+ stili contestuali
Lultima configurazione particolare quella in cui i valori della bassa classe media incrociano quelli dellalta classe media a causa dellipercorrezione, vale a dire della tendenza ad essere pi corretto del suo stesso modello laddove c maggior controllo conscio della produzione linguistica.
Un problema metodologico quello del numero di varianti da considerare. Infatti, come distribuzione tipica si otterr un continuum, per cui necessario individuare delle categorie pertinenti da considerare come varianti cui riportare le varie occorrenze. Nel caso migliore, saranno due, ma possibile che siano tre, quattro o anche pi.
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Grammatica di variet
Si tratta di un modello che cerca di tenere conto anchesso della variabilit nella formazione della grammatica. La grammatica di variet ha un puro intento descrittivo e ha una struttura sintagmatica, indipendente dal contesto. Ogni regola formata da un blocco di regole aventi la medesima entrata ma uscite plurime, ciascuna con un diverso indice di probabilit di occorrenza. Ovviamente anchessa si basa su un corpus di dati empirici. Sia pure con unapparenza diversa, lutilizzo delle probabilit nella formazione della grammatica fa assomigliare questa tecnica a quella delle regole variabili. La differenza principale sta nel fatto che la grammatica di variet non considera i contesti e quindi le variabili sociali. In compenso, essa pu essere applicata a tutti i livelli di analisi, non orientata su nessuna variet, pu facilmente dar conto di variabili non binarie ma soprattutto un metodo di descrizione chiaro e semplice.
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Scale di implicazione
Questo modello si pu utilmente impiegare con gli altri gi descritti, perch si rivolge ad altri scopi. Infatti si basa sullanalisi non delle variabili, ma dei loro rapporti. Il suo scopo non quello di elaborare delle probabilit di occorrenza, ma quello di scoprire eventuali implicazioni tra le variabili e le varianti che le realizzano, e di far emergere rapporti e gerarchie tra tratti (anche extralinguistici). La tecnica delle scale di implicazione un procedimento euristico che consiste nel partire da una certa distribuzione di tratti e vedere se la scelta di un determinato tratto implica la scelta di altri tratti. Il risultato una matrice a doppia entrata (tratti linguistici/variet di lingua) in cui un valore + abbia sopra di s e sinistra solo valore + e che i valori abbiano sotto di s e a destra solo valori -. TRATTI T4 + + + -
T1 + + + + + +
T2 + + + + + -
T3 + + + + -
T5 + + -
T6 + -
V1 V2 V3 V4 V5 V6
VARIET
Il fatto che talvolta si trovi una scalabilit dei tratti non perfetta accettabile nella misura circa del 10%. Le scale di implicazione comportano dei problemi. Ad esempio, esse presuppongono coppie di tratti che ammettono solo tre delle quattro combinazioni possibili (+A+B, +A-B, -A-B ma non A+B). Tutte le coppie delle scale di implicazione devono presentare questa natura, ma ci significa ridurre di molto la gamma della possibile variazione. Infatti si passa da xn (con x numero dei valori possibili per ogni variabile e n numero delle variabili) a n+1. Un altro problema consiste nellutilizzare tratti non binari, a pi valori. Esso si unisce a quello di rappresentare nelle scale di implicazione la variabilit, e per risolverlo stato proposto di ammettere scale con tre valori (+,- o v). A v si sostituiranno i tratti effettivi di frequenza o probabilit. TRATTI T2 + + + v v -
PARLANTI P1 P2 P3 P4 P5 P6
T1 + + + + v v
T3 + v v v -
T4 + + v v -
T5 + v v -
Le scale di implicazione sono un metodo duttile e potente, anche se non possono tenere conto dei fatti propriamente sociali. Esse si possono applicare a tutti i livelli, alti o bassi, ma la loro utilit palese per i livelli alti. Per questo sono state associate alle regole variabili o alla grammatica di variet. Si sono dimostrate adatte anche per studiare le sequenze di acquisizione. In ogni caso, si tratta di un tipo di analisi pi linguistica che sociale, dato che gli elementi sociali vengono inseriti in un secondo tempo.
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Altri modelli
i modelli precedenti non si dimostrano per del tutto adatti per una descrizione della situazione europea, perch nel vecchio continente la situazione linguistica pi frequente quella della presenza simultanea della lingua con uno o pi dialetti, che si influenzano a vicenda. Risulterebbe pi costruttivo creare una grammatica con una base comune, sulla quale innestare le variazioni specifiche per ogni altra variet di lingua ad essa collegata (analisi dei sistemi coesistenti, Kristensen-Thelander). Mioni e Trumper, nello studio della competenza dellitaliano e del dialetto insieme nei parlanti di una comunit regionale (grammatica di variazione), inglobano sia le regole variabili sia le scale di implicazione e lasciano ampio spazio allinterferenza tra i due gradata che costituiscono il repertorio. Infatti troviamo sia regole relative a fenomeni equivalenti nelle diverse variet, sia regole sia trattano differenze nelle restrizioni contestuali di una stessa regola comune a pi variet sia leventuale differenziazione quantitativa nellapplicazione di una data regola. Questo apparato serve a descrivere larticolazione di un sistema in variet e la sua variabilit interna, ed dunque valida per una situazione di presenza simultanea di lingua e dialetto. Per dar conto dei rapporti tra di essi, la grammatica di variazione prevede filtri di inferenza costituiti da regole di traffico (che specificano le linee generali dellinterferenza dellitaliano sul dialetto e viceversa) e regole di corrispondenza (che permettono di passare da una forma dialettale alla corrispondente italiana e viceversa).
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Dimensioni socio-demografiche
Anche qui possiamo distinguere tre raggruppamenti fondamentali. Il primo riguarda il numero e il tipo dei parlanti. Per quanto riguarda il numero, importante distinguere tra quantit relativa, intesa come proporzione tra il numero dei parlanti e la comunit totale (per esempio nella distinzione tra lingua di maggioranza e di minoranza), e assoluta (utile per distinguere lingue grandi, medie e piccole). Quanto al tipo dei parlanti, la distinzione fondamentale quella tra parlanti nativi o meno. ovvio che una lingua con molti parlanti non nativi (come linglese) avr uno status diverso da quello di una lingua con pochi parlanti non nativi. Il secondo concerne le caratteristiche socio-culturali degli utenti (classe sociale, et, religione, etnia, cittadinanza, professione, ecc.). Molto importante il terzo, che fa capo ai domini dimpiego, in cui si oppongono lingua di uso generalizzato e lingue impiegate solo in domini particolari (cultura, educazione, economia, ecc.).
Dimensioni linguistiche
Le dimensioni linguistiche, come le altre, si dividono in tre ambiti differenti. Il primo riguarda il grado di elaborazione (Ausbau) di un sistema linguistico. Il primo livello quello di grafizzazione, in cui la lingua deve essere dotata di scrittura e abbia parlanti alfabeti in senso pieno. Kloss individua due ulteriori parametri: argomenti, a loro volta gerarchizzati in temi relativi alla storia e tradizione locale, temi culturali e generali e temi di scienze naturali e tecnologia, e livelli di sviluppo, ordinati in livello do scuola elementare, secondaria e universitario, per creare dei gradi di elaborazione. Egli distingue cos lingue standard pienamente sviluppate, lingue standard giovani, lingue preletterate, e cos via. Il secondo il grado di standardizzazione. La lingua standard una variet di una lingua per la quale esista un codice linguistico di riferimento riconosciuto (dizionari, grammatiche, ecc.) che prescriva il corretto uso della lingua ed esistano dei modelli di riferimento sui quali si appoggino questi manuali. Il terzo il grado di vitalit, inteso come la tendenza della lingua a trasmettersi da una generazione allaltra. Importante anche il grado di vigore. Una lingua ha vigore quando un buon possesso di essa ha incontestabilmente un alto valore in una comunit.
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Lingua standard
La nozione di lingua standard simile a quella di Ausbausprache. Infatti la lingua standard per Ammon deve essere sovraregionale, parlata dai ceti alti, essere unificata con alto grado di invarianza, essere scritta ed essere codificata in base a un corpo riconosciuto di opere di riferimento. Garvin e Mathiot la definiscono in questi termini: stabilit flessibile, intellettualizzazione, funzione di modello di riferimento, alto prestigio, funzione unificatrice allinterno della comunit e separatrice dallesterno. Notiamo che le ultime due caratteristiche si riferiscono anche alla definizione di lingua nazionale. In ogni caso, la lingua standard parlata da unlite, che le dona grande prestigio sociale, economico e culturale, ed sostenuta dalle classi dominanti con la scuola, lamministrazione, i mass media e via dicendo.
Dialetto
Per essere definito dialetto di una lingua Y, una variet di lingua X deve avere una buona vicinanza strutturale con Y, Y deve essere la sua lingua tetto e X deve essere geneticamente imparentato con Y. Di solito, in aggiunta a queste condizioni, per dialetto si intende una variet di lingua diatopicamente determinata, tipica e tradizionale di una certa area. opportuno distinguere tra dialetti primari e secondari o terziari. I dialetti primari sono quelli che si sono sviluppati autonomamente e parallelamente alla lingua standard, che stata promossa in seguito tale per motivi sociali, da cui mantengono una certa distanza e autonomia. I dialetti secondari o terziari sono quelli che si sono differenziati diatopicamente dalla lingua comune (secondari) o dalla lingua standard dopo la sua diffusione (terziari). Appare dunque chiaramente il fatto che dal punto di visto linguistico non possibile determinare se un sistema linguistico sia una lingua o un dialetto (anzi, la questione non ha senso). Essi condividono le propriet semiologiche di ogni sistema linguistico. Solo la sociolinguistica pu distinguere queste due entit, chiamando in causa fattori di tipo funzionale, sociale e comunicativo: un dialetto ha poca Ausbau. chiaro che i dialetti sono sempre subordinati a una lingua, ma ci non significa che essi siano parlati solo dai ceti sociali bassi. Questo di solito si verifica, ma non sufficiente a distinguere concettualmente la nozione di dialetto, al pari delloralit o dellambito di uso locale. La coesistenza delle lingue e dei dialetti crea interessanti fenomeni, come la commutazione di codice, lavvicinamento dei dialetti alla lingua (convergenza), lavvicinamento dei dialetti tra di loro (livellamento dialettale), con la formazione della koin (compromesso tra le diverse variet locali).
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Rapporti diglottici
Il concetto di diglossia ha avuto molto successo ed stato arricchito nella terminologia, con la nascita della triglossia, pentaglossia, aglossia, e cos via, applicandola variamente anche in relazione al bilinguismo. Ma negli anni 80 questo uso indiscriminato della diglossia ha portato a una ridefinizione del concetto secondo tre strade. La prima implica un concetto allargato di diglossia, al quale di volta in volta applicare delle distinzioni specifiche. La seconda tende a rendere prototipica la nozione, definendola come un concetto costituito da un insieme di dimensioni lungo le quali le diverse situazioni possono situarsi in punti diversi. Le dimensioni, secondo Ldi, sono: distanza linguistica, tipo ed estensione della comunit, complementarit funzionale, standardizzazione, tipo di acquisizione dei codici, differenza di prestigio. Il problema fondamentale di questa trattazione che non chiaro quale sia la diglossia prototipica (ideale). La terza soluzione si propone di mantenere un approccio fergusoniano e di aggiungere delle distinzioni caso per caso. Questo implica una classificazione in questi termini: bilinguismo sociale, diglossia, dilalia e bidialettismo. Il bilinguismo sociale sarebbe la situazione in cui due lingue chiaramente diverse ed entrambe elaborate sono compresenti in una comunit e possono venire usate senza subordinazione funzionale. Qui il concetto di diglossia sarebbe simile a quello introdotto da Ferguson, mentre per dilalia si intende il fatto che il codice A usato anche per la conversazione normale ed normale usare i due codici in alternativa (anche se chiara la loro distinzione funzionale in ambiti di spettanza). Il bidialettismo invece richiede presenza nel repertorio di una variet standard e altre regionali, che non sono molto distanti tra loro, normalmente usata la variet B nel quotidiano, B non promossa a lingua alternativa e sono favoriti gli usi commisti di A e B. chiaro che, a differenza di quanto sostiene la sociolinguistica classica, questi concetti non possono essere combinati tra loro.
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Commutazione di codice
La configurazione di dominanza stabilisce la scelta normale del codice dei bilingui in una data situazione. Questo fenomeno si chiama alternanza di codice. Per commutazione di codice si intende invece il passaggio da una lingua allaltra, da parte dello stesso interlocutore, nellambito dello stesso evento linguistico. Gumperz il caposcuola delle ricerche sulla commutazione di codice. Egli ritiene che questo avvenimento sia governato da leggi ben precise, infatti la scelta di un codice rispetto allaltro non mai casuale ma determinata da scelta funzionali per lo svolgimento del discorso. Dal punto di vista sociologico, la commutazione di codice un espediente per superare i conflitti tra le due identit culturali connesse alle due lingue, regolando continuamente la negoziazione dello sviluppo dellinterazione. Unaltra teoria prevede la commutazione come mezzo per lidentificazione culturale in un nuovo ambiente. importante introdurre il concetto di enunciazione mistilingue, quando cio il passaggio avviene allinterno di una stessa frase e che comporta come risultato la formulazione di una frase con costituenti appartenenti a diversi sistemi linguistici. Questo passaggio regolato dalla restrizione dellequivalenza di struttura, una teoria che, in base alla comparazione delle diverse grammatiche, indica quali sono i punti in cui una lingua pu lasciare il passo ad unaltra allinterno di una stessa frase. Ci pu accadere solo quando la giustapposizione degli elementi delle due lingue non viola le regole di nessuna della due. Questa teoria non tiene conto del fatto che la commutazione di codice sia insensibile alla distanza tra i sistemi considerati. Scotton afferma che la commutazione di codice dominata da una lingua matrice (tale per ragioni sociali e psicologiche) che determina la struttura morfosintattica del discorso commutato. A causa del fatto che per ogni teoria si trovano delle eccezioni, Sankoff avanza la distinzione tra una commutazione di codice regolata da restrizioni sintattiche e una commutazione di codice libera, che avverrebbe in qualsiasi parte del discorso.
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