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Navigando con lHispaniola

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utti coloro che amano il mare hanno una nave nel cuore. Spesso si tratta di un bastimento reale, talvolta invece ununit immaginaria, ma non per questo meno reale e dotata di una propria personalit, oltre che di una storia ben precisa e irripetibile. Data questa premessa, poche navi possono vantare, crediamo, la fama dellHispaniola. Sarebbe inutile, tuttavia, cercare questa goletta da duecento tonnellate. Non potreste immaginare una nave pi agile. Un bambino sarebbe capace di governarla, nelle pagine dellAlmanacco Navale o nei ruoli delle Marine da guerra degli ultimi secoli. Forse neppure il Registro Navale mercantile e da diporto italiano ha mai annoverato nelle proprie pagine quel nome. Lappena menzionata descrizione, tra virgolette, delle indubbie qualit dellHispaniola infatti tratta, come la vicenda di quellunit e del suo equipaggio, da Lisola del tesoro, romanzo di Robert Louis Stevenson pubblicato per la prima volta, a puntate, nel 1881 e che molti tra i lettori della generazione over anta ricorderanno di aver letto in una versione a fumetti, sceneggiata da Mino Milani e disegnata da Ugo Pratt, apparsa nel 1965 sulle pagine del Corriere dei Piccoli. Proprio una clamorosa copertina di quel settimanale (che questanno festeggia i cento anni dallepoca della prima uscita) intitolata: LHispa-

In un mare di fantasia su una nave immaginaria

niola arrivata allisola del tesoro segn il successo di quella tra le tante riedizioni di quel classico romanzo per ragazzi. In effetti lidea geniale di quel fumetto fu quella di fare della nave un vero e proprio protagonista a parte della storia. Ogni pagina era infatti corredata da una tavola dedicata via via ai groppi e ai nodi marinari, ai tiranti per le manovre, alle sartie, allattrezzatura di bompresso eccetera, senza trascurare efficaci e chiarissimi disegni relativi alla riduzione della superficie velica quando il vento troppo forte, ossia terzarolare, e a dettagli apparentemente minori, ma autentici e importanti. Quella scelta editoriale, cos inconsueta in un Paese cos poco navale come il nostro, ebbe successo, tanto da essere copiata, poco dopo, dalla concorrente e maggiore casa editrice dellepoca in una versione dellIsola del tesoro destinata ai soli abbonati; questo volume, tuttavia, nonostante la superba rilegatura e la carta pesante delle pagine, non raggiunse neanche la met del livello qualitativo del Corriere dei Piccoli. Lo origini della cura marinaresca di quella storia realizzata dal Corrierino sono a loro volta da ricercare, secondo quanto raccontato dallo stesso Milani, nella sua contemporanea collaborazione con la Mursia e nella grandissima cura che il fondatore di quella Casa Editrice dedicava ai libri di carattere navale.

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Avendo pubblicato, pochi mesi prima, un romanzo a sfondo risorgimentale, La Santa Allegranza, ambientato a bordo di un brigantino, Milani aveva successivamente riscritto buona parte del testo, trasformandolo in una robusta vicenda di mare, sotto la minuta sorveglianza terminologica delleditore. Quelliniezione di acqua salata nella vene pavesi di uno scrittore abituato al Ticino afflu, a sua volta, al mare, arrivando a lambire lo scafo dellHispaniola.

La nave
Esistono almeno nove saggi critici dedicati, nel corso degli ultimi due secoli, a Lisola del tesoro, alcuni dei quali molto belli. Nessuno di questi studi ha per mai affrontato lanalisi della nave di quellavventura. peraltro molto probabile che Stevenson abbia avuto sotto mano, prima o durante la stesura del romanzo, una copia della succinta, ma lucidissima, Narrative of Mutiny of the Bounty redatta dal comandante di quellaltra celebre nave, lallora lieutenant William Bligh o, eventualmen-

Un dipinto che ritrae un giovane Robert Louis Stevenson; in apertura la copertina di una vecchia edizione dellIsola del tesoro

Una locandina del film realizzato sul canovaccio del romanzo, nel 1934, dalla Metro Goldwin Mayer

te, gli atti della relativa commissione dinchiesta, conclusasi a Spithead il 12 settembre 1792 o, ancora, il resoconto dellAmmiragliato, intitolato Account of the Tonga Islands, pubblicato poco dopo. vero che lHispaniola era una goletta, ovverosia un veliero con due alberi a vele auriche e bompresso mentre il Bounty era un trasporto armato a tre alberi, ma la differenza di stazza lorda era minima (il Bounty , lungo 25 metri e largo 4,6m, non superava le 228 tonnellate) e tutte e due le vicende, sia quella romanzata sia quella autentica, sono dominate dalla questione degli uomini, rispettivamente ventisei e quarantadue, a bordo delle due unit. Come in un sapiente gioco di scacchi la trama dello scrittore britannico ruota infatti, dalla scoperta dellimminente ammutinamento in poi, intorno al numero dei pirati guidati da Long John Silver e alla formazione, dallaltra parte della barricata, del composito nucleo rimasto agli ordini del Comandante Smollet (non a caso etichettato da Stevenson come ottimo marinaio) che comprendeva anche il dodicenne protagonista Jim Hawkins. Le perdite dei due contingenti in lotta sullisola durante i successivi capitoli rappresentano, a loro volta, lindice della variabile situazione degli opposti schieramenti.

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Analogamente limprovvisa scoperta, la notte della rivolta, da parte di Fletcher Christian, lufficiale in seconda che si ribell al troppo duro lieutenant Bligh, del fatto che ben ventitre marinai intendevano seguire il proprio comandante sulla scialuppa a bordo della quale costui venne abbandonato nelloceano, mostr al giovane ufficiale che la sua iniziativa era destinata ad apparire non una rivoluzione ideale ma un banale atto di insubordinazione; e anche il non trascurabile dettaglio che con un equipaggio cos ridotto Una sezione trasversale dellimmaginario schooner Hispaniola, al comando del captain Smollet non sarebbe stato possibile navigare con il Bounty. La conseguente decisione di trattenere quindici uomini a bordo contrariamente alla loro volont fu, a sua volta, allorigine dellorribile fine degli ammutinati. Dopo che diciannove marinai dellequipaggio decisero di restare a Tahiti nonostante il rischio di finire, prima o poi, davanti alla corte marziale (e alla successiva, scontata, condanna al capestro, puntualmente inflitta loro cinque anni dopo) i rimanenti rivoltosi, guidati dal sempre pi tormentato Fletcher, raggiunsero lisola di Pitcairn, dove affondarono il Bounty per poi morire per incidenti o uccidersi selvaggiamente tra di loro (fatta eccezione per un solitario superstite) nel corso dei successivi dieci anni di volontario esilio dal resto del mondo. Le evidenti analogie tra le vicende di questi due ridotti equipaggi accomunati da un ammutinamento in mari lontani sono, pertanto, tali da portare a concludere che la storia, notissima, del Bounty ebbe un peso non trascurabile nellideazione e nello sviluppo del romanzo, apparso quasi un secolo dopo.
In questa immagine tratta dal film Mutiny on the Bounty del 1935, con Charles Laughton e Clark Gable, gli ammutinati abbandonano su una lancia il capitano Bligh e alcuni marinai a lui fedeli

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La stessa scelta, di per s insolita, di una goletta in luogo di un convenzionale tre alberi per raggiungere lisola del tesoro risponde, a sua volta, alla medesima logica, sia perch permise a Stevenson di ridurre considerevolmente il numero dei gabbieri, sia perch consent allautore di mettere Jim Hawkins in condizione di portare la nave, sotto la direzione del ferito e infido nostromo, il signor Hands, ad arenarsi su una bella lingua di sabbia fuori Una rara foto degli inizi dello scorso secolo della comunit di Pitcairn, discendente dagli vista dopo aver legato la ammutinati del Bounty e dalla donne polinesiane che li avevano seguiti ruota del timone. Non va inoltre trascurato vaghi. Lesclamazione per Re Giorgio, infatti, si il fatto che lHispaniola lasci, alla fine, lisola con spreca, al pari del riferimento alle guerre combattusoltanto sette uomini a bordo provvedendo, come te nel di lui nome, ma di quale Giorgio si tratti, il Robert Louis Stevenson si affretta a puntualizzare, primo, il secondo o il terzo, non dato di sapere. a raggiungere poco tempo dopo il Brasile per arA lume di logica dovrebbe comunque trattarsi ruolarvi qualche nuovo marinaio. di Giorgio II, asceso al trono nel 1727 e morto nel Come noto, di quella stessa pausa approfitt 1760. La pirateria, di per s endemica lungo le coLong John Silver per allontanarsi in compagnia del ste inglesi e francesi della Manica sin dallepoca di proprio pappagallo e di un sacco di monete doro. Quello scalo, tuttavia, se pure risparmi allammutinato dalla gamba di legno il grosso problema di un altrimenti inevitabile processo, mise Stevenson (di per se stesso marinaio dilettante di cagionevole salute ma gran cuore e sicura perizia) in condizione di scrivere una trama marinarescamente corretta, per tacere del fatto che il pubblico inglese non gli avrebbe mai perdonato una svista in materia.

Lepoca
Romanzo di mare, pertanto, di gran classe e, di conseguenza, di altrettanto grande precisione nautica e lessicale, Lisola del tesoro , non di meno, un classico della letteratura per ragazzi. Da autore avvertito, ancorch alle prime armi o quasi, Stevenson si guard bene dallessere troppo preciso relativamente alle date e ai luoghi, di conseguenza ciascuno pu prestare ai protagonisti le sembianze che preferisce fatta salva, naturalmente, la gamba di legno di Silver. La vicenda si svolge, a sua volta, genericamente nel 17, come recita il libro. I riferimenti temporali dei protagonisti sono anchessi estremamente

Re Giorgio II di Gran Bretagna ritratto in un celebre dipinto del XVIII secolo

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Il fatto che i protagonisti del romanzo siano alla ricerca del tesoro del capitano Flint, morto appena pochi anni prima, e che il conte Trelawney, finanziatore dellimpresa e componente della spedizione, parli con malcelato orgoglio delle imprese di quel pendaglio da forca che porta un nome inglese: Flint, conferma a sua volta il fatto che lattivit dei filibustieri era ormai condannata, ma che leco di quelle vicende non era ancora scomparsa, soprattutto nellambito degli uomini della generazione precedente come, appunto, il simpaticissimo signore di Trelawney. Quanto ai conflitti combattuti agli ordini di Re Giorgiodal comandante Smollet e da pressoch tutti i marinai dellHispaniola prima di salpare per lavventura non c che limbarazzo della scelta, visto che possibile spaziare dalla Guerra dellorecchio di Jenkins, combattuta, contro gli spagnoli del 1739, alla successiva Guerra di Successione austriaca affrontata, a partire dal 1741, dagli inglesi in lotta contro i francesi e gli spagnoli e conclusa infine nel 1748.

La rotta
Ancora pi difficile dellepoca del romanzo , per contro, lindividuazione dellisola oggetto di quella grande avventura. In mancanza di riferimenti di sorta da parte dellautore, come al solito sibillino al proposito, la logica induce a propendere per lAtlantico meridionale, una volta considerata sia la velocit della nave sia il fatto, decisivo, che alcune delle mele del famoso, grosso barile dal cui fondo Jim ud, poco prima dellarrivo davanti alle coste dellisola, le parole minacciose dei futuri ammutinati, fossero ancora commestibili dopo aver oltrepassato lEquatore. Per essere precisi, se cos si pu dire, doveva trattarsi di unisola, non segnata sulle carte, a met strada tra SantElena e la brasiliana Pernambuco, anche se in un altro punto del romanzo Stevenson parla del porto pi vicino dellAmerica spagnola, fatto questo che sposterebbe larea interessata tra i paralleli di Tristan da Cunha e Buenos Aires. Si tratta, ovviamente, di osservazioni assurde dal momento che si sta parlando della rotta di una nave inesistente armata da un equipaggio immaginario che naviga sul mare della fantasia, ma per tanti non ha potuto in passato, n pu tuttora, esistere nulla di pi reale. Non esiste, infatti, un solo uomo che non sia rimasto, nel fondo, un po bambino e i cultori del mare lo sono, con ogni probabilit, pi degli altri. Enrico Cernuschi

La pianta della Treasure Island cos come comparve in una delle prime edizioni del romanzo di Stevenson

Cesare, venne eliminata proprio durante il regno di quel monarca. Dopo due secoli di incoraggiamento da parte dello Stato, dapprima in Patria in maniera fin troppo smaccata (come evidenzia la storia, notissima, di Sir Francis Drake) e in seguito nella sede, appena poco pi discreta, dei Caraibi, dai primi del Seicento in poi, lattivit dei pirati fu, infatti, improvvisamente messa fuori legge dai britannici tra il 1720 e il 1730 attraverso una serie di provvedimenti alternativi di indulto e di pena capitale nei confronti di chi avesse persistito in quellattivit dopo lo spirare dei Perdoni Reali succedutisi nel corso di quel decennio. Dopo aver scoperto, infine, con qualche secolo di ritardo rispetto al continente europeo, che lonesto commercio rendeva pi delle imprevedibili scorribande dei pirati, il Gabinetto di Sua Maest si tramut, di conseguenza, in un feroce persecutore dei propri ex beniamini sguinzagliando la Royal Navy sulle loro tracce attraverso tutti i tradizionali Sette Mari.

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