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Skopje, scontro sulla legge

Una serie di ong e associazioni nazionali e internazionali stanno criticando duramente la norma che restringe il ricorso a procedure abortive Ha assunto dimensioni ragguardevoli il polverone scatenato da varie ong ed associazioni macedoni e internazionali contro la legge approvata dal governo di Skopje per limitare notevolmente il ricorso a procedure abortive. Secondo il sito internet Balkan Insight, long montenegrina Hera insieme al Comitato di Helsinki di Skopje presenteranno un ricorso formale presso la Corte costituzionale chiedendo labrogazione della legge. Il Parlamento macedone con una procedura d'urgenza aveva adottato a giugno la legge sulla Cessazione della gravidanza, anche se i deputati dell'opposizione non parteciparono al voto in segno di protesta e contro il decreto, presentato in Parlamento due settimane prima dal governo di centrodestra guidato dal premier Nikola Gruevski, si espresse un solo deputato. In base alla norma, dunque, le donne che intendono abortire dopo la decima settimana di gravidanza dovranno presentare una richiesta specifica presso il ministero della Salute, affermando di aver ascoltato il parere di consulenti specializzati, aver informato il partner o il coniuge e di aver incontrato un ginecologo; la nuova legge vieta alle donne di avere un secondo aborto entro un anno dal primo. La legge precedente, che risale al 1976, lasciava la decisione alle donne e ai medici. "Queste misure restrittive ci riportano ai tempi in cui altri decidevano sui diritti delle donne", ha detto Liljana Poplovska, capo del piccolo partito "Dom", la sola formazione politica della coalizione di governo che si sia opposta al disegno di legge. Ad ogni modo gli attivisti stanno organizzando una serie di manifestazioni dinanzi al Parlamento per protestare contro la nuova legge.

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