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NOTA ESPLICATIVA PREVENIRE IL GENOCIDIO Prevenire il genocidio un obbligo collettivo.

. Continuiamo a lavorare insieme per costruire un futuro che sia per sempre libero dal genocidio. Questo sarebbe il modo pi appropriato per ricordare quanti sono morti in Ruanda diciotto anni fa e rendere omaggio alla determinazione dei sopravvissuti. -Segretario Generale Ban Ki-moon, in occasione del 18anniversario del genocidio in Ruanda, 2012 Comprendere il genocidio La necessit di prevenire il genocidio e punirne i responsabili interesse della comunit internazionale sin dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, durante la quale il regime nazista ha provocato lo sterminio di pi di 6 milioni di persone a causa della loro diversa etnicit, sessualit o altro. Cos il genocidio? Nella Convenzione per la Prevenzione e la Repressione del Delitto di Genocidio del 1948 (nota come Genocide Convention), per genocidio si intende ciascuno dei seguenti atti, commessi con l'intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso, in quanto tale: - Uccisione di membri del gruppo; - Lesioni gravi allintegrit fisica o mentale di membri del gruppo; - Il fatto di sottoporre deliberatamente il gruppo a condizioni di vita intese a provocare la sua distruzione fisica, totale o parziale; - Misure volte a impedire nascite allinterno del gruppo; - Trasferimento forzato di bambini da un gruppo a un altro. La Convenzione conferma che il genocidio, sia che esso venga commesso in tempo di pace sia che venga commesso in tempo di guerra, un crimine di diritto internazionale che le parti contraenti si impegnano a prevenire e punire. La principale responsabilit ricade sullo Stato in cui tale crimine commesso. Il caso del Ruanda Come ha osservato la comunit internazionale, nel 1994 pi di 800,000 Ruandesi, di etnia prevalentemente Tutsi, furono sterminati dalle milizie Hutu e dalle forze governative, per un periodo lungo 100 giorni. Il massacro ebbe inizio il giorno dopo che laereo su cui viaggiavano i presidenti di Ruanda e Burundi venne abbattuto, in fase di atterraggio, a Kigali, capitale del Ruanda. I presidenti erano di ritorno da alcuni colloqui di pace volti a sostenere un debole accordo per porre fine al conflitto tra il governo, prevalentemente dominato dalletnia Hutu, e lesercito ribelle, principalmente Tutsi. Lincidente aereo, invece, riaccese la guerra civile. Le forze governative in ritirata si unirono alla milizia Hutu, incitando i civili a uccidere i Tutsi. E cos, dichiarando che i civili

stavano aiutando i ribelli Tutsi, si giustificarono per aver preso di mira persone innocenti. Una piccola forza per il mantenimento della pace, inviata dalle Nazioni Unite per monitorare laccordo di pace, non fu autorizzata a intervenire. Lavvertimento che il genocidio era pianificato non fu seguito. Oggi gli effetti del genocidio in Ruanda si avvertono ancora, sia allinterno del paese sia negli stati vicini, come le regioni orientali della Repubblica Democratica del Congo, dove vaste aree della provincia del Kivu Sud sono ancora controllate dalle milizie Hutu del Ruanda e loro alleati locali. Di fianco ad altri combattenti della guerra del Congo, essi continuano a commettere serie violazioni dei diritti umani, compresi rapimenti, uccisioni e stupri. La violenza sessuale, in particolare contro donne e bambini, largamente diffusa. Impedire il genocidio. Il genocidio non qualcosa che accade in una notte o senza avvertimento. Richiede organizzazione e costituisce di fatto una deliberata strategia che viene per lo pi portata avanti dai governi o da gruppi che controllano gli apparati dello Stato. Per rendere sicuro che tali orrori non accadano di nuovo, importante comprendere il modo in cui il genocidio avviene e imparare a riconoscere i segni che potrebbero condurre ad esso. Il 7 aprile 2004, decimo anniversario del genocidio in Ruanda, il Segretario Generale delle Nazioni Unite Kofi Annan ha lanciato la proposta di un piano dazione in 5 punti per la prevenzione del genocidio: 1. 2. 3. 4. 5. 1. Prevenire il conflitto armato, il quale di solito crea il contesto per il genocidio; Proteggere i civili nei conflitti armati, anche attraverso le forze di pace delle Nazioni Unite; Porre fine allimpunit attraverso unazione giudiziale nelle corti nazionali e internazionali; Raccogliere informazioni e organizzare un sistema di pre-allarme; e Agire velocemente e con decisione, anche attraverso lazione militare. Prevenire il conflitto armato

Dato che estremamente probabile che il genocidio avvenga durante una guerra, il miglior modo per ridurre le possibilit di genocidio quello di affrontare le ragioni profonde della violenza e del conflitto: rancore, intolleranza, razzismo, discriminazione, tirannia e la disumana violazione pubblica della dignit e dei diritti di interi gruppi umani. Affrontare le disuguaglianze nellaccesso alle risorse costituisce una strategia fondamentale di prevenzione. La principale responsabilit per la prevenzione del conflitto spetta ai governi nazionali. Le Nazioni Unite sostengono gli sforzi nazionali, anche attraverso attivit politiche, umanitarie, per i diritti umani e istituzionali. Lo sviluppo economico e sociale e la riduzione della povert danno un ulteriore contributo alla prevenzione del conflitto. 2. Proteggere i civili, anche tramite le forze di pace delle Nazioni Unite

Quando gli sforzi per prevenire un conflitto falliscono, la priorit pi alta deve essere quella di proteggere i civili. Laddove i civili siano presi deliberatamente di mira perch appartenenti a una particolare comunit, c un rischio di genocidio. Durante lultimo decennio, il Consiglio di Sicurezza dellONU ha ampliato spesso il mandato delle forze di pace delle Nazioni Unite cos da proteggere fisicamente i civili minacciati con la violenza. Oggi le missioni di pace dellONU aiutano regolarmente le autorit nazionali a stabilire accordi efficaci per indagare e perseguire gravi violazioni della legge; disarmare e smobilitare i combattenti e aiutarli a reintegrarsi nella comunit; imporre misure per proteggere le donne e le ragazze da violenza sessuale; fornire un resoconto di qualsiasi mezzo di comunicazione dellodio che incita la gente al genocidio, ai crimini contro lumanit o altre violazioni di leggi umanitarie internazionali.

3.

Porre fine allimpunit attraverso lazione giudiziaria

Al fine di dissuadere la gente dal commettere crimini di genocidio, necessario che i responsabili per tali crimini siano condotti davanti alla giustizia. Combattere limpunit e creare unaspettativa credibile che i colpevoli di genocidio e dei crimini correlati saranno ritenuti responsabili, pu efficacemente contribuire ad una cultura di prevenzione. Oggigiorno, se uno Stato non ha la volont o le capacit di esercitare la sua autorit sui presunti responsabili di genocidio, la Corte Penale Internazionale (CPI) ha il potere di investigare e perseguire penalmente coloro che sono maggiormente responsabili. La CPI un tribunale permanente, separato dalle Nazioni Unite e con sede allAia nei Paesi Bassi, che sottopone a giudizio persone accusate di genocidio, crimini contro lumanit e di guerra. stata fondata il primo luglio 2002, giorno in cui entrato in vigore il suo statuto costitutivo, lo Statuto di Roma. Fino ad ora sono stati 14 i casi trattati prima della nascita della CPI, inclusi quattro giunti alla fase processuale. Nel marzo 2012 la Corte ha emesso il suo primo verdetto, una sentenza sul processo per crimini di guerra a Thomas Lubanga Dyilo, un leader militare accusato di essere coinvolto nel reclutamento di bambini-soldato nella Repubblica Democratica del Congo. Prima che la CPI fosse istituita, furono creati dei tribunali speciali per perseguire penalmente i responsabili di genocidio, crimini di guerra e crimini contro lumanit nella ex Jugoslavia e in Ruanda. Il Tribunale Penale Internazionale per lex-Jugoslavia, con sede allAia nei Paesi Bassi, stato fondato nel 1993 dal Consiglio di Sicurezza dellONU. Il Tribunale ha incriminato 161 persone per gravi violazioni del diritto internazionale umanitario commesse nel territorio dellex Jugoslavia e ha portato a termine i procedimenti penali contro 126 di queste, 35 sono ancora in attesa di giudizio. Al momento i processi pi rilevanti sono contro lex leader serbo-bosniaco Radovan Karadzic, iniziato nellottobre 2009 e contro lex comandante militare serbo-bosniaco Ratko Mladic, aperto nel maggio 2012. Entrambi sono accusati di genocidio e di altri crimini commessi tra il 1992 e il 1995 contro bosniaci musulmani, bosniaci croati e contro altri civili non di nazionalit serba. Il Tribunale Penale Internazionale per il Ruanda, con sede ad Arusha in Tanzania, ha iniziato a operare nel 1995 dopo una risoluzione del Consiglio di Sicurezza dellONU del novembre 1994. Dal dicembre 2011, il Tribunale ha completato liter processuale a 80 dei 92 accusati, nove sono ancora latitanti. Tra i processi conclusi si annoverano quelli ai proprietari di emittenti televisive e radiofoniche coinvolti nei Media dellodio, come anche a ex leader militari e governativi, fra cui lex Primo Ministro Jean Kambanda condannato allergastolo per genocidio e lex sindaco Jean Paul Akayesu. Nel 1998 fu propria la sua la prima sentenza in assoluto a specificare che la violenza pu costituire genocidio se commessa con lintento di annientare un gruppo ben definito. Inoltre nel 2003 stato costituito un tribunale speciale per processare gli imputati di crimini di genocidio, di guerra e contro lumanit durante il regime dei Khmer Rossi in Cambogia tra il 1975 e il 1979. Nel febbraio 2012 il Tribunale Speciale della Cambogia - istituito come risultato di un accordo tra le Nazioni Unite e il Governo cambogiano ha condannato allergastolo, il massimo della pena per la legge cambogiana, Kaing Guek Eav, alias Duch. Lex capo di un famoso campo di detenzione stato accusato di crimini contro lumanit e gravi violazioni della Convenzione di Ginevra del 1949. Il Tribunale Speciale della Cambogia ha finora accusato e arrestato quattro altri ex ufficiali governativi.

4.

Istituire sistemi di allarme preventivi

Negli anni 90 le tragedie in Ruanda e nei Balcani hanno reso evidente nel peggior modo possibile che le Nazioni Unite dovevano impegnarsi con maggiore sforzo per prevenire il genocidio. Nel 2004,

tenendo conto di questa riflessione il Segretario Generale ha nominato Juan Mendez Consigliere Speciale per la Prevenzione del Genocidio, succeduto nel 2007 da Francis Denga e nel 2008 da Edward Luck come Consigliere Speciale per la Responsabilit di Protezione. I due Consiglieri Speciali, Francis Denga e Edward Luck, raccolgono informazioni su situazioni dove potrebbe essere presente un rischio di genocidio, crimini di guerra, crimini contro lumanit e pulizia etnica. A causa della natura delicata del mandato, la maggior parte del loro lavoro viene svolto dietro le quinte. Tuttavia quando i Consiglieri Speciali ritengono che, in una specifica situazione, rendere di dominio pubblico le loro supposizioni ridurr il rischio di genocidio e di crimini correlati e aiuter la causa della pace e della stabilit, rilasciano dichiarazioni pubbliche, come nel caso della Siria nel febbraio 2012. I Consiglieri Speciali sono anche responsabili di portare allattenzione del Segretario Generale e, attraverso di lui, del Consiglio di Sicurezza le situazioni a rischio e di fornire indicazioni per prevenire o arrestare il genocidio.

5.

Agire rapidamente, compreso luso della forza militare

Quando, dove e come intervenire militarmente nella politica interna di un paese per prevenire o opporsi a crimini di genocidio o ad altre atrocit di massa deve essere deciso dal Consiglio di Sicurezza in accordo con la Carta delle Nazioni Unite. Nel settembre del 2005, al Summit Mondiale dellONU, tutti i paesi hanno concordato ufficialmente che, nel caso in cui i metodi pacifici siano inadeguati e le autorit nazionali siano evidentemente carenti nel proteggere le loro popolazioni dai quattro crimini di massa, gli Stati debbano agire collettivamente con una modalit tempestiva e risoluta attraverso il Consiglio di Sicurezza e in accordo con la Carta dellONU. Nel caso della Libia, la comunit internazionale si mossa tempestivamente nellarrestare il governo dalluccisione dei suoi cittadini. La risoluzione 1973 del Consiglio di Sicurezza del marzo 2011 ha permesso a una coalizione internazionale di intervenire per interrompere luccisione dei manifestanti contro il regime di Gheddafi. Questa risoluzione stata successiva a unaltra, la risoluzione 1970, in cui le scarse misure di intervento militare sono state valutate e implementate. Nel caso della Siria, il Consiglio di Sicurezza stato incapace di accordarsi su una risoluzione che premesse sul governo siriano affinch cessasse le violenze contro i civili e ritirasse le sue forze armate da citt e paesi nel febbraio 2012. Nel caso della Costa dAvorio, il 30 marzo 2011 il Consiglio di Sicurezza dellONU ha adottato allunanimit la risoluzione 1975, condannando le evidenti violazioni dei diritti umani commesse dai sostenitori sia dellex Presidente Laurent Gbagbo che del Presidente Ouattara a seguito delle elezioni presidenziali del novembre 2011 e autorizzando unoperazione militare ONU per impedire luso di armi pesanti contro i civili. Per il Sudan del Sud, nella risoluzione 1996 del luglio 2011 il Consiglio di Sicurezza ha costituito una missione di pace dellONU per - tra le altre cose - sostenere e assistere il governo nellassumersi le sue responsabilit nel proteggere i civili. Nella risoluzione 1990 di appena un mese prima, il Consiglio di Sicurezza autorizzava lo schieramento delle Forza di Sicurezza Interinale delle Nazioni Unite per Abyei, con il mandato di monitorare il maggiore punto critico, il confine tra Nord e Sud. Queste Forze sono autorizzate a usare la forza nel proteggere i civili e gli operatori umanitari in Abyei.

Per ulteriori informazioni si prega di consultare:


Prevenire il Genocidio: www.un.org/en/preventgenocide/adviser/genocide_prevention Programma di divulgazione sul Genocidio in Ruanda e le Nazioni Unite: www.un.org/preventgenocide/rwanda

Pubblicato dal Dipartimento dellInformazione Pubblica marzo 2012

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