
dopo che la prima lama ha alzato il pelo, la seconda ammorbidito, la terza
costretto ad arrendersi, la quarta lo porta al bar a farsi un goccio, la quinta lo
accompagna a spomparsi per bene con troie da vetrina, la sesta gli attacca
l'aids e la settima lo taglia, mentre l'ottava inutile si suicida, oppure, stupide
lame di plastica rese sempre più aerodinamiche, anatomiche, maneggevoli
sempre più getta e meno usa, presto le butteremo ancora prima di usarle.
Insomma la mia lametta segna "ricordi da dimenticare". L'ho dovuta trovare in
un negozio di articoli per le belle arti, la si usa per tentare di cancellare gli errori
o le sbavature della china che capita di fare su disegni tecnici o artistici; la
lametta cancella errori eheheheh, gli anni all'Accademia di Belle Arti mi sono
finalmente tornati utili.
Brucia cristo, ma non riesco a fermarmi, credo di averci preso gusto,
masochismo? nichilismo? Neanche so cosa vogliano realmente dire queste
parole.
L'unica luce nella stanza è la televisione, puntata su un canale non sintonizzato,
punti bianchi che si rincorrono e si scontrano con i puntini neri poi quelli grigi e
ancora quelli neri, nessun suono particolare solo un fruscio lieve e persistente
come quello di un enorme insetto che non lascia dormire il mio desiderio di
dolore.
Il sudore ricopre il mio corpo, mi lascio cadere all'indietro lento, lento, lento,
lento, ancora più lento, come l'ultima piuma caduta dalle ali di Lucifero, il letto
fermerà la mia caduta con un abbraccio materno di cotone al 100%, le
lamentele delle doghe che compongono la rete ortopedica mi avvertono
dell'avvenuto atterraggio, le mie membra si lasciano a un bramato rilassamento
sul piumone che ricopre il letto come uno splendido sudario colore grigio, ma
non un grigio omogeneo, ma un insieme di quadrati con varie fantasie
geometriche dove una serie di tonalità di grigio si alternano, grigio su grigio su
grigio.
Brucia, se possibile, ancora di più e con il sangue scorrono via i ricordi, con il
sangue scorre via la vita.
Il silenzio mi urla nelle orecchie, non lo sopporto, non ho mai sopportato il
silenzio, urla sempre più forte, mi assorda, mi uccide....no beh....forse sono io
che mi sto uccidendo, ma diciamo che comunque il silenzio non aiuta.
Sulla sinistra del lampadario una piccola macchia appena percettibile
nell'oscurità della stanza, una semplice, inutile macchia che mi osserva piazzata
in mezzo al bianco mare del soffitto, forse io per lei sono una minuscola e inutile
macchia sul suo soffitto color "mondo", mi osserva, riesco addirittura a vederla
sorridere, anzi no, non sorridere ma ridere, si ridere, ridere di me, ride perchè
finalmente ha trovato qualcosa di più inutile di lei, qualcosa che nessuno si
disturberà neanche a provare a pulire, io sono una macchia a cui nessuno farà
mai caso, eheheheh, non sono in grado neanche di dare fastidio.
Ancora le urla, ancora il silenzio rabbioso che mi urla nelle orecchie, "ZITTO
BASTARDO PIANTALA FAI.."le mie urla interrompono il supplizio
"SILENZIOOOO"........ed eccolo tornare, implacabile, il silenzio.
Arriva dall'altra stanza, impercettibile forse a causa del torpore che ormai ha
invaso la mia testa, driiiiin, come un richiamo lontano, driiin, inconfondibile,
driiin, era quasi una settimana che non lo sentivo, driiin, o forse che
semplicemente non volevo sentirlo, driiiin, ma non riesco, driiiin, non ce la faccio
ad alzarmi, driiiin, "cazzo ok ok ok cazzo ho capito" urlo nella speranza che
chiunque sia dall'altra parte del ricevitore possa sentirmi e smettere di rompere i
coglioni, driiiiin, testardo lo stronzo, driii"CAZZO"iiin, come uno zombie in
procinto di tuffarsi verso il suo primo pasto postmortem mi rialzo, seduto sul letto
affogo lo sguardo nel nulla trasmesso dal televisore, unica luce nella stanza, la
testa gira, maledetta puttana smetti di girare, smettila fammi scendere da questo
cazzo di ottovolante. "Bene stronzo adesso giù dal letto e in piedi" cerco di
motivarmi, eheheheh, io che mi motivo, io che sono il peggior nemico di me
stesso e della mia misera vita, e allora incomincio a strisciare sulle chiappe
spostandomi come un verme in una giornata di pioggia, prima mi avvicino al
bordo del letto, più vicino, più vicino, più vicino, ed ecco il baratro che divide
l'oblio dal pavimento, driiiin, rieccolo, quasi avevo dimenticato il motivo di tanto
masochismo nel tentare di tornare in piedi, driiin, spingo con le braccia per
alzare il culo e rimettermi in piedi, driiin, "GUARDAMI FIGLIO DI UNA GRAN
PUTTANA MI STO ALZANDO, mi alzo e arrivo" ma nessuno ovviamente mi
sente, ma parlare alla solitudine è diventata un'abitudine per me, driiiiin, ancora
una spinta, ma ecco giusto un pelo prima del finale che il bruciore mi ricorda del
mio braccio affettato a dovere, cristo se brucia ancora, il sangue sta già
raggrumandosi, una simpatica cialda croccante di emoglobina si sta
stratificando lungo tutto l'avambraccio.
Credo di non aver mai pensato al suicidio, ho meglio, non ho mai pensato di
suicidarmi davvero, togliermi la vita non fa per me, molte volte ho pensato alla
mia morte, sin da piccolo, ricordo che piangevo quando mia madre mi diceva
che sarei cresciuto, che sarei diventato adulto, io non volevo crescere, non
volevo diventare più grande, più saggio, più stupido o intelligente, prendere la
patente, trovarmi una ragazza, avere un conto in banca, avere un lavoro
gratificante o demotivante, piangere per problemi più grandi del fatto che mi si
fosse rotto il mio robot giocattolo, guardare le stelle e non pormi più la domanda
di cosa potessero essere e perché esistevano, non volevo crescere e costruirmi
una vita, crescere e trovare un motivo per andare avanti. Io non volevo
diventare un adulto con nuovi e più grandi doveri, non volevo diventare grande
con nuovi e più grandi desideri, non volevo tutto questo e quando mi
chiedevano perchè non lo volessi, come se ci fosse la necessità di chiederlo, io
rispondevo: "Perchè non voglio morire!", per questo dico e ripeto che il suicidio
non fa per me.
Io penso continuamente alla morte lo sempre fatto, col tempo mi sono
specializzato in questo pensiero, immaginandomi modi sempre più teatrali, se
sono nella vasca da bagno penso a cosa si prova nel momento che il phon
acceso tocchi l'acqua in cui sono immerso, che succede nel momento in cui la
pallottola, espulsa dalla pistola di un pazzo che spara all'impazzata in mezzo a
una piazza, colpisca il mio petto squarciando le mie carni e disintegrando il mio
cuore. Quando galleggio in acqua al mare mi aspetto che uno squalo o qualsiasi
creatura marina, che era lì ad attendermi famelica, spunti da sotto di me e mi
riduca a macinati, io odio la morte, ho paura della morte, il suicidio non fa per
me.
Driiiin, oddio eccolo di nuovo, driiiiin, mi guardo attorno, prima a destra, poi a
sinistra, poi in alto e in fine in basso, mentre fisso la punta dei miei piedi
dall'altra stanza il telefono chiama, driiiiin, driii"dove sei"iiin, driii"muoviti"iiin, e io
fisso i miei piedi, sotto di loro dove dovrebbe esserci il pavimento non vedo
nulla. Il nulla che riluce illuminato dalla televisione, dal fruscio di un canale che
non esiste, il frigolare di un niente che con la sua luce illumina il nulla sotto i miei
piedi, driiiin, devo alzarmi e rispondere, driiin, devo alzarmi e far smettere di
squillare l'odioso telefono, driiiiiin, devo alzarmi e strappare dal muro quel cazzo
di coso, quel figlio di una puttana gravida che continua a urlare, driiin, devo solo
alzarmi non è difficile in fondo lo faccio da una vita intera, alzarmi dopo una
caduta, la mia vita è una caduta continua, quindi sono un esperto di rialzate.
Okay questa è la volta buona, ora ce la faccio, concentro tutto me stesso,
raccolgo le forze, conto fino a tre, 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, okay sto barando lo
ammetto, ma ora posso farcela, dai! Fletto leggermente le braccia, il letto
incomincia a sussultare, le doghe in legno sospirano, ora è il momento giusto,
tutto apposto, e viaaaa.
Sono in piedi.
Tutto gira o forse sono io che giro non capisco, mi sento pesante, le chiappe si
tendono o si rilassano non capisco, sono nella mia stanza? Sono solo? Sono
vivo? Driiiin, ecco il suono del promemoria, driiiin, il braccio si muove da se in un
azione meccanica che ormai mi accompagna da anni, il braccio si muove e
sventola nell'aria nel tentativo di spegnere la sveglia, driiiiin, un'altro battito di
braccio, driiiin, sbatto ancora il braccio quasi fossi una gallina nel tentativo di
spiccare il volo, ma io sono solo l'ombra di Icaro, caduta ancora prima di
spiccare il volo.
Driiiiin, driiiiin, forse gli squilli, ma più probabilmente il bruciore alle braccia ed
ecco che un barlume di coscienza ritorna a trovarmi, sono in piedi nella mia
stanza, la televisione accesa sul canale "niente", la mia stanza che ha preso
finalmente una decisione sulla posizione d'assumere e quindi a smesso di
girare, cazzo il bruciore, cazzo le braccia bruciano.
E' importante ora concentrarsi, sì concentrarsi, decisamente concentrarsi, ma su
cosa mi dovrei concentrare, driiiiiiiin, ecco su cosa, concentrarsi sul piano, il
piano dal titolo DISTRUZIONE TELEFONICA, driiiiiiin, ora dopo essermi alzato
che cosa devo fare? Camminare, ecco cosa, camminare, devo raggiungere
l'altra stanza, rispondere al telefono e poi distruggerlo, oppure distruggerlo e poi
rispondere o semplicemente distruggere tutto, me stesso compreso.
Un piede avanti all'altro che poi si ferma e aspetta che l'altro lo superi per poi
fermarsi e aspettare a sua volta il sorpasso, cazzo molto più divertente della
formula 1 questa cosa del camminare, avanti, avanti, driiiiiiiiiiin, avanti,
muoviamoci, piano, piano, piano, ecco ci siamo, superata la porta il corridoio,
nel corridoio il mobile, sul mobile appoggiato accanto a un vaso di fiori finti,
driiiiiiiiiiiin, il telefono, devo solo superare quella porta, allungo la mano per
afferrare la maniglia, alzo il braccio le dita annaspano nel niente, la maniglia si è
spostata più in alto, alzo di più il braccio, ma la maniglia lo supera in velocità e si
alza, si alza e si allontana, il mio braccio si alza la maniglia si allontana e il
pavimento si avvicina, il pavimento si avvicina, il pavimento vuole
assolutamente baciarmi, SMACK, l'amore sboccia.
Odore di ferro, no! Non odore è più sapore di ferro, un profondo sapore di ferro
si spande nella mia bocca, nella mia gola, nella mia mente, quando, dopo non
so quanto, riapro gli occhi, ma so di averli aperti solo perché ricordo ancora che
sensazione si prova quando si aprono gli occhi, perchè davanti a me un muro
nero, talmente nero che il nero arrossirebbe dalla vergogna, un muro nero,
stranamente intuisco abbastanza rapidamente che la descrizione più corretta di
ciò che vedo o meglio non vedo non è un muro nero, no, ma più corretto
sarebbe dire un pavimento nero.
La mia faccia è un'isola deserta al centro del mare di sangue che fluisce fuori
dal mio naso rotto e da un paio di cavità nella mia bocca che una volta
ospitavano un paio dei miei incisivi.
Un conato di vomito cerca di farsi strada dal mio stomaco lungo l'esofago, la
gola, ma lo blocco prima che possa esprimere il suo poco simpatico parere su
ciò che è avvenuto, ma in compenso ne segue uno sfogo di tosse, che fa
ribollire il sangue dal naso, bocca e pavimento, sento qualcosa muoversi sotto
la mia lingua come dei sassi, ora sappiamo dove sono finiti i denti mancanti, li
cerco, li trovo, li spingo e in fine li sputo fuori, il sangue sul pavimento ribolle
ancora, degli schizzi mi finiscono nell'occhio sinistro, brucia, cazzo se
brucia......ho un dejà vou.
Non capisco come, ma grazie alla collisione con il pavimento ho ripreso lucidità,
eppure ho perso ancora più sangue, ma alla fine dopo tutto quello che è
successo nelle settimane precedenti difficilmente questo può sorprendermi.
Puntello le mani al terreno, inarco la schiena e cerco si spingermi, di rialzarmi,
forse ho reciso un nervo nel braccio sinistro, ma come se un'intera fabbrica di
aghi mi si conficcasse nel braccio, un dolore lancinante mi fa perdere le forze ed
ecco che il secondo bacio al pavimento arriva accompagnato da schizzi rossi,
ormai i preliminari sono finiti presto io e il pavimento faremo sesso.
Secondo tentativo di rialzarmi, punto solo il braccio destro, piego le gambe in
maniera da riuscire a mettermi sulle ginocchia, posso farcela, lento, lento, lento
ma posso farcela, mi aggrappo alla maniglia che tanto ho bramato poco o tanto
tempo fa, non so, mi tiro sulla maniglia che si piega, la serratura scatta e la
porta fa per aprirsi, io sussulto per un attimo, quasi nel tentativo di ricadere, ma
resisto, ed ecco un altro conato di vomito cercare di strisciare fuori da me, a
stento, ma soffoco anche questo e in cambio di nuovo colpi di tosse, porto la
mano alla bocca, sapete la buona educazione, il sangue colora tutto il mio
palmo e scopro di non aver sputato entrambi i denti prima o forse sono più di
due i caduti, l'osservo, sembra un naufrago disperso in un mare di sangue, ma
salvarlo ormai non è possibile, lo lascio cadere nel niente.
Mentre apro la porta e entro nel corridoio mi accorgo che, non so bene cosa, ma
qualcosa manca, c'è qualcosa che non mi torna, mi fermo e nel tentativo di
ascoltare i miei pensiero riemerge il, driiiiiiiiiiiiiin, promemoria, driiiiiiin, il telefono
lo avevo di nuovo dimenticato, la mia memoria effettivamente non è mai stata
delle migliori, ora basta, so che anche voi ne avete abbastanza, ora basta
finiamola una volta per tutte, driiiiiiiin, passo dopo passo guardo quel maledetto
strumento di tortura del 21esimo secolo diventare sempre più grande, sempre
più rumoroso, driiiiiiin, sempre più vicino, " ECCOMI" gli urlo con tutta la rabbia
che ho in corpo, driiiiiiiin, sono di fronte al nemico, in quel momento smetto di
fissare il telefono, driiiiiiin, e la mia attenzione ricade sulle mie mani, sulle mie
braccia "pareti di prigione", guardo le mie gambe, la mia maglietta, rialzo lo
sguardo sopra il telefono spicca un specchio, lo specchio che serve a farti
credere di parlare con una persona lì presente quando stai al telefono, lo
specchio sul quale ti fai bello quando sei al telefono con una persona che vuoi
conquistare, come se lei potesse vederti da un momento all'altro, beh ora in
quello specchio c'era la mia faccia che come il resto di me aveva l'aspetto di
una persona ricoperta di marmellata di sangue, sembravo un enorme
assorbente usato, usato anche troppo direi, driiiiiiin, e a quel punto afferrai la
cornetta e alla più classica delle domande "chi è?" una voce, la voce che non mi
sarei aspettato di sentire, la voce che mi mancava tanto, la voce che non avrei
più voluto sentire mi rispose..."ho bisogno di te......ho bisogno di te............"e a
quel punto una risposta esplose dentro di me "nessuno ha bisogni dei morti"
clack la cornetta ritornò nel suo luogo di origine e poi..........driiiiiiiiiiiiin...........buio

Potrebbero piacerti anche