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La prima traduzione completa del Canzoniere di Petrarca in spagnolo: "Los sonetos y canciones del Petrarcha, que traduza Henrique

Garcs de lengua thoscana en castellana" (Madrid, 1591)

di Aviva Garribba

Edizione

L'edizione, di tipo interpretativo ma di stampo fortemente conservativo, stata effettuata da microfilm dell'esemplare della Biblioteca Nacional di Madrid ma controllata in gran parte direttamente sull'originale (esemplare della BNE, R/28789). Controlli parziali sono stati anche effettuati sugli altri due esemplari consultati (Biblioteca de la Real Academia Espaola di Madrid e Biblioteca Hortis di Trieste) Criteri di edizione: -Senza segnalazione: Uso la s sia per la s corta che per la s lunga. Sciolgo le abbreviature indicandole in corsivo. Faccio presente al lettore che il corsivo nell'edizione originale usato per gli incipit italiani e per alcuni titoli delle composizioni preliminari; tuttavia il corsivo che adottiamo non si viene a confondere con quello degli incipit, poich in questi non si usano compendi (tranne &, che non sciogliamo). La trascrizione degli incipit italiani posti all'inizio di ogni testo cos come di quelli che formano l'indice che di tipo diplomatico, per cui non viene corretto nessun errore se non quelli segnalati nell'errata del volume. Distinguo u/v, i/y e I/J secondo luso moderno. Unisco e separo le parole, anche con opportuno inserimento dell'apostrofo senza segnalare in apparato ogni intervento. Si noti che l'apostrofo gi molto impiegato nell'originale, che ha quindi un'ortografia fortemente italianeggiante: io mi limito ad aggiungerlo quando manca e lo estendo a casi analoghi. Non separo forme contratte come deste, desta, dl, della, ecc., molto usate all'epoca e neppure l'italianismo nel. Metto gli accenti secondo luso moderno1. Mantengo le maiuscole e minuscole.
Per lo studio relativo a questo testo si veda la sezione Addenda in Artifara n. 3. Nell'edizione originale si usano accenti acuti, piani e qualche insolito accento circonflesso. Diversamente che nell'uso moderno gli accenti non compaiono mai: sulle parole sdrucciole , sue quelle piane terminanti in l,z, r, d, e su alcune tronche (quelle terminanti in n e in s, tranne sern, accentato in un caso e in uno no, e ests che per in un caso non ha accento). Non ci sono mai accenti sulle vocali i ed u (tranne Pir, sempre con accento circonflesso). Gli accenti sulla lettera e (, , o, pi raramente, ) si trovano su: la congiunzione e (la forma senza accento riservata alle maiuscole e agli incipit in italiano, dove si alterna per a quella con l'accento); il pres. del verbo saber (s), il congiuntivo pres. del verbo estar (1a,2a e 3a pers.: est, ests) e del verbo dar (1a e 3a pers.: d), i verbi in ar al passato remoto (pretrito perfecto, 1a pers. sing.), i verbi al futuro (1a pers. sing.), il presente 3a pers. del verbo ver (ve o vee, ma si trova anche senza accento), e il sostantivo fe (alternato con la forma senza accento). Solo l'acc. circonflesso () si trova sulla 2a pers. del pres. ind. del verbo ver (vs), e in quella del verbo leer (le). Gli accenti sulla lettera o (, e pi raramente ) si trovano su: la congiunzione disgiuntiva e l'esclamazione o (alterna con la forma senza accento); i passati remoti (pretrito perfecto, 3a pers. sing.); la forma contratta di donde, do (alternata con la forma senza accento); la contrazione di estoy, est. Gli accenti sulla lettera a (, e, pi raramente, ) si trovano su: la preposizione a (si alterna con la forma senza accento); i verbi al futuro (3a pers.); il presente indicativo del verbo estar (3a pers. sing, est), e dei verbi ir e dar (3a pers., va e da, si alternano con le forme senza accento); l'avverbio di luogo ac (si alterna con la forma senza accento).I casi di accenti mancanti dove dovrebbero essere secondo la norma dell'edizione antica sono: s238,9: cante (per cant); s63,8: estes (per ests); s38,14 comeno (per comen). I casi di accenti presenti dove non dovrebbero essere secondo la norma dell'edizione antica sono: s31,3 huy (per huyo); prelim. XIII, 12: desd (per desde), c27,4 lad (per lado).
1

Conservo la punteggiatura, che presenta una sua coerenza e, data la storia di questa edizione stata probabilmente curata dal traduttore stesso. L'unico intervento, segnalato da parentesi < > e [ ], l'espunzione della virgola che in alcuni casi si trova in chiusura dei testi (<.>) e la sua sostituzione con un punto [.]. Conservo inoltre maiuscole e minuscole originali, i rientri ed i gi citati corsivi degli incipit. Non indico graficamente sineresi e dieresi n sinalefe e dialefe2, per cui gli unici segni di dieresi presenti indicano la pronuncia della u all'interno del gruppo gue. - Con segnalazione Correggo solo gli errori di stampa evidenti e quelli gi indicati nell'errata per comodit di lettura e li segnalo in apparato (collocato in fondo al testo). . Altri errori sono da me ristampati fedelmente ma nelle "note al testo" che seguono l'apparato suggerisco alcune correzioni. Integro tra parentesi quadre le rare lettere non perfettamente leggibili e ogni mio intervento. Per motivi di comodit aggiungo, in corpo minore, la numerazione (in numeri romani, tra parentesi quadre) dei testi preliminari, e sulla sinistra di tutti i testi numero i versi. Sulla stessa colonna sinistra, per ogni composizione del Canzoniere indico, tra parentesi quadre e preceduto dalla sigla RVF, il numero che il testo possiede nella numerazione progressiva di uso attuale, sempre in corpo minore. Sulla destra del foglio si troveranno indicati, in corpo minore: a) il numero del foglio, presente nell'edizione ([f.]1). Abbiamo aggiunto, tra parentesi quadre la numerazione del verso ([1v]); b) la numerazione di fascicolo (presente nei primi 5 fogli di ciascun fascicolo) ed il richiamo, presenti nell'edizione del 1591. L'assenza di richiamo indicata con il simbolo [-]. Nelle carte iniziali, non numerate, si indica solo la numerazione di fascicolo e il richiamo (o l'assenza di essi).

Inseriamo solo le dieresi sopra le u per indicare la pronuncia di questa vocale quando segue g

LOS SONETOS Y CANCIONES DEL POETA Francisco Petrarcha, que traduza Henrique Garcs de la lengua Thoscana en Castellana. DIRIGIDO A PHILIPPO SEgundo de este nombre, Monarcha primero de las Espaas, e Indias Oriental y Occidental

EN MADRID Impresso en casa de Guillermo Droy impressor de libros. Ao 1591.

EL REY Por quanto por parte de vos Henrique Garcs, vezino de Lima en el Pir: Nos fue fecha relacin que vos havades traduzido de thoscano en castellano los Sonetos y Canciones del Petrarcha, y os hava costado mucho trabajo, y gastado mucho tiempo en ello, y nos suplicastes os mandassemos dar licencia para le imprimir, y privelegio por veinte aos, atento que era muy til y provechoso, y no era en perjuizio de nadie, o que sobre ello proveyssemos como la nuestra merced fuesse. Lo qual visto por los de nuestro Consejo, y como por su mandado se hizieron las diligencias que la premtica por nos hecha sobre la impressin de los libros dispone. Fue acordado que devamos demandar dar esta nuestra cdula para vos en la dicha razn, y nos tuvmoslo por bien. Y por la presente por os hazer bien y merced os damos licencia y facultad para que por tiempo de diez aos primeros seguientes, que corren y se cuentan desde el da de la fecha desta nuestra cdula, podis imprimir el dicho libro de los Sonetos y Canciones del Petrarcha que de suso se haze mencin por el original que en nuestro consejo se vio, que va rubricado y firmado al cabo del de Miguel de Ondara avala nuestro escrivano de cmara de los que residen en nuestro Consejo, con que antes que se venda lo traigis ante ellos, juntamente

con el dicho original, para que se vea si la dicha impressin est conforme a l, o traigis fee en pblica forma en como por correctos nombrado por nuestro mandado se vio y corrigi la dicha impresin por 2 el el original: Y mandamos al impressor que ans imprimiere el dicho libro, no imprima el principio y primer pliego dellos, ni entregue ms de un solo libro con el original a el auctor o persona a cuya costa le imprimiere ni a otra alguna para effecto de la dicha correccin y tassa, hasta que antes y primero el dicho libro est corrigido y tassado por los del nuestro Consejo, y estando hecho, y no de otra manera pueda imprimir el dicho principio y primer pliego: en el qual siguidamente ponga esta nuestra licencia y privilegio, y la approbacin, tassa, y erratas. So pena de caer e incurrir en las penas contenidas en la dicha premtica y leyes de nuestros Reinos. Y mandan os que durante el dicho tiempo persona alguna sin vuestra licencia no lo pueda imprimir ni vender. So pena que el que lo imprimiere aya perdido y pierda todos y qualesquier libros, moldes, y aparejos que de los dichos libros tuviere, y ms incurra en pena de cincuenta mil maraveds por cada vez que lo contrario hiziere: la qual dicha pena sea la tercia parte para la persona que lo denunciare, la tercia parte para el juez que lo sentenciare y la otra tercia parte para la nuestra cmara. Y mandamos a los del nuestro Consejo, Presidente y Oidores de las nuestras audiencias, Alcaldes y Alguaziles de la nuestra casa y corte y chanchilleras, y a todos los Corregidores, Assistentes, Governadores, Alcaldes mayores, ordinarios, y otros juezes y justicias qualesquier de todas ciudades, villas, y lugares de los nuestros Reinos y seoros ass a los que agora son, como a los que sern de aqu adelante, os guarden y cumplan esta nuestra passar cdula y merced que ans os hazemos hazemos y contra el tenor y forma della, y de lo en ella contenido no vayan ni passen, ni consientan ir ni en manera alguna, so pena de la mi merced y de diez mil maraveds para la nuestra cmara, Fecha en San Loreno a cinco das del mes de noviembre, de mil y quinientos y noventa aos. Yo el REY Por mandado del Rey nuestro seor. Iuan Vasques.

Por mandado de los seores del Real Consejo, he visto este libro intitulado Sonetos y Canciones del Petrarcha, traduzido de la lengua Thoscana en la Espaola, por Henrique Garcs. Y no he hallado en el cosa que contradiga a nuestra santa fe Cathlica, ni a las buenas costumbres, sino mucha gala y propiedad en la traduccin: de manera que su primer autor pudiera quedar muy satisfecho de ver sus trabajos en otra lengua tan propiamente referidos. Y ans es mi parescer que V. Alteza podr hazer a su auctor la merced que pide. Dado en este Monasterio de Nuestra Seora del Carmen de Madrid en veinte das del mes de Octubre, de mil y quinientos y noventa aos. Fray Pedro de Padilla 3 Con estas emiendas est correcto este libro ERRATAS fol.2 pag.2 l. 13, innoscente, dig. innocente. ulti. biscipite. bicipite f.7 p.I l.6. sc, s. Y porque esta errata est en todos los lugares deste libro que se ofrece este verbo, basta ponerla aqu para todos: f. 4 p.2. l.12 diga me dar amor para almenos deziros f.5. p.2. l. 14. vechier, vechiarel. pen. en el. nel. f.6. p.2. l.10 mondo de di, mondo di. f.15. 2. 15. buelva buela f.17.I.I que clara, muy clara. f.19.2.ant. en caminar, encaminar. f.29.I.13 vneture. venture f. 29.2.8 finiestra, siniestra. f.38.2.10 siepinre, siempre. f.40.I.12 con amor con que amor f. 45.2.12 in capei. i capei. f.46.2.I veros, versos. f.49.2.21 al el. f.52.2.ult. von. y no. f.59.I.17 y aun a mi. y aun mi f. 60.I.6. dao, daa. f. 60.2.4 de da. f.62.2.14. gano, grano. f.82.2.23. dulce y amargo, dulce amargo. f.86.I pen. parar, a parar. f.90.I.20 a lauro al auro. f.90.2.18 distrungl, distringil. f.95.2.17 diesse el, diesse ya el. f.107.2.23. reboa, rebossa. f.117.2.pen. y amando. amando. f.118.I.14 del latura, del altura. f.127.I.5 alanar alar. f.128.I.22 mas desplugo mas me desplugo. f.131.I.ult. abraces . abraas. f.134.2.18 Qual, Quel. f.135.2.15 Ay mi mente, Ay mente. f.141.2.1. con un aspecto, con aspecto. II. nuvesilla, nubezilla. f.148.2.19 eleva, elava, ult. amor, a amor. f. 151.1.5. reboa rebossa. f.151.2.5 tambien tan bien f.168.2.4. inexonerable,

inexorable, f.170.p.2.l.6 socorre y en, socorre en. EN Madrid a dos de Mayo, de mil y quinientos y noventa y un aos. Iuan Vzquez del Mrmol [-] TASSA Yo Miguel de Ondara avala, escrivano de cmara de su Magestad de los que residen en su consejo, doy fe que havindose visto por los seores dl, un libro intitulado los Sonetos y Canciones del Petrarcha, traduzido de lengua Thoscana en Castellano por Henrique Garcs vezino de Lima, que con su licencia hizo imprimir, tassaron a tres maraveds cada pliego de los del dicho libro en papel. Y mandaron que antes que se vendan se imprima en la primera hoja de cada uno dellos este testimonio de tassa. Y porque dello conste de mandamiento de los dichos seores del consejo de su Magestad, y de pedimiento del dicho Henrique Garcs di esta fe. Que es fecha en Madrid, a veinte y cinco del mes de Mayo, de mil y quinientos y noventa y un aos. Miguel de Ondar. avala [-] A PHILIPPO SE GUNDO DESTE nombre, Monarcha primero de las Espaas, e Indias Oriental, y Occidental

[I]

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Siendo este mi trabajo detenido Algunos aos ms que Horacio manda Entr mi pensamiento en la demanda Que le traa de antes affligido: Y viendo claramente quan metido El mundo quasi todo por ser anda Parnasino, tambin se me desmanda Haziendo del valiente y atrevido. Porfiando ser tiempo ya que el arca Olvide, y sin recelo a ti le embe O nclito invencible gran monarcha. (Que en Poesa lo es tambin Petrarcha) Y que en ser Portugus no desconfe Pues me assegura el hierro de tu marca. Al mismo. Mirando el Ente eterno con cuidado Lo qu'en su mente estava concebido, Vio que seria no poco perseguido Lo qu'el verbo dexasse ac plantado: Ans se puede crer que fue acordado Quedasse desde luego uno elegido, A quien fuesse el negocio remetido Y que devistes ser el sealado. Muestre esse pecho pues su ser Christiano Que no os eligi Dios para olvidaros Por ms que agora o Anglia te desmandes: Ni ay que dubdar de Francia ni de Flandes Ni el de Bizancio piense algo estorvaros Que al cabo por vos todo ha de ser llano

[ II ]

Ansi

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[ III ]

Al mismo Monarcha cuyo tono ha penetrado ms qu'el del hijo del que de tu nombre insignieron, qui por el renombre que de ti devi estar ya prophetado: Pues sueles luego en vindote obligado a qualquiera servicio que algn hombre te aya hecho, dar orden que su nombre con honra y premio sea eternizado. No es posible se olvide essa potencia del de Garcs, por quien tan gruessa renta gozas, y gozars, que es perdurable: El qual de nuevo agora te la augmenta con un secreto fcil y admirable dl, pues te acuerda, y de su descendencia. Gratulacin de Pedro Sarmiento de Gamboa. A la publicacin desta traductin de Henrric Garcs Goze el siglo futuro y el presente De don tan singular en hora buena Salga con bien a luz tan gran presente Dure por larga edad dulce y amena: Lanle musas, leale toda gente Pues tan suave a toda oreja suena, Buele tal Gara deste al otro polo Sirviendo de estafeta el Dios Eolo. Elogio eiusdem de eodem Por el de Laura triumpha el Florentino, Y por su lurea el circulo Romano De los dos, este mundo, y el Indiano Por luso Henrric que de Parnaso vino: Diose Petrarcha a s, slo al Latino En Tusca lengua, ste en castellano Le dio, al de Europa, al de Asia, al Africano, Y al Indio, do este frasis es contino. Quanto es mayor el todo que su parte, Y que una villa, ms el mundo entero, Tanto da ms Garcs, que dio Petrarcha. Que el tal, a sola Italia se reparte El nuestro, al uno y al otro hemisphero. Y ass su verde lurea el orbe abarca, Recomendacin a las musas, de Pedro Sarmiento de Gamboa Juntas venid Calope y Thala. Dexad essos figmentos de Helicona, Texed con lauro y palma la corona Para el patrn de vuestra monarcha: No veis que essa Hippocrene es niera Y Garcs vuestro Pndaro, que entona La lira de amor casto del de Ancona

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[ IV ]

[V]

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Reco-

[ VI ]

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Con mucho ms dulor y meloda? ste es la pura caballina fuente En ste solo Apollo resuscita Gloria y honor de Lusitana gente: ste con viva instancia nos incita A gozar de Petrarcha sepultado subindolo del suelo, al estrellado. Al Autor. Perdonad buen Garcs mi atrevimiento Recibid chico don de pobre mano, Imitad (si vu ple) [sic] a Alexandro magno Que par no tiene tu merescimiento. Aos ha que conosces a Sarmiento Ser ms descubridor que cortesano, Tiempo fue que templava el Mantuano Mas ya me dieron xaque deste asiento Marte, y Neptuno, y otro impedimiento Que es viejez [sic], que madura lo temprano. Dizen que no embot lana la pluma, Y si esto fue ya quando en qualque gente, En m no veo al menos tal milagro: Bellona es a Minerva inconveniente no ay cosa que el desuso no consuma Que no produze sin cultura el agro:

[ VII ]

Aos

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[segue mezza pagina in bianco]3 [-]

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El Traductor Seguid pluma el trabajo comenado, no paris, ni tengis de cosa espanto, mirad ques exercicio bueno y santo, y aun es qui de muchos desseado. No veis aquel pastor tan celebrado de Mantua, como alegre con el canto del Tajo, quasi olvida el propio manto? tan natural le viene el que le han dado. El de Arno har lo mismo por ventura en ver que de ado al mundo se reparte tanto oro y plata, sale Espaolado Y aunque vea ser la rima tosca y dura, no (creo) se tern por affrentado, que no se alcana todo en toda parte. Un amigo responde por la pluma Henrique, que al ocaso enriqueciste, con el instable azogue que has hallado, en donde de antes nunca fue tratado, fundado en slo lo que dl leste: Yo no puedo entender como pudiste estando en tantas partes derramado dar al Petrarcha en lengua trasladado diversa de la que usan do nasciste:

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[ IX ]

diversa

A partire da questa pagina e per le 6 seguenti (non numerate) appare il titolo corrente "Sonetos de varios auctores".

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Espaa mucho deve ciertamente a tus vigilias, pues que tal riqueza de alma y cuerpo le das tan francamente. No cesses, persevera alegremente, quel succesor de Carlos su grandeza contigo mostrar cumplidamente. A Fray Hiernimo Valenuela Dominico Hiernimo, que muestra clara has dado con tu bivir, de la ethimologa del nombre que te dio la madre pa, y con el sacro estado que has tomado, Ya sabes quanto me aya desmandado tan mal versado siendo en poesa entrar en un trabajo que peda gan que fuera en ello ms cursado: Mas pues que tu podn es conoscido, y el chapodo es aqu tan necessario, suplico lo despiques de tu mano: Y si mi ruego fuere desmedido, perdona, que no es esto de ordinario, aunques ms que ordinario lo que gano. Responde. Digna fuera mi culpa de gran pena, si mi atrever llegasse a tanto vicio, que quisiesse usurpar aquel officio en que la prima, sola es tu alta vena: Mi nombre y professin tambin condena, y tiene con razn por maleficio sacar el orden sacro de su quicio metindose la hoz en mies agena. Mas porque (no hazindolo) no digas que huyo la cerviz a lo que mandas, a tus espaldas andar en la siega, Como otra Ruth cogiendo las espigas, porquen la via, o mies donde t andas en la poda, o segar nadie a ti llega<,> [.] A Rodrigo Fernndez. Rodrigo gran sostn de la morada del choro de Parnaso, y su regente, columna christalina transparente de mil historias lindas relevada: Quin viesse siquiera algo desbastada por essa mano en todo diligente mi rima tan pedida de la gente, del nico Petrarcha trasladada. Que si la pules, bien me atrevera satisfazer a tan molesto ruego, que la cabea me haze mil pedaos. Y si te paresciere por ser ma ques digna que se sacrifique al fuego, harlo sin rodeos ni embaraos. Digna

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[ XI ]

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[ XII ]

satisfa-

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Respuesta. Espritu divino, a quien fue dada musa del alto cielo, clara fuente, de palmas, lauros, mirtos (dignamente) de olivos, y cipresses rodeada. Merced recibir muy sealada, Henrique de bever en tu corriente, que mal podr emendar un innocente a aquel de quien Minerva es ya emendada. No nos combida aqu dulce harmona del agua y ruiseor, no el salto y juego del tierno corderillo andando a braos No vive ya mi musa desde el da que triste yo aqu entr, pues triste luego no conosc mi mal, y estos ribaos. A Sancho de Ribera Sancho, que augmento das con tu ribera, a la que del bicpite Parnaso baxa, por beneficio del Pegaso que si por l, qui no paresciera, Pues que con vena corres tan entera que della lleno tienes el Ocaso, supplcote consientas queen mi vaso pueda al menos coger una gotera. Que espero que con ella la dureza, ques a mis versos como un mal de herencia se convierta en torrente de dulura Obrando en ellos como levadura de aquella mal hallada quinta essencia que buelve al cobre en oro con presteza. A ciertos amigos que queran ver esta traduccin La ronca boz seores que levanto es de nsar, nadie juzgue del vestido, que esse es de un Cisne en Arno produzido que al mundo todo ha puesto en grande espanto. Ni pensis que por ello tanto, o quanto me engra, que muy bien tengo entendido le quedo tanto atrs en el sonido, quanto ay de un grasnar ronco, a un dulce canto. Mas ya que mi atrever desatinado, me truxo a tal estremo de locura, es medio mal haverme conoscido Ans vengo a buscar vuestra censura con humildad, por verme mejorado ninguno se me muestre aqu encogido. Del Presentado Fray Miguel de Montalvo Dominico Del pastor quen Valclusa dulcemente el christalino Sorga detena

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[ XIV ]

baxa

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[XV]

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Ans

[ XVI ]

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el alma en la suprema hierarcha, estrao accidental contento siente. Viendo tan avisada y sabiamente en Espaol idioma su Thala, no menos quen Thoscano ser sola con razn estimada de la gente: Que en esta edad perfecta acompaada de canas y vejez y de oobra la ma se remoa y se recrea, Viendo tu musa Henrique celebrada con tal primor que haze en m la obra. que al padre de Jassn hizo Medea Responde Si creer se pudiesse humanamente aquello que del Pgaso deza la fabulosa Grecia, yo dira que esse es el monte a do cav la fuente: Que aver metido tan felicemente en tan chico papel tanta harmona, es muestra queres en Philosopha divina y natural puro torrente: Y pues fuente foroso derramada que no puede ser menos donde ay sobra: mas si permites della me provea, Qui ser mi musa celebrada por ello, quen vejez mejor se cobra, y nunca el aprender fue cosa fea. Trilinge del mismo Presentado. Henrice gloria gentis Lusitanae a cui le muse cos amato hanno, que puedes compararte al mantuano ille Latine loquens & tu Hispane Per te habbiam le cithare Thoscane en elegante verso Castellano leguntur namque, iam sermone Hispano di Laura le bellezze supra humane. Las almas que Pithgoras deza in corpora vicissim transmigrantes in qualche modo gi ben crederemo Viendo en ti de Petrarcha lharmona acumen & leporem commorantes & tutto quel di buon chin lui vedemo. Respuesta quadrilinge. Ninhum mortal j canse nem se engane en procurar el Pindo tan lexano poi chin voi sacro Montalbo soprano tripudiant Latiae & Thuscae & musae Hispanae. Nem digo que p longo ou breve dane al hendecasillbico Romano merc dei vostri versi chegli fanno loquamur ut hic etiam Lusitane.

[ XVII ]

que esse

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[ XVIII ]

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4 acumen

[ XIX ]

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E pois lhe no falesce melodia, y son en el dezir tan elegantes, Montlbico poema il chiamaremo. Et te sequemur hac eadem via, y aun puede ser sern mejor sonantes che sono i asclepiadei chhor noi godemo. Del Licenciado Villaroel Lleg a Parnaso por inculta va un pastor a cantar afficionado, y provoc el collegio consagrado en dao de lo poco que traa. Porque estando a la dulce meloda de Calope el pobre envelesado las dems le quitaron el cayado y la ampoa que taer quera. Diziendo, es justo quel que officio ageno usurpa, se aventure, mayormente si competencias desiguales mueve Antes de tal successo me condeno a silencio seor, y vuestra frente laureen sola Apollo y musas nueve. Respuesta Si antes de agora la ventura ma un desengao tal me huviera dado el resto del bivir ms reposado passara y con ms gusto y alegra: Mas pudo tanto en m la philauta, con lo que algunos han de m tratado, que no supe entenderme de elevado ans sali a bolar mi poesa. Ella dar comigo en algn cieno que pues ir la dex tan libremente, mi merescido bien ser que prueve. Privndome el intonso con las nueve de ampoa y cayado, y del ameno licor, y del ornato de la frente. Replica Villaroel de repente El que nuestra humilidad en demasa arguye un no s que de confiado, y el confiar si no es demasiado a qualquier acto pone gallarda. Quien de sus obras mucho se confa, no se puede escapar de mal librado, como el que est de s desconfiado que ha de parar de fuera en covarda. Ningn estremo en fin juzgo por bueno siendo virtud el medio, y si consiente esta regla excepcin, ninguno deve Buscarla sino en vuestro frtil seno, pues loaros seor entre la gente nadie podr sin quel castigo lleve.

[ XX ]

Porque

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[ XXI ]

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Repli

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[ XXIII ]

Del Licenciado Emanuel Francisco. Por se mostrar ms sabia y poderosa a Laura nos pint naturaleza por dentro y fuera extremo de belleza por fuera y dentro en fin toda hermosa. Y para que del todo aquesta rosa manifestasse su gracia y pureza hizo al Petrarcha (digno de alta empresa) publicador de gloria tan famosa. Ni pudo all parar, porque de hecho lo ms perfecto y noble se paresce en el ternario, a do todo se abarca: Ans par formando Henrique el pecho de la luz quen tu fama resplandesce por ms honrar y a Laura, y al Petrarcha. Adiln al traductor Sin tal pensar, Apolo a caso un da las Thespadas vio estar augmentando un ro, con lo que ivan distilando de su hermosos ojos a porfa. Y queriendo saber de que nasca tan gran llanto, responden sollozando: quel verse andar de un cabo a otro vagando las haze estar tan faltas de alegra. l les promete assiento perdurable: preguntan, dnde? dize: que en el suelo quel Duero riega, y luego un venerable Retrato saca del que sube al cielo a los Seneses dos con admirable plectro: ellas con le ver dexan el duelo. El traductor a su trabajo. Vigilias del descuido procedidas de quien en m caus tantos cuidados aunquen tan poco ayis sido tenidas como el que os hizo en ratos quasi hurtados No es bien quedis por ello escurescidas salid, qui sern aprovechados algunos de los muchos que os leyeren, si a mala parte echaros no quisieren. Y vos mis canas no tengis affrenta, de que tal trance ayis por m venido, llegndoseos el tiempo en que la cuenta havis de dar que ya suena al odo: Quel arco si se affloxa, ms avienta, que no si armado est siempre y tendido: y a ratos suele ser un desatino causa de dar el hombre en buen camino. Y en quanto a la dulura, o aspereza de la rima no os deis por ello nada, que muchas vezes se halla gran riqueza

publi

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[ XXIV ]

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El

[ XXV ]

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debaxo de una capa remendada: Y aun dentro de durssima corteza se suele hallar comida regalada, bueno era juntar dulce y provechoso, bueno, mas quin ser tan venturoso? Y si el frasis no fuere regulado al Duero y Porto encargo mi disculpa, donde el humano velo me fue dado que all cresci mi huesso, nervio, y pulpa. Aunque por otra parte bien mirado no s si esta disculpa ms me culpa, que pues a tal impresa me atreva dirn, fuera mejor en lengua ma. Si la vergena no me lo impidiera por mil vas mostrara mi descargo, y la ms importante dellas, era, Mas tate, ques mejor passar de largo. Que en fin ello fue todo ventolera, y un tiempo malgastado, y muy amargo, tanto, que en l no vi jams contento, mas ya entiendo que fuera antes tormento. Con lo dicho, el estar tan desviado, y lexos de mi patria Lusitana fue causa que al Petrarcha trasladado lo diesse ms en lengua Castellana que no en la ma, aunque he muy bien provado que le es muy semejante, y quasi hermana, de que espero (si bivo) que mi diestra venga algn tiempo a dar entera muestra. Que si aquel dicho antiguo es verdadero: que tiene la mitad ya concluido, el que bien comen, tambin espero que le ha de ver Lisboa traduzido: mas ay, que un, verdi panni, todo entero me tiene avergonado, y muy corrido, por no poder supplir tan chica mengua, con la riqueza de una, o de otra lengua. Es el Petrarcha all tan intricado, que no pude passar aquel barranco ans me resum que era acertado dejarle libremente el campo franco: para otro puede ser que est guardado, bien es que se quede el papel blanco. Prueve pues a supplir algn buen genio la falta de mi pobre y rudo ingenio. Al que suppliere en esto mi rudeza supplico que conserve la harmona del texto, no olvidando la agudeza del artificio, y de la poesa: En lo dems mi rima con llaneza iris, si pretendis nombraros ma, mostrando a todo el mundo gran desseo de emienda queel hurla es devaneo.

Y si

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Que

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[carta seguente in bianco]

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[f.] 1

Los s o n e t o s y canciones del Petrarcha, que traduza Henrique Garcs de lengua thoscana, en castellana.

[RVF 1]

10

SONETO 1 Voi chascoltate in rime sparse il suono. Los que de mis sospiros el sonido os en rima, pasto que sola serme, al tiempo que edad nueva me haza, seguir lo de que ya voy divertido, Del vario estilo y llanto que he seguido con pena y esperana tan vaza, si algo de amor supistes algn da, piedad ultra el perdn me havris havido. Mas ay que ya conozco y claro veo que por hablilla anduve entre la gente que un empacho en m engendra no pequeo. Y fruto fue vergena, y devaneo, y arrepentirme, y ver abiertamente, que quanto al mundo applaze es breve sueo. SONETO 2 Per far una leggiadra sua vendetta Por ms galanamente Amor pagarse, y offensas mil punir en solo un da ocultamente el arco aperceba, como quien tiempo espera de vengarse. Mi natural virtud por repararse a raya el coran y ojos tena, quando sent quel golpe dado hava donde solan mil xaras despuntarse. Turbada ans con el primer assalto no me dio tal espacio que pudiesse vestirme de mis armas y librarme. O retraerme al menos al ms alto lugar para con tiempo repararme, de que es ya por dems aunque quisiesse. SONETO 3 Eral giorno chal Sol si scoloraro En el da que al Sol ms senturbiaron los rayos por piedad del Autor dellos, fui preso, y sin pensar seora vellos, del todo vuestros ojos menlazaron. El tiempo y triste ornato me engaaron que no pens que amor se hallasse entre ellos, ans mis graves daos sin temellos en el comn dolor se comenaron. Hallme Amor del todo desarmado y por mis ojos (ya dos puras fuentes) al coran se entr muy de callada. l cierto gan poco entre las gentes. herirme de saeta en tal estado, y el arco aun no mostraros siendo armada.

[RVF 2]

A oculta [1v]

10

[RVF 3]

10

herirme [f.] 2

14

[RVF4]

10

SONETO 4 Quel chinfinita providentia & arte El que con tanta providencia y arte form lo que paresce, nos incita a creer, que su potencia es infinita y ms en ver lo que hay de Iove a Marte. Viniendo a confirmar parte por parte la ley que en mil figuras era escripta a Juan y Pedro dentre redes quita, y en el cielo les da no poca parte. En su nascer a Roma no ha querido darse, y diose a Belem, tanto el estado humilde sublimar siempre procura. De chica aldea agora un sol ha dado tal, que el lugar se alegra y la natura en ver que un tal estremo ha produzido. SONETO 5 Quandio muovo i sospiri a chiamar voi Si mis sospiros muevo por llamaros del nombre que en m tiene Amor plantado, de su principio soy luego avisado que no me ocupe en otro que alabaros: Lo que sigue me muestra que adoraros como a gran reina devo de alto estado: mas la postre me manda estar callado, que es carga de otros hombros el honraros. Ans alabaros y adorar ensea el nombre si por partes le tomamos, o digna a quien respeto el mundo tenga: Mas ay que Apolo quasi se desdea que mortal lengua de sus verdes ramos a razonar presumptuosa venga. SONETO 6 Si traviato l folle mio desio. Arranca mi desseo con tal bro tras la que a su huir usado es buelta, y del lazo de amor ligera y suelta buela ans, que haze lento el curso mo. Que quanto ms le llamo, y le porfo que buelva, no ay orme, ni dar buelta. corre antes mucho ms a rienda suelta, tanta es su contumacia y desvaro. Ans despus que el freno se recoge lleva mi libertad toda vencida, y mal mi grado a muerte me trasporta por ir derecho al lauro do se coge acerbo fruto, el qual puesto en herida agena, ms afflige que conforta. SONETO 7 La gola el sonno, e lotiose piume. La gula y sueo ya van en la cumbre, virtud ya va del mundo desterrada

[RVF 5]

A 2 mas [2v]

10

[RVF 6]

10

[RVF 7]

LA [f.] 3

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10

y aun quasi va del todo rebotada naturaleza, y vence la costumbre: Y tan amortiguada va la lumbre que del Cielo por gua nos es dada, quen Helicn querer hazer morada se tiene por baxeza y pesadumbre. No veis que pobre va Philosopha con las dems? no veis su ropa y mesa? dize la turba al baxo lucro intenta: Pocos irn tras ti por essa va, por tanto ms te ruego que la empresa magnnima no dexes por affrenta. SONETO 8 A pie decolli ove la bella vesta. Al pie del monte, en medio de una siesta donde el ropaje humano asido hava aquella dama, que al que nos emba el sueo haze perder y no por fiesta, Passvamos en paz y sin requesta (lo que todo animal gozar querra) sin sospecha de hallar cosa en la va que a nuestro andar pudiesse ser molesta. Mas un solo consuelo en este estado nos queda, grande alivio a nuestra pena, aunque la libertad se haya perdido) Vengarnos del qu'en tal nos ha llegado, pues queda al poder de otri sometido, y puesto en harto ms dura cadena. SONETO 9 Quandol Planeta, che distingue lhore. Quando el ureo Planeta que seala las horas, buelve a verse con el Toro, cae tal virtud de sus dos cuernos de oro, que nada al mundo entonces se le iguala: Ni se entiende que all toda su gala en lo potente emplea, y su decoro, que al trreo humor oculto su thesoro tambin parte, y lemprea, y le regala, A fin que frutos vaya produziendo, ans sta (puro Sol) que me sostiene de amor palabras y obras en m cra. Mas venga ella sus rayos imprimiendo en mi pecho por qualquier modo o va primavera jams para m viene. SONETO 10 Gloriosa colonna in cui sappogia. Columna gloriosa que sustenta el nombre y esperana y ser latino a quien quitado no ha del buen camino el gran Jove por ira, o por tormenta. En palacios aqu no se aposenta, en su lugar un roble, o haya, o pino, o verde prado, o monte por vezino, do lalma poetando se contenta.

[RVF 8]

10

A 3 (aun[3v]

[RVF 9]

10

[RVF 10]

En pa [f.] 4

16

10

Nos despiertan al cielo el intellecto: y el ruiseor, que con su meloda la noche toda en peso se lamenta. Nos hinche el coran de loana, mas este bien por ti queda imperfecto pues faltas seor mo desta cuenta. CANCIN 1 Lassar il velo, o per sole, o per ombra. Por sol dexar el velo ni por sombra jams seora os veo, despus que conoscistes el desseo que a mi coran de otro Amor descombra. Quando eran mis desseos ms cubiertos (que agora quasi al fin me van llegando) vi vuestro rostro de piedad ornado: mas luego que os los fue el Amor mostrando fueron vuestros cabellos encubiertos, y el dulce mirar vuestro refrenado, lo que ms desseava mes quitado tan crudo es esse velo que por matarme, o haga sol, o yelo, a m, y a vuestros ojos siempre assombra. SONETO 11 Se la mia vita de laspro tormento. Si mi vida del spero tormento, y del affn ans librar pudiesse, que por virtud de largos aos viesse faltar de vuestros ojos el aliento. Y del cabello de oro esse contento se olvidasse, y de plata se bolviesse, y el color desse rostro se perdiesse de que un temor nascer siempre en m siento. Mil modos, y mil traas, mil rodeos me dar Amor para al menos diziros lo que han sido mis aos y mis das. Y si el tiempo obviasse a mis desseos no pbuede ser que a las congoxas mas faltasse algn socorro de sospiros. SONETO 12 Quando fra laltre donne ad hora ad hora. Quando entre otras seoras a desora Amor al lindo rostro desta viene, quanta ms hermosura quellas tiene, tanto ms su desseo me enamora: Y bendigo el lugar, el tiempo y hora, que a la alteza mir que me sostiene, y a mi alma digo, alegre ser conviene quien fue de tanto bien merescedora. Della te viene el nimo amoroso, que por seguille al summo bien te guia dexando lo que todo hombre dessea. Della es el pensamiento venturoso, que al Cielo va por ms derecha va, tal que de una esperana alta me arrea.

[RVF11]

10

A 4 Soneto [4v]

[RVF12]

10

[RVF13]

Della [f.] 5

10

17

[RVF14]

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CANCIN 2 Occhi miei lassi, mentre chio vi giro. Ojos mos en quanto os vais cevando en el rostro de aquella que os ha muerto, id con mucho concierto mirad que os anda Amor desafiando: Cerrar puede la muerte al pensamiento la senda de Amor pura que le adiestra al puerto de salud dulce y sabroso, y a vos tambin celarse la luz vuestra como objecto que sois defectuoso ques de menos virtud vuestro cimiento. Por tanto antes que lleguen del lamento las tristes horas que tan cerca veis, ser bien procuris reparo a lo que os viene amenazando. SONETO 13 Io mi rivolgo in dietro a ciascun passo. Atrs de passo en passo va tornando mi cuerpo que adelante apenas llevo, y de vuestro aire un tal alivio pruevo que en fin aunque gimiendo, voy andando: Despus en el bivir corto pensando, y en lo que dexo, y en el camino nuevo, de elado un passo quasi no me muevo, y los ojos en tierra estoy llorando. Tras esto difficulta mi memoria como absente del alma quedar sana pueda esta compostura, es improbable. Acude a esto Amor: executoria tenis de tiempo atrs immemorable que semejantes fueras os allana. SONETO 14 Movesi il vecchierel canuto e bianco Prtese el vejezuelo cano agudo del nido en que su edad hava passado, y dexa el rebauelo alborotado, en ver que de tal bien queda desnudo. Y con su tardo passo muy menudo (que larga vida le ha el vigor menguado) de solo el buen desseo sustentado en el camino largo, como pudo Vino a Roma siguiendo su desseo por contemplar ac, mientras le tura la vida, al que pretende ver nel Cielo: Yo seora tambin busco y rodeo el mundo lo possible, y me desvelo. por muestra alguna hallar dessa figura. SONETO 15 Piovommi amare lagrime dal viso. Qu lgrimas ay triste van lloviendo de mis ojos con viento congoxoso, quando a miraros buelvo desseoso,

[RVF 15]

A 5 y de [5v]

10

[RVF 16]

10

el mundo [f.] 6

[RVF 17]

18

10

por quien me voy del mundo despidiendo. Aunque por otra parte bien entiendo que vuestra dulce risa algn reposo va dando a mi martirio ms fogoso, mientras en vos los ojos voy poniendo. Despus viendo con actos tan suaves mis soles despedirse y absentarse elado quedo, y doy diez mil sospiros, Largada al fin con amorosas llaves lalma con pena viene a desgarrarse del coran, y slo por seguiros. SONETO 16 Quandio son tutto volto in quella parte. Quando todo soy buelto hazia la parte donde esse rostro muestra ms su lumbre. y en mi coran siento aquella lumbre que menciende y consume parte a parte. Temiendo quel coran se me parte y viendo que se acerca al fin mi lumbre, voy como ciego que no ve la lumbre ni sabe hazia do va por ms que parte: Ans contra la muerte me reparo, mas no con tal firmeza quel desseo olvide, como nunca olvidar suelo. Y callo por mi mal ser de tal suelo, que hara llorar la gente, e yo desseo llorar mi pena a solas sin reparo. SONETO 17 Sonanimali al mondo di s altera De vista hay animales ans pura que van sin pena alguna al Sol mirando, hay otros de tan flaca, que buscando van las tinieblas y la noche escura, Hay tambin otros de una tal natura que porque el fuego es claro, rebolando andan en l, y ans se van quemando, yo triste destos siguo la locura. Que sin poder suffrir lumbre tan clara o sin buscar de nuevo algn camino, o tiempo ms escuro de la tarde, Con mis enfermos ojos vuestra rara vista siguiendo voy tras mi destino, sabiendo bien que voy tras lo que me arde. SONETO 18 Vergognando talhor chanchor si taccia Con vergena de ver que est callado vuestro valor Seora por m en rima, miro al tiempo que vi ser vos la prima, y clpome de tanto haver tardado. Mas para m es negocio muy pesado, ni es obra que pulir pueda mi lima: ans el ingenio quando ms se anima, en comenando a obrar se queda elado. Que mil vezes la boca tuve abierta, y en el pecho la boz qued encerrada, Con [f.] 7

[RVF 18]

voy [6v]

10

[RVF 19]

10

[RVF 20]

10

19

mas quin hay que subir pueda tan alto? La pluma y mano tuve aparejada con el entendimiento, y a la puerta vencidos fueron del primero assalto. [RVF 21] SONETO 19 Mille fiate, o dolce mia guerrera. Mil vezes por tener dulce guerrera con essos ojos paz muy confirmada, mi pecho os offresc, mas no os agrada de os ocupar en cosa tan rastrera: Y si alguna servirse dl espera por cierto deve estar bien engaada, que no hay quadrarle lo que os desagrada por mo ya no ser como antes era: Que si le echo de m, y en vos no halla socorro alguno a su mortal destierro, no sabe solo estar ni ir a quien llama, Ans vendr a ser tal, que ni una malla valga, y de ambos ser notable yerro, y tanto vuestro ms, quanto os ms ama. CANCIN 3 A qualunque animal alberga in terra. A qualquier animal que hay en la tierra, salvo a los que del Sol huyen la lumbre, tiempo es de trabajar en quanto hay da: mas sus estrellas descubriendo el Cielo qual buelve a casa, qual queda en la selva, por reposar al menos hasta el alva Yo desde que comiena la linda alva a sacudir la sombra de la tierra, los brutos despertando en toda selva, no he tregua con sospiros por la lumbre, despus en viendo centellear el Cielo voy lamentando y desseando el da. Quando la tarde cierra el claro da, y nuestra sombra a otros sirve de alva, me buelvo pensativo al crudo Cielo que me compuso de sensible tierra, el da maldiziendo en que vi lumbre que me haze parescer criado en selva. No creo que pasci jams en selva de noche otra tal fiera, ni de da, como sta por quien bramo a sombra y lumbre, sin sueo me cansar de prima, o alva que aunque yo sea mortal cuerpo de tierra, mi firme dessear viene del cielo. Quien antes que a ti buelva, o claro Cielo, o que debaxo quede desta selva (donde mi cuerpo al fin ha de ser tierra) piedad en ella viesse, que en un da podra emendar diez aos, y ante lalva enriquescerme, o quando falta lumbre Quien la tuviesse en yndose la lumbre deste Hemispherio, y nos mirasse el cielo sola una noche, y no viniesse lalva, ni se me transformasse en verde selva,

no sabe [7v]

[RVF 22]

10

15

20

como [f.] 8

25

30

20

35

por salir de mis braos, como el da que Apolo la segua ac en la tierra, Mas yo ser so tierra en seca selva y escuro se ver de da el cielo primero que tal alva me d lumbre. CANCIN 4 Nel dolce tempo de la prima etade. Del dulce tiempo de mi edad primera quando en yerva an estava sin espiga aquel querer, que ha por mi mal crescido (porquel dolor cantando algo mitiga) cantar quiero mi vida y su manera mientras en mi posada an rescebido no era el amor, y a lo que me ha trado su gran despecho, y lo que dello avino, y como vine a ser al mundo exemplo: aunque entiendo no hay templo en yermo, ni poblado, ni camino, ni menos hay de valle alguno parte do no se oyan mis bozes dolorosas (prueba bien clara de mi vida cruda) y si aqu la memoria no me ayuda, excsenla mis penas congoxosas, y un pensamiento que con maa y arte no permite que un punto dl me aparte, tomando lo de dentro con dureza, y a m dexando sola la corteza. Digo pues, que gran tiempo era passado antes que Amor me hiriesse el primer da, tanto quel rostro ya quasi poblava, y el pecho de un esmalte paresca, o de un Diamante duro no labrado, que al effecto ablandar no se dexava, ni en lgrimas mi seno se baava, ni perda el dormir, y cosa nueva juzgava lo quen m no hava sentido: que soy triste? y que he sido? (mas ay quel fin la vida y da apprueva) viendo pues este crudo de natura, que nunca penetrado hava su tiro adentro de mi ropa ni una drama determin valerse de una dama, contra quien no aprovecha (aunque ms miro) ingenio ni llaneza ni armadura, y entrambos me mudaron la figura transformndome de hombre en lauro verde, que aunque ms yele nunca el verdor pierde, Ay triste qul qued luego aquel da que vide en otra forma mi persona, y mi cabello buelto en lo de donde procurado le hava la corona, y mis pies con que andar antes sola, (que todo miembro al nima responde) raz junto de un ro los asconde, de Peneo no, mas de un ms fresco ro, y en ramos mis dos braos vi tornarse, y para mejorarse de pluma fue cubierto el cuerpo mo,

[RVF 23]

mientras [8v]

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viendo [f.] 9

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quando el esperar fue de muerte herido, que sin respecto ac y all bolava, y como no saba dnde, o qundo encontrarle pudiesse, lamentando donde dl me privaron le buscava, en mil partes del ro abullido, mi lengua despus nunca su gemido supo olvidar del caso desastrado cisne ans en boz y en pluma, mhe quedado, Pues junto andando siempre a la ribera si acaso algo quera hablar, cantava piedad pidiendo con mi boz estraa: mas nunca de tal modo la entonava, quel duro coran de aquella fiera pudiesse enternescer con arte, o maa. Esta memoria en lgrimas me baa: mas ay que es nada con lo de adelante, que de la cruda y dulce mi enemiga me convern que diga, aunque con mi dezir al mundo espante. sta (a cuyo mirar no hay armadura) mi coran tratando con su mano: desto tu lengua (dixo) est callada, poco despus la vi toda trocada, y no la conosciendo (ay juizio humano) contle con temor la verdad pura: mas ella buelta en su primer figura, de nuevo me mud, o gran espanto, todo en un quasi bivo y duro canto. Mostrvaseme tanto rigurosa que yo temblava all con lo que oa, que era: Qui no soy quien has pensado. Mas yo, si dsta escapo (en m deza) no sentir de oy ms tristeza en cosa: hazme seor llorar como era usado. El cmo no lo s, mas alexado de all me vide a m solo culpando, espantado, ni muerto, ni bien bivo, y porque a mi motivo no basta pluma, y tambin va bolando el tiempo, cosas passo, que esculpidas tengo en mi mente, y solo aquellas parlo, que admirarn a quien les diere odo, muerte mi coran tena asido, ni della con callar poda librarlo, ni socorrer las partes opprimidas: que las bozes me estavan impedidas: ans mi mal con tinta y pluma muestro, No soy mio no, si muero el dao es vuestro. Yo bien cre delante de sus ojos de indigno de piedad hazerme digno bolvime esta esperana algo atrevido, que humildad al desdn y su designo suele apagar, y a vezes causa enojos, lo qual ya por mi mal he bien sabido, pues a mis ruegos fue desaparescido mi Sol, sin poder ver lexos ni cerca alguna sombra suya ni pisada, ans junto a la estrada me ech, como hombre a quien gran sueo cer[ca]

B milen[9v]

mas [f.] 10

B 2 ans [10v]

22

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donde acusando aquella fugitiva las riendas a mi llanto fui largando, dexndole salir como quera: ni fue deshecha al Sol nieve algn da como yo, quen fin me iva distilando tanto que fui tornado fuente viva gran tiempo ans me vide, o suerte esquiva: quin hombre en fuente ha visto ser tornado? yo caso cuento claro en m provado. El alma que de Dios solo es formada (que no es tal gracia a otro concedida) como la imagen del auctor retiene. tambin en perdonar es sin medida a la persona humilde, que inclinada perdn del yerro a demandar le viene. Y si contra su estilo ella sostiene ser muy rogada, claro y bien se entiende, ques porque en el pecar algo se atiente, que bien no se arrepiente de un mal, el que otro nuevo urdir pretende. Quando ans mi seora algo piadosa, se dign de mirarme, y claro vido que mi pena era igual con el peccado, bolvime como de antes en mi estado mas ay que el confiado va perdido, que tornando a rogarla, rigurosa me bolvi en pedernal, quin vio tal cosa: y la boz que se oa golpeando a Laura y a la muerte iva llamando. Acurdome que espritu affligido por espantosas cuevas peregrino gran tiempo lament mi hablar osado, y este mal a acabarse tambin vino, quel cuerpo recobr que hava perdido qui porque sintiesse el mal doblado, y mi desseo fue tan mal mirado, que saliendo a bolar como sola me encamin a aquella fiera cruda, a tiempo que desnuda en una fuente estava, quando arda el Sol, yo como de otro no me pago par a mirarla, y ella vergonosa, o por vengarse (tanto se enojara) con lagua me envisti toda la cara. Dir verdad, aunque algo sea dudosa, siento que poco a poco me deshago del ser humano, y buelto un ciervo vago de selva en selva (triste) voy corriendo, de m mismo, y de mis perros huyendo. Cancin yo nunca fui en nuve de oro ni en su preciosa lluvia convertido, que a Jpiter el fuego ha mitigado: mas soy llama que un ver le ha inflammado, y unave que muy alto se ha subido, en mis versos alando a la que adoro, ni por otra mi lauro y mi thesoro supe olvidar, que su muy dulce sombra de otro querer el pecho me descombra.

mas ay [f.] 11

B3 ni en [11v]

23

[RVF 24]

10

SONETO 20 Se lhonorata fronde che prescrive. Si aquella noble planta que tocada no suele ser del rayo fulminoso me concediera el ramo glorioso que orna al quen Helicn haze morada, No pudiera de m no ser amada la compaa quel vulgo ms pomposo desprecia, mas seguirla yo no oso que Palas va de m muy desviada. Y no hierve larena de Ethiopia al ms ardiente Sol o de otra parte, qual yo perdiendo cosa a m tan propia. Buscad pues otra fuente que ms harte, que la ma de humor padesce inopia, salvo el que de mis ojos se reparte.

[RVF 25]

10

SONETO 21 Amor piangeva & io con lui talvolta. Llorava Amor, e yo con el talbuelta (que mis passos no han sido dl lexanos) viendo por los effectos inhumanos vuestra alma de sus lazos ser ya suelta. Y viendo que Dios le hizo dar la buelta, devotamente alando ambas las manos le alabo, que oye en fin ruegos humanos, sin les mostrar jams la espada buelta. Y si boluiendo a la amorosa vida, con hazeros dexar el buen desseo, hallastes el camino barrancoso. Fue por mostraros por quan gran rodeo se consigue el renombre valeroso y como en esto es dura la salida. SONETO 22 Pi di me lieta non si vede a terra No se ha visto salir ms leda a tierra nao, que de crudas olas combatida se contava de todo por perdida entre una sierra de agua y otra sierra. Ni ms ledo de crcel se deshierra, el que al cuello la soga tuvo asida que yo por ver la espada desceida que a mi seor causava tanta guerra. Los que al amor lois en verso, o rima, dad honra al inventor de los conceptos suaves pues de nuevo ans se anima. Que ms se regozijan los electos de uno que se convierta y se reprima, que de noventa y nueve otros perfectos. SONETO 23 Il successor de Carlo, che la chioma El successor de Carlo que hermosea, con flor de lis la tarja y la thiara, las armas toma por romper la cara

Llorava [f.] 10

[RVF 26]

10

B 4 suaves [12v]

[RVF 27]

24

10

a Babilonia, y toda su ralea. El Vicario de Christo ya espolea por Bolonia, y despus a Roma clara con sus llaves y manto, y con su vara, si nuevo caso no se le rodea. La mansueta gentil vuestra cordera, abate ya los lobos, ans vaya quien la sancta amistad trae olvidada. Dadle nimo, que est de oy ms entera, y a Roma que por su esposo desmaya, vos por Jess de oy ms ceid la espada. CANCIN 5 O aspettata in ciel beata & bella O en el Cielo esperada nima neta, beata que de nuestra carne humana vestida, y no como otras vas cargada, porque te sea la senda algo ms llana, humilde al summo Dios y su dilecta de aqu de ado a su reino es la jornada tu barca nuevamente encaminada la espalda al mundo ha buelto por dexalle, y por tomar buen puerto con viento Occidental no nada muerto, el qual por medio deste escuro valle (do se llora el ageno y nuestro tuerto) la guiar del lazo antiguo suelta, con cierto governalle al verdadero Oriente a donde es buelta. Aunquel devoto ruego todo junto a bueltas de las lgrimas mortales ayan llegado a la piedad superna, es de creer que nunca fueron tales, que por ellas saliesse solo un punto del propio curso la justicia eterna, mas el benigno Rey que nos govierna al sacro sitio en donde en cruz fue puesto sus pos ojos gira, y en el pecho del nuevo Carlo inspira la vengana, que a nos es ya denuesto, por quien Europa ha mucho que sospira: ans socorre a su querida esposa, de suerte que con esto ya Babylonia tiembla y va pensosa El que beve a Garona junto al monte, y al Rhdano, y al Rheno, y adelante de Christo los pendones acompaa, y el quen virtud se muestra ms constante, del Pireneo al ltimo Orizonte, havr vaziado lo mejor de Espaa, Inglaterra, y las islas a que baa el gran Ocano dentro del Estrecho, hasta do ms se entona el nombre de aquel clebre Helicona (varios en trage y lengua, gente de hecho) piedad a la alta empresa los assona qu Amor de esposa, o hijos hay tan digno ni de tanto derecho<?> que pueda ser igual a un tal designo?

[RVF 28]

humilde [f.] 13

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B 5 El [13v]

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Una parte hay del mundo a do se siente un desabrido yelo, y mucha nieve, del camino del Sol muy desviada, donde es siempre ubloso el da y breve, de paz la gente all naturalmente es enemiga, y muerte estima en nada: sta si ms devota que es usada la espada con Tudesco furor cie todos los Saracinos con los que en dioses creen sus vezinos, (aunque gran multitud dellos se alie) vers que son de poco, o nada dignos, desnudo pueblo, muy covarde y lento, que espada nunca tie, cometiendo sus golpes siempre al viento. Ans que agora es tiempo de ya el cuello sacar del yugo, y de romper el velo que a nuestros ojos sombra estava haziendo, y que el ingenio noble que del cielo quequiera alcana, y del sacro resuello lo vaya sin empacho descubriendo hablando, o a lo menos escriviendo que si de Orpheo tratando no te espantas, ni de Anphin Thebano, harto menos ser quel Italiano despierte al son de tus palabras santas, y tome por Iess lana en la mano, que si a la verdad mira nuestra madre entre ocasiones tantas, nunca tuvo otra tal, ni que ans quadre, T que por ayuntar un gran thesoro, rebuelto has mil historias parte a parte, hasta el cielo bolando con la mente, bien sabes que dende el hijo de Marte hasta que el buen Augusto con decoro tres vezes de laurel orn la frente, a injurias de otri Roma diligente, con sangre suya haza recompensa: pues cmo no saldra (siendo como es de suyo grata y pa) agora contra tan notable offensa con el hijo glorioso de Mara? qu podr ya esperar nuestro adversario en humana defensa? si Christo est del vando a l contrario? Buelve a mirar de Xerxes los insanos caminos que por ir los pies enxutos con puentes hizo ultraje a la marina: vers ir las persianas con mil lutos por padres, por maridos, por hermanos, y en sangre tinto el mar de Salamina, y no tan solamente esta ruyna del infelice pueblo del Oriente te promete victoria mas Marathonia [sic], y la immortal memoria de aquello de Len con poca gente, y otras mil destas puestas en historia: ans inclinada a Dios conviene que ande la rodilla y la mente, pues tus aos reserva a bien tan grande.

aunque [f.] 14

tres [14v]

26

110

Cancin ma ver podrs t la ribera de Italia, lo que yo no puedo agora, no porque mar, o tierra me lo impida, mas slo amor, que de una luz subida, me hiere ans, y enciende de hora en hora, que en natura costumbre es convertida, ve presto no se alteren tus hermanas, que amor por quien se llora y re, no anda siempre entre galanas. CANCIN 6 Verdi panni sanguigni oscori, o persi. [traduzione omessa] 4

de Italia [f.] 15

[RVF29]

[f. 15v] [RVF 30] CANCIN 7 Sextina Giovane donna sottun verde lauro. Una dama debaxo de un verde lauro vide ms blanca y fra que la nieve, nunca del Sol herida en hartos aos: su hablar, y sus cabellos, y su vista me agradaron ans, que ante mis ojos la traigo, o sea en llano, o en alta cima. Mis pensamientos creo havrn su cima quando sin verdes hojas se halle lauro, y quando se enxugaren estos ojos vern elarse el fuego, arder la nieve: que todo me es contrario, do la vista, o manos pongo, y slo ha muchos aos. Mas porque buelva el tiempo con los aos y en un punto el bivir llega a su cima, con el cabello negro, o blanco en vista, la sombra seguir del dulce lauro por el ardiente Sol, y por la nieve, hasta cerrar del todo aquestos ojos. No se han visto jams tan lindos ojos en los presentes ni en passados aos que me derriten como el Sol la nieve, y dello es el arroyo que esta cima divide de lo llano, y riega el lauro, que es un diamante, aunque es blando a la vista Yo temo de mudar antes mi vista que con piedad me muestre sus dos ojos el dolo que adoro en bivo lauro: que si al contar no yerro, oy ha siete aos que sospirando voy de cima en cima, la noche y da, al Sol, y al viento, y nieve. Mas dentro fuego, y fuera blanca nieve con estos pensamientos y otra vista, llorando siempre ir por qualquier cima: qui que har bolver pos los ojos

10

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yo temo [f.] 16

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4 Garcs non traduce questa canzone ma, coerente con l'invito rivolto nei versi preliminari ad altri perch lo facciano (cf II.5.1), inserisce lincipit e lascia il resto della pag. (circa met) in bianco.

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de alguno, que vendr de aqu a mil aos, si tanto bivir puede un verde lauro, Al auro, y aun al Sol que da en la nieve, vence el cabello en vista, que mis ojos y mis aos conduzen a su cima. SONETO 24 Questanima gentil che si diparte Aquesta gentil alma que se parte ante tiempo llamada a la otra vida, si all le dan la paga merescida, del Cielo havr la ms beata parte: Y si entre Venus queda y entre Marte, ser la luz del Sol escurescida, porque a mirar belleza tan crescida vernn las Almas desde toda parte. Y si quedasse atrs del quarto nido, qualquiera de las tres por menos bella quedava, y ella por la ms nombrada: Ni tampoco en el quinto har morada, y si ms buela veo ya vencido a Saturno, y su hijo, y toda estrella. SONETO 25 Quanto pi mavvicino al giorno estremo. Quanto al estremo ms me voy llegando quel ser humano suele ir breve haziendo conozco ms quel tiempo va corriendo, y quel falso esperar me va burlando. Y digo a mis cuidados, ya tratando mucho de amor no iremos, porque entiendo, que me voy como nieve deshaziendo, lo qual alguna paz nos ir dando. Ir tambin cayendo la esperana, que devanear me ha hecho grandemente, y la risa, y temor, el llanto, e ira: Ans podremos ver quan fcilmente el hombre por lo incierto se abalana, y como en vano a ratos se sospira. SONETO 26 Gi fiammeggiava lamorosa stella. Ya centelleava la amorosa estrella por el Oriente, y la otra que celosa hizo a Juno, no menos presurosa, rodava en Septentrin que clara y bella. Y la vieja (aun descala) la centella buscava entrel rescoldo, desseosa aliviar de su rueca alguna cosa, (sazn de quel amante se querella) Quando llegada mi esperana al verde, vino a mi coran, no por la va que al sueo y al dolor se hava rendido: Quanto (ay de m) mudada, y paresca dezirme: por qu tu valor se pierde? que an estos ojos ver, te es concedido.

[RVF 31]

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qual[f. 16v]

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rodava [f.] 17

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SONETO 27 Apollo sanchor vive il bel desio. Apolo si el desseo todava de Thessalia en ti bive, si olvidado no tienes aquel Tbar acendrado, por ms aos que el cielo buelto hava. Del rezio tiempo, y de la elada fra que dura mientras andas alexado, haz queste rbol se quede reservado siquiera por la gloria tuya y ma, Por la dulce esperana y amorosa de que tu verde edad fue sustentada, desta impressin el aire nos descombra: Ans a Laura por cosa milagrosa en la yerva veremos assentada, y hazerse con sus propios braos sombra. SONETO 28 Solo e pensoso i piu deserti campi. Con tardos passos solo voy midiendo pensativo los campos ms desiertos, y los ojos contino llevo abiertos, por de humanos encuentros ir huyendo. Que otro medio no veo, ni aun entiendo, cmo pueda escapar de indicios ciertos, porquen mis actos de alegra muertos se lee fuera que voy dentro ardiendo: De tal modo que pienso, antes lo digo que no hay parte en el mundo que no tenga de mi triste bivir noticia cierta. Y hora poblada sea, hora desierta ninguna entiendo que hay donde no venga de mis cosas tratando Amor comigo. SONETO 29 Sio credessi per morte essere scarco. Si por muerte creyera descargarme del pensamiento dulce que me atierra, huviera con mis manos puesto en tierra esta enojosa carga por librarme: Mas porque temo no venga a passarme de un llanto en otro, y duna en otra guerra del passo ms ac que an se me cierra medio a arrojar me voy, medio a quedarme. Ya tiempo era que aquella dura cuerda soltado huviera en m su tiro fuerte, quen sangre agena siempre anda baado: Yo lo ped al Amor, y aun a la muerte de que ando de contino sealado: mas ella de llamarme no se acuerda. CANCIN 8 S debile il filo a cui sattenne. Es tan dbil el hilo, a que se atiene mi trabajosa vida que sino es socorrida,

C y hazer [f. 17v]

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medio [f.] 18

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su curso al fin ser presto llegado: porque despus de la cruel partida que de quien me sostiene hize, sola detiene una esperana que no haya acabado diziendo: aunque apartado seas de lo querido, no pierdas el sentido: qu sabes si vers con mejora el tiempo en algn da? o si se cobra el bien que se ha perdido? ans passando voy lo que padezco con esperar, y en ello menvejezco. Passa el tiempo, y las horas van midiendo con tal priessa el camino, que a m me falta tino para pensar quan cerca mi muerte anda, que apenas en Oriente un matutino rayo va paresciendo, que no le vean hiriendo luego en el monte oppuesto a la otra vanda. Y es tan larga la tanda de los pesados males que passan los mortales, que quando me hallo de aquel lindo viso por tal trecho diviso, viendo al desseo ser tan desiguales las alas, pierdo mi consuelo usado ni s si estar mucho en tal estado: Entristsceme todo, ado no veo los dos ojos suaves que all tienen las llaves desta alma, como Amor lo ha pretendido, y porque mis destierros sean ms graves, si duermo, o velo, o leo, all tengo el desseo, y sin ellos no me ha cosa plazido, ay dnde estoy metido! qunta mar! quntas cumbres! asconden las dos lumbres que asserenavan las tinieblas mas muy ms que claros das! porque ms me consuman pesadumbres, que quanto era mi vida antes gozosa, tanto es la presente spera y penosa. Triste si tratar desto ms refresca el ardiente desseo que dende entonces veo que atrs de m dex lo que exceda, y si olvido a Amor mata, e yo lo creo cmo me voy tras yesca con que mi dolor cresca? como un mrmol callar ms me valdra: que Cristal no podra mostrar de tal manera lo oculto por defuera, como esta mi alma muestra los cuidados tan al bivo sacados y la dulura del coran fiera por los ojos, que vagos del lamento

C2 con tal [f. 18v]

que [f.] 19

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me buscan da y noche algn contento. Suele entre los mortales muy de presto un nuevo gusto hallarse, que slo quiere hartarse de amar lo que da penas a manojos, yo soy quien suelo dello ms cevarse, y doy bien muestra desto siendo tan manifiesto que nunca sin llorar estn mis ojos: y porque mis antojos (si tengo de creellos) son ver dos ojos bellos, que no hay cosa que ans me toque adentro all recorro y entro, porqueel dolor se augmente ms con ellos, y sean coran y ojos punidos, pues fueron en amar tan atrevidos. El cabello que al Sol hazer podra de mucha embidia lleno, y aquel mirar sereno ado el Amor sus tiros ha templado que ante tiempo me privan del ameno regalo, cortesa que a toda otra exceda, lo que antes por merced mera otorgado: mas ay que es ya quitado, y cierto que suffriera otra offensa qualquiera mejor, que no perder aquel derecho quencaminar mi pecho sola a la virtud pura y sincera, tal que negocio or de oy ms no espero, que no me sea muy triste y lastimero. Y por poder llorar con ms contento, los braos soberanos, y aquel marfil de manos, y los actos de que usa tan a punto, y los dulces desdenes ms que humanos y el pecho casto esento torre dentendimiento me quitan estas sierras todo junto, ay que antes de difunto no s si podr verla, que temo de perderla, segn que va dudosa mi esperana, ni tengo confiana de en mi vida poder enternescerla, en quien honestidad y cortesa alvergan donde alverga el alma ma. Cancin ma si imaginas en viendo a mi seora do suele, que a la hora ella te haya de dar su linda mano (de que estoy bien lexano) no presumas tocarla, antes la adora, y dile. Que all voy del todo expresso, espritu, o vestido en carne y huesso. SONETO 30

C 3 y doy [f. 19v]

[que] [f.] 20

C 4 Soneto [f. 20v]

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Orso, e non furon mai fiumi, n stagni. Seor Orso, ni estanque, o ro ha sido ni mar, que de aguas gran padre se nombra, ni de rbol, o de muro, o cerro sombra ni nuve que de arriba aya cado, Ni desastre sin tiempo acaescido (qualquier que ms la vista humana assombra) son causa de quexarme: de la sombra de un blanco velo viene mi gemido: Y de un inclinar de ojos algo altivo que todo mi contento desbarata, y ante tiempo ser mi sepultura. Y de una blanca mano es otro esquivo tormento, que tambin sta me mata. bolvindose a mis ojos pea dura, SONETO 31 Io temo si de begli occhi lassalto. Temo ans dessos ojos el assalto donde Amor con mi muerte se aposenta, que huyo como nio a que ahuyenta la vara, ans no es ste el primer salto. De oy ms algn lugar no havr tan alto, por ms que la subida spera sienta, que dexe de huir con planta esenta por del yelo escapar de que me esmalto. Ans que si he tardado en visitaros por no acercarme a quien me ans destruye yerro parece indigno de algn ceo: Ms digo que bolver all do se huye, y el coran sin miedo presentaros, indicio es de mi fe no muy pequeo. SONETO 32 Samore, o morte non da qualche stroppio Si de muerte, o de Amor no es impedido lo que de nuevo agora estoy traando, y me voy deste udo desatando en quanto en esta tela voy metido. Harla por ventura en tan subido estilo, mil sentencias encaxando (aunque me vaya en ello desmandando) que hasta en Roma se sienta su tronido. Mas fltame del hilo que ha sobrado a ti dilecto padre Augustino al urdir de tus telas soberanas: Como encogido ass te me has mostrado? abre tus manos ya como benigno y ver podrs salir cosas galanas. SONETO 33 Quando dal proprio sito si rimove. Quando del sitio suyo se remueve el rbol que am Phebo en cuerpo humano, sospira y suda al martillar Vulcano por dar temple a los rayos como deve: Y Jpiter con ellos truena y llueve

[RVF 39]

ans [f.] 21

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[RVF 40]

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[RVF 41]

C 5 sospira [f. 21v]

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sin ms darse por Csar que por Jano, la tierra llora, el sol anda lexano viendo que Daphne de otras aguas beve. Toma Saturno entonces fuera y Marte, Planetas crudos, y el Orin armado, xarcias rompiendo va por toda parte, Y a Juno y a Neptuno Eolo airado sentirles haze en como ya se parte el rostro de los cielos esperado. SONETO 34 Ma poi chel dolce viso humile, e piano. Mas despus que aquel rostro soberano no asconde a nuestra vista sus bellezas, en vano muestra el viejo sus bravezas antiqussimo herrero Siciliano: Que a Jpiter ya falta de la mano el rayo en Mongibel con mil durezas templado, y aun la hermana en las lindezas de Apolo se renueva mano a mano. Y se ha un Favonio dulce levantado que a nautas poco expertos assegura, y todo prado buelve ms florido. Ya qualquier mal planeta es aventado del raro rostro estremo de natura, por quien lgrimas tantas he vertido. SONETO 35 Il figliuol di Latona, havea gi nove. El hijo de Latona hava ya dado nueve bueltas al cerco soberano buscando la por quien ambos en vano havemos mil sospiros derramado. Y despus que no supo de cansado donde alvergar ni cerca ni lexano, mostrse como el que anda medio insano por no poder hallar lo desseado. Estando triste pues, y de aquestarte bolver no viendo el rostro que alabado en mil cartas ser, si antes no muero: Tanto fue de piedad desconcertado, quen lgrimas se vio baado en parte, aunque el aire qued como primero. SONETO 36 Quel chin Thessaglia hebbe le man s pronte. El que a Thessalia con tan presta mano hizo en sangre civil quasi anegada, llor despus en sindole mostrada la cabea del yerno gran Romano: Y el que la muerte dio a aquel profano gran filisteo llor la desastrada del hijo, y la del rey tan sealada de que oy Gelboe se siente en alto y llano. Mas vos a quien piedad color no muda, quel reparo trais aparejado contra el arco de Amor quen vano os tira:

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del [f.] 22

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del hijo [f. 22v]

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Aunque me veis morir de muerte cruda no veo que aya lgrima baxado dessos ojos, sino es slo por ira. [RVF 45] SONETO 37 Il mio aversario in cui veder solete. El adversario mo en que solis mirar los ojos que honra son del Cielo, de que os enamoris me da recelo de las no sus bellezas quen l veis: Por su consejo seora me havis echado de mi alvergue y dulce suelo, ques msero destierro, aunque a pospelo venga a quererme hallar do vos estis Mas ya que all me hallava tan clavado, no deviera el espejo ans en mi dao contentaros, que es ensoberveceros: Mirad que aqusto va (si no mengao) al caso de Narcisso enderesado, mas yerva no ay que pueda meresceros. SONETO 38 Loro, e le perle, e i fior vermigli, e i bianchi Lo blanco quen vos hay con el rosado, que de invierno en las flores sentorpesce, de pas venenosas se guarnesce agora ms, y me ha todo enclavado: Mi curso ans ser triste y menguado, que si el dolor es grande no envejesce, mas ay que un espejo es el que mempesce, que de os mirar en l le havis cansado. l ha puesto silencio (segn creo) a Amor , que interceder por m sola viendo parar en vos vuestro desseo: Aunque esto proceder tambin podra de ser templado en aguas de Letheo, de donde comen la muerte ma. SONETO 39 Io sentia dentro al cor gi venir meno. Sent venir a menos en mi seno los spritus a quien vos dais la vida, y como es natural buscar guarida contra la muerte al animal terreno. Doy larga a mi desseo lo ques bueno por la va que quasi iva perdida porque de all contino me combida, mas yo contra el querer suyo le enfreno. Forme al cabo vergonoso y tardo que diesse buelta a ver esse Sol nuestro, a quien de ser pesado bien me guardo: Que pueda algo bivir agora creo, tanto en m puede un solo mirar vuestro mas morir si no siguo al desseo. SONETO 40

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[RVF 46]

Lo blan [f.] 23

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a quien [f. 23v]

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Se mai foco per foco non si spense Si el fuego con ms fuego no se muere, ni ro con gran lluvia se ha secado, antes un smil de otro es augmentado, y aun un contrario de otro fuera adquiere: Cmo el amor haviendo quando quiere unalma de dos cuerpos ayuntado, haze que aquel querer demasiado venga en fuera a ser menos que requiere? Es como el Nilo que del gran sonido a los circunvezinos ensordesce, o como el Sol con quien fixo le mira: Ans si el dessear no va medido gran parte del vigor propio retira, y mucho espolear ms lentorpesce. SONETO 41 Per chio tabbia guardato di menzogna. Ingrata lengua, por lo que he mirado por ti, quen menoscabo no cayesses, creyendo que otra tal paga me diesses, con ira y con vergena me has dexado: Que quando pens ser aprovechado de ti, qu fra entonces te bolviesses! y que lo que dezas profiriesses como el que de gran sueo ha despertado! Vos lgrimas continuas que olvidarme jams sabis, al tiempo que os hava ms menester, venistes a dexarme! Sospiros tambin vos que a gran porfa, sals, all faltastes por matarme! slo el rostro mi pecho descubra!.

[RVF 49]

Que [f.] 24

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CANCIN 9 Ne la stagion, chel ciel rapido inchina. En la sazn quel raudo Cielo inclina hazia Occidente, y queel da nuestro buela, a gente que le est qui esperando cansada ya de andar la vejezuela, que lexos de su patria peregrina, va los menudos passos acortando, despus al fin llegando de su larga jornada es quasi consolada con el breve reposo de aquel da, y olvida la fatiga que traa: mas ay que aquel dolor quel da me trae viene con ms porfa quando de nuestro Cielo el Sol descae. Sus ruedas quando el Sol buelve doradas por no impedir la noche que descuelga de los ms altos montes, y a la sombra el cavador sus luzias armas cuelga y con canciones a su modo usadas de pena el lasso pecho se descombra, despus la mesa assombra con sus pobres comidas

Sus [f. 24v]

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como aquellas huidas bellotas, a quel mundo tanto honora: mas quien quiera se alegre en muy buen hora, que yo no digo alegre, mas quieta no vi jams unhora por volucin de Cielo, o de Planeta. Quando el Pastor los rayos refulgentes del Sol ve caminar a su posada, y ve que se escurece el Oriente en pie puesto, en la mano su cayada dexando atrs los pastos y las fuentes, su rebauelo lleva blandamente y lexos de la gente en cueva, o en cabaa sobre hoja, paja, o caa se aconcha, sin tener otro cuidado, el crudo amor entonces desvelado tras la fiera mhaze ir que me destruye y trae atropellado sin curar della, que se asconde y huye. Los galeotes quando el Sol se baa y dentro de la mar su luz asconde, reposan en su ropa alquitranada, e yo por ms quel mismo Sol sahonde y tras de las espaldas dexe a Espaa, las columnas, Marruecos, y Granada, y la gente cansada, y essotros animales descansen de sus males, no pongo fin a mi trabajo estrao y dulome que siempre cresce el dao: que desde que esta tela he comenado ya corre el dcimo ao, ni s quando ser della librado. Y porque en el hablar algo sossiego: los bueyes en la tarde del arado buelven a descansar la noche fra: yo del yugo jams soy aliviado, en m nunca se acaba el bivo fuego, mis ojos no descansan noche, o da. Ay triste que quera quando fixos primero los tuve en aquel fiero y dulce rostro, por ponelle en parte de donde ni por fuera ni por arte saldr, fasta que presa buelto sea a quien todo lo parte, ni s bien lo que en esto della crea. Cancin si estar conmigo desde lalva a la tarde, te ha hecho de mi alarde en todo cabo no querrs mostrarte: ni por loores deves congoxarte, que assaz ay que pensar de cerro en hoya de cmo el fuego me arde de aquesta biva piedra que me apoya. SONETO 42

y trae [f.] 25

D de [25v]

[RVF 51]

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Poco era dappressarsi agli occhi miei. Muy poco huvo de a mis ojos llegarse la lumbre que los priva de sentido, que bien como Thessalia antes la vido, ans estuvo mi forma por mudarse: Y aunque no pudo en ella transformarse, ya ms de lo que est del concebido temor, estar en pea convertido pudiera fcilmente imaginarse. Mas si piedra he de ser, de mrmol sea, o dispero me buelva, o diamante, que del avaro vulgo es tan tenido. Porque algn tiempo al menos yo me vea de pena libre y buelto como Atlante despus que de Medusa el rostro vido. CANCIN 10 Non al suo amante pi Diana piacque. A su amante no plugo ans Diana quando sin tal pensar la vio desnuda, que se estava baando en la fontana, como a m plugo una zagala cruda y aharea, que lavava el velo que cubre aquel cabello que me auda, tal que me hizo quando arda el Cielo todo temblar de un amoroso yelo. CANCIN 11 Spirto gentil, che quelle membra reggi. Espritu que aquellos miembros riges, ado peregrinando aposentado es un seor famoso y muy prudente, pues al sublime sceptro eres llegado, con que a Roma de errores mil corriges bolvindola a lo que era antiguamente: a ti digo en quien toda la excelente virtud (ya muerta al mundo) se aposenta, que nadie del mal veo que se abstenga yo no entiendo quspera, o qu detenga a Italia, que paresce el mal no sienta de lerda y soolienta. ni menos ay quien despertalla quiera, o quin de los cabellos la tuviera. No espero que jams del pigro sueo se mueva, aunque la llamen con imperio, tan gravemente est dl oprimida: mas a tus braos no sin gran misterio que puedes sacudilla del belheo, nuestra cabea Roma es cometida: en el cabello ya pon atrevidamente las manos, no aya aqu turbarte, de suerte que salir pueda del lodo: yo que lloro su mal el da todo de mi esperana en ti he la mayor parte, que si el pueblo de Marte al propio honor la frente agora alasse, quin dubda que a ti esto no tocasse? Los muros quan el mundo teme y ama,

de pena [f.] 26

[RVF 52]

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D 2 ni [26v]

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y tiembla en slo dellos acordarse, y del passado tiempo que atrs buelve las piedras demandaron encerrarse aquellos que ternn perpetua fama mientras la redondez no se dissuelve, y todo quanto una ruina enbuelve, an por ti han de emendar todo su vicio o Scipiones dos, o Bruto fido, cmo os alegraris haviendo odo quan acommodado es vuestro officio y creo que Fabricio recibe en lo saber grande alegra, y dize: Otra has de ser an Roma ma. Y si de lo de ac enel cielo hay cura, las almas que all tienen su bivienda cuyos cuerpos encierra ac la tierra, te ruegan por el fin desta contienda pues la gente por ella no es segura, y el camino a los templos quasi cierra, que frequentar solan, y la guerra los haze como cuevas de ladrones, privando de la entrada a slo el bueno y aun entre los altares muy sin freno sencienden en crueldad los coraones: qu variedad de sones! que sin campana no comiena assalto y para a Dios loar fue puesta en alto. Los tiernos nios vulgo descuidado las matronas, los viejos ya cansados, que no quisieran ver tan larga vida, el sacerdocio, y los dems estados, en fin el pueblo afflicto y trabajado, todos claman a Dios por la guarida y la pobreta gente perseguida te est sus muchas llagas demonstrando. lo que al mismo Anibal commovera, si miras la ciudad sagrada y pa, como arde, con ir della algo apagando, iras assentando las voluntades que andan inflammadas, y seran tus hazaas celebradas. Ossos, Lobos, Leones, y otras fieras son contra una marmrea gran columna y con ella a s mismos hazen dao, a ti se quexa destos nuestra alumna pidindote que arranques muy de veras las plantas que mal causan tan estrao, passado es ya ms quel milsimo ao desde que falta en ella quien le quadre, y la enderesce a ser lo que antes era, ay gente nueva sin medida y fiera irriverente a tan honrada madre, t su marido y padre, de ti el socorro todo aqu se atiende, quel gran padre all en su rebao entiende. Pocas vezes se ve que a unalta empresa injuriosa fortuna no contraste, que con los altos hechos no concuerda, limpiando agora el passo por do entraste nos muestra firme ms esta su mesa,

quan [f.] 27

D 3 lo que [27v]

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que al menos de s misma aqu discuerda pues que desde quel mundo se recuerda a ningn hombre se ha mostrado va de por fama poder ser tan eterno que enderesar podrs (si bien discierno) una tan alta y noble monarcha, que gloria te sera ver que otros la ayudaron quando fuerte y quen vejez la libras t de muerte! Cancin all vers un cavallero sobrel Tarpeyo, a quien Italia honora mas de otri que de su bien cuidadoso: dile que uno que est muy desseoso de verle, cuya fama le enamora, dize que desde agora con ojos de dolor Roma baados le recomienda sus siete collados. CANCIN 12 Per chal viso damor portava insegna. Con no s qu de amor mal devisado que vi, movi mi pecho una palmera, que atrs a las nascidas ha dexado: e yendo yo por unos prados verdes tras ella, o en boz muy lastimera ay pobre de ti, quntos passos pierdes. yo luego me acog muy presuroso a la sombra de una haya, de ado va quanto era mi camino peligroso ans di atrs la buelta a medio da. CANCIN 13 Quel foco chio pensai che fosse spento El fuego que pens ser apagado del fro, y de la edad ya menos fresca martirio y llama en lalma me refresca. No se apag del todo a lo que entiendo. que devi con ceniza estar cubierto: del nuevo error ans voy ms temiendo por lo que salir veo al descubierto destas mis dos canales, triste puerto del coran que es buelto pura yesca muestra de quanto ms mi fuego cresca A qul Etna no huvieran apagado las aguas que de m van distilando? Amor quiere (aunque tarde lo he mirado) irme entre dos contrarios destemplando, o tan sutiles lazos irme armando que quando espere que mi mal fenesca, el coran entonces ms padesca. SONETO 43 Se col cieco desir, quel cor distrugge. Si el gran desseo no me ha divertido y engaado, las horas recorriendo el punto mientras hablo va huyendo, que por merced me fue ya prometido.

pues [f.] 28

[RVF 54]

D 4 quanto [28v]

10 [RVF 55]

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[RVF 56]

que por [f.] 29

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Qu sombra la semilla ha consumido, que tan cercana al fruto iva sintiendo? qu fiera en mi ganado anda rugiendo? quin entre espiga y mano se ha metido? Ay triste no lo s, ms muy bien viene, que porque ms dolor mi vida sienta Amor en esperana tal me ha puesto. Aunque de lo ledo entiendo y desto que antes de haver el hombre dado cuenta, dezirle ac beato no conviene. SONETO 44 Mie venture al venir son tarde e pigre. Mi desseo va siempre en grande augmento, y mi ventura es llena de pereza, aunque al irse es un Tigre en ligereza, ans el esperar mes grave tormento. El Sol saldr de Ocaso, el crescimiento olvidar la Luna y la presteza, la nieve trocar naturaleza, y el sitio mudar todo elemento, Antes que en esto vea alguna cura, o mi seora el duro estilo mude con que tan grande tuerto me desmalla. Y si hay dulce, tras tanto amargo acude, quel gusto pierde toda su natura, nunca otra gracia a m mencuentra, o halla. SONETO 45 La guancia che fu gia piangendo stanca. La mexilla cansada reclinando sobre uno destos vaya seor charo, y de oy ms de vos mismo sed avaro para con quien tan mal nos va tratando. De la siniestra el otro ir cerrando a sus medios la entrada, con reparo, mostrndoos como siempre en esto claro, que a larga va el tiempo va faltando: Beved con el tercero del brevaje quel coran dexar suele purgado, ques dulce al cabo, aunque al principio amarga. A m poned donde el plazer descarga, tal que no tema a Lethe, o su passaje, si en lo pedir no soy demasiado. CANCIN 14 Per che quel che mi trasse ad amar prima. Aunque lo que me truxo a amar primero sienta a tuerto quitarme de mi firme querer no he de mudarme: Que amor entre el cabello de oro fino, un lazo hava escondido, y un rayo de aquel yelo cristalino flech, que me ha rendido, con un esplendor tan presto y tan subido, que en dl slo acordarme, de todo otro querer puede privarme. Mas ay que de los ojos y cabellos

[RVF 57]

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D 5 nunca [29v]

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con un [f.] 30

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quitado me han la vista, ni se crea de m que por no vellos, renuncie a la conquista: y pues de un buen morir honor se aquista, en ello he de affirmarme, ni de tal udo quiero desatarme. SONETO 46 Larbor gentil, che forse amai moltanni. En quanto no se mhuvo desdeado el rbol que tan gran tiempo he seguido, mostrvase mi ingenio florescido a su sombra, y mi affn era doblado: Mas luego que de po, despiadado Se me bolvi, el engao conoscido, mi pensamiento a tal trance ha venido, que slo trata de su triste estado. Qu otro puede dezir el que sospira, si desperana mi rima le arrea, y al cabo por crueldad deste la pierde? Ni poeta le coja, ni se vea de Ipiter tenido, y venga en ira al Sol, de suerte que se seque en verde. SONETO 47 Benedetto sial giorno, el mese, el anno. Benditos sean el da, el mes, y el ao, y la estacin, y tiempo, y hora, y punto, y la tierra, y lugar do me vi junto a los ojos raz de bien tamao. Y sea bendito el dulce affn estrao, que con amor me ha hecho tan conjunto, y el arco por quien quasi soy diffunto, y las xaras quen m causan tal dao: Benditas sean las bozes que llamando de mi seora el dulce nombre he dado, las lgrimas, sospiros, y el desseo: Y sea bendito quanto voy cantando, de que fama le adquiero, y el cuidado que en ella sola de contino empleo. SONETO 48 Padre del ciel, dopo i perduti giorni. Padre eternal tras mis perdidos das, y en vanidad mis noches consumidas, con el fiero desseo de que asidas estas entraas van, y a ti muy fras. Suplcote me buelvas a las vas que a tu morada son ms dirigidas, tal quen vano se entienda ser tendidas las redes del demonio y sus porfas. Onze aos mi buen Dios son ya passados desde que al yugo duro sometidos traigo estos hombros, y siempre es ms fiero. Miserere de affanes tan pesados, buelve a mejor camino mis sentidos, acurdales pendiste oy del madero.

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Soneto [30v]

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Onze [f.] 31

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[RVF 63]

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CANCIN 15 Volgendo gli occhi al mio novo colore Bolviendo el rostro a mi color perdida, ques de muerte un recuerdo a toda gente, me regalastes tan piadosamente, que a mi coran distes ser y vida: La que yo bivo cierto merced rara fue dessa boz anglica suave, y de essos ojos don bien manifiesto: Dellos conosco el ser en questoy puesto, que como el potro lerdo con la vara, Ans abiva con ellos mi alma grave. Vos seora tenis siempre la llave de mi pecho, y soy dello muy contento, presto de navegar a todo viento, que toda cosa vuestra a amor combida. SONETO 49 Se voi poteste per turbati segni Si t pudiesses por bolver el gesto, o por baxar los ojos, o la frente o por ser en huir ms diligente, mi ruego no admitiendo tan honesto: O por otra invencin salir ms presto del pecho donde amor profundamente plant del verde lauro la simiente, dira ques razn valerte desto: Que bien veo que planta floresciente no conviene con ridos terrenos y justamente ans dellos se parte: Mas pues que tu destino no consiente quen otra parte ests, procura al menos de no estar siempre en odiosa parte. SONETO 50 Lasso, che mal accorto fui da prima Ay triste cmo fui mal recatado al tiempo que amor vino por flecharme que passo a passo veo derrocarme, y el queda en lo mejor encastillado. Yo cierto no cre verme menguado de aquello que sola assegurarme, mas ello mismo al fin vino a mostrarme, que ans succede al inconsiderado. Qualquier defensa ya de oy ms es tarda sino es solo mirar, si mucho, o poco amor se inclina, o ver si admite ruego: Yo no pido (que fuera pedir loco) que con medida mi coran arda, sino que sta su parte aya del fuego. CANCIN 16. Sextina Laere gravato e limportuna nebbia. El aire gruesso, y la importuna niebla oppressa en derredor de bravos vientos

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o por [31v]

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que con [f.] 32

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conviene que se buelva presto en lluvia: y de cristal son ya quasi los ros, y en cambio de mil yervas por los valles no vemos otra cosa sino es yelo. Yo en el coran, fro ms que el yelo, de pensamientos traigo una tal niebla, qual se levanta a ratos destos valles, que no dexan entrar de amor los vientos, por rodeados ser de grandes ros, quando del Cielo baxa grande lluvia, Suele breve passar toda gran lluvia y al calor se deshaze nieve e yelo, de que se ensobervecen ms los ros: nunca al cielo encubri tan gruessa niebla, que salteada del furor de vientos no huyesse de cerros y de valles. No me aprovecha florecer de valles, que lloro quando escampa, y quando ay lluvia, y con elados, y con blandos vientos, quentonces ver podr Laura sin yelo, y dentro y fuera sin la usada niebla, quando vieren secarse mar y ros. En quanto al mar tributarn los ros, y fieras amarn umbrosos valles ante sus ojos se ver la niebla que en los mos despierta tan gran lluvia, que en aquel pecho un duro y crudo yelo, y deste mo saca tantos vientos. Bien devo perdonar a todos vientos, por uno quentremedias de dos ros entre un verde me tuvo y dulce yelo, tal que despus pint por muchos valles su sombra, sin curar de sol, ni lluvia, ni de sonido de deshecha niebla. Mas no huy jams niebla por vientos, como aquel da, ni ros por lluvia, ni yelo quando el sol abre los valles. SONETO 51 Del mar Thirreno a la sinistra riva. En la ribera izquierda del Thirreno, en donde con gran furia el agua suena, sin tal pensar hall la planta amena, de quien ya tengo un gran quaderno lleno: Y como herva amor dentro en mi seno, llevme all por mitigar mi pena, y en un ro que asconde mucha avena di, do quasi qued de vida ageno. Entre los bosques solo all me viendo vergena de m tuve, que la espuela siente un coran noble donde quiera: De los ojos mudarse me consuela el estilo a los pies si dello atiendo ver ms corts alguna primavera. SONETO 52 Laspetto sacro de la torra vostra. La vista de la sacra tierra vuestra

y dentro [32v]

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di, do [f.] 33

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me da pena sintiendo lo passado, y a bozes dize. Pobre vas errado y la senda del cielo me demuestra: Mas otro pensamiento a la siniestra sale y dize, a d vas triste cuitado? no ves cmo es el tiempo ya llegado de dar la buelta a ver la Ninfa nuestra? Yo viendo sus razones, a la hora pasmado quedo sin entrar en buelta, como el que nueva siente que le aora: torna el primero, y estotro da la buelta, no s qual vencer, ms hast'agora, han combatido y no sola una buelta. SONETO 53 Ben sapevio, che natural consiglio. Amor yo bien tena antes sabido que contra ti consejo no vala con tal falsas promessas cada da tantos subtiles lazos me has tendido. Mas un espanto nuevo me ha tenido quasi a punto de dar en frenesa, al tiempo que seguro iva mi va por entre Lelba y Giglio en mar metido. De ti me iva alexando disfraado, fiando de agua y viento mi camino, y sin saber el cmo ni por dnde Me hall de tus ministros rodeado, mas fue por me mostrar que a su destino no acierta el que contrasta, o que se asconde. CANCIN 17 Lasso me, chio non so in qual parte pieghi. Ay triste que no hallo en todo el suelo d buelva la esperana tan burlada, que si con ms piedad no es escuchada qu sirve tantas quexas dar al cielo? mas si antes de dexar aqueste velo, son de acabarse dinas estas bozes mezquinas no tenga amor a mal, sino a buen zelo, que diga entre las yervas y las flores: ya justo es que algo cante yo de amores Bien es razn que alguna buelta cante, pues he tan grande tiempo sospirado: mas nunca havr con tal son comenado, que con risa al dolor algo quebrante, si fuesse mi cancin tan elegante, que diesse algn contento a quien me da tormento, sera ms felice que otro amante, y ms si canto aquella no mintiendo: Dama me ruega, ans dezirlo entiendo: Ay vagos pensamientos que llevado me havis de passo en passo a tanta alteza, bien veis de mi seora la dureza, y el pecho de diamante no labrado, que tan baxo mirar no se ha dignado,

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E Amor [33v]

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ya [f.] 34

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que de mi desconsuelo se cure, ni aun el cielo lo quiere, aunque ms quexas le haya dado: que como dentro en el pecho me exspero, ans en mi hablar tambin quiero ser spero. Qu digo? o dnde estoy o quin mengaa? yo mismo a m me dao, y mi desseo, que aunque el cielo rebuelvo y lo rodeo, ningn planeta siento que me daa: si a mi vista el mortal velo enmaraa, qu deven las estrellas ni otras mil cosas bellas? conmigo est quien contra m sensaa, de su plazer despus que mhizo grave la dulce vista y el mirar suave. Las cosas de quel mundo es adornado, salieron buenas del maestro eterno: mas yo que tan adentro no discierno, de una luz clara quedo deslumbrado, y si la buelta al claro Sol he dado, y verle no he podido ella la causa ha sido, que me ceg con slo haver mirado aquella hermosura tan entera, al tiempo de mi dulce edad primera. CANCIN 18 Perch la vita breve. Porque la vida es breve y al ingenio la empresa no es medida, ni dl ni della mucho me confo, aunque espero entendida ser mi pena all, donde ser deve, que bien s llega all el sospiro mo, ojos nido de amor tan dulce y po a vos la buelta da mi dbil rima, aunquel grande plazer la fortifica, quel que de vos platica, en el subjecto tiene una gran cima, y en alas amorosas levantado, el estilo le sublima, ans con ella vengo a dezir cosas quen mi coran traigo assaz diosas, No pensis que no siento quanto os injurio, si a loaros vengo: mas contrastar no puedo al gran desseo, que desde entonces tengo, que vi lo que no cabe en pensamiento, y quererlo contar es devaneo: principio de mi dulce estado creo que nadie sino sola vos mentiende, vuestros rayos me buelven puro yelo con el desdn, y el velo de mi baxeza es quien qui me offende: o si esta mi creencia el ardor no templasse que menciende, mi muerte sera dulce en su presencia, y ms la quiero que vida en ausencia. Que yo no me deshaga

E 2 si a mi [34v]

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tan flaco objecto a fuego tan potente no es del valor que de m mismo tenga: mas del temor urgente que en las venas la sangre yela vaga, al pecho esfuera, a fin que ms sostenga. O raudos ros (si ay quien os detenga) o selvas testimonio de mi vida, qu vezes ante vos llam la muerte! ay dolorosa suerte mata el quedar, y no aprovecha huida aunque si por ventura otro temor no huviera, ya salida ms breve diera a tanta desventura, mas la culpa es de quien dello no cura. Dolor por qu me inclinas a dezir lo que no quiero, y lo dexo? permite vaya do el plazer me lleva. de vos ya no me quexo ojos, que sois dos lumbres peregrinas, ni del que contra m su fuera prueva: bien veis como en colores mil renueva mi cara amor, sin orden a su grado y ans podris pensar lo de all dentro, de noche y dia le encuentro con el poder quen vos tiene ayuntado, lumbres que todo veis (salvo quel veros solo os han quitado) los ratos que esta gracia a m bolvis, bien entiendo entendis lo que podis. Si a vos fuesse tan nota la belleza increble y sublimada de que yo trato, como a quien la mira en xtasi arrobada seria mi alma en ver que no es remota desse don natural que os abre y gira: felice lalma que por vos sospira celestes lumbres, por quien solo quiero la vida, que sin vos nada me es charo: dezid por qu tan raro me dais aquello por que veis me muero? y por qu tiernamente mi estrago no miris tan lastimero? por qu me despojis tan de repente, del bien quel alma ma en veros siente? Digo que entonces junto por merced vuestra dentro en mi alma siento un no s qu suave no pensado, el qual todo tormento y congoxas destierra en aquel punto de mi pecho, do solo se ha quedado, y a su respecto es el bivir pesado, que si este bien durasse tanto, o quanto, ningn estado al mo igualara, y en otros causara embidia, en m sobervia un honor tanto: mas es fuera que asido tras de la risa venga el triste llanto, interrumpiendo el spritu encendido, rebuelva sobre m todo el sentido. Lo dulce y amoroso

E 3 que [35v]

Si a [f.] 36

E 4 mas [36v]

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que dentro en vos alverga tal se muestra que de m alexa toda otra alegra, y ans en obrar me adiestra, quespero inmortal verme, y muy gozoso por ms que muera aquesta carne ma: viniendo vos las ansias van su va, y buelven en os yendo en continente: mas porque la memoria enamorada, les impide la entrada a los estremos se asen fuertemente, ans si algo de bueno de m nasce, de vos es la simiente, que yo soy un sequsimo terreno que cultivis, y vos le hazis ameno. Cancin ma cree que mucho ms me inflamas, que diga lo que tras s me despierta, ans de no ser sola irs bien cierta. CANCIN 19 Gentil mia donna io veggio. Seora ma yo veo en vuestro mover de ojos una lumbre tan dulce, que hazia el cielo mencamina, y por larga costumbre all do con amor todo me empleo, al coran notablemente atina, ella es la que al obrar bueno me inclina, llevndome por vas peregrinas, ella del vulgo vil, me deshermana: ni jams lengua humana podr contar lo que essas dos divinas lumbres, hazen que sienta quando el tiempo derrama las neblinas, o quando yerva y flores nos presenta, como al principio de mi dulce affrenta. Yo pido si all suso, de donde el movedor de las estrellas de su labor mostrar quiso en la tierra, las obras son tan bellas, se abra la crcel donde estoy incluso, pues el camino a tal vida me cierra mas despus buelvo a mi continua guerra, gracias dando a natura, o suerte ma que a tal bien me has tenido reservado, y a la que a tanto grado d'esperana me al, que yo biva, a m penoso y grave: y luego me alent desde aquel da de un pensamiento hinchiendo alto y suave el pecho, de que vos tenis la llave. Estado tan gozoso nunca dieron amor ni la fortuna a los que ms favores han partido, que igual sea con una buelta de ojos, de donde es mi reposo como rbol que ha de su raz nascido anglicas centellas, que infundido havis tal lumbre en m que ella menciende y con dulura mi ser disminuye

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tan [f.] 27

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E 5 de un [37v]

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como vemos destruye la vuestra a toda luz, si all se tiende, ans deste mi pecho quando vuestra dulura en l desciende, todo otro pensamiento va deshecho, y vos y amor quedis con gran derecho. Quanta dulura en franco pecho, de mil amantes vemos suelta, en un lugar unida, es como nada con una sola buelta que dais quando bolvis el negro y blanco dessos ojos (de amor digna morada) yo creo que a mi fuerte hora menguada, estava y aun a mi fortuna aviessa este remedio dado desdel cielo. mas tuerto me haze el velo y la mano que siempre se atraviessa entre el deleite ameno y los ojos, de dnde a gran priessa sale el desseo a desfogar mi seno mostrando en sus mudanas quanto peno. Porque entiendo y me pena quel dote natural no me ha valido, ni me haze digno de un mirar gallardo, tal ser he pretendido qual a tanta esperana ms consuena, y al fuego do del todo por vos ardo si al bien ligero, a lo contrario tardo despreciador del mundo y de lo que ama por mi solicitud pudo mostrarme qui podra ayudarme en el juizio vuestro, una tal fama quel fin de mis cuidados (que de otra parte el coran no llama) procede dessos ojos agraciados, consuelo de corteses namorados. Cancin a va delante una tu hermana y siento otra llegar a la posada, ans la pluma tengo aparejada. CANCIN 20 Poi che per mio destino Pues que por mi destino siempre este mi desseo me haze fuera, que dgalo por qu sospiro tanto: amor que a tal me fuera me sea gua, y mustreme el camino, y mi desseo acuerde con el canto: mas no que al coran destiemple tanto con sobra de dulura, como suelo, viendo lo que otro alguno nunca vido: que voy siempre encendido, ni por mi ingenio de que ms recelo (como a vezes succede) hallo en mi pecho el fuego falto un pelo: mas mis palabras hazen quasi adrede que como nieve al Sol deshecho quede. Al comenar crea que pudiera encontrar para el desseo

mas [f.] 38

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con tregua, o con reposo alguno breve: esta esperana (creo) fue causa de dezir lo que senta, y al tiempo se retira que no deve, mas conviene que yo mis fueras prueve, continuando la empresa comenada, (tanto puede el querer que me despierta) y la razn va muerta, y aun del todo la rienda es ya quebrada, haga amor que yo diga, de suerte quen llegando a ser tocada la oreja de la mi dulce enemiga, la buelva de piedad siquiera amiga. Si el siglo passado quando el honor en ms era tenido, muchos con una industria diligente, el mundo han inquirido, y mil tierras y mares rodeado slo por un contento algo aparente: pues que Dios y natura largamente tanta virtud pusieron a porfa en las lumbres que engendran mis consuelos, destos dos arroyuelos passar no me conviene, ni querra: aqu siempre recorro, como a fuente caudal de mi alegra, y aun quando a muerte desseando corro con solamente verlos me socorro. Como en grande tormenta el cansado piloto ala la frente a las lumbres del Polo a nos superno: ans a m en continente quando el rigor de amor ms me atormenta, son essos vuestros ojos el govierno: mas ay que mucho ms me muestra el tierno amor de aqu y de all, por su linda arte, que lo que ellos me otorgan de su gana, y mi flaqueza humana haze que un punto dellos no me aparte, pues sin ellos no he dado passo, que de bien tenga alguna parte: ans procuro dellos ser guiado que nada es mi valor por s tomado. Yo cierto no podra contar, ni imaginar quantos efectos en m essos lindos ojos han causado, y tengo por defectos otros mundanos gozos, y alegra, que todo es nada a ellos comparado: tranquila paz en un estremo grado (muestra de aquella eterna paz del Cielo) procede de su risa enamorada, quin la viesse inclinada algn tanto al amor, y sin el velo solo un da siquiera por punto no perder de tal consuelo de m me olvidara, y de quequiera gozando de una gloria tan entera. Triste que desseando voy lo que en modo alguno ser no puede

haga [f.] 39

amor [39v]

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fuera van mis desseos d'esperana si el udo que succede a mi lengua que amor enlaza quando sobrada luz la humana vista avana se soltasse terna confiana de palabras dezir por tan nueva arte, que dexar no podra aunque quisiesse el llanto quien me oyesse mas mis ansias me fueran de otra parte con tan gran desconcierto del coran la sangre toda parte que no soy ya qual era, y quedo cierto qu'es ste el golpe con que amor me ha muerto. Cancin la pluma siento ya cansada del largo y dulce razonar con ella aunqu'en mi coran no ha hecho mella. SONETO 55 Io son gi stanco di pensar, s come Yo cierto de pensar voy estancando como no estanca en vos mi pensamiento y como del bivir ya no me absento siquiera por dexar de ir sospirando Y como dessos ojos razonando y cabellos (raz del bien que siento) la boz en m no falta y el aliento, el da y noche en os llamar gastando, Y como estos mis pies a toda parte. siguen sin se cansar vuestras pisadas perdiendo tantos passos sin provecho. Y como d'escrevir de vos gastadas no son la tinta y pluma, en que si he hecho falta, culpa es de amor y no del arte. SONETO 56 I begli occhi, ondio fui percosso in guisa. Los ojos de que fui herido, en guisa que ellos mismos podrn sanar la llaga, y no virtud de yerva, o de arte maga, o de piedra de nuestro mar divisa, La senda de otro amor ans precisa han en m, que esto solo me es gran paga, y si de lo seguir la lengua es vaga no por esso ser digna de risa. Estos los ojos son de que he tratado que al amor dan empresas y victoria en todo cabo, y ms en este pecho. Estos (si bien se acuerda mi memoria) son los que mis entraas han deshecho de quien tratando nunca mhe cansado. SONETO 57 Amor con sue promesse lusingando Amor con sus promessas halagando me pone en su prisin a do me liga, y las llaves entrega a mi enemiga que de contino va de m triunfando,

si el [f.] 40

[RVF 74]

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siguen [40v]

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[RVF 76]

que de [f.] 33

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Ay quel mal nunca vi, si no ya quando preso me hall, y agora con fatiga (quien lo creer por ms que jure, o diga) en libertad retorno sospirando, Y como prisionero muy aflicto de mis cadenas traigo buena parte y en los ojos el pecho descubierto: T en mi color si quieres avisarte dirs, si juzgo y miro bien en hito ste muy cerca ha estado de ser muerto. SONETO 58 Per mirar Policleto a prova fiso. Aunque se desvelara Policleto mil y mil aos con los de aquella arte, no pudiera alcanar la menor parte de la belleza a quien soy tan subjeto. En paraso estava Simoneto de donde esta gentil alma se parte, all la trasumpt parte por parte por darnos fe de un rostro tan perfeto. Obra es sta de aquellas quen el cielo imaginarse pueden, no ac fuera donde al alma los miembros hazen velo Y cortesa fue que no pudiera usar despus de ser baxado al suelo, quel yelo y el calor se lo impidiera. SONETO 59 Quando giunse a Simon lalto concetto Al tiempo quel concepto huvo llegado a mi Simn guindole la mano, si fuera de poder tan soberano que boz a la figura huviera dado. De tanto sospirar me hava librado que aquello que otros juzgan por muy sano en se mostrar humilde dello gano muy poco, es antes pena bien mirado. Que quando a platicar vengo con ella, da muestra de me or benignamente, si a mis dichos respuesta alguna diesse. Pudo Pigmalen gozar de aquella suya mil vezes sin inconveniente: o quin sola una vez tal por s viesse. SONETO 60 Sal principio risponde il fine, el mezzo Si al principio responde, el fin y el medio del quartodcimo ao, en que sospiro segn la sombra, y curso suyo, y giro, no puedo no temer de mi remedio: Amor que a mis cuidados no da medio, debaxo cuyo yugo no respiro me trata ans que ya si bien me miro de m quedar no puede ni aun el medio Ans faltando voy de da en da sin que nadie mentienda a lo que entiendo,

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F quel [41v]

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de m [f.] 42

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sino es la que me entiende y me destruye. Y a penas hasta aqu voy detiniendo la vida, ni s si ha de ser porfa que la muerte se acerca el bivir huye<,>[.]

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CANCIN 21. Sextina Chi fermato di menar sua vita. Quien determina de passar la vida sobre ondas engaosas y por peas en dos dedos de tabla o chico leo, no puede andar muy lexos de la muerte, por tanto es bien que se retire al puerto en quanto al governar sirve la vela, Laura, a quien comet govierno y vela, luego en entrando en la amorosa vida, esperando llegar a mejor puerto, dio de rendn comigo entre mil peas, y la ocasin de mi tan triste muerte, dentro andava metida de mi leo. Gran tiempo dentro en este ciego leo perdido anduve, sin mirar la vela. que sin sazn mechava hazia la muerte, despus al auctor plugo de la vida llamarme tanto atrs de aquellas peas, que pude descubrir algo del puerto. Como lumbre de noche en algn puerto, que ve desde alta mar galera, o leo, tras ella va, si no le impiden peas, ans de arriba de la hinchada vela las seas viendo de la eterna vida di luego mil sospiros por la muerte. No porque sea seguro de la muerte, sino quentrar con sol dentro en el puerto, es gran viage, en ans corta vida, mas temo que me veo en fragil leo, y ms llevando tan llena la vela, del viento que arrojado mha en las peas. Con tal que bivo salga destas peas, y mi destierro arribe a buena muerte, alegre boluer la blanca vela, para largar el ancla en qualquier puerto, Mas ay que ardiendo ans voy como leo, tan duro mes dexar la usada vida. Seor que eres de mi muerte y mi vida primero que mi leo envista en peas, saca a buen puerto mi cansada vela. SONETO 6[1] Io son si stanco sottol fascio antico. Voy tan cansado con el peso antiguo de mis culpas y mala usana ma, que temo de perder la recta va, y en manos ir a dar de mi enemigo. Es bien verdad que por su cortesa me vino a redemir un grande amigo, mas en vano ac verle me fatigo, tal presteza en la buelta dado hava.

F2 que [42v]

[RVF 81]

que temo [f.] 43

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Aunque su boz doquiera claro assoma, los que affanis (dize l) he aqu el camino venid a m si el passo otri no os cierra: Qul gracia, o qul amor, o qul destino, plumas me podr dar como a paloma, con que a reposar me alce de la tierra [?] SONETO 62 Io non fui damar voi lassato unquanco. Nunca jams de amaros he cansado, ni menos cansar mientras biviere: mas de ans me aburrir, muy bien se infiere que ya de lamentar voy fatigado. Y antes quiero un sepulchro sealado de solo vuestro nombre, por si fuere alguno a verme, entienda si os leyere la causa de mi fin anticipado. Mas si el quen fe y amor es un abismo servir puede, a qu fin queris matarle? mejor ser mostrrosle algo pa: Y si vuestro desdn piensa acabarle por esse modo, erris cierta la va de que al amor doy gracias y a m mismo. SONETO 63 Se bianche non son prima ambe le tempie. Si ambas mis sienes no blanquean antes, (que ya el tiempo las va quasi mezclando) seguro no ser, pues que arresgando me voy, do amor y vos andis triunfantes. Mas ya temor no tengo que me espantes, ni enlazes por ms que andes procurando ni abras el coran, aunque tirando le ests con puntas crudas de diamantes. Id lgrimas de oy ms tras otro dueo, aunque no s quin pueda assegurarme segun tenis usada la carrera. Bien puede el fiero rayo calentarme, mas quemar no, ni temo ya quel sueo me rompa, aunque le turbe aquella fiera. SONETO 64 Occhi piangete, accompagnate il core. Llorad ojos, iris acompaando al coran, quel mal por vos sostiene: ans lo hazemos siempre, y nos conviene agena culpa, y no nuestra pagando. Al principio el amor por vos fuentrando, como quien a su propia casa viene, aunque le abrimos la esperana tiene desso culpa, y quien soga le iva dando, No es ella como veis buena disculpa, que en fin fuistes primeros en el dao de su mal y del vuestro, tan avaros. Esto es lo que nos pena, o caso estrao, que peque Pedro, a Sancho den la culpa, cierto buenos juizios son ya raros.

[RVF 82]

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F 3 por [43v]

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aunque [f.] 44

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SONETO 65 Io amai sempre, e amo forte anchora. Yo siempre am, y aun amo ms agora, y quiero ms amar de da en da, el sitio dulce, a do buelvo, y querra bolver, pues el amor siempre en m mora, Y aun he firme de amar el tiempo y hora que libre de baxezas mil me haza, y mucho ms aquella loana, que a bien obrar me gua y enamora, Mas quin nunca pens poder ver junto de dulces enemigos tal rodeo, que assaltando me van de toda parte? Amor con qunta fuera, maa y arte me vences! cierto ya fuera diffunto si esperana faltara a mi desseo. SONETO 66 Io havr sempre in odio la fenestra. En odio tendr siempre la ventana de donde amor mil tiros desiguales me arroj, pues no han sido ms mortales ques buen morir, quando es la vida ufana Estar tanto en la crcel trrea humana, me ha sido la causa de infinitos males, y psame que dan en immortales, pues de m lalma no se deshermana. La pobre ya deviera haver sabido por experiencia larga que no para ni buelve el tiempo atrs, aunque aya frenos. De m tambin mil vezes hava odo, Vete ya triste y mira que dispara, quien dexa atrs sus das ms serenos. SONETO 67 Si tosto, come avvien, che larco scocchi Dizen quen disparando el ballestero, conosce claro el tiro que ha tirado, si aviesso fue, o si ha sido acertado, mucho antes de llegar, aunque ligero. Ans seora vos mucho primero vistes que havan del todo penetrado esta alma vuestros rayos, y causado en m un lamento eterno con que muero: Y entiendo que dixistes en me viendo ay msero, tu suerte a d te gua! amor quiere que desta flecha mueras. Mas viendo mi dolor ser tan de veras, mis contrarios entiendo ir pretendiendo, doblar, y no acabar la pena ma. SONETO 68 Poi che mia speme e' lunga venir troppo Pues mi esperana trae tal pereza, y mi bivir va tan appressurado,

[RVF 86]

F 4 En [44v]

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[RVF 87]

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amor [f.] 45

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Quisiera antes en ello haver mirado, por dar la buelta atrs con ms presteza: Que an huyo agora floxo, y con torpeza del lado que amor tiene en m usurpado, y (aunque seguro) bien voy sealado de su arco, y flechas, y de su dureza. Mirad pues los que vais por esta va, que antes huyis de al toro echar la capa, ques gran yerro aguardar a lo postrero. Que aunque yo biva, en mil uno no escapa: era bien fuerte la enemiga ma, y vila yo sentir el golpe fiero. SONETO 69 Fuggendo la prigione ovamor mhebbe Huyendo la prisin, do amor me hava muchos aos seoras detenido, largo es contar quan poco me ha plazido la nueva libertad en que me va. Dezame el coran que no sabra por si bivir, despus con tan fingido rostro bolvi el Amor, tan encogido que otro ms cauto asiera su falsa. Ans bolviendo atrs sospiros dando, dixe: Ay de m quel yugo y las cadenas ms dulces eran quel hallarme suelto. Ay qun tarde entend mis graves penas, ay triste qun mal voy desmaraando el lazo, en que yo mismo me he rebuelto. SONETO 70 Erano in capei doro a laura sparsi Aquel cabello de oro era esparzido al aura, que en mil udos le enlazava, y la luz en estremo relumbrava del Sol, que de m suele andar huido. Mostrvaseme el rostro enternescido no s si de verdad, o me engaava, pues si en mi seno yesca tal estava, que hay quespantar de verme ans encendido? Su contoneo no era ac del suelo, y su boz se mostrava ms que humana, un ngel paresca en el asseo. Un bivo sol, un no s qu del Cielo, y aunque algo menos fuera (que no creo) no porquel arco afloxe llaga sana. SONETO 71 La bella donna che cotanto amavi. La por quien el bivir no te era grave de entre nos de repente es ya partida y entiendo quen el Cielo es rescibida, tan santa fue su muerte, y tan suave: Ya tiempo es de cobrar la dulce llave, que de tu coran le diste en vida, y que por via la sigas no impedida, no aya peso terreno que te aggrave Pues ya la mayor carga has alijado

[RVF 89]

F 5 me via [45v]

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Soneto f .46

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dexar puedes las otras fcilmente, y a modo de Palmero ir el viage Bien ves que a muerte va quanto hay criado y sabes que es cosa muy decente ir lalma descargada en tal passage. SONETO 72 Piangete donne, con voi pianga amore. Damas y Amor hazed llanto excesivo, amantes hazed triste sentimiento, que muerto es el que tuvo siempre intento hazeros todo honor mientras fue vivo, Al menos yo porn calor tan bivo que mis lgrimas salgan ciento a ciento, y que se augmente tanto mi tormento, que igual sea al dolor, y aun ms esquivo. De veros y de endecha llanto se oa, por el enamorado Micer Cinno, que agora nuevamente se ha partido: Lloren los cibdadanos de Pistoya, pues dentrellos faltado ha un tal vezino y muestre gozo el cielo, a donde es ido. SONETO 73 Piu volte amor mhavea gia detto scrivi. Escrive, amor mil vezes me deza. escrive lo que has visto en letras de oro, en como a mis sequaces descoloro, y la gloria que en ellos esto cra. Que tiempo huvo que en ti tambin se va lo mismo (exemplo claro de mi choro) despus te deslizaste de a do moro, aunquel huir de nada te serva. Que si los ojos do te me he mostrado que tuve por dulcssima morada, quando huve de romper tu pecho duro. Me bolviessen la xara ma preciada, mojar te hara el seno a buen seguro, quste es mi pasto, y t lo has bien provado. SONETO 74 Quando giugne per gli occhi al cor profondo. Si se entra por los ojos en el pecho la imagen que en l tiene tanta parte toda otra, y aun el alma se haze a parte, dexando el cuerpo a punto de deshecho: Deste primer milagro un otro es hecho, que la corrida y desterrada parte, huyendo de s misma, arriba a parte, do del destierro toma satisfecho. De aqu es en dos hallarse un color muerto, porquel vigor que bivos los mostrava, ya dexa de se ver do estava de antes. En el da mismo desto me acordava quel rostro vi mudado en dos amantes, y lo not como hombre en ello experto.

[RVF 92]

De versos [46v]

10

[RVF 93]

10

[RVF 94]

toda [f.] 47

10

56

[RVF 95]

10

SONETO 75 Cosi potessio ben chiuder in versi. Si recontar en versos yo pudiera mi mal como lo siento, aunque soy rudo, no creo huviera coran tan crudo que de piedad de m no se doliera: Mas vos ojos, de a do la xara fiera sali, sin me valer yelmo ni escudo, de dentro y fuera bien me veis desnudo, aunquel dolor en llanto no bolviera. Y pues vuestro mirar en m es tan presto, como en el vidro el sol, muy bien podra suplir por m el desseo, sin que diga: Que a Pedro no fue dao ni a Mara, la fe que a m solo es tan enemiga, y s que sola vos entendis esto. SONETO 76 Io son dellaspettar homai si vinto Ya de esperar me siento tan cansado, y desta guerra voy tan descontento, que la esperana es puro aburrimiento, y duro el lazo de que voy ligado. Mas el rostro admirable que gravado traigo en el pecho y dondequiera siento, me fuera ans, que a mi primer tormento de grado, o a pesar mio soy llevado. Errado anduve el tiempo que la va de libertad en m vide impedida, que mal se sigue lo que al ojo agrada: A su gusto se fue por do quera, al de otri agora es bien vaya rendida el alma que una vez fue desmandada. SONETO 77 Ahi bella libert come tu mhai. Ay dulce libertad cmo has mostrado partindote de m, qual aya sido mi estado antes del golpe recebido. que sin aliento quasi me ha dexado. Mis ojos de sus males se han cevado, tanto quel freno va roto y vencido: tras esto el resto en muy poco han tenido, tal doctrina les he siempre mostrado. Ni me es lcito or quien no razona de mi muerte, de cuyo nombre suena laura ans aqu, que gran consuelo tomo Amor de otra materia me refrena, ni saben entender mis manos como pueda loarse en verso otra persona. SONETO 78 Orso al vostro destrier si pu ben porre. Seor Orso al cavallo vuestro un freno bien puede echarse que le tenga a raya, mas quin har quel coran no vaya

la fe [47v]

[RVF 96]

10

[RVF 97]

tras [f.] 48

10

[RVF 98]

57

10

tras del honor, que tanto le es ameno? No sospiris, el rostro est sereno, ni recelis que su valor descaya, pues fama publicando no desmaya, quel pone de su parte lo que es bueno: Basta que se halle puesto en el terrero, con sus armas al plazo sealado, como el tiempo y virtud se lo permite, Gritando con un aire plazentero: con mi gentil seor soy abrazado, el qual por verse absente se derrite. SONETO 79 Poi che voi, e io pi volte, habbiam provato. Pues mil vezes havemos ya provado quanto nuestro esperar sea engaoso, tras aquel bien eterno glorioso alcemos lalma a ms felice estado. Questa vida terrena es como el prado, do se encubre el serpiente venenoso, y si a vezes se muestra algo gustoso, es por dexar al hombre ms cevado: Ans que si antes del postrero da tener queris el pecho sossegado, al vulgo no sigis ques desatino. Muy buen podris dezirme, quel camino de que advierto, es el mismo en que sola dar de ojos, y oy ms, siendo tan trillado. SONETO 80 Quella fenestra, ove lun sol si vede. La gloriosa ventana do se muestra un sol queriendo, y el otro quasi a nona, y aquella a donde el aire fro assona, quando exercita Breas ms su diestra: Y el peasco do est la Reina nuestra sentada, a do consigo algo razona, y los lugares do la yerva prona de sus pies sea alguna nos demuestra El passo donde amor me asi primero y la nueva estacin que de ao en ao buelve el da mismo a refrescar mi llaga. El dulce platicar, el rostro estrao que en mi coran veo siempre entero, son causa quen m el fuego no se apaga. SONETO 81 Lasso, ben so che dolorose prede. Qun claro veo el robo denodado de aquella que a biviente no perdona y cmo sin pensar, nos abandona el mundo, y qun poco ha la fe guardado: Veo a mucho lastar no ser pagado y que mis das passan ya de nona, y con todo el amor ms me aprisiona, y a mis ojos demanda el feudo usado. S que horas, y momentos, y los das

[RVF 99]

Pues [f.] 48

10

[RVF 100]

10

buelve [f.] 49

[RVF 101]

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10

nos roba el tiempo, y no recibo engao, mas fuera muy mayor que de arte maga: Querer y razn andan en porfas ha mucho, y lo mejor saldr sin dao, si alguna alma ay ac del bien presaga. SONETO 82 Cesare, poi chel traditor dEgitto. Cesar, despus que aquel traidor de Egipto el don le present con mano presta, celando su alegra manifiesta llor, como en mil partes shalla escripto. Viendo Annibal tambin su pueblo aflicto, por serles la fortuna tan infesta, escriven que se ri mostrando fiesta, mas bien se entendi quera todo ficto. Suele el nimo ans mostrar cubierto, qualquier affecto con contrario manto, hora tristeza tenga, hora alegra. Yo si tambin a ratos ro, o canto, es por me parecer que por tal va podr tener mi llanto algo encubierto. SONETO 83 Vinse Annibal, e non seppe usar poi. Dizen quen Cannas Annibal venciendo, usar no supo de su gran ventura, por tanto seor mo poned cura que no os venga lo mismo acontesciendo. Que Orsos, y Orsinos se andan deshaziendo en ravia, y dientes y uas (su armadura) aguzan, por gozar otra pastura que la de Mayo, de que an van gruiendo. Pues mientras al dolor los atormenta no os falte de la mano vuestra espada, id tras vuestra fortuna a donde os llama, Que de golpe al honor va enderesada, y despus de la muerte os dar fama, que con el tiempo ms, y ms se augmenta. SONETO 84 Laspettata virt, chen voi fioriva Lo que ya de virtud en vos se va, quando el amor os dava la batalla, un fruto dio, que no diffiere malla de lo que la esperana prometa. Ans mi mente a mi pluma porfa que os eternize, pues que no se entalla tan firme en mrmol duro una medalla, como en historia, o como en poesa: Creeis vos que Csar, o quel Africano, o que Paulo, o Marcello fueran tales por yunque, o por martillo, o por la lima? Lo que Pandulpho mo haze la mano fenesce, y el estudio es el quencima los hombres, y los buelve en immortales.

[RVF 102]

G Viendo [49v]

10

[RVF 103]

10

Soneto [f.] 50

[RVF 104]

10

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[RVF 105]

10

15

20

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30

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40

45

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55

CANCIN 22 Mai non vo pi cantar, comio soleva. Ya no quiero cantar como sola que alguien no mentenda, y mi sentido puede por no entendido, ser molesto, tambin sospirar siempre es frenesa. nieve en lo alto a porfa ha ya cado, y soy del da advertido, ans me apresto: un acto dulce honesto, es gentil cosa, y en la dama amorosa bien me agrada, que se muestre alterada y desdeosa, no dura rigurosa que Amor su reino rige sin espada, el que perdi la estrada buelva ariedro, y el que no puede ms duerma en el prado quien oro no ha alcanado, su sed puede apagar en barro, o cedro. Dime en guarda a san Pedro, mas ya no, o me entiendan, o no, que yo me entiendo: lo mal puesto queriendo mantenerlo gran peso es, del me arriedro y solo est: Phaetn dizen muri nel Po cayendo, el ro voy sintiendo, ya quel merlo passa, venid a verlo, mas no quiero, que no es muy plazentero en mar molesto, peol, ni lazo puesto entre hojas, muero quando un orgullo fiero es a virtud de dama hermosa oppuesto: alguno acude presto al que no llama, otro al que ruega huye cielo y tierra, el yelo a otro atierra, otro por muerte el da y noche brama. Proverbio ama al que te ama, es hecho antiguo yo bien s lo que digo, mas callarse vale ms, y ensearse hombre a su costa muger pobre entristesce un dulce amigo, mal se conosce el higo sin gustarse, bueno es no comenarse lo que a posta es duro, qualquier costa si hay bonana es buena, la esperana a vezes mata un tiempo me fue grata aquesta dana, lo poco que me avana alguno lo tuviera por gran data, fiuzia tengo rata en el que vee el mundo todo, y todo lo repara, que con piadosa vara me paste entre sus greyes y recree. Alguno lo que lee no lo entiende, y tal hay que red tiende y nada enlaza, el que mucho adelgaza queda nescio: la ley no se encoxee en que otro atiende, por bien ser se desciende a tierra rasa, lo que ms amenaza lo desprecio, y lo que es de ms precio es ms suave bendita sea la llave que ha cerrado esta alma, y la ha librado, a modo de ave de una prisin tan grave, y de sospiros tantos aliviado lo ques a m pesado a otro esmalta

G 2 que se [50v]

mal [f.] 51

60

60

65

70

75

80

85

90 [RVF 106]

de pena, ans la ma va menguando, gracias a amor voy dando que no le siento, aunque en m nunca falta. Callar do hablar se exalta con mesura, y el son que me assegura de cuidado en crcel fosca atado do es la lumbre bella, y flores nocturnas en llanura, fieras de selva escura en lo cercado, y el miedo aucarado por costumbre, y ver sin pesadumbre un ro hecho de dos fuentes que a trecho paresca, amor y celosa me han deshecho de todo, en todo el pecho, llevndome por muy seguida va a la esperana ma , do de estraos affanes mi bien puse, y lo que sigue, paz tenga, o me fatigue guerra, no me oluidis en estos paos. De mis passados daos lloro y ro, porque mucho confo del odo gozo agora he tenido, y ms espero, contando voy los aos del mal mo: en buen ramo me fo, y pongo el nido, mas con todo sentido alabar quiero aquel disfavor fiero, que me haza ser lo que convena a mi desgrado, y a dedo sealado me traa, tanto que hablar quera, mas lo contrario quiere la que ha dado el golpe en mi costado, y le santigua, por quien nel pecho ms quen carta escrivo: que me haze muerto y bivo, y en un punto menciende, y me amortigua. CANCIN 23 Nova angeletta sovra lale accorta. Una nueva Angelita desde el cielo a una fresca ribera se baxava, por do llevado mhava mi destino, y viendo que iva solo, all en el suelo un lazo que de seda urdiendo estava me puso en lo ms verde del camino: asime, y con la luz que resurta lleno qued mi pecho de alegra, SONETO 85 Non veggio ove escampar mi possa homai. No veo a d escapar, aunque querra, tal guerra me da aquel mirar estrao: que temo no destruya algn gran dao: mi pecho, donde tregua nunca hava. Yo de evadirme bien pretendera mas en mi muerte un resplandor tamao sus rayos causan, que al quindcimo ao, me ciegan harto ms quel primer da, Encuentro su retrato en toda parte, y no doy buelta alguna que no vea aquella, o semejante luz presente:

G 3 Callar [51v]

el golpe [f.] 52

[RVF 107]

10

G 4 aquella [52v]

61

Tan gran selva de un lauro verdeguea, que solo por do quiere y por nuevarte, mi enemigo me lleva fcilmente. [RVF 108] SONETO 86 Avventuroso pi daltro terreno. Terreno muy ms que otro venturoso, donde el hermoso pie fue sealado, quando de aquel mirar fui regalado, quel aire bolver suele ms gracioso: Bien puede antes el tiempo riguroso gastar bulto en diamante relevado, que hazer que deste pecho aya faltado un acto para m tan glorioso: Ni vendr tantas vezes a mirarte, que no me incline la seal buscando, questampada en ti fue del dulce giro: T Sennuccio, si piensas acordarte de m, ruega a mi amor, en le encontrando, por (siquiera) una lgrima, o sospiro.

10

[RVF 109]

10

SONETO 87 Lasso, quante fiate amor massale. Quantas vezes el fiero amor me assalta, que entre la noche y da son sin cuento, tantas torno a do el fuego vi contento que mi perpetua llaga haze ms alta: Esta imaginacin ans me exalta al alva, tercia, y nona, y tan de assiento en mi pecho se assienta, que no siento, que dl haga tan sola una hora falta: Laura dulce que emba de aquel viso, con el suave hablar tan acordado, alegra y resuscita quanto alcana: Al menos yo voy tan refocilado como de aire gentil de paraso, tanto mi coran con l descansa. SONETO 88 Perseguendo mi amor al luogo usato. Persiguindome amor donde era usado, estando como quien espera guerra, que todos los dubdosos passos cierra, de mil cuidados graves rodeado. Bolvme y vi una sombra que de lado la sealava el sol, all en la tierra, de aquella que si mi juzgar no yerra, era bien digna de immortal estado. Yo quasi iva a dezir, de qu recelo? mas en assomando esto a mi sentido, todo el remedio vi venirme junto: Que como el trueno y rayo es en un punto de un hablar y mirar quasi del cielo, ans me vi en un punto socorrido.

Esta [f.] 53

[RVF 110]

10

G 5 Soneto

62

[RVF 111]

10

SONETO 89 La donna, chel mio cor nel viso porta. Hallme aquella de quien traigo asido y preso el coran todo ocupado en cosas del amor, y al modo usado me le inclin con el color perdido: Mas ella quando ans mortal me vido, bolvi su rostro tan enamorado, que muy fcil huviera desarmado a Jpiter del rayo ms temido: Con su corts hablar bolv sereno, y tanta era la luz que de s dava que no par por no poder suffrillo: Agora de contento voy tan lleno que quasi es impossible referillo, ni siento ya el dolor que me aquexava. SONETO 90 Pommi, dovel sol occide i firoi, & lherba. Ponme a do yerva y flores desbarata el Sol, o do la nieve aya vencido, o donde sea el temple ms medido, o donde nasce el Sol, o se remata. Ponme en dulce fortuna, o menos grata, al aire ms ameno, o desabrido, ponme do es largo el da, o encogido en floresciente edad, o que se abata. Ponme en tierra, o en el cielo, o en el infierno, o en alto monte, o valle muy sombro, espritu, o de carne revestido, Ponme con nombre escuro, o nombre eterno, no mudar jams el amor mo, aunque ha quinze aos dura mi gemido. SONETO 91 Qui dove mezzo son Sennuccio mio. Aqu do medio estoy Sennuccio mo (ans yo fuera entero y vos contento) huyendo vine tempestad y viento, por cuya causa el tiempo es tan crudo. Ya estoy seguro, od en que me fo, y el porqu poco, o nada el tronar siento, y por qu mi desseo no va lento, antes muy ms ardiente y con ms bro: Luego que vi el alcar de Cupido de donde sale Laura que recrea el tiempo, y desvanesce todo rayo, Amor esta alma, a donde tiene el nido, bolvi a encender quitndole el desmayo, mirad lo que ser quando la vea. SONETO 92 Sennuccio, ivo che sappi in qual maniera. Sennuccio, dezir quiero en que manera tratado soy, y que vida es la ma,

[53v]

[RVF 145]

Ponme [f.] 54

10

[RVF 113]

10

[RVF 112]

no menos

63

10

no menos ardo agora que sola, Laura me buelve, y soy qual antes era. Aqu la vi ms blanca que la cera, aqu dura, aqu cruda, y aqu pa, honesta aqu, y aqu de gallarda, aqu muy mansa, aqu de altiva fiera, Aqu cant, y aqu estuvo assentada aqu bolvi, y aqu detuvo el passo, aqu con su mirar clav mi pecho Hablme aqu, y aqu mostr derecho su rostro, y aqu estuvo demudada: con tanta variedad la vida passo. SONETO 93 In mezzo di duo amanti honesta altera. Vi que entre dos amantes se mostrava mi Laura, estando aquel seor con ella, quen cielo y tierra abiva su centella, yo del un lado, y Phebo de otro estava: Y viendo que la Esphera la cercava del ms hermoso amante, alegre y bella a m bolvi sus ojos, o quin vella ans siempre pudiera, y no ms brava. Luego fue convertida en alegra, la celosa que al mirar primero por tan alto adversario me nasciera. Y el por mostrar su pena por entero con una chica nuve se encubra, corrido de entender que le venciera. SONETO 94 Pien di quella inefabile dolcezza. Lleno de aquella altssima dulura, que por los ojos se me hava entrado, quando dellos deviera haver cegado porque no vieran menos hermosura Dex lo que ms quiero, y con tal cura a contemplar en ella voy usado, que si algo que no es ella hallo a mi lado, le doy de mano, como a cosa impura, En un valle cerrado, a toda parte (que mis sospiros buelve en alegra) me vi con slo amor algo cansado, Do fuentes hallo toscas fuera de arte, y a bueltas el retrato de aquel da, que suelo hallar doquiera que he llegado. SONETO 95 Sel sasso, ond piu chiusa questa valle. Si a la pea que aqu cierra este valle, de que su proprio nombre deriva, las espaldas Babel por suerte esquiva, y Roma el rostro huvieran de miralle: Mis sospiros por ms benigna calle pudieran ir do su esperana es biva, que aunque esparzidos van, all visivamente el viage llevan sin mudalle. Acjenlos all tan dulcemente

[54v]

[RVF 115]

10

con [f.] 55

[RVF 116]

10

[RVF 117]

que 55v

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10

que nunca de bolver tienen cuidado, mas los ojos lo sienten, que al momento Que apunta el primer rayo en el Oriente considerando lo que le han quitado, grangean llanto, y mis pies ms tormento. SONETO 96 Rimansi a dietro il sesto decimanno Ya queda atrs el dcimo y sexto ao de mis sospiros, yo voy adelante hazia el estremo, y hallo por delante siempre el principio de mi affn tamao: Lo amargo dulce mes, provecho el dao, y del bivir me siento muy pesante, rogando a Dios que no se eclipsen ante los rayos de mi Sol, al mundo estrao: Aunque aqu estoy, ser quiero en otra parte, y querra ms querer, mas esto pido: que por no poder ms, voy donde puedo, Mi nuevo lamentar puede mostrarte, como de lo de atrs ni solo un dedo, por ms rebueltas que huvo me he movido. CANCIN 24. Una donna piu bella assai chel Sole Una duea muy ms quel Sol hermosa, y de otra tanta edad, y en luz ms pura, famosa en hermosura me traxo joven siendo a su vandera: sta en palabras y obras, como cosa que rara hizo en el mundo la natura, con diligente cura, vino a m por mil modos plazentera, por ella me troqu de aquello que era, despus que a ella ms me huve acercado, hallme haver entrado en fatigosa empresa no a mal tiempo, tal que si arribo al desseado puerto, espero largo tiempo bivir, quando me tengan ya por muerto. Llevme esta seora muchos aos tras s, de un juvenil desseo ardiendo, y a lo que agora entiendo fue por hazer de mi ms clara prueva, mostrndome su sombra sola y paos, nunca la luz del rostro descubriendo, yo ver assaz creyendo sin ms mirar pass mi edad ms nueva, y an la alegre memoria all me lleva: mas en mirando della algo adelante, la vi tan rutilante. que nunca de antes tal visto la hava, luego me fui haziendo mil pedaos por ver si en algn da pudiesse verme puesto entre sus braos. No me apart temor dello, ni el yelo, antes mostrando bro y ardimiento a sus pies con buen tiento

[RVF 118]

10

[RVF 119]

Una [f.] 56

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25

que [56v]

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me as por della ver lo ms subido: ella apartado de mi vista el velo me dixo: pues tuviste atrevimiento demanda a tu contento lo que mejor te huviere parescido: yo respond, Mi amor tan firme ha sido en vos, y del me siento ass inflamado, que del presente estado mudarme lo tern por impossible, dime respuesta luego sin tardana tan dura y apazible, que me oblig a temor y a esperana. Muy raro se hallar (dize) en la tierra alguno que de m tratar oyendo, no venga conosciendo de mi valor alguna partezilla: mas la adversaria que mi bien atierra le mengua, vase ans virtud muriendo, y otro se va metiendo que promete una vida a maravilla: quando el amor tu mente abri senzilla, me dixo de ti cosas, por do creo que te har tu desseo digno de un claro fin honroso y franco, y pues ya destos eres a m gratos terns otra por blanco, que buelva essos tus ojos ms beatos. Iva a dezir, no puede ser tal cosa, y ella por no dezirme que iva ciego, otra me mostr luego, que verla es a muy pocos otorgado, Yo mi frente bax muy vergonosa sintiendo dentro en m ya mayor fuego, tomlo ella por juego, dizindome: No ests desso turbado, que bien s que en havindose mostrado el Sol, se desparesce toda estrella, ans muy menos bella paresco junto a luz tan excelente, mas ni por esso yo de m te aparto, que ambas de una simiente nascimos (bien que ella antes) y de un parto. En esto de mi lengua desatado fue el udo de verguena que tena por la inconstancia ma, y viendo no se haver dello sentido, comieno, si es verdad lo que has hablado, beatos son por cierto padre y da que ac a baxo os emba, o quin por vos huviera ms suffrido, y si algo del camino me he torcido, me pesa mucho ms de lo que muestro, mas o si del ser vuestro digno fuesse de or ms a la clara: respondio pensativa y tan clavada en m tuvo la cara, quella y su boz en m qued estampada. De motu proprio (dixo) el padre eterno nos ha libres de muerte produzido, a vos qu os ha valido?

que [f.] 57

H y vien[57v]

66

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lo contrario qui mejor os fuera, un tiempo amadas fuimos del moderno mundo, despus nos puso en tal olvido, qusta al antiguo nido dio buelta con presteza no qualquiera. E yo una sombra soy harto ligera, esto es lo que dezirte puedo agora, ques breve la demora, y al partir aadio, no ests confuso, y de lauro texiendo una excelente guirnalda, me la puso con sus manos en torno de mi frente. Cancin, quien tu razn llamare escura, dile, No me da pena, porquespero presto otro mensagero. por cuya boz ser ms manifiesta, que slo a despertar aqu he llegado. si quien me impuso en esta sentencia al despedir no me ha burlado. SONETO 97 Quelle pietose rime, in chio maccorsi. Los pos versos vuestros que he leido (muestra de ingenio y de corts affecto) tuvieron tal poder en mi conspecto, que la pluma en la mano me han metido, Para hazeros saber: que no he sentido la fiereza de aqulla, que respecto a nadie tener sabe, aunquen effecto hasta quasi sus puertas fui corrido. Mas di la buelta atrs, porquera escripto sobrel umbral mayor, que no an agora el cabo de mi curso era llegado. Y vine sin leer el da y hora, no tengis pues seor el pecho afflicto, y otro alabar serms acertado. CANCIN 25 Hor vedi amor che giovenetta donna. Amor, no miras cmo aquesta dama, tan poquito de m, y aun de ti cura? que entre los dos sin armas va segura, sin por tus flechas darse ni una drama, Sobervia contra ti se contonea, y contra m de crueldad se arrea, y pues por entre flores se passea, si en tus armas piedad ay, sin tardana por ambos seor toma la vengana. SONETO 98 Dicessettanni ha gi rivolto il cielo. Diez y siete aos ha rebuelto el cielo, desde queel coran traigo abrasado, y si me paro a contemplar mi estado entre las llamas siento un puro yelo. Bien dizen que se muda antes el pelo quel vezo, y aunque me aya algo alentado,

con [f.] 58

[RVF 120]

10

[RVF 121]

H 2 Amor [58v]

[RVF122]

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10

nunca el desseo fue menoscabado, y si ay culpa la tiene nuestro velo. Ay si podra verme en algn da (el huir de mis aos entendiendo) libre de tan gran pena y duro fuego. Y si he de ver que por alguna va a los ojos de Laura complaziendo, pueda alcanar siquiera algn consuelo. SONETO 99 Quel vago impallidir chel dolce riso Aquel amarillear que al dulce viso de una niebla de amor hava obfuscado, tan po al coran fue presentado, que al rostro a recebirle salir quiso: Viole como ver suele en paraso unalma a otra, tal hava llegado, y nadie qui en ello huvo mirado, yo si, que nunca dl me hallo diviso. Toda otra qualquier vista deleitable de dama enamorada, la tuviera con sta por no nada, ans lo digo, Baxando a terra el rostro venerable, ans callava, como que dixera: ay quin me alexa de mi dulce amigo? SONETO 100 Amor, fortuna, e la mia mente schiva Amor, fortuna, y aun mi mente esquiva, por lo que veo a lo passado, buelta, me congoxan ans, que alguna buelta juzgo el bivir por cosa muy nociva. Amor me afflige, y la fortuna priva mi pecho de consuelo, y no resuelta mi mente en el saber, va en ira embuelta, conviene ans quen pena siempre biva. Ya no espero ver das como de antes, que de mi vida ya va ms quel medio, y de mal en peor van mis mudanas, de frgil vidro son mis esperanas, no (como algunos piensan) de diamantes, pues todo se me rompe antes del medio. CANCIN 26 Sel pensier che mi strugge. Si lo que me destruye como es firme y porfa, de su color me guarnesciesse enferma: qui tal hay que huye, que su parte tendra del fuego, aunque segura agora duerma, ni sera tan yerma mi vida, y tan cansada por montes y campaas, ni rotas mis entraas, ardiendo la quest contino elada, sin dexar en mi drama,

[RVF 123]

[-] [f.] 59

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[RVF 124]

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H 3 y de [59v]

[RVF 125]

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que no sea fuego y llama . Mas porque amor me aveza a fuera y me despoja, en bronca rima canto, y sin dulura: que no siempre en corteza, ni en flor muestra ni en hoja, el rbol su valor y su natura: amor quen tanta cura me ha puesto, y est assentado a sombra de sus ojos, mire esto sin antojos, que si el dolor llanto al cabo ha dado a m la poca maa, y essotro a otri daa. Rimas dulces que usado en el principio hava, comenando el amor a maltratarme, quin al primero estado viesse mi pecho un da buelto, porque pudiesse desfogarme: que ac siento ocuparme de un no s qul sentido que de mi Laura parla: despus para quitarla no basto, y ans vengo a ser rendido, sin para mi remedio saber dar algn medio. Como el nio que prueva a rebolver la lengua, que hablar no sabe, y le es callar tormento: desseo ans me lleva tras de mi pena y mengua, porque mi Laura sienta lo que siento. mas si en se ver contento toma, sin darse un pelo por mi quien biva, o muera, yeme t ribera y a mis sospiros da tan grande buelo, que a doquiera se diga, lo que me has sido amiga. Bien sabes que tocada, la tierra nunca ha sido de pie, como el que aqu qued estampado: ans lalma cansada, con todo su sentido razn te viene a dar de lo passado, o quin huviera hallado la planta que estamparse sola entre esta yerva, que mi pena proterva pudiera en slo verla mitigarse: que con qualquiera paga, se paga un alma vaga. Doquiera que me veo, hallo un dulce sereno, y digo aqu, lleg la vaga lumbre: y si hallo flores, creo que aqul es el terreno do mi seora tuvo de costumbre passar su pesadumbre,

me ha [f.] 60

H 4 toma, [60v]

o que

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o que le ha sido assiento florido, fresco, y verde, ans nada se pierde, y fuera viendo ms, mayor tormento. lindo espritu qul sers, pues causas tal? O pobrezilla, pues que de ser tosca, llevas tan claras seas, no salgas de entre breas. CANCIN 27 Chiare, fresche, e dolci, acque. Aguas frescas sabrosas, donde el cuerpo agraciado puso aquella que siempre mes seora, lindas ramas umbrosas donde arrim su lado, de que me acuerdo con sospiro agora: y vos dones de Flora, que aquella vestidura hinchi de aire sereno, y el sobrehumano seno, de a do me hiri de amor la flecha dura, dad audiencia juntos a mis postreros y penosos puntos. Mas si es tal mi destino, y ans lo quiere el cielo, que amor cierre estos ojos lamentando este cuerpo mezquino se entierre en este suelo, y el alma al cielo buelta de bolando: ans ser ms blando el trago (si esto es cierto) en el dubdoso passo quel espritu lasso no puede desnudar en mejor puerto, ni en ms apta posada, los huessos desta carne trabajada, Tiempo venir podra que al sitio acostumbrado la mansueta fiera all boluiendo, en semejante da, que della fui llagado, su pa y dulce vista rebolviendo, buscando y no me viendo por ser tierra tornado, el mismo amor le inspire de suerte que sospire tan dulce, que merced me aya ganado, haziendo fuera al cielo, enxugando sus ojos con el velo. Acurdome baxava (ay qu dulce memoria) una pluvia de flores muy quajada, donde ella sesteava, humilde en tanta gloria, de un amoroso viento rodeada: la ropa era sembrada y crenchas aquel da,

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H 5 que [61v]

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(que oro bruido y perlas entonces era verlas) dellas, y alguna en tierra se caa, otras mil bueltas dando quasi aqu reina amor ivan cantando. Quntas vezes dezia de grande espanto lleno, por cierto sta ha nascido en paraso: tan fuera me traa de m su aire sereno, y la rareza de su lindo viso y aun cre ser diviso de m mismo de suerte, que deza sospirando: cmo aqu vine o qundo? creyendo estar nel cielo do no ay muerte, ass me satisfaze tanto el lugar, que nada otro me plaze, Cancin si fueras tal como el desseo, pudieras fcilmente salir del bosque y andar entre la gente. CANCIN 28 In quella parte dove amor mi sprona. A do me instiga el crudo mi enemigo es bien bolver las rimas lastimeras, que de ordinario van tras lalma afflicta, y qules della devan ser primeras, aquel que de mi mal trata comigo, lo dexa en dubda, tan confuso dicta, mas conforme a la historia que depicta, hallo de mis martirios con su mano dentro en mi coran, adonde acudo, dir, porquel mal crudo hablando affloxa al menos qualque grano: por no quedar pues mudo, digo, que en quanto encuentro no diviso mas de una dama, della o el lindo viso. Despus que mi cruel fiera ventura, sobervia, inexorable, y enojosa, mha de mi mayor bien tanto alexado, la memoria me alivia alguna cosa: que si veo quel mundo ha su figura con floresillas tiernas renovado, luego mi Laura se me ha presentado, como quen su primera edad la vea, y quando el Sol ya va ms calentando, la vengo imaginando llama de amor, que pecho enseorea. y si se va quexando el da, en ver la prissa del planeta, llegada la imagino a edad perfeta. Hojas si en ramo, o si violetas veo en tierra, quando el fro ya se pierde, y el planeta mejor en fueras cresce, con las violetas veo junto el verde, que al principio del mal de que me arreo armavan al amor, que aun oy mempesce. y la corteza dulce que guarnesce

salir [62v]

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los delicados miembros, que morada eran de una linda alma, y sonlo agora que me priva a desora de otro plazer el pecho, ans arraigada su gracia en m demora, que entonces era en flor, y en breves aos cresci, refugio y causa de mis daos. Quando sobre altos montes tierna nieve del sol herida veo algo lexano, como a la nieve el Sol, amor me trata, pensando en aquel rostro ms que humano que de lexos lo mismo haze que prueve, y al coran de cerca desbarata, a donde entre el color de oro y de plata me muestra siempre a aquello que no vido alguno sino yo, donde el desseo que del aire y meneo y risas, y sospiros ha nascido me inflama ans que creo que no le olvidar, pues que ni invierno le apaga, o muda esto, ques eterno. Ni despus de gran lluvia en noche he visto ir por el aire claro las estrellas, y entre el roco centellear el yelo, que no viesse delante las dos bellas lumbreras, con que a todo mal resisto, como a sombra las vi de un lindo velo y como entonces luz tomava el cielo de su beldad, ans tambin agora las veo centellear, de que me abraso. Y si el Sol sale acaso la lumbre pienso ver que me enamora, y si llega al Ocaso parece que la veo quando dexa en tiniebla el lugar de a do se alexa. Si en vaso de oro blancas floresillas mis ojos, o rosadas jams vieron, al punto que por virgen son cogidas, a la memoria el rostro me traxeron, que excede a todas otras maravillas, y en ella tres lindezas veo unidas, las hebras de oro sueltas, y esparzidas tras del cuello que dexa en la blancura, la leche atrs, y el rostro matizado: si el aire ha derramado tambin flores doradas con dulura me es luego presentado el da que primero los cabellos vi sueltos, y enlazado me vi dellos. Contar una por una las estrellas, y la mar encerrar toda sera en un muy chico vaso y apretado, pretender recontar en solo un da, en quantas partes esta flor de bellas su luz en s quedando ha derramado, o quin della jams fuesse apartado, ni tal har, mas si acaso me alexo, el cielo y tierra impiden lo que sigo y sonme buen testigo mis ojos, quenxugar nunca los dexo

me [63v]

y en [f.] 64

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ans se est comigo la por quien tantas lgrimas derramo, ni el nombre de otra en mis sospiros llamo. Bien ves cancin que quanto digo es nada, respecto al pensamiento dulce y fiero, quen mi coran siempre anda cubierto: y ans tengo por cierto ques causa principal de que no muero, que ya fuera bien muerto, con ser lexos del alma, y lamentando, mas vmelo la muerte dilatando. CANCIN 29 Italia mia, ben chel parlar sia indarno. Italia ma aunque mi hablar sea vano, a llagas tan mortales y tantas, como en esse cuerpo veo, querra mis sospiros fuessen quales el Tber de mi mano espera, y Arno, y Po donde me empleo: lo que mi Dios desseo, es que lo que te traxo ac a la tierra te bolviesse a tu sancta patria amada, pues ves seor travada de tan liviana causa tan gran guerra, los que enduresce y cierra Marte superbo y fiero, enternscelos padre y los desliga, y manda por entero que la verdad mi lengua aqu les diga. O vos a quien fortuna ha dado el freno de tan ricas majadas y dellas compassin ninguna os mueve qu quieren entre nos tantas espadas? es porque este terreno de Bavrica sangre se renueve? error vano os commueve, pues tenis lo que hazis por acertado buscando amor y fe en el mercenario, mirad ques al contrario que aqul va de enemigos ms cercado, que ha ms assoldado ay presa detenida que del desierto anegas nuestros huertos, mas si es de nos venida la causa, quin nos deshar los tuertos? Bien provey natura a nuestro estado, los Alpes quando oppuso a la Tudesca ravia fiera impura, mas el desseo nuestro en s confuso, hinchir ha procurado de roa el sano cuerpo, y de amargura, y agora una clausura, las bravas fieras con las mansas greyes encierra, donde siempre el mejor gime y porque ms lastime viene este mal de gente atroz sin leyes. a la qual y a sus Reyes mostr Mario su bro

y ans [64v]

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que [f.] 65

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de que memoria dura an oy en da, quando en Sextil el ro tanta sangre como agua se bevia. A Cesar callo, quen aquella tierra las yervas en sanguinas bolvi, metiendo el hierro en sus entraas, las estrellas agora con malinas muestras nos hazen guerra por mano de quien rige estas cabaas, que por hartar sus saas, del mundo pierden la ms bella parte, qul culpa, o qul juizio, o qul destino, haze al pobre vezino que dexe de aburrido officio, y arte? y de su haver d parte a quien con mil maldades su sangre vierta, o se la ponga en precio ? yo digo las verdades, y no por odio, ni por menosprecio,. Ni mil pruevas os han escarmentado, del Bavrico engao, que alando el dedo juega con la muerte, donde el tormento es muy mayor quel dao: mas creo ha derramado la sangre vuestra alguna ira ms fuerte, pensad en vuestra suerte dende el salir del sol hasta que assombre, veris quel que a otri precia, a s se apoca. Latinos a quien toca dad orden questa carga se descombre, no hagis dolo un nombre tan vano y sin cimiento, que vencer una gente tan astrosa a nuestro entendimiento, pecado es nuestro, y no natural cosa. No es esta tierra donde yo biva? no es ste el nido mo, en donde fui criado dulcemente: no es sta aquella patria en que me fo, madre benigna y pa, que a mis padres ya cubre y tanta gente? muvase vuestra mente por Dios, y contemplad con po pecho las lgrimas del pueblo doloroso, que de vos el reposo despus de Dios espera con derecho, piedad venga a despecho deste furor y engao, ans resistiris con ms concierto: que aquel vigor de antao, an en Italia no es del todo muerto. Mirad quel tiempo buela, y que se muda y que esta nuestra vida trae arrastrando tras de s la muerte: pensad los que aqu estis en la partida que lalma ha de ir desnuda, y sola ha de llegar al passo fuerte, al echar de la suerte, id aliviados de odios, y rencores, que suelen impedir la va serena,

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I 2 trae [66v]

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y lo que en dao y pena de otri se gasta, gstese en labores de ingenio, y en primores que ay en la vida humana, o en obra alguna honesta se convierta: quel cielo no se gana si desde ac no va la senda abierta. Cancin yo te amonesto que tus razones con respecto digas, que has de ir a ver algunas potestades, y oy son las voluntades llenas de usanas pssimas antiguas, de verdad enemigas, ve prueva tu ventura con grandes que se precian de lo bueno, y a m quin me assegura? llevar de paz la boca y pecho lleno. CANCIN 30 Di pensier in pensier, di monte in monte. De un pensamiento en otro amor me lleva por montes, quel camino si es hollado, conviene poco a la quieta vida. Si en solitaria playa, ro o cueva, o si entre montes he valle encontrado, all sossiega lalma ma affligida: como amor la combida y re, o llora, o teme, o se assegura, y el rostro que la sigue a rienda suelta, se turba y da la buelta, porquen un ser muy poco tiempo dura, ans dir quien fuere en esto experto, que me abraso, y que mi estado es incierto. Por solitarias asperezas pruevo algn sossiego, porque lo poblado augmenta siempre ms la pena ma, y a cada passo un pensamiento nuevo hallo de mi seora, que ha trocado toda mi pena luego en alegra: tanto que no querra trocar una tan dulce amarga vida, y dgome: Qui que mi ventura espera coyuntura, para en mis cosas dar mejor salida: despus en si ha de ser, y en cmo, y qundo, passo otro tanto tiempo sospirando. Si encuentro de rbol sombra, o de collado, all me paro, y luego en qualquier canto traando voy su rostro propriamente, mas en bolviendo en m, siento mojado todo el seno, y me digo con espanto: adnde ests? no ves quests absente? mas si buelve mi mente a lo primero, y dexa de andar vaga, y vengo de m mismo a olvidarme, siento ans amor tocarme, que de su propio error lalma se paga: y son tantas las partes do la veo, que slo quel error dure desseo.

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Yo la vide (mas quin me lo cree[r]a?) en lagua clara, o en la yerva verde, o en el troncn de una haya como biva, o en blanca nuve, y tal que bien dira Leda que a su respecto Helena pierde, como estrella, a la qual de su luz priva el sol, y si es esquiva la parte do me veo, o si es desierta con tanta ms belleza la imagino. Despus ya quando atino al dulce error, me assiento piedra muerta en otra biva, y quedo tan suspenso como si escrivo, o si lamento, o pienso. Si acaso encuentro un monte, ado no alcance la sombra de otro monte, hazia la cumbre llevarme suele mi desseo intenso, de donde hazen mis ojos el balance del dao que padesco, y pesadumbre, y al fin con lamentar lo recompenso: quando bien miro y pienso qun gran trecho de aquel rostro me aparte, que siempre mes tan cerca y tan lexano despus digo qu gano yo en lamentar? qui en aquella parte por mi larga tardana se sospira, con esto el alma ma algo respira. Cancin ultra los Alpes donde es ms claro el cielo y ms sereno, sobre un arroyo me vers corriente, a do laura se siente de un oloroso lauro fresco ameno all es mi coran y quien le gua que aqu sola vers la imagen ma. SONETO 101 Poi chel cammin m chiuso di mercede Despus que de merced me fue quitado el curso, y vuestros ojos ya no veo, de a do mi fe esperava y mi desseo un galardn coger harto colmado. De sospiros mi pecho es sustentado, y de un lamento eterno me recreo, ni ya me causa pena y de aqu creo que mes ms dulce el llanto que otro estado, Sustntome tambin de una figura no de mano de Zeuzis, o de Phidia, sino de otro en el arte peregrino: Mas qu Scithia, o Numidia me assegura? pues no harta de mi destierro indigno, me viene aun hasta en l a hallar la embidia?

Si a ca[f.] 68

[RVF 130]

I 4 De [68v]

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SONETO 102 Io cantarei damor s novamente Yo cantar de amor tan nuevamente, que har sacar por fuera al pecho duro sospiros mil al da, y fuego puro prender dentro de aquella elada mente.

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Yo har qui mudar la dura frente, y humedescer los ojos, y asseguro que miren con piedad, como el maduro que de su yerro tarde se arrepiente. Y el purpreo color dentro en la nieve har mover, y verse el encerrado marfil, quen mrmol buelve a quien le mira. Y lo dems, por quien el bivir breve no me congoxa, a gloria antes me tira de a tan tarda sazn verme guardado. SONETO 103 Samor non , che dunque quel chi sento. Si no es amor, ques esto quen m siento? y si es amor, qul es su natural? si bueno, cmo su effecto es mortal? si malo, cmo es dulce su tormento? Si de voluntad ardo, qu lamento? si a mi pesar, el lamentar qu val? o biva muerte, o deleitoso mal quin te dio en mi poder si no consiento? Y si consiento, sin razn me quexo entre tantos contrarios va mi nave metida en alta mar y sin govierno, Tan falta de saber, de error tan grave que no s lo que digo, o lo que dexo, pues tiemblo de verano, ardo de invierno. SONETO 104 Amor mha posto come segno strale. Como blanco a saeta amor me ha puesto o como nieve al sol, o cera al fuego, o niebla al viento, y ronco y sin sossiego merced os pido, y caso no hazis desto. De vuestros ojos sale el tiro enhiesto contra el qual no aprovecha tiempo, o ruego. de vos procede, y vos dezs ques juego el sol, y fuego, y viento a m molesto. El rostro es sol, los pensamientos xaras, y es el desseo fuego, desto armado me hiere, y ciega amor, y me destruye. El canto angelical, las hablas raras y el espritu dulce y regalado son laura ante la qual mi bivir huye. SONETO 105 Pace non trovo, e non ho da far guerra. No hallo paz, no haviendo de hazer guerra, espero, y temo, y ardo, andando elado, buelo hasta el cielo, y qudome en la tierra, y todo el mundo en vano he abarcado. Prendime quien no me abre, ni me cierra, ni me quiere ni menos me ha dexado, amor no me aprisiona, ni deshierra. ni me ha con vida o muerte despenado. Sin ojos veo, y mudo voy gritando, la muerte busco, y busco la guarida,

Soneto [f.] 69

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I 5 El [69v]

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amo otri, a m aborresco de hora en hora Mi pasto es de dolor, ro llorando igualmente me pena muerte y vida, en tal estado soy por vos seora. [RVF 135] CANCIN 31 Qual piu diversa, e nova. Qualquiera estraa cosa quen differente clima ha sido hallada, si bien fuere mirada comigo quadra, tal amor me tiene, all de a do el sol viene una ave hay sin consorte de tal suerte, quen voluntaria muerte renasce, y sale siempre ms hermosa ans sola y gozosa se halla mi voluntad, quando elevada en pensamientos a su sol se buelve hasta que se dissuelve y es de nuevo a su ser despus tornada, ans arde y muere, y muerta se renueva, y ser bien prueva fnix milagrosa. De todos es sabido imn piedra quen India has tal natura, quel hierro y clavadura arrancas a las naos y las ahondas, yo lo mismo en las ondas de amargo llanto pruevo, do con bro aquel peasco mo hasta el hondo me lleva tras s asido, donde desguarnescido del coran, que de antes cosa dura sola ser, me tiene ansi amarrado el peasco apropiado a carne ms que a hierro, ay mi ventura, que aunque soy carne, imn venga arrancarme tras s, y llevarme, quin jams tal vido? All en el Occidente dizen que ay una fiera mansa tanto que otra no ay tal, mas llanto y muerte dentro de sus ojos tiene ans mucho conviene al que mirar la quiere que se gire de suerte que no mire sus ojos, lo dems seguramente ver puede, yo doliente siempre a mi dao corro, y s bien quanto suffro, y he de suffrir, porque este fuego del amor sordo y ciego me tiene tal, quel dulce viso santo y sus ojos son causa que me muera, por esta fiera anglica innocente. Nasce hazia medio da una fuente quel nombre el sol le ha dado que suele y es provado de noche hervir, y de da enfriarse, y tanto ms elarse quanto ms se levanta el sol y acerca, el mismo mal me cerca

[si bien] [f.] 70

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que aun[70v]

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que fuente soy que llanto siempre emba, y quando se desva la lumbre de mi sol quedo abrasado y en una escura noche voy metido, mas luego que ha venido mas hazia m su rayo que apartado andava, siento quasi traspassarme, y todo elarme, tal miedo en m cra. Otra agua ay en Epiro tan fra, que de fra se defiende, donde affirman se enciende la vela muerta, y muere la encendida, esta alma que an asida no se hava visto de amoroso fuego en llegndose luego a la fra por quien siempre sospiro se abrasa, e yo me admiro, quen verme de tal suerte no se offende y un mrmol a piedad fuera movido, mas el fuego encendido con la virtud elada haze se emiende soy mil vezes ans encendido y muerto, y no s cierto como ya respiro. Lexos destas mansiones en las famosas islas Fortunadas dos fuentes ay mentadas, quien de una beve alegre y riendo muere, el quen la otra beviere escapa, ans es es mi vida pues entiendo podra morir riendo de gran plazer, si mis lamentaciones no templassen los sones. Amor dime pues guas mis pisadas si hablar podr destotra que con vena dizen corre ms llena quando el sol ve del Tauro las majadas? mis lgrimas ans van abundantes Y ms pujantes desde mis passiones. Cancin, si acaso algunos me buscaren, dirs, All se quexa al pie del risco a do quexarse suele, y no ay quien le consuele si no es amor que un punto no le dexa, y la imagen de la que le destruye que de otros huye como de importunos. SONETO 106 Quanto pi disiose lali spando. Quanto con ms desseo voy tendiendo las alas hazia vos dulce compaa: tanto ms la fortuna me enmaraa mi designo en mil modos impidiendo El coran que apenas voy bolviendo, y en esse valle siempre os acompaa en la tierra do el mar menos se ensaa antier dl me part triste y gimiendo. Yo tom la siniestra, l su seuelo, yo a pura fuera, y l de amor guiado, l a Hierusalem, yo hazia Egypto,

la lumbre [f.] 71

escapa [71v]

[RVF 139]

antier [f.] 72

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Mas si ay pena, suffrir es gran consuelo que nuestro ser por uso ya prescripto es juntamente en nos raro y menguado. [RVF 140] SONETO 107 Amor, che nel pensier mio vive e regna. Amor que sobre m se enseorea y en mi pecho el assiento mayor tiene a ratos a mi frente armado viene y all planta su sea y la campea. La que un suffrir y amar en m dessea y mis affectos quiere que refrene con vergena y Razn (questo conviene) condena mi atrever por cosa fea. Amor de sus empresas olvidado se acoge al coran como a supremo refugio, y desde all salir no quiere. Yo qu he de hazer si amor miedo ha cobrado? sino estarme con l hasta el estremo, que buen fin ha quien bien amando muere. SONETO 108 Come talhora al caldo tempo sole. Quando acontesce quen verano buele el mosquitillo a luz afficionado haviendo en algn ojo el pobre entrado, viene a morir, y el ojo al otro duele. Ans el amor al sol llevarme suele de vuestros ojos donde soy llegado a tal, que la razn lleva quebrado el freno, y voluntad la huella y muele. Y entiendo quen ans tan rasamente de m esquivarse, slo es por mi muerte de que por m no basto repararme. Mas tanto suele amor envelesarme, que lloro el mal ageno y no mi suerte, y en mi muerte mi ciega alma consiente. . CANCIN 32. Sextina. A la dolce ombra de le belle frondi. Hazia la sombra de unas lindas hojas me retir por slo huir la lumbre que en tierra ac me arda desde el cielo, al tiempo que la nieve de los cerros laura alexava que renueva el tiempo con flores en las yervas y en los ramos. No vio el mundo jams tan lindos ramos, ni viento mene tan verdes hojas como aquellas que vide en aquel tiempo, tal que temiendo de la ardiente lumbre busqu refugio y sombra y no de cerros, sino del rbol ques tan grato al cielo. Un lauro entonces me libr del cielo despus con el desseo de sus ramos le procur por selvas y por cerros ni jams pude hallar troncn ni hojas tan veneradas desde lalta lumbre

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[RVF 141]

Quando [72v]

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busqu [f.] 73

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que no mudassen algo con el tiempo. Por tanto firme ms de tiempo en tiempo siguiendo a donde me llamava el cielo guiado de una dulce y clara lumbre bolv devoto a los primeros ramos, y quando en tierra caen ya las flores, y quando verdes haze el sol los cerros. Campinas, peas, selvas, ros, cerros, quanto ay criado vence y muda el tiempo ans pido perdn a aquestas hojas si bolviendo despus aos el cielo propuse huir la liga destos ramos luego que comenc de ver la lumbre. Tanto me plugo aquella dulce lumbre que anduve rodeando grandes cerros por me acercar a los amados ramos, mas el corto bivir, lugar y tiempo me muestran el camino de ir al cielo tras el fruto, y que olvide ya las hojas, Otro amor, otras hojas, y otra lumbre, otro al cielo subir por otros cerros busco (ques ya bien tiempo) y otros ramos. SONETO 109 Quandio vodo parlar s dolcemente. En os oyendo hablar tan dulcemente como el amor a quien le sirve instila, con tal desseo el fuego en m fusila que puede inflamar muertos fcilmente. Y tal a mi seora hallo presente como quando con frente ms tranquila me despertava al son no de otra esquila que de sospiros, y ays continuamente. Con su cabello alaura desatado como sola la veo, antes ms bella dentro en mi pecho donde tiene el mando, Mas el sobrado gozo atravessado en la lengua, no dexa dezir della lo que en el coran iva traando. SONETO 110 Non cos bello il sol giamai levarsi Nunca tan bello el sol vi levantarse, quando es ms libre el aire de ublado, ni el arco haviendo ya lluvia parado de tan varios colores esmaltarse: En quantos centelleando vi mudarse (en el da que amor me huvo llagado) el rostro a quien en todo lo poblado no puede otro por cierto compararse: Ans sus dulces ojos rebolva hazia m, que qualquiera vista escura desde entonces ac me ha parescido. De a do ans amor sus xaras despeda, que no qued mi vida muy segura, y sin embargo all buelvo el sentido.

K Otro [73v]

[RVF 143]

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[RVF 144]

en el [f.] 74

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[RVF 266]

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SONETO 111 Signor mio charo, ogni pensier mi tira. Aunque mi pensamiento seor tira devoto siempre a veros, como os veo fortuna por daarme (a lo que creo) me aparta deste intento y me retira: Despus el dessear que amor me inspira me lleva hazia la muerte sin rodeo, y mientras su luz busca mi desseo dondequiera que est siempre sospira. Charidad de seor, y un amor firme de dama son dos udos que enlazado me tienen por haverlo yo querido: Lauro y Columna son de adonde asido estoy, dsta ha quinze aos no forado de aqul deziocho sin arrepentirme. SONETO 112 O dardente virtute ornata e calda. Alma de mil virtudes adornada de quien tanto pregono, y tanto escrivo torre de castidad en la qual bivo sobre un valor firmssimo fundada. O de fuego y de rosas matizada, falda de biva nieve, espejo altivo do me reveo, o mi norte excesivo que vence a toda luz del sol prestada. Si algo bolara ms mi poesa de vuestro nombre hinchiera Thile y Batro la Tana, Nilo, Atlante, Olimpo, y Calpe, Mas pues darle no puedo a todas quatro partes del mundo, oirlo todava lo que Appennino parte y cerca el Alpe, SONETO 113 Quando l voler, che con duo sproni ardenti. Quando este mi querer tras sus intentos guiarme quiere con espuela dura, y de la usada ley passar procura por hazer mis espritus contentos, Halla quien los temores y ardimientos de mi coran lee en mi figura, la qual de sus empresas poco cura, echando de s rayos por momentos. l da la buelta atrs, como el que airado golpe teme de rayo antes que hiera que gran temor a gran desseo enfrena. Mas la flaca esperana y fuego elado del alma que se ve como en vedriera con el mismo mirar se reasserena. SONETO 114 Non Tesin, Po, Varro, Arno, Adige e Tebro. No Varro, o Po, Tesn o Histro, o Hebro, Eufratres [sic], Nilo, Ganges, Indo, o Rhona Tigris, Tajos, o Alfeo, Sena, o Garona,

K 2 Soneto [74v]

[RVF 146]

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[RVF 147]

El da [f.] 75

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Hibero, dige, o Arno, Tana, o Tebro, Ni yedra, pino, o cedro, haya, o henebro menguar pueden el fuego en mi persona quanto un chico arroyuelo que aqu assona, y el rbol quen diez mil versos celebro. Slo esto me socorre en los assaltos de amor, esto conozco claramente que basta mitigar mi pena esquiva. Cresca este Lauro pues visivamente, y el que aqu le plant conceptos altos a su sombra y al son destagua escriva. CANCIN 33 Di tempo in tempo mi si fa men dura De tiempo en tiempo se haze menos dura, langlica figura, y aun la risa, dulce claro me avisa que se hallar en sus ojos ms blandura, que quiere el sospirar de oy ms comigo quel dolor en mi cra mostrando cadalda quan llena de congoxa va mi vida mas si acaso aquel rostro miro, o sigo amor mensajera de all luego me emba con que mi pena sea socorrida, mas ni jams por ello es fenescida ni sossegado mi coran veo que ms cresce el desseo quanto ms la esperana me assegura. SONETO 115 Che fai alma che pensi havrem? mai pace? Alma dinos si ya no te desplaze havr tregua, o ser el combate eterno? no s lo que ser, mas bien discierno que a sus ojos el mal nuestro no plaze. Que sirve? si con ellos ella me haze desto elar y en fuego arder de invierno? ella no, sino quien le es govierno anda, que pues ve y calla le replaze. La lengua a ratos calla y su amargura el coran publica retirado, lamentando do nadie le oye, o vee. Con todo esso la mente no assegura rompiendo el duelo en ella represado, quel msero a esperana nunca cree. SONETO 116 Non datra e tempestosa, onda marina. Jams de turbia tempestad marina huir se vio cansado marinero qual yo del pensamiento crudo y fiero do me aguija el desseo y ms me inclina. Ni a mortal vista jams luz divina lig como la ma aquel ligero rayo de negro y blanco verdadero

[RVF 149]

K 3 dulce [75v]

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lamen[f.] 76

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en donde amor sus xaras de oro affina. No ciego all, mas con carcax le veo nio y desnudo, salvo que le cubre vergena y no pintado mas es bivo De all me muestra lo que a mil encubre, pues en aquellos soles claro leo quanto de amor yo trato y quanto escrivo. SONETO 117 Questa humil fera, un cor di tigre, o dorsa. Este pecho de tigre en mansa fiera, quen rostro humano y forma de ngel viene y entre una risa y llanto me sostiene y me transforma en fin como una cera Si presto no recoge su vandera con orden que del todo me despene del miedo y esperana en que me tiene, mi vida dar fin a su carrera. Que mi frgil virtud de fatigada no puede ya suffrir tanta mudana pues en un punto se arde y de halla elada. Mas de acabar su mal tiene esperana con solo huir, o suerte desastrada qun poco puede quien morir no alcana. SONETO 118 Ite caldi sospiri al freddo core. Sospiros mos id al pecho fro romped el yelo que a piedad contiende y si a ruego mortal el cielo atiende merced, o muerte acabe el dolor mo. Id pensamientos dulces mostrad bro por parte do su vista no se estiende, y si ella desto, o el cielo algo se offende daremos a esperana algn desvo. Qualquier de vos dezirme bien podra que nuestro estado es inquieto y fosco como el suyo pacfico y sereno. Id seguros de oy ms, que amor os gua, ya la fortuna adversa tiene freno, si laura de mi sol yo reconosco. SONETO 119 Le stelle, el cielo, e gli elementi a prova El cielo y tierra, y todo otro elemento, pusieron diligencia, arte y cuidado, en dar luz a la luz que a lo criado da luz do el sol se mira muy contento. Es obra tan altiva que no siento que en ella ojo mortal aya parado tanta dulura y gracia amor le ha dado en los ojos que fuera va de cuento, El aire a do su vista reverbera queda en honestidad tan encendido que los conceptos vence en suma alteza. All se halla virtud en todo entera, baxeza no, quin vio ser reprimido

[RVF 152]

K 4 Si [76v]

10

[RVF 153]

10

Soneto

[RVF 154] [f.] 77

10

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el sensual querer con tal belleza? [RVF 155] SONETO 120 Non fur mai Giove, e Cesare si mossi. Ni en el herir fue Csar tan airado, ni Jpiter sus rayos exerciendo, que una piedad tan tierna (a lo que entiendo) no los huviera presto desarmado. Lamenta Laura, amor tiene ordenado que yo la escuche quanto est diziendo, por de ansias y desseos irme hinchiendo, y desquietar mi pecho sossegado. El lamento cogi el amor del todo, y de su mano en un diamante puro gravado lo engast dentro en mi pecho. De a do buelve a sacar en cierto modo mil sospiros y lgrimas, seguro sin ms mirar si es tuerto, o si es derecho. SONETO 121 Quel sempre acerbo & honorato giorno. El siempre acerbo y sealado da imagen me dex de s tan biva, que ingenio, o estilo no ay que le descriva, mas no le olvida la memoria ma. El acto que a piedad todo mova la peregrina y dulce quexa esquiva hazan que dubdasse si era diva quien laura tan serena nos bolva El rostro nieve, y son puras madexas de oro el cabello, y hbano los arcos de que en vano el amor no se ha servido, Christal distilan los dos soles zarcos son llamas los sospiros, y a las quexas davan perlas y rosas el sonido. SONETO 122 I vidi in terra angelici costumi. En tierra unas costumbres vi del cielo, y una beldad que tal poder hallarse sera por dems, con rodearse todo quanto se sabe ac del suelo. Dos ojos vi llorar con desconsuelo, ojos, que del sol suelen embidiarse bastantes para hazer ros pararse y para que los montes tomen buelo, Piedad, seso, y valor, llanto y Cupido hazan entre s tal harmona, qual en la tierra nadie jams vido, El cielo estava tan embevescido quen rama mover hoja no se va tal dulura hava laura concebido. SONETO 123 Ove chi posi gli occhi lassi, o giri. A doquiera que miro y me rodeo

K 5 el [77v]

10

[RVF 157]

10

[RVF 156]

seria [f.] 78

10

[RVF 158]

85

10

por dar alivio a mi cuidado esquivo de dama encuentro algn retrato al bivo con que ms reverdesce mi desseo. Y con galn dolor muestra un meneo de alta piedad, y creo con motivo que a mis odos llegue aquel altivo sonido de la boca en que me veo. Verdad y amor me havan advertido. que hallar no se podra tal belleza en todo lo quel mar tiene cercado, Ni tan piadosas hablas ni sonido, ni lgrimas el sol con tal terneza pudo haver visto en todo lo poblado. SONETO 124 In qual parte del ciel, in quale idea. En qul idea, o en qul parte del cielo era el trasumpto do sac natura el peregrino rostro en hermosura muestra de lo que puede en cielo y suelo? Qul Ninfa, o Diosa en fuente, o selva el velo suelto esparzir se vido a la frescura tal oro? quin beldad vido tan pura y tanta en un lugar? ay que me yelo. En vano por divina beldad mira el que los ojos desta nunca vido, y con que suavidad los ala y gira Como amor hiere, o sana no ha entendido quien no sabe qun dulce ella sospira y qun dulce en rer y hablar ha sido. SONETO 125 Amor & io s pien di meraviglia. Sentimos yo y amor tal maravilla como el que cosa ve no creedera quando habla, o re Laura, tal ques fuera de trmino con otra conferilla. Echan de s una lumbre no senzilla sus dos claras estrellas de manera ques impossible hallar luz tan entera el que ama, y tan esenta de manzilla. Ques verla entre la yerva unos momentos, como una flor las flores opprimiendo assentada, o parada, o como quiera. Qu dulura tan grande en primavera embevescida verla en pensamientos un cerco al oro crespo entretexendo. SONETO 126 O passi sparsi, pensier vaghi pronti O passos mos nada negligentes, o pensamientos vagos (fuego mero) o dbil coran, o amor de azero, o mis ojos, ms, o mis puras fuentes, O gloria de las ms famosas frentes, (insignia por la qual contino muero) o vida triste, o dulce error y fiero, a dnde me llevis tan diligentes?

ni lagri [78v]

[RVF 159]

10

[RVF 160]

ques [f.] 79

10

[RVF 161]

86

10

O rostro donde amor el freno ha puesto, y espuela que me aguija y me retira a su contento, y dar coces no vale. O vos almas passadas (si respira alguna) o sombras las que sabis desto venid a ver si ay mal que al mo iguale. SONETO 127 Lieti fiori, e felice, e ben nate herbe. Alegres flores, yervas agraciadas que mi seora opprime algo pensando, playas que vais sus hablas escuchando, suelo que de sus pies ves las pisadas. Y vos violetas frescas regaladas, vos plantas, que de amor muestra estais dando: selvas, a quien el sol est ayudando, y os haze con sus rayos sublimadas. Terreno deleitable y puro ro que con tus aguas baas tal lindeza de donde cobras toda tu hermosura: Ay qunta embidia os tiene el pecho mo no se halle en vos de oy ms pea, o dureza. quen mi fuego no aprenda ms blandura. SONETO 128 Amor che vedi ogni pensiero aperto. Amor quel pensamiento ves abierto y ves a donde y como me has guiado, mira el coran mo atribulado que a ti claro, a los ms es encubierto. Bien sabes lo que suffro, y quan a tuerto, y tanto ms te muestras descuidado, hasme por asperezas mil llevado, do me muele el camino por ser yerto. Bien es verdad que la luz clara veo que me propones, mas llegar me veda el sitio, que no soy de alas guarnido: G[r]an contento tendra mi desseo aunquen la empresa fuesse consumido, con tal que sospirar por ella pueda. SONETO 129 Hor chel ciel, e la terra, el vento tace. Agora que aire y cielo y tierra calla, y fiera ni ave en modo alguno suena, y la noche en su carro va serena, y en su lecho la mar sin ondas se halla. Velo, ardo, y pienso, y la que me desmalla presente me es por ms mi dulce pena, mi estado es guerra de ira y dolor llena, si paz tengo, es en solo imaginalla Desde una fuente ans sale, y de un cabo junto a lo amargo y dulce donde pasco, la mano que me sana me atormenta Y porque no me llegue el mal al cabo mil vezes al da muero, otras mil nasco, tanto el bien y salud de m se absenta.

[RVF 162]

Alegres [79v]

10

[RVF 163]

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el sitio [f.] 80

[RVF 164]

10

87

[RVF 165]

10

SONETO 130 Comel candido pie per lherba fresca. Si acaso el blanco pie por este prado su dulce passo honestamente mueve un no s qu paresce que renueve lo que all quasi estava marchitado. Amor quen coraones es usado cevarse, y dellos siempre come y beve, tales cosas de all me da que prueve que de otro bien, o pasto no me agrado. Aquel mirar y hablar con qu resguardo frisan con el andar es alegra ver su reposo humilde y aire gallardo. Estas centellas y otras a porfa el fuego encendien donde bivo y ardo buelto unave nocturna a medioda SONETO 131 Sio fossi stato fermo a la spelunca. Si firme en aquel hoyo huviera estado donde Apolo se vio buelto profeta, tambin Florencia viera su Poeta, y con Verona huviera algo frisado. Mas como mi terreno no es regado de aquel licor divino, otro planeta es bien que siga, y quen mi troxe meta de abrojos y amapolas buen braado, El olivo se seca, que no beve de lo que de Parnaso se deriva, por quien en algn tiempo floresca. Mi culpa, o mi desgracia ans me priva de fruto, si el gran Jove no me emba de la gracia quen otros muchos llueve. SONETO 132 Quando amor i begli occhi a terra inchina. Quando sus ojos Laura a tierra inclina las manos, y enclavija, y las desata con sospirar, y aquellos ays remata con una boz anglica divina. De mi coran haze tal rapina, ans todo el sentido me arrebata, que la muerte tendra por muy grata, si tal merced el cielo me destina. Mas del raro sonido la dulura de tal partida el alma ma refrena con desseo de boz tan delicada. Ans sta ques del cielo ac Sirena, tal vez detiene, y tal vez appressura el hilo de la vida que me es dada. SONETO 133 Amor me manda quel dolce pensiero. El pensamiento dulce y lisonjero, que antiguo secretario nuestro ha sido,

Amor [80v]

[RVF 166]

10

Soneto [f.] 81

[RVF 167]

10

[RVF168]

88

10

me emba amor, y ser apercebido me dize ms que nunca a quanto espero: Yo porque a ratos le hallo verdadero, y s tambin que a ratos me ha mentido estoy como en el aire suspendido, ni al s, ni al no me inclino por entero. Ans se passa el tiempo, y mentristesco en ver se acerca la estacin contraria a la promessa suya y mi esperana. Sea pues no soy solo el que envejesco, ni mi desseo por edad se varia, mas temo quel bivir breve me alcana. SONETO 134 Pien dun vago pensier che mi desvia. Lleno de un pensar vago que desva de m todo otro nuevo pensamiento, desahilado voy fuera de tiento tras aqulla de quien huir devra, Y vola tan dulce y poco pa. quel alma ma temblar por irse siento, tanto armado sospiro en seguimiento, tras la enemiga va de amor y ma. Mas de piedad (si no me engao) un rayo por debaxo dos arcos salir veo, que alivia algo a mi pecho congoxoso, Y recogida el alma, si me ensayo a descubrir mi mal, y mi desseo es tal, que comenar no s, ni aun oso. SONETO 135 Piu volte gi dal bel sembiante humano. A ratos se me muestra tan humano aquel rostro, que tomo atrevimiento para algo recontar de mi tormento a mi enemiga en tono humilde y llano: Mas sus ojos lo buelven todo vano, que mi vida y mi muerte y mi contento, y mi bien y mi mal, y quanto siento quien puede se lo dio todo en su mano. De aqu es, que hablar palabra no he podido que nadie sino yo entender la pueda: del todo ans me quedo mudo y callo. Ya veo quel amor (si no es fingido) haze la lengua estar del todo queda que arguye poco amor saber contallo. SONETO 136 Giunto mha amor fra belle e crude braccia. En crudos lazos el amor me ha puesto que me aprietan a tuerto, y si mi duelo cresce el martirio, ans ser consuelo que amando muera, sin tratar del resto: Sus ojos arder pueden muy de presto al Rhin quando le aprieta ms el yelo, y no muda el rigor tan slo un pelo, muestra antes serle el bien de otri molesto

L Ansi [81v]

[RVF169]

10

[RVF 170]

[-] [f.] 82

10

[RVF 171]

89

10

Como no puedo yo por diligencia sacar fruto de aquel diamante puro, (que lo dems es mrmol que se mueve) Ans ella no podr por inclemencia menguar en m ni por semblante duro la esperana y sospiro aunque ms prueve. SONETO 137 O invidia nimica de virtute. Embidia de virtudes enemiga contra principios buenos gran contraste di cmo en aquel pecho ans te entraste? haziendo quen mi dao se desdiga? De raz arrancada es ya la espiga de mi felicidad, por qu trocaste aquel contento en que me entronizaste? que quien me am, me aburra y me persiga? Mas ni porque seora como sueles de mi bien llores, de mi mal te ras hars que mude un punto el pensamiento. Ni aunque tormento aadas a tormento me mudar, que si me desafas en miel muda el amor todas tus hieles. SONETO 138 Mirandol sol de begli occhi sereno En viendo mi alma el sol claro y sereno dessa luz que la ma turbia y baa al pobre coran desacompaa por verse junto al bien suyo terreno. Mas vindole de dulce amargo lleno ve ser quanto ay nel mundo obra de araa ans de amor se quexa y de su maa, y de su ardiente espuela y duro freno. A ratos desta suerte es encendida, a ratos ms quel mismo yelo elada, ni sabris si es fortuna, o si es bonana: Mas la bonana al cabo desgarrada el alma es de la empresa arrepentida: que de tal rbol tal fruto se alcana. SONETO 139 Fera stella, sel cielo ha forza in noi. Fiero fue mi planeta (si del cielo padesce fuera alguna el cuerpo humano) fiera ama, fiera cuna, y fiera mano la que me dio el primer pasto en el suelo. Ms fiera y muy ms dura y sin consuelo es aquella do puso el gran tiranno el tiro que pudiera hazerme sano, y librarme de tanto desconsuelo. Mas el de mi dolor toma contento, ella no, que lo tiene por senzillo ans lo entiendo yo por lo que veo. Aunque por mejor tengo su tormento que con otra gozar y en su caxquillo jura lo mismo amor, e yo lo creo.

[-] [82v]

[RVF 172]

10

[RVF 173]

A ratos [f.] 83

10

[RVF 174]

10

90

[RVF 175]

10

SONETO 140 Quando mi viene inanzi il tempo el loco Quando el tiempo y lugar se me presenta a donde me perd, y el raro udo con quel amor mostr en m quanto pudo haziendo que lo amargo, dulce sienta. Siento mi pecho ser yesca no lienta y mi coran ser un fuego crudo, y con me abrasar todo no me mudo, ni en otra cosa alguna tengo cuenta. Aquel sol quen mis ojos resplandesce con sus rayos ans mi pecho enciende, como si fuera agora el primer da: Y an de tal suerte en mis entraas prende, quel sitio, tiempo, y udo reverdesce en mi memoria, ms que antes sola. SONETO 141 Per mezzi boschi inhospiti, e selvaggi. Por medio de unos bosques no habitados que suelen ser no poco peligrosos, van mis sentidos nada recelosos sino es del sol, que ha rayos namorados. Cantando voy (ay miedos escusados) pues que no son los cielos poderosos quitarla de mis ojos, que gozosos la ven, y otros mil rostros estremados. Mas son hayas y cedros lo que veo, y aun me paresce orla si menea el aire alguna rama seca, o verde: Jams vi selva tan horrenda y fea, que tal contento diesse a mi desseo: mas ay que de mi sol mucho se pierde. SONETO 142 Mille piagge in un giorno, mille rivi. Mil ros y mil playas en un buelo me descubri el amor por entre Ardea, que pies y coran bolar ensea por bivos nos llevar al tercer cielo. De pensamientos lleno como suelo pass por donde Marte si se embrea sera como nao sin gua, o sea, e yo tuve en ir solo gran consuelo. Mas en llegando al fin de la espessura, mirando de a d vengo y por qu va del atrever me nasce un temor fro. Aunque la linda tierra y fresco ro con buen acogimiento me assegura buelto a do habita el sol de la luz ma. SONETO 143 Amor mi sprona, in un tempo e affrena. En un tiempo me aguija amor y enfrena, espanta, y me assegura, arde, y me enfra,

[L 3 con] [83v]

[RVF 176]

10

que tal [f.] 84

[RVF 177]

10

[RVF 178]

91

10

halaga, rie, llama, y se desva, en esperana agora, agora en pena. Ya me ala, ya me abate, y mencadena, viene el desseo ans a perder su va, Y el gozo se me buelve en agona de error tan nuevo va mi mente llena. Mustrale un pensamiento amigo el vado no de agua de mis ojos distilada, por do vaya a do espera ser contenta: Despus como por fuera desgarrada por otra va ha de ir, do mal su grado en su alexar y en mi muerte consienta. SONETO 144 Geri quando talhor meco sadira Geri quando comigo acaso de ira se viste mi enemiga, o muestra fiera, slo un remedio es causa que no muera en cuya virtud mi alma algo respira. Quando ella con desdn sus ojos gira que mi vida de luz privar espera con humildad le muestro verdadera los mos, y el rigor luego retira. Si esto no fuesse, el verle ciertamente sera ver el rostro de Medusa, quen piedras transformar sola la gente. H[a]z t Geri lo mismo, pues exclusa ves otra ayuda, y que es impertinente hui[r] contra el bolar de que amor usa. SONETO 145 Po ben puoi tu portartene la scorza. Bien puedes t llevar Po mi corteza con essa furia tuya poderosa, mas el alma que dentro della posa de ti no cura ni de tu fiereza, La qual tendiendo va con ligereza las alas sin mudarse alguna cosa, por slo ver su planta gloriosa contra agua, vela, y remo, con destreza. Rey de los otros y superbo ro que al sol encuentras al salir del da, y en el poniente dexas luz ms clara, T llevas el mortal compuesto mo, y mi alma de amorosa pluma rara vestida, da la buelta a su alegra. SONETO 146 Amor fra lherbe una leggiadra rete. Una red el amor tendido hava de perlas, y oro toda entretexida debaxo el rbol que amo, quen la vida ms tristeza me ha dado que alegra: El cevo, la simiente fue que oy da dulce en m siembra, y coge desabrida: la boz, qual desde Adn jams oda no fue, con tal sabor la profera.

L 4 y el [84v]

[RVF 179]

10

[RVF 180]

Bien [f.] 85

10

[RVF 181]

92

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La luz que al sol deslumbra, all alumbraba, y la cuerda era asida de la mano que atrs la nieve dexa con pujana. Ans en la red cado me enlazava el dulce hablar, el aire sobrehumano, el contento, el desseo, y esperana. SONETO 147 Amor che mencendel cor dardente zelo. Amor mi coran de ardiente zelo enciende, y de temor le tiene elado. y qual ms es an no ha determinado la esperana, o temor, la llama, o yelo. Tiemblo al calor, ardiendo al fro cielo de sospecha y desseo rodeado como muger quen hbito apretado bivo hombre encubre, o sob pequeo velo. De aquestas penas la primera y ma es noche y da arder, y del mal mo no cabe en pensamiento la dulura. Essotra no, que mi fuego ha tal bro que a todo hombre empareja, y mejora querer sobre l, en vano se procura.

L 5 que [85v]

[RVF 182]

10

[RVF 183]

10

SONETO 148 Sel dolce sguardo di costei mancide. Si el dulce mirar dsta me encadena, y el platicar suave y concertado si sobre m tal fuera amor le ha dado con habla, o con la risa algo serena: Ay triste qu ser si ella refrena sus ojos, por algn caso impensado? o por mi culpa? havrme condenado a muerte, donde agora estoy sin pena. Ans si tiemblo y voy con pecho elado, en viendo algo trocada su figura de atrs viene el temor encadenado, Cosa inconstante es hembra por natura, de aqu s bien que un amoroso estado en el coran dellas poco dura. SONETO 149 Amor, natura, la bellalma humiel A una juntos los tres, Naturaleza y Amor, y lAlma a do virtud se assienta conjuran en mi dao, amor intenta de me acabar del todo con dureza, Natura a sta pone en estrecheza, y a muerte por momentos la presenta: mas lalma se le muestra a todo esenta, por ver ques el bivir pura baxeza. Ans viene el espritu faltando de aquellos lindos miembros, que eran muestra, y espejo de una honesta gallarda. Y si a muerte piedad no va enfrenando a donde ir a parar bien claro muestra

Ay triste [f.] 86

[RVF 184]

10

93

la confiana y esperana ma. [RVF 185] SONETO 150 Questa Fenice de laurata piuma Esta Fnix de su dorada pluma sin arte el blanco cuello ha guarnescido de un tan rico collar, y tan subido, que temo que con l no me consuma. Tambin forma un diadema do se suma la lumbre, de que gran parte ha cabido al aire en torno, y dl saca encendido amor tal fuego, que me abrasa en summa, De los hombros le cuelga vestidura purprea de orla verde guarnescida con rosas de un esmalte peregrino: Y aunque la fama dize que natura le mand que tuviesse su manida en sola Arabia, a Francia tambin vino.

Soneto [86v]

10

[RVF 186]

10

SONETO 151 Se Virgilio & Homero havessin visto. Si los famosos Griego y Mantuano el Sol vieran que con mis ojos veo, gran cuidado pusieran (segn creo) en que se eternizara por su mano: Bien que se entristesciera el soberano Achiles, y los hijos del Atreo, y el que al padre sac del fuego acheo al tiempo que caa el ser Troyano. Qun semejantes son en la ventura Scipin en la virtud clebre tanto, y sta de honestidad flor y belleza. Ennio de aqul cant con su rudeza, yo dsta canto con boz ronca y dura, y plega a Dios le agrade lo que canto. SONETO 152 Giunto Alessandro a la famosa tomba. Junto el Magno Alexandro a la famosa tumba de Achiles, dixo sospirando, o venturoso t, que ay quien cantando engrandesca tu fama gloriosa, E yo la quen belleza es una rosa (cuya igual por dems es ir buscando) la voy con pinzel tosco rascuando, ans viene su suerte a cada cosa. O de Homero dignssima, y de Orpheo, y del pastor tambin que Mantua honora, que todos tres la fueran sublimando: Ay hado suyo atroz, contrario, y reo, que huviste d'encargarla a quien la adora, y le mengua el valor della tratando. SONETO 153

quan [f.] 87

[RVF 187]

10

[RVF 188]

94

10

Almo sol, quella fronde, chio sola amo. Ya fue de ti primero, o Phebo amada la planta que sola amo, por quien muero, que un verde representa ms entero que aquel que dio la fruta mal gustada, Mirmosla detente en tu jornada detente, no camines tan ligero que vas haziendo sombra a aquel otero, y me quitas la vista desseada: que la sombra que causa aquel collado de a do mi dulce fuego centellea, donde'l gran Lauro fue pequea verga. Creciendo mientras hablo, me ha quitado la vista del lugar que me recrea do con su Laura mi alma siempre alverga. SONETO 154 Passa la nave mia colma doblio. Passando va mi nao llena de olvido por brava mar de noche, y en invierno, entre Scilla y Charibdes y al govierno va el gran seor que me ha contrario sido: De cada remo un pensamiento asido que al temporal no temen ni al infierno, la vela rompe un viento hmido eterno de esperana y desseo, y de gemido. De llanto pluvia, y niebla de desvo haze affloxar la xarcia trabajada, ques de ignorancias y de error torcida, Y los rayos del claro Norte mo se encubren, razn y arte es anegada, esperana de puerto ans es perdida. SONETO 155 Una candida cerva sopra lherba. Una ms blanca cierva que paloma por entre yerva verde con decoro me apareci con unos cuernos de oro quando la primavera a nos assoma. Su vista en mi caus tan gran carcoma quen tierra agena por seguirla moro como el avaro que por el thesoro el trabajar por gran deleite toma. Nadie me toque (en un collar traa escripto de diamantes engastados) que Csar quiso fuesse yo eximida, El sol era ya buelto a medioda, y mis ojos no hartos mas cansados, quando en agua cado vi ser ida. SONETO 156 S come eterna vita veder Dio. Como a Dios ver es una eterna gloria, ni dessearse puede, ms ni deve ans veros en esta vida breve es felicidad ma muy notoria. Ni tan hermosa veros mi memoria

que [87v]

[RVF 189]

10

se en[f.] 88

[RVF 190]

10

[RVF 191]

95

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se acuerda, si a mi vista no le mueve engao, mas yo s bien que se atreve salir en este caso con victoria. Si en el huir no fussedes tan lista no pretendiera ms, que si se bive de olor como la fama antigua affirma, O si el fuego, o el agua ms confirma en alguno el bivir (como se escrive) por qu obrar en m menos essa vista. SONETO 157 Stiamo amor a veder la gloria nostra. Contemplemos amor la gloria nuestra con la atencin que a su gran ser se deve, mira quanta dulura della llueve, y mira qual con verla el sol se muestra Con que aire hazia la diestra y la siniestra aquellos pies y lindos ojos mueve, como natura en perfilar la nieve de oro y negro y rubes se mostr diestra. Mira el campo de flores matizado, y mucho ms debaxo desta enzina, como dessea della ser hollado, Mira como su luz el cielo affina, y se alegra en ser della arrebolado como quando laurora se avezina. SONETO 158 Pasco la mente dun s nobil cibo. De un tal manjar cevando voy mi mente que a Jpiter no embidio su comida, pues con slo mirar lalma se olvida de otro qualquier dulor en continente. Dentro en mi pecho escrivo diligente lo que oygo, que a sospiros mil conbida y amor me gua al rostro do bevida se gusta de sabor muy excelente. Que aquella suave boz, en todo diestra con tanta gracia suena y tal dulura que no se puede creer si no es oda Un muy pequeo palmo ans da muestra visiblemente, quanto en esta vida pueda arte, ingenio, cielo, y la natura. SONETO 159 Laura gentil che rasserena i poggi. Laura que aquestos montes rasserena y abiva, en este fresco valle umbroso las flores con meneo sonoroso, sale de quien me da ms fama y pena. Yo por algo aliviar de mi cadena el aire olvido de Arno (aunque sabroso) y por dar lumbre al pecho tenebroso procuro (y pienso oy ver) mi luz serena. En donde gustar suelo tal dulura que amor por fuera all me reconduze despues me ciega ans, quen huir tardo.

gao [88v]

[RVF 192]

10

[RVF 193]

De un [f.] 89

10

[RVF 194]

10

M despues [89v]

96

Alas he menester, y no armadura para escapar, mas mi fin se trasluze pues cerca un yelo soy, de lexos ardo. [RVF 195] SONETO 160 Di d in d vo cangiando il viso el pelo. De da en da mudo rostro y pelo, y mi dulce desseo no se olvida, y aun hasta agora rama no ay cogida del rbol que no teme sol ni yelo. Ser seca la mar, sin sol el cielo, primero que no tema y que no pida su sombra, y que no sea aborrescida y amada esta mi llaga que mal celo. Remedio de mi dao no lo espero, hasta que parte a parte me deshaga, o mi enemiga en m sea ms pa. Impossible ser (dezillo quiero) que otri que muerte, o ella desta llaga sanarme pueda, o darme mejora. SONETO 161 Laura serena, che fra verdi fronde. Laura serena y fresca, que a mi cara llegar suele de rama en rama dando me buelve a la memoria, el cmo y qundo de amor gust la dulce y cruda xara Y me paresce ver la lumbre clara que me asconden andndola buscando, y los cabellos de oro que bolando hazan entre perlas vista rara, Los quales esparzia de tal suerte y bolva a coger tan dulcemente que de acordar me dello estoy temblando, El tiempo despus fuelos audando, al triste coran tan fuertemente, que no ay dellos librarle sin la muerte. SONETO 162 Laura celeste chin quel verde Lauro. Laura celeste que en el verde Lauro inspira, de que Apolo fue vencido, ans mi cuello trae sometido que de mi libertad nada restauro. Tanto en mi puede, quanto en el gran Mauro Medusa a quien en pea ha convertido, ni del udo ser puedo desasido, que al sol y al mbar vence, y vence a lauro. De aquel cabello trato do se enlaza con gran suavidad el alma ma, la qual de humildad hago que se vista: Su sombra con gran yelo me amenaza, y del temor me buelvo en piedra fra, que bien me puede hazer piedra su vista. SONETO 163

10

[RVF 196]

y me [f.] 90

10

[RVF 197]

10

M 2 Soneto [90v]

[RVF 198]

97

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Laura soave, chal sol spiega vibra. Laura que al claro sol desplega y vibra el oro que amor hila de su mano, me arma un lazo de invierno y de verano, que todos los espritus me cribra, Mdula en huesso alguno, o sangre en fibra no tengo que no tiemble, si cercano me veo a quien en peso muy liviano a su modo mi vida y muerte libra: En viendo aquella lumbre a do menciendo, y centellear los udos que me asieron, o del izquierdo lado, o del derecho, Hablar no s por ms que lo pretendo: tales las lumbres son que me encendieron, y en tan grande dulura soy deshecho. SONETO 164 O bella man, che mi distringil core. Ay mano que a tu modo ans me aprietas y el coran me enlazas con mil udos, en donde con sus hilos ms agudos se esmeraron natura y los planetas. Ay dedos (antes perlas ms que netas) quen mis llagas solis mostraros crudos amor quiere que agora os vea desnudos, por mostrarme riquezas tan perfetas. Ay blando, lindo, y delicado guante, que aquel marfil cubriste, y aquellas rosas, quin tal despojo en todo el mundo coge? O quin viera otro tanto del bolante, mas qu incostancia de terrenas cosas! ya viene quien del hurto me despoje. SONETO 165 Non pur quelluna bella ignuda mano. Y no tan sola la desnuda mano que con mi grave dao se cubra, mas la otra, y aun los braos prestos va para estrujar mi pecho humilde y llano. Mil lazos tiende amor (ninguno en vano) entre su casta y nueva gallardia, y de tan alto punto los suba, que no le llega ingenio, o estilo humano: Qu cabello! qu frente! qu blancura! qu cejas! qu mirar dulce jocundo! qu boca angelical! qu meloda! Qu perlas! que rubes! qu dulura! con gran razn se admira della el mundo, pues vence al mismo sol a medioda. SONETO 166 Mia ventura, & amor mhavean s adorno. Havame amor hecho y mi ventura gracia de un lindo guante recamado, con que al fin de mi bien hava llegado, pensando en la de quien fue cobertura. Y no me acuerdo el da, o coyuntura

[RVF 199]

Ay [f.] 91

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M 3 con [91v]

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que de tan gran riqueza me han privado, que de ira y de dolor no est cercado, y lleno de vergena y de amargura. O que mi noble despojo no supiesse yo defender con nimo constante contra el poder de sola una angelita! Que alas a los pies no me aadiesse? por siquiera quedando con el guante vengarme, de quien mi consuelo quita. SONETO 167 Dun bel, chiaro, polito, vivo ghiaccio. De un claro y bivo yelo endurescido sali el fuego con que me voy quemando, tanto que pecho y venas van faltando y soy sin lo sentir ya consumido. La muerte al fin me trae perseguido, y con brao alto me anda amenazando, y como trueno, o toro va bramando, yo tiemblo de temor como aterido. Piedad y amor podran con sus diestras como en columnas firmes sustentarme, sirviendo entre alma y golpe de remedio. Mas no lo puedo creer, ni veo muestras en la enemiga ma de algn medio aunque desto a m solo he de culparme. SONETO 168 Lasso, chi ardo, & altri non mel crede. Ay que me abraso y nadie me lo cree, s creen todos, salvo sola aquella que todo el mundo atrs dexa en ser bella, mostrando no creerlo aunque lo vee: Infinita beldad dime quin lee en mis ojos tan clara mi querella, sino lo impide mi contraria estrella, quen de m haver piedad no se recree? Este mi ardor de ti tan mal credo, y tu gloria en mis versos repetida, creo que a ms de mil arder podra, Y aun ya (si no m'engaa mi sentido) dos ojos veo y una lengua fra, en fuego arder despus de nuestra vida. SONETO 169 Anima, che diverse cose tante. Alma que tanto ver nada te espanta, ni lo escripto, o ledo, ni lo odo, ojos vagos, y t subtil sentido, que todo se lo dais por orden tanta. Por qunto no quisirades la planta haver visto que a tal os ha trado? o no gozar del viso esclarecido ni or la suave boz de su garganta? Agora con tal luz y con tal bro, errar no se podr la breve va que encaminarnos puede a lo superno

[RVF 202]

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en la [f.] 92

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M 4 no [92v]

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Alienta pues al cielo, o alma ma, por medio de la niebla del desvo. llevando el claro rayo por govierno. [RVF 205] SONETO 170 Dolci ire, dolci sdegni, dolci paci. Paz dulce, dulces iras, y desdenes. dulce mal, dulce affn, y dulce carga, habla que adular suele lo que amarga, quen fuego y en dulura me mantienes, Alienta, o alma ma en tantos bienes el amargor compensa (que se alarga) con el honor de amar (ques gran descarga) a quien dixe: t sola me sostienes. Que alguno por ventura havr que diga, de dulce embidia lleno como humano: ste gran causa tuvo de abrasarse. Tambin otros tendrn por enemiga la edad, por tanta prissa en ellos darse, o porque no nascieron ms temprano. CANCIN 34 Siil dissi mai chi venga in odio a quella Si tal dixe, quen odio venga a aqulla que vida me es su amor, sin la qual muero: si lo dixe, el bivir me sea ms fiero, y nunca libre me halle de querella, si lo dixe, me dae toda estrella, y sean de mi vala temor y celosa, y la enemiga ma me sea siempre ms fiera y ms bella. Si lo dixe, laljava amor despenda de plomo en ella, en m la de oro gaste: si lo dixe, ablandarla nunca baste, y cielo y tierra me armen ms contienda, si lo dixe, que aquella que a la senda de la muerte me emba, se est como sola, sin jams dulce o pa mostrarse en hecho, o dicho, antes me offenda Si algn tiempo lo dixe, desconsuelo encuentre siempre en esta breve va. Si lo dixe, el ardor quen m se cra se augmente, quanto en ella cresce el yelo. Si lo dixe, no vean claro cielo mis ojos, ni la luna, ni sol, ni luz alguna, mas antes tal fortuna qual la de Pharan por su mal zelo. Si lo dixe, por mucho que lamente piedad me falte y toda cortesa. si lo dixe, la boz que antes oa dulcissma, se buelva en inclemente. Si lo dixe, que siempre descontente a la que en parte escura metida con mesura o en celda, o en clausura

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[RVF 206]

[Si tal] [f.] 93

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M 5 qual [93v]

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humilde adorara ciertamente. Mas si no ay tal, que quien me era guarida con esperanas en la edad passada, govierne esta mi barca destroada, con el timn de su piedad crescida. y como antes se muestre enternescida, pues yo no he ms podido que haverme ans perdido sin ser arrepentido: mal haze quien tal fe tan presto olvida. Yo no lo dixe no, ni lo dira por oro, ni castillos, ni ciudades: queden pues en pie bivas las verdades, y vaya de cada la falsa. Amor que bien lo entiende le devra quitar de tal engao con puro desengao. o qunto es menos dao morir, quien tanta pena padesca. Por Rachel he servido, y no por La, ni con otra quisiesse bivir, o quien pudiesse quando me llame el cielo con ella a buelo en el carro ir de Hela. CANCIN 35 Ben mi credea passar mio tempo homai Yo crea, conforme a lo passado, poder gozar ya agora algn descanso, sin invenciones procurar de nuevo, mas pues de mi seora ya no alcano favor, bien ves amor, do me has llevado, y que artes, y que ingenios busco y pruevo: de que no s si devo5 dolerme, pues ladrn con tal biveza me hazes ser de belleza, quen m tormentos causa tan estraos: en mis ms nuevos aos fuera mejor usar lo que al presente que errar joven, es menos indecente: Los ojos que solan darme vida, de las divinas y altas sus bellezas corteses al principio tanto han sido, que biv como quien no en sus riquezas mas tiene en otra cosa su guarida, y sin jams averlos offendido, vino a tal mi partido, que a mi pesar les soy buelto importuno: quel pobrezillo ayuno, a ratos come lo que en otro estado huviera desechado Si embidia haze quen m piedad no se use, hambre amorosa, y el no poder me excuse. Que ms de mil caminos he tentado, provando si sin ellos mortal cosa tenerme puede en vida solo un da, mas lalma como all slo reposa, buelve a buscar el sol acostumbrado,

o quanto [f.] 94

[RVF 207]

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mas [94v]

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Accanto a questo verso nell'esemplare della Biblioteca Nacional de Madrid c un appunto a mano (se si debo).

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y aunque soy cera, all voy a porfa, por slo si vera no tanta guardia a lo que ms desseo, y como ave me veo, que a do menos pens se halla asida. de la vista subida ansi una buelta y otra cojo a tiento, de que ardo juntamente y me sustento, Sustntome en mi muerte y bivo fuego, salamandria (manjar maravilloso) mas no es milagro, como amor lo quiera: quando cordero, un tiempo fui gozoso en el hato de amor, y sin sossiego. me buelvo agora al fin de la carrera. Ans en la primavera ay rosas, y en invierno ay nieve e yelo, por tanto me desvelo buscando como de algo me provea, si dize que hurto sea tan rica dama deve ser contenta, que bivan de su haver sin que lo sienta. Quin dexa de entender mi larga guerra? desde que vi los rayos soberanos, quen m la vida y condicin trocaron? quin ay que entienda todos los humanos sustentos, aunque boje mar y tierra? que en el Gange de olor se sustentaron, aqu tambin hartaron a m la luz y fuego estando hambriento (y aunque sea atrevimiento) no conviene ser tal seor tan parco, pues xaras tienes y arco amor no es bien que desseando muera, que un buen morir, es honra, y no qualquiera. Fuego oculto ms arde, y si se augmenta pretender encubrirle es demasa, amor yo bien lo s, pues quen tus manos me viste, quando ms callando arda mis quexas tengo agora por affrenta, que a cercanos doy pena y a lexanos: o pensamientos vanos, o mundo, ay d me lleva mi ventura! de qun grande hermosura en el pecho esperana me ha nascido! y tinele oprimido la que con fuera tuya la encadena, de que la culpa es vuestra y ma la pena. Ass de bien amar saco tormento, y del pecado ageno perdn pido, ms del mo, pues yo torcer deviera los ojos de tal luz, y aun el odo cerrar al Sirenyco concento, y que mi seno emponoado fuera dello, no me doliera, querra antes me diesse ya el postrero golpe, quien dio el primero: que un modo de piedad es matar presto, como no est dispuesto hazer menos en m que suele y quiere: quel que de pena sale muy bien muere.

en el [f.] 95

mis [95v]

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Cancin mia firme en campo ser, ques deshonor morir huyendo, y a m mismo reprendo destas quexas, tan dulce me es mi suerte llanto, sospiro, y muerte siervo de amor que aquestos versos lees, bien creo que otro tal qual yo no vees. SONETO 171 Rapido fiume, che dalpestra vena. Ro, que con tal furia vas gozando del nombre que te fue del roer dado, conmigo entiendo vas appressurado do natura y amor nos van guiando: Ve pues no cansas, ni te va atajando el sueo, y antes mucho de llegado a dar al mar el feudo acostumbrado, vers un prado en gracias abundando. Del qual mi sol con rayos soberanos la vanda izquierda adorna, de antes yerma que mi tardana acusa por ventura: Passando besars sus pies y manos y mira que le digas con mesura: que lalma es prompta, aunque es la carne enferma. SONETO 172 I dolci colli, ovio lasciai me stesso El valle do a m mismo me he dexado, del qual partiendo, no ay poder partirme, comigo va sin nunca desasirme del peso quel amor en m ha cargado. Yo de m mismo voy maravillado, que con irme, all siempre estoy ms firme y es por dems querer dl sacudirme, quen me alexando le hallo ms al lado. Y qual ciervo que en el lado ascondido lleva el harpn, que huye y no descansa, antes en aguijando ms le duele: Ans soy yo con el que me ha herido. que consumirme y deleitarme suele, pues me afflige el dolor, y el huir cansa.

llanto [f.] 96

[RVF 208]

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[RVF 209]

Yo de [96v]

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[RVF 210]

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SONETO 173 Non dal Hispano Hibero, al Indo Hidaspe No dende Oriente al ltimo Poniente, ni desde Septentrin al medioda, mirando todo quanto el orbe cra, mas de un Fnix se ha visto eternamente. Yo tambin solo soy entre la gente a quien piedad se muestra sorda y fra: y no entiendo mi suerte, que crea successo tener harto differente. Por ella no lo digo, que bien veo que se hinche quien la mira de dulura tanta es la que de s siempre derrama. Mas porque todo en m buelva en retama

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se burla, o finge aposta (a lo que creo) que de mis blancas sienes no se cura. [RVF 211] SONETO 174 Voglia mi sprona, amor mi guida e scorge Agujame el querer, amor me gua plazer me tira, el uso me transporta, halgame esperana y me conhorta y al triste coran su diestra emba: El msero la sigue sin porfa, tras lo que nuestra ciega gua exhorta, reina lo sensual, ragion morta que de un vago desseo, otro se cra Virtud, belleza, y gentil acto, junto con dulce hablar, al rbol me han guiado do me cevo por modos muy extraos, Mil y trezientos y veinte y siete aos contavan, y eran seis de Abril en punto quando engolfado fui sin ms ver vado. SONETO 175 Beato in sogno, e di languir contento. Beato en sueo, y de penar contento, de abraar sombra, y seguir laura estiva, nado en profunda mar, aro agua biva, edifico en arena, escrivo en viento: Aposta sigo el sol, aunque bien siento que su luz mata a mi virtud visiva, sigo ligera cierva fugitiva con buey enfermo, coxo, flaco, y lento. A toda cosa ciego y muy cansado, salvo a mi dao, que ste busco a tiento, tras Laura, amor, y muerte, me desvelo: Ans al ao veinteno soy llegado, y cobro ms dolor, pena, y tormento: en tal signo gust cevo y anzuelo. SONETO 176 Gracie cha pocchi l ciel largo destina. Gracias quel cielo a pocos las destina rara virtud, y no de humana gente, gran reposo en cabello refulgente, en humildad belleza alta y divina: Gala particular y peregrina, cantar que dentro en la nima se siente, celeste andar, y un aire bivo ardiente, que lo ms duro rompe y lo alto inclina, Mirar que a qualquier pecho haze desmalte, y aclarar puede noches, y al abismo, y aun dar vida, o quitar segn su grado, Con el suave hablar, como no falte un dulce sospirar roto en s mismo: son los encantos que me han transformado. CANCIN 36 Sextina Anzi tre d creata era alma in parte Criada tres das antes era en parte

Soneto [f.] 97

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[RVF 212]

N A toda [97v]

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lalma que huviera de ir tras cosas nuevas, y despreciar lo que se tiene en precio, sin ms considerar su fatal curso, dubdosa, sola, chiquitica, y suelta, de primavera entr en un verde bosque. Nascido hava una flor en aquel bosque, el da de antes, con raz en parte que apenas la alcanara nima suelta, porque hava lazos en formas tan nuevas, y tal plazer precipitava el curso, que libertad perder era all el precio. Ay dulce y caro, y fatigoso precio, que presto me bolviste al verde bosque, usado a desviarme a medio curso, busqu despus el mundo parte a parte, piedras, o versos, o si yervas nuevas, podrn un da hazer mi mente suelta. Mas ya entiendo ser la carne suelta del udo adonde est su mayor precio, antes que antiguas drogas, o ms nuevas las llagas suelden que huve en aquel bosque de espinas lleno, a do cobr tal parte, que salgo coxo, aunque entr con gran curso. Despinas bien poblado un agro curso he de acabar, a do ligera y suelta planta conviene, y sana en toda parte: mas t seor que has de piedad el precio, dame tu diestra y en este escuro bosque tu sol destruya mis tinieblas nuevas. Mi estado guarda en las vaguezas nuevas, que interrumpiendo de mi vida el curso me han hecho poblador de umbroso bosque, y buelve (si ser puede) libre y suelta a mi consorte, y sea tuyo el precio, si la veo contigo en mejor parte. stas en parte son mis quexas nuevas, si tengo precio, o todo ha hecho curso, o lalma es suelta, o presa es en el bosque. SONETO 177 In nobil sangue, vita humile e queta. En sangre no comn vida quieta, en alto entendimiento pecho puro, en juvenil edad fructo maduro, y en rostro grave un alma alegre y neta. Ha recogido en sta su planeta ms todo el cielo, y le han dado seguro de aquel valor que sublimar procuro que agotar el ingenio a un gran poeta Amor y honestidad en ella junto con una hermosura y loana, y un acto, y bro que habla con silencio Y un no s qu en los ojos, quen un punto puede a la noche dar la luz del da, y amarga hazer la miel, dulce el assensio. SONETO 178

y despreciar [f.] 98

N 2 dame [98v]

[RVF 215]

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puede [f.] 99

[RVF 216]

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Tuto il di piango, e poi la notte quando Todo el da lloro, y en la noche, quando reposan ya los mseros mortales, me hallo en llanto y dblanse mis males: ans consumo el tiempo lamentando. En triste humor mis ojos voy gastando y en pena el coran, entre animales soy tal que las saetas desiguales de amor me van la paz menoscabando. Mas ay que de lo quel tiempo hazer suele, voy entendiendo, he ya lo ms passado dsta que dizen vida, aunque ella es muerte. Ms culpa agena que mi mal me duele, pues que piedad no muestra algn cuidado de ayudarme por ms que ve mi suerte. SONETO 179 Gi desiai con s giusta querela. Si con justa querella he desseado en hervorosos versos ser odo, fue porque de piedad fuesse movido un pecho que anda de verano elado. Y aquella nuve de que est cercado, la rompiesse algn tanto mi gemido, o que de todos fuesse aborrescido el velo que de tal luz me ha privado. Mas ya no voy contra ella odio buscando, piedad s para m, que odio no quiero, estotra no hallo, tan dura es mi suerte. Su divina belleza voy cantando, porque quando se acabe el bivir fiero se entienda quanto me es dulce la muerte. SONETO 180 Tra quantunque leggiadre donne belle Si acaso entre otras damas se ha mostrado sta, quen todo el mundo par no tiene, la luz con su presencia les detiene como haze el sol a todo lo estrellado. Al odo el amor me ha susurrado mientras sta en la vida se sostiene, bueno es bivir, mas si su fin le viene, mi reino y la virtud havrn faltado. Como si luna y sol Naturaleza al cielo, al aire el viento y a la tierra las plantas, y a la mar agua y pescado, Y al hombre huviesse de su hablar privado: tanta amenaza y muy mayor tristeza, si sus ojos la escura muerte cierra. SONETO 181 Il cantar novo, el pianger de gli augelli. Al redoblar de boz y dulce canto que de los ruiseores hazia el da, se suele entremeter, con lharmona que de las aguas se oye tanto, o quanto, Aquella que de nieve trae el manto, y los cabellos de oro, en que falsa Al [f.] 100

[RVF 217]

N 3 que [99v]

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nunca se hall de amor, al son que emba peinando al blanco viejo, me levanto. Ans despierto a saludar laurora, y al sol que trae, y al otro de que he sido flechado en mi principio, y ms agora. Y los vide algn da haver salido a la par, en un punto, y en unhora, y l, del cielo quedar escurescido. SONETO 182 Olnde tolse amor loro di qual vena. Adnde hall el amor la rica vena de oro tan acendrado? de qu espinas cogi tan lindas rosas? d tan finas eladas, a que dio su pulso y vena? Y aquellas perlas do quiebra y enfrena las dulcssimas hablas peregrinas? y de dnde bellezas tan divinas de frente como el cielo, o ms serena? De qu ngeles cogi, y de qu esphera aquel suave son que ans me atierra? que ha dexado mi vida en solo un pelo. De qu sol procedi luz tan entera de aquellos ojos? paz ma y mi guerra, quen medio me arden del fuego y del yelo? SONETO 183 Qual mio destin, qual forza, o qual inganno. Qul fuera, o qul destino, o qul engao me buelve al campo estando desarmado? pues soy vencido, y quando he bien librado, temor cobro, y si muero ay mayor dao: Dao no, mas provecho: tan estrao es aquel resplandor que me ha cercado, sin que jams un punto aya affloxado, aunque he llegado ya al vigssimo ao. De muerte siento tragos si desplega los ojos dende lexos centelleando, mas si despus ms cerca me los hallo, Con tal dulura amor viene picando, ques por dems dezillo ni pensallo, que mi ingenio aunque buele all no llega. SONETO 184 Liete e pensose, acompagnate e sole Dezid seoras como ans penando vais alegres, y solas por tal va? a d queda la vida y muerte ma, que irse con vos sola solazando? tratando de aquel sol imos gozando penamos por su dulce compaa, de que embidia nos priva, y celosa quel bien de otri en mal suyo va trocando. Quin al amante puede poner freno? alalma nadie, al cuerpo ira y dureza, que nos a ratos, y ella agora siente: Quel coran se ve claro en la frente,

[RVF 220]

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N 4 que [100v]

[RVF 221]

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tratan[f.] 101

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tan demudada vimos su belleza, y de sus ojos tan baado el seno. [RVF 223] SONETO 185 Quando l sol bagna in mar laurato carro, Quando en la mar su carro ha el sol baado y se acerca la noche a m importuna, al cielo, a las estrellas, y a la luna me quexo del mal rato aparejado: Y a la que de m siempre se ha burlado mis penas todas cuento de una en una, y trato con amor, con mi fortuna comigo, y con el mundo de mi estado. Reposo y sueo, entrambos se me han ido, sospiros no me dexan hasta el da, y lgrimas tambin que han acudido. Despus el alva al fosco aire desva de m no, porquel sol que mha herido, slo puede aplacar la pena ma. SONETO 186 Suna fede amorosa, un cor non finto, Si una amorosa fe nada fingida, si un dulce padescer, si un comedido desseo, si un querer todo encendido sin que la honestidad sea offendida, Y si un alma en la frente conoscida, y un son de boz apenas proferido, de miedo, o de vergena detenido, y si una amarillez de amor nascida, Si a otri ms amar que no a s mismo y si andar lamentando en todo el ao si de ira y de congoxas sustentarme, Si arder de lexos, y de cerca elarme, son causa de gustar tal paraxismo, ser la culpa vuestra y mo el dao. SONETO 187 Dodici donne honestamente lasse. A doze damas vide algo cansadas (mas un sol, y onze estrellas relumbrando) andarse en una barca solazando quel nombre escuresca a las passadas, Sin excepcin de aquellas dos mentadas, una quel vellocino iva buscando, y otra que dex triste y lamentando a Troya en ver sus torres abrasadas. Despus en triunfal carro pomposo las vide, y Laura entre ellas assentada cantando con su rara meloda: O vista peregrina nunca usada, Typhis y Authumedn par venturoso pues merescis guiar tal compaia. SONETO 188

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N 5 Soneto [101v]

[RVF 224]

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[RVF 225]

Despues [f.] 102

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[RVF 226]

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Passer mai solitario in alcun tetto Qu ave tan solitaria se vio en techo que me iguale? o qu fiera tal ha havido en se ausentando el sol esclarescido que a mis ojos da siempre satisfecho? Pues mi contento en llanto es ser deshecho, duelo el rer, assensios lo comido, la noche affn, lo claro escurescido, y duro campo de batalla el lecho, Padre de muerte el sueo es ciertamente que haze al coran hazer desvo del pensamiento que le tiene en vida: Ribera nica linda floresciente, y t tierra, qual otra no ay sabida, vos le tenis, y yo lloro el bien mo. SONETO 189 Aura che quelle chiome bionde e crespe Aire que los cabellos encrespando y moviendo los vas con tal decoro, y eres movido t por el mismo oro, quen mil lazos despus vas audando: En los ojos do ests, de all picando me van dulces abispas, de que lloro, y vacilando busco mi thesoro, como topo que abrigo anda buscando, Que pienso ya encontrarlo, e ya me veo lexos, ya tomo alivio, ya desmayo en ver que mi desseo se me ataje. Quedad pues aire vos, y el bivo rayo y vos ro que vais como correo: o quin con vos trocara este viaje. SONETO 190 Amor con la man destra il lato manco Abrime amor por el siniestro lado, y all dentro plantado de su mano dex un Lauro tan verde y tan loano, que atrs toda esmeralda le ha quedado. Mi sospirar continuo y el arado de pluma, con el riego tan a mano de mis ojos, al cielo soberano hizieron que su olor aya llegado: Fama, virtud, honor, y gallarda, y en hbito galn casta hermosura, razes son de aquesta noble planta: Tal en mi pecho lhallo noche y da, felice carga, y con nima pura la adoro humilde como a cosa santa. SONETO 191 Cantai, or piango, e non men di dolcezza. Cant, mas lloro agora, y tal dulura siento, qual el cantar en m ha causado, que a la ocasin, y no a lo efectuado mis pensamientos tiran con gran cura: Dureza juntamente con blandura,

[RVF 227]

y eres [f. 102v]

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[RVF 228]

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felice [f.] 103

[RVF 229]

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acto corts humilde, y denodado de alli sac, sin serme esto pesado, ni rompen los desdenes mi armadura. Use comigo amor a su manera, y el mundo, y mi seora y mi fortuna, que no pienso de ser menos contento Sospire, arda, lamente, pene, o muera, tal ser no le ay debaxo de la luna, tan dulce es la razn de mi tormento. SONETO 192 Ipiansi, hor canto, chel celeste lume. Llor, mas canto agora, quel sol mo su luz clara a mis ojos ya no cela, donde el honesto amor claro revela su dulce fuera, y su sancto desvo: Sacar sola de lgrimas tal ro, por acortar de mi bivir la tela, que era pensar salir a remo y vela y aun con alas, no po[c]o desvaro: Tal era el llanto, y de tan larga vena, y tan lexano el puerto, y tan esquivo quel pensamiento aun llega all con pena: Mas ya no Palma, o Lauro, mas Olivo piedad me emba, el tiempo reasserena, y el llanto enxuga, y quiere an verme bivo. SONETO 193 I mi vivea di mia sorte contento Con mi suerte biva muy contento sin lgrimas, y sin embidia alguna: que si en otros ms diestra es su fortuna, no igualan mil plazeres a un tormento. Los ojos, por quien nunca me arrepiento de mis penas, ni quiero menos una, tal niebla los obfusca, que ninguna luz queda ya del sol de mi sustento. O piadosa natura y fiera madre quin tal poder te ha dado y tan contrario de hazer, y deshazer, segn te antoje? Mas t cmo consientes summo Padre, (pues todo el poder sale de un armario) que otri de un tal don tuyo nos despoje? SONETO 194 Vincitore Alessandro lira vinse Ira de que Alexandro fue sobrado en parte lhizo menos que Philippo, que importa que Pirgtele, o Lisippo lentallen? o de Apelles ser pintado? Por ira ans Tideo se ha desmandado, que muriendo roa a Menalippo: ira a Silla acab, con el gran hippo de ver en su poder a Granio atado. Valentiniano pena semejante gust por ira y yax Telamonio por ira tambin fue contra s fuerte.

[RVF 230]

que [103v]

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[RVF 231]

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[RVF 232]

Ira [f.] 104

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Ira es breve furor, que si adelante passa, buelve al airado en un demonio. y le causa vergena, y aun la muerte. [RVF 233] SONETO 195 Qual ventura mi fu quando da luno Qu venturoso fui quando aggravado de un accidente vide, y algo escuro, un ojo de los dos que a buen seguro no ay otros tales dos en lo poblado, Que por supplir en parte lo ayunado bolviendo a ver a quien sola procuro, se me mostr el amor muy menos duro, aunque aya lo de atrs acumulado, Porque del ojo (ms del Sol) derecho de mi seora vino al ojo mo. el mal que me deleita y no me duele. Y como que tuviera lleno el pecho de entendimiento, o qual cometa suele tal corriendo a m vino sin desvo. SONETO 196 O cameretta che gia fosti un porto. O cmara, que un tiempo fuiste puerto a mi diurna tormenta ms pesada, en un nocturno llanto eres tornada. que traigo de vergena el da encubierto. O camichuela, mi reposo cierto a tanto affn, ay cmo amor baada te buelve, con la mano delicada que a m solo es tan cruda a tan gran tuerto. No huyo del secreto mi reposo, mas de m mismo, y del pensar ligero. que me ala algunos ratos hasta el Polo: El vulgo a m enemigo, y odioso (quin tal pens) por mi refugio quiero tan grande es mi temor de verme solo. SONETO 197 Lasso, amor mi trasporta ovio non voglio. Ay que a su posta amor me ha transportado y salgo del dever, aunque lo siento, ans a la quen m ha puesto el summo assiento ms importuno soy siempre y pesado. Nunca navo fue con tal cuidado de peas apartado a remo y a viento, quanto procuro yo con muy gran tiento ver mi barco de orgullo desviado. Mas lagrimosa lluvia y fieros vientos de infinitos sospiros le han echado en mi mar, siendo noche y bravo invierno Cargado para s de mil tormentos y para otro de enojos, destroado, las velas ya perdidas y el govierno.

10

el mal [104v]

[RVF 234]

10

[RVF 235]

Nunca [f.] 105

10

111

[RVF 236]

10

SONETO 197 Amor io fallo, e veggiol mio fallire Amor yo voy errado, y bien lo entiendo, como el que fuego trae dentro en el seno, dondel dolor se augmenta lo que es bueno, y quasi la razn se va perdiendo. Sola mi desseo ir deteniendo por no turbar un rostro tan sereno. no puedo ms que me has quitado el freno y de desesperado voy saliendo. Si el alma pues a tal trance se pone, que por cobrar salud todo se tienta: la culpa es de tu espuela tan esenta. Mas la beldad de Laura lo dispone, y su gracia, haz t amor que ella lo sienta, y mis culpas a s misma perdone. CANCIN 37. Sextina. No ha tanti animali il mar fra londe No ay tantos animales en las ondas ni menos sobrel cerco de la luna tantas estrellas vido alguna noche, ni tantas aves buelan por los bosques, ni aun tantas yervas nascen en el campo, quantos son mis sospiros cada tarde. De da en da espero alguna tarde que de m aparte tan continuas ondas, y sossegar me dexe en algn campo, que nadie ac debaxo de la luna pass tantos martirios, y los bosques lo saben, donde bivo da y noche. Yo no tuve jams quieta noche, mas sospirando voy maana y tarde despus que ciudadano soy de bosques, y antes que pare, el mar ser sin ondas, y al sol dar la luz la escura luna, y flores no tern de Abril el campo. Consumindome voy de campo en campo, pensando y lamentando da y noche sin ms sossiego haver que ay en la luna, sacando unos sospiros en la tarde que pueden mover selvas, y unas ondas, que bastaran regarlas y a los bosques Los pueblos me dan pena, y de los bosques rescibo alivio, porque por el campo al son voy desfogando de las ondas por el silencio dulce de la noche do espero todo el da quen la tarde el sol parta y lugar tenga la luna. O si ya con el curso de la luna me adormesciesse entre estos verdes bosques y aquesta que ante tiempo trae la tarde, comigo y con amor, en aquel campo viniesse a estarse al menos una noche, y no saliesse el sol dentre las ondas Al son de tristes ondas, y a la luna cancin hecha de noche entre estos bosques rico campo vers maana y tarde.

O Cancion [105v]

[RVF237]

10

15

20

25

Los [f.] 106

30

35

112

[RVF 238]

10

SONETO 198 Real natura, angelico intelletto Alma preclara, anglico intellecto, prompta vista, real naturaleza, providencia veloz de grande alteza, dignssima de hallarse en tal subjecto. Un nmero de damas siendo electo por adornar la fiesta con belleza, aquel juizio entero con presteza dellas escoje el rostro ms perfecto. Y las que en das exceden, y en fortuna, seala que se aparten con la mano, y a Laura solamente se acaricia: Y ojos le besa y frente el muy humano de que se alegran todas una a una, yo voy de embidia lleno y de cobdicia. CANCIN 38. Sextina. La ver laurora che si dolce laura Hazia laurora, quando suele laura en primavera ya mover las flores. y dar tono las aves a sus versos, sospiros tan suaves en el alma mover siento, por quien les haze fuera, que me es foroso dar buelta a mis quexas . O si templar supiesse yo mis quexas, de modo que ablandassen algo a Laura y viesse que ella misma es quien me fuera: mas antes se vern de invierno flores, que amor floresca en esta gentil alma, la qual ni da por prosas ni por versos. Quntas lgrimas (triste) y quntos versos en mi tiempo esparz, y en quntas quexas he procurado hazer blanda aquellalma, mas ella est como una pea a laura que aunque hojas mover suele y tiernas flores no mueve punto alguno de su fuera. Sola amor vencer hombres por fuera, y aun dioses (segn se halla escripto en versos[ )], y al abrir lo prov yo de las flores: agora amor ni mis continuas quexas, ni mi humildad hazer pueden que Laura sacar quiera de pena o vida esta alma. Saca tu ingenio al campo, o misera alma este tercio postrero, muestra fuera en quanto te sostiene en vida laura que no ay cosa que no puedan los versos quen spides tambin engendran quexas y al yelo tambien suelen dar sus flores., Que pues ya todo re con mil flores, no puede ser que aquella anglica alma el son no sienta de amorosas quexas, Y si mi triste suerte es de ms fuera lamentando y cantando con mis versos ir caando con buey coxo laura. En redes cojo laura, en yelo flores, y tiento en versos sorda y rgida alma

O 2 Y la[106v]

[RVF 239]

10

15

Solia [f.] 107

20

25

30

35

113

que no precia de amor fuera ni quexas.

[RVF 240]

10

SONETO 200 Iho pregato amor, e nel riprego. Mil veces al amor rogu y le ruego que me escuse con vos mi dulce pena y mi amargo dulor, si con fe llena de la derecha va me doblego: Yo no puedo negar, ni jams niego, que a la razn (que alalma buena enfrena) no tenga mi querer por la melena, y que al cabo le sigo, aunque reniego. Vos con el pecho que de tanta alteza, y de tanta virtud adorna el cielo, quanta jams sali de pa estrella, Devis dezir piadosa y con llaneza qu puede ste, si el pobre va de buelo por ser tan desseoso, e yo tan bella? SONETO 201 Lalto signor, dinanzi a cui non vale. Aquel seor que ante l nada aprovecha huir, ni sasconder, ni otra guarida, me tuvo de plazer lalma encendida con una ardiente y amorosa flecha: Y aunque fue la primera harto derecha, y de muerte, por dar mayor herida, con xara en agua de piedad teida de aqu, y de all me assalta, y ms mestrecha. De una llaga reboa fuego y llama, destotra por mis ojos la querella ondas saca por slo lo que veo. Y con dos fuentes sola una centella no se apaga del fuego que me inflama, antes por la piedad cresce el desseo. SONETO 202 Mira quel colle o stanco mio cor vago. Hazia el collado mira, o pecho vago en donde ayer qued la que sola de nos dolerse, que hora bien querra sacar de nuestros ojos un gran lago. Buelve, que yo de slo estar me pago y ve si del dolor quen m se cra mudar tiempo, o ventura algo podra, o de mi mal partcipe y presago. Mas cmo de m mismo ans me olvido? hablando al coran como que fuesse aqu comigo? o vano pensamiento A mi partida ya me acuerdo y siento que se escondi temiendo le traxesse, y que en sus ojos queda all metido. SONETO 203

O 3 y mi [107v]

[RVF 241]

10

no se [f.] 108

[RVF 242]

10

[RVF 243]

114

10

Fresco, umbroso,fiorito e verde colle. Collado verde, umbroso, florescido donde hora est pensando, hora cantando o del cielo el poder manifestando la que al mundo ha quitado su sonido: Mi coran que me ha puesto en olvido por ella, y fue acertado, y muy ms quando no buelva, las seales va notando de sus pies y mis ojos encogido. Y a cada passo dize, Qu sossiego me fuera, si aquel viera aquesta sea a quien el bivir es ya tan penoso: Ella se re, y tmalo por juego y te haze paraso venturoso, e yo sin coran me quedo pea. SONETO 204 Il mal mi preme, e mi spaventa il peggio. El mal me opprime y espanta, porque veo, tan ancha por delante y llana va que entrado he en semejante frenesa que t, llevado de otro tal desseo: Ni s si a Dios paz pida, o guerra, ay reo quel dao es grave, y fea en demasa la affrenta, mas qu vale tal porfa? pues contrariar al cielo es devaneo. Y aunque de tal honor como has mostrado no soy digno que amor tengaa a tuerto, y tu opinin de m no es acertada. Con todo esto, mi voto es que buscado por nos el cielo sea y su morada, que es lexos, breve el tiempo, y poco cierto, SONETO 205 Due rose fresche, e colte in paradiso. Ante de ayer de Mayo primer da un sabio antiguo amante presentava dos rosas, una a Laura, otra a m dava: don que del paraso paresca. Y con un aire tal las reparta que a qualquier pecho enamorar bastava la alteracin que dello resultava en nuestros rostros bien se descubra Un semejante par d puede hallarse? nos dixo, quasi riendo y sospirando, tenindonos a entrambos abraados. Tanto con rosas y hablas regalados que an temo agora, y tambin voy gozando, o dignos actos de nunca olvidarse. SONETO 206 Laura che il verde Lauro, e laureo crine. Laura quel verde Lauro blandamente, y ureos cabellos aspirando mueve, con sus lindezas haze que se aprueue poder estar del cuerpo lalma absente: O rosa de entre espinas refulgente

O 4 no buelv[108v]

[RVF 244]

10

[RVF 245]

Ante [f.] 109

10

[RVF 246]

115

qundo ser quel mundo otra tal prueve? esta alma a Dios supplica come deve que me excedas en das luengamente. Tanto que yo no sienta el grave dao 10 del mundo quando sin su sol se vea, ni mis ojos que luz otra no tienen, Ni el alma quen sola ella se recrea, ni mis orejas que tan promptas vienen a gozarse de or un bien tamao. [RVF 247] SONETO 207 Parr forse ad alcun, chin lodar quella. Si piensa alguno quen loar aquella que ac en la tierra adoro, que me alargo, y sin considerarlo me haze cargo que la hago santa y sabia, casta y bella. 5 Yo digo lo contrario, con tal que ella a mi corto dezir no ponga embargo, siendo digna de ingenio muy ms largo el que no me creyere, venga a vella, Yo s que me dir: lo que ste aspira 10 basta estancar Athenas con Arpino, y de Mantua y de Smirna lalta lira, Lengua mortal no puede el ser divino suyo alcanar, amor la instiga y tira, y no por electin, mas por destino. [RVF 248] SONETO 208 Chi vuol veder quantunque pu natura El que quisiere ver lo que natura, y el cielo puede ac, venga a ver sta, que es sola un sol, y el mundo es tambien desta sentencia, aunque del bien tan poco cura. Y venga presto, pues la parca dura en lo bueno llevar, es muy ms presta, y a lo contrario quasi no molesta, que cosa mortal bella poco dura. Ver si viene a tiempo la costumbre Real con la virtud y loana concordes en un cuerpo aposentarse. Dir tambin: Que si mi poesa es muda, la enmudesce su gran lumbre, mas si se tarda, havr de lamentarse. SONETO 209 Qual paura ho quando mi torna a mente Las vezes que me passa por la mente como a mi Laura vi quedar cuidosa, temblando estoy, y cierto que no ay cosa quen mi coran sea ms frequente. Ans la veo estar tan hmilmente entre otras lindas damas, como rosa entre flores, ni alegre ni penosa, como quien teme, y mal otro no siente. Depuesta ya su usada gallardia las perlas, y guirnaldas, y atavos, la risa, y el cantar, y hablar humano: En tal dubda dex la vida ma, pensamientos agora, y sueos fros

O 5 ni mis [109v]

y venga [f.] 110

10

[RVF 249]

10

116

me assaltan, quiera Dios que sea en vano. [RVF 250] SONETO 210 Solea lontan in sonno consolarme En sueos desde lexos consolarme sola con su rostro de alegra mi Laura, mas tan triste aora la va que no ay de pena, o miedo assegurarme. Quen su vista hartas vezes presentarme piedad y dolor grave paresca y or cosas que fcil les sera de gozo y desperana despojarme. No te recuerdas (di) de la postrera vista (dize ella) que huve de bolverme quando tus ojos ms se enternescieron? Ni yo quise dezirlo, ni pudiera pues sabe lo que entonces te encubrieron, quen la tierra de oy ms no podrs verme. SONETO 211 O misera & horribil visione O msera visin triste, espantosa, es en efecto muerta sin ms cuenta la que mi vida haza ser contenta en pena y esperana deleitosa? Mas cmo puede ser que tan gran cosa de suyo, o de otro modo no se sienta? naturaleza y Dios no lo consienta, y mi sospecha quede mentirosa. Con todas estas dubdas determino creer que ver podr como sola la que a mi es vida, al mundo honor divino: Mas si rompi la crcel do biva por se bolver al cielo de a do vino, querra ver ya mi postrimer da. SONETO 212 In dubbio di mio stato hor piango hor canto En dubda de mi estado, lloro, o canto, espero, o temo, y en sospiro, o rima descanso: quel amor siempre su lima exerce en este pecho tanto o quanto Podr ver aquel rostro hermoso y santo quen mis ojos su luz passada imprima? ay triste no lo s, tanta es mi grima que temo dar en un perpetuo llanto. Mas si ella es ida al cielo, su bivienda no se empachar dellos en la tierra de que ha sido el govierno, sol, y rienda: En tal temor, y en tal perplexa guerra bivo sin ser quien fui, como el que senda dubdosa encuentra, y teme, y al cabo yerra. SONETO 213 O dolci sguardi, o parolette acorte. Mirar y hablar dulcssimo amoroso

Soneto [110v]

10

[RVF 251]

Con [f.] 111

10

[RVF 252]

10

[RVF 253]

117

10

ay qundo os podr ver como sola? y a vos cabellos de que amor texa el lazo para m tan deleitoso? Ay rostro por quien falta mi reposo de da en da ms por suerte ma, ay dulce y engaosa cortesa darme un plazer que sea tan costoso. Y si acaso de aquel mirar suave en donde mi bivir (triste) se anida dulura alguna me ha venido honesta, Porque me alexe, y della me despida, de repente trotn me emba o nave fortuna, que a mi mal siempre est presta. SONETO 214 Io pur ascolto, e non odo novella Con todo espero nueva y no ay sabella de la dulce y querida mi enemiga, ni s lo que me piense, o que me diga quel coran da muestra de temella. Alguna dao tuvo por ser bella, y sta qui por serlo, y ser amiga de la virtud, Dios quiere que le siga por adornar el cielo de otra estrella: Ms de otro sol, y si es ans mi vida va su camino, y mis males estraos a ms vernn, ay triste mi partida, Por qu ans me alexaste de mis daos? ya mi fbula breve es fenescida ya fenesciendo van mi tiempo y aos. SONETO 215 La sera desiar, odiar laurora. La noche dessear, y odiar la aurora suelen estos alegres namorados, en m la noche augmenta los cuidados lo que algn tanto al alva se mejora: Que a vezes salen juntos a deshora un sol, y el otro en todo pareados de luz y de beldad tan arreados. que aun de la tierra el cielo se enamora. Qual iva comenando nuevamente a verdeguear la planta que se vee en mi pecho arraygada y muy querida, Tales senta estas horas en mi mente ans la buena es bien que la dessee, y la contraria sea aborrescida. SONETO 216 Far poteio vendetta di colei. Vengana hazer pudiesse yo de aquella que con mirarme y hablarme me destruye, y por ms pena darme asconde y huye la luz que dexa atrs a toda estrella: Ans en mi coran haze tal mella, que por puntos mi vida disminuye, y como len ruge, y aun me arguye quando affloxar devra mi querella.

y a vos [111v]

[RVF 254]

10

ya mi [f.] 112

[RVF 255]

10

[RVF 256]

y como [112v]

118

10

Lalma que a braos anda con la muerte de m se parte, y de su udo suelta se va tras la que le ha siempre affligido: E yo me espanto de que alguna buelta el sueo no le rompe con gemido al abraar y hablar de alguna suerte. SONETO 217 In quel bel viso, che io sospiro,e bramo. Al rostro por el qual sospiro y bramo fixas tuve mis lumbres muy intensas. quando amor, como quien dize: Qu piensas? a m tendi la mano que ms amo. Preso all el coran como ave en ramo o pesce en el anzuelo, sus defensas no procur, ni dio por las defensas que a sentido ocupado no ay reclamo. Mas la vista privada de su objecto como soando v tras de su gua, que sin ella su bien es imperfecto. Entre una y otra gloria el alma ma un gozo all del cielo muy perfecto con un dulor estrao reciba. SONETO 218 Vive faville uscian de duo bei lumi Una encendida llama proceda de dos claras estrellas fulgurando y desde un sabio pecho sospirando tan dulce suavidad a m vena Que solo el acordarme de aquel da paresce que me acaba, y muy ms quando pienso en como mi espritu faltando iva con las mudanas que senta. El alma ma en pena exercitada no pudo en plazer tanto sustentarse (tal fuera cobra la prescripta usana) Ans al gusto del bien tan poco usada entre un temblor de miedo y de esperana estuvo quasi por de m apartarse. SONETO 219 Cercato ho sempre solitaria vita Buscado he siempre solitaria vida (son buen testigo el campo y las riberas) slo por me alexar de las carreras que del cielo amortiguan la subida. Que si mi voluntad fuera cumplida ya t dulce Thoscana no me vieras, y an t Sorga en tu playa me tuvieras, pues al lamento y canto ms combida, Mas la fortuna a m siempre enemiga, me lleva donde sienta ms tormento en mi thesoro ver mal empleado, Aunque a la mano ya se ha hecho amiga que escrive ya qui ms acertado Laura y amor lo saben, yo lo siento.

[RVF 257]

10

[RVF 258]

Una [f.] 113

10

[RVF 259]

10

P en mi [113v]

119

[RVF 260]

10

SONETO 220 In tale stella duo begli occhi vidi. Una figura vide en tal estrella de honestidad tan llena y de dulura y de un tan grande estremo en hermosura quen nada tengo al resto fuera della: La Griega que a Troyanos dio querella no la iguala, aunque della el nombre oy dura, ni quantas nos presenta la escriptura, pueden hazer en sta alguna mella. Ni la linda Romana que con hierro rompi su casto pecho muy contenta, ni Polycena, Isphile, ni Arga, Esta excelente es gloria (si no yerro) al mundo, y a m estremo de alegra, mas vino tarde y ms presto se absenta. SONETO 221 Qual donna attende a gloriosa fama La que pretende haver gloriosa fama de ser, y de valor, y cortesa los ojos ponga en la enemiga ma, a quien seora ma el mundo llama Cmo se alcana honor, cmo Dios se ama, cmo se junta honesto y gallarda, se aprende all, y aquella recta va del cielo que la enciende en biva llama. All el hablar que estilo no le llega, y el callar a su tiempo, y las costumbres de que exprimir no puedo ni una parte: mas la beldad que a qualquier hombre ciega no se desprende all, que aquellas lumbres se alcanan por ventura y no por arte. SONETO 222 Chara la vita, e dopo lei mi pare. Chara la vida y luego me paresce quen dama honestidad pura se vea, trocad honrada madre, ques muy fea la cosa donde honestidad fallesce: Y la que del honor se desguarnesce no bive ya, ni dama es, ni lo sea, y aunque paresca serlo, no se crea ques ms que muerta, y penas mil meresce. Ni de Lucrecia soy maravillado sino como al morir menester fuesse hierro, sin que bastasse el dolor solo, Vengan los sabios que ay de polo a polo a ventilarlo sin que aya interesse, y slo esto dirn ser acertado SONETO 223 Arbor vittoriosa e trionfale. Planta triunfal en todo victoriosa de musas gloria, honor de Emperadores,

[RVF 261]

Como [f.] 114

10

[RVF 262]

10

P 2 Soneto [114v]

[RVF 263]

120

10

ay quntas alegras y dolores me diste en esta vida trabajosa, Seora qun de nada cuidadosa te muestras, aunque no en coger honores, ni te mueven de amor los sinsabores, humano engao no te altera cosa? Diamantes, oro, perlas, y nobleza y lo quel mundo tiene en ms oy da igualmente lo estimas todo en nada La estremada beldad y gentileza sin par tuya en el mundo, te es pesada mas por la castidad te da alegra. CANCIN 39 I vo pensando, e nel pensier massale. Yo voy pensando, y en el pensar asido me siento de piedad de m tan fuerte que me fuera y convierte a lamentar de otra arte que sola: y viendo que se acerca ms mi muerte mil vezes a Dios alas he pedido, con que del trreo nido, buela el entendimento a do se cra: mas nunca me ha valido esto algn da, aunque he cien mil sospiros derramado, y ans es por cierto justo que ello sea quel que pudiendo estar se cae, vea que es digno yazga en tierra mal su grado: mas el sacro costado y braos en que fo veo abiertos, aunque por desconciertos mos y otros exemplos, de mi temo agujanme, y qui soy al estremo. Al alma est diziendo un pensamiento qu affanas? qu socorro es el que atiendes? ay msera no entiendes con qunta tu deshonra el tiempo buela: como a partido presto no desciendes? dime como no arrancas de cimiento al gozo que en tormento bolver suele segn que presto cuela no pienses que hallars mejor escuela enfadada del dulce fugitivo que la quel mundo da con su tardana a qu fin en l pones la esperana. pues ves ques en la fe como el captivo? en cuanto el cuerpo es bivo, y al pensamiento echar puedes el freno, hazlo, mira que es bueno, y que es a vezes mala la demora, y no es muy tarde comenar agora. Ya sabes la dulura que han tomado tus ojos en el rostro, que valiera ms (y aun yo lo quisiera) que fuera por nascer por ms paz nuestra: bien deves acordarte la manera de su figura, quando se huvo entrado nel pecho que llagado no pudo qui ser por otra diestra

[RVF 264]

mas [f.] 115

10

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P 3 [115v]

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ella es por quien el fuego dio tal muestra tan gran tiempo esperando solo un da que por bien de ambos nunca jams vino, levanta la esperana al buen camino, y a lo que ves del cielo y su harmona: ala tu fantasa que pues se tiempla ac vuestra tristeza con sola la vagueza de un mover de ojos, de un hablar, de un canto, que gozo ser aqul, siendo ste tanto? Viene otro dulce y agro pensamiento con carga deleitable y fatigosa, y dentro en mi alma posa de desseo la hinchiendo y de esperana, que solo por la fama gloriosa no se le da si fuego, o yelo siento, ni si ro, o lamento y si le mato, buelve con pujana: que desde mi niez por larga usana cresciendo va comigo de contino, y temo que ambos un sepulcro incluya mas quando ya del todo el bivir huya no ay ir alma y querer por un camino, que si el Griego, o Latino de m tratan despus de muerto, es aire, y porque es mal donaire ir siempre tras aquello que peresce, ms quiero ir tras lo que jams fenesce Mas el otro querer de que estoy lleno a quantos cerca nascen los destruye, y en parte el tiempo huye, que mientras de otri scrivo, a m me olvido y la luz de los ojos que me arguye suavemente a su calor sereno me tiene como a freno, contra el qual fuera, o maa no ha valido, mas qu puede valer, aun que aya sido mi barca despalmada? si amarrarme veo entre peas, y de udos tales? t que de todos los dems arales que al mundo enaran sueles desviarme, manda seor quitarme ya tal verguena deste rostro mo que como en sueo fro delante me paresce ver la muerte, sin me saber librar de mal tan fuerte. Bien veo lo que hago, y no me engaa verdad, porquel amor la ms seguida senda de honor querida haze olvidar a quien dl ms confa, y un severo desdn muy de corrida siento al pecho venir (o suerte estraa) que a la frente con maa saca lo oculto, a do verse podra que amar al mundo como a Dios sera gran falta, y que los tales van perdidos: lo qual peor paresce en quien ms fama procura, y la razn siempre me llama a bozes, viendo voy tras los sentidos. Mas aunque a mis odos

ni si [f.] 116

P 4 ya tal 116v

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da mil golpes, el uso haze no sienta, y a mis ojos presenta la que por me acabar slo ha nascido, por tanto haver a s y a m plazido. Ni s qu espacio me aya dado el cielo quando a suffrir bax de nuevo a tierra la despiedada guerra que yo contra m mismo he procurado ni yo puedo antever el da que cierra la vida, que me impide el terreo velo: mas bien veo que el pelo se vara, y el desseo no he trocado: y pues que yo me veo tan llegado al punto del partir, ques ya vezino, como el que pierde, y buelve del viaje ms sabio, pensar quiero en el passaje, que esto me llevar por buen camino. mas ay de m mezquino que de una parte empacho dl me buelve, y de otra no me absuelve por largo uso un plazer de m tan fuerte que se atreve hazer pacto con la muerte. Cancin el coran ms fro tengo de miedo que la muy elada nieve, sintiendo que ando con la muerte embuelto: y con me lo entender de nuevo he buelto a sus principios esta tela breve, ni peso ay menos leve quel que suffriendo voy en tal estado, pues con la muerte al lado busco para bivir consejo nuevo, y aunque lo bueno entiendo, el mal appruevo <,>[.] SONETO 224 Aspro core, e selvaggio, e cruda voglia. Pecho spero, querer silvestre y duro en dulce, humilde, anglica figura si gran tiempo el rigor impresso dura muy poco ganaris yo lo asseguro, Que quando muere, o nasce, o es maduro el grano, o es ya da, o noche escura, amor, y mi seora, y mi ventura me dan materia de un lamento puro. Mas bivo d'esperana en me acordando que muy poca agua con bastante prueva suele horadar gran pea, si es frequente: No ay pecho ans tan duro, que llorando rogando, amando, a ratos no se mueva, ni tan fro querer que no caliente. Fin de la primera parte

ni yo [f.] 117

P 5 Soneto [117v]

[RVF 265]

10

Sonetos

123

Sonetos y Canciones del Petrarcha, a la muerte de Laura, que traduza, Henrique Garcs. [RVF 267] SONETO 225 Ohim il bel viso, ohim il soave sguardo. Ay rostro y vista, estremos de dulura, ay reposado andar, grave y sincero, ay razonar que a todo ingenio fiero con humildad hinchas de blandura: Ay risa do sali la flecha dura, de que para consuelo muerte espero, alma digna del mundo todo entero si antes baxado huvieras del altura. Por ti conviene que arda, confiana en ti tuve, y de ti ser apartado es desventura quen estremo siento. De desseo me hinchiste y desperana quando de ti part muy consolado: mas ay que todo lo ha llevado el viento. CANCIN 40 Che debbio far? che mi consigli amore. Amor dame consejo que hazer deva que tiempo es de morirme y me he ms que quisiera ac tardado muri mi bien, el coran me lleva, haviendo tras l de irme romper cumple este velo fatigado: que estoy desesperado de ac la ver, y es esperar tormento, que luego quel contento en llanto se bolvi con su partida, falt lo dulce todo de mi vida. Amor t bien lo vees, y ans contigo me duelo, ay dao grave bien s que de mi mal te has condolido, antes del nuestro, que un golpe enemigo rompi de ambos la nave, y es nuestro sol a un tiempo escurescido: qu ingenio, o qu sentido puede igualar a mi tan triste estado? ay mundo despojado razn ser que llores t comigo pues tu bien todo se llev consigo. Tu gloria (y no lo ves) te han offuscado ni tu digno eras della ni de tener ac su conoscencia ni menos de sus plantas ser pisado que una cosa tan bella al cielo deve ornar con su presencia, mas yo que por su absencia aborresco el bivir, y me desamo sollozando la llamo de toda mi esperana sta es la renta, esto es lo que en la vida me sustenta. Ay triste que ya tierra es aquel viso que en este baxo suelo el bien celeste haza descubrirse, ya su forma invisible en paraso [f.] 118

10

[RVF 268]

Amor [118v]

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que una [f.] 119

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80

est libre del velo de que solia ac de antes cubrirse, para despus vestirse de mismo, sin bolver a despojarse quando bella tornarse tanto ms se ver, quan ms ufana es lhermosura ethrea que la humana. Ms linda que antes y muy ms contenta, se me pone delante como all do agradar su vista siente, esto es lo que en la vida me sustenta y su nombre triunfante que en mi coran suena dulcemente Mas bolviendo a mi mente que muerta es la esperana y vida ma quando ms floresca amor sabe la pena que me cerca y ella, pues la verdad tiene tan cerca. Seoras vos que vistes su belleza y su anglica vida, que cierto era celeste ac en la tierra de m os doled piadosas con terneza no della, que es ya ida a paz gozar, y me ha dexado en guerra tal que si se me cierra largo tiempo el camino de alcanarla: mas lo que en m amor parla es causa de no darme ya la muerte, razonando en mi pecho desta suerte: Pon ya a freno al dolor, no te devierta, que por querer sobrado se pierde el cielo a que tu pecho aspira, do bive la que tienen por ya muerta, que del velo dexado se est riendo, y por ti solo sospira su fama, pues respira en mil partes por medio de tu lengua, te ruega que de mengua la libres, celebrando con boz clara su nombre, si es verdad que te fue chara. Dexa lo claro y verde no llegues a donde aya risa, o canto, cancin ma no, mas llanto que no conviene ver cosa que alegra a biuda sin consuelo en ropa negra. SONETO 226 Rotta lalta colonna el verde lauro. La columna y laurel que con decoro me davan sombra entrambos han faltado, perd lo que no puede ser hallado en tierra de Gentil, Christiano, o Moro. Llevado has muerte mi doble thesoro que me tena alegre y consolado, de que no puedo ser ya restaurado, con pedrera, ni con fuera de oro. Mas si ordenado estava ass del cielo yo qu ms puedo que mostrar mi pena puestos siempre mis ojos en el suelo?

quando [119v]

no llegues [f.] 120

[RVF 269]

10

125

O vida humana en vista tan amena qun fcil passar suele en solo un buelo, lo que en gran tiempo a penas se encadena. [RVF 270] CANCIN 41 Amor se vuoi, chi torni al giogo antico. Amor si como muestras quieres que obre tu antiguo yugo en m, una otra prueva mas delicada y nueva hazer por me domar te converna mi preciado thesoro me renueva haz que aquel sabio y casto pecho cobre que estoy sin l muy pobre donde alvergar mi vida antes sola: si es verdad que tu gran monarcha sea como en el mundo se pregona igual en el abismo, y en el cielo: que lo que ac en el suelo puedes, lo cree qualquier gentil persona: buelve tu insignia al rostro celebrado y restituya muerte lo robado, Buelve a vestir el rostro de la lumbre que me era gua y luz, dale su llama que pues muerta me inflama, juzga que devi ser estando ardiendo: que nadie vio jams ciervo ni gama fuente, o ro buscar desde alta cumbre qual yo la dulcedumbre que tan amarga ha buelto, y ms la atiendo: si a mi vagueza bien y a m me entiendo: pues me constrie el pensamiento fiero, que vaya por mil partes sin camino, y que con desatino siga lo que alcanar jams espero: mas no pienso acudir a tu llamado, pues tu poder no es ms quen tu reinado, Ordena como Laura gentil sienta la fuera, quanto dentro bien se siente, la qual era potente desdn, e ira templar slo cantando y asserenar la tempestuosa mente hazindola de toda niebla esenta, y aun a mi lengua lenta alava, a donde (ay triste) ya no alcana con el desseo iguala la esperana, y pues en su razn lalma es ms fuerte a los odos y ojos da su objecto sin el qual, imperfecto es quando obran, y ans bivir es muerte: mas tu potencia en vano se descubre en m, pues a mi amor tierra le cubre. Haz quel mirar revea, que me ha sido lo quel sol a la nieve a cada passo y que te encuentre al passo por do mi coran fue sin bolverse, y no seas en soltar el arco escasso haz suene como suele en mi sentido aquel dulce sonido donde lo ques amor pudo aprenderse,

mi pre[120v]

10

15

20

25

30

Ordena [f.] 121

35

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105

la lengua mueve a do pudieron verse el cevo que me asi, con el anzuelo que busco, y pon tus lazos de secreto entre aquel oro neto que era de mi querer puro consuelo con tu mano el cabello esparze al viento si all me enlazas, yo ser contento. Del ureo lazo acaso eslavonado querer librarme por dems sera qul era el que poda elarme con la vista que conserva muy ms que Mirto, o Lauro noche y da el verde, quel amor en m plantado hava, o fuesse el prado seco, o vestido en fresca y verde yerva: mas pues la muerte ha sido tan proterva quel udo ya rompi, de que soltarme no pensava, y no puede darte el mundo de que otro urdas segundo, qu sirve amor de nuevo aora tentarme? sazn y armas perdiste, que vencerme solan, que podrs de oy ms hazerme? Tus armas los dos ojos claros fueron que echavan rayos de invisible fuego sin dar por justo ruego que contra el cielo no ay defensa humana el pensar, el callar, la risa, y juego, el traje, el razonar, corts, honesto, las palabras que presto ennoblecieran lalma ms villana: langlica postura, humilde y llana que oy de aqu y de all solemnizarse el andar, y el parar con una pausa que de dubda eran causa a qu loa mayor deviesse darse: esto venca a todo pecho duro mas pues sin armas vas, ya voy seguro. Aquellos que a tu reino el cielo inclina con variedad de udos enlazado los has, yo voy atado a solo uno que ms no quiso el cielo, y con ser roto, dl no soy librado antes le lloro, ay noble peregrina qul sentencia divina me at antes, y a ti solt del velo primero? el que llevado te ha del suelo mostrarnos quiso tu virtud subida slo por inflamar nuestro desseo, ya dende oy ms no creo amor que herirme puedas de otra herida que agora usar del arco son antojos, pues se rompi al cerrar de aquellos ojos. De tu ley soy por muerte amor absuelto, la que fue mi seora al cielo es ida, dexando libre y triste ac mi vida. SONETO 227 Lardente nodo, ovio fui dhora in hora, Ya la muerte rompido ha la cadena

entre [121v]

enno[f.] 122

Q 2 Soneto [122v]

[RVF 271]

127

10

de quen veintin aos fui asido, mas pues que yo qued con mi sentido no creo que aya muerto a alguno pena: Y an por no me dexar de la melena de nuevo hava ya el amor urdido un otro lazo tal y ans texido que dl me viera libre a muy gran pena. Y cierto creo bien que me encendiera quanto por seco soy ms apto al fuego si no me despertara lo passado: Mas ya libre qued desta oncigera ya el udo es roto, el fuego es apagado que contra muerte no ay fuera ni ruego. SONETO 228 La vita fugge e non sarresta unhora Huye el bivir, y nunca est seguro, la muerte tras l dobla las jornadas, y las cosas presentes y passadas me dan guerra, y con ellas lo futuro. El esperar, y el acordar tan duro a toda parte siento, que acabadas fueran mis pesadumbres y olvidadas mas por piedad de m todo lo enduro. Delante se me pone la dulura (si algn tiempo la tuve) y veo inciertos de otra parte los vientos, y turbados, Y cansado el patrn, fortuna escura en el puerto, y los msteles quebrados, y mis nortes sin luz del todo muertos. SONETO 229 Che fai? Che pensi? che pur dietro guardi. Qu piensas? qu rebuelves? di qu pides? al tiempo que bolver atrs no vales desconsolado triste, qu a tus males de nuevo lea y fuego les aides? Por qu de tu memoria no despides las dulces risas y hablas, y las sales que buelto se han celestes de mortales? di, pues lo entiendes por qu no te mides? Pon en olvido ya lo que te atierra, por otra va prueva tu ventura, procura senda que a buen fin te gue: Nadie fuera de Dios en nada fe, quen fuerte hora miraste su figura, si tambin muerta te ha de dar tal guerra. SONETO 230 Datemi pace, o duri miei pensieri. Dadme ya paz mis tristes pensamientos <?> no basta quel amor, fortuna, y muerte a las puertas me den guerra tan fuerte, sin que halle dentro en m nuevos tormentos? Y t mi coran, que tus contentos son serme desleal (o dura suerte) con mis contrarios gozas solo en verte

[RVF 272]

delante [f.] 123

10

[RVF 273]

10

[RVF 274]

Q 3 a las [123v]

128

10

dispuesto a tambin darme descontentos En ti qualquier secreto amor descarga fortuna en ti desplega su gran pompa, y muerte la memoria de aquel tiro. Que lo que queda en m conviene rompa en ti se arma y de ti sale el sospiro: de mis daos ans te echo la carga. SONETO 231 Occhi miei oscurato l nostro sole. Ojos ya nuestro sol ha escurecido antes es ido al cielo, y resplandesce, do le veremos: mas si se entristesce por slo avernos tanto detenido? O[r]ejas mas, ya el dulce sonido celeste, en parte se oye do meresce, pies mos vuestra carga os entorpesce e impide, que no vais donde ella ha ido, Pues cmo me dais todos tanta guerra si por mi culpa no se os ha quitado hallarla, orla, o verla ac en la tierra? Quexaos, antes alabad al hado quen un punto ata y suelta, y abre, y cierra, y en un punto consuela al ms penado. SONETO 232 Poi che la vista angelica serena Despus que aquella luz clara y serena en gran dolor por su breve partida el alma me dex en horror metida, procuro hablando de alentar mi pena: A llanto dolor justo me condena, y cosa es de la causa bien sabida amor sabe que llanto es mi guarida contra el pesar de que mi vida es llena. O muerte della me apart tu mano, y t felice tierra que contigo retienes aquel lindo rostro humano: Ay como me hallo solo y sin abrigo desde quel amoroso dulce y llano sol de mis ojos ya no est comigo. SONETO 233 Samor novo consiglio no napporta Si amor nuevo consejo no me emba por fuera conuern quel bivir mude tanta pena y temor al alma acude quel querer cresce, el esperar se enfra. Ans mi triste vida desconfa tormenta da y noche le sacude sin que aya quien en tal sazn le ayude a navegar por tan dubdosa va. Imaginada gua va delante que essotra es ya so tierra, antes nel cielo do el alma ma la vee ms rutilante. Mis ojos no: que un doloroso velo les quita poder verla, y no es bolante,

[RVF 275]

10

quen [f.] 124

[RVF 276]

10

[RVF 277]

Q 4 sin 124v

10

129

el qual haze tambin que mude el pelo. [RVF278] SONETO 234 Ne let sua pi bella, e pi fiorita En su ms linda edad y ms florida quando el amor descubre ms biveza dexada en tierra su mortal corteza fue Laura ma vital de m partida. Desnuda y biva al cielo es ya subida de all me emba aliento y fortaleza ay por qu mi ser no se descorteza? sabiendo ques principio a mejor vida. Que como va tras ella el pensamiento, ans deviera el alma ir desgarrada librndome de affanes tan estraos. Por cierto este tardar es ms tormento, y es por hazerme carga ms pesada: qu buen morir que fuera oy a tres aos. SONETO 235 Se lamentar augelli, o verdi frondi Si de aves el dulcssimo lamento, y el mover de las hojas, y el rudo sordo, de agua por guijas impedido se oye en algn ameno y verde assiento. Do estoy en el amor puesto el intento la quel cielo mostr, y ha escondido la tierra, viene a mi vista y odo tal como biva, y tiempla mi tormento: Y con piedad me dize: Consumiendo por qu te vas ans? cmo tal ro derramas dessos ojos? ten consuelo, Y entiende que los mos en partiendo quando mostr cerrarlos en el suelo se abrieron ac arriba con ms bro. SONETO 236 Mai non fu in parte, ove si chiar vedessi. En parte nunca he estado, do ans viesse lo que no va, y ver ms desseasse, ni donde en tanta libertad me hallasse que al cielo ans mis quexas descubriesse: Ni vi jams lugar que ans apto fuesse para darle sospiros que guardasse, ni creo que amor tanto se agradasse de Cypro, o de lugar que ms siguiesse. Los pesces, aves, aguas, y este suelo, y el aire, de amor tratan con blandura y mandan quen amar me muestre fuerte: Mas t que a ti me llamas desde el cielo mandas que olvide toda esta dulura con la memoria triste de tu muerte. SONETO 237 Quante fiate al mio dolce ricetto. Quantas vezes me veo retrado

10

[RVF 279]

Si de [f.] 125

10

[RVF 280]

10

Q 5 y man [125v]

[RVF 281]

130

10

a solas y apartado de la gente. las yervas bao con mi llanto ardiente y quasi rompo el cielo con gemido, Si tambin otras vezes voy metido por entre espessos bosques, diligente buscando aquella luz resplandesciente, a quien la cruda muerte ha escurescido La veo como en forma de Napea o de Nyade alguna, que saliendo de Sorga el rostro y manos se refresca: O como quentre flores se passea con muestra de que est mi mal oyendo, y que dl y de m se condolesca. SONETO 238 Alma felice, che sovente torni. Alma quen las escuras noches mas tan presto me presentas tu consuelo, con essos bivos ojos desdel cielo aunque pese a la muerte y a sus porfas, Qunto agradesco que mis tristes dias baxes a consolar y mi gran duelo, que ans comieno a ver ac en el suelo tu perficin usada y loanas: donde de ti cant por largos aos agora como entiendes voy plaiendo, y cierto no por ti, mas por mis daos. Consulome en affanes tan estraos quen te bolviendo te conosco y entiendo nel aire, rostro, y boz, y aun en los paos. SONETO 239 D[i]scolorado hai morte il piu bel volto Descolorado has muerte al ms hermoso rostro, que tuvo el mundo, has apagado la luz ms refulgente, y desatado de un lindo udo un pecho generoso: Quitaste en un momento aquel glorioso bien mo, y su boz dulce has atajado, dexndome de llanto tan cercado que quanto veo y oygo me es penoso. Mas mi seora de piedad movida me buelve a consolar como sola, no siento otro socorro en esta vida, Si como en habla y luz es escogida dezir pudiesse, un pecho encendera. no de hombre, mas de tigre y ossa parida SONETO 240 S breve l tempo, el pensier s veloce. Es tan veloz el tiempo y pensamiento, que avisan ser ya mi seora muerta que a tal dolor no ay medicina cierta, aunquen la viendo mal ninguno siento. Amor quen su prisin me da tormento, temblando est en la ver junto a la puerta del alma, a quien est contino abierta

[RVF 282]

Quanto [f.] 126

10

[RVF 283]

10

Soneto [126v]

[RVF 284]

131

10

con tal dulura viene y tal aliento. Derecha como a su posada viene desterrando con frente de alegra de mi pecho qualquier congoxa triste: Lalma que tanta lumbre no sostiene gime, y dize: Bendito seas da que a mis ojos tal senda descubriste. SONETO 241 N mai pietosa madre al caro figlio. Piadosa madre nunca a hijo amado, ni esposa a esposo della muy querido dio consejo con tan enternescido sospiro, en caso alguno arrebatado: Como aqulla que viendo mi pesado destierro desde aquel superno nido a su modo me ha siempre socorrido con rostro de piedad doble adornado Que como amante y madre teme y arde de honesto fuego, y en el hablar me muestra lo que para el viaje siga o huya. Y mostrando lo ques la vida nuestra me ruega quen alar lalma no tarde. ans sossiego en quanto oygo habla suya. SONETO 242 Se quellaura soave de sospiri. Si aquella suavidad con que sospira la que antes aqu fue seora ma, que ida al cielo paresce an oy en da que bive, siente, y anda, ama, y respira. Al son dezir pudiesse de la lira, moviera a todo el mundo, tanto pa viene a do estoy temiendo quen la va me canse, o buelva atrs, que cierto admira: Y mustrame el camino, e yo que entiendo sus halagueas hablas y ternuras dichas con un murmurio casto y blando, Hallo ques bien por ella irme guando y de lo quen m pruevo comprehendo que puede enternescer las peas duras. SONETO 243 Sennucio mio ben che doglioso e solo Aunque Sennucio ac solo y penoso dexado me ayas, tomo gran consuelo en ver que la prisin dexas de buelo y que al cielo te subes glorioso. Por ver que ves agora muy gozoso los polos y otras lumbres en el cielo, y ves quanto es ms corto el ver del suelo con esto olvido el llanto congoxoso. Mas bien te ruego quen la tercia esphera saludes a Guidn, a Dante, y Cinno, y nuestro Francisqun no se te olvide: Y a mi seora di, quen una fiera soy buelto con lamento tan contino

[RVF 285]

Que [f.] 127

10

[RVF 286]

10

[RVF 287]

en ver [127v]

10

132

como el verme tan lexos della pide, [RVF 288] SONETO 244 I ho pien di sospir questo aer tutto El aire de sospiros tengo lleno desde este alto mirando el dulce llano que patria fue de aquella quen su mano tuvo mi coran, y al ms ameno Tiempo, se fue con rostro muy sereno al cielo, y me dex cerca de insano, la qual buscan mis ojos (creo en vano) por ms q[ue] me han baado rostro y seno: Ans no ay por aqu troncn, ni piedra, ni ramo, o flor ni yerva verde o fresca, ni fuente gota de agua alguna emba, Ni cedro, pino, o roble, sauz, o yedra, ni aun fiera tan silvestre aqu se cra, que de mi pena no se condolesca. SONETO 245 Lalma mia fiamma, oltra le belle bella Mi sancta llama en todo estremo bella a quien el cielo us tal cortesa, ante tiempo bolvi con alegra a su patria, y llev su clara estrella Ya despertando voy, y entiendo que ella por ms bien mis desseos impeda y que unas vezes cruda, y otras pa, templ con dulce vista mi querella. Rengrciola por su consejo sano que embolviendo caricias con enojos hizo affloxar en algo mi centella: O linda arte, o efecto soberano obrar con lengua yo, y ella con ojos, ella virtud en m, yo gloria en ella. SONETO 246 Come val mondo, hor mi diletta piace. Ya me es deleite, y no poco agradable, lo que ms me desplugo, agora siento que para ms salud tuve tormento, y que mi guerra fue paz perdurable: Engaosa esperana variable y con amantes lexos de cimiento qunto fuera peor darme contento, la que en el cielo goza lo inefable? El ciego amor, y el sordo devaneo me encaminavan siempre a la carrera de perdicin eterna, ya lo veo: Bendita la que truxo a tal ribera mi curso y fuego, y supo a mi desseo poner freno de modo que no muera. SONETO 247 Quandio veggio dal ciel scender laurora. Quando veo assomar la bella aurora

10

ni aun [f.] 128

[RVF 289]

10

[RVF 290]

quanto [128v]

10

[RVF 291]

133

10

con su rosada frente, y rayos de oro, amor me assalta, ans me descoloro y digo: All est cierto Laura agora. O felice Titn que sabes lhora en que recobrar puedes tu thesoro, yo triste por el mo siempre lloro, que sin muerte no puedo ir a do mora. Vuestro partir no puede ser tan duro pues cada noche baxa desde'l polo la que tus canas tiene por consuelo. Mi noche buelve triste el da escuro, la por quien bivo en pena y desconsuelo de quien no tengo ms quel nombre solo.

[RVF 292]

10

SONETO 248 Gli occhi, di chio parlai si caldamente. Los ojos de luz tan resplandesciente, las manos, braos, pies, y el dulce viso por el qual de m mismo soy diviso, y buelto singular entre la gente. Aquel ureo cabello refulgente, aquel rer del cielo, y cuello liso, que bolvan la tierra un paraso son poco polvo ya que nada siente. E yo bivo con pena y despechado, en verme sin la lumbre que am tanto con gran fortuna en barco destroado: Fenesca aqu de oy ms mi dulce canto, quel curso del ingenio es agotado, y mi cthara ha buelto en triste llanto. SONETO 249 Sio havessi pensato, che s care. Si entendido tuviera, que tan cara la boz de mis sospiros era en rima, subido huviera un poco ms la prima de modo qu'en estilo fuera rara Mas la muerte ataj con cruda xara a quien de mis conceptos era cima, ya no puedo ni tengo aquella lima que a mi musa sola hazer ms clara. Gastava entonces todo el pensamiento en desfogar el coran penoso, por qualquier modo sin me dar por fama: Llorar busqu, mas no llorar pomposo bien quisiesse agradar, mas este intento es buelto en ir tras Laura que me llama. SONETO 250 Soleasi nel mio cor star bella e viva, En mi pecho se estava quando biva como una Reina en parte algo abatida yo no mortal, mas muerto en su partida del todo quedo, y ella al fin es diva? Falta ans de una luz tan excesiva deviera de romper de enternescida

Los ojos [f.] 131

[RVF 293]

10

R por [129v]

[RVF 294]

134

10

esta alma qualquier pea endurescida: mas tal dolor quin ay que le descriva? Llora mi coran do todo odo es sordo, salvo el mo, del qual mana tal duelo, quel gemir ha por bonana: Ya veo somos polvo y sombra vana, y quel desseo es ciego y desmedido, y muy llena de engao la esperana. SONETO 251 Soleano i miei pensier soavemente Todos mis pensamientos juntamente tratavan de su objeto con dulura, piedad por verme all, ms se appressura, y desta mi tardana temor siente Y aun creo que all donde se halla absente Laura de nuestro estado con ternura nos oye, trata, y ve desde laltura esta esperana sola ay de presente. O milagro increble, o gentil alma, o beldad sin segunda, en todo rara, qu presto dio la buelta a su nato! De sus obras all cobra la palma la que en el mundo tan famosa y clara hizo su gran virtud, y el furor mo. SONETO 252 I mi soglio accusare, & hor mi scuso. Solame accusar, mas ya me excuso, antes me precio y tengo por pagado del golpe dulce amargo en m provado que gran tiempo en el pecho traxe incluso: Ay parcas embidiosas, por quel huso rompistes del estambre aparejado a mis lazos y el arco tan preciado, a do la muerte plugo fuera de uso? Que nunca a lo que creo verse pudo de exempcin de la vida alma tan vaga que su natural modo no mudasse. Yo cierto que por ella antes tomasse llorar, que gozar de otra, y de su llaga morir, que muerte es vida en un tal udo. SONETO 253 Due gran nemiche in sieme erano aggiunte. Dos grandes enemigas se juntaron beldad y honestidad, y con paz tanta que no sinti jamas lnima santa rebellin despus que la encontraron. Por muerte agora entrambas se apartaron una al cielo se fue, do goza y canta, encubre otra la tierra que quebranta los soles, cuyos rayos me abrasaron. Aquel tan dulce hablar, aquel gallardo andar, aquel mirar suave en summa quel coran me havan traspassado Han concluido, y si en seguillos tardo

[RVF 295]

Y aun [f.] 130

10

[RVF 296]

10

R 2 Soneto [130v]

[RVF 297]

10

135

es por slo dexar con esta pluma su raro nombre ms perpetuado. SONETO 254 Quandio mi volgo indietro a mirar gli anni. Quando me buelvo a contemplar los aos quen pensamientos de amor he gastado, y el fuego, a do me elava ya apagado (causa de mis affanes tan estraos) 5 Y la fe de amor rota y sus engaos, y el bien mo en dos partes separado que una es ya tierra, el cielo otra ha llevado y el inters perdido de mis daos. En vindome del todo ans desnudo 10 embidia tengo a toda estrema suerte, tan grande es mi despecho de m mismo: O mi estrella, o fortuna, o hado, o muerte, o da para m tan dulce y crudo cmo distes comigo en el abismo! [RVF 299] SONETO 255 Ove l[a] fronte, che con picciol cenno. D es ida aquella frente que guiava mi coran de aquesta parte a aquella? d las cejas? d luna y otra estrella que al curso de mi vida lumbre dava; 5 D es el valor y ser que presentava? d aquella risa y habla dulce y bella? do la belleza toda que huvo en ella que ac y all a su modo me llevava? D la sombra del rostro soberano 10 que aire y reposo dava al alma ma, registro eterno de mi pensamiento? D en fin quien mi bivir tuvo en su mano? ay mundo y ojos mos cmo siento quanto perdimos todos en un da. [RVF 300] SONETO 256 Quanta invidia ti porto avara terra. Qunta embidia te tengo avara tierra, que abraas la que ver ya me han quitado, y laura de aquel rostro ayas llevado do siempre hallava paz para mi guerra, Y qunta embidia al cielo do se encierra el spritu de m tan celebrado de sus graciosos miembros despojado, cielo que a pocos se abre, antes se cierra. Qunta embidia a las almas que han en suerte poder gozar su dulce compaa, la qual yo procur con tan gran llama, Qunta embidia a la cruda y fiera muerte que apoderada de la vida ma en sus ojos se est, y a m no llama. SONETO 257 Valle che de lamenti miei sepiena. Valle que de mis llantos eres lleno, ro, que dellos tomas ms augmento, [RVF 298]

En vien[f.] 131r

R 3 y laura [131v]

10

[RVF 301]

136

10

pesces, aves, y fieras, quel assiento en tal lugar tenis, y tan ameno. Aire con mis sospiros ms sereno, senda dulce, que amarga agora siento, collado que otro tiempo gran contento me davas, con quien tanto agora peno: En vosotros conosco lo passado, mas en m no, que de una dulce vista albergue soy tornado de amargura. De aqu va yo mi bien, de donde es ida desnuda al cielo en passo apressurado, dexando ac su linda vestidura. SONETO 258 Levomme il mio pensier in parte overa Alme el pensamiento hasta donde era la que buscando andava ac en la tierra, y entre aquellos quel orbe tercio cierra la vi muy ms hermosa y plazentera: Y de su mano asido en esta esphera sers (dixo) comigo, si no yerra mi desseo, yo soy quien tanta guerra te dio, y en el partir fui delantera: Mi bien no cabe en intellecto humano, solo te espero: lo que amaste tanto all baxo qued (mi lindo velo) Ay por qu se call? y larg la mano? que al son de aquel hablar piadoso y santo por poco me quedara all en el cielo. SONETO 259 Amor che meco al buon tempo ti stavi. Amor quen aquel buen tiempo te andavas por entre estas riberas ms amigas y con caricias dulces, no enemigas comigo y con el ro platicavas: Aire quel curso suyo apressuravas valle que del peol alto te abrigas puerto de mis congoxas y fatigas, que mis tormentos tristes aliviavas: Faunos que entre estos bosques vais seguros, y vos Ninfas a quien el ms profundo suelo deste cristal alverga y pasce, Bien veis que ya mis das son escuros la muerte lo ha querido, ans en el mundo su suerte ha cada qual desde que nasce. SONETO 260 Mentre chel cor da gli amorosi vermi. Mientras mi coran en fuego arda de amorosa polilla consumido, por yermos como fuera de sentido busqu mi vaga fiera noche y da, Con libertad entonces descubra cantando quexas della y de Cupido, mas el ingenio nuevo en tal partido al coran enfermo no acuda,

desnuda [f.] 132

[RVF 302]

10

[RVF 303]

R 4 puerto [132v]

10

[RVF 304]

137

10

Ya el fuego es muerto, y de un mrmol se cubre, al qual si el tiempo fuera sustentando hasta llegar siquiera a edad madura, De estilo y rima grave me arreando hiziera, (aunquen m el hilo ya descubre) que las peas lloraran de ternura. SONETO 261 Anima bella da quel nodo sciolta Rara nima ya suelta de aquel udo que ms lindo no supo urdir natura, mira con atencin mi vida escura y como la alegra en llanto mudo. De aquella pretensin ya voy desnudo, que contra m bolva acerba y dura, tu dulce vista, ya de oy ms segura or podrs, y ver mi llanto crudo. Mira hazia el gran peasco de a do viene Sorga, y vers andar por su ribera uno a quien tu memoria le sostiene. Mas mira que tu vista se refrene del sitio que caus mi pena fiera, no veas cosa tuya que te pene. SONETO 262 Quel sol che mi mostrava il camin destro. El sol que me adestrava por la va del cielo, dio con passo presuroso la buelta al sol eterno glorioso y chico mrmol cubre la luz ma: Yo qued buelto un bruto, que sin gua y con passo cansado y sin reposo afflicto el coran de congoxoso lleva en tierra los ojos todo el da. Buscando ans la voy con gran cuidado all donde acudir mas era usada, guindome el amor que ms me afflige: Y no lhallo por ms que he trastornado, mas el rastro la muestra encaminada al cielo, lexos del horrendo Styge. SONETO 263 Io pensava assai destro esser su lale. En mis alas pensava ir sin fatiga slo fando en quien me las desplega por ir cantando de la dulce liga de amor, de que la muerte me despega: Quedme como ramo chico, o espiga que con el grave peso se doblega: gran salto (dixe) a gran cada obliga ni bien se alcana lo quel cielo niega Bolar no puede pluma, ni designo, ni estilo, ingenio, o lengua a do natura bol, mi dulce udo componiendo, Con tal cuidado amor la fue texiendo por le adornar, que yo me juzgo indigno de verle, mas fue verle mi ventura.

[RVF 305]

Rara [f.] 133

10

[RVF 306]

10

R 5 guian [133v]

[RVF 307]

10

138

[RVF 308]

10

SONETO 264 Quella per cui con Sorga ho cangiatArno. La por quien he con Sorga Arno trocado, y las riquezas con pobreza pura bolvi en amargo su sancta dulura, de que antes ser sola apascentado: Hartas vezes despues he procurado dexar (mas ay quen vano) una pintura al siglo que vern de su hermosura, y a la sombra con mucho no he llegado, De sus lindezas proprias que a porfa como estrellas mostrava en toda parte una o dos rascuar me atrevera, Mas en llegando a la divina parte que un claro sol al mundo ser sola, all estanca el ms alto ingenio y arte. SONETO 265 Lalto e novo miracol cha di nostri De aquel milagro que como una espuma en se mostrando al mundo se deshizo. quel cielo le llev como arrepiso en ver que le faltasse una tal summa, Amor manda a mi lengua que resuma y pinte (pues le vi) su lindo viso, mas quen vano consumo bien deviso tiempo, ingenio, papel, y tinta, y pluma. Que mi rima al dever nunca ha llegado, ni creo que ay quien esto contradiga con tal que de amor hable, trate, o scriva. El que ms presumiere est callado, y estime todo estilo baxo y diga: beato el que ac pudo verla biva. SONETO 266 Zephiro torna el bel tempo rimena Ya Zfiro el rigor del tiempo enfrena ya primavera sale coronada con guirnalda de flores esmaltada ya Progne canta, y gime Philomena. Ya todo re, el cielo se asserena, ya con su hija Jpiter amada se alegra, ya no ay cosa reservada de amor, que hasta la tierra es de amor llena. Y slo para m rebuelve el grave sospiro, que le saca de mi seno, la que consigo dl llev la llave: El canto de las aves ms ameno, y de damas qualquier acto suave, tormento crudo son con que ms peno. SONETO 267 Quel rosigniuol che si soave piagne. El ruiseor que ans dulce lamenta por hijos, o por su consorte amada, con una triste msica acordada

Hartas [f.] 134

[RVF 309]

10

Soneto [134v]

[RVF 310]

10

[RVF 311]

139

10

su pena al cielo y tierra representa, Y como que tambin la ma sienta me acompaa en mi suerte desastrada, yo quxome de m que muerte airada con diosas no cre tuviesse cuenta: Qunto se engaa aquel que se assegura quien pensara bolvieran tierra escura? ojos de resplandor tan alto y raro? Agora entiendo quiere mi ventura que biviendo y llorando entienda claro, que nada ac entre nos deleita y dura. SONETO 268 Ne per sereno ciel ir vaghe stelle Ni ver muchas estrellas en el cielo, ni por la mar navos despalmados, ni cavalleros ver en campo armados, ni fieras por el bosque, o de aves buelo, Ni nuevas que causar puedan consuelo, ni versos de amor altos y limados, ni canciones or en verdes prados, entonadas por ngeles del suelo, Ni cosa al fin havr que satisfaga mi coran, que con aquella es ido, que lumbre de mis ojos ser sola. Tanto el bivir me pena y empalaga, que su curso concluso ver querra por ver a quien no ver mejor ha sido. SONETO 269 Passato l tempo homai, lasso, che tanto. Ya se ha passado el tiempo en que con tanto refrigerio biva en fuego ardiendo, y es ida la por quien llor scriviendo mas bien, quen fin qued con pluma y llanto: Ya se absent aquel rostro raro santo, mas al passar sus ojos voy sintiendo quel coran me enclavan, pues siguiendo tras ella va colgado de su manto, Llevselo so tierra, antes al cielo do triunfa del Lauro coronada que meresci por casta y por honesta: O quin con los beatos desechada huviera ya la carga deste velo por no sospirar ms en lo que resta. SONETO 270 Mente mia che presaga de tuoi danni Ay mente que adevina de tus daos nel tiempo alegre en ojos de tu diosa consuelo al mal futuro congoxosa buscavas, por rodeos tan estraos, En sus palabras y actos; rostro, y paos, y en verla entonces mucho ms piadosa dixeras, si algo fueras cuidadosa: ste es el postrer da de mis aos. Ay msera alma, con qun gran contento

Quanto [f.] 135

[RVF 312]

10

[RVF 313]

y es [135v]

10

[RVF 314]

140

10

ardamos los ojos contemplando, que bolver a mirar ya no deva. Quando como de amigos confiando puse en su guarda pecho y pensamiento las dos ms ricas prendas que tena. SONETO 271 Tutta la mia fiorita, verde etade. Ya mi florida y verde edad passava, ya mi fuego se hava resfriado, y mi vida al lugar hava llegado de donde a descaer ya comenava, Y mi dulce enemiga se dexava de las sospechas ya que hava tomado, y con honestidad de lo passado comigo como en burlas platicava. Ya el tiempo se acercava, que tratarse amor con castidad muy bien poda, y aun juntos como amigos assentarse, Mas embidi la muerte el buen estado: qu digo? a la esperana, y en la va le salte, como enemigo armado. SONETO 272 Tempo era homai da trovar pace tregua. Ya tiempo era de tregua, o paz hallarse a tanta guerra, y creo que vena ya cerca mas ay que ataj la va la por quien vemos todo emparejarse: Que como suele niebla desatarse por aire rezio, ans la vida ma vi sbito deshecha, ella me haza bivir, no puede el llanto ans olvidarse. Ya quasi que los aos, y aun el pelo mudavan las costumbres, y pudiera seguro ya tratar mi mal con ella, Con qun castos sospiros le dixera mis congoxas que agora oye del cielo, mostrando gran piedad de mi querella. SONETO 273 Tranquillo porto havea mostrato amore. Amor seguro puerto hava mostrado a mi prolixa tempestad escura, junto a la edad en das ms madura quando en virtud los vicios se han trocado Y mi Laura mi pecho hava calado, y de molestia estava bien segura, mas ay cmo la muerte y mi ventura de fruto me dexaron despojado. Que si biviera al menos depusiera en sus castos odos platicando la carga de mi pecho atribulado, Y por ventura que ella respondiera alguna razn sancta sospirando, despus del rostro de ambos ver mudado.

puse [f.] 136

[RVF 315]

10

[RVF 316]

vi subi[136v]

10

[RVF 317]

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141

[RVF 318]

10

SONETO 274 Al cader duna pianta, che si svelse. Al caer de una planta que arrancada fue, como si con aire, o hierro fuera, y su raz del todo descubriera al sol, a tierra lo alto trastornada. Vi en mi memoria a Euterpe sealada, puesta por el amor, y tan entera, quen mi pecho se va desde afuera, al modo de una yedra engarrafada: Mas aquel Lauro a donde como en nido usava yo poner mis pensamientos, de cuyas ramas hoja no ha faltado: Ido al cielo dex en mi pecho fido razes, que con muy pos acentos llaman, y no ay respuesta a su llamado. SONETO 275 I d miei pi leggier, che nessun cervo. Ligeros mis das ms que ningn ciervo huyeron como sombra sin tardana, y ha sido un batir de ojo la bonana que amarga y dulce en mi pecho reservo: Ay mundo instable, msero, protervo, ciego es quien pone en ti su confiana, quen ti me despoj de la esperana la que es tierra, y no auda huesso a niervo: Mas su forma mejor que bive agora y siempre ha de bivir all en el cielo, mucho de su beldad ms me enamora. E yo en slo pensar qual fue su velo y qual oy deve ser, y a do demora, veo que se me va mudando el pelo. SONETO 276 Sento laura mia antica, e i dolci colli. Ya Laura ma antigua quasi siento ya los collados veo do ha nascido la luz, que en quanto al cielo huvo plazido a mis ojos fue gozo, es ya tormento. Ay esperanas (vano pensamiento) ay flores cmo el bro havis perdido, ay qun vazo es ya su dulce nido, en donde verme fuera gran contento. De mis congoxas fueran expediente sus ojos, y aquel rostro al mundo raro, por quien soy, y ser siempre abrasado: Ay qun crudo seor serv y avaro, que ard mientras el fuego fue presente, lloro agora su polvo derramado. SONETO 277 questol nido in che la mia Fenice. Es ste el nido, a do la Fnix ma su dorada y purprea vestidura dex guardada, en quien mi desventura

Al [f.] 137

[RVF 319]

10

S mucho [137v]

[RVF 320]

10

[RVF 321]

142

10

sospiros nuevos halla cada da? O principio de donde proceda mi suave mal, a dnde es la luz pura que mencendi del fuego que an me dura? al cielo se acogi por mejora. Y miserable y solo me ha dexado con un dolor immenso visitando los passos della de antes consagrados: Mas ya descura noche son cercados que sus ojos la luz toda han llevado, quando al cielo de all subi bolando. SONETO 278 Mai non vedranno le mie luci asciutte. Mis lumbres sern siempre humedescidas, y las partes del nimo alteradas, las dulces rimas viendo a m embiadas, que claro muestran ser de amor nascidas: Espritu a quien nunca las cadas terrenas espantaron, renovadas duluras das del cielo, que olvidadas estavan ya por muerte y resolvidas. De mis ramas hazerte otro presente pensava, Qu planeta tan airado nos tuvo embidia, o mi noble thesoro! Que ante tiempo de m tha hecho absente a quien con pecho y con la lengua adoro quen ti mi alma y sospiros han parado. CANCIN 42 Standomi un giorno solo a la fenestra. Estndome un da solo a una ventana, de donde tantas cosas nuevas va, que de mirar mi vista se cansava, vi salir una fiera en vista humana, y tal, que arder a Jove bien poda, a quien un negro alano fatigava de un lado, y la acossava del otro un blanco, asindola tan fuerte que muy breve a tal passo fue trada, que sob tierra metida venci mucha belleza acerba muerte, yo llorando qued su dura suerte. Despus por alta mar vide una nave de oro y de seda toda aparejada, que de hbano y marfil era compuesta por llana mar, con aire muy suave: del cielo toda nuve era apartada cargada iva de ropa rica honesta, mas ay que una funesta tormenta rebolvi desde el Oriente, y en un duro peol la ha estrellado: ay caso desastrado que todas sus riquezas de repente consigo las llev la gran corriente. De un verde lauro ans los ramos santos dentro en un bosque nuevo se mostravan que rbol dixeran ser de paraso,

O principio [f.] 138

[RVF 322]

10

S 2 Cancion [138v]

[RVF 323]

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De un [f.] 139

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75 [RVF 324]

de cuya sombra tan alegres cantos salan de avezillas, que causavan que del todo de m fuesse diviso, mas en alando el viso, vi a la redonda el cielo escurescido, y que le hava un rayo acelerado, con furia derrocado e yo perd en lo ver todo el sentido, que fue gran mal tal sombra haver perdido. En aquel mismo bosque una fontana sala de una pea, y derramava claras y dulces aguas murmurando, lugar que tarde o siesta, ni maana ganado ni pastor le perturbava, donde musas andavan modulando, sentme a or, y quando mas dulura tomava del concento, y de la vista un hoyo vide abrirse, y a la fuente engullirse, y al sitio que me dio tal descontento, que an la memoria dello mes tormento. En el bosque una Fnix tambien va con la cabea de oro ensortijado, de prpura sus alas guarnescida, que a prima faz del cielo ser crea hasta que junta all, de ado arrancado fue el Lauro, y la agua seca y consumida (ay cmo de corrida va todo) que cado viendo junto el rbol y el humor de antes tan rico ya seco, buelto el pico contra s, se deshizo en solo un punto, e yo en lo ver qued como diffunto. Por entre yerva y flores pensativa al fin vide la misma gallarda, que tiemblo en me venir slo a la mente humilde en s, mas contra amor altiva, con ropa que a la vista paresca compuesta de oro y nieve juntamente, mas la parte eminente estava como enbuelta en nuve escura, de una sierpe en el pie despus herida a la muerte rendida alegre se parti sesga y segura, ay que en el mundo el llanto slo dura. Cancin dezir bien puedes al seor mo, que lo que aqu veo me engendra de morir un gran desseo. CANCIN 43 Amor quando fioria Amor quando esperana, y el premio de mi fe ms florescia, falt el socorro, y de quien le atenda, ay despiedada muerte, ay cruda vida: Que una me puso en duelo matando a mi esperana acerbamente, a mi pesar me tiene otra en el suelo sin que en esta partida

S 3 de pur[139v]

[Cancion] [f.] 140

144

10

seguirla pueda, que ella no consiente por ms que est presente dentro en mi pecho en l apoderada de ado mi vida ve tan trabajada. CANCIN 44 Tacer non posso, temo non adopre Callar no puedo, y temo que no exprima mi lengua algn contrario effecto al pecho que dar quiere el derecho a quien del cielo me oye, a donde es ida, mas cmo puedo yo, ni con gran trecho igualar a sus obras, si en mi rima no sube amor la prima? quin tal llaneza vio tan recogida? en la prisin de donde es ya partida poco la gentil alma estado hava, al tiempo que la vide yo primero, me part muy ligero, (que Abril del ao y de mi edad corra) de los prados de entorno a coger flores pensando ans ganar della favores. Era alabastro el muro, oro el tejado, y de marfil las puertas, de afiros las ventanas, mil tiros de all salieron crudos por estremo, inflamados en fuego, mis sospiros sac el amor de all, ay desdichado que aunque voy coronado de Lauro, como de antes todo tremo. Un assiento all estava en lo supremo de diamante clavado por de dentro, do se assentava aquella peregrina ante una cristallina columna, do se va en medio el centro mi pensamiento escripto transparente, que me haza ledo y triste de repente. Y junto a las lumbreras vine a hallarme de aquella victoriosa insignia verde con quien en campo pierde Apolo, y Poliphemo y Jove, y Marte, do mi llanto renueva y es ms verde, mas viendo por dems ser ya librarme dex preso llevarme de ado salir no s por maa, o arte como hombre antes que acaso llora y parte, y algo ve que a mirarlo le combida, ans aquella por quien en prisin ando en un balcn estando (que ella siempre por alta fue tenida) con tal desseo a verla fui movido, que a mi mal y aun a m puse en olvido. Estando ans en la tierra se suba mi coran al cielo con dulura, y mi biva figura sent en mrmol bolverse (no es conseja) quando una duea assaz prompta y segura de grande edad, que joven paresca viendo en la frente ma

[RVF 325]

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S 4 al tiempo [140v]

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dex [f.] 141

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quan elevado estava, y en la ceja, comigo hola (me dixo) te aconseja que soy de ms poder de lo que crees al triste buelvo alegre en un momento, soy ms veloz quel viento y en un punto rebuelvo quanto vees, pon pues en aquel sol el ojo fixo, y dl oirs mil cosas, y ans dixo: Al nascer desta, signos y planetas y todo lo dems en sitio electo estava, y con aspecto concorde en amistad, segun se va en Jpiter y Venus, que en efecto se hallavan en mansiones muy perfetas y contrarios cometas ninguno en todo el cielo paresca, el mundo nunca vio ms lindo da, mostrvase a la tierra Juno ufana y Neptuno en su reino paz gozava al tono todo estava, salvo una nuvezilla algo lexana, la qual temo quen llanto se resuelve, si el cielo el curso a ms piedad no buelve. Quando sta a vivir vino al engaoso mundo, que no fue digno de tenerla, cosa nueva era verla ya sancta, desde edad que an no govierna, como en engaste de oro blanca perla a gatas, o con passo algo dudoso hazerlo tenebroso muy claro, con lindo aire, y gracia eterna, la yerua haziendo fresca y muy mas tierna, de arreboles los campos matizando, alegre haziendo el tiempo con mil fiestas, con hablas an no prestas de lengua que la leche va dexando, mostrando claro al mundo que no va quanta luz ya del cielo possea. Despus que con virtud ya ms madura a su tercera edad huvo llegado, belleza en tanto grado a lo que creo el mundo no ha tenido, que bolver de ojos grato y reposado! qu conversacin casta! qu dulura! Qu lengua havr tan pura que llegue a lo quel ojo tuyo vido? hava su rostro luz tal concebido que vista en l no poda detenerse, y aun t de su prisin alta terrena tienes lalma tan llena, quen tal fuego otro ans no ha visto arderse, mas pienso que su sbita partida, causa te venga a ser de amarga vida. Diziendo esto, la buelta dio a la rueda, donde hila, y donde coje nuestro estambre triste como presaga de mis daos, que antes de muchos aos muerte la derroc, yo con gran hambre, qued de me ir tras ella, cancin ma que muerte otra matar tal no poda.

S 5 estava [141v]

mostrando [f.] 142

146

[RVF 326]

10

SONETO 279 Hor hai fatto lestremo di tua possa. Ya muerte tu poder todo has mostrado, el reino de amor has empobrescido, y has luz de beldad escurescido, en poca tierra todo lo has tornado. La vida de su ornato has despojado, y del honor que le era concedido, mas el valor no pienses lo has vencido, pues slo el cuerpo es esso que has llevado. El cielo lleva el resto con gran gloria en ver la nueva estrella acrescentada, la qual no podr ser jams escura: Pues vnate piedad en tal victoria, mi nuevo ngel en essa alta morada, como ac me vencio tu hermosura. SONETO 280 Laura, el odore, el refrigerio, el ombra El refrigerio, laura, olor, y sombra de aquel Lauro, y su vista florescida, reposo y lumbre de mi afflicta vida llevado lo ha quien todo lo descombra. Como es el sol a nos si le haze sombra su hermana, ans es mi luz desparescida, a muerte contra muerte la guarida demando, de tal suerte amor me assombra. Dormido has Laura ma poco, o nada, y agora velas con los escogidos, delante del bien summo sempiterno, Y si mi poesa es acertada, los ingenios ms claros y entendidos creo que te vern con nombre eterno. SONETO 281 Lultimo, lasso, de miei giorni allegri Era el postrero de mis dulces das, (si alguno tuve en esta vida breve) y buelto el coran en pura nieve adevinando las tristezas mas: Qual el que las espaldas siente fras por lalterna cessin que venir deve tal me sent, sin creer fuesse tan leve el cabo de mis cortas alegras. Los ojos que ya gozan en el cielo de las eternas lumbres rutilantes dexando ac los mos en pobreza, les dezan a modo de consuelo, quedad hasta nos ver do no ay tristeza, que ac ya no ay, ms vernos como de antes. SONETO 282 O giorno, o hora, o ultimo momento. Ay da, ay hora, ay ltimo momento, ay conjurado cielo a perseguirme,

Ya [142v]

[RVF 327]

10

delante [f.] 143r

[RVF 328]

10

[RVF 329]

147

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ay ojos qu quisistes advertirme al despedir, por ms mi descontento? Ay que ya el dao mo claro siento que yo crea (ay creer poco firme) perder parte, mas no todo al partirme, ay quntas esperanas lleva el viento! Estava lo contrario ya del cielo de que su misma frente era esculpida, que mi luz y bien se conclua: Mas a mis ojos puesto estava un velo, que ver no me dexava lo que va, por de repente hazer triste mi vida. SONETO 283 Quel vago, dolce, caro, honesto sguardo. Aquel vago mirar, dulce, gracioso de m toma (paresce que deza) lo que puedes, no esperes a otro da, pues parte, aunque vas bien vagaroso: Entendimiento entonces perezoso, despierto a lo que menos convena dime, como no viste en la luz ma lo que agora? sin darte tal reposo? Sus ojos con un aire soberano a los mos dezan: Qunto pudo en vosotros amigos nuestra yesca! El cielo nos espera, y no es temprano, quel que nos puso aqu, nos rompe el udo y quiere que ac el vuestro se envejesca. CANCIN 45 Solea da la fontana de mia vita . Sola de la fuente de mi vida alexado, buscar tierras y mares, mi hado ms que mi querer siguiendo, y siempre (tal de amor es la guarida) gustava los destierros a millares, el pecho desperanas mantiniendo: mis manos ya las armas van rindiendo a la violenta acerba mi fortuna, que de tal bien del todo me ha privado, y en su lugar dexado memoria sola, en refeccin alguna, por mi alma no dexar del todo ayuna. Si la comida al posta es denegada affloxar sin dubda en la corrida, pues falta la virtud que le alentava: quitado ans a mi vida fatigada todo su nutrimento, con la herida que al mundo despoj de quien le ornava, lo dulce en hiel, y lo que me alegrava buelve en tristeza, ans temo el camino tan breve, y muy ms su fenescimiento que voy qual polvo al viento huyendo, por no ser ya peregrino, ans sea, pues tal fue mi destino. Nunca el mortal bivir me dio contento, amor lo sabe a quien trato contino,

Ay que [143v]

[RVF 330]

10

Cancion [f.] 144

[RVF 331]

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Nunca [144v]

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sino por la que luz fue suya y ma: y tuve (si pudiera) siempre intento de ir tras aquel espritu divino que al cielo renasci, por quien biva: mas de pesarme harta causa hava, pues proveer no supe a mi reposo, que amor claro en sus ojos me mostrava, y quasi aconsejava que alguno ay que muri triste y penoso que fuera en morir antes venturoso. En los ojos adonde antes sola bivir mi coran, mientras mi suerte, en tan rica morada le dexava, de su mano el amor escripto hava con letras de piedad el caso fuerte que a mi largo desseo amenazava: Quanto entonces mejor morir me estava, que no era en me morir, muerto lo bueno, antes biva en m la mejor parte, mis esperanas parte muerte agora, y mi bien tiene en su seno la tierra, y bivo yo, de que ms peno. Mi poco entendimiento si estuviera comigo prompto, sin que mi ventura le truxera en vaguezas derramado, d[e]l bien mo en el rostro escripto viera: ya junto eres al fin de tu dulura, y a tu amargo principio eres tornado. Entendindolo fuera desatado en su presencia deste mortal velo, y desta grave carga no pesante, y furame delante a verle aparejar silla en el cielo, tras ella agora ir con otro pelo. Cancin al que de amor alegre vieres, dile: Por qu no mueres? Que muerte a tiempo es una gloria cierta. Quien puede bien morir no lo devierta. CANCIN 46. Sextina. Mia benigna fortuna, el viver lieto. Mi benigna fortuna, el bivir ledo los claros das, las ser[e]nas noches, el sospirar suave, el dulce stilo, que resonar sola antes en metros trocados de repente en duelo y llanto, me hazen odiar la vida, e ir tras la muerte. Cruel, acerba, inexorable muerte, t causas que no sea jams ledo, y que mi vida toda passe en llanto. en negros das, y en penosas noches: mis sospiros no pueden ya dar metros que mi martirio vence todo stilo. A dnde es ido mi amoroso stilo? todo en tratar se ocupa de la muerte. A d las rimas, dnde estn los metros, quel gentil coran oa ledo? a dnde el platicar de amor las noches? ya no trato ni pienso ms quen llanto.

le tru [f.] 145

[RVF 332]

10

T mis [145v]

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75 [RVF 333]

Otras vezes me fue tan dulce el llanto, que de dulura hincha el agro stilo, hazindome velar las largas noches: agora el llanto amarga ms que muerte, no esperando ya ver el rostro ledo, subjecto propio de mis dulces metros. El blanco puso amor claro a mis metros en sus ojos, y es puesto agora en llanto trayendo a mi memoria el tiempo ledo: ans con el pensar mudo mi stilo, rogndote contino, o fiera muerte que de m apartes ya tan crudas noches. Huyse el sueo de mis tristes noches y el son usado que mis roncos metros ya no saben tratar si no es de muerte: ans es mi cantar ya mudado en llanto, no ay nel reino de amor tan vario stilo, que agora es triste quanto era antes ledo. Nadie bivi jams como yo ledo, ni ay quien biva ms tristes das y noches, ans el doble dolor, dobla su stilo, y de mi pecho arranca tristes metros. Biv ya de esperana, aora de llanto, ni contra muerte espero sino muerte. Muerte me ha muerto, y sola puede muerte hazer que vaya a ver el rostro ledo, por quien ya me agrad, sospiro, y llanto, aire y pluvia serena de mis noches, quando de mis conceptos altos metros texa, alando amor mi baxo stilo. O si tuviesse tan piadoso stilo, que mi Laura cobrasse de la muerte, (como Orpheo a su Eurdice) sin metros, podra bivir ms que nunca ledo: y si no puede ser, que destas noches una, cierre estas mis fuentes de llanto, Amor yo muchos aos hize llanto, de mi gran dao en doloroso stilo, ni de ti espero menos fieras noches: ans rogando voy siempre a la muerte me lleve, que ser dello muy ledo, ado es la por quien canto y lloro en metros. Si cobran tal vigor mis flacos metros, que lleguen a do est fuera de llanto, do su beldad el cielo haze ser ledo, bien reconoscer el mudado stilo. que le agrad qui de antes que muerte le diesse luz, y a m tan foscas noches. O los que procuris mejores noches y que de amor tratis y os en metros, rogad que no me sea ms sorda muerte, pues cabo es de miserias, fin de llanto, y que mude una vez su viejo stilo, que aunque es triste, bien puede hazerme ledo. Harame ledo en una, o pocas noches en triste stilo, y congoxosos metros, dando a mi llanto conclusin la muerte. SONETO 284

Nadie [f.] 146

T 2 do su [146v]

150

10

Ite rime dolenti al duro sasso. Mis tristes rimas id al duro canto que mi charo thesoro est cubriendo, llamad a quien me est del cielo oyendo, aunque la cubre tan escuro manto. Dezilde quanto es grande mi quebranto mientras por esta mar voy discurriendo mas que sus dulces hojas recogiendo me detengo en seguirla tanto, o quanto. Tratando slo della biva y muerta, mas biva pues de veras all bive, para quel mundo la conosca y ame: Que a mi passaje se halle, que a la puerta me siento, y que de verme no se esquive tal qual es en el cielo, antes me llame. SONETO 285 Shonesto amor pu meritar mercede Si premio alguno, honesto amor meresce, y si piedad no falta a su natura yo le tern, pues que mi fe ms pura quel sol, al mundo todo ser paresce: Ninguna dubda a Laura ya se offresce que lo que le mostrava en mi figura, y en mis palabras llenas de dulura, agora creo que ya le enternesce. Ans espero se duela desde el cielo de mis grandes sospiros, y lo muestra quando a m buelve de piedad tan llena: Y espero que al dexar deste mi velo, vern por m con otra gente nuestra, que goza el summo bien sin sentir pena. SONETO 286 Vidi fra mille donne, una gi tale Entre mil damas vi una sealada, quel coran me hava salteado, y su figura haviendo bien mirado juzgula por del cielo trasladada. De todo lo terreno era apartada que en el cielo tena su cuidado: lalma que ardi por ella en fuego elado, estava a la seguir aparejada. Mas mi peso, y su mucha ligereza causaron que de vista las perdiesse, de que mi alma qued como pasmada. Ay ventanas, estremo de belleza, quin creyera que hallar por vos pudiesse la que al mundo entristesce, alguna entrada? SONETO 287 Tornami a mente, anzi v dentro quella A mi mente da buelta, antes en ella est como quando era ms florida, la que no olvidar, toda encendida en rayos de su misma clara estrella: Y vola tan grave, honesta y bella,

Que a mi [f.] 147

[RVF 334]

10

[RVF 335]

T 3 de todo [147v]

10

[RVF 336]

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a la primera vista, y recogida, que digo: Cierto es ella, y tiene vida, y le supplico que oyga mi querella, A ratos calla, a ratos da respuesta: e yo como el que advierte en sus engaos, me digo: t no ves que vas errado? Que a seis de Abril de seis vezes ocho aos sobre mil y trezientos, trasladado al cielo fue su spritu con fiesta. SONETO 288 Questo nostro caduco, e fragil bene. Este nuestro caduco bien que tiene el ser de sombra, y su nombre es, belleza, hasta agora no fue con tal largueza todo en un cuerpo, a fin que yo ms pene: Que aunque a Naturaleza no conviene dexar por uno a muchos en pobreza, con sta us de toda su franqueza: perdone la ms bella y se despene. Beldad no tuvo el mundo tan mentada ni creo la tern, ni tan subida: mas muy poquito dl fue conoscida. Que se ausent en un punto: ans me agrada su poca vista a m del cielo dada, por le agradar en algo en esta vida. SONETO 289 O tempo, o ciel, volubil, che fuggendo O tiempo, y cielos que ans vais huyendo y los pobres mortales engaando, y vos das, que viento os vais tornando, ya claro vuestro engao voy sintiendo: Mas desclpoos, y a m mismo reprendo, que en vos es natural ir esso obrando: mas yo, que mi mal viendo, en l cevando me est, sin me mudar voyme corriendo. Hora es de buelta dar a mejor parte (si no es passada) a fin de tomar puerto: que lo dems es puro desconcierto. Ni de tu yugo amor lalma se parte mas de su mal, y tu lo sabes cierto. Que no es virtud acaso, antes es arte. SONETO 290 Quel che dodore, e di color vincea. Aquel que en el color y olor venca al lucido odorfero Oriente, y las plantas y flores del Poniente en excelencia y precio puesto hava, Mi dulce Lauro, ado morar sola beldad y honestidad hermanamente, a sombra dl se hallava juntamente amor sentado con la diosa ma: Yo de mis pensamientos colocava mi nido en l, por me librar del yelo, y fuego, que me elava y abrasava:

Soneto [f.] 148

[RVF 350]

10

[RVF 355]

T 4 Hora [148v]

10

[RVF 337]

10

152

El mundo de su nombre lleno estava, quando el seor por adornar el cielo (que era suya) all arriba la llevava. [RVF 338] SONETO 291 Lasciato hai morte senza sole il mondo. Dexado has muerte sin su sol al mundo. escuro y fro, a amor has desarmado, belleza y gallarda has desterrado, a m me derrocaste en el profundo. Lhonesto, y cortesa, y lo jocundo todo junto del mundo lo has llevado, la planta de virtud has arrancado, muerto el primer valor, ques del segundo? La tierra toda lamentar deva con el linaje humano, que sin ella engaste es que de piedra est vazo: El ciego mundo no la conosca, Yo s, que siempre lloro (aim) por ella, y el cielo, pues se alegra del mal mo. SONETO 292 Conobbi, quanto il ciel gli occhi maperse Luego que abri mi vista el claro cielo, y amor me al sobre alas sensuales vi cosas nuevas lindas, mas mortales, en un subjecto de terreno velo, Las otras que encumbravan ms el buelo, celestes formas, altas, immortales, por ser al intellecto desiguales, no las suffri mi vista ques del suelo. Quanto ans della dixe, o he cantado (quen pago por m a Dios est rogando) fue centellica de su abismo rara, Questylo no se ha visto haver dexado ingenio atrs, ni al sol estar mirando dio mas vista, antes daa a la ms clara. SONETO 293 Dolce mio charo, e precioso pegno. Ay prenda ma charssima y sabrosa que muerte me quit, y el cielo guarda, cmo es comigo tu piedad tan tarda? refugio de mi vida trabajosa. Mi sueo de tu vista ms graciosa solas hazer digno, y quieres que arda sin refrigerio agora, quin te tarda? que en el cielo rencor dizen no posa. A ratos ac baxo se sustenta un po pecho del tormento ajeno tal que en su reino amor queda vencido: T que todo mi mal has entendido y puedes atajar que no le sienta, con tu vista a mi llanto pon ya freno. SONETO 294

belleza [f.] 149

10

[RVF 339]

10

T 5 ingenio [149v]

[RVF 340]

10

[RVF 341]

153

10

Deh qual pieta, qual angel fu si presto. Ay qu piedad, o qu ngel fue tan presto, a presentar mis quexas en el cielo? que quasi bolver siento como suelo con aire a mi seora dulce honesto. Tal que sossegar basta un pecho mesto tan llena de humildad y de consuelo, que ya de mano doy al desconsuelo, y aun no me es el bivir ya tan molesto. Beata que beato hazerme suele con su vista, y sus hablas de dulura, que entre ambos solamente se entendan: De ti mi hermano assaz (dize) me duele, mas por bien nuestro de ambos te fui dura: hablas que hazer parar al sol podran. SONETO 295 Del cibo, ondel signor mio sempre abonda. De llanto y de congoxas me sustento, manjar de que el amor contino abunda, y contemplando en m llaga profunda amarillesco y tiemblo en un momento. Laura viendo mi pena y mi tormento, como fue sin igual y sin segunda, a mi lecho se llega tan jocunda, que me priva de aliento aquel contento. Y con la mano que en tanto he tenido mis ojos enxugando, tal dulura me emba, qual jams nadie ha gustado: Diziendo: De qu sirve la cordura? no llores ya, que harto me has llorado, quin qual yo estoy te viesse convertido. SONETO 296 Ripensando a quel choggi il ciel honora Pensando en aquel rostro que oy el cielo honora, y en su boz dulce y honesta, y en sus madexas de oro, y en la resta que de m desterrava el desconsuelo: No s cmo soy bivo en este suelo, ni creo ya biviera, si tan presta la quen estremo hermosa fue y modesta no fuera en darme al alva algun consuelo. O cmo se me muestra enternescida notando y escuchando atentamente la historia de las tristes penas mas: Mas luego que acercarse el da siente, al cielo se recoje por sus vas, los ojos de piedad humedescida. SONETO 297 Fu forse un tempo dolce cosa amore Bien pudo el amor darme algun contento, mas yo no entiendo qundo, agora amarga por cabo, y bien lo sabe quien su carga suffre, si se le aade tal tormento. La que honor fue del siglo, y ornamento,

que ya [f.] 150

[RVF 342]

10

[RVF 343]

Pensando [150v]

10

[RVF 344]

154

10

y lo es del cielo agora con luz larga, a cuyo resplandor cosa no embarga, reposo no me da solo un momento. La muerte mi bien todo me ha quitado, ni puede consolar mi estado adverso prosperidad, pues tanto bien me mengua. Llor, y cant, no s mudar ya verso, mas lo que lalma en m tiene encerrado, por mis ojos rebossa, y por la lengua. SONETO 298 Spinse amor, e dolor, ove ir non debbe Caus dolor y amor do no deva mi lengua (sin ms cuenta) desmandarse, haziendo en llanto el canto transformarse, que si passasse ans, no acertara: Que consolar mi estado ya devra y aun era bien mi pecho assegurarse, sabiendo lo que all puede gozarse con quien el alma ac de s le hincha. Ya dende oy ms recibo gran consuelo ni ac verla querra en este infierno, que antes solo bivir, o morir quiero. Que ms bella y con ojo ms sincero entre ngeles la veo alada a buelo, junto a los pies del gran Seor eterno. SONETO 299 Gli angeli eletti, e lanime beate Las almas en beldad ms sealadas, del cielo ciudadanas, aquel da que mi seora all arriba suba. de ver tal novedad maravilladas: Dezan entre s medio pasmadas. Qu novedad es sta? quin sera la que sube con tanta loana? siendo las vas ya tan desusadas? Ella alegre en haver tambin trocado, se contonea con los escogidos, y mira atrs, por ver si yo la sigo Y aun muestra de esperarme con cuidado, viendo ans que me quiere all consigo, levanto al cielo todos mis sentidos. SONETO 300 Donna che lieta col principio nostro. Laura que alegre gozas del eterno principio, como tu bivir meresce, donde tu ropa y silla resplandesce compuesta de un metal que no discierno O monstro de beldad, cmo en el terno bien summo ves (do todo se paresce) mi pura fe, que tanto me enriquesce, por quien de llanto he lleno un gran quaderno. Y mi coran ves que ac en el suelo fue qual le ves all, t eres testigo que solo quise hartarme de tus ojos.

prospe[f.] 151

[RVF 345]

10

[RVF 346]

Dezian [151v]

10

[RVF 347]

10

155

Pues para remediar tantos enojos como passo despus que has ido al cielo, impetra me halle presto all contigo. [RVF 348] SONETO 301 Da piu begli occhi, e dal piu chiaro viso. De los ms lindos ojos, y del viso, qual nunca otro se vio, de los cabellos que al oro y sol hazan menos bellos. y del hablar que pudo quanto quiso De las manos y braos, que conquiso huvieran a los mas rebeldes cuellos, de la risa que pudo convencellos, de aquella forma en fin de paraso. Me sustentava: agora se contenta el Rey del cielo dello, y sus correos. e yo me quedo ciego y sin abrigo. Una esperana sola me sustenta, que ella que entiende todos mis desseos impetrar llevarme all consigo. SONETO 302 E mi par dhor in hora udir il messo Paresce que oygo ya cerca el correo de mi seora, que me est llamando tan de raz me voy todo mudando, y tan trocado siento mi desseo: A penas me conosco, aunque me veo, la usada vida voy toda olvidando, ya querra saber el como y quando, ni lexos deve estar a lo que creo. O felice aquel da que partiendo desta prisin, se quede en mil pedaos mi frgil y pesada vestidura, Y todas estas nieblas sacudiendo y descargado de otros embaraos, vaya a gozar de tan alta dulura. SONETO 303 Laura mia sacra al mio stanco riposo. Mi Laura a mi reposo fatigado tan a menudo spira, que ardimiento tomo para dezirle lo que siento, y biviendo ella, a tal no fuera osado. Comieno del mirar enamorado, que dio principio a mi largo tormento, y sigo como msero y contento soy del amor por horas desossado. A todo calla, y de piedad movida, me mira en hito, a ratos sospirando, y de un llorar honesto el rostro adorna, Siendo ans del dolor mi alma vencida mientras llora consigo se enojando. libre del sueo a s misma retorna. SONETO 304

Soneto [f.] 152

10

[RVF 349]

O felice [152v]

10

[RVF 356]

10

[RVF 357]

156

10

Ogni giorno mi par pi di millanni. Qualquier da me parece ser mil aos, para seguir mi dulce y fida gua que ya me lleva agora por la va del cielo, all por modos quasi estraos: Ya no pueden daarme los engaos del mundo, que le entiendo, pues se cra en mi pecho la luz quel cielo emba, que me haze tener cuenta con mis daos. Ni devo de temer de oy ms la muerte, pues mi Dios la suffri con grave pena, por hazerme en seguirle firme y fuerte: Y an nuevamente agora en toda vena de aquella entr que dada me era en suerte sin alterar su frente tan serena. SONETO 305 Non puo far morte il dolce viso amaro Quitar no puede muerte la dulura del dulce rostro, el puede dulce hazerla, ya no ay necessidad de ms temerla, que del temor mi Laura me assegura: Y aquel que derram su sangre pura, y al infierno bax por deshazerla, con su muerte me anima a ms quererla, ven pues o muerte, y de oy ms te apressura. No tardes, pues el tiempo es ya venido, y si antes no lo fue, fuelo en el punto que Laura fue partida desta vida: Desde entonces un da no he bivido, con ella fui, por ella al fin soy junto, con ella mi jornada es fenescida. CANCIN 47 Quando il soave mio fido conforto. Quando el suave fido mi consuelo por aliviar la pena de mi pecho, se assienta al lado izquierdo de mi lecho con su razonar dulce all del cielo, Yo buelto de piedad y miedo un yelo, le estoy de donde viene preguntando, ella un ramo sacando de palma, y de Lauro otro de su seno, me dize, Del sereno empreo vengo a verte y consolarte, por slo esto he baxado de tal parte. Rengrciola en palabras y en meneos y humilde le pregunto: Cmo, o dnde mi estado sabes? y ella: no se asconde tu llanto, de que nunca tus desseos son hartos, que mil bueltas y rodeos buscan, hasta turbarme en la paz ma, tan grande es tu agona en verme deste suelo ser partida, do tengo mejor vida que deviera agradarte, si me amaste, como en tus obras siempre publicaste. Respondo: yo por m voy lamentando,

que ya [f.] 153

[RVF 358]

10

V con [153v]

[RVF 359]

10

15

20

[-]

157

25

30

35

40

45

50

55

60

65

70

quen martirio y tinieblas me has dexado, y s tan cierto que al cielo has bolado, quanto el que clara cosa est mirando: Que no devi Natura de ir ornando de tal virtud, una nima tan tierna, si la potencia eterna a sus obras no fuera destinada, o alma sealada que tan alta entre nos ac biviste, ay qun de presto al cielo te subiste! Mas yo qu devo ms que lamentarme msero y solo, que sin ti soy nada: o quin viera en la cuna mi jornada conclusa, por de amor poder librarme. Ella por de mi llanto desviarme, mejor (dize) es las cosas terrenales dexar, pues son mortales, y nivelar la falsa tu bonana, con ms justa balana siguiendo mis pisadas (si las amas) cogiendo al menos una destas ramas. Yo que iva a preguntalle: Qu quisiste dezir? o en estas ramas qu se asconde? ella, T mismo (dize) te responde pues con tu pluma la una engrandesciste, palma es victoria, y t bien entendiste la tuve yo de m, y el Lauro signa triunfo, de que digna soy por merced de Dios, que al bien esfuera: tu si padesces fuera le busca, y dl procura la guarida tal que al fin le veamos de tu vida. Es este aquel cabello que sola enlazarme? (le digo) es esta vista la que ya me fue sol? ella, desista tu lengua de tal yerro, anima ma: soy spritu quel cielo a ti me emba, quel cuerpo das ha que buelto es tierra, mas por menguar tu guerra me es dado verte tal, y muy ms bella vengo agora que aquella que amaste y te fue pa y cruda junto salvando la salud de ambos a un punto. Yo lloro, y ella enxuga mi rostro con sus manos, y sospira, con dulura y con ira hablando ans que peas bien podra romper, y el sueo y ella van su va. CANCIN 48 Quel antico mio dolce empio signore. Citado el crudo y dulce seor mo delante de la Reina alta y divina, quen la parte ms fina suele assentarse del compuesto nuestro all como oro, al qual el fuego afina. cargado de dolor y temblor fro, perdido todo el bro, como el que muerte espera me demuestro

[f.] 154

V 2 la tuve [154v]

[RVF 360]

suele [f.] 155

158

10

15

20

25

30

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40

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50

55

60

65

y comieno: Seora el pie siniestro puse en el reino dste joven siendo, de donde fui cogiendo ira, y desdn, y mucho descontento, y tan crudo tormento, que mi paciencia vino a ser vencida y al cabo vine a aborrescer la vida. Mi tiempo desta suerte se ha passado, en pena y llama, ay qunta va honesta desech, y quanta fiesta por servir a este crudo lisonjero. Qu lengua en razonar ay tan compuesta que pueda declarar ni el menor grado de mi tan triste estado? y de mi llanto justo y lastimero? o poca miel, mas loe verdadero, ay qunto amargo a mi bivir procura con su falsa dulura, trayndome por fuera a su vandera, que yo bien creo que era dispuesto a levantarme de la tierra el me priv de paz, y me dio guerra. ste es el que fue causa (a lo que creo) que a Dios amasse menos que deva, ste es quien me traa por una dama fuera de camino, el cierto es el que en esto me impona, en su muela aguzando mi desseo en donde de rodeo reposo hallar pensava a mi destino: Qu me sirve el ingenio peregrino? y otras mil dotes dadas desde el cielo? que voy mudando el pelo sin libre poder verme en algun modo robando ans del todo mi libertad el crudo que aqu accuso que me ha buelto lo amargo en un dulce uso. ste es el que me ha hecho andar provando, por varias tierras mil nuevas costumbres, llenas de pesadumbres con un error que a peregrinos liga viendo mares, y ros, valles, cumbres, y en un milln de lazos tropeando, siempre temples trocando, con peligro evidente, y con fatiga: y ni ste, ni la mi dulce enemiga ressollar me dexavan slo un punto: y si no soy ya junto ante tiempo a la muerte acerba y dura, piedad del cielo ha cura de guardar mi salud, no este tirano, que gusta de mi mal como profano. No tuve en suyo siendo cosa sana ni pienso la tern, que he ya perdido el sueo, y no he podido con yervas ni palabras recobrarlo: ste con puro engao se ha metido en mi pecho, en oyendo su campana en alta o tierra llana le acudo sin tardana, no ay negarlo.

V 3 el me [155v]

y sino [f.] 156

159

70

75

80

85

90

95

100

105

110

115

120

125

No ay carcoma (muy bien puedo provarlo) como ste es en mi seno, donde anida por me acortar la vida, de aqu nascieron mi sospiro y llanto, y el martirio, que espanto pone al mundo, seora t haz justicia pues dl y de mi tienes ya noticia. Con bozes mi adversario muy hinchadas comiena oy seora la otra parte, que la verdad, o parte confessar el ingrato llanamente. Que pues en juventud fue dado al arte de sustentar razones mal fundadas, mentiras paliadas, no es mucho que ans agora se lamente, y por m vino a ser tan differente. Yo soy quien contra el torpe intento y feo detuvo su desseo en dulce vida qul amarga llama, por mi ganado ha fama, su entendimiento alando de manera, que nunca por s a tal alado fuera. l sabe que al que a Grecia acaudillava, y al Larisseo, y al Peno que temido de Italia tanto ha sido, y aun otro en virtud claro, y en fortuna (conforme a lo del cielo permitido) los hize en amor vil caer d'esclava: y porque a ste preciava le seal de mil electas, una qual no se ha visto ser jams alguna por ms que a su Lucrecia exalte Roma, y tan dulce idioma le di, con harmona tan suave, que intento torpe, o grave en ella nunca pudo alguno hallarse destos engaos, bien puede quexarse. sta es la hiel, y l dize haverla hallado ms dulce, que no en otra alguna el todo, mal fruto deste modo de grano bueno cojo (o paga usada de ingratos) despus tanto d'entre el lodo le alc, que los de ms sublime estado le oan muy de grado: y su fama entre ingenios sublimados bolava, y mil combites regalados de sus escriptos hazen cada hora, y qui fuera agora, un gruesso barbullista, hombre del vulgo, yo le exalto y divulgo por lo que de mi escuela ha deprendido, y de aquella, q[ue] sola al mundo ha sido. En fin por no ser largo, he desviado al buen hombre de todo torpe pacto, tanto, que ni al olfacto jams le dio vil trato buen talante: esquivo joven, vergonoso en acto y en pensamiento, en vindose obligado a la que le ha forado a procurar de serle semejante,

V 4 mentiras [156v]

mal [f.] 158

160

130

135

140

145

150

155

que quanto en l ay bueno, o importante, della y de m lo tiene, el importuno y fantasma ninguno jams de tal engao lleno ha sido como es el atrevido yo grato lhize a Dios, y aun a la gente: desto es lo que se quexa, y se arrepiente. Y an lo que sigue a lo dems avana, yo le hize ms all bolar del cielo por las cosas del suelo, que escala al hazedor son y de estima. Que viendo las virtudes, y el buen zelo de que era ornada aquella su esperana, de una en otra mudana a contemplar lleg la causa prima: y aun l alguna vez lo ha dicho en rima, de m se olvida agora, y de la dama que por sustento y fama le di a su fragil vida, a esto un grito levanto, no chiquito S dio (dixe) mas hmela quitado, yo (dize l) no, mas el que la ha criado. En fin al tribunal bueltos entrambos diximos, l con su feroz denuedo, yo temblando de miedo: Divina Reina tu sentencia atiendo. Ella acudi sonriendo: Holgado me he de or vuestra pendencia, mas pide ms espacio la sentencia. SONETO 306 Dicemi spesso il mio fidato speglio. Muchas vezes me dize el fiel espejo, el bro, cuero, y tez ya tan mudada y la fuera y destreza tan menguada, que no me engae, y vea que soy viejo: Y que ir segn natura es buen consejo pues lo contrario sirve poco, o nada, yo como fragua de agua rosciada despierto desechando el sueo aejo. Y bien veo que buela nuestra vida, y que si una vez falta, no ay dar buelta, y ac dentro el consejo oygo estremado, De la que es ya del trreo udo suelta mas en su edad por sola fue tenida tanto quel nombre a todas ha quitado. SONETO 307 Volo con lali de pensieri al cielo. Mis pensamientos buelan hasta el cielo tantas vezes, que ser a ratos creo uno de los que all subidos veo ya descargados de su trreo velo. Tiembla mi coran de un dulce yelo quando Laura me dize: Mi desseo agora te amo y precio sin rodeo pues el uso has mudado con el pelo. Y ante'l seor me lleva, do me inclino

V 5 yo gra[157v]

[RVF 361]

Muchas [f.] 158

10

[RVF 362]

161

10

humilde, supplicando que consienta que ver pueda los rostros tan estraos: Responde: Bien es firme tu destino. y porque tardes ms veinte, o treinta aos, no lo tengas por mucho, o por affrenta:

que ver [158v]

[RVF 363]

10

SONETO 308 Morte ha spento quel sol chabbagliar suolmi. Muerte apagado ha el sol que me cegava sus rayos en tinieblas ha trocado en olmos ha mis Lauros transformado, tierra es quien entrel yelo me abrasava. Faltado ha quien las penas me aliviava, falt quien dava augmento a mi cuidado, mis esperanas todas han faltado, falt quien della siempre me colmava. En dulce libertad con amargura fuera voy de la mano que sola por mil maneras nuevas deshazerme: Harto ans de bivir, quiero bolverme a aquel Seor que con sabidura govierna el cielo y toda criatura. SONETO 309 Tennemi amor anni ventuno ardendo. Veintin aos me tuvo amor ardiendo, ledo en fuego, y dolor, y en esperana: y desde que en el cielo ya descansa mi Laura, otros diez aos fui gimiendo. Ya cansado mi vida reprehendo de tanto error, sin del hazer mudana, la luz de mi virtud se apaga y cansa, ans a mi Dios devoto me encomiendo. Pesante de mi mal gastados aos que deviera expender en mejor uso, buscando paz, huyendo los engaos. Seor que en esta crcel me has incluso, supplcote me libres de los daos eternos, que mi error yo no lo excuso. SONETO 310 I vo piangendo i miei passati tempi. El tiempo lloro que ha por m passado que le emple en amar cosas del suelo, sin procurar de alar algo mi buelo, pudiendo haverme en ello sealado, T que entiendes y ves bien mi pecado invisible, immortal, rector del cielo de tu gracia me emba algn consuelo, no me dexes seor desamparado. Ans que pues bivido he con tormenta muera en paz, y en buen puerto, y con bonana, o al menos con partida ms honesta: En esta poca vida que me resta dessa benigna mano me sustenta que en ti solo est toda mi esperana.

[RVF 364]

Ya can [f.] 159

10

[RVF 365]

10

Soneto

162

[RVF 351]

10

SONETO 311 Dolci durezze e placide repulse Dulces durezas, plcidos desvos, llenos de un casto amor y de blandura, desdenes, que templaron con cordura mis tan desenfrenados desvaros: Gentil hablar, en quien claros los bros de honestidad se van, y dulura, flor de virtudes, fuente dhermosura, rienda de los conceptos baxos mos: Mirar divino, que hazer me ha podido beato, y reduzirme a la medida, quando della me ava divertido, Agora presto a conhortar mi vida, aquel tu variar raz ha sido de mi salud, que quasi iva perdida. SONETO 312 Spirto felice che s dolcemente. Alma beata que tan dulcemente mi pecho con tus soles alumbravas, quando las hablas tuyas rematavas con los sospiros que an mi pecho siente, Ya yo te vi en un casto fuego ardiente, quando entre aquellas flores m'escuchavas, y como ngel del cielo te mostravas, qual te tengo y tendr siempre presente. Al eterno hazedor la buelta dando ac dexaste aquel precioso velo que desde el cielo dado te era en suerte: Falt del mundo amor, en t faltando, y cortesa, el sol cay del cielo, y dulce comen de ser la muerte. SONETO 313 Deh porgi mano al affanato ingegno Da la mano al ingenio atribulado, socorre amor de stilo al affligido para tratar de aquella que ha subido al cielo, a cortesana ser de estado: Dame un modo de hablar algo acertado que yo por m muy bien tengo entendido no puedo all legar, ni con sonido, pues tal beldad el mundo no ha gozado: Responde amor: ya quanto ser poda de virtud, y saber, valor y honesto, llevado ha la de quien muerte nos priva. Tal rostro no se ha visto desde el da que Adam abri los ojos, y baste esto: con lgrimas lo digo, ans se escriva. SONETO 314 Vago augelletto, che cantando vai. Vaga avesilla, que con vario acento lamentas por los tiempos que han passado

[159v]

[RVF352]

Al eterno [f.] 160

10

[RVF 354]

10

[RVF353]

viendo

163

10

viendo el verano y da rematado, y del invierno y noche el descontento. Si como de tu mal sabes el cuento, supiesses de otro tal mi triste estado, vernas a este seno atribulado a repartir con l desse tormento: Mas esta particin cmo se hara? quel que t lloras puede tener vida, y a m la tierra y cielo me han robado, La memoria que mi dolor me emba, y el tiempo, y el lugar tan apropriado, a razonar contigo me combida. CANCIN 49 Vergine bella, che di sol vestita O Virgen bella que del sol vestida, y estrellas coronada, al sol immenso ans agradaste, quen ti fue ascondido: hablar de ti un amor me mueve intenso: mas cmo dar yo sin ti salida? y sin el que contigo ans ha partido? Invoco a ti, que siempre has respondido bien a quien te ha llamado, Virgen si el triste estado humano, en tiempo alguno te ha movido, embeme tu mano algn consuelo, socorre a mi gran guerra, aunque soy tierra, y Reina t del cielo. O Virgen sabia, de aquel nmero una de las beatas vrgines prudentes, mas primera, y con lmpara mas clara, o firme escudo a las afflictas gentes contra golpes de muerte y de fortuna, so el qual se escapa, y gloria alcana rara. O refugio que al ciego ardor repara que se halle en este mundo, Virgen este jocundo viso que hinchi de lagrimas la cara y dulces miembros de aquel verbo eterno, buelve a mi incierto estado, que atribulado a ti pide el govierno. O Virgen pura en toda parte entera, del gentil parto tuyo hija y madre, luz de suelo, y del cielo clara gua, por ti tu hijo que es del summo padre, (o del empreo cielo gran lumbrera) vino a salvarnos quasi al fin del da: en los refugios que en el mundo hava, t sola fuiste electa Virgen por ms perfecta, que buelves de Eva el llanto en alegra: pues puedes hazme libre del infierno, o del mundo abogada ya coronada del gran reino eterno O Virgen sancta de mil gracias llena que por ser tan humilde meresciste subir al cielo, en donde oyes mi ruego t de piedad la fuente nos pariste, y el sol de la justicia que asserena, y libra de tiniebla al mundo ciego:

[160v]

[RVF 366]

10

aunque [f.] 161

15

20

25

30

35

X ya [161v]

40

45

164

50

55

60

65

70

75

80

85

90

95

100

105

tres renombres te ha dado tu sossiego, hija, madre, y esposa, Virgen muy gloriosa, madre del que libr del duro fuego al mundo, y de la red en que biva en cuya passin santa ruego quebranta la dureza ma. O Virgen sola al mundo sin exemplo con la beldad que al cielo enamoraste, t sola eres primera sin segunda la piedad y humildad que professaste (del verdadero Dios sagrado templo) hizieron tu limpieza ser fecunda: por ti puede mi vida ser jocunda si a tus ruegos Mara Virgen sabrosa y pa donde abund el pecar la gracia abunda con las rodillas de mi mente en tierra supplico que encamines a buenos fines mi tan cruda guerra O Virgen norte firme de ab eterno de aqueste tempestuoso mar horrible, a todo navegante cierta gua, mira en qu tempestad fiera terrible soy engolfado solo y sin govierno, donde el postrer sonido ya se oa: mas con todo a ti buelvo el alma ma: que ser malo no niego, Virgen antes te ruego, que tu enemigo de mi mal no ra, ten memoria , que Dios por del pecado librarnos de su gana en carne humana tuya fue encerrado. O Virgen qunto llanto he derramado, qu ruegos, qu caricias, todo en vano para mas pena ma, y mayor dao, que nasciendo en el Arno mo Thoscano y haviendo mil provincias rodeado, siempre mi vida ha sido un mal estrao: mortal belleza y actos (puro engao) hizieron mi alma escura Virgen sagrada y pura no tardes que anda cerca el ltimo ao: mis das van corriendo de tal suerte que embueltos en peccados son ya llegados cerca de la muerte. O virgen ya muri quien dolor puso en mi pecho, y biviendo le dio llanto, que de mis males uno no saba, y que supiera, al fin fuera otro tanto que siempre su querer fue un confuso morir mo, que no le convena: t pues Reina del cielo, diosa ma (si es bien ans nombrarte) Virgen que a toda parte socorres (cosa que otra no podra) y esto es a tu poder, como no nada. pon fin a mi dolor. que a ti es honor, y a m salud provada. O virgen que eres toda mi esperana,

a buenos [f.] 162

X 2 son ya [162v]

165

110

115

120

125

130

135

que puedes, y querrs siempre valerme, supplcote no quieras olvidarme, mira al que se dign de nada hazerme, no mi valor, mas su alta semejana, te mueva, que te dignes de ayudarme: mi error en pea pudo transformarme de humor vano abundante, Virgen de oy en delante haz que de un sancto humor venga a baarme, y que al menos mi llanto en lo postrero, libre de lo terreno muestre mi seno, y no como primero. O virgen de altivezes enemiga, del principio comn amor te mueva, de un coran humilde te apiada, que si poca mortal tierra me ceva con una fe tan firme y tan amiga, qu hars t siendo cosa tan preciada? si de mi estado veo enderesada la senda y me levanto, Virgen por ti, a tu santo nombre, ser mi lengua dedicada, y el coran con todos sus arreos, haz que salga a buen vado, y toma en grado mis nuevos desseos. Ya cerca deve andar mi postrer da, segun quel tiempo buela, Virgen t me consuela, que muerte sus correos ya me emba, y rugale a tu hijo verdadero, hombre y Dios me aperciba, y me reciba en el passo postrero.

muestre [f.] 163

Fin de la segunda parte

X 3 Soneto

166

[163v] SONETO DE STRAMAZZO DE PE rugia al Petrarcha, cuya respuesta es el Soneto 20. La llama que anda quasi amortiguada por falta de sonido sonoroso, en vos la junt toda el luminoso Apolo, y por vos es resuscitada: Y pues en ser de vos comunicada haze esse nombre vuestro ms glorioso, mostradme (si qui no os es penoso) la Pegasea fuente tan mentada. Haziendo como suele la Cecropia; que encubrir no pretende el estandarte, mas antes haze dl muy larga copia: Que esto no mengua quando se reparte antes se augmenta ms, y haze ms propia al que la sciencia muestra, o qualquier arte. GERI AL PETRARCHA : RESPUES ta es el Soneto. 144 Seor Petrarcha el triste que sospira por dama que se precia de guerrera y quanto l ms humilde, ella ms fiera le encubre los dos soles do se mira, Pues experiencia en vos sciencia inspira, qu deva hazer aquel que en tal manera tratar se ve (dezid) desta carrera ser bien que se aparte lleno de ira? Y pues con el amor continuamente tratis, y veis tan claro lo quel usa, con vuestro ingenio excelso, y vuestra mente: La que en le conoscer se halla confusa qu deva de seguir, abiertamente me dad aviso, sin poner escusa. IUAN DE DONDI AL PETRARCHA: Respuesta al Soneto 204 Yo no s bien si veo, lo que veo, si toco lo que palpo todava, o si oygo lo que or me paresca, o si es falso, o verdad lo que hablo y leo. Tan fatigado estoy, que no me creo, ni entiendo a dnde voy, ni s la va, y quanto buelvo ms la fantasa, tanto ms me enmarao y devaneo. Un refugio tan slo me ha quedado y mi esperana est de vos colgada, en vos tengo el consuelo por muy cierto: Vos de saber, e ingenio estis colmado, dad pues socorro tal que sea librada mi barca, y pueda ver seguro puerto. JACOBO COLONNA AL PETRARCHA: Respuesta al Soneto. 278. Si de mi cuerpo fuessen resolvidas las partes todas y tomos tornadas, tanto que no pudiessen ser contadas,

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tratar [f.] 164

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X 4 Iacobo [164v]

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y en otras tantas lenguas convertidas: Si las bozes pudiessen ser unidas todas quantas oy son, y las passadas, gritando como nias aotadas (si de alguno jams fueron odas) No sabran dezir distinctamente qunto mi pecho se aya regalado, quando entend quen el romano foro De ramas de Laurel tan dignamente fue el Florentn poeta coronado con cerimonias grandes y decoro. DEL TRADUCTOR A IMITACIN de Italia mia, ben chel parlar sia in darno. Aunque mi hablar Pir venga a ser vano a daos tan notables, como en tu cuerpo y tan continuos sientes querra fuessen tanto lamentables los versos de mi mano que a compassin moviessen todas gentes A ti buelvo mis mientes rector del cielo, y pido no consientas que este rincn del todo se consuma, que no es tan chica summa la que de tus ovejas apacientas en l, si bien las cuentas que no sean hato entero: supplcote seor que no se diga que olvidas este apero, y mira tu passin a qu te obliga. O vos a quien las hondas dio y cayados destos nuevos rebaos, el rabadn mayor con larga mano, cmo no dais remedio a tantos daos? no veis que si atajados no son, que irn cundiendo todo el llano, que estava a partes sano? si creis que esso que hazis es acertado, mirad que muestra os da de lo contrario el mal tan ordinario, que cada da va ms entablado, sin que aya aprovechado haverse antes fundido, que entra por mil caminos y mil puertos y pues que esto es sabido, dad orden como cessen tantos tuertos. Bien provedo hava al pobre estado, aquel pastor que puso el septo contra tanta desventura: mas ay, que siempre el bien es intercluso, y en fin ello ha parado en desterrar de aqu la plata pura, y agora una mixtura quieren que tome el pobre jornalero, ques plomo, estao, y cobre sin estima, mirad si ay porqu gima el malaventurado, quel dinero que le paga el minero al traer del tributo,

rector [f.] 165

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X 5 aquel [165v]

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le dize el oficial muy rasamente y con mando absoluto: No es paga: y para el pobre es competente. No trato lo de atrs, que ya la tierra est bien sossegada (aunque a gran costa fue de sus entraas) una visita nuevamente hallada es la que les da guerra agora ms cruel, pues las cabaas les vaza por mil maas, y no falta quien diga que consiste en ella todo el bien, o que buen medio, publcase remedio y quitan la comida al pobre triste, y al otro lo que viste: y si ay quien pagar quiera lo que comi, lo cuenta a menosprecio, all en cierta manera y da por plata en cobre y plomo el precio. Ni mil ensayes han aprovechado contra tan gran engao, que la tierra acarrea mal tan fuerte, cuyo tormento no es menor quel dao, que si havis procurado querer comer con paga desta suerte, es una pura muerte que no ay passarla al sol, ni ya que assombre que a la candela mucho ms paresce lo por donde envilesce ques cobre disfraado en otro nombre. Pues qu ha de hazer el hombre con tal desgaamiento como es esta mixtura cautelosa? de gentes perdimiento, nueva invencin y no natural cosa? No creo que ha dexado en vuestro odo de penetrar el llanto, quen derredor de aqueste valle suena con tanta confusin, horror, y espanto, que si no es sin sentido no ay tigre que no sienta en verlo pena: que en una casa llena de nios, si el pan falta, es gran tormento y mucho ms si han sido regalados: ay pobres desdichados los hijos deste valle, pues descuento a vuestro descontento ninguno es lo passado: pan, pan, pan es la falta ms urgente, que essotro es ya olvidado, aya en esto siquiera un diligente. No es sta aquella tierra que sola con un zelo no fro mil pobres socorrer muy francamente? no es sta la provincia del gran bro madre benigna y pa, que con su haver honrado ha tanta gente? supplcoos humilmente, que piedad y justicia en vos no muera, mirad el triste pueblo doloroso

y si [f.] 166

quen [166v]

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que de vos el reposo despus de Dios con gran derecho espera: si hazis reales fuera ir del todo el dao y el reino andar luego en gran concierto: Que aquel vigor de antao an en Pir no est del todo muerto. Mirad quel tiempo buela, y que la vida tan corta es, como incierta, y que del passo horrendo nadie escapa, y que es bien que nuestra alma ande despierta y prompta a la partida que no cata a seor, ni a Rey, ni a Papa, ni al que no tiene capa: pues para poder ir ms descansados y no perder la va ms serena: (que el peso da gran pena) ser muy conveniente ir aliviados de todos los cuidados que nos presenta el suelo, y en obras buenas todo se convierta: que no se gana el cielo, si desde ac no va la senda abierta. Ten cuenta cancin ma que vayas con humilde reverencia, que has de ir a razonar con gente altiva, y sin mostrarte esquiva presenta adonde fueres tu consciencia, ni temas de pendencia: ve prueva tu ventura sin que des muestra alguna de alterada, y a ti quin te assegura? el que la paz dex tan encargada.

Mirad [f.] 167

De Paulo

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DE PAULO PANSA QUE TRADUza Henrique Garcs, para su hija Ana Garcs monja Seor en cuya mano es el govierno del cielo y tierra, que la mar detienes, que cierras y abres el horrendo infierno, y el mundo en fin con tu poder sostienes: Pues eres Rey de todo sempiterno, dador universal de todos bienes, a mi clamor supplico que te inclines, y que a darme favor seor festines. Si me apart en el tiempo que intentava a otri contentar, mientras quel mundo con sus halagos falsos me llevava de punta en blanco a dar en el profundo: Y quando un no s que me regalava tras un peccado urdiendo otro segundo, si te offend Seor, perdn te pido que bien s que sin ti, todo es perdido. O vanssimas pompas, procuradas con un imaginar fundado en viento, o falsas esperanas, que colgadas las almas nos trais de lazos ciento, Locuras en dulores afforradas, si parte en m tuvistes me arrepiento:

[167v]

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de vos perpetuamente me despido que al Rey de Reyes mhe ya sometido. 25 De qu sirve la dbil hermosura? que a vezes nos es causa de mil males? y en un momento passa su verdura qual flor subjecta a rayos orientales? Qu sombra ay que no gaste su frescura? o bellezas divinas celestiales a vos aspiro, pues nada os assombra, que esta beldad humana es como sombra, De qu sirve poner tanto cuidado en ayuntar thesoro? y ser sublime? qu vale procurar mayor estado? y dessear quel mundo nos estime? Qu provecho nos viene del primado? (primado con que el pobre ms se oprime) si aqul por quien lo firme se resuelve en un momento al hombre en polvo buelve? Qu vale de telillas y brocados con tanta variedad de guarniciones componer esta carne? y los tocados qu importan, con sus nuevas invenciones? Qu? los coxines de oro recamados? qu? los Faisanes, Pavos, y Salmones? si qualquier pasto, y asiento, y qualquier pao, la pueden conservar pura y sin dao? Ay cmo no miramos dan en tierra palacios, y edificios, con su altura: ni menos que nos haze cruda guerra, la inexorable muerte acerba y dura: Y quen un punto el ojo a muchos cierra, ay poco seso nuestro, ay poca cura: caen familias, reinos, monarchas, y acaban juegos, cantos, y alegras. No mira ms al rico, que al mendigo la parca, ni al plebeyo que al patricio: ni ms precia al moderno que al antiguo, nadie conosce en esto beneficio. Beata la quel pecho ha tan amigo de la virtud, que libre va de vicio, no temer de muerte el fiero assalto, si su esperana est puesta en lo alto. O felices aquellos que de ultrajes no curan de fortuna, ni accidente de caso alguno, ni de personajes del tiempo tan mudable de repente: Y estiman poco a los que llamas sajes que sabio no ay alguno, ni prudente, sino el que teme, agrada, ama, y adora al que con su passin ms nos mejora. Nadie fe en beldad en esta vida, ni en la riqueza a Dios tan odiosa, ni en amistad, ni en verde edad florida,

De que [f.] 168

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Ay como [168v]

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Nadie [f.] 169

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que como va la fea, va la hermosa: La joven tambin de ir no se despida, ni tampoco la rica presumptuosa. Que a muerte no ay huir por arte, o maa, en Indias, Francia, Italia, ni en Espaa. No es menester buscar las escripturas, aunque ay cien mil exemplos por linda arte, ni arraneflar los montes y espessuras por ver lo que la Parca nos reparte. Que si queris saber sus maas duras, mirad esta ciudad de parte a parte: y en un ao veris, o mes, y aun da, a quantos deste siglo al otro emba. La causa no la s mas pie se pierde, que a todos falte el ver con el odo! que no aya quien jams piense, o se acuerde lo ques, lo que ser, ni lo que ha sido! Que a menos nunca venga el siempreverde desseo de mandar introduzido! Qul Circe nos transforma? o qul pecado no haze andar tan lexos del buen vado? Ay cmo sin sentido no miramos ques todo un batir de ojo? y quel partirnos es fuera, y la sentencia que esperamos, de la qual por dems es evadirnos: Y en esto imaginando no temblamos! mas o pues t quesiste redimirnos, aprtanos seor del fuego eterno, ya tu reino nos lleva sempiterno. Y pues yo claro entiendo, y s muy cierto, ques una nada toda la grandeza, y ques mejor guiar por lo ms yerto, que sabio es quien te sigue en aspereza: Y que nuestro bivir es tan incierto, esta alma que de su primer terneza estava destinada a tu servicio, te la dedico, y doy en sacrificio. Aqu quiero passar mientras biviere virgen y esposa a ti, que nunca mueres, ra de mi designo quien quisiere que yo conosco al mundo, y sus plazeres: El mundo es humo, quen un soplo muere, Seor perdn te pido por quien eres, y de ms offenderte me preserva, como seor, y padre, a hija, y sierva. Aqu pecho puro, y con aquesta blanca tela, o roquete, y negro velo, entre esta compaa tan honesta de sacras ninfas, no del Dios de Delo, No sirviendo a la Cinthia, ni a la Vesta, sino a ti gran Seor, y rei del cielo, encienso offrescer con mil cantares, de flores coronando tus altares.

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Y Ay [169v]

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Aqui [f.] 170

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Y pues averiguado es que no basta bien comenar, si no se persevera en bien obrar, Seor una alma casta me da, con que prosiga siempre entera, Y que te sirva huyendo del que gasta el tiempo, en me apartar de tu carrera: ques de perpetua paz, y eterna gloria, en donde de la muerte no ay memoria. Y si digna no soy, como confiesso, de tu piedad, que suppla tu grandeza: mira seor aquel tan grande excesso que heziste, en te vestir nuestra corteza. Haz que tu nombre est contino impresso en mi pecho, no mires mi baxeza, o piadoso Seor, o Rey clemente, inflama de tu amor esta mi mente. Haz que se buelva mi coran loco del fuego de tu amor, quen vida enciende, al menos de tu luz me infunde un poco, que me adiestre en el bien, del mal me emiende. Aydame seor, que a ti yo invoco socorre, y en mi favor seor entiende: No me olvides seor en males tantos, rebuelve a m tus pos ojos santos. Si perdonas a aquella que culpada con gran furor ya quasi se apedrea por la plebeya turba alborotada. y si sanas seor la Chananea: Si por ti Magdalena descargada se ve de culpa y libre all en Iudea: Yo cmo puedo, o devo estar dubdosa? mostrndose tu mano tan piadosa? Con humildad Seor ans te pido, quen m amortigues todos los affectos, y que servirte pueda en este nido, sin que aya en m resabios, ni defectos, Y el enemigo malo ya rendido permite que me vean tus electos, gozando de tu sancta semejana, con eterno plazer en pura holgana. LAUS DEO Tabla de los Sonetos del Petrarcha por la Orden del A.B.C. A Pie de colli ove la bella vesta. Amor piangeva & io con lui tal volta. Apollo, s'anchor vive il bel desio. Amor con sue promesse lusingando. Ai bella libert, come tu m'hai. Aventuroso pi d'altro terreno. Amor, fortuna, la mia mente schiva. Amor m'ha posto, come segno a strale. Amor che nel pensier mio vive, e regna. fo. 3a 11.b 17.a 40.a 47.b 52.b 59.a 69.a 72.a [f.] 171 [-]

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Y 2 Haz [170v]

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Amor, & io sipien di meraviglia. Amor che vedi ogni pensiero aperto Amor mi manda quel dolce pensiero. Amor mi sprona in un tempo, & affrena Amor fra l'herbe una leggiadra rete Amor, che 'ncende 'l cor d'ardente zelo. Amor, natura, e la bella 'lma humile. Almo sol, quella fronde, ch'io sola amo. Anima che diuerse cose tante. Aura, che quelle chiome bionde, e crespe. Amor con la man destra il lato manco. Amor, io fallo, e veggio 'l mio fallire. Arbor vittorioso e triunfale. Aspro core, e selvaggio, e cruda voglia. Alma felice, che sovente torni. Amor, che meco al buon tempo ti stavi. Anima bella da quel nodo sciolta. Al cader d'una pianta, che si svelse. BEnenetto sia 'l giorno, e 'l mese, el'anno. Ben sapev'io, che natural consiglio. Beato in sogno, e di languir conntento. COsi potess'io ben chiuder in versi. Cesare, poi che 'l traditor d'Egitto. Come tal hora al caldo tempo sole. Che fai alma? che pensi? havrem mai pace? Come 'l candido pi per l'herba fresca. Cantai? hor piango, e non men di dolcezza. Chi vuol veder quantunque pu natura. Cercato ho sempre solitaria vita. Cara la vita, e dop lei mi pare. Che fai? che pensi? che pur dietro guardi? Come va 'l mondo: hor mi diletta, e piace. Conobbi, quanto il ciel gli occhi me' aperse. DEl mar Tirreno a la sinistra riva. Diciasett'anni ha gia rivolto il cielo. Di di in di v cangiando il viso, e 'l pelo. Dolci ire, dolci sdegni, e dolci paci. Dodici donne honestamente lasse. Due rose fresche, e colte in paradiso. Datemi pace, o duri miei pensieri. Discolorato hai morte il piu bel viso Due gran nemiche insieme erano aggiunte. Dolce mio caro, e pretioso pegno. Deh qual piet qual angel fu si presto Donna, che lieta col principio nostro. Da piu begli occhi, e dal piu chiaro viso. Dicemi spesso il mio fidato speglio. Dolci durezze, e placide repulse. Deh, porgi mano a l'affannato ingegno. ERA 'l giorno, ch'al son si scoloraro. Erano i capei d'oro l'aura sparsi. E questo 'l nido, in che la mia Fenice. E mi par d'hora in hora, udire il messo. FVggendo la prigione, ove amor m'hebbe. Fera stella, s'il cielo ha forza in noi. Fresco, umbroso, fiorito, e verde colle Far potess'io vendetta di colei. Fu forte un tempo dolce cosa amore. GLoriosa colonna, in cui s'appoggia. Gia fiammeggiava l'amorosa stella.

78.b 79.b 81.a 84.a 85.a 85.b 86.a 87.a 92.a 101.a 102 b 105.a 114 b 117.b 125.b 132.a 132.b 136.b 30.b 33.a 97.a 47.a 49.a 72.a 85.b 80.a 103.a 109.b 113.a 114.a 123.a 128.a 149.a 32.b 58.b 91.a 92.b 101.b 108.b 123.a 126.a 130.b 149.b . 150.a 151.b 152.a 159.b 149.b 160.a 1.b 45.b 137.b 152.a 45.a 83.a 108.a 112.a 150.b 3.b 16.b

Y 3 Aspro [171v]

due [f.] 172

174

Giunto m'ha Amor fra bella, e crude braccia. Giunto Alessandro a la famosa tomba. Gratie, ch'apochi 'l ciel largo destina. Gi disiai con si giusta querela. Gli occhi, di ch'io parlai si caldamente. Gli angeli eletti, e l'anime beate. HOr che 'l ciel, e la terra, e'l vento tace. Hor hai fatto l'estremo di tua possa. IO mi rivolgo in dietro a ciascun passo. Il successor di Carlo, che la chioma. Io temo si de begli occhi l'assalto. Il figliuol de Latona havea gia nove. Il mio adversario, in cui veder solete. Io sentia dentr'al cor gia venir meno. Io son gi stanco di pensar, si come. I begli occhi, ond'io fui percosso in guisa. Io son si stanco sotto 'l fascio antico. Io non fu d'amar voi lassato unquanco. Io amai sempre, & amo forte anchora. Io havro sempre in odio la fenestra. Io son de l'aspettare homai si vinto. In mezzo di duo amanti honesta altera. Io cantarei d'amor si novamente. Ite caldi sospiri al freddo core. I vidi in terra angelici constumi. In qual parte del ciel, in qual Idea. I dolci colli, ov'io lasciai me stesso. In nobil sangue vita humile, e queta. Il cantar novo, e'l pianger de gli augelli. I piansi, hor canto, che 'l celeste lume. I mi vivea di mia sorte contento. I h pregato amor, e nel riprego. Il mal mi preme,e mi spaventa il peggio. In dubbio di mio stato hor piango, hor canto I pur ascolto, e non odo novella. In quel viso, ch'io sospiro, e bramo. In tales stella duo begli occhi vidi. I'ho pien di sospir quest'aer tutto. I mi soglio accusar, & hor mi scuso. Io pensava assai destro esser su l'ale. Ite rime dolenti al duro sasso. I v piangendo i miei passanti tempi. LA gola, e 'l sonno, e l'otiose piume. L'oro e le perle, e i fior vermigli, e bianchi La guancia, che fu gi piangendo stanca. L'arbor gentil, che forte amai molt'anni. Lasso, che male accorto fui da prima. L'aspetto sacro de la terra vostra. La bella donna che cotanto amai. Lasso, ben so, che dolorose prede. L'aspettata virtu, ch'en voi fioriva. Lasso, quante fiate amor m'assale. La donna, che 'l mio cor nel viso porta. Le stelle, e 'l cielo, e gli elementi a prova. Lieti fiori, e felici, e ben nate herbe. L'aura gentil, che rasserena i poggi. L'aura serena, che fra verdi fronde. L'aura celeste, che 'n quel verde Lauro. Lasso, ch'i ardo, & altri no me'l crede. Liete, e pensose, accompagnate, e sole.

52.a 87.a 97.b 99.a 128.b 151.a 80.a 142.a 5.a 12.b 20.b 22.a 22.b 23.a 40.a 40.b 42.b 43.a 44.a 44.a 47.b 54.b 68.b 76.b 77.b 78.b 96.a 98.b 99.b 103.a 103.b 107.a 108.b 111.a 111.b 112.b 113.b 127.b 130.a 133.b 146.a 159.a 2.b 22.b 29.b 30.a 31.b 33.a 46.a 49.a 50.a 52.b 53.b 77.a 79.a 89.b 89.b 90.a 90.b 100.b

[Y 4 Cratie,] [172 v]

Il [f.] 173

Y 5 Le [173v]

175

Lasso, amor mi trasporta, ov'io non voglio. L'alto signor, dinanzi a cui non vale. L'aura, che 'l verde Lauro, e l'aureo crine. La sera desiar, odiar l'aurora. L'ardente nodo ov'io fui d'hora in hora. La vita fugge, e non s'arresta un hora. L'alma mia fiamma oltra le belle bella. Levommi il mio pensier in parte, ov'era. L'alto, e nuovo miracol, ch'a di nostri. L'aura, e 'l odore, e 'l refrigerio, e l'ombra. L'ultimo lasso, de miei giorni allegri. Lasciato hai morte senza sole il mondo. MOvesi' el vecchier el canuto, e bianco. Mille fiate, dolce mia guerreira. Ma poi che 'l dolce riso humile, e piano. Mie venture al venir, son tarde e pigre. Mirando 'l sol de begli occhi sereno. Mille piagge in un giorno, e mille rivi. Mia ventura & amor m'havean si adorno. Mira quel colle, stanco mio cor vago. Mai non fu' in parte, ove si chiar vedessi. Mentre che 'l cor da li amorosi vermi. Mente mia, che presaga de tuoi danni. Mai no vedranno le mie luci asciute. Morte ha spento quel sol, ch'abbagliar suolm. NOn veggio, ove scampar mi possa homai. Non cosi bello il sol giamai levarsi. Non Tesin, Po, Varo, Arno, Adige o Tebro. Non d'atra, e tempestosa onda marina. Non fur mai Giove, e Cesare si mossi. Non pur quell'una bella ignuda mano. Non da l'Hispano Hibero a l'Indo Hidaspe. N l'eta sua piu bella, e piu fiorita. Ne mai pietosa madre al caro figlio. Ne per sereno ciel, ir vaghe stelle. Non pu far morte il dolce viso, amaro. ORso, e non furon mai fiumi, ne stagni. Occhi piangete, accompagnate il core. Orso al vostro destrier si pu ben porre. O d'ardente virtute ornata e calda. Ove ch'io posi, gli occhi lassi, o giri. O passi sparsi, o pensier vahgi, e pronti. O invidia nimica di virtute. O bella man, che mi distringi 'l core. Onde tolse amor l'oro, e di qual vena. O cameretta, che gi fosti un porto. O misera & horribil visione. O dolci sguardi, e parolette accorte. Ohime, il bel viso, ohime, il soave sguardo. O[c]chi miei oscurato e'l nostro sole. Ov'e la fronte che con picciol cenno. O giorno, hora, ultimo momento. O tempi, ciel volubil, che fuggendo. Ogni giorno mi par piu di mill'anni. PEr far una legiadra sua vendetta. Piovommi amare lagrime dal viso. Piu di mi lieta non si vide a terra. Per ch'io t'habbia guardato di menzogna. Poco era ad appressarsi a gli occhi miei. Padre del ciel dopo i perduti giorni.

104.b 107.b 109.a 112.a 122.b 122.b 128.a 132.a 134.a 142.b 143.a 148.b 5.b 7.a 21.b 29.a 82.b 84.a 91.a 108.a 125.a 132.b 135.b 138.a 158.b 52.a 73.b 75.a 76.a 77.a 91.a 96.b 124.b 126.b 135.a 153.a 20.b 43.b 48.a 74.b 78.a 79.a 82.b 90.b 100.a 104.b 110.b 111.a 118.a 123.b 131.a 143.a 152.b 152.b 1.a 6.a 12.a 23.b 25.b 30.b

Mille [f.] 174

O bella [174v]

176

Per mirar Policleto a prova fiso. Poi che mia speme, longa a venir troppo. Piangete donne, & con voi pianga amore. Piu volte amor m'havea gia detto scrivi. Poi che voi & io piu volte habbiam provato. Perseguendomi amor al luogo usato. Piendi quella ineffabile dolcezza. Poi che 'l camin m' chiuso di mercede. Pace non trovo, & non ho da far guerra. Pommi ove 'l sol occide i fiori e l'herba. Pien d'un vago pensier, che mi desvia. Piu volte gia dal bel sembiante humano. Per mezz'i boschi in hospiti e selvaggi. P ben pu tu portar tene la scorza. Passa la nave mia colma d'oblio. Pasco la mente d'un si nobil cibo. Passer mai solitario in alcun tetto. Parr forse ad alcun, ch'en lodar quella. Poi che la vista angelica serena. Passato 'l tempo, homai, lasso che tanto. Quando io movo i sospiri a chiamar voi. Quando 'l pianeta che ddistingue l'hore. Quando fra l'altre donne adhora adhora. Quand'io son tutto volto in quella parte. Quest'anima gentil che si diparte. Quanto piu m'auicino al giorno estremo. Quando dal proprio sito si rimove. Quel ch'n Thessalia hebbe le man si pronte. Quando giunse Simon l'alto concetto. Quando giugne per gli occhi al cor profondo Quella fenestra, ove l'un sol si vede. Qui dove mezzo son Sennuccio mio. Quelle pietose rime, in ch'io m'accorsi. Quel vago impallidir, quel dolce riso. Quanto piu desiose l'ali spando. Quand'io v'odo parlar si dolcemente. Quando 'l voler, che con duo sproni ardenti. Questa humil fera, un cor di tigre, o d'orsa. Quel sempre acerbo, & honorato giorno. Quando Amor, i begli occhi a terra inchina. Quando mi viene inanzi il tempo, e 'l loco Questa Fenice de l'aurata piuma. Qual mio destin, qual forza, o qual inganno. Quando 'l sol bagna in mar l'aurato carro. Qual ventura mi fu, quando de l'uno. Qual paura h, quando mi torna a mente. Qual donna attende a gloriosa fama. Quante fiate al mio dolce ricetto. Quand'io veggio dal ciel scender l'aurora. Quand'io mi volgo in dietro a mirar gli anni Quanta invidia ti porto avara terra. Quel sol che mi mostrava il camin destro. Quella per cui con Sorga h cangit'Arno. Qual Russigniuol, che si soaue piagne. Quel vago, dolce, caro, honesto sguardo. Questo nostro caduco, & fragil bene. Quel che d'odore, & di calor vincea. RImansi a dietro il sesto decim'anno. Rapido fiume, che d'alpestra vena.

41.a 45.a 46.a 46.b 48.a 53.a 55.a 68.a 69.b 53.b 81.b 81.b 83.b 84.b 87.b 88.b 102.a 109.b 114.a 2.a 2.a 3.b 4.b 16.a 16.a 16.b 21.a 22.a 41.b 46.b 48.b 54.a 58.a 58.b 71.b 73.b 74.b 76.a 77.b 81.a 83.a 86.b 100.b 101.a 104.a 110.a 113.b 125.b 130.b 130.b 131.a 133.a 133.b 134.b 143.b 48.a 148.b 55.b 96.a

pommi [f.] 175

Quanto [175v]

177

Real natura, angelico intelletto. Rotta l'alta Colonna, e 'l verde Lauro. Ripesando aquel e' hoggi il cielo honora. SI traviato 'l folle mio desio. Se la mia vita dal'aspro tormento. Son animali al mondo di si altera. Sel'honorata fronde che prescrive. Solo & pensoso i piu deserti campi. S'io credessi per morte essere scarco. S'amore o morte non d qual che stroppio. Se mai foco per foco non si spense. Se col cieco desir, ch'el cor destrugge. Se voi poteste per turbati segni. S'al principio risponde il fine e 'l mezzo. Se bianche non son prima ambe le tempie. Si tosto come avien che l'arco scocchi. Sennunccio, i v che sappi, in qual maniera. S'el sasso onde piu chiusa questa valle. S'amor non , che dunque quel ch'io sento? S'io fossi stato fermo a la spelunca. Se 'l dolce sguardo di costei m'ancide. Se Virgilio & Hormero havessin visto. Si come eterna vita veder dio. Stiamo Amor a veder la gloria nostra. S'una fede amorosa, un cor non finto. Solea lontana in sonno consolarm. Signor mio caro ogni pensier mi tira. S'amor novo consiglio non m'apporta. Se lamentar augelli, verdi fronde. Si breve 'l tempo, e 'l pensier si veloce. Se quell'aura soave de sospiri. Sennuccio mio ben che doglioso solo. S'io havesse pensato che si care. Soleasi nel mio cor star bella e viva. Sento l'aura mia antica, i dolci colli. S'honesto amor puo meritar mercede. Spinse amor, dolor, ove ir non debbe. Spirto felice che si dolcemente Tutto 'l di piango, poi la notte, quando. Tra quantunque leggiadre donne, belle. Tutta la mia fiorita. verde etade. Tempo era homai da trovar pace, tregua. Tranquillo porto havea mostrato amore. Tornami a mente, anzi v' dentro quella. Tiennemi Amor anni vent'uno ardendo. VOi ch'ascoltate in rime sparse il suono. Vergognando tal hor, ch'anchor si taccia. Vinse Annibal, & non seppe usar p[o]i. Una candida cerva sopra l'herba. Voglia mi sprona, amor mi guida, scorge. Vincitor Alessandro l'ira vinse. Vive faville uscian di duo mi lumi Valle, che de lamenti miei se' piena. Vidi fra mille donne, una gia tale. Volo con l'ali de pensieri al cielo. Vago augeletto, che cantando vai. Zephiro torna, e'l bel tempo rimena.

106.a 120.a6 150.a 2.b 4.b 6.b 11.b 17.b 17.b 21.a 23.b 28.b 31.a 4.b 43.b 44.b 54.a 55.a 69.a 80.b 85.b 86.b 88.a 88.b 101.b 110.b 74.a 124.a 124.b 126.b 127.a 127 a 129.a 129.b 137.b 147.a 151.a 159.b 99.a 99.a 136.a 136.a 136.b 147.b 158.b 1.a 6.b 49.a 88.a 97.a 103.b 112.b 131.b 147.a 155.a 160.a 134.b

Rotta [f.] 176

S'amor [176v]

Vidi f.172 [sic]

Il 2 di 120 stampato al rovescio.

178

Fin de la tabla de los sonetos, Tabla de las Canciones que se contienen en este libro del Petrarcha. A Qualunque animale alberga in terra. A la dolce ombra de le belle frondi. Anzi tre di creata era alma in parte Amor se vuoi, ch'i troni al giogo antico. Amor quando fioriua. BEn mi credea passar mio tempo homai Chi fermato dimenar sua vita. Chiare, fresche, e dolci acque. Che debb'io far?che mi consigli Amore. DI pensier in pensier, di monte in monte Di tempo in tempo mi si fa men dura Giovene donna sott'un verde Lauro Gentil mia donna i vegio. HOr vedi Amor che giovinetta donna. IN quella parte dov'Amor mi sprona. Italia mia, ben ch'el parlar sia in darno I vo pensando, e nel pensar m'assale LAssare il velo o per sole, o per ombra. L'aere gravato, e l'importuna nebbia. Lasso me, ch'i non so in qual parte pieghi. La ver l'aurora, che si dolce l'aura. MAi non v piu cantar, com'io soleua. Mia benigna fortuna, e 'l viver lieto. NEl dolce tempo de la prima etade. Ne la stagion ch'el ciel rapido inchina Non al suo amante piu Diana piacque. Nova angeletta sovra l'ale accorta. Non ha tanti animali il mar fra l'onde. OCchi miei lassi, mentre ch'io vi giro. O aspettata in ciel beata e bella. Per ch'al viso d'Amor portava insegna. Per che quel, che mi trasse ad amar prima. Per che la vita breve. Poi che per mio destino. QVel foco ch'io pensai che fosse spento. Qual piu diuersa e nova. Quand'il soaue mio fido conforto. Quel antico mio dolce empio signore SI debile il filo a cui s'attene. Spirto gentil, che quelle membra reggi. S'el pensier che mi strugge. 7.b 72.b 97.b 120.a 140.a 94.a 42.a 61.a 118.a 66.b 75.a 15.b 36.b 58.a 61.a 64.b 114.b 4.a 32,a 33.b 106.b 50.a 145.a 8.a 14.a 26.a 52.a 105.a 5.a 12.b 28.a 29.b 34.b 38.b 28.b 69.b 153.b 154.b 18.a 26. 59.b Per [f.] 178 Z Giueri [177v]

179

S'il dissi mai, ch'i venga in odio a quella. Standomi un giorno solo a la fenestra. Solea da la fontana di mia vita. TAcer non posso, & temo non adopre. VErdi panni sanguigni oscuri Persi. Volgendo gli occhi al mio novo colore. Una donna piu bella assai ch'el sole. Vergine bella che di sol vestita.

92.b 138.b 144.a 140.a 15.a 31.a 55.b 160.b

Fin de la Tabla [-]

EN MADRID En casa de Guillermo Druy Impressor de libros. Ao. 1591

180

Apparato
Il punto del testo in cui si trova la correzione indicato nel modo gi usato all'interno dello studio (s o c per soneto o cancin, numerazione di Garcs / numerazione canonica, numero di verso). Per frontespizio e censura si indica il numero di riga. I testi preliminari sono indicati attraverso la numerazione romana che ad essi abbiamo assegnato. I testi finali (appendice) sono contrassegnati dal titolo che viene loro dato nell'edizione del 1591. La lezione corretta a testo inserita prima della parentesi quadra ( ] ). Dopo di essa si trova la lezione errata che appare nell'edizione del 1591.

[Frontespizio]: r.7 Monarcha ] Manarcha [Censura] r. 2 Consejo] Cousejo

[Preliminari] IV,4 edad] edal XIII,7 innocente] innoscente (corretto in base alle erratas) XIV,2 bicpite] biscipite (corretto in base alle erratas) XXII,2 s] sc (corretto in base alle erratas, qui e in tutte le successive occorrenze) XXIV,2 augmentando] augmentendo Sonetos y canciones s11/12,10 dar] dara (corretto in base alle erratas) s14/16, 11 nel] en el (corretto in base alle erratas) s17/19, incipit di] de di (corretto in base alle erratas) c5/28,31 manca il rientro che indica linizio di una nuova strofa. c8/37,39 desseo] desso c8/37,63 por] pot c8/37,93 encaminar] en caminar (corretto in base alle erratas) s35/43,14 aunque'el] aunque el s44/57,incipit venture] vneture (corretto in base alle erratas) c14/59,4 entre'el] entre el] c20/73,10 siempre] siepmre (corretto in base alle erratas) c20/73,90 con que amor] con amor (corretto in base alle erratas) s85/65,10 y no] y on (corretto in base alle erratas) s100/124,1 aun mi] aun a mi (corretto in base alle erratas) c26/125,26 daa] dao (corretto in base alle erratas) c26/125,50 da] de (corretto in base alle erratas) c28/127,11 grano] gano (corretto in base alle erratas) c29/128, 99 arrastrando] arranstrando s104/133,10 desseo] desso c31/135,26 ans] ensi s125/160 (titolo) SONETO] SONETN s126/161,13 sabys] sebeys s138/173,5 dulce amargo] dulce y amargo (corretto in base alle erratas) s149/184,13 yr a parar] yr parar (corretto in base alle erratas) s164/199, incipit distringi'l ] distrunge'l (corretto in base alle erratas) s178/216, titolo 178] 168 s184/222,10 l'alma] lalma c38/239,17 flores] flore s205/245,1 Ante ] Aante s207/247,13 instiga] instinga s218/258,3 sospirando ] sospitando s224/265,13 amando ] y amando (corretto in base alle erratas)

181

s225/267,8 s231/275,7 s241/285,13 s246/290,2 s256/300,2 s259/303,1 s267/311,incipit s270/314,1 c44/325,31 c44/325,63 c44/325,73 s290/337,11 s291/338,2 s297/344,14 c48/360,30

del altura ] dell'latura entorpesce ] emtorpesce alar ] alcanar (corretto in base alle erratas) ms me desplugo ] mas desplugo (corretto in base alle erratas) abraas ] abraes (corretto in base alle erratas) Amor ] Ammor Quel ] Qual (corretto in base alle erratas) Ay mente ] Ay mi mente (corretto in base alle erratas) Nel testo manca il rientro di inizio strofa. con aspecto ] con un aspecto (corretto in base alle erratas) nuvezilla ] nuvesilla (corretto in base alle erratas) elava ] eleva (corretto in base alle erratas) a amor] amor (corretto in base alle erratas) rebossa ] reboa (corretto in base alle erratas) guerra ] gerra

[Appendice] De Paulo Pansa, 52 inexorable ] inexonerable (corretto in base alle erratas) " " ,161 humildad ] humiidad

- per citare questo articolo:


Artifara, n. 3, (luglio - dicembre 2003), sezione Editiones, http://www.artifara.com/rivista3/testi/petrarca.htm

Artifara ISSN: 1594-378X

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