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Riista di Diritto Romano - II - 2002

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^ota ai tettvra, di Remo Martini - Premessa - PAR1L PRIMA: L`IN1LRDL11O L LA SUA lUNZIONL: I. Auctoritatis interpo-
sitio ,1. vterrevto avtoritatiro aet vagi.trato a ri.otrere te covtrorer.ie iv ria rivciate Cai., iv.t. 1.11 , 2. Decreti ea ivteraetti;
.cbevi ai forvvte , 3. orvvtae et rerborvv covcetiove.: .i tratta o vo ai vv`evaiaai . , 4. `ivteraetto e to ivaicivv, evtravbi aecreti aet
vagi.trato; e.ege.i ai D. 10.1.1: , - II. Iussa praetoris ,5. Oraivave vagi.tratvati cbe vov .ovo ivteraetti: e.ave covaratiro ai D.
1.:.1.1 e D. 2..2. , - III. Obbligatorieta dell`interdetto ,6. aictvv ea ivteraictvv: Cai., iv.t. 1.111 , . Civ.tificaiovi
a`oraive geverate aet rivciio aett`obbtigatorieta fovaavevto .vtt` iverivv: coaiove ivairetta ,, - PAR1L SLCONDA: IL PROCLSSO
IN1LRDI11ALL: IV. Considerazioni generali ,8. t roce..o ivteraittate e ta .va avtovovia , 9. vaticabitita aet rervv actv.; .o.ev
.iove aet roceaivevto oraivario qvavao .i tratti ai ricorrere att`ivteraetto , - V. Come s`inizia il procedimento ,10. Po.tvtatio ivteraic
ti e o.tvtatio actiovi.: ivterrevto .tatate vetta citaiove aett`ivetrato , 11. a rovvvcia covtvvaciate aett`ivteraetto cove rirora aetta
vatvra vbbtici.tica aetta o.tvtatio , - VI. Rappresentanza processuale ,12. e ea iv cbe .ev.o .i o..a artare ai rare.evtava vet
ta roceavra ivteraittate , - VII. Conessione e giuramento ,13. vaticabitita aet rivciio covfe..v. ro ivaicato babetvr; ivcertee
.vtta o..ibitita ai vv givravevto rotovtario e .vgti effetti ai qve.to , - VIII. La causae cognitio ,14. e o.iiovi aetta aottriva ri.etto
at aeticato robteva. Ra..egva e.egetica aette fovti cbe aocvvevtavo ta o..ibitita ai vv e.ave aetta fatti.ecie aa arte aet retore: a. er accer
tare ta tegittivaiove a..ira , b. er revaer.i covto .e, vetta .itvaiove ro.ettata, .ia aticabite t`ivteraetto ricbie.to , c. er oter .cegtiere
vva ivtto.to cbe vv`attra forvvta , d. er vegtio aaattare ta forvvta at ca.o covcreto , e. er covceaere vv ivteraetto vtite o reevtivo , . er
iv.erire vetto .cbeva vva ecceiove covfvtaiove aetta te.i e.trevi.ta aet Cavaotfi , 15. a rete.a a..vviove ai rore aa arte aet retore ,
16. a rietitio aiei ea vv ca.o ai revi..io , 1. t .igvificato aett`ivci.o cav.a cogvita cbe tatrotta .i trora vei te.ti. Covctv.iove , - IX.
Il proedimento conclusio ,18. a aevegatio ivteraicti e ta qve.tiove aetta .va efficacia rectv.ira , 19. aitio ivteraicti; covfvta
iove aetta aottriva cbe ri .corge vv atto ai arte; e.ege.i ai D. 1..2.1 , 20. Rivrio , - PAR1L 1LRZA: LllL11I PROCLDURALI DLLLA
PRONUNCIA: X. Ottemperanza all`interdetto ,21. a er.i.teva iv aottriva aetta teoria aett`ivteraetto vra forva; ai.cv..iove ivtor
vo atta ctav.ota ai 1aterio Probo R...Q....; gti ivteraicta .ecvvaaria , 22. Cove aere ivtevaer.i ta te.tivoviava ai Cicerove iv ro
1vttio 2.: , - XI. Opposizione e trasgressione: procedimento ormulare ex interdicto ,23. ettvra aei a..i gaiavi retatiri
atta avtice roceavra e cav.a ivteraicti iv.t. 1.111 e 121a , 24. Cevvi att`erotviove .torica aette ave forve ai roce..o , 25.
`oggetto .ecifico aett`ivaagive aa arte aet givaice forvvtare , 26. t roceaivevto er forvvtav arbitrariav iv articotare; ercbe e..o vov
.ia aticabite agti ivteraetti roibitorii; it roceaivevto arbitrate cove roce..o ai oo.iiove , 2. t roceaivevto er .ov.iovev; te forva
tita vece..arie att`iv.tavraiove; to ivaicivv .ecvtorivv .e ri .ia ctav.ota re.titvtoria iv ogvi ca.o. Covctv.iovi aet givaiio , - XII. Precisa-
zioni d`ordine dogmatico e raronto con la moderna procedura ,28. Civ.tificaiove aette e.re..iovi roce..o ivteraittate e ra
orto roce..vate , 29. ovvarieta aet roceaivevto ivteraittate , 30. |v aratteto cov it voaervo roceaivevto ivgivvtiro , - PAR1L
QUAR1A: CAMPO DI APPLICAZIONL, ORIGINI L NA1URA DLGLI IN1LRDL11I: XIII. Campo di applicazione ,31. e cta..ifica
iovi aetta givri.rvaeva rovava Paoto iv D. 1.1.2.1 e ; |tiavo iv D. 1.1.1.r. , 32. .ttre ai.tiviovi ai carattere airer.o e ai vi
vore ivortava; ta .i.tevaiove aet Cavaotfi , 33. ettori iv cvi vo e..ere orgavicavevte ai.tribvito it cavo ai aticaiove aetta tvteta iv
teraittate; it ri.covtro ai e..i .vtta fat.ariga aett`eaitto retorio Otto evet e atratore Riccobovo , - XIV. Le origini ,34. e oiviovi iv
aottriva , 35. .ave aette fovti aa cvi .i o..ovo aeavrre aati crovotogici: irio, e Civcia, i covici, e .graria, Cicerove , 36.
1evtatiro ai rico.trviove cov vetoao ivavttiro. |v i.titvto votto .vgge.tiro, t` aqvae et igvi. ivteraictio. a riva forva a`ivteraetto cove
oraive ai otiia. ritvo .torico aet veae.ivo , - XV. La natura ,3. Qve.tiove vetoaotogica , 38. verivv e ivri.aictio; te ivaagivi
ivtorvo at .ecovao covcetto , 39. `ivteraetto cove atto vagi. iverii qvav ivri.aictiovi. , 40. .ttri robtevi ai vivore ivortava: .e i
raorti rotetti .iavo airitti oa ivtere..i tegittivi; .e .i tratti ai roceavra oraivaria o .traoraivaria , - RILPILOGO - APPLNDICL BI-
BLIOGRAlICA


a tvteta ivteraittate ea it retatiro roce..o




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^ota ai tettvra

Quando ho cominciato a pensare all`idea di lerdinando Zuccotti di ripubblicare ovtive il ecchio corso senese
di Arnaldo Biscardi su a tvteta ivteraittate ea it retatiro roce..o ,1956,, corso la cui redazione aeo curato io
stesso sulla base di appunti presi alle lezioni ,nel primo anno successio a quello della mia laurea,
1
, conesso
che all`inizio mi era sembrato un progetto da non incoraggiare, anche se acea onore all`ultimo allieo ,in or-
dine di tempo, del comune maestro ,di cui egli ha anche pubblicato intanto un inedito sconosciuto a noi altri,
2
.
Innanzitutto, inatti, non si trattaa nemmeno di un`opera scritta dal Biscardi, pur se oiamente da lui
riista e corretta, poi non credeo che un modesto corso di dispense per gli studenti potesse troare spazio
nella ricerca scientiica, inine - quel che piu conta - rispetto al libro del medesimo Biscardi del 1938 su a
roteiove ivteraittate vet roce..o rovavo, la parte piu nuoa di tale corso era costituita essenzialmente da dierse
critiche alla recentissima ricerca del Gandoli
3
, critiche che il Biscardi aea in pari tempo condensate nella
recensione al laoro del gioane romanista milanese
4
.
1utto cio senza considerare il quasi mezzo secolo trascorso da allora, il che e soprattutto aertibile in
quello che negli anni cinquanta continuaa ad essere, seppure attenuato, l`atteggiamento degli studiosi circa i
sospetti di interpolazione.
Aendomi tuttaia sempre Zuccotti chiesto di preparare una nota di lettura ed essendomi all`uopo
preoccupato di edere gli scritti di coloro che si erano interessati alla materia interdittale dopo quegli anni,
aiutato in cio anche da alcune indicazioni bibliograiche anticipatemi da parte di Giuseppe lalcone ,riuse ora
nell`ampia vota aggiunta dalla Redazione della Riista di Diritto Romano alla originaria scarna .evaice
ibtiografica ,, non ho stentato a rendermi conto di arie cose, che mi hanno indotto a cambiare opinione.
londamentalmente, ho constatato che il corso di dispense del 1956 non era stato trascurato aatto nel-
le ricerche posteriori, troandosi citato perino nel prestigioso manuale processualistico di Max Kaser
5
e che
anzi erano stati atti anche dei rinii speciici ad esso su qualche punto in discussione, tanto da parte di Luigi
Capogrossi Colognesi nel suo ottimo articolo per l` Lnciclopedia Giuridica, del 191
6
, quanto da parte di
Anna Maria Giomaro nella sua ampia ed apprezzabile oce enciclopedica del 1993

. lo auto l`impressione,
pero, che perino alla Giomaro, la quale era enuta piu spesso a ar rierimento come il Kaser alla ricordata
recensione di Iura, ossero stranamente suggiti alcuni cambiamenti di idee che il Biscardi aea orse me-
glio e in maniera piu distesa enunciati proprio nel corso
8
.
Mi e sembrato percio che tutto sommato si sarebbe orse reso eettiamente un serizio, almeno al Bi-
scardi, dando esecuzione al progetto di Zuccotti, e orse non solo al Biscardi, poich a ben edere se si esclu-
de la trattazione di Kaser, pur sempre a liello manualistico, anche se si tratta di un manuale tedesco, e si e-
scludono le due oci enciclopediche gia ricordate di Capogrossi e della Giomaro, pubblicazioni ere e proprie
di tipo monograico sugli interdetti in generale, come quella del Gandoli, criticata dal Biscardi
9
, non sembre-
rebbe proprio che siano state piu atte.

1
, L tutto sommato commettendo, se ho isto bene, solo una dozzina di piccoli errori, accanto, questo si, a
requenti ribattiture. Ma andra considerato che aeo materialmente battuto io stesso il testo a macchina, su una
Olietti con carrello lungo, nel quale aeo escogitato di inserire in senso orizzontale le matrici del ciclostile,
opportunamente alternate in modo da poter poi ar rilegare i ari sedicesimi ,in realta entesimi,, una olta che esse
erano state tirate ossia riprodotte, con operazione manuale, dal portiere dell`Uniersita ,un certo Beni, che mi a-
ea dato gentilmente e gratuitamente la sua preziosa collaborazione, e che qui mi piace ricordare,.
2
, A. BISCARDI, a ivaefev.io vet airitto roce..vate rovavo, in Antecessori oblata `. Cinque studi dedicati ad Al-
do Dell`Oro ,con, in appendice, un inedito di Arnaldo Biscardi,, Padoa, 2001, p. 32 ss.
3
, Covtribvto atto .tvaio aet roce..o ivteraittate rovavo, Milano, 1955.
4
, In Iura, VII, 1956, p. 352 ss.
5
, Cr. ora M. KASLR, K. lACKL, Da. rvi.cbe Ziritroe..recbt
2
, Mnchen, 1996, p. 408 nt. 1.
6
, L. CAPOGROSSI COLOGNLSI, vteraetti `, in LD., XXI, Milano, 191, p. 901ss., doe ra l`altro si giudicano
in linea di massima persuasie le critiche del Biscardi al Gandoli nella citata recensione di Iura ,p. 913 nt. 64,.

, A.M. GIOMARO, vteraicta `, in Digesto delle Discipline priatistiche. Sezione ciile, IX, 1orino, 1993, p. 502 ss.
8
, Direi inatti che la GIOMARO, o. cit., p. 510, attribuisca al Biscardi ancora le idee sulla natura amministrati-
a degli interdetti che quest`ultimo aea proessato nel `38, ma dichiaratamente abbandonato nel corso del `56: cr.
a tvteta ivteraittate, cit., p. 8 ss. ,i rinii si rieriscono alla presente edizione,, doe, ra l`altro, a p. 9, capita di leg-
gere questo ivciit : Non e lecito poi al Gandoli di inchiodarci alla deinizione del procedimento interdittale, come
procedimento amministratio, che noi aeamo enunciata . .
9
, Ld alla quale appaiono in ogni caso abbastanza requenti i richiami della Giomaro.

.rvatao i.carai




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Quello che comunque io non intendo e non posso are in questa nota di lettura ,meglio, nel mio caso,
di rilettura, e di riedere a ondo la problematica interdittale, da cui per conto mio sono sempre rimasto
lontano, salo gli aspetti istituzionali, e salo i contatti con il tema della cav.ae cogvitio, che non per niente il Bi-
scardi, che se ne era occupato espressamente nel corso, riesaminando e ridimensionando un`idea del Gandol-
i, mi aea suggerito di approondire su un piano di carattere generale.
Mi limitero pertanto a poche considerazioni.
La principale e che buona parte del corso che qui si ripubblica e dedicata, come puo edersi anche
dall`ivaice, ad un dettagliato esame esegetico
10
di moltissimi testi riguardanti quella che potremmo chiamare la
ase preliminare alla emanazione dell`interdetto, esame di cui sara utile poter disporre con questa ristampa
11
.
In proposito inatti il Biscardi intendea giustamente opporsi alla tesi esasperata del Gandoli, secondo
cui il pretore in tale ase arebbe compiuto una era e propria indagine nel merito che si sarebbe conclusa con
un proedimento deinitio e incondizionato, e si era percio molto dilungato su questa tematica.
Il guaio e semmai che sempre sull`onda del Gandoli anche il Biscardi aea creduto di poter parlare per
tale indagine di cav.ae cogvitio `
12
, intitolando addirittura cosi il lungo capitolo VIII
13
, e cio quando nelle onti
solo in alcuni casi si parla espressamente di tale cav.ae cogvitio ` con l`espressione in ablatio cav.a cogvita `
14
. L`
ero che il Biscardi si era preoccupato di rintracciare una spiegazione di questo atto ed aea creduto di po-
ter distinguere ra una cav.ae cogvitio meramente di accertamento ed una cav.ae cogvitio che arebbe comportato
un apprezzamento discrezionale da parte del pretore, giungendo perino
15
a schematizzare la dierenza con
l`uso di ormulazioni simboliche del tipo di quelle che si adoperano dai cultori
16
della cd. logica giuridica
1
.
Sta di atto pero che come io stesso aeo creduto di poter dire, solgendo la ricerca su questo tema,
suggeritami come gia accennato, dal Biscardi, non era n possibile n lecito adoperare l`espressione cav.ae co
gvitio ` in quello che era il primo signiicato attribuitole dal Biscardi, essendo chiaro come dai testi risultasse
per tale espressione un unico alore, quello di un esame delle circostanze di atto che tuttaia comportaa ap-
punto sempre una alutazione discrezionale, pur restando problematico lo stabilire se questa cav.ae cogvitio os-
se possibile solo quando essa era preista nell`editto o anche in altri casi non espressamente preisti. Ma men-
tre non e il caso di soermarsi ulteriormente su aspetti come quello ultimamente accenato o su altri come
quello se la cav.ae cogvitio implicasse una limitazione o meno dei poteri del pretore che io per mio conto ho an-
che auto modo di discutere altroe
18
, orrei approittare della circostanza per segnalare non senza soddi-
sazione che lo stesso Kaser, accennando al problema, ha auto modo di scriere a tutte lettere
19
che la cd.
cogvitio del pretore, in materia di interdetti, in der romischen Anschauung weder zur cogvitio etra oraivev gere-
chnet wird noch zur cav.ae cogvitio
20
, aggiungendo in nota con richiamo anche alla mia ricerca: Die Lrtei-

10
, a tvteta ivteraittate, p. 28-48.
11
, Rileggere dopo tanti anni un testo di dispense per gli studenti di diritto romano, che oltretutto riguardaa
solo il programma di un anno, cosi densamente intessuto sui dettami di onti latine, anche se abbastanza spesso ac-
compagnate da una spiegazione, se non da una era e propria traduzione, non puo non are impressione, in con-
ronto ai poeri programmi che si adottano al giorno d`oggi per una materia oltretutto ormai graemente marginalizzata.
12
, Come per conto suo continua a are anche Giomaro, o. cit., p. 505, doe, pur parlando della posizione del
Gandoli, cui contrappone quella del Biscardi, da lei giustamente qualiicata mediana ra l`impostazione del Gan-
doli stesso, che e per la natura dell`interdetto come ordine incondizionato, e quella dei ecchi autori, secondo i
quali al contrario l`interdetto non arebbe potuto non presentarsi in orma condizionata, da tuttaia l`impressione
di credere all`esistenza, quand`anche ne sia discutibile l`ampiezza, di una usuale cav.ae cogvitio pretoria in materia.
13
, a tvteta ivteraittate, cit., p. 28 ss.
14
, Cr. a tvteta ivteraittate, cit., p. 22, 24, 44 e 46 s.
15
, a tvteta ivteraittate, cit., p. 4.
16
, Si eda ad esempio A.A. MAR1INO, A. ClINI, ogica, ivforvatica, airitto, Milano, 2000, a..iv.
1
, Non sara male segnalare che mentre la distinzione ra due tipi di cav.ae cogvitio era gia stata atta del Biscar-
di nel 1938, in a roteiove, cit., p. 33 ss., egli aea quii anche sospettato d`interpolazione alcuni testi doe il ri-
chiamo esplicito cav.a cogvita ` non arebbe alluso ad una alutazione discrezionale, cosa abbandonata nel corso u-
niersitario del 1956, anzi per la erita nemmeno piu accennata. Quanto ai testi in parola essi sarebbero stati D.
43.24.15.5 ,o. vtt. cit., p. 46 s., e D. 43.29.3.13 ,o. vtt. cit., p. 48 ss.,, per quali mi permettero comunque di riniare
alla mia ricordata ricerca, t robteva aetta cav.ae cogvitio retoria, Milano, 1960, rispettiamente p. 134 e 133 s.
18
, Lssendomi soermato sull`ultimo problema, in polemica con G.I. LUZZA11O ,t robteva a`origive aet roce.
.o etra oraivev, I, Bologna, 1965, p. 52 ss.,, in Cav.ae cogvitio e ai.creiovatita, in Studi G. Donatuti, II, Milano, 193,
p. 695 ss., mentre sul primo sono tornato in un abbastanza recente contributo al Conegno romanistico di Copa-
nello: Cav.ae cogvitio retoria e te Corvetia ae ivri.aictiove, in Pre.iaia tibertati.. Caravti.vo e .i.tevi roce..vati vett`e.erieva
ai Rova avtica ,ACOP. -10.6.1992, Napoli, 1994,, p. 229 ss.
19
, O. cit., p. 409 nt. .
20
, Doe non so, per l` esattezza, se il diniego circa la possibilita di riportare la cogvitio in parola alla cogvitio e
tra oraivev si dirigesse contro qualcuno, il che pero non credo ,anche se il Luzzatto citato sempre a proposito di
questo problema, come si accenna nella nota successia, aea per conto suo eriicato questa possibilita nel corso
uniersitario del 1965 - t robteva a`origive aet roce..o etra oraivev -, rimasto anch`esso ancora in dispense,.

a tvteta ivteraittate ea it retatiro roce..o




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lung cav.a cogvita wird auch bei den Interdikten nur in besonderen lllen orgeschrieben e parimenti che die
cav.ae cogvitio ist mithin auch hier eine spezielle Lrmessenentscheidung .
21
.
Se gran parte del corso del Biscardi e dedicato, come si e detto, alla indagine pretoria in ista della ema-
nazione dell`interdetto che puo essere piu o meno condizionato e la alutazione del cui ondamento e essen-
zialmente rimessa al destinatario del medesimo, non e nemmeno trascurabile, tuttaia, la parte in cui si illustra
la nota procedura ormulare e ivteraicto che puo innestarsi su quella che il Biscardi chiama procedura inter-
dittale, qualora l`interdetto non enga spontaneamente osserato. Ma a questo proposito l`unica cosa che
orrei segnalare e una circostanza che riguarda un problema squisitamente storiograico circa il rapporto tem-
porale ra i due tipi di procedura e ivteraicto, quella cvv oeva o e .ov.iove e quella .ive oeva oero er forvv
tav arbitrariav. C`e inatti un`importante aermazione che s`incontra nel corso del Biscardi
22
, nel senso che la
prima procedura arebbe storicamente preceduto la seconda, aermazione che io non sono pero riuscito a ri-
costruire su cosa egli aesse potuto basarla, non essendomi parso ra l`altro che ne aesse trattato nel libro del
`38, a meno che non lo abbia indotto a pensare in questo senso il atto stesso che nel secondo caso si sarebbe
trattato di litigare voae.tiore ria
23
.
Nella terza parte del corso di cui stiamo parlando, e che e quella piu bree, sono toccati nell`ordine il
problema del campo di applicazione ,e della sistematica edittale,, quello dell`origine e quello della natura degli
interdetti, di cui la dottrina successia ha soprattutto approondito il secondo. Per esso qui bastera, tuttaia,
riniare alla eicace sintesi della Giomaro
24
, doe si giustappongono la ricostruzione del Kaser
25
e quella del
Biscardi, la quale sarebbe stata poi ripresa in particolare dal Labruna
26
, la cui tesi, a sua olta, sarebbe stata
atta propria in parte dalla Bignardi
2
, e doe si allude altresi all`atteggiamento del Gandoli, che non areb-
be auto dubbi, nemmeno lui, circa l`assoluta precedenza cronologica degli interdetti possessorii. Quanto a
questi ultimi esiste del resto una ricca bibliograia successia agli anni sessanta, che puo edersi nella ^ota i
btiografica, tra cui spicca l`ampia e approondita ricerca di Giuseppe lalcone del 1996
28
.

Revo Martivi

21
, Quanto al seguito del discorso mit der der Prtor seine allgemeine ediktale Verheissung einschrnkt, io
sono perettamente d`accordo purch con esso s`intenda ar rierimento, come sembra, ad una limitazione della
promessa edittale, quando questa e subordinata a cv.ae cogvitio e non ad una limitazione del potere discrezionale del
pretore, come aea sostenuto il Luzzatto, anch`egli citato nella nota del Kaser, e la cui posizione io aeo, per mio
conto, contrastato nell`articolo citato precedentemente.
22
, a tvteta ivteraittate, cit., p. 56.
23
, Anche il CAPOGROSSI COLOGNLSI, o. cit., p. 919 sembrerebbe, d`altronde, considerare piu antica la pro-
cedura er .ov.iovev, ragionando all`incirca nel senso prospettato.
Sempre a proposito della procedura e cav.a ivteraicti orrei semmai aggiungere qui, con la douta cautela, alcune
considerazioni che mi e enuto di are, commentando Gaio e Giustiniano in sede didattica. Il Biscardi, contrappo-
nendosi in cio ad autoreoli studiosi, ra cui il Lenel, sostiene - come si e gia capito - che l`interdetto sarebbe stato
un ordine immediatamente eseguibile e non un espediente per poter intentare un processo ordinario. Stando tutta-
ia a come si esprime Gaio ,iv.t. 4.141,, e cioe che le cose non erano concluse subito con la emanazione dell`in-
terdetto, doendosi andare daanti al giudice etc., si direbbe in eetti che, almeno nella maggior parte dei casi, osse
normale il passaggio alla procedura cd. e cav.a ivteraicti. L` lecito del resto supporre che il destinatario di un inter-
detto positio, restitutorio o esibitorio, non arebbe certo mancato, aendo la possibilita di chiedere una forvvta ar
bitraria, di ar accertare il ondamento dell`ordine che il pretore gli aea riolto, tanto piu che cio non gli sarebbe
costato nulla ,procedimento .ive oeva ,. Quanto poi agli interdetti proibitorii, si potrebbe certamente parlare di
un`ottemperanza all`ordine del pretore per chi, di ronte al diieto di recare iolenza al possessore senza izi o di a-
re qualcosa nei luoghi sacri ,secondo gli esempi di Gai., iv.t. 4.140,, si osse astenuto da quei comportamenti. Ma
nella realta e erosimile che l`interdetto enisse richiesto contro uno che quei comportamenti gia li tenea, sicch
l`interento del pretore sarebbe stato olto piu che altro a ar si che, perdurando essi, si potesse risolere la questio-
ne con la procedura er .ov.iovev ,cvv oeva ,. In proposito sembrerebbero del resto lecite, a conerma, altre due
considerazioni testuali: a, quando Gaio ritorna piu aanti sulla procedura e ivteraicto ,iv.t. 4.161 ss.,, trattando prima
degli interdetti positii e poi di quelli negatii o proibitorii, almeno a proposito dei primi, poich per i secondi ab-
biamo purtroppo una lacuna, descrie di nuoo le arie asi senza accennare a momenti intermedi: ossia emanazio-
ne dell`interdetto, richiesta della ormula arbitraria ancora prima di uscire dal tribunale , 164, o, altrimenti, proo-
cazione alle reciproche .tivtatiove. , 165,, b, il modo in cui Giustiniano conclude la sua trattazione degli interdetti
,iv.t. 4.15.8,, dicendo che al suo tempo questi non engono piu emanati, ma si giudica come se ossero state con-
cesse delle azioni utili e cav.a ivteraicti, sembrerebbe ar credere che in passato la procedura e cav.a ivteraicti acesse
seguito normalmente all`emanazione dell`interdetto.
24
, O. cit., p. 508 ss. , 5,.
25
, Per conto suo criticata dal CAPOGROSSI COLOGNLSI, toc. vtt. cit.
26
, L. LABRUNA, 1iv fieri reto. .tte raaici ai vv`iaeotogia, Napoli, 191, p. 63 ss.
2
, A. BIGNARDI, Covtrorer.iae agrorvv e arbitrati ivtervaiovati. .tte origivi aett`ivteraetto vti o..iaeti.`, Milano,
1984, a..iv e in particolare p. 21 e .
28
, G. lALCONL, Ricercbe .vtte origivi aett`ivteraetto vti o..iaeti., in AUPA., XLIV, 1996, p. 9 ss.






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Il tema che abbiamo scelto come oggetto del presente corso puo certo dirsi di attualita, poich il di-
battito, che su di esso non si e mai chiuso, e stato recentemente riaperto da un gioane romanista, il
Gandoli, pubblicando in quest`anno, per i tipi di Antonino Giure, un Contributo allo studio del
processo interdittale romano.
Noi ci eraamo gia interessati della questione nell`ormai lontano 1938, con un olume dal tito-
lo Procedura interdittale romana, edito dalla CLDAM. L`insegnamento della dottrina dominante
dienuto tralaticio ristagnando in una serie di luoghi comuni, potea allora sintetizzarsi in queste
tre aermazioni:
1, che l`interdetto e una orma speciale di processo ordinario,
2, che la protezione interdittale si concreta nel procedimento e ivteraicto ,
3, che laddoe lo stesso rapporto e protetto per ia d`interdetto e d`azione, la precedenza sto-
rica dell`interdetto sull`azione non puo essere messa in dubbio.
Si aea l`impressione, come scrieamo nella nostra introduzione, di essere in presenza di un
punto morto da superare guardando alla protezione interdittale sotto angoli isuali nuoi, con occhi
di uomini moderni, satati da pregiudizi di scuola, e, propostici pertanto i seguenti problemi:
1, che cos`e l`interdetto,
2, qual e il posto che esso occupa nel quadro del processo ciile romano,
3, com`e nata e come si siluppa questa particolare orma di procedura,
noi cercammo di dimostrare:
1, che la procedura interdittale, concretandosi nella pronuncia dell`interdetto e nella sua indi-
retta orza coattia, non e una igura complementare del processo ordinario, bensi una orma di tu-
tela processuale straordinaria, aidata direttamente ai pubblici poteri ,iverivv del magistrato,,
2, che l`eoluzione dell`istituto segue una linea logica e cronologica nettamente indiiduabile.
Oggi il Gandoli torna a proporre gli stessi problemi, dopo aer per parte sua constatato come la
dottrina romanistica non abbia mai dimostrato particolare interesse per lo studio di questo argo-
mento, e non e senza personale soddisazione che ci e dato rileare come, a distanza di circa quin-
dici anni, egli giunga, nella risoluzione di questi, quasi alle nostre conclusioni di allora, pur silup-
pando in qualche punto i risultati gia da noi raggiunti. Su una questione diergono semmai i nostri
punti di ista, e cioe circa la natura degli interdetti, che noi riteneamo amministratia ed il Gandol-
i inece considera giurisdizionale. Dobbiamo pero subito precisare che si tratta di una diergenza
con un punto di ista che ormai abbiamo abbandonato, poich in seguito alle indagini condotte dal-
la dottrina sul concetto di ivri.aictio `, non esitiamo anche noi ad accogliere l`opinione del Gandoli.
Sono stati inatti messi in luce due concetti di questa ivri.aictio magistratuale, e non e certo uori luo-
go ritenere che in uno di questi possa, come edremo meglio a suo luogo, arsi rientrare anche l`in-
terdetto.
L` d`altronde logico ed umano, oltre che connaturale alla indagine scientiica, che non si pos-
sano risolere le questioni - riesaminandole a distanza di tempo, con una maggiore esperienza ed
una piu accentuata sensibilita storica e dogmatica - nella stessa maniera di quando si sono studiate
per la prima olta. Diremo anzi che per noi il nostro libro costituisce uno studio al pari di tutti gli
altri condotti sulla materia dai diersi autori che di essa si sono interessati.
L` con serena obbiettiita che pertanto imposteremo e voro i problemi, senza trascurare quan-
to intorno ad essi e stato scritto in questi ultimi tempi, in particolare senza trascurare le opinioni e-
spresse sul tema dal Gandoli, e che ad essi cercheremo la douta soluzione. Se questa risultera i-

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dentica a quella gia raggiunta quindici anni a, potremo rallegrarci per aer gia allora acquisito dei ri-
sultati che ancor oggi ci persuadono, se inece sara diersa cio sara il segno certo di un progresso
scientiico, poich rutto di quel traaglio spirituale indispensabile ad attingere la erita.
Quanto poi alle onti a nostra disposizione per lo studio dell`argomento che ci siamo proposti
di trattare, esse sono assai dierse sia per mole che per qualita. La piu copiosa miniera di notizie c`e
oerta dal libro XLIII del Digesto, ma, a parte le interpolazioni numerose, in massima parte deter-
minate dall`aenuta assimilazione degli interdetti alle azioni, la piu alta percentuale dei rammenti
appartiene alla massa edittale e specialmente ai commentari aa eaictvv di Ulpiano e Paolo, doe le e-
sigenze di ordine sistematico sono generalmente sacriicate allo studio esegetico e quindi pedissequo
della codiicazione. Al di uori della compilazione primeggia Gaio. Anche le sue inormazioni pero,
minuziose ,se si escludono le lacune del testo, per cio che riguarda l`andamento delle arie orme di
processo e ivteraicto, sono abbastanza scarne per quel che concerne la pronuncia interdittale ed i
suoi eetti immediati. lra le onti letterarie e di altissimo interesse Cicerone, che negli scritti iloso-
ici e retorici, nelle lettere, nelle orazioni, riolge requentemente la sua attenzione di uomo di legge
e la sua esperienza di aocato all`istituto dell`interdetto. Non puo pero suggirci che le sue testi-
monianze si rieriscono ad uno stadio dell`istituto medesimo anteriore all`elaborazione dogmatica di
esso da parte della giurisprudenza classica. Quanto ai Gromatici, nelle cui opere non mancano i rie-
rimenti all`interdetto ed al processo in genere, a parte la unilateralita del punto di ista da cui essi si
pongono, non possiamo negare l`importanza del loro contributo, inormandoci essi intorno alla
unzione pratica della protezione interdittale in alcune delle sue piu requenti applicazioni.
Come si ede il materiale oertoci dalle onti e quanto mai ricco e ario, tale che e certamente
possibile, anche se arduo, adoperarsi alla ricostruzione storico-dogmatica dell`istituto processuale
dell`interdetto. Quello che occorre e pero coordinare e alutare le singole onti con la massima deli-
catezza e circospezione. Questo non dora mai essere dimenticato.




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1. Il punto di partenza della nostra indagine e costituito da

Gai., iv.t. 4.138-139: Superest ut de interdictis dispiciamus. Certis igitur ex causis praetor aut proconsul
principaliter auctoritatem suam iniendis controersiis interponit. quod tum maxime acit, cum de pos-
sessione aut quasi possessione contenditur. et in summa aut iubet aliquid ieri aut ieri prohibet. lormu-
lae autem et erborum conceptiones, quibus in ea re utitur, interdicta aecreatare ocantur ,el accvrativ. iv
teraicta aecretaqve : el accvrativ. ivteraicta aecretare ,.

L` appena opportuno rileare la schematicita della trattazione gaiana e ricordare la diisione del
commentario quarto, in cui si parla prima delle azioni in senso speciico ,tegi. actiove. e processo
ormulare,, poi delle eccezioni e delle rae.critiove., per comprendere come con il 138 si aronti,
con quel .vere.t vt ai.iciavv. `, l`ultimo argomento di maggior respiro in tema processuale, quello
appunto degli interdetti ,i successii, sui litiganti temerari e sulle orme di citazione, non hanno cer-
to la stessa importanza,.
Ricorrendo determinati rapporti - ci dice dunque Gaio - il pretore interiene con la sua avcto
rita. a deinire le controersie ,da tali rapporti nascenti, e cio egli a soprattutto circa il possesso od
il quasi possesso. In sostanza o comanda che sia atta qualcosa o proibisce che sia atta. Quanto alle
ormule o pronuncie cui ricorre, esse si chiamano interdetti o decreti.

.rvatao i.carai




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Questa, tralasciando per il momento le altre lezioni, l`interpretazione letterale del passo, che
ora, data la sua importanza, doremo soermarci a commentare.
Che si parli di certi. . e cav.i. ` si capisce ageolmente poich l`interento del magistrato non
aiene a capriccio, bensi quando ricorrano determinati presupposti, per lo piu, e da ritenere, prei-
sti nell`editto. Cio che puo suscitare inece qualche meraiglia e l`espressione raetor avt rocov.vt `.
Perch parlare accanto al pretore solo di proconsole Non tutti i goernatori proinciali sono all`eta
del principato proconsoli, essendo tali soltanto quelli delle proincie senatorie, abbiano o meno ri-
estito in precedenza il consolato. A dire il ero ci saremmo aspettati pertanto che Gaio parlasse piu
genericamente di rae.e. `, come del resto a spesso nel corso delle sue istituzioni. Sara stato pero un
caso oppure un proposito a ar uscire dal suo stile questa espressione Puo darsi che egli abbia usa-
to il termine rocov.vt ` in senso generico, ma anche che abbia oluto espressamente limitare il pote-
re di cui parla ai goernatori delle proincie senatorie. Gli studiosi intendono di solito rocov.vt `
come sinonimo di rae.e. `, ma si puo benissimo pensare che siano stati solo i magistrati delle pro-
incie senatorie ad emanare un editto, sulla alsariga di quello del pretore urbano, e che inece nelle
proincie imperiali, doe la giurisdizione era tutta quanta amministrata nei sistemi etra oraivev, non
si applicassero aatto gli interdetti. In ogni modo anche noi ci limiteremo alla interpretazione tradi-
zionale, senza neppure tentare di risolere il dubbio, che ci basta di aer solleato.
Si sara notato poi che nella traduzione del passo non abbiamo reso il senso dell`espressione
tecnica avctorita. `. Questo termine inatti inolge uno dei concetti piu ardui e piu discussi della
dogmatica romana, assumendo i piu sariati signiicati a seconda dei casi di applicazione ,basti pen-
sare all`avctorita. del tutore, a quella del senato, etc.,. Alla base di questi diersi signiicati c`e di certo
un substrato comune per ricercare il quale bisogna risalire nel tempo, ino a gettare lo sguardo erso
le oscurita della preistoria, ma questa interessantissima ricerca, oe ricorrono sia elementi giuridici
che etici, esula indubbiamente dai limiti del presente corso.
Nel nostro caso, aendo rileato che accanto alle arie igure di avctorita. `e nelle onti roma-
ne anche l`avctorita. del pretore, potremo interpretare l`espressione nel senso di potere discrezionale.
A ben guardare edremo poi come questa avctorita. sia rieribile non solo al processo interdit-
tale, ma alla ivri.aictio in generale del magistrato.
Scopo dell`avctoritati. ivtero.itio e inatti, come ci dice Gaio, la deinizione delle controersie,
ma covtrorer.ia ` nella terminologia romana indica qualunque conlitto d`interessi e di pretese, che
sbocchi in una lite. Di controersia possessoria ci parlano inatti D. 43.1.3.2 ,Ulp. 69 aa ea.,:

loc interdictum suicit ei qui aediicare in suo prohibetur, etenim ideris mihi possessionis controer-
siam acere, qui prohibes me uti mea possessione.

e lrontino ,covtrorer. I: Lachmann, p. 16, ll. 3 s.,:

De possessione controersia est, de qua ad interdictum, hoc est iure ordinario litigatur.

In materia petitoria troiamo usata la stessa espressione in

D. 43.1.1.3 ,Ulp. 69 aa ea.,: Inter litigatores ergo quoties est proprietatis controersia, aut conenit in-
ter litigatores .

ed ancora in lrontino ,covtrorer. I: Lachmann, p. 15, ll. 1 s.,:

De proprietate controersia est plerumque: uti in Campania .

Se dunque e cosi generico il signiicato di questo termine, come si a ad aermare col Gandoli, che
con gli interdetti e solo con questi il magistrato interiene per deinire la controersia in orza del
suo potere discrezionale Non i sono diicolta a comprendere che cio potrebbe anch`essere ero,
se il testo di Gaio non aggiungesse quel rivciatiter ` che abbiamo sin qui olutamente trascurato.

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Ora di un tale aerbio, su cui aeano gia in passato puntualizzata la loro attenzione gli scrittori, i
sono due interpretazioni, l`una acente capo al Rudor, allo Schmidt ed all`Ubbelohde, nel senso di
in dal principio, quindi prima della produzione delle proe, l`altra, aacciata dal Bethmann-loll-
weg, ripresa da Leist e dal Karlowa, seguita da Scialoja, da Bertolini, poi da Carrelli, Brasiello e, pri-
ma di questi ultimi, anche da noi, secondo la quale rivciatiter ` orrebbe inece dire in prima line-
a o in maniera preponderante. La dimostrazione di questa seconda tesi e ondata sulla corretta e-
timologia dell`aerbio rivciatiter `. Inatti dalla radice ri ` ,donde rior ` e rivv. `, deria anche
rivce. `, che uol dire primo ,capo,. Da esso si ormano in modo indipendente ra loro, da una
parte l`aerbio rivciatiter ` e dall`altra il sostantio rivciivv `, da cui l`aggettio rivciiati. `, nel
senso di originario, primitio, e l`aerbio rivciiatiter ` che e proprio quello che uol dire in
dall`inizio. Quindi ra rivciivv ` e rivciatiter ` non `e, come si ede, alcuna deriazione.
Volendo pero anche il sussidio di argomenti ilologici, leggiamo alcuni passi.

D. 3.2.4.2 ,Ulp. 6 aa ea.,: Ait praetor: qui lenocinium ecerit. lenocinium acit qui quaestuaria mancipia
habuerit: sed et qui in liberis hunc quaestum exercet, in eadem causa est. sie autem rivciatiter hoc ne-
gotium gerat, sie alterius negotiationis accessione utatur ,ut puta si caupo uit el stabularius ., leno-
cinii poena tenebitur.

Ulpiano, commentando la clausola edittale relatia al lenocinio, dice: a lenocinio chi a mercato
del corpo dei propri schiai o di persone libere, sia che questo esercizio sia autonomo o rappresenti
una attiita accessoria.

D. 50.1.194 ,Modest. 6 aiff.,: Qui per successionem quamis longissimam deuncto heredes constite-
runt, non minus heredes intelleguntur, quam qui rivciatiter heredes existunt.

Si allude alla trasmissione del patrimonio attraerso successie generazioni. Quelli che sono eredi
indiretti - dice Modestino - non sono meno eredi di quelli che hanno ereditato in ia principale,
cioe dal capostipite.

v.t. iv.t. 4..8: Illud in summa admonendi sumus id, quod iussu patris dominie contractum uerit
quodque in rem eius ersum uerit, directo quoque posse a patre dominoe condici, tamquam si rivci
atiter cum ipso negotium gestum esset.

Si tratta delle azioni aaiecticiae qvatitati. . Il passo e semplice: eriicandosi questa attispecie ,actio
qvoa iv..v ,, il terzo creditore potra agire - si dice - contro il padre, come se aesse direttamente
contrattato con lui.
Uno storico e geograo del terzo secolo dell`era olgare, C. Giulio Solino ,vev. 2.12,, scrie poi:

Interna eius ,.c. Aricae, plurimae quidem bestiae, sed principaliter leones tenent.

Dopo l`esame di queste onti non crediamo si possa ancora sostenere che il signiicato di rivciatiter
sia quello di in dal principio.
1orniamo allora a Gaio. Qual e il alore che assumono le sue parole con l`inserzione di questo
aerbio Ma eidentemente quello che nella protezione interdittale l`interento del pretore e pre-
ponderante ,aiene cioe in ia principale !,. In qualsiasi processo ormulare il magistrato interiene
inatti a dare una ormula, su cui le parti contesteranno la lite, ma non si puo parlare certo d`inter-
ento preponderante, poich e necessaria la titi. covte.tatio e quindi il giudizio perch la controer-
sia enga deinita. Con l`emanazione dell`interdetto inece, almeno proisoriamente, la controer-
sia e chiusa. Vi potra essere, come edremo, un`ulteriore ase processuale, ma si tratta allora di un
ben distinto procedimento.
Quest`interento magistratuale aiene poi per lo piu in materia possessoria e, stando alla let-
tera di Gaio, quasi possessoria. Quanto pero alla qva.i o..e..io e certamente da escludere che i clas-

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sici abbiano elaborato questo concetto, e, molto probabilmente, l`inciso e un glossema ,i sono due
motii per sospettarlo: prima di tutto in epoca classica non si sarebbe douto richiedere, come a-
iene, la dimostrazione del diritto di seritu nell`applicazione dell`interdetto ae itivere actvqve rira
to , e poi nei paragrai successii di Gaio non si troa piu traccia di questa qva.i o..e..io `,.
In deinitia il pretore emana un ordine ricorrendo a forvvtae et rerborvv covcetiove. `, che pren-
dono il nome ora di decreti ed ora di interdetti. Secondo lo luschke si dorebbe dire inece
che essi si chiamano interdetti o meglio interdetti e decreti ,ed anche: interdetti o decreti,.
Ora contro questa ricostruzione non c`e nulla da eccepire dal punto di ista sostanziale ma
ormalmente e molto strano che Gaio, il cui lessico non e molto ario, abbia usato l`aerbio accvra
tiv. ` ,anche se della buona latinita,, il quale, come puo edersi sogliando il Vocabolario dello
Zanzucchi, non s`incontra in nessun altro passo delle Istituzioni. Inoltre, osserando il manoscritto
eronese, non sembra possibile inserire questa ricostruzione nel bree spazio della lacuna, e pertan-
to preeriamo la lezione ivteraicta aecretare rocavtvr `.

2. La portata di questa distinzione ra decreti ed interdetti c`e poi oerta nel paragrao successio a
quelli sin qui esaminati, dicendo che si ha propriamente un decreto quando il pretore comanda che
sia atta qualcosa o che qualcosa sia restituita, cioe quando emana un ordine positio, mentre si puo
parlare d`interdetto quando l`ordine del magistrato si concreta nel diieto di are alcunch, sia di re-
car iolenza a chi eserciti una sua acolta legittima, sia di tenere un qualsiasi altro comportamento.
Lcco il passo:

Gai., iv.t. 4.140: Vocantur autem decreta, cum ieri aliquid iubet, eluti cum praecipit, ut aliquid exhibea-
tur aut restituatur, interdicta ero, cum prohibet ieri, elut cum praecipit, ne sine itio possidenti is
iat, nee in loco publico aliquid iat.

Alcuni esempi chiariranno meglio la distinzione. Per la categoria dei decreti sara suiciente ricorda-
re lo schema dell`interdetto esibitorio ae bovive tibero ebibevao ` ,Lenel, a. er. 261,:

Quem liberum dolo malo retines, exhibeas,

e dell`interdetto restitutorio ae ri arvata ` ,Lenel 245.b,:

Unde ut illum i hominibus coactis armatise deiecisti aut amilia tua deiecit, eo illum quaeque ille tunc
ibi habuit restituas.

Per i eri e propri interdetti in senso stretto, la ormula del proibitorio vti o..iaeti. ` ,Lenel 24.a,:

Uti nunc possidetis eum undum, quo de agitur, quod nec i nec clam nec precario alter ab altero possi-
detis, adersus ea im ieri eto,

e ae toco .acro ` ,Lenel 235,:

In loco sacro acere ine eum immittere quid eto.

1eniamo pero presente, come si ricaa dallo stesso 140 di Gaio in cui - dopo aer accennata la di-
stinzione ra le due categorie, si conclude in modo apparentemente alquanto strano col dire vvae
ovvia ivteraicta avt re.titvtoria avt ebibitoria avt robibitoria rocavtvr ` - e come ci inorma Giustiniano,
che il termine interdetto entro largamente in uso ad indicare tutti quanti gli ordini magistratuali
positii o negatii, anche se cio non sia proprio aenuto per il motio che egli mostra di credere,
quando appunto scrie

v.t. iv.t. 4.15.1: . sunt tamen qui putant proprie interdicta ocari quae prohibitoria sunt, quia interdi-

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cere est denuntiare et prohibere, restitutoria autem et exhibitoria proprie decreta ocari, sed tamen o-
btinuit omnia interdicta appellari, quia inter duos dicuntur.

3. Resta ora da domandarci, per quanto riguarda l`espressione forvvtae et rerborvv covcetiove. ` incon-
trata sopra, se si sia o meno in presenza di un`endiadi. Astrattamente potrebbe inatti accogliersi sia
l`una che l`altra soluzione. Con essa Gaio arebbe potuto oler dire ormule pronunciate oralmen-
te ,gli interdetti sono inatti ormule orali,, sia distinguere le forvvtae, come schemi edittali, dalle
covcetiove. rerborvv, come interdetti concreti resi caso per caso. Riteniamo pero che sia da accogliere
la seconda ipotesi, poich, anche nella terminologia del processo ormulare, con forvvta ` si indica
preeribilmente lo schema, il modello edittale ,la Musterormel del \lassak,. e si usa inece il
termine ivaicivv ` per signiicare la ormula adattata al caso concreto dal pretore. Se poi conron-
tiamo l`espressione usata da Gaio parlando del processo ormulare

Gai, iv.t. 4.30: . itaque per legem Aebutiam et duas Iulias sublatae sunt istae legis actiones, eectum-
que est, ut per covceta rerba, id est per ormulas, litigemus .,

con quella dal medesimo impiegata per rierirsi al procedimento er tegi. actiove.

Gai, iv.t. 4.29: Lx omnibus autem istis causis certi. rerbi. pignus capiebatur et ob id plerisque placebat
hanc quoque actionem legis actionem esse .,

appare chiaramente quale sia il alore e la portata dell`espressione covcetiove. rerborvv ` di cui ci
stiamo interessando. Lssa non puo inatti aere un signiicato molto dierso da quella covceta rer
ba `, che indica appunto le parole preparate sul momento, secondo l`opportunita della attispecie
concreta, in contrapposto ai certa rerba `, alle ormule cioe predeterminate, immutabili ed essenziali
delle tegi. actiove..

4. Il parallelismo che pero in certo modo abbiamo istituito ra ivaicia ed ivteraicta non dee recare
meraiglia. Cos`e il proedimento del pretore, negli schemi edittali isti sopra, se non un decreto
,aecretvv ,, un atto ondato cioe sull`iverivv del medesimo Prendiamo in esame alcune delle piu
note ormule processuali per conrontarne poi il paradigma con quello degli interdetti. Azione reale
tipica e la reirivaicatio :

1itius iudex esto. Si paret undum Capenatem quo de agitur, Ai Ai esse ex iure Quiritium, neque is un-
dus arbitrio tuo A
o
A
o
restituatur, quanti ea res erit, tantae pecuniae iudex N
m
N
m
A
o
A
o
condemna,
s.n.p. absole.

Per i crediti aenti ad oggetto un certvv si esperisce, come sappiamo, la covaictio :

1itius iudex esto. Si paret N
m
N
m
A
o
A
o
lS X milia dare oportere, iudex N
m
N
m
A
o
A
o
lS X milia con-
demna, s.n.p. absole.

Un esempio di azione iv factvv potrebbe essere quello della ormula oerta al depositante:

1itius iudex esto. Si paret A
m
A
m
apud N
m
N
m
mensam argenteam doposuisse eamque dolo malo N
i
N
i

A
o
A
o
redditam non esse, quanti ea res erit, tantae pecuniae iudex N
m
N
m
A
o
A
o
condemna, s.n.p. ab-
sole.

Anche queste ormule sono schemi di decreti, di ordini che il magistrato riolge al giudice ,covaev
va ` . ab.otre `,. Questa che sembra una erita tanto semplice ha tardato molto purtroppo ad a-
ermarsi nella scienza romanistica. L` stato il Carrelli, riprendendo quanto i era di esatto nella tesi
del Keller - superata per cio che concerne la titi. covte.tatio da quella del \lassak ,che ne aea posta

.rvatao i.carai




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in luce la natura conenzionale, - a dare per primo la spinta erso questa conquista, sostenendo la
eguaglianza ra ormule e decreti. Oggi tuttaia, bench i contrasti non siano del tutto sopiti, noi
possiamo ormai considerarla una meta raggiunta. L`unica dierenza che esiste ra interdetto e ivai
civv ,entrambi decreti, e dunque la seguente: con l`interdetto il magistrato emana un ordine imme-
diatamente esecutio, mentre la eseguibilita del ivaicivv e condizionata alla titi. covte.tatio ,accordo
delle parti sulla ormula in concreto, ed al conseguente giudizio del giudice.
Possiamo cosi spiegarci come e perch nella casistica delle onti romane risalenti all`eta classi-
ca, actio ed ivteraictvv siano sempre contrapposti, pur essendo due concetti paralleli. Lssi non posso-
no mai identiicarsi perch la dierenza sta proprio nella minore o maggiore preponderanza dell`in-
terento del magistrato ,con cio non si uol negare che i siano altre dierenze, ra l`altro quella
che all`actio corrisponda sempre un diritto soggettio, diersamente da quanto accade per l`interdet-
to, per il quale ultimo si e anche parlato di interessi legittimi, ma su cio aremo modo di ritornare,.
Una conerma del nostro assunto la troiamo in un passo dalle Pandette, in cui si pone l`alternatia
ra ivteraictvv e ivaicivv come modi di risoluzione di una medesima controersia:

D. 10.4.15 ,Pomp. 18 aa ab.,: 1hensaurus meus in tuo undo est nec eum pateris me eodere: cum
eum loco non moeris, urti quidem aut ad exhibendum eo nomine agere recte non posse me Labeo ait,
quia neque possideres eum neque dolo malo eceris quominus possideres, utpote cum ieri possit, ut ne-
scias eum thensaurum in tuo undo esse. non esse autem iniquum iuranti mihi non calumniae causa id
postulare ret ivteraictvv ret ivaicivv ita dari, ut, si per me non stetit quo minus damni inecti tibi operis
nomine caeatur, ne im acias mihi, quominus eum thensaurum eodiam tollam exportem. quod si e-
tiam urtius iste thensaurus est, etiam urti agi potest.

Si parla, come si ede, di un tesoro ,non nel senso tecnico della parola, occultato dal proprietario o
anche da altri in un ondo che non e del sedicente proprietario del tesoro stesso. Il giurista Labeone
rilea in ia preliminare che non si puo agire con l`actio fvrti, in quanto non risulta che i sia stata
una covtrectatio ivrito aovivo ` da parte del proprietario del ondo, n con l`actio aa ebibevavv, man-
cando il presupposto del aotv. vatv. della spoliazione del possesso, tanto piu poi che il proprietario
del ondo puo addirittura ignorare l`esistenza del tesoro. Sembrerebbe non esseri alcun mezzo di
tutela, quand`ecco che si suggerisce una soluzione ispirata all`equita. Il o.tvtav. dee prestare prima
il iv.ivravavv catvvviae ed a sua olta il pretore potra concedere un interdetto od un`azione, subordi-
nati tuttaia all`ulteriore condizione che il o.tvtav. stesso presti la cavtio aavvi ivfecti o quanto meno
che la mancanza di una cavtio non sia a lui imputabile. 1entiamo di ricostruire la ormula e l`interdet-
to di cui si parla. Quanto al secondo ,e un caso d`interdetto repentino, che non troa cioe corri-
spondenza negli schemi edittali,, il suo schema potrebbe essere all`incirca il seguente:

Quo minus ille thensaurum A
i
A
i
quo de agitur eodiat, tollat, esportet, si per eum non stetit quo minus
damni inecti tibi operis nomine caeatur, im ieri eto.

La ormula dell`actio iv factvv potrebbe inece ricostruirsi cosi:

Si paret thensaurum A
i
A
i
in undo N
i
N
i
esse eumque inito N
o
N
o
eodi, tolli, exportari ab A
o
A
o
non
potuisse, si per A
m
A
m
non steterit quo minus N
o
N
o
damni inecti nomine caeatur, quanti ea res erit,
tantae pecuniae iudex N
m
N
m
A
o
A
o
condema, s.n.p. absole.

La cosa piu importante per noi e che l`interdetto e l`actio iv factvv siano posti l`uno a ianco dell`altra,
perch questo puo spiegarsi appunto solo ammettendo, come abbiamo sostenuto, che sia nell`una
che nell`altra ipotesi, il proedimento del magistrato si concreti sempre in un decreto, in un ordine,
anche se diersi ne siano i destinatari e dierse le conseguenze immediate. Secondo l`luelin l`ulti-
ma parte del rammento ,qvoa . ote.t `, sarebbe una pararasi, poich l`ipotesi e estranea alla atti-
specie discussa, essendosi gia prima scartata la possibilita di esperire l`actio fvrti, ed anche perch, da
un punto di ista ormale, e molto sospetto il modo in cui la medesima iene introdotta con qvoa .i

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etiav `. Non sono pero da escludere le congetture aanzate da Lenel e da Pampaloni, secondo i quali
potrebbe qui trattarsi di un`actio fvrti esperibile per il caso di fvrtvv robibitvv ,Lenel, o di fvrtvv cov
cetvv ,Pampaloni,: anzi esse potrebbero addirittura combinarsi. Inatti sul medesimo presupposto
che la cosa si troi presso qualcuno, si ha fvrtvv covcetvv quando questa enga rinenuta in seguito
a perquisizione, se il proprietario del ondo non i si opponga, anche se egli non ne sia il ladro, e
fvrtvv robibitvv inece quando i sia opposizione e per troare la cosa si sia douto perquisire il
luogo in orma solenne ,tavce ticioqve , o in sostituzione di questa orma di autotutela priata, si sia
esperita l`actio fvrti robibiti ,iv qvaarvtvv ,. Se pertanto di pararasi si uol parlare, riteniamo si tratti
di una abbreiazione, di un sunto del dettato originario del passo e non gia di una aggiunta. Per la
critica di quest`ultimo inciso riteniamo pero che quanto abbiamo detto sia piu che suiciente. Quel-
lo su cui e utile semmai il soermarsi e il sospetto di interpolazione solleato dal Beseler per quanto
concerne le parole ret ` e ret ivaicivv `. Il suo dubbio si origina dal atto che nel discorso che segue si
a esplicito rierimento ad un ordine proibitorio ,ve riv facia. vibi `,, cio che a pensare piu
all`interdetto che non all`actio iv factvv. Ma a parte che il Beseler e stato un po`, come tutti sanno, un
cacciatore d`interpolazioni, qui c`e un argomento molto probante per conutarlo e cioe che i po-
stclassici ed i giustinianei, per i quali non c`e piu dierenza ra interdetti e ivaicia - gli interdetti sono
soltanto dei meri espedienti processuali per intentare un ivaicivv -, non aeano alcun plausibile
motio per introdurre una dierenziazione che molte olte nella compilazione si sono anzi curati di
ar scomparire.


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5. Con gli interdetti non sono da conondere n i proedimenti magistratuali quali la vi..io iv o..e.
.iovev, la re.titvtio iv ivtegrvv etc., n certe ordinanze che il magistrato puo emanare e che possono
essere piu o meno direttamente collegate con la procedura interdittale. Questi ordini pretorii si con-
trappongono, come edremo, sia agli interdetti che alle azioni. Cominciamo con l`esaminare

D. 43.5.3.9 ,Ulp. 68 aa ea.,: Lxhibere autem apud praetorem oportet, ut ex auctoritate eius signatores
admoniti enirent ad recognoscenda signa: et si orte non obtemperent testes, Labeo scribit coerceri eos
a praetore debere.

Se coloro che hanno atto da testimoni ad un testamento si riiutano di enire a riconoscere i sigilli
apposti sulle taole testamentarie, il pretore dapprima riolgera loro un inito in orza del suo pote-
re discrezionale ,questo uol dire e avctoritate eiv. . aavoviti `,, indi se l`inito sia disatteso, li co-
stringera a presentarsi in tribunale ,coerceri eo. aebere `,. Qual e il proedimento cui nella specie il
pretore a ricorso Certamante si tratta di un aecretvv, ma non di un ivteraictvv, e non per la die-
renza di contenuto che puo intercorrere ra i due atti - dierenza che potrebbe anche essere solo
apparente -, ma per un motio ben dierso che comprenderemo meglio esaminando altri passi.
Si legga attentamente

D. 43.5.1.1 ,Ulp. 69 aa ea.,: Si quis orte coniteatur penes se esse testamentum, iubendus est exhibere,
et tempus ei dandum est, ut exhibeat si non potest in praesentiarum exhibere. sed si neget se exhibere
posse el oportere, interdictum hoc competit.

Soermiamoci un momento sul covetit `, che aremo spesso modo di ritroare. Questa espressio-
ne e stata inatti molto probabilmente interpolata in sostituzione di un reaaitvr ` o aatvr ` originario
,all`epoca della compilazione l`editto e ormai dienuto una legge al pari delle altre ed i proedimen-
ti in esso preisti non si ondano piu sul potere del magistrato,, ma sicuramente non si puo e non si
doe essere troppo drastici su questo punto, poich non e da escludere, come edremo, che cove
tit `, il cui signiicato non e del resto unioco, sia talolta genuino, bench non si possa di sicuro dire
quando sia usato in rierimento ad interdetti utili o repentini. Passiamo poi al contenuto del ram-

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mento.
Si hanno qui, come si ede, due proedimenti distinti, preisti per due attispecie dierse che
pero esamineremo meglio ra poco: proedimenti che sono, il primo un semplice comando perch
si esibiscano le taole, ed al quale si puo anche accompagnare un termine per l`esibizione, il secon-
do un ero e proprio interdetto. Conrontiamo ora il passo con

D. 29.3.2.8 ,Ulp. 50 aa ea.,: Si quis non negans apud se tabulas esse non patiatur inspici et describi, om-
nimodo ad hoc compelletur, si tamen neget penes se tabulas esse, dicendum est ad interdictum rem mit-
ti ,rev revitti : Ruecker, quod est de tabulis exhibendis.

Di solito si sostiene che i due testi riguardino lo stesso oggetto ,cosi anche Gandoli,. Noi aeamo
inece gia messo questo secondo rammento accanto ad altri, in cui si troano contrapposti il cov
ettere ` del magistrato e l` ivteraicere `, dimostrando come in tutti sia interpolato appunto l`accenno al
covettere `, che starebbe ad indicare la e.ecvtio ivre ote.tati., con la quale in epoca giustinianea si rag-
giungea il medesimo scopo pratico cui da prima si miraa con gli interdetti, ormai del tutto parii-
cati alle azioni. Ne aeamo anzi atta la ricostruzione esponendo tutte le parole comprese ra ov
vivoao ` e tavev ` e inserendo al loro posto un .ire `, che acea suonare il passo cosi:

Si quis non negans apud se tabulas esse non patiatur inspici et describi sie neget penes se tabulas esse,
dicendum est ad interdictum rem mitti, quod est de tabulis exhibendis.

Il testo cosi ricostruito potea altresi essere conciliato con D. 43.5.1.1. Ora pero esamineremo di
nuoo la questione.
In passato si e per lo piu ritenuto che l`interdetto ae tabvti. ebibevai. ` non osse applicabile al
caso di covfe..io iv ivre , in questa ipotesi il pretore ne arebbe atto a meno proedendo altrimenti
ad ottenere la esibizione del testamento. 1aluni ,come lo Schmidt ed il Bethmann-lollweg, hanno
pensato che il pretore interenisse, gia all`ultimo scorcio dell`epoca classica, vavv vititari. Altri ,co-
me l`Ubbelohde e lo Persche, han ritenuto si acesse inece ricorso a mezzi ordinari di coercizione
del magistrato ,vvttae aictio, igvori. caio ,, come sanzioni per la inosseranza all`ordine del pretore
,soluzione questa applicabilissima in ogni tempo,. Vi e tuttaia oggi qualcuno ,Pugliese, che, pur ri-
conoscendo l`inapplicabilita, in caso di covfe..io, dell`interdetto ae tabvti. ebibevai. `, pensa pur sem-
pre che lo iv..v. del magistrato osse costituito da un interdetto. Per primo il Biondi, nel 1930 a-
ermaa inece che D. 29.3.2.8 era interpolato, sostenendo che anche il diritto alla iv.ectio del te-
stamento osse protetto dall`interdetto ae tabvti. ebibevai. ` al pari della semplice pretesa di esibizio-
ne, e che pertanto la dierenza ra le due attispecie osse opera dei compilatori.
Anche noi, come gia detto, ci pronunciammo a aore dell`interpolazione, pur distaccandoci
dal Biondi non tanto nella ricostruzione del passo, quanto nella ia seguita, per aer preso cioe in
esame il rammento non isolatamente, ma riaccostandolo a tutta una serie di altri passi, interpolati
con la contrapposizione ra l`interdetto ae tabvti. ebibevai. `, ormai dienuto actio tavqvav e ivteraic
to `, ed una procedura sommaria aente le inalita pratiche del processo interdittale scomparso. Il
Gandoli segue ora una ia diersa, nell`interpretazione dei due brani, suggeritagli dallo stesso Bion-
di, che, nel 1rattato aette .vcce..iovi, ha modiicato il suo punto di ista, sostenendo che D. 29.3.2.8
non dee ritenersi interpolato, poich la attispecie cui il testo si rierisce e diersa da quella di D.
43.5.1.1. Altro sarebbe la necessita di ottenere la esibizione delle taole ed altro la necessita di iv.i
cere avt ae.cribere le taole stesse. La prima ipotesi si eriicherebbe solo anteriormente all`apertura
delle taole, e per questo scopo sarebbe applicabile l`interdetto ae tabvti. ebibevai. `, la seconda si
potrebbe inece presentare in un momento qualsiasi, anche successio, ed in questo caso si arebbe
ricorso ad un proedimento etra oraivev.
Riesaminando il problema, noi ci sentiamo inece di sostenere ancora l`interpolazione di D.
29.3.2.8, poich la attispecie in esso preista, anche se icina, non e aatto identica, come si or-
rebbe, a quella esaminata in D. 43.5.1.1. La costruzione del Biondi, seguita dal Gandoli, e inero

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alquanto artiiciosa. La esigenza di arsi esibire le taole non e detto che si maniesti sempre prima
dell`apertura, ma puo concretizzarsi anche molto tempo dopo. Se e ero che a partire dalla legge v
tia rice.ivarvv si acea copia dei testamenti presso l`uicio iscale ,.tatio ,, non si puo pero aerma-
re che l`originale enisse sempre depositato, cosa che non aenia neppure prima. Quindi per ogni
questione che potesse eentualmente sorgere e per la quale occorresse aere iv ivre le taole testa-
mentarie, si potea benissimo ricorrere all`interdetto ae tabvti. ebibevai. `.
Del resto si puo are l`ipotesi di tre situazioni dierse, oe cioe la persona da cui si pretende
l`esibizione delle taole
1, dica di aerle e di esser disposto ad esibirle,
2, dica che non le ha,
3, dica che le ha, ma non ha l`obbligo di esibirle.
Di queste tre ipotesi solo la prima conigura il caso di covfe..io iv ivre, poich nella terza, pur ammet-
tendosi di aere le taole, si nega qualcosa, si nega cioe l`obbligo di doerle esibire. 1anto nel se-
condo caso che nel terzo sembra oio percio che sia necessario ricorrere all`interdetto. Resta solo
da esaminare il primo caso. In questo non c`e bisogno d`interdetto ed il pretore si limitera ad un in-
ito ad esibire, anche se sempre attraerso uno iv..v.. Analizziamo inatti i due passi dal cui con-
ronto abbiamo preso le mosse. In D. 43.5.1.1 sono preiste tre ipotesi corrispondenti a quelle da
noi prospettate: il caso in cui il possibile destinatario dell`ordine pretorio ,diciamo cosi generica-
mente, covfiteatvr eve. .e e..e te.tavevtvv `, il caso inece in cui egli veget .e ebibere o..e `, il caso ini-
ne in cui veget .e ebibere oortere `, ammettendo implicitamente di aerlo. Solo nel primo caso si ara
ricorso allo iv..v., negli altri all`interdetto. Vediamo ora D. 29.3.2.8. In esso sono preiste due sole
ipotesi. La seconda in cui il destinatario veget eve. .e tabvta. e..e ` e questa corrisponde alla seconda
esaminata di sopra e la soluzione e identica: si ara uso dell`interdetto ,le due letture possono andar
bene entrambe: rev vitti ` o rev revitti `,. La prima pero, in cui pur vov vegav. ava .e tabvta. e..e, vov
atiatvr iv.ici et ae.cribi `, non corrisponde aatto, come si potrebbe a prima ista supporre, alla pri-
ma del passo precedente, bensi all`ultima, non e un caso di covfe..io, ma di opposizione palese, come
quando si neghi .e ebibere oortere `. Ma se cosi e non i possono essere piu dubbi sulla interpola-
zione del passo, tanto piu che entrambi i rammenti sono escerpiti dalla stessa opera di Ulpiano e
dobbiamo logicamente ritenere che egli non dicesse in essi cose ra di loro contrastanti. I compila-
tori hanno interpolato il brano con una inalita pratica precisa. Quando l`impetrato ammetta qualco-
sa ,nel caso, di possedere le taole,, ma ponga delle risere, inece di accertare la loro ondatezza, si
potra subito, in modo piu spiccio, ordinare di consegnarle, e solo nella ipotesi in cui neghi addirittu-
ra di aerle sara necessario accertare prima se cio sia o no corrispondente alla realta.
Concludendo, i sono accanto agli interdetti degli ordini incondizionati, che possono aere lo
stesso contenuto di quelli, ma la loro dierenza consiste in cio che gli ordini ,iv..a , interengono
quando non `e controersia da risolere, gli interdetti quando inece una controersia i e.


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6. Prendiamo ora in esame

Gai., iv.t. 4.141: Nec tamen cum quid iusserit ieri aut ieri prohibuerit, statim peractum est negotium,
sed ad iudicem recuperatorese itur et ibi editis ormulis quaeritur, an aliquid adersus praetoris edictum
actum sit, el an actum non sit quod is ieri iusserit. et modo cum poena agitur, modo sine poena:
cum poena, elut cum per sponsionem agitur, sine poena, elut cum arbiter petitur. et quidem ex prohi-
bitoriis interdictis semper per sponsionem agi solet, ex restitutoriis ero el exhibitoriis modo per spon-
sionem, modo per ormulam agitur, quae arbitraria ocatur.

A questo passo hanno atto appello tutti coloro ,luschke, Keller, Lenel, etc., i quali hanno sostenu-
to che l`interdetto non osse un comando concreto, eseguibile, ma un precetto ormale e cioe un

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espediente introduttio del processo ordinario er forvvta.. Se pero il passo gaiano stesse eramente
a documentare che nulla si conclude con la pronuncia dell`interdetto e che e necessario addienire
alla instaurazione di un processo ormulare e ivteraicto, saremmo indotti a dubitare ,con Solazzi,
della autenticita del manoscritto eronese. Gaio sarebbe inatti in contraddizione con se stesso dal
momento che nel 139 ci parla, come sappiamo, dell`interdetto come di un atto riolto a risolere
una controersia. Doremmo poi domandarci perch mai i classici aessero sentito il bisogno di ri-
correre a questo mezzo, anzich piu semplicemente alle azioni iv factvv, e l`interdetto osse daero
un semplice espediente processuale. Ma se noi inece cerchiamo di interpretare puntualmente que-
sto passo, ci accorgiamo che Gaio non dice aatto cio che gli si orrebbe ar dire. Lcco l`esatto a-
lore delle sue parole: Quando tuttaia il pretore abbia ordinato di are qualcosa o abbia proibito di
arlo, non immediatamente l`aare e concluso, ma si a dal giudice o dai recuperatori e ii, preia
emanazione di una ormula ,il giro di rase ibi eaiti. forvvti. ` e certo poco elice, ma nessuno, credo,
orra raintenderlo pensando che la eaitio si accia daanti al giudice ! , e preia titi. covte.tatio su di
essa, si accerta in contradittorio se sia stato atto alcunch contro l`editto del pretore .. lermia-
moci per il momento a questo punto. Lditto potrebbe inatti essere quello dell`albo pretorio, in-
tendendo l`espressione in senso generico. Ma il termine non ha solo questo signiicato. Lsso ha anzi
una accezione avce., come forvvta ` ,che puo indicare sia lo schema edittale che il ivaicivv `,, e po-
trebbe quindi oler dire anche lo schema della clausola edittale dell`interdetto adattato al caso con-
creto. Una eloquente dimostrazione di cio possiamo trarla dal conronto di un passo del ro Caeciva
di Cicerone ,29.82,, doe si legge:

Restituere te dixi: nego me ex decreto praetoris restitutum esse,

con un altro di Quintiliano ,iv.t. or. 9.3.22,, doe, rierendosi proprio le parole di Cicerone, esse di-
engono:

Restituisse te dixi: nego me ex eaicto praetoris restitutum esse.

Non i e dubbio pertanto che proprio in questo senso sia da intendere l`espressione usata da Gaio
nel 141.
Riprendiamo ora l`interpretazione di questo al punto in cui l`abbiamo lasciata, in parte correg-
gendola dopo quanto abbiamo detto: . se sia stato atto alcunch contro l`interdetto del pretore,
oero se non sia stato atto cio che egli abbia ordinato di are. Specialmente del secondo termine
dell`alternatia ,se non serisse quanto abbiamo detto a proposito di eaictvv `, appare chiaramente
l`allusione alla trasgressione dell`interdetto emanato da parte del suo destinatario. Ma se cosi e, si
puo mai ar lea su questo passo per dire che una olta pronunciato l`interdetto non siamo giunti a
nulla La risposta negatia ci sembra s`imponga. Si noti bene, non si dice aatto che e necessario ri-
correre alla procedura ormulare in ogni caso, ma solo quando l`interdetto sia stato trasgredito ! Se
olessimo deinire questa situazione in termini moderni, lo potremmo are dicendo: ediamo cosa
aenga quando la controersia non sia esaurita, con l`ottemperanza all`ordine, etc..
Accanto a questo procedimento ondato, come abbiamo detto, sulla trasgressione dell`ordine
da parte del destinatario, si preede pero un`altra possibilita - anche se, come edremo ra poco, li-
mitata al caso degli interdetti positii - quella dell`opposizione da parte del destinatario, opposizio-
ne che a sua olta aprira la ia ad un procedimento ormulare. Volendo anche minimamente soisti-
care, possiamo riconoscere che `e una certa non concordanza ra la prima e la seconda parte del
141. Dopo aerci inatti detto che si puo andare di ronte al giudice o ai recuperatori per accertare
se i sia stata o meno ottemperanza all`ordine del magistrato ,procedimento che, come egli stesso lo
deinisce, dicesi er .ov.iovev `,, Gaio continua alquanto impropriamente: ed ora si agisce con pe-
na, ora senza pena, con pena come quando si agisce er .ov.iovev, senza pena come quando si chie-
de un arbitro, precisando poi che si agisce inero sempre er .ov.iovev sulla base di interdetti
proibitorii, mentre per gli interdetti restitutorii o esibitorii si suole agire ora er .ov.iovev ora con la

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ormula detta appunto arbitraria. Ad una lettura supericiale puo sembrare inatti che questi siano
due modi diretti entrambi ad accertare av atiqvia aarer.v. raetori. eaictvv factvv .it ret av factvv vov .it
qvoa i. fieri iv..erit `, quando inece questo e l`oggetto solo del giudizio er .ov.iovev e non di quello
per opposizione ,per ormula arbitraria,, come a suo tempo meglio accerteremo.
L` questo quindi senz`altro un sillogismo, douto orse al desiderio di completezza di Gaio e al
atto che egli a questo punto si propone propriamente di parlare delle azioni e gli interdetti che gli
interessano, solo in quanto da essi puo deriare un giudizio er forvvta.. In ogni caso non crediamo
pero che cio ci autorizzi a lanciare anatemi ed a parlare di glossema.

. La concreta obbligatorieta dell`interdetto si giustiica poi in base a due considerazioni, la prima
che esso e un atto ondato sull`iverivv del magistrato, la seconda che l`interdetto si risole in una
orma di coazione indiretta.
Il suo ondamento sull`iverivv e suragato dallo stesso codiicatore dell`editto perpetuo in

D. 43.8. ,Iul. 48 aig.,: Sicut is, qui nullo prohibente in loco publico aediicaerat, cogendus non est de-
molire, ne ruinis urbs deormetur, ita qui adersus edictum praetoris aediicaerit, tollere aediicium de-
bet: alioqui inane et lusorium praetoris imperium erit.

L`attiita antigiuridica di colui che abbia ediicato contro l`ordine del pretore e considerata inatti
una menomazione dell`iverivv magistratuale ,che qui eaictvv ` oglia dire interdetto e certo poi-
ch la costruzione sul suolo pubblico e considerata antigiuridica e si puo giungere alla demolizione
dell`ediicio solo quando essa enga atta dopo una robibitio, cioe dopo che sia stato emanato un in-
terdetto proibitorio,. Ma se l`iverivv e reso ivave e tv.orivv dalla iolazione dell`interdetto, non si
puo non ritenere che l`interdetto sia incolante, cioe eseguibile, poich altrimenti una rase come
quella di Giuliano non arebbe senso. Una conseguenza del atto che gli interdetti siano ordini on-
dati sull`iverivv e poi quella che essi non possono enir emanati dai magistrati municipali. Cio ri-
sulta da:

D. 50.1.26.pr. ,Paul. 1 aa ea.,: La, quae magis imperii sunt quam iurisdictionis, magistratus municipalis
acere non potest

Quando la ivri.aictio e delegata come accade per i magistrati municipali, e da intendersi inatti che sia
ivri.aictio in senso stretto e non in senso lato e, come aremo modo di edere meglio anche per que-
sto punto in seguito, gli interdetti non i rientrano.
Quanto poi all`inluenza concreta che l`interdetto puo esercitare sul destinatario - inducendolo
a tenere quel comportamento positio o negatio che il precetto medesimo impone, oe ricorrano i
requisiti preisti per la condizionale eicacia del comando - bastera leggere alcuni testi.

Gai., iv.t. 4.154: Reciperandae possessionis causa solet interdictum dari, si quis ex possessione i deiec-
tus sit, nam ei proponitur interdictum cuius principium est unde tu illum i deiecisti, per quod is qui
deiecit cogitvr ei restituere rei possessionem .

L`interdetto ae ri ` e un mezzo, si dice, con il quale cogitvr `, cioe si costringe l`autore dello spoglio, a
reintegrare il aeiectv. nel possesso.

D. 43.12.1.12 ,Ulp. 68 aa ea.,: Non autem omne, quod in lumine publico ripae it, coercet praetor, sed si
quid iat, quo deterior statio et naigatio iat .

Qui troiamo un esplicito rierimento alla coercitio deriante dall`interdetto e cioe all`eicacia coattia
che l`interdetto ve qvia iv ftvvive vbtico fiat ` puo aere, in relazione a certe situazioni, in quanto at-
traerso questo l`iverivv del magistrato iene a sanzionare certi comportamenti dei priati.


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D. 42.8.6.8 ,Ulp. 66 aa ea.,: loc edictum eum coercet, qui sciens eum in raudem creditorum hoc acere
suscepit, quod in raudem creditorum iebat .

Si tratta dell`interdetto fravaatorivv ` - per cui e necessario il requisito della .cievtia, da parte del de-
stinatario, della rode perpetrata ai danni del creditore - ed anche qui si parla di coercere `.

D. 43.16.9.1 ,Paul. 1 aa ea.,: Deiectum ab usu ructu in eandem causam praetor restitui iubet, id est in
qua uturus esset, si deiectus non esset. itaque si tempore usus ructus initus uerit, postquam deiectus
est a domino, nihilo minus cogevav. erit restituere, id est usum ructum iterum constituere.

Paolo discute l`applicabilita dell`interdetto .i qvi. vti frvi robibitv. e..e aicetvr ` a carattere recuperato-
rio, ed aerma che in orza di questo il destinatario cogevav. erit re.titvere `.
Come appare da questa bree rassegna di passi, in cui si scolpisce lapidariamente la orza coat-
tia dell`interdetto, cogere ` non equiale a coercere `, anche se i due concetti si integrano a icenda. Il
concetto complessio che ne risulta potrebbe essere quello che l`interdetto ha per ine di sanzionare
un determinato comportamento, attraerso la coazione indiretta. Il proedimento del magistrato
puo inatti essere considerato sotto un duplice proilo: come ine, cioe, e come mezzo. Coercere ati
qvia ` e il ine che si identiica con la causa stessa della protezione accordata a questa od a quella si-
tuazione in astratto, cogere atiqvev `, nel senso di coazione speciica, e lo scopo immediato della pro-
nuncia interdittale in concreto.
Come si puo, dopo tutto quanto abbiamo detto, continuare a sostenere che l`interdetto non ha
una propria eicacia obbligatoria L`energia coattia dell`interdetto non e certo ineriore a quella
spiegata dall`azione, anzi, come abbiamo gia piu olte messo in luce, l`interdetto e un decreto im-
mediatamente eseguibile ,si ricordi il rivciatiter `,, mentre la ormula, ivaicivv, e un decreto destina-
to per sua natura a dar luogo ad un processo, e aleole come ordine per il giudice, solo dopo la titi.
covte.tatio eettuata dalle parti.




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8. Parlare di procedimento interdittale e conorme alle nostre premesse. Se inatti l`interdetto e un
decreto del magistrato, che sere a porre ine ad una controersia, non puo non essere l`atto con-
clusio di un processo, di una serie cioe organica di atti che sbocca in un proedimento deinitio.
La covvvvi. oivio non e mai stata pero orientata in questo senso ed anzi, polarizzando la sua atten-
zione sul processo e ivteraicto - che puo, come abbiamo accennato, seguire o meno all`interdetto
stesso - ha negato recisamente l`esistenza di un procedimento interdittale autonomo. Anche quegli
scrittori disposti gia in passato a non considerare l`interdetto come un puro espediente processuale,
pur riconoscendo che esso e un ordine suscettibile di osseranza, non hanno tuttaia mai ammesso
che si potesse parlare di processo per la ase che ne precede l`emanazione.
Ora noi non abbiamo inece mai dubitato della autonomia di questa orma di procedura, ed
anche se non giungeremo orse alle precise medesime conclusioni di quando scriemmo il nostro
libro del 1938 ,doe parlammo appunto di orma straordinaria di procedura,, ci sentiamo disposti a
sostenere ancora ed a dimostrare la ondatezza di questa aermazione. Se si possa tuttaia parlare di
rapporto processuale, anche se storicamente ed esegeticamente puo dimostrarsi l`autonomia del
procedimento interdittale, e questione sulla quale torneremo in seguito. Intanto si puo preliminar-
mente osserare che l`autonomia di questa orma di processo non risulta soltanto dall`esame analiti-

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co, ma emerge gia da una serie di considerazioni generali che sara opportuno premettere.

9. La dottrina e concorde nel ritenere che l`emanazione di un interdetto potesse aer luogo in qual-
siasi momento, cioe che non osse aatto incolata n ai aie. fa.ti ` n al rervv actv. `. Gia inatti nei
primi secoli della repubblica il pretore non potea dare corso ad una tegi. actio nei aie. vefa.ti ,qvibv.
fari vov ote.t `,. Successiamente, con la sostituzione alle tegi. actiove. della procedura ormulare legit-
tima, il diieto di compiere atti di ivri.aictio s`intese rierito appunto a questa procedura. D`altronde
enne presto a stabilirsi una specie di calendario delle udienze del magistrato, un rervv actv. `, che
ammettea nei giorni non compresi in esso solo i proedimenti ondati sullo iverivv, ra i quali
appunto l`interdetto. Ma se la dottrina e concorde su questo punto, cio non costituisce orse un
prezioso suragio alla tesi dell`autonomia del procedimento interdittale Se esso inatti rientrasse
nell`orbita della procedura ormulare, non si comprende perch mai non dorebbe seguire le sorti di
un qualsiasi altro procedimento ordinario. D`altronde che il procedimento interdittale osse del tut-
to sincolato dal rervv actv. ` non solo si desume dai principii ,interdetto ~ atto d`impero,, ma
altresi da qualche esplicito accenno testuale:

D. 11..9 ,Gai. 19 aa ea. ror.,: Liberum est ei qui prohibetur mortuum ossae mortui inerre aut statim
interdicto uti, quo prohibetur ei im ieri, aut alio inerre et postea in actum agere .

La possibilita di chiedere immediatamente l`emanazione dell`interdetto non solo risulta dalla con-
trapposizione netta ra .tativ ` e o.tea `, ma dalla natura stessa della controersia. L` inatti eidente
che, anche per ragioni d`igiene, la tumulazione di un cadaere dee arsi in bree tempo e non puo
essere conenientemente dierita ad un momento qualsiasi. Come potrebbe allora un interento del
magistrato ,con l`interdetto ae vortvo ivferevao `, essere incolato all`osseranza del rervv actv. `
Per gli stessi motii pertanto ci sembra da rigettare la congettura del Gandoli, secondo il qua-
le, ai procedimenti interdittali sarebbero stati destinati giorni speciali. Sarebbe inutile inatti aer
sincolato la procedura interdittale dall`osseranza del rervv actv. ` e poi stabilire dei giorni determi-
nati per il compimento di questa. Lsaminiamo il testo su cui il Gandoli pensa di potersi ondare:

Cic., Caec. 13.36: Qui aie. toto. aut im ieri etat aut restitui acta iubet, qui de ossis de cloacis, de mi-
nimis aquarum itinerumque controersiis interdicit .

Lgli a lea sulla espressione aie. toto. ` che interpreta nel senso di giorni issi. Ma Cicerone dice
ben altro. Alludendo alla grande diusione della tutela interdittale esclama appunto: come potra il
pretore esitare ad interenire, egli che non a che passare giornate ivtere ad emanare interdetti.
Ora ci sembra per certo che da una rase del genere non puo desumersi che i ossero giorni
issi per la procedura interdittale.
Un altro argomento di carattere generale a sostegno dell`autonomia di questa procedura si ri-
caa poi dal atto che tutte le olte che si presenta, nel corso di un processo ormale, l`opportunita
di risolere una questione per mezzo di un interdetto, il processo ordinario iene sospeso e si a
rinio a quello interdittale. Leggiamo

D. 43.1.1.3 ,Ulp. 69 aa ea.,: Inter litigatores ergo quotiens est proprietatis controersia aut conenit in-
ter litigatores, uter possessor sit, uter petitor, aut non conenit. si conenit, absolutum est: ille possesso-
ris commodo quem conenit possidere, ille petitoris onere ungetur. sed si inter ipsos contendatur uter
possideat quia alteruter se magis possidere adirmat, tunc si res soli sit in cuius possessione contenditur,
ad hoc interdictum remittentur.

Se non si puo accertare, o meglio non si e d`accordo nello stabilire chi sia il possessore del ondo in-
torno al quale si uole instaurare la controersia, poich questo e un elemento necessario per de-
terminare chi sia da considerarsi attore e chi conenuto, si sospendera il processo, disponendo il

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rinio ad altra udienza per l`applicazione dell`interdetto vti o..iaeti. `. Qualora non i osse die-
renza ra i due procedimenti non i sarebbe inece certo bisogno di sospensione di sorta e di con-
seguente revi..io ` ,aa boc ivteraictvv revittetvr `,.
Analogo e il caso in cui il possessore assuma un atteggiamento ostruzionistico, riiutandosi di
collaborare alla titi. covte.tatio. Il pretore potra ricorrere, come mezzo indiretto per risolere la contro-
ersia, qualora oggetto di questa sia una cosa immobile, all`interdetto qvev fvvavv `, ma per ar cio do-
ra oiamente interrompere la procedura e disporre con rinio. Lo stesso si eriica poi quando, in
un procedimento ereditario, sorga la necessita di prendere isione delle taole, come c`e documentato
da un passo gia a noi noto ,anche se il discorso puo non sembrare troppo chiaro,, e si accia ricorso
all`interdetto ae tabvti. ebibevai. ` ,D. 29.3.2.8: rev vitti ` o rev revitti `, si eda .vra, p. 13 s,.
Una situazione inersa a quelle sin qui prospettate c`e oerta inece da Ulpiano in

D. 43.29.3. ,Ulp. 1 aa ea.,: Plane si dubitat utrum liber an serus sit el acit status controersiam, re-
cedendum erit ab hoc interdicto et agenda causa libertatis.

Se durante il procedimento interdittale per l`emanazione dell`interdetto ae bovive tibero ebibevao `
sorga cioe una questione di stato, dora essere sospeso questo procedimento per arsi luogo alla
cav.a tibertati. `.
Quanto abbiamo detto acquista maggior risalto se si consideri come tutto cio non aenga
quando, nel corso di un procedimento ordinario, si presenti l`opportunita di applicare un`azione di-
ersa. Nella stessa udienza inatti l`attore potra mutare la domanda ed il pretore accordare la nuoa
azione. Cio si apprende da una costituzione di Seero e Caracalla, contenuta in

C.I. 2.1.3 ,v. ererv. et .vtovivv. ... 1atevti, a. 202,: Ldita actio speciem uturae litis demonstrat
quam emendari el mutari licet, prout edicti perpetui monet auctoritas el ius reddentis decernit aequi-
tas.

Sara opportuno rileare come la eaita actio `, di cui si parla, indichi la notiicazione preliminare e non
l` eaictio actiovi. ` in senso tecnico. Per il rimanente l`interpretazione e chiara: e lecito che si addi-
enga ad una emendazione o mutazione dell`azione notiicata preliminarmente, in aderenza alle di-
sposizioni dell`editto o sulla base dell`equo giudizio del pretore. La documentazione non potrebbe
essere piu probante.
Richiamiamoci pero anche ad un passo dei gromatici, i quali, anche se piu tecnici che giuristi,
possono in questa materia orirci un`utile testimonianza.

Agenn. Urb. ,covtr. agr.: Lachmann, p. 4, ll. 29 ss.,: De loco, si possessio petenti irma est, etiam inter-
dicere licet dum cetera ex interdicto diligenter peragantur: magna enim alea est litem ad interdictum de-
ducere, cuius est executio perplexissima. si ero possessio minus irma est, mutata ormula iure Quiri-
tium peti debet proprietas loci.

La questione discussa e proprio di quelle su cui e piu adatto il tecnico che il giurista a giudicare la
conenienza di uno o di un altro procedimento. Se ad un certo punto, dice Agennio Urbico ,com-
mentatore di lrontino,, stando per iniziare il processo ormulare e ivteraicto o..e..orio, l`attore s`ac-
corga di non aere molte possibilita di riuscire a dimostrare il suo possesso, sara piu coneniente
per lui recedere dalla ia intrapresa e con una semplice mutazione dello schema processuale ,vvtata
forvvta `, agire con azione reale.


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10. Il procedimento interdittale s`inizia con una o.tvtatio :
D. 43..1 ,Pomp. 30 aa ab.,: Cuilibet in publicum petere permittendum est id, quod ad usum omnium

a tvteta ivteraittate ea it retatiro roce..o




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pertineat, eluti ias publicas, itinera publica: et ideo quolibet o.tvtavte de his interdicitur.

Cic., ro 1vtt. 23.53: . si odie o.tvtev, quod i aut clam actum sit .

Cic., e. aa fav. 15.16.3: . o.tvtabivv.qve, ex qua !"#$%&' i hominibus armatis deiectus sis, in eam restituare.

Da tutti questi passi appare chiaramente l`esattezza di quanto abbiamo aermato, senza bisogno di
speciale commento. Bastera semmai dire, per quanto si rierisce alla testimonianza epistolare di Ci-
cerone, che in essa egli parla scherzosamente di una o.tvtatio ivteraicti ` ,riolgendosi all`amico che
non risponde alle sue lettere, lo assicura che, se per caso lo disturbasse troppo sottraendolo alle sue
meditazioni, potrebbe argli ottenere un interdetto restitutorio,, ma che non per questo e per noi
meno importante.
L` lecito inece domandarci, dal momento che accanto alla o.tvtatio ivteraicti noi conosciamo la
o.tvtatio actiovi., se, sotto questo proilo, i sia o meno dierenza ra il processo ordinario e quello
interdittale, tanto piu che in D. 3.3.35.2 si parla cumulatiamente delle due orme di o.tvtatio :

D. 3.3.35.2 ,Ulp. 9 aa ea.,: Non solum autem si actio o.tvtetvr a procuratore, sed et si praeiudicium el iv
teraictvv el si stipulatione legatorum el damni inecti elit caeri: debebit absentem deendere .

Gia a prima ista ci sembra pero di poter aermare che ra le due orme di o.tvtatio esiste una no-
teole dierenza, considerando che chi postula un interdetto esercita senz`altro un mezzo proces-
suale di diesa, mentre chi postula l`azione tende ad ottenere l`autorizzazione ad esperire un mezzo
di diesa. D`altronde se la o.tvtatio actiovi. presuppone normalmente la iv iv. rocatio o il raaivovivv
stragiudiziale ,entrambi atti priati,, puo dirsi lo stesso per la o.tvtatio ivteraicti Prestando ede alla
dottrina dominante doremmo rispondere di si, ma noi non siamo aatto di questo parere.
Rileiamo anzitutto come ra i molti sinonimi che nel linguaggio tecnico ha l`espressione o.tvta
re ivteraictvv ` ,ra cui agere ivteraicto ` - che non dee ar meraiglia, poich agere ` non uol dire neces-
sariamente esperire un`azione - ivteraicto eeriri `, ivteraicto covreviri ` - D. 39.3.4.3 -, etc., i sia la lo-
cuzione ivteraicere ` ,se il soggetto sia il pretore allora essa uol dire emanare l`interdetto, ma questo
non ci interessa,. Conrontiamo poi un passo di lrontino ,covtr. agr. II: Lachmann, p. 36, ll. 14 s.,:

Videbimus tamen an interdicere quis possit de eiusmodi possessione,

con un altro del suo commentatore Agennio Urbico ,covtr. agr.: Lachmann, p. 63, ll. 13 s.,, che, si
puo dire, in questo punto lo ripete quasi edelmente:

Videbimus tamen an interdicere possit, boc e.t aa ivteraictvv rorocare, de eiusmodi possessione.

Mentre dal secondo passo si ricaa una equiparazione molto interessante ra ivteraicere ` e aa ivteraic
tvv rorocare `, il conronto ci consente di preenire ogni eentuale obbiezione circa la tecnicita
dell`espressione introdotta da Agennio Urbico, poich si dee credere che per are quel chiarimen-
to, che altrimenti non arebbe senso, egli si sia douto ispirate al linguaggio del oro. Ora e proprio
questa espressione a denunciare chiaramente la dierenza ra processo ordinario e interdittale, tanto
e ero che i compilatori l`hanno atta sparire dalle onti. Inatti rorocare ` nel linguaggio corrente al-
lude a procedimenti pubblicistici, che engono aidati al magistrato o al unzionario imperiale, per-
ch essi stessi direttamente li decidano, e, come il suo sinonimo erocare `, indica un modo di citazio-
ne in giudizio in cui c`e ingerenza da parte dello stato ,erocatio aevvvtiatiovibv., titteri., eaicti. `,. N so-
no di ostacolo quei passi della compilazione, in cui rorocare ` e usato in rierimento al processo pri-
ato, poich li esso e interpolato, e non a torto, dal momento che tutti i processi si iniziano con le
stesse orme. La conclusione cui dobbiamo giungere e pertanto che anche la citazione del procedi-
mento interdittale si acesse con l`interento del magistrato, a dierenza di quanto aenia per i
modi priatistici d`introduzione dei procedimenti ormulari. A suragio di questa tesi, esaminiamo

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un passo richiamato da Gandoli.

D. 43.14.1.8 ,Ulp. 68 aa ea.,: Si quis elit interdictum tale moere, ut locus deprimatur pecoris appellen-
di gratia, non debet audiri: et ita Mela scribit.

La attispecie e la seguente. Un tale si e messo a scaare in prossimita del iume in modo da poter
piu ageolmente condurre il bestiame ad abbeerarsi. Mentre cosi sta laorando, qualcuno cerca
d`impedirglielo. Pensa allora di riolgersi al pretore e di chiedere l`interdetto vt iv ftvvive vbtico vari
gare ticeat `, la cui ormula ,riportata nel principio del rammento, puo inatti sembrare adattabile,
nella sua seconda parte ,qvo vivv. er riav eiv. overare eoverare ticeat `,, ad una situazione come que-
sta, trattandosi di opera sulla ria. Sul punto di diritto iene pero richiesto il parere di un giurecon-
sulto ,labio Mela,, e questi risponde inece che non e lecito inocare l`interdetto per un caso del
genere, e che colui che ne ha atto richiesta non dee neppure essere ascoltato. Interessantissimo e
il linguaggio ,probabilmente dello stesso Mela,, specie nelle espressioni vorere ` e aebet avairi `.
Nella prima di esse, molto aine a quella documentataci dai gromatici ,rorocare `,, si ha inatti
la testimonianza di un altro modo di indicare la ase introduttia del procedimento interdittale. La
seconda ci a comprendere poi, in modo non equiocabile, che il procedimento stesso s`inizia con
un ricorso al pretore e non con una iv iv. rocatio, cui si ricorre solo dopo che il magistrato abbia
concesso udienza all`impetrante.
In quale orma aenisse questa citazione non siamo in grado di speciicare. Ci basta poter a-
ermare che la o.tvtatio, atto introduttio del procedimento, non presuppone un raaivovivv, e che
solo dopo l`accoglimento della o.tvtatio ien atta la citazione. Anzich ad una orma del tutto ui-
ciale, preeriamo in ogni modo pensare ad una orma semiuiciale, ad una citazione cioe con sem-
plice interento del magistrato, che ara benissimo potuto consistere in un`autorizzazione alla noti-
ica di copia del ricorso, trattandosi di ricorso scritto, o nell`eentuale concessione di alersi di un
aaritor, nel caso di ricorso in orma orale.

11. La riproa decisia di quanto abbiamo sostenuto sin qui c`e oerta da un importantissimo testo,
anche se bree, e cioe da

D. 43.29.3.14 ,Ulp. 1 aa ea.,: loc interdictum et in absentem esse rogandum Labeo scribit, sed si non
deendatur, in bona eius eundum ait.

Anche questa decisione contenuta nel commento ulpianeo risale a Labeone. In questo testo si pre-
edono due attispecie distinte:
1, che l`impetrato sia assente iv ivre ,contumace,, nel qual caso potra egualmente impetrarsi
l`interdetto,
2, che, una olta emanato l`interdetto, enga nuoamente chiamata iv iv., coi mezzi ordinari, la
controparte, per la instaurazione del processo e ivteraicto, e questa non si presenti, nel qual caso si
dora concedere la vi..io iv bova.
Non i ha inatti dubbio che rogare ` signiichi chiedere, domandare l`interdetto, allo stesso
modo di o.tvtare `, di cui e ino ad un certo punto sinonimo ,VIR.: rogare ivteraictvv ` ~ etere iv
teraictvv `, leumann, nell`avateicov, usa per tradurre rogare ` l`espressione beantragen,. Se pero
l`interdetto puo essere chiesto contro il contumace, non i sono diicolta ad ammettere che esso
possa anche essere pronunciato contro di lui. Non sara male ricordare che se la lezione corretta e
appunto rogavavv ` ,llorentina,, i manoscritti della Vulgata ci danno peraltro la lezione irrogav
avv `, che chiaramente allude al doere d`uicio di concedere quel proedimento. Del resto la le-
zione rogavavv ` non cambia gran che le cose. Basti pensare alle tege. rogatae, parlando delle quali si
presuppone oiamente che siano anche state otate e non solo proposte ai comizi. Quanto alla se-
conda parte del testo poi, a parte la ormale cesura espressa con .ea `, in esso si allude chiaramente
alla titi. covte.tatio con l`espressione tecnica aefevaere ` ,~ acciere ivaicivv `,, e la titi. covte.tatio e del tut-

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to estranea al procedimento interdittale.
Ma come potra concepirsi la possibilita di una pronuncia contumaciale dell`interdetto, se non
ammettendo l`obbligo per l`impetrato di comparire iv iv.
La pronuncia in contumacia, come aiene nella procedura etra oraivev ,nel processo ordina-
rio, imperniato tutto sulla titi. covte.tatio, non puo concepirsi procedimento in contumacia,, rappre-
senta inatti una sanzione per la mancata comparizione, ma cio puo ammettersi solo quando la cita-
zione di parte sia per lo meno autorizzata dal magistrato ,contumacia iene inatti da covtevvere `,.
Resta solo da chiarire un punto e cioe da eliminare il dubbio che puo sorgere dal atto che qui
si parla di impetrabilita dell`interdetto, in contumacia del destinatario, con rierimento al solo inter-
detto ae bovive tibero ebibevao `. Crediamo pero che si possa ageolmente dimostrare che la nozione
qui esposta e rieribile a qualsiasi altro interdetto. A parte la considerazione generica che potrebbe
arsi sulla mancanza di titi. covte.tatio per ogni procedimento interdittale, e sulla impossibilita d`al-
tronde di giustiicare una norma di diritto singolare a questo proposito, noi doremo esaminare la
testimonianza oertaci dal 14 di D. 43.29.3 nel complesso del rammento.

12: Si tamen plures sunt qui experiri olent, eligendus est a praetore ad quem maxime res pertinet el is
qui idoneior est: et est optimum ex coniunctione, ex ide, ex dignitate actorem hoc interdicto eligendum.

Dal punto di ista critico si potrebbe osserare che la casistica oertaci non e certo genuina, in
quanto il rierimento alla aigvita. ` ci riporta alle distinzioni sociali caratteristiche del Basso Impero.
1uttaia il testo ci permette egualmente di accertare che, potendo questo interdetto ,popolare, essere
chiesto da piu persone, il magistrato dee scegliere a suo prudente arbitrio quella piu adatta ad agire.

13: Si tamen posteaquam hoc interdicto actum est alius hoc interdicto agere desideret, palam erit po-
stea alii non acile dandum, nisi si de peridia prioris potuerit aliquid dici. itaque causa cognita amplius
quam semel interdictum hoc erit moendum. nam nec in publicis iudiciis permittitur amplius agi quam
semel actum est quam si praearicationis uerit damnatus prior accusator. si tamen reus condemnatus
malit aestimationem suerre quam hominem exhibere, non est iniquum saepius in eum interdictum e-
xperiri el eidem sine exceptione el alii.

Anche su questo testo sono stati aanzati certi sospetti di non genuinita. Decisii al riguardo gli
studi di Scialoja e di Betti. Il torto del Betti e pero quello di non essersi reso conto che il testo pre-
ede distintamente due ipotesi:
1, quella in cui oglia iniziarsi una seconda olta il procedimento per l`interdetto ae bovive tibe
ro ebibevao `, dopo che gia una prima olta questo sia stato emanato,
2, quella inece in cui si chieda la rinnoazione del procedimento dopo che i sia gia stato il
processo e ivteraicto.
A parte questo, pero, gran parte delle conclusioni del Betti sono accettabilissime e possiamo
arne tesoro. Il giurista dunque, conigurando la questione che al procedimento interdittale ae bovi
ve tibero ebibevao ` possa olersi ar ricorso piu d`una olta, considera anzitutto il caso in cui esso sia
stato emanato e che esso non abbia auto seguito ,n opposizione, n ottemperanza, n processo
e ivteraicto `,. Quanto all`inciso itaqve . vorevavv `, esso ha tutta l`aria di un`intrusione che spezza
la continuita dell`ordine logico. Se esso sia pero un glossema ,Betti, o un`interpolazione, edremo
meglio in seguito. Nella ipotesi particolare che a chiedere di nuoo l`interdetto sia una persona di-
ersa da quella che lo ha ottenuto per la prima olta, il procedimento non potra rinnoarsi, dice Ul-
piano, senza una particolare ragione ,vov facite aavavv `,. Lntra eidentemente in gioco un principio
analogo a quello del ve bi. iv iaev ` che ige in materia di processo ormulare. Qui si a pero richia-
mo piuttosto ai giudizi criminali doe pure vov ervittitvr avtiv. agi qvav .evet actvv e.t `, pur con
qualche eccezione, come accade appunto per il caso di prearicazione. Nel caso in esame pero non
c`e bisogno di prearicazione. L` suiciente un atteggiamento di mala ede, basta che ae erfiaia rio
ri. otverit atiqvia aici ` perch si possa rinnoare il procedimento. Nella seconda ipotesi si e auto in-
ece, come diceamo, il procedimento e cav.a ivteraicti, conclusosi con la condanna del destinatario,

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il quale pero piuttosto che ebibere ha preerito pagare la titi. ae.tivatio.
L` sorta in tal modo una situazione illegale ,poich non e certamente ammissibile che, pagan-
do la titi. ae.tivatio, si acquisti il diritto di tenere presso di s un uomo libero, ed a chiunque sara le-
cito cercare di rimuoerla. Il giurista ritiene non contrario all`aeqvita. concedere la rinnoazione del
procedimento, tanto nel caso che a richiederla sia il medesimo promotore, che un terzo. Per il pri-
mo caso sara suiciente la concessione di una nuoa ormula e ivteraicto, per il secondo sara neces-
sario anzitutto la emanazione di un nuoo interdetto. Ma l`atteggiamento di colui che detiene l`uo-
mo libero, sia che egli non abbia ubbidito all`ordine, sia che abbia preerito subire la titi. ae.tivatio,
una olta condannato nel processo e ivteraicto, potra essere quello di non presentarsi una seconda
olta iv iv. per la reiterazione dell`interdetto. Potra allora l`interdetto essere pronunciato in contu-
macia Questa e la questione che puo sorgere, e quello che segue ,boc ivteraictvv e..e rogavavv `, ne e
la risposta, almeno secondo Labeone, il quale appunto ritiene che l`interdetto possa benissimo esse-
re emanato in contumacia, anche quando sia stato gia pronunciato una prima olta.
Se questa e l`interpretazione che dee darsi ai paragrai esaminati, non i sono allora diicolta
ad ammettere che la norma esposta in questo 14 sia di carattere generale, poich essa e qui ri-
chiamata non astrattamente in rierimento ad un singolo interdetto, bensi al caso molto particolare
di emanazione di esso per la seconda olta, e se anche in questo caso puo aersi pronuncia in con-
tumacia, cio signiica appunto che in quelli consueti essa costituisce la normalita. Cio spiega anche il
silenzio delle onti su questo punto, che ha tutta l`aria di essere stato incontroerso.


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12. Si ritiene in dottrina che anche per la procedura interdittale osse ammissibile la rappresentanza
processuale, con unzioni ed eetti analoghi a quella del processo ordinario. Ora e certo che di ro
cvrator ` si parla piu olte nelle onti, ma, prima di passarle in rassegna, non sara male richiamare le
nozioni istituzionali in tema di rappresentanza processuale. Sappiamo inatti che tanto il cogvitor che
il rocvrator assumeano la unzione di parte ed erano essi a contestare la lite, mentre il loro nome
enia inserito nella ormula, ed a loro aore e a loro carico era pronunciata la sentenza. Vi era
quindi una era e propria sostituzione di persona.
Che questi medesimi eetti si producessero in materia interdittale sembra, anche a prima ista,
diicile ad ammettersi. Anzitutto manca la titi. covte.tatio , in certi interdetti non e neppure citato il
nome dell`impetrante, e addirittura inconcepibile poi che l`ordine possa essere riolto ad una perso-
na diersa da quella che ha tenuto il comportamento, o si troa nella situazione, per cui e stato crea-
to l`interdetto, dal momento che le norme sulla legittimazione passia appaiono molto precise nello
stabilire contro chi esso debba essere diretto. A cosa ogliono alludere allora le onti in cui si parla
di unzioni procuratorie nel processo interdittale Non dimentichiamo che di rocvrator `, oltre che
in senso speciico, si puo parlare e si parla in senso lato, meno rigoroso, ad indicare il postulante ro
atio `. Il concetto molto asto di o.tvtare ` c`e oerto con queste parole da Ulpiano in

D. 3.1.1.2 ,Ulp. 6 aa ea.,: Postulare autem est desiderium suum el amici sui in iure apud eum qui iuri-
sdictioni praeest exponere el alterius desiderio contradicere.

In una tale deinizione potra arsi rientrare certamente sia la richiesta dell`interdetto a aore di
un`altra persona ,proposizione dell`istanza introduttia, solgimento delle argomentazioni a aore
di colui che dorebbe essere il ero impetrante,, sia la diesa dell`impetrato con controdeduzioni, ri-
chiesta di ecetiove., etc. In ogni caso e eidente che il proedimento non contemplera mai diret-
tamente il rocvrator, la cui unzione pertanto non e molto lontana da quella di un moderno dienso-
re. A riproa di quanto abbiamo detto esaminiamo

D. 3.3.40.pr. ,Ulp. 9 aa ea.,: Pomponius scribit non omnes actiones per procuratorem posse quem insti-

a tvteta ivteraittate ea it retatiro roce..o




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tuere. denique ut liberi qui in potestate absentis dicuntur, ducantur, interdictum non posse desiderare ait
nisi, ut Iulianus ait, causa cognita, id est si et nominatim ei mandatum sit et pater aletudine el alia iusta
causa impediatur.

Come appare dal passo, Giuliano, Pomponio ed Ulpiano sono tutti concordi nell`ammettere che il
rocvrator ro atio possa chiedere l`interdetto ae tiberi avcevai. ` solo nel caso di un legittimo impedi-
mento dell`interessato. La giustiicazione oerta non e sminuita qualora si tolga l`inciso ia e.t . iv
eaiatvr `, sospettato dalla critica. Quanto poi alla prima rase doe si parla di actiove. `, i dubbi solle-
ati non hanno buon ondamento. Prima di tutto qui non si a minimamente equiparazione ra a-
zioni e interdetti e poi puo pensarsi che Pomponio parlasse di alcune azioni, per negare la possibili-
ta per esse della rappresentanza, soermandosi in altro punto sull`interdetto in questione ,aeviqve `
e molto indicatio,, ed Ulpiano abbia inece riuniicato le due testimonianze.
Da cio si possono inoltre trarre interessanti conclusioni per quanto riguarda il regime delle cav
tiove.. La covvvvi. oivio ritiene inatti applicabili anche in questo caso le regole ordinarie. Ma i testi
citati serono proprio a dimostrare il contrario.

D. 3.3.45.2 ,Paul. 9 aa ea.,: Si procuratori opus noum nuntiatum sit isque interdicto utatur ne ei is iat
aediicanti deensoris partes eum sustinere nec compelli caere ratam rem dominum habiturum Iulianus
ait, et si satisdederit, non animaderto, inquit Iulianus, quo casu stipulatio committatur.

Parlandosi del rocvrator `, cui sia stata atta denuncia di nuoa opera e che oglia ottenere l`inter-
detto ve ri. fiat aeaificavti ` ,aendo oerto cauzione contro i danni,, si dice chiaramente che egli non
potra essere costretto a prestare la cavtio rev ratav aovivvv babitvrvv ` e che se poi la presta, cio non
ara alcun eetto. Il testo nega insomma che il rocvrator possa essere costretto a prestare la cauzio-
ne, come aiene inece nel procedimento ormulare. L`Ubbelohde se ne rende conto, ma ritiene
che si tratti di un`eccezione ai principii.

D. 39.1.5.20 ,Ulp. 50 aa ea.,: Si procurator autem opus noum mihi nuntiaerit et satis acceperit deinde
interdicto adersus eum utar, ne im mihi aciat, quo minus aediicem, ex interdicto eum oportet iudica-
tum soli satisdare, quia partes sustinet deensoris.

Qui si aerma certo che il rappresentante processuale e tenuto a prestare la cavtio, ma siamo nel
processo e ivteraicto, non nel procedimento interdittale. Le cauzioni relatie alla rappresentanza po-
tranno quindi essere richieste soltanto nell`udienza di comparizione, con cui s`inizia il processo or-
mulare e cav.a ivteraicti.
Le testimonianze in tema d`interdetti popolari conermano poi quanto abbiamo sostenuto in
tema di rappresentanza. Si legge in

D. 43.8.6 ,Iul. 43 aig.,: Li qui hoc interdicto experitur ne quid in loco publico iat, quo damnum priato
detur, quamis de loco publico interdicat, nihilo minus procuratoris dandi acultas est.

Ma questo non e il regime tipico delle azioni popolari, per le quali la rappresentanza processuale e
concessa di regola solo a aore del conenuto:

D. 4.23.5 ,Paul. 3 aa ea.,: Qui populari actione conenietur ad deendendum procuratorem dare potest:
is autem qui eam moet, procuratorem dare non potest.

Cio puo eidentemente spiegarsi solo ammettendo che di rappresentanza processuale negli interdet-
ti si parli in senso molto piu elastico.
L la questione potrebbe dirsi chiusa, se non si troasse adombrata un`altra spiegazione in

D. 3.3.42.pr. ,Paul. 9 aa ea.,: Licet in popularibus actionibus procurator dari non possit, tamen dictum
est merito eum qui de ia publica agit et priato damno ex prohibitione adicitur quasi priatae actionis

.rvatao i.carai




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dare posse procuratorem.

Questa possibilita pero di costituire un procuratore per l`interdetto ae ria vbtica `, posta come ecce-
zione al sistema generale, denuncia l`interpolazione. Inoltre qui si asserirebbe che l`impetrante dee
risentire un danno proprio, onde la situazione sarebbe assimilabile alle azioni priate. Ma una giusti-
icazione del genere e senz`altro compilatoria, presupponendo la identiicazione degli interdetti e
delle azioni. Per i classici non c`era bisogno, come abbiamo isto, di una tale giustiicazione per po-
ter creare un rocvrator, che ha solo le esti del o.tvtator ro atio. I giustinianei inece, non olendo
escludere la possibilita di creare un procuratore negli interdetti popolari e doendo orire un moti-
o plausibile a questa, che costituirebbe una deroga al sistema delle azioni popolari ,interdetto e
ormai eguale ad azione,, anno lea sui rilessi priatistici dell`interdetto popolare medesimo. A
parte tutto questo e gli indizi ormali, come l`espressione tavev aictvv e.t verito ` ,si eda Guarneri
Citati,, l`interpolazione e resa eidente dalle parole e robibitiove `, che si rieriscono ad un`epoca in
cui l`interdetto ormai si e cristallizzato in una norma giuridica, generale ed astratta, e non e piu un
comando concreto che s`ispira alla alsariga dell`editto.
Volendo concludere su questo punto, ci sembra legittimo pertanto aermare l`autonomia del
procedimento interdittale anche sotto il proilo della rappresentanza.


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13. In qualunque processo ormulare di accertamento possono eriicarsi dei atti che escludono il
processo medesimo o proocano quanto meno una deiazione di esso, quali sono appunto la con-
essione e il giuramento. Quando inatti il conenuto riconosca le pretese dell`attore, o il processo si
arresta, per arsi luogo alla procedura esecutia se eentualmente il conenuto non tenga un com-
portamento conseguente alla covfe..io, oppure erra emanata una nuoa e diersa ormula, che tenga
conto dell`aenuto riconoscimento delle pretese attoree. Nel caso poi di giuramento, o il processo
di accertamento non ara piu luogo, in quanto il pretore deneghera l`azione ,giuramento prestato
dal conenuto, o, trattandosi di giuramento olontario ,stragiudiziale,, si concedera una ormula di-
ersa sulla base del giuramento stesso ,ormula con ecetio per il caso che a prestarlo sia stato il
conenuto, ormula e ivreivravao ` se inece lo abbia prestato l`attore,. Dobbiamo ora edere se
questi istituti troino applicazione e con quali eetti nel processo interdittale.
Cominciamo dalla covfe..io ed esaminiamo subito un passo che sembra deporre per la soluzione
aermatia.

D. 42.2.6.2 ,Ulp. 5 ae ovv. trib.,: Sed et si undum indicem meum esse tuque conessus sis perinde ha-
beberis atque si dominii mei undum esse pronuntiatum esset. et si alia quacumque actione ciili el ho-
noraria el ivteraicto exhibitorio el restitutorio el prohibitorio, dum quis conenitur, coniteatur, dici
potest in his omnibus subsequi praetorem oluntatem orationis dii Marci debere et omne omnino
quod quis conessus est pro iudicato habere. dabitur igitur ex his actionibus ex quibus dies datur ad res-
tituendam rem, conesso tempus ad restitutionem et, si non restituatur lis aestimabitur.

Questo testo costituisce una era croce per gli interpreti. Dalla interpretazione letterale appare chia-
ramente la norma del diritto giustinianeo. Qualunque sia la natura del processo di accertamento
,anche tavqvav e ivteraicto ,, la covfe..io iv ivre ha lo stesso eetto del giudicato. Il principio covfe..v.
ro ivaicato babetvr ` non ha quindi eccezioni. Nel caso poi che l`azione esperita implichi per il cone-
nuto l`obbligo di una restituzione, il giudice gli concedera un limite di tempo e, solo nel caso di
mancata restituzione nel termine assegnato, si ara luogo a titi. ae.tivatio. Le diicolta cominciano
quando noi passiamo alla interpretazione storico-critica. Puo il dettato di questo passo corrisponde-
re al diritto classico Prima di addentrarci in questa questione si potra segnalare come il rasario del
testo sia tale da suscitare eramente i nostri piu grai sospetti ,espressioni come iv ovvibv. `, ovve
ovvivo ` sono caratteristiche del linguaggio compilatorio,.

a tvteta ivteraittate ea it retatiro roce..o




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Senza contare poi che questo discorso s`incontra in un`opera di Ulpiano che non riguardaa
minimamente il processo ormulare, quanto da esso si ricaa non si accorda aatto con le altre sicu-
re nozioni, che noi possediamo relatiamente allo covfe..io. All`inizio del rammento si a una con-
trapposizione ra covfe..io certi ` ed ivcerti `:

Certum conessus pro iudicato erit, incertum non erit,

che non e accettabile per il diritto classico, poich non esistea una dicotomia, ma una tripartizione
ra certa ecvvia `, certa re. ` e ivcertvv `. Ora per quanto riguarda la covfe..io certae ecvviae `, non i ha
dubbio che il principio covfe..v. ro ivaicato babetvr ` alesse in dalle Dodici 1aole:

1ab. III.1-2: Aeris conessi rebusque iure iudicatis XXX dies iusti sunto. Post deinde manus iniectio
esto. In ius ducito .

Se il conenuto riconoscea il aare oortere ` non i era inatti piu necessita di una sentenza del giu-
dice e si potea ar luogo all`esecuzione, concedendo un certo tempo ,trenta giorni, per adempiere.
La te Rvbria ribadi il principio in rierimento al processo ormulare. Si potea subito, in caso di cov
fe..io, ar luogo all`actio ivaicati ed in mancanza di aefev.io alla avctio e alla vi..io. Lo stesso ci testimo-
niano una quantita di scritti della giurisprudenza che non e il caso di passare in rassegna. Ara potu-
to pero un tale principio essere applicabile anche alle altre due ipotesi, classicamente ormulabili, di
covfe..io certae rei ` e di covfe..io ivcerti ` La risposta negatia eidentemente si impone. Se il conenu-
to con un`actio iv rev, certae rei o anche ivcerti, riconosce la pretesa attorea, non si puo inatti passare
subito all`esecuzione, che non e ammessa in orma speciica, ed e in ogni caso necessaria una titi. ae
.tivatio. Una alutazione del giudice, non sull`av ma sul qvavtvv non potra pertanto eitarsi e ci do-
ra essere egualmente una forvvta ed una titi. covte.tatio su di quelle.
Quanto poi aerma D. 42.2.6.2 dicendo .ea et .i fvvavv rivaicev vevv e..e tvqve covfe..v. .i. e
rivae babeberi. atqve .i aovivii vei fvvavv e..e rovvvtiatvv e..et ` e assolutamente inconcepibile ! Potra
giustiicarsi semmai da un punto di ista sostanziale, non certo sotto l`aspetto processuale. Quando
inatti e il giudice che accerta il ondamento della pretesa, egli liquida l`equialente e condanna il
conenuto, quando inece i sia una covfe..io iv ivre nessuno potra, senza una adeguata ormula, pro-
ocare questo accertamento dell`equialente da parte del giudice. Noi non conosciamo questa or-
mula, ma potremmo immaginare che il suo tenore osse, per esempio, questo:

Quod N
s
N
s
A
o
A
o
hominem Stichum se dare oportere conessus est ,ovre : undum Cornelianum A
i

A
i
esse ex iure Quiritium,, q.d.r.a., quanti ea res erit, iudex N
m
N
m
A
o
A
o
condemna ,nisi restituatur,,
s.n.p., absole,

doe il .i vov aret ab.otre ` si rierisce semplicemente alla eentualita che la covfe..io non abbia auto
luogo.
Dunque per il diritto classico il principio covfe..v. ro ivaicato babetvr ` potra troare applicazio-
ne solo per il caso di covfe..io certae ecvviae `. Dopo quanto abbiamo detto appare eidente come i
principii in materia di covfe..io non potessero troare applicazione nella procedura etra oraivev, cui
appunto si rieria originariamente l`opera di Ulpiano ,ae ovvibv. tribvvatibv. , da cui e escerpito il
passo che ci sta interessando.
L` lecito congetturare allora che l`oratio airi Marci sia proprio interenuta per cercare di unior-
mare il regime della covfe..io nei due sistemi, ormulare e straordinario. L` dubbio inatti che la covfe.
.io certae ecvviae ` aesse in questa seconda orma processuale lo stesso alore di una ivaicatio del ma-
gistrato giusdicente. Puo darsi che egli olesse anzi o doesse sempre pronunciarsi in merito, te-
nendo conto s`intende della covfe..io.
Per la covfe..io certae rei ` d`altronde, essendo ammessa nella procedura etra oraivev la covaevva
tio iv i.av rev, non aea ragione di esistere quel procedimento estimatorio, di cui abbiamo parlato

.rvatao i.carai




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per il processo ormulare. Non essendoi quindi piu dierenze ra la certa ecvvia ` e la certa re. ` si
sarebbe potuti giungere in ogni caso alla procedura esecutia, seguendo il processo il suo corso
normale inece per il caso di covfe..io ivcerti `, anche se in orma piu spedita. 1ornando pertanto al
nostro problema, possiamo escludere che il testo originario di Ulpiano si occupasse di procedimen-
to interdittale. Lsso esaminaa orse solo il caso di una pretesa iv rev atta alere etra oraivev, ed
inocaa l`oratio airi Marci, auspicando una soluzione analoga a quella del processo ormulare. La
parte centrale del rammento, in cui si parla dell`interdetto, e quindi senz`altro interpolata.
Il passo che descrie puntualmente inece l`ipotesi di covfe..io nel procedimento interdittale noi
lo conosciamo gia ,si eda .vra, p. 12 ss.,. Lsso e

D. 43.5.1.1 ,Ulp. 68 aa ea.,: Si quis orte coniteatur penes se esse testamentum, iubendus est exhibere et
tempus ei dandum est ut exhibeat, si non potest in praesentiarum exhibere. sed si neget se exhibere pos-
se el oportere interdictum hoc competit.

Bastera richiamare il principio ispiratore della decisione. Se l`impetrato ammetta di aer presso di s
le taole e non si opponga alla loro esibizione, poich la lite iene a dissolersi, non i sara bisogno
di procedimento interdittale. Sara suiciente uno iv..v., un`ordinanza, concedendo un lasso di tem-
po per l`esibizione. Come si ede, e questa una soluzione analoga a quella per il caso di reirivaicatio `
esperita etra oraivev, di cui ci siamo occupati poco sopra.
Concludendo, la covfe..io puo aer luogo in un procedimento interdittale con l`eetto di esclu-
dere il normale solgimento della procedura. Il magistrato potra e dora emanare un`ordinanza da
non conondersi con l`interdetto. Cio pero non signiica che sia applicabile alla materia intedittale il
principio covfe..v. ro ivaicato babetvr `, che del resto non ale sempre neppure per il procedimento
ormulare.
Sul giuramento decisorio in materia d`interdetti esiste una sola testimonianza delle onti. Prima
di esaminarla sara pero opportuno richiamare qualche nozione relatia al giuramento nel processo
ormulare, lasciando ben inteso da parte il giuramento ava ivaicev `. Le onti ci hanno conserato il
ricordo di un iv.ivravavv iv ivre ` in antitesi ad un iv.ivravavv etra iv. `. Per secoli si e ritenuto che
questa distinzione corrispondesse all`altra, pure documentataci, ra iv.ivravavv vece..arivv ` e iv.iv
ravavv rotvvtarivv `. Soltanto sul inire dell`Ottocento la dottrina romanistica ha cominciato ad a-
anzare dei sospetti sulla classicita di queste distinzioni. L` merito soprattutto del Demelius l`aer
mostrato che, se il giuramento necessario ha sempre luogo iv ivre, non puo pero sostenersi che quel-
lo olontario abbia sempre luogo etra iv.. Il Biondi piu tardi ha spezzato piu di una lancia in aore
della tesi secondo cui ra le due orme di giuramento non i sarebbe aatto la dierenza sostenuta
dai ecchi interpreti. Se giuramento necessario e giuramento olontario dieriscono, e semmai negli
eetti, e non nella natura. Da ultimo Amirante e andato alquanto oltre, sostenendo che in ondo la
distinzione ra iv.ivravavv iv iv. e etra iv. e probabilmente da cancellare per quanto riguarda il dirit-
to classico. Quello che importa distinguere e se il giuramento decisorio e un giuramento olontario
o necessario, cioe se esso iene prestato unicamente e actiove vtriv.qve titigatori. ` ,accordo delle
parti prima di accedere il tribunale,, o enga inece deerito perch i sono delle norme che pree-
dono e disciplinano questa possibilita ,giuramento che in certi casi puo essere deerito, ma non rie-
rito, e nei quali il non giurare porta grai e saoreoli conseguenze,. In deinitia quello che conta
e che il giuramento e actiove ` enga prestato prima della titi. covte.tatio. Questo si rilette sugli e-
etti, non la distinzione ra iv.ivravavv iv iv. e etra iv..
Siamo in grado di leggere ora

D. 12.2.3.1 ,Ulp. 22 aa ea.,: Quacumque autem actione quis coneniatur, si iuraerit, proiciet ei iusiu-
randum, sie in personam, sie in rem sie in actum sie poenali actione el quais alia agatur sie de
interdicto.

Siccome nella clausola edittale che qui si commenta si parla, come si puo leggere all`inizio del ram-

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mento, molto genericamente di colui che essendo conenuto ,cvv qvo agetvr `, covaictiove aetata ivra
rerit `, e certo che questo giuramento puo essere di qualsiasi specie tranne che un giuramento ava
ivaicev. Orbene, la ecchia dottrina ha ritenuto che, come in ogni altro processo, il giuramento si
applicasse con gli stessi eetti anche negli interdetti. Ma soprattutto Albertario ha attaccato orte-
mente il rammento che abbiamo ora letto, sostenendo che da .ire iv er.ovav ` in poi sarebbe tutta
quanta un`appiccicatura tribonianea. Per parte nostra anzitutto ogliamo osserare che qualora la
testimonianza osse alida, essa si rierirebbe non al procedimento interdittale, ma al processo e iv
teraicto ,non ha ragione il Krger che uol togliere il ae ` di ronte ad ivteraicto `,. Contrariamente a
Gandoli poi, riteniamo che l`Albertario abbia rettamente intraista l`interpolazione nella seconda
meta del testo. Che ragione inatti c`era di aggiungere quella casistica, quando si era detto qvacvvqve
actiove ` L`aggiunta arebbe anzi quasi pensare ad una restrizione. L`interpolazione inece ha auto
un suo scopo e cioe quello di approittare ancora una olta dell`occasione oerta per assimilare gli
interdetti alle azioni, quando inece, come chiaramente si ricaa da Giustiniano, tale distinzione non
esistea piu:

v.t. iv.t. 4.15.pr.: Sequitur ut dispiciamus de interdictis seu actionibus, quae pro his exercentur. erant au-
tem interdicta ormae atque conceptiones erborum .

Potra sembrare una ripetizione sorabbondante, ma e certo anche prudente, perch l`interprete non
possa aer dubbi sulla aenuta pariicazione, anche in tema di giuramento. Cadendo dunque que-
st`unica testimonianza, quale opinione possiamo noi arci circa l`applicabilita del giuramento al pro-
cedimento interdittale Non resta che prendere la ia della congettura, e, poich non i e nessun
motio che c`induca ad escluderne l`applicazione, possiamo benissimo presumere che il giuramento
enisse prestato anche nel processo interdittale. Questo, s`intende, solo per il giuramento olonta-
rio, poich e eidente che, se le parti erano d`accordo, non si potea certo impedir loro di ar ricor-
so al giuramento. Per quanto riguarda poi gli eetti del giuramento stesso, tenuto conto:
1, della natura autoritatia del procedimento,
2, dell`interesse pubblicistico che potea esseri in molte controersie risolubili per interdetti,
saremmo restii ad ammettere che esso aesse la stessa eicacia decisoria, che aea nel processo
ormulare, doe potea importare per esempio la aevegatio actiovi. :

D. 12.2..pr. ,Ulp. 22 aa ea., Ait praetor: eius rei, de qua iusiurandum delatum uerit, neque in ipsum
neque in eum ad quem ea res pertinet actionem dabo .

Per la covfe..io abbiamo isto che essa daa luogo ad un`ordinanza, nel caso plausibile della presta-
zione di giuramento da parte dell`impetrato, il magistrato ara dunque potuto decidere caso per ca-
so dell`opportunita di concedere l`interdetto nonostante il giuramento, qualora ad esempio l`interes-
se pubblico osse stato prealente su quello priato.


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14. Veniamo ora alla cav.ae cogvitio `, che e senza dubbio una delle questioni piu ardue e delicate che
si debbono arontare nello studio di questo tema.
Lo stato della scienza romanistica al riguardo puo riassumersi in questi termini. Da un lato la
ecchia teoria, seguita ancora dalla maggioranza degli studiosi odierni, ritiene che di cav.ae cogvitio `
nel procedimento interdittale non sia da parlarsi se non in quei casi preisti espressamente dall`edit-
to. Dall`altro lato si puo collocare la tesi gia da noi sostenuta, per cui, alla aevegatio o alla eaitio dell`in-
terdetto non si potrebbe arriare se non in seguito ad una cav.ae cogvitio `.
Noi abbiamo peraltro sempre riconosciuto che la cav.ae cogvitio magistratuale non esclude, al-
meno in molti casi, la natura condizionale o ipotetica dell`interdetto. Il magistrato ara potuto ino

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ad un certo punto rendersi personalmente conto della ondatezza delle richieste delle parti, ma, non
giungendo a ormarsi un conincimento, ara potuto egualmente emanare l`interdetto, demandando
al giudice l`accertamento dei presupposti di esso. Per questo abbiamo parlato di processo sommario
e di cogvitio ` sommaria.
Ora e inece interenuto nella discussione il Gandoli, acendosi aliere di una tesi molto e-
stremista. Lgli e giunto a sostenere che la cav.ae cogvitio ` costituia un esame deinitio, che potea
portare o meno alla concessione dell`interdetto, come ordine concreto incondizionato.
Volendo ritornare qui sull`argomento, doremo trattare di nuoo tutta la questione, con un e-
same esegetico di tutte le onti, accurato ed approondito.
Prima d`iniziare questo esame, ogliamo pero aertire che e ancora aperto il piu ampio pro-
blema della cav.ae cogvitio ` del magistrato nel processo in genere, di cui quello che qui c`interessa co-
stituisce soltanto un capitolo. L` inatti certamente un pregiudizio ritenere, come si a, che il pretore
non potesse compiere una cav.ae cogvitio ` se non nei casi preisti dall`editto. Per concedere adeguata
tutela alle piu sariate situazioni, egli ara douto certo entrare sempre piu o meno proondamente
nel merito. In ogni caso pero non si dee credere che i due problemi, quello generale e quello di cui
ci occuperemo in questa sede, per quanto connessi, postulino le medesime conclusioni. Alla ine in-
atti del processo relatio, l`interdetto interiene a risolere la controersia, mentre il decreto-
ormula del processo ordinario segna solo uno stadio di transizione, poich la questione sara risolta
solo dal giudice.
Dopo queste premesse iniziamo senz`altro il nostro esame esegetico. Poich i passi che po-
tremmo passare in rassegna sono molto numerosi, noi ci limiteremo a quelli piu istruttii ed interes-
santi, raggruppandoli in arie categorie.

a,. La prima di queste e costituita da quei testi relatii alla legittimazione passia. Il problema e quel-
lo di stabilire a chi spettaa l`accertamento relatio alla esperibilita del singolo interdetto contro
l`impetrato, se al pretore o al giudice della actio e ivteraicto, essendo astrattamente conigurabile tan-
to l`una quanto l`altra ipotesi. Lsaminiamo D. 43.8.2 ,Ulp. 68 aa ea., nel rivciivv e in alcuni para-
grai.

pr.: Praetor ait: ne quid in loco publico acias ine eum immittas qua ex re quid illi damni detur, prae-
terquam quod lege senatus consulto edicto decretoe principium tibi concessum est, de eo quod actum
erit interdictum non dabo.

Ulpiano ci rierisce la clausola relatia all`interdetto ve qvia iv toco vbtico facia. `. Occorre il ricorso
immediato per ottenere la sospensione dell`opera, poich questo e un interdetto proibitorio e non
potra emanarsi se l`opera sia stata portata a termine.

13: Si quid in loco publico aediicaero, ut ea, quae ex meo ad te nullo iure deluebant, desinant luere,
interdicto me non teneri Labeo putat.

Si nega in un`ipotesi come questa la legittimazione passia, poich non i era diritto a riceere le ac-
que, alle quali l`ov. o l`ivvi..io compiute impediscono di deluire. Manca cioe un danno. Annotia-
mo l`espressione impiegata ad esprimere cio: ivteraicto vov teveri `.

14: Plane si aediicium hoc eecerit, ut minus luminis insula tua habeat, interdictum hoc competit.

In questa attispecie inece il danno priato c`e, perch l`iv.vta ha perduto una parte della luce di cui
godea, e - si dice - ivteraictvv covetit `.

15: Idem ait si in publico aediicem, deinde hoc aediicium ei obstet, quod tu in publico aediicaeras,
cessare hoc interdictum, cum tu quoque illicite aediicaeris, nisi orte tu iure tibi concesso aediicaeras.


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Chiaro, anche per questo caso, attraerso la giustiicazione itticite aeaificareri. `, il motio della inespe-
ribilita dell`interdetto, espressa con le parole ce..are boc ivteraictvv `. Con il 35 iene preso in esame
un altro interdetto, in certo modo analogo al precedente, interdetto pero restitutorio e non poibito-
rio , 36,, che puo dirigersi , 3, contro chi e in possesso, o quanto meno ha la detenzione , 38,,
dell`opera costruita sulla ia pubblica, o dalla quale la ia stessa ha risentito un danno. Diamo pero
la parola ad Ulpiano:

35-38: Praetor ait: quod in ia publica itineree publico actum immissum habes, quo ea ia ide iter
deterius sit iat, restituas. loc interdictum ex eadem causa proiciscitur ex qua et superius: et tantum in-
terest, quod hoc restitutorium, illum prohibitorium est. loc interdicto non is tenetur, qui in ia publica
aliquid ecit, sed is, qui actum habet. proinde si alius ecit, alius actum habet, is tenetur qui actum ha-
bet: et est hoc utilius, quia is potest restituere qui actum immissum habet. labere eum dicimus, qui uti-
tur et iure possessionis ruitur, sie ipse opus ecit, sie ex causa emptionis el conductionis el legato
el hereditate el quo alio modo adquisiit.

Per indicare il passiamente legittimato si usano le espressioni vov i. tevetvr ` . i. tevetvr `.

39: Unde Oilius putat eum, qui pro derelicto reliquit id opus quod ecit, si iam publicam corrupit et
reliquit, non teneri hoc interdicto, non enim habet quod ecit. sed an in eum actio debeat dari idebi-
mus, et puto utile interdictum competere, ut, quod in ia publica aediicait, restituat.

L`inciso .i riav . retiqvit ` e una ripetizione inutile e sgrammaticata. Piu sospetta ancora e pero la
seconda parte del rammento da .ea av ` sino alla ine, doe ci si chiede se possa usarsi un`actio e si
risponde che e possibile esperire un interdetto. Non e da escludere tuttaia che il testo originale par-
lasse eramente di un`actio vtiti. o di un interdetto utile, senza peraltro conondere le due categorie.
In ogni caso e certo qui da espungere il covetere ` usato in rierimento ad un interdetto utile. Quan-
to alla prima parte, inece, ne e chiaro il senso: si ritiene non esperibile l`interdetto ae ria vbtica `
contro colui che si e spogliato per derelizione dell`opera dannosa. La giustiicazione e che vov babet
qvoa fecit `. Ai ini della nostra indagine segnaliamo l`espressione, che del resto abbiamo gia incontra-
ta, vov teveri boc ivteraicto `.

40: Si ex undo tuo arbor in iam publicam sic ceciderit, ut itineri sit impedimento, eamque pro dere-
licto habeas, non teneri Labeo scribit: si tamen, inquit, actor sua impensa arborem tollere paratus uerit
recte tecum acturum interdicto de ia publica reicienda. sed si pro derelicto non habeas recte tecum agi
hoc interdicto.

Come si ede, c`e pero anche un interdetto proibitorio, con cui diidare dal porre impedimenti a
chi olesse ar riparazioni sulla ia pubblica. Se inatti il proprietario dall`albero caduto sulla strada
lo abbandona non aendone piu la detenzione, non sara tenuto con l`interdetto di cui si tratta nei
paragrai precedenti. Quando pero l`altra parte, oglia, come abbiamo detto, rimuoere l`albero ed il
proprietario i si opponga, si potra esperire contro di lui un apposito interdetto. Registriamo anche
qui le espressioni: vov teveri `, recte tecvv actvrvv ` e recte agi `.
Prima di passare all`esame di altre attispecie relatie ad interdetti diersi da quelli di cui ci
siamo per adesso interessati, e preeribile richiamare altri casi concernenti l`interdetto restitutorio ae
toco vbtico `, ed anzitutto un testo uori della .eae. vateriae :

D. 8.5.1.2 ,Al. 2 aig.,: Secundum cuius parietem icinus sterculinum ecerat, ex quo paries madescebat,
consulebatur, quemadmodum posset icinum cogere, ut sterculinum tolleret. respondi, si in loco publi-
co id ecisset, per interdictum cogi posse, sed si in priato de seritute agere oportere: si damni inecti
stipulatus esset, possit per eam stipulationem, si quid ex ea re sibi damni datum esset, serare.

Il testo dee essere interpretato come se, al posto di cov.vtebatvr `, osse scritto cov.vtebat `. O inatti
siamo in presenza di un errore dell`amanuense, o questo e uno dei pochi casi in cui il erbo cov.vto `

.rvatao i.carai




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e usato al deponente. La attispecie e questa. Un tizio ha atto un letamaio a ridosso della parete del-
l`ediicio altrui. Per eetto di cio la parete ha cominciato a trasudare, inradiciando. Il proprietario
dell`ediicio si riolge al giurista per sapere quale mezzo potra chiedere al pretore, ed il giurista ri-
sponde che bisogna prima di tutto edere se il letamaio si troa in un ondo pubblico o priato. Nel
primo caso si potra agire con interdetto restitutorio ae toco vbtico `, nel secondo si potra chiedere
un`azione negatoria di seritu. Notiamo l`espressione er ivteraictvv cogi o..e `.
Ld esaminiamo ancora due paragrai di D. 43.8.2 ,Ulp. 68 aa ea.,.

: Si quis quod in publico loco positum habuit reicere oluit, hoc interdicto locum esse Aristo ait ad
prohibendum eum reicere.

1: Si quis nemine prohibente in publico aediicaerit, non esse eum cogendum tollere ne ruinis urbs
deormetur, et quia prohibitorium est interdictum non restitutorium.

I due passi preedono la medesima attispecie: e il caso di taluno che abbia costruito abusiamente
in luogo pubblico, senza incontrare alcuna proibizione. Dal primo passo si ricaa che potra arsi
luogo all`interdetto proibitorio contro il costruttore che oglia compiere opere di riparazione, men-
tre non potra essere concesso l`interdetto restitutorio, e cio si desume inece dal secondo testo, se
in precedenza un interdetto proibitorio, come nella specie, non sia stato emanato. In essi incontria-
mo l`espressione ivteraicto tocvv e..e ` e quella cogevavv e..e `, che dee essere interpretata alla luce del
testo edittale, che suona appunto: ivteraictvv vov aabo `.
Ultimi della serie, in tema di legittimazione passia, D. 11.8.1.8 e D. 43.24.15.pr.

D. 11.8.1.8 ,Ulp. 68 aa ea.,: Aediicare idetur prohibere et qui prohibet eam materiam conehi, quae
aediicio necessaria sit. proinde et si operi necessarios prohibuit quis enire, interdictum locum habet, et
si machinam alligare quis prohibeat, si tamen eo loci prohibeat qui seritutem debeat: ceterum si in meo
solo elis machinam ponere non tenebor interdicto, si iure te non patiar.

Si preedono tre attispecie: che taluno proibisca il trasporto di materiale, oppure l`accesso agli ope-
rai, o in ine il collocamento di una macchina, tutte cose necessarie per la costruzione di un sepol-
cro. Sempre nei due primi casi - nel terzo solo se chi ostacola il collocamento della macchina sia
proprietario del ondo serente - potra applicarsi l`interdetto ae .eotcro eaificavao `.
Segnaliamo anche qui le espressioni ivteraictvv tocvv babet ` e vov tevetvr ivteraicto `.

D. 43.24.15.pr. ,Ulp. 1 aa ea.,: Semper adersus possessorem operis hoc interdictum competit, idcirco-
que, si quilibet inscio el etiam inito me, opus in undo meo ecerit, interdicto locus erit.

Si tratta, come appare anche dal testo, dell`interdetto qvoa ri avt ctav `. Poich questo dee essere
sempre diretto contro il possessore dell`ov., se nel mio ondo un terzo abbia costruito, a mia insa-
puta o contro la mia olonta, un ov. da cui puo deriare danno, il icino potra agire contro di me.
Da notare anche qui l`espressione ivteraicto tocv. erit `.
Cerchiamo a questo punto di trarre delle conclusioni. Abbiamo incontrato arie espressioni at-
te ad indicare la legittimazione passia o meno di un interdetto. Cominciamo dalla locuzione tecnica
che abbiamo isto ricorrere piu di requente: ivteraictvv ,vov , tevet `, ivteraicto ,vov , teveri `. Noi la
abbiamo intesa come i e - o non i e - responsabilita ai sensi dell`interdetto, cioe l`interdetto e
esperibile oppure no, il destinatario e obbligato o meno. Ma essa uol dire che l`accertamento
della legittimazione passia ien atto dal pretore oppure dal giudice Il parallelismo ra questa e-
spressione e quella teveri actiove ` proa troppo per essere accolto senza risera. 1everi actiove ` uol
dire inatti che il pretore, ricorrendo determinati presupposti, dee emanare la ormula. L` equia-
lente cioe ad ivaicivv aavavv `. Se ci contentassimo di cio, ivteraictvv teveri ` orrebbe dire allora che
l`interdetto dee essere emanato. Non si puo pero accogliere questa conclusione, poich altro e
l`emanazione del aecretvvforvvta, altro l`emanazione dell`interdetto. Nel primo caso, anche ammet-

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tendo, come noi acciamo, che il magistrato potesse esaminare il caso sottoposto alla sua giurisdi-
zione, per meglio adattargli la ormula, questa non risole aatto la lite, ma segna i limiti entro i
quali dora solgersi il giudizio. Con la emanazione dell`interdetto inece, come ormai abbiamo i-
sto, la controersia iene risolta, anche se sull`interdetto possa poi aprirsi un nuoo procedimento.
Per questi motii appunto non ci sembra accettabile supinamente il parallelismo che abbiamo
sopra delineato. L`espressione teveri ivteraicto ` si presta poi benissimo ad un altro signiicato. Po-
tremmo anche ammettere inatti che il magistrato emanasse l`interdetto, condizionandolo ra l`altro
al caso che si eriicasse la legittimazione passia, che egli peraltro non accertaa, e che eentual-
mente arebbe costituito compito del giudice. L`interdetto non sara allora stato obbligatorio se non
ricorrendone i requisiti, e il giudice ara douto assolere chi non i abbia ottemperato, in mancan-
za di legittimazione passia. Appare dunque come l`espressione teveri ivteraictvv ` sia ancipite e non
ci ora da sola una soluzione al nostro problema.
Pure equioca pero e quella ivteraicto recte agi `. Agire con l`interdetto puo essere inteso sia in
senso di ottenere l`emanazione dell`interdetto, quanto in quello di essere in grado di incere la cav.a
e ivteraicto dopo che l`interdetto sia stato emanato. Anche questa espressione non ci dice chi accerti
la legittimazione passia. Lo stesso puo ripetersi per l`altra ce..are ivteraictvv `, che puo oler dire e-
gualmente bene e che l`interdetto non puo emanarsi e che l`interdetto emanato non ara eicacia.
Meno equioca e indubbiamente l`espressione ivteraictvv covetit `, ben inteso nei casi in cui
essa e classicamente rierita ad un interdetto di cui sia proposto lo schema nell`editto. Lssa puo in-
atti abbastanza spesso intendersi ageolmente nel senso che si ha diritto all`emanazione di un in-
terdetto, quando ne ricorra la legittimazione passia. Quella inece er ivteraictvv cogere ` non ci ore
da sola molti lumi. Si puo intendere sia in rierimento al procedimento interdittale ero e proprio,
quanto a tutto il complesso procedimento, ii compreso il processo e ivteraicto.
Accanto ad ivteraictvv covetit `, sembrerebbe poi di poter collocare le altre espressioni, non
ancora esaminate e cioe ivteraictvv aabo ` e ivteraicto tocv. e.t `. Ma cio ale solo per la prima di que-
ste, ed e inatti senza nessuno sorzo d`interpretazione che di ronte a ivteraictvv vov aabo ` come ad
ivteraictvv covetit ` si puo aermare essere l`interdetto emanato solo al ricorrere dei requisiti per la
legittimazione passia. Per l`espressione tocv. e.t ` inece ,sulla quale il Gandoli ha creduto di poter
are appoggio, a diesa della sua tesi estremista sull`interento cognitorio del magistrato,, espressio-
ne che, come abbiamo detto, puo sembrare a prima ista unioca, bisognera rilettere tenendo sot-
t`occhio una testimonianza di Ulpiano in

D. 43.13.1.6 ,Ulp. 68 aa ea.,: Sunt qui putent excipiendum hoc interdicto quod eius ripae muniendae causa
non iet, scilicet ut, si quid iat quo aliter aqua luat, si tamen muniendae ripae causa iat, interdicto locus
non sit .

Si discute in questo passo, sul quale ritorneremo in seguito, se si possa aggiungere un`eccezione all`in-
terdetto ve qvia iv ftvvive vbtico fiat `, con la quale si accia alere che le opere sono state atte non per
deiare le acque, ma per raorzare le rie. Ma se trattasi di un interdetto contenente un`eccezione ed
in rierimento ad esso si dice che tocv. vov e.t `, e certo che, almeno in questo caso, quest`espressione
non uol dire che l`interdetto non iene emanato, bensi che esso non ara eicacia.
Volendo concludere allora su questo punto dell`accertamento della legittimazione passia, po-
tremo dire che sicuramente non e da seguire la covvvvi. oivio, che tale accertamento ritiene sia ri-
serato in ogni caso al giudice del processo e ivteraicto, ma che neppure puo aermarsi che esso
osse compito esclusio del magistrato, anche se i sono indubbiamente dei casi in cui cio aenia.
In altre parole, dall`esame in qui condotto non appare che sempre l`interdetto osse un ordine
condizionato, potendo in qualche caso la cogvitio del pretore risolere deinitiamente almeno certe
questioni.

b,. Proseguendo la nostra indagine, ediamo ora altri esempi di cav.ae cogvitio ` per quanto attiene
all`oggetto dell`interdetto, cioe alla attispecie concreta, cui esso si dee applicare.

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D.43.12.1.4 ,Ulp. 68 aa ea.,: loc interdictum ad lumina publica pertinet: si autem lumen priatum sit,
cessabit interdictum: nihil enim diert a ceteris locis priatis lumen priatum.

Quello di cui qui si parla e l`interdetto ve qvia iv ftvvive vbtico fiat `, interdetto proibitorio, di cui si
legge la ormula all`inizio del rammento:

D. 43.12.1.pr.: Ait praetor: ne quid in lumine publico ripae eius acias nee quid in lumine publico
nee in ripa eius immittas, quo statio itere naigio deterior sit iat.

Cosa debba intendersi per iume pubblico, Ulpiano ce lo dice nel 3:

publicum lumen esse Cassius deinit, quod perenne sit: haec sententia Cassii, quam et Celsus probat,
idetur esse probabilis.

Nel 4, in peretta coerenza, s`aerma dunque che ivteraictvv ce..abit `, e cio e indubbiamente da in-
tendere nel senso che l`interdetto non erra emanato, qualora non si tratti di iume pubblico. Il pre-
tore dora pertanto accertare se gli ostacoli posti alla naigazione o all`ormeggio dalle imbarcazioni,
e contro i quali si chiede il suo interento, si rieriscano o meno ad un iume pubblico.

D. 39.3.21 ,Pomp. 32 aa Q. Mvc.,: Si in meo aqua erumpat, quae ex tuo undo enas habeat, si eas enas
incideris et ob id desierit ad me aqua perenire, tu non ideris i ecisse, si nulla seritus mihi eo nomi-
ne debita uerit, nec interdicto quod i aut clam teneris.

La attispecie e semplice. Vi sono due ondi coninanti, da uno dei quali sgorga acqua nell`altro. Il
proprietario del ondo, per cui passano le ene acquiere, le taglia. Si domanda se sia applicabile l`in-
terdetto qvoa ri avt ctav ` allo scopo di rimuoere gli ostacoli che il proprietario ha posto in essere
per deiare l`acqua. La soluzione secondo il giurista e la seguente: l`interdetto potra chiedersi solo se
colui che e stato danneggiato e titolare di un diritto di seritu a carico del ondo su cui si troano le
ene, altrimenti non si potra parlare di una iolenza, ma di un esercizio di acolta competenti al
proprietario. Anche qui non tanto c`interessa l`espressione impiegata ivteraicto teveri. `, quanto il atto
che l`accertamento dell`esistenza di una seritu si presenta come un presupposto indispensabile per
l`emanazione dell`interdetto.

D. 43.26.6.4 ,Ulp. 1 aa ea.,: Quaesitum est, si quis rem suam pignori mihi dederit et precario rogaerit,
an hoc interdictum locum habeat. quaestio in eo est, ut precarium consistere rei suae possit. mihi ide-
tur erius precarium consistere in pignore, cum possessionis rogetur, non proprietatis, et est haec sen-
tentia etiam utilissima: cottidie enim precario rogantur creditores ab his qui pignori dederunt, et debet
consistere precarium.

Il caso che qui si discute e quello del debitore pignorante, che abbia ripreso in precario la cosa data
in pegno. Si domanda se il creditore possa agire contro di lui con l`interdetto restitutorio ae reca
rio `, che e appunto quello di cui si tratta in questo titolo. La questione nasce dal atto che la cosa si
troa, in ondo, presso il suo proprietario, onde non sembrerebbe potersi parlare di precarieta del
possesso. Il giurista ritiene pero che non i siano diicolta a concedere l`interdetto, che ha lo scopo
di ar riacquistare il possesso a chi, come appunto il creditore, lo ha ceduto ad altri, senza che si ac-
cia minimamente questione circa la proprieta. L`accertamento del rapporto di pegno, esistente ra
impetrante ed impetrato, si appalesa pertanto come una condizione .ive qva vov per l`emanazione
dell`interdetto ae recario `, e quindi sull`esistenza o meno di questo rapporto il pretore dora con-
durre la sua indagine preliminare.

D. 43.20.1.13 ,Ulp. 0 aa ea.,: Idem Labeo scribit, etiamsi praetor hoc interdicto de aquis rigidis sentiat,
tamen de calidis aquis interdicta non esse deneganda: namque harum quoque aquarum usum esse neces-

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sarium: nonnumquam enim rerigeratae usum irrigandis agris praestant. his accedit, quod in quibusdam
locis et cum calidae sunt irrigandis tamen agris necessariae sunt, ut lierapoli: constat enim apud liera-
politanos in Asia agrum aqua calida rigari.

Si discute intorno all`applicabilita dell`interdetto ae aqva cottiaiava `, predisposto dal pretore eiden-
temente in rierimento ad acque redde. Secondo Labeone pero esso potra emanarsi anche trattan-
dosi di acque calde ,ivteraictvv vov e..e aevegavavv `,. Ora una questione come questa e di certo stata
solleata iv ivre dall`impetrato. Poca importanza ha pero per noi la soluzione seguita ,ed a conorto
della quale il giurista, non solo a notare che le acque rareddate possono serire benissimo ad irri-
gare i campi, ma ricorda anche gli usi di alcuni paesi, nei quali a tale scopo ci si sere proprio del-
l`acqua calda,, bastandoci porre in rilieo che poteano solgersi daanti al pretore, prima dell`ema-
nazione dell`interdetto, delle discussioni intorno al campo di applicazione del medesimo e che il
pretore si conormaa poi alla soluzione che tali questioni riceeano.

D. 43.5.1.2-10 ,Ulp. 68 aa ea.,: loc interdictum pertinet non tantum ad testamenti tabulas, erum ad
omnia, quae ad causam testamenti pertinent: ut puta et ad codicillos pertinet. Sie autem alet testamen-
tum sie non, el quod ab initio inutiliter actum est, sie ruptum sit el in quo alio itio, sed etiam si
alsum esse dicatur el ab eo actum qui testamenti actionem non habuerit: dicendum est interdictum
alere. Sie supremae tabulae sint sie non sint, sed priores, dicendum interdictum hoc locum habere.
Itaque dicendum est ad omnem omnino scripturam testamenti, sie perectam sie imperectam, inter-
dictum hoc pertinere. Proinde et si plures tabulae sint testamenti, quia saepius ecerat, dicendum est in-
terdicto locum ore: est enim quod ad causam testamenti pertineat, quidquid quoquo tempore actum
exhiberi debeat. Sed et si de statu disceptetur, si testator ilius amilias el serus hoc ecisse dicatur, et
hoc exhibebitur. Item si ilius amilias ecerit testamentum, qui de castrensi peculio testabatur, habet lo-
cum interdictum. Idem est et si is, qui testamentum ecit, apud hostes decessit. loc interdictum ad ii
tabulas non pertinet, quia erba praetoris reliquerit ecerunt mentionem.

In tutti questi casi qui esaminati - di testamento o di codicillo, di testamento alido o inalido ,ed
inalido in dall`inizio o rvtvv `,, di tabvtae riore. o .vrevae, di testamento di un fitiv. favitia. o di
un sero, di testamento di chi sia morto prigioniero - l`interdetto ae tabvti. ebibevai. ` dora essere
concesso. Questo il succo del lungo brano. Bench inatti le espressioni usate, come ivteraictvv rate
re `, ivteraictvv tocvv babere `, ivteraicto tocvv fore `, possano anche sembrare equioche, ci pare di poter
aermare che tutte le questioni esaminate siano state solleate iv ivre dal conenuto, e che il pretore
le abbia risolte, decidendo di non doerne tener conto. Se cosi e si dee pero riconoscere che una
cav.ae cogvitio, sia anche sommaria, in tutti questi casi non potea mancare.

D. 43.24.13.1 ,Ulp. 1 aa ea.,: Labeo scribit, si ilio prohibente opus actum sit, et te habere interdictum,
ac si te prohibente opus actum est, et ilium tuum nihilo minus.

In questo responso di Labeone si pariica, ai ini della concessione dell`interdetto qvoa ri avt ctav `,
la robibitio atta dal iglio a quella del padre ,l`ultimo inciso non puo essere classico, poich i si
ammette la legittimazione attia del iglio,. Anche questa ci sembra una questione che puo ormare,
o meglio ha realmente ormato oggetto di accertamento da parte del pretore.

c,. Passiamo ad esaminare altri casi di eentuale cogvitio pretoria, casi in cui si discute sulla scelta di
una o di un`altra ormula.

D. 43.20.1.31 ,Ulp. 0 aa ea.,: Quia autem diximus aestiam aquam aliquo distare ab aqua cottidiana,
sciendum est etiam interdictis distare, quod qui de aqua cottidiana interdicit, ita interdicit: uti hoc anno
aquam duxisti, at qui de aestia, sic: uti priore aestate, nec immerito: nam quia hieme non utitur, reerre
se non ad presentem aestatem, sed ad priorem debuit.

La dierenza ra acqua cottiaiava ed ae.tira, come si legge nel 3, deria dall`uso che di tale acqua si

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a normalmente, nonch dalle intenzioni di colui che se ne sere e dalla natura dei luoghi medesimi,
per i quali iene impiegata:

Duo autem genera sunt aquarum: est cottidiana, est et aestia. cottidiana ab aestia usu diert, non iure.
cottidiana ea est, quae duci adsidue solet el aestio tempore el hiberno, etiamsi aliquando ducta non
est, ea quoque dicitur cottidiana cuius seritus intermissione temporis diisa est. aestia autem ea est,
qua aestate sola uti expedit, sicut dicimus estimenta aestia, saltus aestios, castra aestia, quibus inter-
dum etiam hieme, plerumque autem aestate utamur. ego puto probandum ex proposito utentis et ex na-
tura locorum aquam aestiam a cottidiana discerni: nam si sit ea aqua, quae perpetuo duci possit, ego
tamen aestate sola ea utar, dicendum est hanc aquam esse aestiam: rursum si ea sit aqua, quae non nisi
aestate duci possit, aestia dicetur: et si ea sint loca, quae natura non admittant aquam nisi aestate, di-
cendum erit recte aestiam dici.

Orbene, anche gli interdetti che possono concedersi - si dice nel 31 - sono diersi a seconda che
si tratti dell`una o dell`altra, parlandosi, in quello per l`acqua cottiaiava di uso boc avvo `, in quello in-
ece per l`acqua ae.tira di uso riore ae.tate `, come presupposti al diieto del pretore d`impedire con
la iolenza l`esercizio di questo uso stesso. Pare eidente allora che, ogniqualolta un priato si ri-
olgera al pretore per ottenerne tutela, questi dora alutare il caso concreto prima di emanare la
ormula in un modo o nell`altro.

D. 43.20.1.38-39 ,Ulp. 0 aa ea.,: Ait praetor: quo ex castello illi aquam ducere ab eo, cui eius rei ius uit,
permissum est ducat im ieri eto. quandoque de opere aciendo interdictum erit, damni inecti caeri
iubebo. loc interdictum necessario propositum est. namque superiora interdicta ad eos pertinent, qui a
capite ducunt, el imposita seritute el quia putant impositam: aequissimum isum est ei quoque qui ex
castello ducit, interdictum dari. id est ex eo receptaculo quod aquam publicam suscipit, castellum accipe.

Come risulta dalla lettura di questo passo, accanto agli interdetti ae aqva cottiaiava et ae.tira `, esiste
un altro interdetto relatio all`acqua e ca.tetto avcevaa `. Come nei casi precedentemente esaminati,
anche qui il pretore dora accertare se si tratti pero eramente di acqua deriata da un deposito ,un
presupposto e anche che i sia una concessione amministratia di raccogliere l`acqua pubblica in
questo deposito, mentre di seritu si potra parlare nei conronti dei ondi priati attraersati dalle
condutture dell`acqua,. L`ultima rase ia e.t . accie ` e un glossema esplicatio, che non intacca la
sostanza del testo.

Gai., iv.t. 4.148-150: Retinendae possessionis causa solet interdictum reddi, cura ab utraque parte de
proprietate alicuius rei controersia est, et ante quaeritur, uter ex litigatoribus possidere et uter petere
debeat, cuius rei gratia comparata sunt uti possidetis et utrubi. Lt quidem uti possidetis interdictum de
undi el aedium possessione redditur, utrubi ero de rerum mobilium possessione. Lt si quidem de
undo el aedium interdicitur, cura potiorem esse praetor iubet, qui eo tempore quo interdictum reddi-
tur nec i nec clam nec precario ab adersario possideat, si ero de re mobili, eum potiorem esse iubet,
qui maiore parte eius anni nec i nec clam nec precario ab adersario possiderit idque satis ipsis erbis
interdictorum signiicatur.

1utte le olte che i sia controersia sulla proprieta di una cosa e le parti non siano d`accordo nep-
pure nell`indiiduare chi sia il possessore e quindi debba sostenere la parte di conenuto ,essenziale
per stabilire chi dee are la eaitio e chi dee acciere la ormula,, si ricorre all`interdetto vtrvbi o vti
o..iaeti.. Dierso pero e il loro campo d`applicazione, diersa la ormulazione stessa. Il primo si ap-
plica qualora oggetto della controersia sia una cosa immobile ,vti evv fvvavv o..iaeti. . qvovivv.
ita o..iaeati. .`,, il secondo se si tratta di cosa mobile ,vtrvbi i. bovo . vaiore arte avvi .`,. Prima
di emanare l`uno o l`altro il pretore ara dunque un`indagine relatia sull`oggetto della lite.

Gai., iv.t. 4.155: Interdum tamen etsi eum i deiecerim, qui a me i aut clam aut precario possiderit, co-
gor ei restituere possessionem, eluti si armis eum i deiecerim, nam propter atrocitatem delicti in tan-
tum patior actionem, ut omni modo debeam ei restituere possessionem. armorum autem appellatione

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non solum scuta et gladios et galeas signiicari intellegemus, sed et ustes et lapides.

Si pone in antitesi, come si ede, l`interdetto ae ri ` all`interdetto ae ri arvata `. L`uno non puo con-
cedersi al aeiectv., che osse a sua olta possessore avt ri avt ctav avt recario ,poich riv ri reettere ti
cet `,. L`altro potra inece essere emanato a suo aore, nonostante cio, quando il aeicev. abbia atto
uso delle armi. Per adibire l`interdetto adatto al caso, il pretore dora pertanto esaminare la attispe-
cie, altrimenti rischiera di render ana la sua tutela.

D. 43.13.1.12 ,Ulp. 68 aa ea.,: loc interdictum restitutorium proponitur: superius enim prohibitorium
est et pertinet ad ea, quae nondum acta sunt. si quid igitur iam actum est, per hoc interdictum restitue-
tur: si quid ne iat prospicitur, superiore interdicto erit utendum, et si quid post interdictum redditum
uerit actum, coercebitur.

La contrapposizione di cui si parla in questo testo e quella ra l`interdetto qvoa iv ftvvive vbtico fac
tvv .it ` e l`interdetto ve qvia iv ftvvive vbtico fiat `. L`uno e restitutorio, l`altro proibitorio, e quindi
del primo ci si arra quando l`opera e stata compiuta, del secondo inece quando ancora non lo e
stata. L`accenno alla esecuzione ivre ote.tati. ` contenuto nell`ultima parte ,coercebitvr `, e senz`altro
interpolato, poich, classicamente, esperito inano l`interdetto proibitorio si sara semplicemente at-
to ricorso al secondo. Comunque anche qui e documentata la necessita di una scelta ra due inter-
detti in relazione ad una o ad altra attispecie concreta.

d,. Lsaminiamo ora altri passi in cui si ede come il pretore operasse per adattare la ormula astratta
al caso concreto.

D. 43.24.22.4 ,Venul. 2 ivtera.,: Si quis proiectum aut stillicidium in sepulchrum immiserit, etiamsi ipsum
monumentum non tangeret, recte cum eo agi, quod in sepulchro i aut clam actum sit, quia sepulchri
sit non solum is locus, qui recipiat humationem, sed omne etiam supra id caelum: eoque nomine etiam
sepulchri iolati agi posse.

L` stata atta ri o ctav una immissione sull`area del sepolcro. Si puo trattare ,il giurista scinde le atti-
specie, di uno sporto ,roiectvv `, o di una grondaia ,.titticiaivv `,. Il titolare dello iv. .evtcbri si e ri-
olto al magistrato per ottenere l`interdetto qvoa ri avt ctav ` ed il magistrato glielo ha concesso op-
portunamente adattandolo al caso. Poich la omula proposta nell`albo e la seguente ,Lenel 256,:

Quod i aut clam actum est, q.d.r.a., id, si non plus quam annus est cum experiendi potestas est, restituas,

in questo caso essa sara stata inece cosi:

Quod in sepulchro i aut clam actum est ,cetera e forvvta ,.

Nel successio processo e cav.a ivteraicti nasce pero la questione se possa considerarsi immissione
in sepolcro la costruzione di uno sporto o l`applicazione di una grondaia, ma il giurista, richiesto del
suo parere, risponde che e da intendersi per sepolcro non solo il luogo doe stanno la salma o le
ceneri, bensi anche l`aria ad esso sorastante, tanto e ero che si potrebbe agire anche con l`actio .e
vtcbri riotati. Ora quello che a noi interessa e l`adattamento della ormula, consistente, come abbia-
mo isto, nell`indicazione del luogo in cui si e eriicata l`immissione, poich esso implica necessa-
riamente un esame da parte del pretore della situazione prospettatagli dall`impetrante ,che si tratti di
immissione relatia ad un sepolcro, nel caso esaminato, egli ara desunto o dall`impetrato che cerca
di eccepire l`inapplicabilita dell`interdetto o da una proa ornita dallo stesso impetrante,.
Un altro esempio di adattamento e precisamente di uno dagli interdetti vvae ri `, ci e oerto
poi da Cicerone. Premettiamo le ormule proposte nell`albo per l`interdetto ae ri ` ,Lenel 245.a,:


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Unde in hoc anno tu illum i deiecisti aut amilia tua deiecit, cum ille possideret, quod nec i nec clam
nec precario a te possideret, eo illum quaeque ille tunc ibi habuit restituas,

e per l`interdetto ae ri arvata ` ,Lenel 245.b,:

Unde tu illum i hominibus coactis armatise deiecisti aut amilia tua deiecit, eo illum quaeque ille tunc
ibi habuit restituas.

Si tenga presente che queste ormule sono della redazione giulianea di due secoli posteriore a Cice-
rone. Le dierenze ra di esse saltano subito agli occhi. Per la prima occorre che il possesso dell`im-
petrante non sia izioso e che l`interdetto enga richiesto entro l`anno. Per la seconda questi requi-
siti non i sono. Vediamo a questo punto la ormula rierita da Cicerone:

ro 1vtt. 12.29: Videtis praetores per hos annos interdicere hoc modo elut inter me et M. Claudium: unde
dolo malo tuo M. 1ulli, M. Claudius aut amilia aut procurator eius i detrusus est, cetera e forvvta.

Non solo i e l`inserzione del nome delle parti, ma l`aggiunta dell`espressione aoto vato `. Questa,
come spiega lo stesso Cicerone ,che qui, sia detto per inciso, a un esempio immaginario di ormula,
in cui il suo dieso compare come destinatario, in modo da dedurne piu ageolmente delle conclu-
sioni, le quali, se nell`esempio si rielano santaggiose per lui, nel caso concreto sono inece utilis-
sime,, ha un particolare alore, quello cioe di implicare la responsabilita di M. 1ullio non solo per il
caso che egli abbia compiuto direttamente lo spoglio, ma anche se per eettuare cio si sia aalso di
seri ,favitia `, per dirla con la parola stessa dell`editto giulianeo,, o di altre persone. Anche per que-
sta inserzione ci sembra non si potesse prescindere da un esame anche sommario della attispecie.

e,. La serie di testi che adesso prenderemo in esame ci attesta la ricorrenza di un esame preliminare
nel merito prima della concessione sia di interdetti utili che d`interdetti repentini.

D. 43.8.2.6 ,Ulp. 69 aa ea.,: Cum quidam elum in maeniano immissum haberet, qui icini luminibus o-
iciebat, utile interdictum |competit|: ne quid in publico immittas, qua ex re luminibus Gaii Seii oicias.

Siamo di ronte ad un caso di applicazione in ia utile ,onde il covetit ` e da ritenere interpolato,
dell`interdetto ve qvia iv toco vbtico fiat `, il cui presupposto e costituito, come appare dallo schema
edittale ,Lenel 23: ve qvia iv toco vbtico facia. ivre evv ivvitta. qva e re qvia itti aavvi aetvr .`,, da
un danno che il priato risente dall`immissione in luogo pubblico, mentre nella attispecie qui con-
siderata si tratta di un`immissione ,collocazione di una tenda,, compiuta non propriamente su un
luogo pubblico, ma su un ballatoio, che comunque sporge sul luogo pubblico. L` inutile dire che il
pretore ha douto esaminare il caso, prima di emanare l`interdetto.

D. 43.8.2.39: Unde Oilius putat eum, qui pro derelicto reliquit id opus quod ecit, si iam publicam
currupit et reliquit, non teneri hoc interdicto: non enim habet quod ecit. sed an in eum actio debeat da-
ri idebimus. Lt puto utile interdictum |competere| ut, quod in ia publica aediicait, restituat.

Di questo passo ci siamo gia occupati in precedenza ,p. 30,. Si tratta dell`interdetto restitutorio ae
ria vbtica `, che, nel caso in cui taluno abbia costruito un`opera che e di pregiudizio alla iabilita, ma
l`abbia poi derelitta, non si potrebbe applicare ,occorrendo, come sappiamo il possesso o quanto
meno la detenzione dalla cosa,. Si discute se i sia un altro mezzo. Come abbiamo gia detto, questa
seconda parte e certo corrotta, ma solo nel senso della pariicazione atta ra interdetti ed azioni,
poich si sara potuto concedere benissimo un interdetto utile contro colui qvi ro aereticto retiqvit `, in
cui non si sara tenuto conto della o..e..io. Potremmo anche immaginare che l`interdetto restitutorio,
di cui abbiamo la ormula al 35, enisse adattato alla attispecie in questi termini:


a tvteta ivteraittate ea it retatiro roce..o




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Quod in ia publica itineree publico actum immissum pro derelicto habes, quo ea ia ide iter dete-
rius sit iat, restituas.

Sara stato suiciente cioe introdurre un ro aereticto ` nello schema edittale: ma anche ad una modii-
cazione come questa e necessario supporre che il pretore non potesse giungere se non attraerso un
esame della attispecie concreta.

D. 43.12.1.12 ,Ulp. 68 aa ea.,: Non autem omne, quod in lumine publico ripae it, coercet praetor, sed
si quid iat, quo deterior statio et naigatio iat. ergo hoc interdictum ad ea tantum lumina publica per-
tinet, quae sunt naigabilia, ad cetera non pertinet. sed Labeo scribit non esse iniquum etiam si quid in
eo lumine, quod naigabile non sit, iat, ut exarescat el aquae cursus impediatur, utile interdictum
|competere| ne is ei iat, quo minus id opus, quod in aleo luminis ripae deterior sit iat, tollere de-
moliri purgare restituere iri boni arbitratu possit.

Anche questo testo c`e in parte gia noto ,cr. .vra, p. 16,. L`interdetto ve qvia iv ftvvive vbtico fiat `
presuppone, come ci spiega chiaramente Ulpiano, che su un iume naigabile si compiano opere, le
quali impediscano la naigazione o l`ormeggio. 1uttaia per Labeone non sembra contrario all`aeqvi
ta. concedere un interdetto utile per il caso che tali opere, compiute su iume non naigabile, siano
tali da produrne l`inaridimento o comunque da turbare il normale corso delle acque. Nel 1 si a
poi un altro caso di applicazione del medesimo interdetto, qualora non si tratti di iume pubblico,
ma di mare ed anche qui e sempre Labeone a suggerire la ormula da concedere vtititer :

Si in mari aliquid iat, Labeo |competere| tale interdictum: ne quid in mare ine litore, quo portus, statio
itere naigatio deterius iat.

Lntrambi i casi presuppongono al solito un accertamento sommario da parte del pretore.

D. 43.14.1.6- ,Ulp. 68 aa ea.,: Possunt autem etiam haec esse publica. Publicano plane, qui lacum el
stagnum conduxit, si piscari prohibeatur, utile interdictum |competere| Sabinus consentit: et ita Labeo.
ergo et si a municipibus conductum habeat, aequissimum erit ob ectigalis aorem interdicto eum tueri.

Come puo semplicemente ricaarsi dalla rubrica del titolo, in cui il passo e compreso, siamo in tema
dell`interdetto vt iv ftvvive vbtico varigare ticeat `, interdetto proibitorio, diretto contro colui che cer-
chi d`impedire ad altri di condurre un`imbarcazione o di caricare e scaricare sulla ria di un iume.
Nel caso in esame si ha inece che taluno impedisce di solgere la pesca in un lago od in uno sta-
gno, preso in appalto a questo scopo da un pubblicano, o, com`e meglio ritenere, da una societa di
pubblicani ,.ocieta. vbticavorvv ,. Sabino e Labeone suggeriscono di accordare protezione al pubbli-
cano con un interdetto utile qvo vivv. iv tacv i.care ticeat `. La seconda parte del rammento, in cui si
ipotizza il caso analogo di appalto atto non con lo Stato, ma con un municipio, proponendo la me-
desima soluzione, e senz`altro di Ulpiano. In ogni modo anche qui, per quanto riguarda la cav.ae co
gvitio, non possono che ripetersi le cose gia dette per i casi precedenti.

D. 43.14.1.8-9: Si quis elit interdictum tale moere, ut locus deprimatur pecoris appellendi gratia, non
debet audiri: et ita Mela scribit. Idem ait tale interdictum |competere| ne cui is iat, quo minus pecus ad
lumen publicum ripame luminis publici appellatur.

Del 8 abbiamo gia auto modo di interessarci ,si eda .vra, p. 21,. In esso si dice appunto che
non dee essere preso in considerazione chi desideri l`interdetto ae ftvvive vbtico ` contro colui che
gli impedisca di scaare la ria al ine di condurre il bestiame ad abbeerarsi. 1uttaia, sempre se-
condo Mela, potra andarsi incontro a chi oglia solo condurre il bestiame al iume senza opere di
scao, e cio eidentemente si potra are concedendo al medesimo un interdetto utile. L` anche que-
sta una attispecie diersa da quella per la quale e stato dal pretore approntato l`interdetto, ed
anch`essa richiede indubbiamente un esame di merito.

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D. 43.19.3. ,Ulp. 0 aa ea.,: Si quis ex mandatu meo undum emerit, aequissimum est mihi hoc inter-
dictum dari ut ille usus est, qui mandatu meo emit.

Per capire esattamente il brano, bisognera conrontarlo prima con la ormula dell`interdetto ae itive
re actvqve rirato ` riportata nel rivciivv del r. 1 di questo stesso titolo:

Quo itinere actuque priato, q.d.a., el ia hoc anno nec i nec clam nec precario ab illo usus es, quo
minus ita utaris, im ieri eto.

L` questo un interdetto emanabile contro chi tenti di impedire l`esercizio di un diritto di passaggio,
quando risulti che l`impetrante lo ha esercitato vec ri vec ctav vec recario ` per il corrente anno, i sia
o meno seritu. Nel caso in esame non abbiamo, come appare, il ricorrere di tale requisito. Nondi-
meno il pretore potra concedere la protezione interdittale modiicando la ormula preista
nell`editto coll`inserire la menzione dell`esercizio di atto di tale diritto di passo da parte del manda-
tario, accanto a quello del titolare medesimo. Altro caso, anche questo, in cui la concessione dell`in-
terdetto utile presuppone un esame della attispecie.

D. 43.32.1.3 ,Ulp. 3 aa ea.,: Si tamen gratuitam quis habitationem habeat, hoc interdictum utile ei |competet|.

Lo schema dell`interdetto ae vigravao `, di cui si tratta in questo rammento, e riportato nel rivciivv
del medesimo ,Lenel 265,:

Si is homo, q.d.a., non est ex his rebus, de quibus inter te et actorem conenit, ut, quae in eam habita-
tionem, q.d.a. introducta importata ibi nata actae essent, ea pignori tibi pro mercede eius habitationis
essent, sie ex his rebus est et ea merces tibi soluta eoe nomine satisdatum est aut per te stat, quo mi-
nus solatur, ita, quo minus ei qui eum pignoris nomine induxit, inde abducere liceat, im ieri eto.

L` questo un mezzo di tutela che iene accordato all`inquilino di una babitatio il quale, cessata la lo-
cazione, desideri, traslocando, portarsi ia gli ivrecta et ittata, che stanno a garanzia della pigione. Pre-
supposto ne e che egli abbia sempre pagato regolarmente la mercede. Lsso pero si adatta anche per
portar ia quelle cose ,anzi questa appare dalla ormula l`ipotesi normale, che non erano da consi-
derarsi ra gli ivrecta et ittata. Anche nel caso di una concessione gratuita di abitazione puo tuttaia
eriicarsi l`opportunita di una tutela analoga. Si pensi al proprietario che, ad esempio, aendo l`in-
quilino proocato un danno all`abitazione, oglia riarsi sulle cose di lui e gli impedisca quindi di
traslocare. Per eitare che il aovivv. possa arsi giustizia da s, si concedera allora un interdetto utile
ae vigravao `. Oiamente sara necessario per ar cio il solito esame della attispecie.

C.I. 8.1.1 ,.teavaer .. .ro erocato, a. 224,: Cum proponas radicibus arborum in icina Aganthangeli
area positis crescentibus undamentis domus tuae periculum ederri, praeses ad exemplum interdictum,
quae in albo proposita habet: si arbor in alienas aedes impendebit, quibus ostenditur ne per arboris qui-
dem occasionem icino nocere oportere, rem ad suam aequitatem rediget.

Siamo in materia d`interdetti ae arboribv. ceaevai. ` a tutela dei rapporti di icinanza ,il icino puo es-
sere proprietario di un ondo o di una casa,. La attispecie proposta alla decisione dell`imperatore
Alessandro Seero e pero qui diersa da quella preista nell`editto proinciale, poich si tratta di
molestia cagionata non dalle ronde, bensi dalle radici dell`albero. Si suggerisce comunque di adatta-
re anche a questo caso gli interdetti medesimi.

1at. fragv. 90: Si usuructu legato legatarius undum nactus sit, non competit interdictum adersus eum,
quia non possidet legatum, sed potius ruitur. inde et interdictum uti possidetis utile hoc nomine pro-
ponitur et unde i, quia non possidet, utile datur, el tale concipiendum est quod de his bonis legati no-
mine possides quodque uteris rueris quodque dolo malo ecisti, quominus possideres utereris ruereris.

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Colui cui e stata dal pretore concessa la bovorvv o..e..io, ha l`interdetto qvoa tegatorvv ` contro chi
sia in possesso, a titolo di legato, dei beni acenti parte dell`asse ereditario. Se pero si tratti di un le-
gato di usurutto, siccome l`usuruttuario non possiede, non sarebbe esperibile l`interdetto. Dal
momento pero che in casi analoghi, l`editto preede la concessione in ia utile contro l`usuruttuario
degli interdetti possessorii vti o..iaeti. ` ed vtrvbi ` ,Lenel 24.i e 245.c,, anche a questa ipotesi
potra adattarsi l`interdetto qvoa tegatorvv `, modiicandone la ormula con l`aggiunta, accanto alla
menzione del possesso ,qvoa ae bi. bovi. tegati vovive o..iae. `,, di quella dell`usurutto ,qvoaqve vteri.
frveri. `,. Anche qui, come pure per il caso precedente, dee giungersi alle stesse conclusioni per
quanto concerne l`accertamento preliminare del pretore.
Interessante e poi il caso degli ivteraicta reevtiva. Un esempio molto signiicatio lo abbiamo
gia incontrato in D. 10.4.15, di cui ci siamo occupati parlando dell`interdetto e del ivaicivv come ae
creta del magistrato ,si eda .vra, p. 11 s.,. Richiameremo il contenuto del passo senza trascrierlo
nuoamente. Si tratta di un gruzzolo ,tbev.avrv. ,, che e stato nascosto in un ondo altrui e che il
proprietario intende recuperare. Nasce la questione quale sia il mezzo giudiziario adatto allo scopo e
Labeone, interpellato, propone che si dia un interdetto o un`actio iv factvv. L`interdetto che si sugge-
risce non e pero di quelli che hanno un modello pretorio nell`editto, ma un interdetto da crearsi li
per li, cioe repentino, di cui abbiamo tentata congetturalmente la ricostruzione in questi termini:

Quo minus ille thensaurum, q.d.a., eodiat tollat exportet, si per eum non stetit quo minus damni inec-
ti tibi operis nomine caeatur, im ieri eto.

In un caso del genere non edo come potrebbe mettersi in dubbio una cav.ae cogvitio pretoria, che
qui non solo sere ad adattare uno schema gia preposto nell`albo ad un caso concreto, ma addirittu-
ra a creare un nuoo mezzo di tutela dall`editto stesso non preisto.
Un altro caso d`interdetto repentino, per il quale sara inutile ripetere le considerazioni atte or
ora, c`e oerto da:

D. 39.2.9.1 ,Ulp. 53 aa ea.,: De his autem quae i luminis importata sunt, an interdictum dari possit
quaeritur. 1rebatius reert, cura 1iberis abundasset et res multas multorum in aliena aediicia detulisset,
interdictum a praetore datum, ne is ieret dominis, quominus sua tollerent auerrent, si modo damni
inecti repromitterent.

Si rierisce un atto realmente accaduto. C`era stata un`inondazione del 1eere. Le acque aeano
straripato e portato ia molte cose. Per consentire ai proprietari di andarsele a riprendere, il pretore
ritenne opportuno concedere un interdetto, di cui non e diicile, sui dati oerti dal testo, ricostruire
la ormula in questi termini:

Quae i luminis in aedes tuas delata sunt, quominus illi tollere auerre liceat, si modo tibi damni inecti
cautum sit ,ovre : si per eum non stetit quo minus damni inecti tibi caeatur,, im ieri eto.

,. Veniamo ora ad un`ultima serie di testi, in cui si parla di ecetiove. `. Intendiamoci pero prima sul
concetto di eccezione in materia interdittale. La dottrina distinguea inatti ra eccezioni stabili e
non stabili. cetiove. stabili ritenea quelle espressioni come boc avvo `, vaiore arte bviv. avvi `, vec
ri vec recario ` etc., cioe quelle clausole dell`interdetto che rendono il comando pretorio inapplicabile,
tutte le olte che il conenuto possa dimostrare, a sua diesa, che non si e eriicato il atto, preisto
nell`editto come covaicio .ive qva vov per l`emanazione dell`interdetto. Cosi per esempio, nel caso di
esercizio di atto di una seritu, il conenuto puo esimersi dimostrando che esso non si e eriicato
durante tutto l`anno. L` corretto pero parlare di ecetiove. ` in relazione a tali clausole A noi non
sembra, poich queste sono certo inserite a aore dell`impetrato, ma non costituiscono minima-
mente delle diese solleate iv ivre dal conenuto. Lsse sono piuttosto delle condizioni essenziali

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poste dall`organo giurisdizionale per la concessione della tutela, dei eri e propri requisiti e null`al-
tro. Restano da edere le altre ecetiove., quelle non stabili, le clausole cioe non preiste nell`albo,
ma inserite nella ormula dal pretore caso per caso. La documentazione che i testi ci orono di tali
eccezioni, anche in tema interdittale, costituisce come edremo, la piu recisa smentita di Gandoli,
che ha sostenuto come l`interdetto non osse, per lo meno per molto tempo ,ino a quando i mo-
duli interdittali . si cristallizzarono e la giurisprudenza suggeri di mitigare la rigidezza di alcune
ormule con l`inserimento di ecetiove. ,, un ordine condizionato.

te Rvbr. ae Catt. Ci.. XIX: . iussum iudicatume erit, id ratum ne esto, quodque quisque quomque de
ea re decernet interdeicete seie sponsionem ierei iudicareie iubebit iudiciume quod de ea re dabit,
is iv ia aecretvv sponsionem iudicium exceptionem addito addie iubeto: qua de re operis noi nuntiatio-
nem IIir IIIIir praeectuse eius municipei non remeisset.

Ogni qualolta il magistrato giusdicente emani in proposito ,materia trattata, un interdetto, oero
initi alla .ov.io o conceda una ormula in senso concreto, egli dora aggiungere la seguente ecce-
zione: purch intorno all`oggetto del decreto, .ov.io o ormula, il avorir il qvattvorrir o il raefectv. ivre
aicvvao non abbia atto la remissione dell`oeri. vori vvvciatio . Il legislatore dispone, come si ede,
che la tutela del vvvciav., mediante l` ivteraictvv aevotitorivv ` ed, in caso di inottemperanza, median-
te .ov.io e successiamente ivaicivv e .ov.iove, possa essere paralizzata con l`eccezione sopra tra-
scritta: cio che si eriica appunto quando i sia stata revi..io. Se un testo epigraico della prima meta
del I secolo a.C. ci documenta pero in modo cosi eidente la possibilita d`inserire un`eccezione nel
testo di un interdetto, questo signiica allora che il magistrato si esonera dall`esame di accertamento,
almeno per quanto concerne la circostanza dedotta nell`eccezione, demandandolo al giudice. Il
Gandoli cerca in modo molto singolare di liberarsi di questo testo, che costituisce un ostacolo in-
sormontabile per la sua tesi, dicendo: in particolare per quanto riguarda il passo della Lex Rubria,
l`aaaito aaaire ivbeto con l`iv e l`accusatio non e tranquillante. Ma si tratta di una taola epigraica,
non di un passo del Digesto, in cui possa ricercarsi ed indiiduare un`interpolazione !

D. 43.13.1.6 ,Ulp. 68 aa ea.,: Sunt qui putent excipiendum hoc interdicto quod eius ripae muniendae
causa non iet, scilicet ut, si quid iat, quo aliter aqua luat, si tamen muniendae ripae causa iat, interdic-
to locus non sit. sed nec hoc quibusdam placet: neque enim ripae cum incommodo accolentium mu-
niendae sunt. hoc tamen iure utimur, ut praetor ex causa aestimet, an hanc exceptionem dare debeat:
plerumque enim utilitas suadet exceptionem istam dari.

L`ultimo inciso - tervvqve . aari ` - in cui si a rierimento all`vtitita. e certo interpolato, ma il ri-
manente e classico. Si discute in esso se si possa aggiungere all`interdetto ve qvia iv ftvvive vbtico
fiat `, un`eccezione con la quale si accia alere che le opere sono state atte non per deriare le ac-
que, ma per raorzare le sponde del iume. La questione non e paciica, ma qualunque sia la solu-
zione del caso concreto, e per noi piu che suiciente il poter rileare che almeno astrattamente non
i erano diicolta ad apporre eccezioni all`interdetto.

D. 43.24..3 ,Ulp. 1 aa ea.,: Bellissime apud Iulianum quaeritur, an haec, exceptio noceat in hoc inter-
dicto quod non tu i aut clam eceris ut puta utor adersus te interdicto quod i aut clam, an possis o-
bicere mihi eandem exceptionem: quod non tu i aut clam ecisti et ait Iulianus aequissimum esse hanc
exceptionem dare: nam si tu, inquit, aediicaeris i aut clam, ego idem demolitus uere i aut clam et
utaris adersus me interdicto, hanc exceptionem prouturam. quod non aliter procedere debet, nisi ex
magna et satis necessaria causa: alioquin haec omnia oicio iudicis celebrari oportet.

L`ultima parte del paragrao - qvoa vov atiter . oortet ` - non e diicile scoprire che e interpolata.
Siamo in tema d`interdetto qvoa ri avt ctav ` e Giuliano pone la questione interessantissima se possa
apporsi ad esso l`eccezione: a meno che anche l`impetrante abbia agito prima ri o ctav , con la
conseguenza di rendere ano, in una tale ipotesi, l`interdetto stesso: la soluzione aermatia sembra
al giurista conorme ad equita.

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D. 43.24..4: Lst et alia exceptio de qua Celsus dubitat, an sit obicenda: ut puta si incendii arcendi causa
icini aedes intercidi et quod i aut clam mecum agatur aut damni iniuria. Gallus enim dubitat, an excipi
oporteret: quod incendii, deendendi causa actum non sit Serius autem ait, si id magistratus ecisset
dandam esse, priato non esse idem concedendum: si tamen quid i aut clam actum sit neque ignis u-
sque eo perenisset, simpli litem aestimandam: si peenisset absoli eum oportere. idem ait esse, si
damni iniuria actum oret, quoniam nullam iniuriam aut damnum dare idetur aeque perituris aedibus.
quod si nullo incendio id eceris, deinde postea incendium ortum uerit, non idem erit dicendum, quia
non ex post acto, sed ex praesenti statu, damnum actum sit nec ne, aestimari oportere Labeo ait.

Sempre in rierimento al medesimo interdetto si discute della inseribilita di un`altra eccezione, per il
caso che si siano abbattute le case del icino per diendersi da un incendio. Si anno dierse ipotesi
con alcune arianti: che l`abbattimento sia opera di un magistrato o di un priato, che l`incendio sia
perenuto o meno alle case in precedenza abbattute. Secondo qualcuno al posto di Cet.v. ` si do-
rebbe leggere Cattv. ` o iceersa, ma cio non ha qui importanza. Quando si dice .ivti titev ae.tivav
aav ` e ab.otri ` bisogna intendere poi che siamo nel processo ormulare e ivteraicto. Quali che siano
le soluzioni prospettate pero, quello che c`interessa e di porre in eidenza che si tratta di questioni che
il pretore puo alutare solo per concedere o meno una ecetio, senza quindi risolerle deinitiamente.

Cic., ei.t. aa fav. .13.2: Neque est quod illam exceptionem pertimescas: quo tu prior i hominibus ar-
matis non eneris, scio enim te non esse precacem in lacessendo.

L` questa un`ipotesi astratta, immaginata dal ersatile oratore. 1uttaia anche da essa si desume la
proa sicura che nell`interdetto ae ri arvata ` potea essere inserita l`eccezione qvoa tv rior ri bovivi
bv. arvati. reveri. `, che ci ricorda la prima di quelle incontrate di sopra, a proposito dell`interdetto
qvoa ri avt ctav `. In tutti questi casi che abbiamo ora esaminato e dunque eidente che l`interdetto
non si presenta come un ordine incondizionato, dal che e logico anche dedurre che l`impetrato, il
quale si stimi in possesso di proe suicienti, si asterra tranquillamente dall`adempiere l`interdetto
stesso, certo di enir poi assolto nell`eentuale successio processo e ivteraicto.
Passiamo in rassegna altre onti, iniziando da D. 43.30.1 ,Ulp. 1 aa ea.,:

3: Si ero mater sit, quae retinet, apud quam interdum magis quam apud patrem morari ilium debere ,ex
iustissima scilicet causa, et dius Pius decreit et a Marco et a Seero rescriptum est aeque subeniendum
ei erit per exceptionem.

Si parla dell`interdetto ae tiberi. ebibevai. ` e, citandosi a conorto decreti e rescritti d`imperatori, si
dice che la madre contro la quale enga diretto l`interdetto, se sia giusto che il iglio si trattenga piu
a lungo presso di lei che presso il padre, potra ari inserire un`eccezione a sua diesa.

4: Pari modo si iudicatum uerit non esse eum in potestate, etsi per iniuriam iudicatum sit, agenti hoc in-
terdicto obicienda erit exceptio rei iudicatae, ne de hoc quaeratur an sit in potestate sed an sit iudicatum.

Qui si a il caso di taluno che richieda l`interdetto, ritenendo di essere il padre, quando inece c`e
stata una sentenza che ha escluso la sua paternita. Anche se la sentenza sia iziata, potra egualmente
inserirsi nell`interdetto un`eccezione sull`esistenza del giudicato, la quale ara la orza di togliere e-
icacia all`interdetto stesso.

5: Si quis iliam suam, quae mihi nupta sit, elit abducere el exhiberi sibi desideret, an adersus inter-
dictum exceptio danda sit, si orte pater, concordans matrimonium, orte et liberis subnixum, elit dis-
solere et certo iure utimur, ne bene concordantia matrimonia iure patriae potestatis turbentur. quod
tamen sic erit adhibendum, ut patri persuadeatur, ne acerbe patriam potestatem exerceat.

lra i poteri che rientrano nella atria ote.ta. c`e anche quello, nel caso di matrimonio .ive vavv, di

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potersi riprendere in ogni momento la iglia. Di ronte pero a questa iniquita ,scioglimento del ma-
trimonio sulla base della potesta paterna,, specie quando i siano igli, il pretore non rimane indie-
rente. Si pensa inatti di paralizzare l`interdetto con una ecetio, e risulta che i pareri dei giuristi sia-
no tutti aoreoli. Il marito dora pero dimostrare che, esercitando il suo diritto potestatio, il ater
favitia. si comporta iniquamente.
1utti questi esempi depongono a aore della medesima aermazione intorno alla condizio-
nabilita dell`interdetto.
Lsaminiamo per ultimo

D. 39.1.1.10 ,Ulp. 52 aa ea.,: Inde quaeritur apud Celsum libro duodecimo digestorum, si post opus no-
um nuntiatum coneniat tibi cum adersario, ut opus aceres, an danda sit conentionis exceptio et ait
Celsus dandam, nec esse periculum, ne pactio priatorum iussui praetoris anteposita ideatur: quid enim
aliud agebat praetor quam hoc, ut controersias eorum dirimeret a quibus si sponte recesserunt, debe-
bit id ratum habere.

Anzich del libro XII di Celso, si trattaa inece del libro XXII, ed e stato indubbiamente l`ama-
nuense a lasciar cadere una X, ma cio poco conta.
Qui si parla dell`interdetto aevotitorivv `, che tien dietro normalmente all`oeri. vori vvvciatio,
quale sanzione del comportamento del destinatario, che non abbia arrestato l`opera intrapresa. Qua-
lora pero il proseguimento dell`opera dipenda da un accordo in questo senso dei due coninanti, ed
il vvvciav. pentendosi oglia egualmente ottenere l`emanazione dell`interdetto, potra, ci si domanda,
l`aersario opporre l`ecetio acti Celso risponde di si e supera gli argomenti dagli aersari, se-
condo i quali non si dorebbe permettere che il patto priato passasse aanti allo iv..v. pretorio, ra-
gionando in questo modo: che altro a il pretore nel concedere un interdetto se non tentare di diri-
mere una controersia Ora se le parti si sono accordate di recedere da questa, non `e il minimo
contrasto ra questo accordo e l`attiita del pretore, mirando entrambi al medesimo scopo.
Da questo, cosi come abbiamo isto da tutti i testi in ora passati in rassegna, appare dunque
che, ogniqualolta, tenendo conto delle obbiezioni solleate iv ivre, il pretore inserisce nel testo
dell`interdetto da lui emanato un`ecetio, egli pone una risera che sara sciolta dalla coscienza
dell`impetrato, il quale, conintosi della ondatezza di quella, desistera dal suo intento, oero dal
giudice dell`actio e ivteraicto.
A queste conclusioni imposteci da un esame spassionato dei testi, il Gandoli cerca in tutti i
modi inece di suggire. Gia abbiamo isto come egli ragioni di ronte al testo della te Rvbria.
Quanto alle altre onti, egli crede poi di poterne scongiurare il pericolo acendo queste considera-
zioni: di eccezione si potea parlare e si parla in diritto romano in senso sostanziale e procedurale.
Le eccezioni che noi incontriamo in materia di interdetti non sono aatto del secondo tipo. Lsse
non sono altro che le diese materialmente solte dal conenuto e che il pretore stesso esamina su-
bito nella loro ondatezza, emanando poi o meno l`interdetto richiesto. Ora noi non neghiamo a-
atto la alidita della distinzione posta dal Gandoli, ma notiamo solo che in tutti i passi presi in e-
same ci sembra proprio che si parli di eccezioni in senso procedurale, dal momento che per molte
di esse si rierisce addirittura la ormula, che il pretore inserira nel testo del decreto.
Lo stesso Gandoli del resto a un`ammissione saoreole alla sua tesi, quando dice che in
qualche caso l`interdetto era un ordine condizionato, pur rileando che cio si sarebbe attenuato sul
inire dell`epoca classica, data la complessita dei rapporti, il olume dei traici, la diicolta di com-
piere accertamenti probatori.
Prendendo atto di questa sua ammissione, bastera per conutare la limitazione da lui sostenuta
ar notare a Gandoli che gia quattro secoli prima dell`epoca cui egli pensa, il pretore doea essere
piuttosto oberato di laoro, se proprio per questo u deciso ,come attestano le onti che egli certo
non ignora, di porgli accanto un altro magistrato, il cd. pretore peregrino.
Non ogliamo escludere, s`intende, che in qualche caso il pretore stesso risolesse le obbie-
zioni solleate dal conenuto, ma per lo piu siamo propensi a ritenere che la sua indagine sociasse

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solo in un ordine, che arebbe potuto o meno essere in concreto adempiuto. 1utto cio non uol di
certo dire che una cav.ae cogvitio pretoria non i osse quando enia inserita una eccezione nella
ormula dell`interdetto. Se non bastasse quanto non abbiamo mancato di dire esaminando i molti
testi in proposito, bastera tenere presente il passo ondamentale di Gaio che ci attesta la presenza
costante di una cav.ae cogvitio :

Gai., iv.t. 4.118: Lxceptiones autem alias in edicto praetor habet propositas, alias causa cognita accomo-
dat. quae omnes el ex legibus el ex his quae legis icem obtinent substantiam capiunt, el iurisdictione
praetoris proditae sunt.

Dal momento inatti che non i sono o quasi nell`albo eccezioni da adattarsi agli interdetti, e ei-
dente che prima di concederne una, sara necessario are un esame della attispecie.

15. Sostiene il Gandoli che l`assunzione delle proe nel procedimento interdittale era compito e-
sclusio del pretore. Lgli si basa su alcuni rammenti, sui quali ora ci soermeremo, ritenendo che
essi non orano possibilita di dubbio.

D. 43.19.1.2 ,Ulp. 0 aa ea.,: loc interdicto praetor non ivqvirit, utrum habuit iure seritutem imposi-
tam an non, sed hoc tantum, an itinere actuque hoc anno usus sit non i non clam non precario, et tue-
tur eum, licet eo tempore quo interdictum redditur usus non sit. sie igitur habuit ius iae sie non ha-
buit, in ea condicione est, ut ad tuitionem praetoris pertineat, si modo anno usus est ,el modico tem-
pore id est non minus quam triginta diebus. neque ad praesens tempus reertur usus quia plerumque iti-
neribus el ia non semper utimur, nisi cum usus exegerit ita,.

La rase compresa ra ret voaico ` e aiebv. ` e una caratteristica interpolazione: i giustinianei, come si
sa, sono sempre piu beneoli e pronti alle soluzioni piu benigne. Inece da veqve aa rae.ev. ` alla i-
ne si e probabilmente in presenza di un glossema poich non si a altro che chiarire una cosa gia
detta. Il Gandoli a lea pero sulla espressione raetor vov ivqvirit `, che documenterebbe secondo
lui l`indagine probatoria solta dal magistrato. Ora che ivqvirire ` oglia dire eavivare ` non e,
com`egli crede, una grande scoperta. Soltanto e da tener conto che qui si parla del pretore che redi-
ge l`editto, non del pretore che nel caso concreto concede o meno un interdetto ,del raetor vor
tvv. `, non del raetor rirv. `, per dirla con la iace terminologia degli interpreti medieali, e l` ivqvi
rit ` non ha un alore molto dierso dall` ait `, che spesso e usato per introdurre gli schemi edittali.
Quanto al 4 di questo stesso rammento, in cui si aerma:

Si quis hoc interdicto utatur, suicit alterutrum robare el iter el actum in usu habuisse,

esso uol certo dire che si dee produrre una proa, ma non c`e nulla che ci autorizzi a sostenere,
con il Gandoli, che cio dee aenire daanti al pretore.
L se poi nel successio 5 si legge:

Iulianus ait, quoad usque ingressus est, eo usque ei interdictum competere: quod erum est,

cioe a dire che i sara una tutela nei limiti in cui i sara stato un esercizio di atto, ci sembra molto
arbitrario ricollegare il covetere ` che qui s`incontra con il .vfficit ` del precedente paragrao e ragio-
nare cosi: e suiciente proare una delle due cose perch il magistrato possa concedere l`interdet-
to. Non meno irrileanti di questi sono poi i due testi citati dal Gandoli.

D. 43.18.1.2 ,Ulp. 0 aa ea.,: Proponitur autem interdictum duplex exemplo interdicti uti possidetis. tue-
tur itaque praetor eum, qui supericiem petit, eluti uti possidetis interdicto, neque eigit ab eo, quam
causam possidendi habeat: unum tantum reqvirit, num orte i clam precario ab adersario possideat.
omnia quoque, quae in uti possidetis interdicto serantur, hic quoque serabuntur.

.rvatao i.carai




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Il discorso erte qui sull`interdetto ae .verficiebv. `, ivteraictvv avte, che e stato concepito sul mo-
dello dell`vti o..iaeti., e che e disciplinato da analoghe norme. Si esige in particolare che il possesso
non sia stato acquistato ri, ctav o recario. La ormula riportata all`inizio di questo rammento e inat-
ti:

Uti ex lege locationis sie conductionis supericie, q.d.a., nec i nec clam nec precario, alter ab altero
ruemini, quominus ruamini, im ieri eto.

Ora, secondo il Gandoli, l`ammissibilita della pronuncia interdittale sarebbe in questo passo esplici-
tamente condizionata all`assunzione di proe circa l`acquisto del possesso. Le espressioni eigit ` e
reqvirit ` alluderebbero cioe alla necessaria indagine da parte del pretore, se si tratta o meno di pos-
sesso izioso. Ma l`uso di questi termini ha eramente il signiicato che egli uole attribuirgli Non
solo un`interpretazione di questo genere non e imposta dal contesto, ma e molto erosimile che il
giurista, serendosi di essi, oglia solo esporre quali sono le condizioni a cui il pretore nell`editto
subordina l`applicabilita in senso astratto dell`interdetto in questione. Non hanno in ondo un signi-
icato dierso dall` ivqvirit ` del passo esaminato in precedenza. Una conerma per la nostra inter-
pretazione la possiamo trarre dall`espressione roovitvr `, che sicuramente allude all`editto e che il
Gandoli sembra non noti, nonch dal richiamo all`interdetto vti o..iaeti. `.

D. 43.19.3.13 ,Ulp. 0 aa ea.,: loc autem a superiori distat, quod illo quidem interdicto omnes uti pos-
sunt, qui hoc anno usi sunt: hoc autem interdicto eum demum uti posse, qui hoc anno usus est et ius si-
bi esse reicendi oporteat. ius autem esse idetur ei cui seritus debetur. Itaque qui hoc interdicto utitur,
duas res aebet aocere, et hoc anno se usum et ei seritutem competere: ceterum si desit alterutrum, deicit
interdictum, nec immerito. qui enim ult ire agere tantisper quoad de seritute constet: non debet de iu-
re suo aocere: quid enim perdit: qui eum patitur hoc acere qui hoc anno ecit enimero qui ult reicere:
aliquid noi acit neque debet ei in alieno permitti id moliri, nisi ere habet seritutem.

L`interdetto ae itivere actvqve reficievao ` esaminato qui in conronto con quello ae itivere actvqve rira
to `, e un interdetto accessorio, che sere al titolare di una seritu di passaggio, quando egli oglia
compiere opere di restauro. Mentre per quanto si rierisce a quello ae itivere actvqve rirato ` il giurista
ossera che l`esperibilita di esso non peggiora la situazione dell`impetrato, cio si eriica inece per
l`interdetto ae itivere reficievao `. Lssendoi questa diersita, diersa sara la proa da dare: per il primo
l`uso dell`iter per tutto l`anno, per il secondo oltre a questo l`esistenza di un diritto di seritu.
Il Gandoli da particolare risalto alla rase aebet aocere .`, che interpreta come operazione pro-
batoria di ronte al tribunale del pretore, se non riesce la quale, aeficit ivteraictvv `, cioe l`interdetto
non iene concesso. Ma non ci troiamo qui di ronte ad un`enunciazione astratta del giurista che
commenta l`editto, come nei casi precedenti Non si precisa minimamente quando si debba dare la
dimostrazione dei due requisiti. Cio potra anche eriicarsi daanti al magistrato ma non e aatto
necessario ! Deficit ` uol dire benissimo cade nel nulla e non solo non iene emanato, ed e del
tutto inutile, ci sembra, andare a edere il VIR. per dimostrare che aocere ` e eguale a robare `.
Concludendo si dee pertanto rigettare nel modo piu assoluto la tesi radicale del Gandoli, il
quale, partendo da una premessa documentabile, di una cav.ae cogvitio di ronte al magistrato prima
dell`emanazione dell`interdetto, orrebbe giungere alla indimostrata asserzione che sempre questa
cav.ae cogvitio doesse risolere tutte le questioni solleate iv ivre.

16. La cogvitio pretoria potea prolungarsi anche per piu udienze e cio non dee ar meraiglia. Ls-
sendo pero questo un ulteriore argomento a sostegno della nostra tesi, contro la ecchia dottrina
che parlaa di interdetto come espediente processuale, soermiamoci alquanto su di esso e pren-
diamo in esame un testo, in cui si parla di una aitatio ` data all`aersario e delle sue conseguenze.


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D. 43.19.1.10 ,Ulp. 0 aa ea.,: Praeterea sciendum est, si dilatione data adersario uturum est, ut causa
interdicti mei deterior iat, aequissimum esse reetita die reddi interdictum.

Si tratta dell`interdetto ae itivere actvqve rirato ` il cui requisito e, come abbiamo gia isto, l`esercizio
di atto della seritu di passaggio per l`ultimo anno, anteriormente al giorno dell`emanazione dell`in-
terdetto. Ora nel caso che, concedendosi una dilazione all`aersario dopo una prima udienza, si
perda alquanto tempo ,nulla c`impedisce di pensare addirittura a qualche mese,, potra dienire piu
diicile per l`impetrante, una olta ottenuto poi l`interdetto, la proa dell`anno di uso ,che come ab-
biamo detto si conta risalendo indietro dal giorno della concessione dell`interdetto,. Per oiare a que-
sto inconeniente si considerera allora l`interdetto con eicacia retroattia, cioe come se esso osse
stato concesso al momento della o.tvtatio, e la ormula potra conenientemente modiicarsi cosi:

Quo itinere actuque priato, q.d.a., priore anno antequam hoc interdictum postulaeris, nec i nec clam
nec precario ab illo usus es, quo minus ita utaris, im ieri eto.

Cosa ben diersa dalla reetitio aiei ` e inece la revi..io ` di cui si parla in un altro passo e che pos-
siamo esaminare al solo scopo di meglio chiarire il concetto della retrodatazione dell`interdetto, che
abbiamo isto or ora:

D. 43.24.15.5 ,Ulp. 1 aa ea.,: Sed si is sit locus in quo opus actum est, qui acile non adiretur ut puta in
sepulchro i aut clam actum est el in abdito alio loco sed et si sub terra ieret opus el sub aqua, el
cloaca aliquid actum sit, etiam post annum, causa cognita |competit| interdictum de eo quod actum
est: nam causa cognita annuam exceptionem remittendam, hoc est magna et iusta causa ignorantiae in-
tereniente.

Dal punto di ista critico si sono gia atte al passo arie osserazioni: ctoaca ` e senza preposizione,
sono interpolati covetere `, poich si tratta di una mera acolta del magistrato di concedere o meno
l`interdetto in questione, e tutta la rase da boc e.t vagva ` alla ine, poich non c`e aatto bisogno di
sottolineare i grai motii che possono giustiicare l`allontanamento dal principio, quando cio puo
gia ricaarsi dagli esempi atti nel testo. Quanto al contenuto, appare chiaramente come la revi..io
avvvae ecetiovi. ` in rierimento all`interdetto qvoa ri avt ctav ` rappresenti una modiicazione che il
pretore apporta, a suo prudente arbitrio, allo schema edittale dell`interdetto. Lssa pero non ha nien-
te a che are con una pluralita di udienze ed ha solo lo scopo di eliminare un requisito preisto
nell`editto, in considerazione del atto che l`opera, per la quale si chiede l`interdetto, e tale che per
molto tempo non si e potuta conoscere. Inece di essere ,Lenel 256,:

Quod i aut clam actum est, q.d.r.a., id, si non plus quam annus est cum experiendi potestas est, resti-
tuas,

l`interdetto reso in questo caso sara semplicemente:

Quod i aut clam actum est, q.d.r.a., id restituas.

1. Noi potremmo ora tirar le somme della nostra indagine, se non osse opportuno dissipare un
dubbio che puo legittimamente presentarsi. Abbiamo sostenuto che l`emanazione di un interdetto
era sempre preceduta da una cav.ae cogvitio, e per questo punto abbiamo il sostegno di numerosi te-
sti. Abbiamo pero anche incontrato una serie di passi nei quali si troa posto in bella eidenza l`inci-
so cav.a cogvita `. Insomma, mentre talora il richiamo alla cav.ae cogvitio e erbalmente esplicito, nella
maggior parte degli altri casi cio puo certo dedursi e rebv. i.i., ma non e posto in rilieo dalle onti.
Come si spiega tutto questo
Non era certo nel ero la ecchia dottrina che ritenea potersi parlare di cav.ae cogvitio ` solo

.rvatao i.carai




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quando i testi acessero ad essa maniesta allusione. Rilettiamo allora alla natura delle promesse
pretorie contenute nell`albo. Nell`impegnarsi a concedere questo o quel mezzo di tutela, il pretore
ormula inatti due ordini di promesse:
1, Veriicandosi l`ipotesi concedero il mezzo di tutela a ,
2, Veriicandosi l`ipotesi , concedero o non concedero il mezzo di tutela b, secondo le risul-
tanze del mio esame.
Con le promesse del primo tipo egli si incola ad orire tutela, sol che si accerti la rispondenza
della attispecie concreta all`ipotesi astratta. Con le seconde s`impegna inece molto condizionata-
mente, riserandosi di concedere o meno il mezzo richiesto. La cav.ae cogvitio consistera allora, per le
promosse del primo genere, in un semplice accertamento sillogistico, di cui la clausola edittale costi-
tuisce la premessa maggiore, la corrispondenza o meno a questa del caso concreto la minore, la
concessione o la denega del proedimento la conclusione. Volendo schematizzare ed indicando
con a il caso concreto, con l`ipotesi astratta e con . e -. il sillogismo positio o negatio aremmo:

se a ~ : .
se a : .

Per le promesse del secondo ordine inece la cav.ae cogvitio non consistera solo in un accertamento
sillogistico, ma altresi in una ricerca di elementi concreti, atti ad una alutazione discrezionale, per
cui potra aersi denega del proedimento, nel caso che la attispecie sia diersa dalla ipotesi editta-
le, e denega egualmente, o concessione, nel caso inece in cui la corrispondenza si eriichi. Usando
ancora dei simboli ed indicando con b la attispecie, con , l`ipotesi astratta, con . o . il sillogismo,
con a o a l`apprezzamento discrezionale del pretore, a seconda rispettiamente del loro contenuto
positio o negatio, aremmo:

se b , : .
se b ~ , : . - a ,proedimento aoreole,
: . - ,a , ,proedimento negatio,

Come paradigma di una promessa di interdetto, condizionata all`apprezzamento discrezionale del pre-
tore, possiamo edere il testo edittale relatio all`interdetto raudatorio, ricostruito sulla base di D.
42.8.10.pr. Anzi una parte di questo sara suiciente ,Lenel 268: covtra, per qualche punto, Solazzi,:

Quae Lucius 1itius raudandi causa sciente te in bonis, quibus de agitur, ecit: ea illis |..| <..> si
non plus quam annus est cum esperiundi potestas est, restituas, interdum causa cognita, et si scientia
non sit <interdicam>.

Il pretore promette, come si ede, l`interdetto contro colui che possieda una cosa gia appartenente
al patrimonio del debitore, purch i sia la .cievtia fravai. dell`impetrato ,.cievte te `,. Anche pero se le
consapeolezza non i sia, in qualche caso si risera di ivteraicere cav.a cogvita. Cosa uol dire dunque
cav.a cogvita ` Non certo cav.ae cogvitio `, che si ha in ogni caso, ma apprezzamento discrezionale
sulla base delle risultanze dell`accertamento di merito.
Oiamente quando l`editto, col trasormarsi della procedura e l`assimilazione degli interdetti
alle azioni, si u cristallizzato, al pari dei criteri d`interpretazione posti dai giuristi, in norme di legge,
la cav.ae cogvitio scompare. L`interdetto potea inatti sempre esperirsi come una normale azione.
Doe si parlaa di cav.a cogvita `, l`apprezzamento discrezionale rimase al giudice unzionario, il qua-
le potea eccezionalmente anche non consentire l`esperibilita di un mezzo processuale ,procedi-
mento er tibetto. ,. Non e escluso, quindi, che nei testi classici si alludesse anche alla cav.ae cogvitio `
come accertamento generale, nel senso che abbiamo eduto, ma i giustinianei aeano certo tutto
l`interesse a arla scomparire.
Potremmo semmai domandarci se anche l`espressione cav.a cogvita ` alluda in qualche passo al

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solo esame di legittimita, ma riteniamo che essa sia sempre impiegata nel medesimo signiicato.
Doendo ormai concludere, diremo dunque che il pretore, di ronte alla o.tvtatio di un inter-
detto, doea indubbiamente are un`indagine del merito. Se la o.tvtatio risultaa inondata ara de-
negato il mezzo di tutela, altrimenti ara concesso l`interdetto oero, se allo stato degli atti non si
sara ritenuto in grado di emanare un ordine incondizionato, ara senz`altro emesso un ordine .vb
covaiciove.


EKF!E3!(+/77),#')0%/!2/023-$#7/!
18. La cogvitio interdittale si concludea in ogni caso con un proedimento decisorio che rigettaa
od accogliea la o.tvtatio aanzata dal ricorrente. Lsamineremo uno dopo l`altro la struttura dei due
proedimenti.
Quanto alla aevegatio ivteraicti, non sono molti i testi delle onti giuridiche che i alludono ,in-
tendiamo al proedimento in senso ormale, poich sono inece numerosi e diersi i passi - li ab-
biamo eduti - che alludono al rigetto in senso sostanziale,. Una spiegazione di questa scarsezza di
rierimenti potrebbe essere quella che in pratica non doesse esser requente la aevegatio ivteraicti, li-
mitandosi il magistrato a non autorizzare la citazione dell`impetrato, che, come abbiamo sostenuto,
doea aenire in orma uiciale o semiuiciale, quando gia da un primo esame si rendesse conto
che la o.tvtatio era senz`altro inondata. Ainch questa spiegazione osse pero del tutto persuasia,
occorrerebbe che noi sapessimo almeno con quale termine tecnico enia indicato il diniego di cita-
zione, ma poich non e aatto da escludere che anche questo enisse indicato con l`espressione ae
vegatio ` ,e molto diuso nel mondo romano il enomeno di un termine con signiicato bialente, di cui
uno piu tecnico dell`altro,, la spiegazione oerta non puo lasciarci tranquilli. Una spiegazione piu
sicura di carattere storico e inece la seguente. Data la proonda eoluzione subita dalla procedura
interdittale e la sua equiparazione con Giustiniano al processo ordinario, come non era piu conce-
pibile una aevegatio per le azioni ,esclusi pochissimi casi in cui occorreano determinati requisiti,, a-
gendo l`attore a tutto suo rischio e pericolo con la semplice notiica del tibettv., cosi dee essere ac-
caduto per gli interdetti. Stando cosi le cose, allora e gia molto se i compilatori ci hanno conserato
qualche testo in cui si parla di aevegatio ivteraicti `, quando arebbero potuto benissimo toglierli tutti.
Qual era in concreto l`atto del magistrato, con cui si negaa la protezione interdittale Indubbiamente
un aecretvv riolto all`impetrante, lo schema del quale era molto probabilmente ormulato cosi:

interdictum quod postulas tibi nego.

Negli interdetti duplici tale decreto di rigetto si sara poi riolto eidentemente ad entrambi i con-
tendenti. A dierenza del decreto di accoglimento che potea essere sempre seguito da processo
ormulare e cav.a ivteraicti, questo era indubbiamente un proedimento deinitio. La questione
era risolta e non potea sulla decisione negatia innestarsi nessun altro procedimento, non essendo
ammissibile n opposizione n appello ai sensi della cogvitio etra oraivev. Rimane semmai da risole-
re il problema se la questione potesse enir riproposta in un secondo tempo al magistrato. Da un la-
to saremmo indotti a ritenere che la aevegatio ivteraicti aesse un`eicacia preclusia, analoga a quella
della sentenza di condanna. Considerando pero quanto ci dice Celso in

D. 42.1.14 ,Cels. 25 aig.,: Quod iussit etuite praetor, contrario imperio tollere et remittere licet, de
sententiis contra,

doe, alludendosi all`emanazione di un interdetto, si ammette - dato che esso e un proedimento
ondato tipicamente sull`iverivv - la possibilita di reoca, doremmo concludere diersamente
poich, essendo la aevegatio un aecretvv di struttura identica all`editto, il principio che ale per l`una
dorebbe eidentemente alere anche per l`altra.

.rvatao i.carai




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Che a questa possibilita astratta di reoca corrispondesse pero una pratica requente possiamo
ad ogni modo tranquillamente escluderlo. Mentre inatti per l`emanazione dell`interdetto non erano
necessari elementi assolutamente cogenti, doeano inece sussistere ondati motii perch, dopo la
cogvitio, si denegasse il proedimento. Quando pero il magistrato aesse ritenuto per le ragioni piu
arie, come potea benissimo accadere, insussistenti certi elementi che inece non lo erano, si sara
potuto certo aere una reoca della aevegatio, nel senso che si sara potuto concedere l`interdetto in se-
guito ad una nuoa o.tvtatio , questo tuttaia non esclude la deinitiita della aevegatio stessa, in quanto
la concessione dell`interdetto, prima riiutato, presuppone una situazione di atto diersa o quanto
meno diersamente alutata. D`altronde che il pretore operasse in ogni caso con estrema cautela pri-
ma di giungere ad una reoca si puo comprendere da un passo a noi gia noto ,D. 43.29.3.13: cr. .v
ra, p. 22,, doe trattandosi di escludere l`eicacia preclusia di un interdetto gia emanato, per con-
cederne un altro ae eaaev re ` si dice appunto:

Si tamen posteaquam hoc interdicto actum est, alius hoc interdicto agere desideret, palam erit postea alii
non acile dandum, nisi si de peridia prioris potuerit aliquid dici.

In ogni modo, quantunque presentata come eccezionale, anche questa e una testimonianza che puo
aiancarsi a quella di Celso, per escludere che la concessione e pertanto anche il diniego di un in-
terdetto aesse di norma eicacia preclusia.

19. Veniamo ora in particolare all`accoglimento della o.tvtatio, cioe alla eaitio ivteraicti, cui si allude
nelle onti con le espressioni eaere ` o reaaere ivteraictvv `. Come la aatio ivaicii del processo ormulare
s`identiica con la forvvta, cosi e eidente che la eaitio ivteraicti e un tutt`uno con l`interdetto stesso. Il
pretore inatti da un`azione od un interdetto semplicemente emanando la ormula richiesta.
Orbene, mentre per noi tutto cio e paciico, per moltissimo tempo inece ha dominato in dot-
trina la concezione secondo cui la eaitio ivteraicti sarebbe stato un atto di parte, come l`eaitio actiovi.,
che indica la maniestazione di olonta dell`attore che compie la titi. covte.tatio.
Gia pero il Bethmann-lollweg e lo leumann aeano intuito, all`inizio del secolo scorso,
come poi e stato sostenuto da Albertario e da noi stessi nel nostro olume del 1938, che eaitio ` ed
eaere ` sono espressioni tecniche che indicano l`atto del magistrato che accoglie la o.tvtatio. Anche il
Gandoli, pur ripetendo piu olte che secondo lui il problema del signiicato di eaere ivteraictvv non
merita quell`importanza che gli autori i hanno oluto attribuire, inisce con l`aderire ,per usare an-
cora le sue parole, alla concezione dell`eaere ~ reaaere . Riesaminiamo pertanto la questione.
Nel linguaggio comune eaere ` ,da eaare `, uol dire, in senso materialistico, metter uori e
con questo signiicato sono poi collegati tutti gli altri. Le onti letterarie ci orniscono molti esempi
di questa accezione: eaere etrevvv ritae .ititvv ` ,Cic., Pbit. 12.22,, Meceva. atari. eaite regibv. ` ,lor.,
carv. 1.1.1,, ea ,.caaevia , rae.tavti..ivo. iv etoqvevtia riro. eaiait ` ,Quint., iv.t. or. 12.2.25,, eaere roce. `
,Cic., 1v.c. 2.8.20,, avtce. eaiti. ore voao. ` ,Oid., fa.t. 1.444,, eaere tibrvv covtra atiqvev ` ,Cic., .caa. 4,
- donde il nostro termine edizione - , eaavt et eovavt qvia iv vagi.tratv ge..erivt ` ,Cic., ae teg. 3.20,.
In tutti questi casi e eidente il signiicato unioco del linguaggio olgare, cui corrisponde quello
tecnico nelle rasi eaere actiovev ` e eaere ivaicivv `. Inatti l`attore che a l`eaitio, propone ,il VIR. ci
da l`equialenza: eaere ` ~ ferre, roferre iv re ivaiciaria `, al conenuto la ormula ottenuta dal pretore,
maniestando con cio la sua olonta, che e ondamentale per la instaurazione del rapporto proces-
suale.
Spostiamoci ora sul piano del processo interdittale. Puo eaere ` costituire una oce idonea ad
indicare un`attiita di parte Solge la parte un`attiita ondamentale anche in questo processo
Siamo certi di no. Qui la maniestazione di olonta eramente dominante e quella del magistrato e,
come nel processo ordinario si parla di eaere ` per l`attore, in questo e piu che logico che lo stesso
termine indichi inece l`attiita del magistrato ,cio corrisponde alla dierenza sostanziale ra i due
procedimenti e non e aatto un`anomalia,.

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Vi sono alcuni testi, e ero, in cui eaere ` indica un`attiita di parte, ma anche se essi non osse-
ro interpolati, come ha dimostrato l`Albertario, non sarebbero certo suicienti a poter collocare sul-
lo stesso piano la olonta dell`attore nel processo ormulare e quella nel processo interdittale. Resta
comunque un passo, che l`Albertario ha pressoch trascurato e che, se noi doessimo interpretarlo
letteralmente, darebbe ragione ai nostri aersari.

D. 43.3.2.4 ,Paul. 63 aa ea.,: Si per legatarium actum sit, quo minus satisdetur, licet cautum non sit, te-
netur interdico. sed si orte actum sit per legatarium, quo minus satisdetur, eo autem tempore, quo edi-
tur interdictum, satis accipere paratus sit, non competit interdictum nisi satisdatum sit. item, si per bo-
norum possessorem stetit quo minus satisdaret, sed modo paratus est caere, tenet interdictum: illud e-
nim tempus inspicitur, quo interdictum editur.

L`esegesi di questo passo presuppone l`esatta conoscenza dell`interdetto qvoa tegatorvv `, che peraltro
noi abbiamo gia incontrato ,.vra, p. 39 s.,. Rileggiamone pertanto la ormula ricostruita da Lenel , 228,:

Quod de his bonis, quorum possessio ex edicto meo illi data est, legatorum nomine non oluntate illius
possides quodque dolo malo ecisti quo minus possideres, id, si eo nomine satisdatum est sie per illum
non stat ut satisdetur, illi restituas.

Come sappiamo, l`interdetto qvoa tegatorvv ` compete a chi abbia ottenuta dal pretore la bovorvv o.
.e..io covtra tabvta., perch possa ottenere la restituzione dei beni acenti parte dell`asse ereditario da
chi li detenga a titolo di legato. Condizione essenziale, come si ede dalla ormula, e che l`impetran-
te presti adeguata garanzia, per il caso che la bovorvv o..e..io gli risulti attribuita ingiustamente. Alla
prestata cauzione e equiparato pero il caso che la mancanza di .ati.aatio sia imputabile allo stesso in-
teressato, a meno che ,si dice nella seconda parte di D. 43.3.2.4, l`impetrato si dimostri disposto a
arsi prestar cauzione al momento della eaitio, poich allora, se questa non iene oerta, vov covetit
ivteraictvv `. Come risulta anche dall`ultima ipotesi ,in cui e il bovorvv o..e..or che, inizialmente non
disposto ad orire cauzione, muta poi il suo atteggiamento,, il momento inale per poter prestare la
garanzia e percio quello della eaitio ivteraicti. Ora, mentre in base alle espressioni tevetvr ivteraicto `, te
vet ivteraictvv ` sembra logico aermare che la mancanza di cauzione incida sull`eicacia dell`inter-
detto, dall`espressione vov covetit ivteraictvv ` ien atto inece di pensare ,traducendo il covetit `
con spetta, che questa mancanza determini la non emanabilita dell`interdetto medesimo. L se cosi
osse, saremmo indotti ad ammettere che l`eaitio sia un atto di parte anteriore alla pronuncia del ma-
gistrato, poich, mostrandosi l`impetrato disposto a riceere garanzia eo tevore qvo eaitvr ivteraic
tvv `, questo puo benissimo essere emanato. Ci sembra pero molto strano l`uso promiscuo di simili
espressioni di portata diersa, in rierimento a casi analoghi. In passato abbiamo decisamente soste-
nuta l`interpolazione della rase ivteraictvv covetit `, che i compilatori arebbero qui introdotto per
orire all`interprete un chiarimento dell`espressione teveri ivteraicto ` equiparandola implicitamente al
covetere ` dell` actio tavqvav e ivteraicto `. Oggi, aendo constatato come certe espressioni dall`appa-
renza unioche, come tocv. e.t `, tocvv babet `, possano anche essere impiegate in signiicati diersi
ra loro, potremmo essere indotti a riedere la nostra aermazione, ma nel caso in esame ci sembra
che l`interpolazione possa ancora sostenersi. In quei casi in cui covetit ` non e interpolato abbiamo
isto inatti che esso attiene sempre all`emanazione dell`interdetto, cosa che qui sarebbe molto stra-
na, se non addirittura inconcepibile, dal momento che iene impiegato in mezzo a due espressioni,
come tevet ` e teveri `, che sono, come sappiamo, molto piu adatte ad indicare l`eicacia del proe-
dimento. D`altronde l`interpolazione e perettamente giustiicabile essendo per Giustiniano l`eaitio
ivteraicti niente altro ormai che l`esercizio dell` actio e cav.a ivteraicti `. Lssa, raisabile nella indica-
zione del vovev actiovi., segna inatti il momento introduttio del processo cui, per la mutata struttu-
ra dell`ordinamento giudiziario ,la titi. covte.tatio si suota di ogni contenuto, mentre acquistano im-
portanza altri atti processuali, come quello iniziale e quello conclusio,, si riportano ,e la terminolo-
gia apparentemente e immutata, onde occorre una avte ivterretatio , quelli che erano inece gli e-
etti della eaitio classica, come la responsabilita per i rutti, la responsabilita per colpa, nossale, etc.

.rvatao i.carai




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20. Doremmo ora soermarci sull`espressione processo interdittale di cui abbiamo atto uso sin
qui, discutendo poi se per questa orma di procedura si possa parlare di rapporto processuale,
come aeamo promesso all`inizio di questa seconda parte. L orse non sarebbe neppure inadatto il
momento per esaminare piu da icino il carattere sommario del procedimento interdittale ,carattere
che peraltro e emerso da quanto siamo andati dicendo intorno ad esso,. Preeriamo pero riniare
questi argomenti a quando aremo esaminato anche quelle che possono essere le conseguenze
dell`interdetto: l`ottemperanza di esso oppure la trasgressione e l`opposizione da parte del destinata-
rio ,cioe le due orme di procedura ormulare e ivteraicto ,. Allora il momento sara ancora piu op-
portuno.




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21. Contro la tesi abbastanza diusa, a cui spesso ci siamo richiamati per combatterla, che l`inter-
detto non sarebbe altro che un espediente processuale per instaurare un processo ordinario, noi ri-
teniamo inece, come abbiamo gia auto modo di sostenere, che l`interdetto osse un comando
concretamente eseguibile. 1utto quello che sin qui siamo enuti dicendo intorno al procedimento
interdittale ,istruttoria del pretore, orme di solgimento della procedura, ondamento di essa sul-
l`iverivv, orza coattia, etc., ci induce inatti necessariamente a ritenere che il proedimento del
pretore doesse sempre essere osserato dal destinatario, tutte le olte che esso osse stato emanato
con ondamento ,cosa che lo stesso destinatario sara stato in grado per lo piu di alutare da s, con un
esame coscienzioso della situazione,, sala la possibilita di inliggere adeguata sanzione a chi, aen-
do l`obbligo di ottemperari, non lo aesse osserato. La tesi a noi contraria e pero molto dura a
morire, poich sostenuta in passato da eminenti romanisti, ra i quali addirittura il Lenel, ricostruttore
dell`eaictvv raetori.. Non sara certo comunque un principio di autorita che potra indurci ad accoglierla,
ma solo, semmai, il riconoscimento della ondatezza delle testimonianze su cui si basa, o meglio del-
l`interpretazione ad esse data, cosa di cui, sia detto in d`ora, siamo pero molto poco coninti.
1ralasciando per il momento alcuni paragrai di Gaio che potrebbero conciliarsi anche con la
nostra tesi, soermiamoci su una sigla conserataci da alcuni rammenti di Valerio Probo e su un
passo di Cicerone, che engono con molto conincimento inocati a aore della tesi, detta anche
dell`interdetto pura orma ,blosse lorm,.
Di Probo, ilologo della colonia romana di Berito, issuto nella seconda meta del I secolo d.C.,
noi possediamo, oltre l`opera originale in este sistematica, i cd. ecerta Probiava, perenutici at-
traerso due diersi manoscritti, che anno sotto il nome di Coae iv.itatev.i. 326 il primo e di
Coae Pari.ivv. 4841 il secondo, l`uno edito dal Mommsen, l`altro scoperto e studiato dal Girard. I
due rammenti hanno pressappoco le stesse dimensioni, ma il secondo ha permesso d`integrare e ri-
costruire alcune lezioni incerte o mancanti del primo. In mezzo alle abbreiazioni latine del basso
impero ,cd. votae Paiavae , contenute in questi due manoscritti c`e appunto, ra le altre sigle di Pro-
bo, quella ,iv.iat. 0, R.A.Q.L.I.L., che ha dato molto da are ai moderni romanisti. Lssa non era
inatti completamente sciolta nel primo codice, che spiegaa lacunosamente: RLS1I1U. AN1L
QUAM LX IURL LXLAS, e alcuni aeano ricostruito la prima parola con RLS1I1UI1O, altri, come
lo Schmidt, con RLS1I1U1US, intendendo in tal modo rierirla alla materia della re.titvtio iv ivte
grvv ` e non degli interdetti, come e stata per lungo tempo diusa opinione. Il Coae Pari.ivv. ha per-
messo di accertare con esattezza il signiicato della sigla, con la ricostruzione della prima parola, che

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in esso e appunto RLS1I1UAS, rendendo molto improbabile l`ipotesi che essa non aesse applica-
zione in materia interdittale. Non e chi non eda, cosi stando le cose, come questa ormula deponga
in apparenza a netto aore della tesi del Lenel, poich, se gli interdetti restitutorii terminaano con
una clausola del genere ,R.A.Q.L.I.L.,, e eidente che essi erano assolutamente ineseguibili nella to-
talita dei casi. Non siamo pero aatto coninti - come diceamo - che gli ecerta Probiava possano
dar partita inta alla tesi del Lenel. Prima di tutto ci sentiamo in diritto di solleare alcune obbiezio-
ni che potrebbero orirci, se non altro, degli indizi per sminuire la tesi aersaria. Se e ero che gli
interdetti restitutorii terminaano tutti con questa clausola, perch mai i compilatori hanno riportato
di essa solo e sempre la parola RLS1I1UAS, quando, essendo dienuta l`emanazione dell`interdetto
una era inzione, non arebbero auto alcun motio per sopprimere la menzione dell`intera clau-
sola Perch poi, anche ammesso che essa osse stata cancellata dalla compilazione, non s`incontra
in alcuna delle onti giuridiche a noi perenute al di uori di questa Se l`interdetto restitutorio ter-
minaa con questa clausola, perch mai gli ecerta Probiava, che pure arriano nella loro sistemazio-
ne alabetica ino alla lettera R, non recano traccia di una clausola analoga L.A.Q.L.I.L. ,ebibea.
avte qvav e ivre eea. `,, che non arebbe douto mancare per gli interdetti esibitorii
Non potendo escludere, come abbiamo gia detto, che questa sigla si rierisse agli interdetti,
doremo quindi per lo meno ammettere che essa non osse del tutto normale. Pensiamo anzi che
essa enisse impiegata in un singolo interdetto, che, per particolari motii, aesse bisogno di questa
aggiunta, interdetto che non e molto diicile indiiduare tenendo presente quanto dice

Gai., iv.t. 4.10: Sed quia nonnulli interdicto reddito cetera ex interdicto acere nolebant, atque ob id
non poterat res expediri, praetor in eam rem prospexit et comparait interdicta, quae secundaria appel-
lamus quod secundo loco redduntur. quorum is et potestas haec est, ut qui cetera ex interdicto non a-
ciat, eluti qui im non aciat aut ructus non liceatur aut qui ructus licitationis satis non det aut si
sponsiones non aciat sponsionume iudicia non accipiat, sie possideat, restituat adersario possessio-
nem, sie non possideat, im illi possidenti non aciat. itaque et si alias potuerit interdicto Uti possidetis
incere, si cetera ex interdicto ecisset, si non ecit, tamen per interdictum secundarium incitur .

Qusto paragrao, dopo il quale incomincia nel Veronese un`ampia lacuna, e l`unica isolata testi-
monianza relatia agli ivteraicta .ecvvaaria. Senza are anticipazioni sulle conseguenze della inottem-
peranza dell`interdetto, su cui ci soermeremo in seguito, cerchiamo d`indiiduare il meccanismo di
questi interdetti, che, come dice Gaio, troano applicazione nel caso che il destinatario di un inter-
detto avte, inottemperante all`ordine, assuma poi un comportamento ostruzionistico, si riiuti cioe
di compiere tutte quelle ormalita ,cetera e ivteraicto, come la inzione di iolenza, la ticitatio dei rutti
o asta per poter attribuire il possesso della cosa, la .ati.aatio, la .ov.io, la titi. covte.tatio sul ivaicivv e
.ov.iove , necessarie per poter instaurare il procedimento ormulare e cav.a ivteraicti. La parte non
recalcitrante potra inatti chiedere un interdetto .ivte ,che rispetto al precedente prende appunto
il nome di secondario,, restitutorio o proibitorio, a seconda che a possedere sia o meno colui che ri-
iuta la sua collaborazione, e anche se - chiarisce il giurista - quest`ultimo arebbe potuto risultar
incitore nel procedimento ordinario, a questo punto egli rimarra senz`altro soccombente. Mentre
pero si comprende acilmente come questa eicacia deinitia abbia l`interdetto semplice proibito-
rio, il quale ratiica lo stato di atto del possesso da parte dell`impetrante, di modo che un interesse
ad agire ora lo ha solo il renitente, resta da chiarire come una simile eicacia abbia anche l`altro, l`in-
terdetto restitutorio. Se noi immaginiamo pero che questo interdetto termini con la clausola di cui ci
stiamo interessando, R.A.Q.L.I.L., allora appare chiaramente come il destinatario di esso, che e in
possesso della cosa controersa, si enga a troare subito dopo l`emanazione di questo, che egli e
nell`impossibilita di eseguire, in condizione di trasgressore, con la conseguente necessita di doman-
dare un arbitro o di tollerare che l`aersario lo proochi immediatamente con la .ov.io. Un suo e-
entuale comportamento ostruzionistico anche in questo caso non ha ormai piu rileanza, non do-
endo compiere degli atti positii di iniziatia, e contro di lui potranno applicarsi tutte le normali
sanzioni processuali preiste per l`ivaefev.v..

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La nostra tesi della limitata applicazione della clausola in esame al solo caso degli ivteraicta .e
cvvaaria ci sembra in tal modo abbastanza persuasiamente dimostrata.

22. Aendo cosi sgombrato il campo dall`argomento piu orte, resta, per conutare la tesi della ine-
seguibilita dell`interdetto, da esaminare l`altra testimonianza, su cui a lea l`opinione che noi com-
battiamo. Si tratta di un passo della ro 1vttio di Cicerone, orazione che, sebbene perenutaci in mo-
do alquanto rammentario, e tuttaia possibile ricostruire ageolmente nel suo contenuto.

Cic., ro 1vtt. 23.53: . ego ipse tecto ille disturbato si hodie postulem, quod i aut clam actum sit, tu
aut per arbitrum restituas aut sponsione condemneris necesse est. nunc hoc probabis iris talibus, cum
aediicium tuo iure disturbare non potueris, quod esset, quem ad modum tu is, in tuo, homines, qui in
eo aediicio uerint, te tuo iure potuisse occidere

La dottrina, di cui il Lenel e il piu autoreole esponente, polarizza tutto il suo interesse sull`alternati-
a avt er arbitrvv re.titva. avt .ov.iove covaevveri. vece..e e.t `, deducendo che, se queste sono le due
possibili ie d`uscita di un interdetto restitutorio come quello di cui qui si ragiona ,qvoa ri avt ctav `,,
non potea logicamente esistere la possibilita della eseguibilita in orma speciica dell`interdetto me-
desimo. Ma come questa interpretazione sia del tutto arbitraria crediamo si possa acilmente dimo-
strare se, anzich esaminare isolatamente il passo dell`orazione, lo s`inquadri nel corpo della icenda
che ha dato origine al processo di cui si discute, daanti ai recveratore.. Marco 1ullio, cliente di Cice-
rone, agisce con un`actio ri bovorvv ratorvv contro P. labio, che aea atto distruggere nottetempo
da una banda di armati un ediicio, che lo stesso Marco 1ullio aea costruito su un appezzamento
di terreno, la cui appartenenza era ra i due contestata. La iolenta azione notturna aea proocato
anche la morte ed il erimento di un gran numero di schiai dell`attore, i quali si troaano nella ca-
sa. Il atto materiale della iolenza e della distruzione dell`ediicio e un punto incontroerso, ma il
conenuto, dieso a sua olta da 1. Quintio, cerca di scagionarsi sostenendo che:
1, la iolenza non era dolosa,
2, non era contraria al diritto,
3, era stata atta per legittima diesa.
Cicerone, da aocato principe qual e, costruisce la sua arringa, che e poi una refvtatio di quella pro-
nunciata dall`aersario, prendendo come base le diese del conenuto e ribattendole punto per
punto, nella discussione dei termini della ormula. L` per ribadire le sue parole con l`eidenza di un
ragionamento a fortiori che egli, nel passo da noi letto, si domanda appunto: se dustruggendo l`edi-
icio, sul terreno che pretendi tuo, sarebbe stato esperibile l`interdetto qvoa ri avt ctav e tu ne aresti
doute subire le conseguenze processuali, e mai possibile che tu abbia potuto comportarti legalmen-
te uccidendo gli uomini che qui si troaano. lormulando l`alternatia avt er arbitrvv re.titva. avt
er .ov.iove covaevveri. `, Cicerone da adunque per certe due cose:
1, che la iolenta distruzione e, come abbiamo gia detto, incontroersa,
2, che l`aersario tenta di disconoscere l`applicabilita a suo carico dei mezzi processuali diretti
alla repressione della iolenza.
Se si tiene presente tutto cio, e allora di tutta eidenza come la possibilita teorica di una olontaria
ottemperanza all`interdetto, da parte del suo supposto destinatario, sia olutamente esclusa dall`ora-
tore, poich altrimenti l`impetrato dorebbe riconoscere, come inece non si eriica, l`applicabilita
contro di lui del mezzo di repressione.
In un caso del genere e pertanto logicissima l`aermazione di Cicerone che l`aersario non
potra ar altro che opporsi all`interdetto chiedendo la ormula arbitraria o iolarlo ed accettare poi il
ivaicivv er .ov.iovev. Si ponga inoltre mente all`abilita dialettica dell`oratore, il quale non conigura
neppure la possibilita che il conenuto nel giudizio er .ov.iovev possa enire assolto.
Dati i presupposti questo non puo portare inatti che alla condanna. L` come se dicesse o re-
stituirai in seguito a giudizio arbitrale ,questo inatti e il ero alore di re.titva. `, che non uol dire,

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come si sostiene da taluno, chiedere la ormula arbitraria, poich solo dopo che il conenuto si sia
riiutato di restituire, una olta accertato l`obbligo di restituzione, potra essere condannato, o ac-
cetterai la ormula e ivteraicto e con cio arai irmato la tua condanna.
Anche quest`ultimo puntello della tesi dell`interdetto pura orma e pertanto abbattuto.


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23. Il processo ormulare e ivteraicto ha per noi interesse esclusiamente dal punto di ista dei rap-
porti unzionali con il ero processo interdittale e solo da questo punto di ista ce ne occuperemo.
Le nostre deduzioni in materia presuppongono pero lo notizie che Gaio ci da intorno alla instaura-
zione e solgimento di questo processo ormulare nelle sue due possibili orme, ed e dunque da
Gaio che noi prenderemo le mosse. Conosciamo gia ,cr. .vra, p. 14 ss.,:

Gai., iv.t. 4.141: Nec tamen cum quid iusserit ieri aut ieri prohibuerit, statim peractum est negotium,
sed ad iudicem recuperatorese itur, et ibi editis ormulis quaeritur, an aliquid adersus praetoris edic-
tum actum sit, el an actum non sit quod is ieri iusserit. et modo cum poena agitur, modo sine poena:
cum poena, elut cum per sponsionem agitur, sine poena, elut cum arbiter petitur. et quidem ex prohi-
bitoriis interdictis semper per sponsionem agi solet ex restitutoriis ero el exhibitoriis modo per spon-
sionem, modo per ormulam agitur, quae arbitraria ocatur.

Leggiamo ora:

Gai., iv.t. 4.162-163: Si igitur restitutorium el exhibitorium interdictum redditur, elut ut restituatur ei
possessio qui i deiectus est, aut exhibeatur libertus cui patronus operas indicere ellet, modo sine peri-
culo res ad exitum perducitur, modo cum periculo. Namque si arbitrum postulaerit is cum quo agitur,
accipit ormulam quae appellatur arbitraria et iudicis arbitrio, si quid restitui el exhiberi debeat, id sine
periculo exhibet aut restituit, et ita absolitur: quod si nec restituat neque exhibeat quanti ea res est con-
demnatur. sed et actor sine poena experitur cum eo, quem neque exhibere neque restituere quicquam
oportet, praeterquam si calumniae iudicium ei oppositum uerit decimae partis. quamquam Proculo pla-
cuit non esse permittendum calumniae iudicio uti ei, qui arbitrum postulaerit, quasi hoc ipso conessus
ideatur restituere se el exhibere debere. sed alio iure utimur, et recte: potius enim ut modestiore ia li-
tiget, arbitrum quisque petit, quam quia conitetur.

La dottrina romanistica sorola con estrema disinoltura su questo passo, non rendendosi conto di
quanto complessa e singolare sia la instaurazione del procedimento er forvvtav arbitrariav, cui qui si
a cenno.
Quando Gaio dice che l`impetrato acciit forvvtav qvae aettatvr arbitraria ` puo inatti sembra-
re a prima ista che non si parli di acciere ivaicivv ` in senso tecnico, poich - orse anche per un ir-
resistibile conronto con il nostro procedimento ingiuntio - ien atto di pensare che nel processo
di opposizione sia il destinatario dell`interdetto a prendere su di s tutta l`iniziatia del procedimen-
to. Colui che si oppone oggi al decreto ingiuntio del giudice diiene inatti attore nel successio
processo di cognizione, con le relatie conseguenze, ra le quali l`inersione dell`onere della proa.
Il destinatario di un interdetto restitutorio od esibitorio che i si opponga, resta inece conenuto e
si eriica questa singolarissima situazione. Lgli chiede l`arbitro, ma in cio non e inclusa la o.tvtatio
della ormula arbitraria. L` colui che ha iniziato il procedimento interdittale che dee are questa o
.tvtatio, e successiamente eaere ` la ormula al destinatario, che a sua olta la dee acciere `. Se poi
quest`ultimo al momento di acciere ivaicivv `, si riiuti di arlo, nessuno potra piu costringerelo.
Ammettiamo pure che cio non aenga nella normalita dei casi, poich non arebbe senso ar pri-
ma la richiesta di un arbitro, per potere - come dice Gaio - voae.tiore ria titigare ` e poi riiutarsi di
compiere le ormalita necessarie alla instaurazione del procedimento arbitrale, ma teoricamente nul-
la puo indurci ad escludere un`ipotesi del genere. In questo caso allora non restera che ar ricorso al-
le normali sanzioni della ivaefev.io. Donde si ricaa tutto quanto abbiamo detto Ma in modo molto

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eidente dallo stesso passo di Gaio in cui, prospettandosi le possibili conclusioni del giudizio arbi-
trale, si dice che il destinatario dell`interdetto o erra assolto, se restituira arbitrio ivaici., oppure erra
condannato all`equialente, cio che assolutamente non sarebbe il caso di dire se egli non si presen-
tasse anche in questo procedimento nelle esti di conenuto !
Nell`ultima parte del 163 si rierisce poi la questione, dibattuta ra Proculiani e Sabiniani, sul-
l`ammissibilita di un ivaicivv catvvviae a aore di colui che richiede l`arbitrato, ed e molto importan-
te, come edremo, che a trionare sia stata l`opinione dei Sabiniani, che sono per l`aermatia, so-
stenendo che non sono aatto la stessa cosa chiedere il giudizio arbitrale e conessare di doer esi-
bire o restituire.
Continuiamo la lettura delle istituzioni gaiane.

Gai., iv.t. 4.164-165: Obserare autem debet is, qui ult arbitrum petere, ut statim petat antequam ex iu-
re exeat, id est antequam a praetore discedat: sero enim petentibus non indulgetur. Itaque si arbitrum
non petierit sed tacitus de iure exierit, cum periculo res ad exitum perducitur. nam actor proocat a-
dersarium sponsione, quod contra edictum praetoris non exhibuerit aut non restituerit, ille autem a-
dersus sponsionem aersarii restipulatur. deinde actor quidem sponsionis ormulam edit adersario, il-
le huic inicem restipulationis. sed actor sponsionis ormulae subicit et aliud iudicium de re restituenda
el exhibenda, ut si sponsione icerit, nisi ei res exhibeatur aut restituatur, quanti es res erit, adersarius
ei condemnatur.

A questo punto, dopo aer parlato del procedimento er .ov.iovev per il caso di interdetto esibito-
rio o restitutorio, cui non abbia atto seguito giudizio arbitrario ,di opposizione,, inizia una lacuna
in cui, tenendo conto del contenuto del 166, con il quale la trattazione ricomincia e nel quale
s`illustra, come edremo subito, il procedimento e ivteraicti. avticibv., e lecito supporre che si trat-
tasse del procedimento er .ov.iovev relatio agli interdetti proibitorii semplici.
Continua appunto:

Gai., iv.t. 4.166-166a: Lt qui superaerit ructus licitando, is tantisper in possessione constituitur, si mo-
do adersario suo ructuaria stipulatione caerit, cuius is et potestas haec est, ut si contra eum de pos-
sessione pronuntiatum uerit, eam summam adersario solat. haec autem licendi contentio ructus lici-
tatio ocatur, scilicet quia de eo inter se certant, uter eorum ructus interim percipiat. postea alter alte-
rum sponsione proocat, quod adersus edictum praetoris possidenti sibi is acta sit, et inicem ambo
restipulantur adersus sponsionem, el stipulationibus iunctis duabus una inter eos sponsio itemque re-
stipulatio una tantum ad eam it. Deinde ab utroque editis ormulis omnium sponsionum et restipula-
tionum, quas ieri placuit, iudex, apud quem de ea re agitur, illud scilicet requirit, quod praetor interdicto
complexus est, id est uter eorum eum undum ease aedes per id tempus, quo interdictum redditur, nec
i nec clam nec precario possederit. cum iudex id exploraerit et orte secundum me iudicatum sit, ad-
ersarius mihi et sponsionis et restipuiationis summas, quas cum eo eci, condemnat, et conenienter
me sponsionis et restipulationis quae mecum actae sunt, absolit. et hoc amplius si apud adersarium
meum possessio est, quia is ructus licitatione icit, nisi restituat mihi possessionem, Cascelliano sie se-
cutorio iudicio condemnatur.

Si espone qui il conplesso procedimento er .ov.iovev relatio all`interdetto vti o..iaeti. `, e orse sa-
ra il caso di dedicari qualche parola.
La ticitatio frvctv., di cui si parla, e l`oerta di una somma di denaro ,da arsi mediante .tivtatio ,
per il caso che, nel giudizio successio, colui al quale appunto sulla base di questa oerta e stato as-
segnato il possesso precario non risulti essere il legittimo possessore. Dopo questa ticitatio frvctv. le
parti si proocano icendeolmente con una .ov.io e relatia re.tivtatio per il caso che si sia atta
iolenza al possessore, disattendendo l`ordine pretorio. Ne risultano due .ov.iove. e due re.tivtatio
ve. che tuttaia, anzich arsi con quattro negozi distinti, possono essere assorbite in due sole stipu-
lazioni, in ciascuna delle quali si condensano una .ov.io ed una re.tivtatio. Al giudice spettera il
compito di indagare chi abbia posseduto vec ri vec ctav vec recario al momento dell`emanazione
dell`interdetto, ed una olta deciso questo punto le altre questioni saranno automaticamente risolte.

a tvteta ivteraittate ea it retatiro roce..o




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Se il soccombente sia colui che ha ottenuto il possesso precario, egli sara condannato altresi nel
giudizio secutorio o Cascelliano.
Dopo tutto questo siamo in grado di esporre e giustiicare le nostre deduzioni, integrando,
quando occorra, congetturalmente la testimonianza gaiana.

24. Anzitutto non si dee credere che la procedura ormulare e ivteraicto descrittaci, come abbiamo
isto, nelle sue due possibili orme del processo arbitrario e er .ov.iovev, sia stata tale in dall`origi-
ne. Lo stato di diritto testimoniatoci da Gaio indubbiamente rappresenta il risultato di un`eoluzio-
ne storica assai lenta. L`unica orma originaria di procedimento dee essere stata quella er .ov.iovev
,sul presupposto di una .ov.io e di una re.tivtatio si sara auta una pena per il caso che l`ordine del
pretore non osse stato eseguito, e iceersa, per il caso che esso non osse stato applicabile,. La
possibilita per le parti di voae.tiore ria titigare `, cioe ar decidere tutta la questione da un arbitro, sen-
za incorrere n l`una n l`altra in una penalita, per il caso di soccombenza, si sara aacciata solo in
prosieguo di tempo, probabilmente in epoca di poco anteriore a quella classica. Cosi pure dee es-
sere molto recente l`introduzione del ivaicivv .ecvtorivv, senz`altro posteriore alla comparsa del pro-
cedimento er forvvtav arbitrariav. 1anto il ivaicivv .ecvtorivv quanto il procedimento arbitrario han-
no inatti come oggetto la questione se l`interdetto debba essere osserato, se esso sia cioe o meno
applicabile, e, solo se esso risulti tale, il giudice ara la titi. ae.tivatio, condannando il destinatario che
non i abbia ottemperato. Ora pero, mentre un procedimento e ivteraicto cvv oeva si puo esperire
anche senza un ivaicivv .ecvtorivv, ritenendosi adeguatamente risolta la questione con il pagamento
della pena, l`alternatia dalla voae.tior ria titigavai non esiste se non c`e la ormula arbitraria. Insom-
ma, mentre il ivaicivv .ecvtorivv e un di piu che consente al incitore, oltre la esazione della penalita,
l`esazione di una somma a titolo di risarcimento, la ormula arbitraria e inece l`unico mezzo per cui
possa arsi un processo ormulare e ivteraicto senza incorrere in una penalita.

25. Premesse queste notizie storiche e opportuno precisare un altro punto, quale sia cioe l`oggetto
speciico dell`indagine giudiziaria da parte del giudice ormulare, inestito della decisione del merito
dei ari ivaicia e ivteraicto. Indubbiamente la questione di ondo e sempre la stessa. Si tratta cioe di
accertare se l`ordine del magistrato sia nella specie eseguibile o meno, o, che e lo stesso, se ricorrano
o meno i presupposti di atto per la sua obbligatorieta. Una parte della dottrina ha ritenuto pero che
il giudice, in ogni caso, debba riolgere la sua istruttoria ad accertare se il comportamento del desti-
natario e se la sua eentuale opposizione al decreto siano contrari all`Lditto del pretore. Questi au-
tori hanno cioe inteso i testi che parlano abbastanza requentemente, come abbiamo isto, di attii-
ta o di iolenza aarer.v. eaictvv, nel senso che l`oggetto della iolazione non sarebbe gia l`interdetto
emanato dal pretore, sibbene la norma edittale, che nella maggior parte dei casi ,esclusi cioe gli in-
terdetti repentini, gli sta dietro. Il dubbio pero non ha ragione di sussistere solo se si alutino atten-
tamente le onti. Sul passo di Gaio ,iv.t. 4.141, doe si legge:

quaeritur an aliquid adersus praetoris edictum actum sit, el an actum non sit quod is ieri iusserit,

abbiamo gia auto modo di soermarci, ma non sara gran male se i torniamo sopra. Se la prima al-
ternatia in esso ormulata puo ar credere che oggetto dell`indagine del giudice sia la norma editta-
le, la seconda lo esclude chiaramente. Nell`alludere inatti alla iolazione degli interdetti imperatii
,restitutorii o esibitorii, pur usandosi l`espressione ivbere fieri `, che astrattamente potrebbe anche al-
ludere all`editto, non si dice qvoa i. fieri ivbet ` bensi iv..erit `, e ci richiama, in modo inequiocabile,
al comando concreto del pretore e non certo alla clausola edittale. Che questa conclusione si attagli an-
che all`altra ipotesi degli interdetti proibitorii dobbiamo ammettere sol che si oglia essere coerenti.
Del resto noi conosciamo gia il passo di Quintiliano ,iv.t. or. 9.3.22: cr. .vra, p. 15, doe, ri-
portandosi uno squarcio di Cicerone, si sostituisce tranquillamente, alla parola ivteraictvv ` dell`origi-
nale, l`altra ,eaictvv `,, dando cosi la piu eloquente riproa del alore non unioco della espressione

.rvatao i.carai




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che, secondo qualcuno, dorebbe solo e sempre signiicare lo schema dell`albo pretorio.
Un`ulteriore conerma del nostro assunto la possiamo poi trarre dallo stesso Gaio, il quale nel
166a, che abbiamo riportato in precedenza ,p. 55,, alludendo all`indagine del giudice nel processo
e ivteraicto, dice testualmente che esso ittva .citicet reqvirit, qvoa raetor ivteraicto covtev. e.t `, cioe
portera il suo esame sulla situazione di atto che il pretore ha delineato nel suo interdetto. Dopo tut-
to questo ci sembra possa sostenersi con peretto conincimento che, si tratti di interdetto edittale o
repentino, esso e in ogni caso l`oggetto dell`indagine del giudice, anche se cio non esclude che il
giudice stesso possa tener conto naturalmente di quella che e la norma edittale e piu ancora di quella
che e l`interpretazione giurisprudenziale di questa norma.

26. Una serie di osserazioni s`impongono a questo punto per quanto riguarda il procedimento er
forvvtav arbitrariav. Come doea essere concepita una ormula arbitraria e ivteraicto re.titvtorio o e
bibitorio Il Lenel, che su questo terreno possiamo certamente seguire con iducia, ci da, ricostruen-
dolo con le testimonianze gaiane, questo schema di ormula relatia all`interdetto qvoa ri avt ctav `:

Quod opus a N
o
N
o
i ,aut clam, actum est, si arbitratu iudicis non restituetur, quanti ea res erit, tantae
pecuniae iudex N
m
N
m
A
o
A
o
condemna, si non paret absole.

Abbiamo racchiuso ra parentesi l`inciso avt ctav `, perch noi riteniamo, contrariamente a Lenel,
che il pretore potesse egli stesso accertare durante la sua cav.ae cogvitio se l`ov. osse stato compiuto
ri oppure ctav. Oiamente, trattandosi inece di interdetto esibitorio, la ormula sara stata per e-
sempio la seguente:

Quem liberum N
m
N
m
dolo malo retinet, si arbitratu iudicis non exhibebitur, quanti ea res erit ,cetera e
forvvta ,.

Dobbiamo pero porci una domanda. Perch questa orma arbitrale era ammessa solo per gli inter-
detti imperatii e non per i proibitorii, il cui destinatario se olea agire, doea sempre arlo cvv
ericvto ` o, il che e lo stesso, cvv oeva `
Non siamo certo noi i primi a porci questa domanda. Lo aeano atto gia i romanisti dell`Ot-
tocento e l`opinione piu diusa era ed e che non si possa agire er forvvtav arbitrariav perch il pro-
cedimento e ivteraicto robibitorio presuppone sempre la iolazione di un diieto che porti all`ap-
plicazione di una pena. Ma questa a ben guardare e una semplice tautologia. Per rendersi eramente
conto di questa impossibilita noi aremo allora un ragionamento er ab.vravv, supponendo cioe,
come inece e escluso, che si possa agire er forvvtav arbitrariav anche in base ad un interdetto
proibitorio. 1eniamo ben presente che in ondo questo procedimento si risole in una alternatia
che il giudice pone al conenuto, quando abbia accertata l`obbligatorieta nella specie dell`interdetto
emanato dal pretore: o tu esegui il comando nei limiti in cui il comando stesso e stato ritenuto ob-
bligatorio, oero sarai condannato a pagare la titi. ae.tivatio . Ld ora trasportiamo questa alternati-
a, storicamente accertabile, nel campo degli interdetti proibitorii. Quale potrebbe qui essa dienire
Certamente questa: o ti astieni dal comportamento ietato oppure sarai condannato a pagare la titi.
ae.tivatio . Orbene, nel caso d`interdetto restitutorio od esibitorio, e chiaro come il conenuto pos-
sa essere assolto se restituisce od esibisce, o altrimenti condannato alla titi. ae.tivatio, che il giudice
ara agio di alutare ra una udienza e l`altra. Nel caso pero d`interdetto proibitorio le cose anno
diersamente. Vediamo da icino la prima alternatia. Il conenuto si astiene ed il giudice lo assol-
e. Ma se appena assolto egli assume il comportamento ietato Si dira che la controparte puo chie-
dere un nuoo interdetto. Certo, ma ino ad un dato punto, poich gli interdetti proibitorii sono
olti ad escludere un comportamento minacciato, non alla re.titvtio. Lssi si possono inatti schema-
tizzare in due categorie:
1, interdetti con cui si ieta d`intererire con turbatie o molestie nell`esercizio che altri compia
di una acolta che gli compete ,ormula terminatia: riv fieri reto ,,

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2, interdetti con cui si ieta a taluno di esercitare acolta che non gli competono ,semplice-
mente: reto , per esempio ve qvia iv toco vbtico faciat `,.
Ora, mentre per quelli dalla seconda categoria esiste un interdetto restitutorio conseguente al
proibitorio, per il caso di loro trasgressione, la possibilita di restituzione non esiste minimamente
per quanto sia stato atto in iolazione degli interdetti della prima categoria. Anche ammesso dun-
que che si possa ripetere l`interdetto, cio non risole aatto la questione perch in tal modo si po-
trebbe proseguire all`ininito. Gia da queste considerazioni, scaturisce l`inopportunita pratica di con-
sentire un giudizio di opposizione all`interdetto proibitorio. Dall`esame dell`altra ipotesi in cui il
conenuto non adempia l`ordine pretorio e si lasci condannare, cio apparira poi anche meglio. Nel
caso di interdetti imperatii, inatti, il conenuto che si lasci condannare, anzich restituire o esibire
- salo ben inteso il caso di interdetti in materia di stato personale, doe cio sarebbe inconcepibile -
acquista per dir cosi, pagando l`ae.tivatio, un diritto a non restituire od esibire.
Potrebbe mai accadere che il conenuto, lasciandosi condannare in un giudizio arbitrale e iv
teraicto robibitorio, acquistasse il diritto a compiere l`atto ietato Viene spontaneo dire che cio e as-
surdo ! Perch cio sia piu eidente, ci si consenta, vvtati. vvtavai., di are un parallelo con quello che
oggi si eriica con le nostre contraenzioni stradali. Immaginiamo che i segnali di prescrizione,
che si troano nelle ie e per le piazze, siano degli interdetti proibitorii cristallizzati. L`automobilista
che iola il diieto si ede contestare dal igile la contraenzione. Di solito egli ara l`oblazione o-
lontaria, ma si potra dire che, aendo pagata la penalita, egli acquista ad esempio il diritto a percor-
rere la strada in senso ietato In pratica potra anche accadere che l`automobile sorpresa in luogo di
sosta ietata i rimanga, ma non per questo potra certo parlarsi di acquisto del relatio diritto: al
contrario potra essere contestata una nuoa contraenzione. Analogo e il caso, da noi immaginato,
del compimento dell`atto cui si rierisce un interdetto proibitorio e del successio pagamento della
titi. ae.tivatio. Si potrebbero solo emanare altri interdetti ed aersi altre condanne, ma l`utilita pratica
di questa procedura eidentemente sanirebbe. Queste sono secondo noi le ragioni concrete per cui
non si e mai concesso al destinatario di un interdetto proibitorio di procedere nella orma arbitrale.
Condizione essenziale perch si possa procedere con tale orma, nei casi in cui essa e ammis-
sibile, e - come ci dice Gaio stesso - che essa sia richiesta dal conenuto prima di uscire dal tribu-
nale, poich .ero etevtibv. vov ivavtgetvr `. Questo procedimento noi lo abbiamo gia deinito come
giudizio di opposizione, ed ora doremo insistere su questa qualiica in contrasto con Gandoli che,
ritenendola inadeguata, propone quella di giudizio di integrazione-esecuzione. La sua tesi puo es-
sere pero acilmente conutata con le parole stesse di Gaio, che, nel 163 del quarto commentario,
risole, come abbiamo isto, la questione agitata ra Proculiani e Sabiniani, sulla esperibilita, da par-
te di chi abbia chiesto il giudizio arbitrale, del ivaicivv catvvviae, schierandosi in aore della tesi sa-
biniana che e per l`aermatia e che ormai, egli riconosce, e dienuta generale. La motiazione che
ne da e la seguente:

potius enim ut modestiore ia litigetur arbitrum quisque petit, quam quia conitetur.

Ma se compiere la etitio non equiale a conessare re.titvere .e ret ebibere aebere `, come olea Proculo,
cio esclude in modo deinitio la conigurazione del Gandoli, la quale, solo se l`opinione di Proculo
aesse trionato, come inece non e, arebbe potuto essere sostenuta con ondamento. Quindi la ri-
chiesta di un arbitro apre, come diceamo, il giudizio di opposizione, opposizione che puo anche es-
sere determinata dalla onesta incertezza del destinatario sulla eseguibilita o meno dell`interdetto.

2. Soermiamoci ora sul procedimento er .ov.iovev, che potea seguire ad un interdetto impera-
tio, qualora il destinatario non i aesse atto subito opposizione n d`altra parte aesse osserato
l`ordine pretorio. Leggendo Gaio nei 165, 166 e 166a, abbiamo gia auto modo di accennare ad
esso specie per quanto attiene al processo e ivteraicto robibitorio avtici. Lsso si solgea dunque in
questo modo. L`impetrante richiamaa iv iv. la controparte con le orme ordinarie e la proocaa

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con una .ov.io oevati., il cui schema aea essenzialmente questo tenore: prometti di darmi 100 se
risultera in giudizio che l`interdetto emanato era applicabile. L`impetrato a sua olta proocaa
con una re.tivtatio dal seguente contenuto: prometti di darmi 100 a titolo di penale se risulti accer-
tato in giudizio che l`interdetto non era applicabile, cioe che io non ero tenuto ad eseguirlo. In re-
alta, come risulta da qualche schema di .ov.io perenutoci, si sara anche precisato il tenore dell`in-
terdetto, poich, doendo sulla sua applicabilita solgersi la successia indagine del giudice, in rela-
zione a questo doeano essere concepite le ormule, su cui le parti arebbero contestato la lite.
Immediatamente dopo i contendenti chiedeano al magistrato presente iv ivre, l`uno la ormula
.ov.iovi., l`altro quella re.tivtatiovi.. Nel ivaicio .ov.iovi. attore era l`impetrante, in quello re.tivtatiovi.
il conenuto. L`impetrante chiedea inoltre al magistrato un ivaicivv .ecvtorivv, cioe un`azione diretta
al risarcimento del danno subito per la mancata ottemperanza all`interdetto.
Su questi tre ivaicia si eettuaano poi le relatie titi. covte.tatiove.. Quanto agli schemi di queste
ormule, per quelle .ov.iovi. e re.tivtatiovi. possiamo senz`altro ritenere che esse risultassero dal-
l`adattamento di una normale actio e .tivtato, per quella del ivaicivv .ecvtorivv ,detto cosi perch,
come attesta Gaio nel successio 169, .eqvitvr .ov.iovi. rictoriav `, bisognera inece tentare la rico-
struzione sulla scorta del Lenel ed elaborando i dati testuali gaiani. 1enendo presente che essa non
ara potuto essere la stessa per il caso di interdetti imperatii e per quello di interdetti proibitorii,
possiamo immaginare gli schemi seguenti.
Per l`interdetto restitutorio ,o esibitorio,:

Si A
s
A
s
N
m
N
m
sponsione icerit neque ei arbitrio iudicis, res restituatur ,el exhibebitur,, q.e.r. erit,
tantae pecuniae iudex, N
m
N
m
A
o
A
o
c., s.n.p. absole,

dal quale schema appare come il conenuto, rimasto soccombente nel giudizio e .ov.iove, potesse
eitare la condanna al risarcimento del danno solo compiendo la restituzione o l`esibizione della cosa.
Per il caso inece di interdetto proibitorio:

Si A
s
A
s
N
m
N
m
sponsione icerit, quanti ea res erit, tantae pecuniae iudex ,cetera e forvvta ,.

Come si ede manca qui una clausola restitutoria analoga a quella della ormula precedente. Qual-
cuno ha sostenuto che anche in questa ipotesi si desse al conenuto la possibilita di eitare la con-
danna orendo una .ati.aatio e che pertanto non mancasse nella ormula, prima delle covaevvatio,
una ormula del genere veqve eo vovive .ati.fierit `. Mentre tuttaia e acilmente comprensibile come,
nel caso di un interdetto imperatio, cui il destinatario non abbia ottemperato spontaneamente, sia
nondimeno sempre nell`interesse dell`attore, dopo la ittoria nel ivaicivv .ov.iovi., che il giudice in-
iti il conenuto ad eettuare la re.titvtio o l`ebibitio, non si ede quale potrebbe essere l`oggetto di
questa re.titvtio nel caso di ivaicivv .ecvtorivv relatio ad un interdetto proibitorio. Se inatti il destina-
tario di un simile interdetto i ha contraenuto, uol dire che egli ha atto qualcosa, ha cioe com-
piuto un atto positio e poich factvv ivfectvv fieri veqvit `, l`unico sistema sara quello di condannarlo
al risarcimento del danno. Non e certo pero da escludersi che il conenuto possa accordarsi con
l`attore per eitare la condanna, ma cio potra benissimo arsi in sede di titi. ae.tivatio, senza che ci sia
bisogno d`inserire alcuna clausola nella ormula. L` da presumere logicamente piuttosto che l`attore
non si accontenti del solo risarcimento del danno, poich cio attiene al passato ma non lo garantisce
per il uturo, e che pertanto egli si accia prestare una .tivtatio pretoria, analoga a quelle cauzioni ae
avtiv. vov tvrbavao `, che si accompagnano a certe azioni, come la rivaicatio o l`actio vegatoria .erritvti.,
e con le quali il conenuto s`impegna a non porre piu in essere delle turbatie per il uturo, o a non
tentare piu di esercitare quella seritu che e stata riconosciuta inesistente. Orbene, una olta com-
piuta la debita titi. covte.tatio sulle arie ormule e .tivtatiove e su quella del ivaicivv .ecvtorivv, le parti
andaano daanti al giudice accettato e che sara stato presumibilmente lo stesso per i ari giudizi.
Le possibili conclusioni cui potea portare l`accertamento giudiziale erano le seguenti: due condan-
ne ed un`assoluzione, quando l`interdetto risultasse applicabile ,il destinatario enia inatti condan-

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nato sia al pagamento della penale, sia nel ivaicivv .ecvtorivv, mentre enia assolto l`attore nel ivai
civv re.tivtatiovi. ,, o due assoluzioni ed una condanna, nell`ipotesi opposta dell`inapplicabilita
dell`interdetto ,il conenuto enia assolto sia nel ivaicivv .ecvtorivv che per la penale, alla quale e-
nia inece condannato l`impetrante,.
1utto il procedimento si acea ancora piu complesso per gli ivteraicta avticia doe si aeano,
come abbiamo gia isto sopra, due .ov.iove. e due re.tivtatiove., ciascuna delle parti proocando
l`altra per il caso che l`interdetto osse applicabile e compiendo la re.tivtatio per il caso inerso. Alle
quattro .tivtatiove. corrispondeano quattro ivaicia e relatie titi. covte.tatiove. piu, al solito, il ivaicivv
.ecvtorivv. Quanto alle conclusioni si poteano aere, come e acile intendere, o tre condanne e due
assoluzioni o tre assoluzioni e due condanne. Se poi, sempre in quest`ipotesi, una delle parti assu-
mea un comportamento ostruzionistico, si acea ricorso, come sappiamo, agli ivteraicta .ecvvaa
ria `, proibitorio o restitutorio ,Gai., iv.t. 4.10,, decidendosi speditamente la controersia a tutto
santaggio della parte recalcitrante.


KEEF!A+)2#$&.#/0#!,C/+,#0)!,/I'&%#2/!)!+&DD+/0%/!2/0!3&!'/,)+0&!(+/2),-+&!
28. A questo punto orremmo, tornando un passo indietro, are alcune precisazioni e sciogliere la
risera atta all`inizio di questa parte. Abbiamo piu olte parlato di processo interdittale e di rap-
porto processuale relatio. Con la prima espressione abbiamo designato quel complesso di atti che
socia nel proedimento decisorio del magistrato, che puo essere di rigetto o di accoglimento
dell`istanza, con la seconda, mutuata dalla moderna scienza giuridica, la posizione reciproca dei due
contendenti. Sara opportuno giustiicare la legittimita dell`uso di tali espressioni tecniche. In tesi ge-
nerale ci sentiamo di poter subito dire, sulla base delle esperienze atte nello studio dei diritti anti-
chi, che l`uso di certe categorie e di certi concetti, elaborati dalla moderna dottrina, in sede storica e
senz`altro legittimo, purch quest`uso, metodologicamente corretto in s e per s, sia atto sempre
con estrema circospezione, per eitare di sigurare e sorzare quella che e le isionomia storica degli
istituti che noi intendiamo ricostruire. L` inatti indubbiamente tutta una questione di sensibilita sto-
rica e di chiarezza dogmatica quella di stabilire ino a che punto ci si possa alere delle categorie
moderne per lo studio dei diritti antichi senza abusarne. Venendo poi al caso particolare, riteniamo
che ci si possa alere tranquillamente del concetto espresso con il termine processo per indicare
quel complesso di atti che precedono l`emanazione dell`interdetto, se e ero, come abbiamo cercato
di dimostrare, che questo e un atto decisorio, un comando concretamente attuabile, atto a risolere
la controersia e non un puro espediente processuale. A buon diritto si parla pertanto di processo
interdittale, come si parla di processo ormulare o etra oraivev, adoperando un termine che ci de-
ria dalla dogmatica canonistica e che e ormai proondamente radicato nelle nostre coscienze, an-
che se, come sappiamo, i Romani parlaano inece di actiove. ` e di iv. qvoa aa actiove. ertivet ` per
rierirsi a quello che noi oggi chiamiamo diritto processuale.
Un discorso piu lungo a atto inece per quanto riguarda l`espressione rapporto processua-
le, il cui uso, se non in tesi generale, puo quanto meno suscitare qualche perplessita nel caso speci-
ico. Mentre inatti quest`espressione puo essere bene impiegata nello studio del processo ormulare
ordinario, in cui indubbiamente con la titi. covte.tatio si instaura un ero rapporto processuale, costi-
tuendo tutti gli atti precedenti una semplice introduzione al processo ,il Vorerahren dei tede-
schi,, si puo quanto meno esitare prima di estendere le medesime conclusioni a quello che abbiamo
deinito processo interdittale. Le onti parlano si di actor ` e di rev. ` per indicare le parti di questo
processo, ma lasciano in ombra a quale eramente esse siano da rierire, se cioe al processo interdit-
tale o non piuttosto al successio processo ormulare e ivteraicto. Non i e dubbio poi che
all`emanazione dell`interdetto si puo giungere anche nella contumacia delle controparte, cio che in-
ece non e possibile nel processo ordinario. Ma come ben nota il Chioenda ,v.titviovi ai airitto
roce..vate cirite, Napoli, 1935, I, p. 50, e II, p. 262, non si dee credere che il rapporto processuale
si costituisca e si completi al momento in cui ha luogo la comparizione delle parti o di una di esse

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daanti al giudice ,nel diritto d`oggi,. Questa opinione si connette al ricordo di sistemi storici se-
condo cui alla costituzione della lite era necessaria la olonta del conenuto, mentre nei sistemi mo-
derni, come l`italiano, le parti si troano coinolte nel rapporto processuale per il solo atto della
domanda, oglia o non oglia il conenuto. Se questa e allora la moderna nozione di rapporto pro-
cessuale, comprensia sia di quelle situazioni processuali che si creano per olonta delle parti, che
per olonta di una soltanto di esse, si potra correttamente parlare di rapporto processuale anche per
il procedimento interdittale, purch si tenga ben erma la dierenza che corre ra questo ed il pro-
cesso ordinario. In questo ultimo inatti, posto che si intenda per rapporto processuale ,sempre
secondo la dogmatica odierna, il rapporto che si costituisce ra due soggetti priati con il concorso
dell`organo giurisdizionale e che tende all`emanazione di un proedimento decisorio, si potra par-
lare di rapporto processuale solo dopo il compimento della titi. covte.tatio, instaurandosi solo allora
ra le parti ,actor e rev., che prima di questo momento sono inece nelle onti i. qvi agit ` ed i. cvv
qvo agi rvtt `,, un rapporto che ha per ine l`emanazione della sentenza del giudice, mentre tutta la a-
se precedente, nata dalla o.tvtatio actiovi., si conclude con un proedimento, la aatio ivaicii, che non
e decisorio, ma solo di autorizzazione del processo. Nel procedimento interdittale, nel quale non
manca inece il concorso del magistrato, che autorizza la citazione, mentre poi la cogvitio di quello si
chiude con un proedimento che e sempre decisorio ,aevegatio o eaitio ivteraicti ,, puo ben dirsi che il
rapporto processuale si instauri in dall`inizio, ino cioe dal ricorso dell`impetrante. In questa luce
sono da intendere dunque gli accenni che le onti anno alla situazione reciproca delle parti nel pro-
cesso interdittale. Vediamone qualcuno:

Gai., iv.t. 4.15: Simplicia sunt eluti in quibus alter actor alter reus est, qualia sunt omnia restitutoria
aut exhibitoria: namque actor est, qui desiderat aut exhiberi aut restitui, reus is est, a quo desideratur ut
exhibeat aut restituat.

Non i sono dubbi che actor ` e rev. ` si considerino qui il o.tvtav. e l`impetrato in dal momento in
cui si presenta la o.tvtatio ivteraicti. Piu importante e

Gai., iv.t. 4.160: Duplicia sunt eluti uti possidetis interdictum et utrubi. ideo autem duplicia ocantur
quod par utriusque litigatoris in his condicio est: nec quisquam precipue reus el actor intellegitur, sed
unusquisque tam rei quam actoris partes sustinet, quippe praetor pari sermone cum utroque loquitur.

L`ultima rase qvie . toqvitvr ` e particolarmente signiicatia, perch ci da la conerma dell`esat-
tezza della nostra ricostruzione. Lidentemente il pretore cvv vtroqve toqvitvr ` al momento in cui
emana l`interdetto alla ine della sua cogvitio, e gia allora si parla di actor ` e di rev. `.
Il Gandoli cita anche D. 43.1.3.1, ma il alore probante di questo passo non e certo molto
sicuro, come del resto potrebbe ad un esame piu attento sembrare equioco lo stesso paragrao di
Gaio, che abbiamo citato per primo. Vediamo comunque questo testo.

D. 43.1.3.1 ,Ulp. 69 aa ea.,: loc interdictum ,vti o..iaeti. , duplex est et hi, quibus competit et actores
et rei sunt.

Qui sta tutto nella interpretazione che si oglia dare al covetit `. Se s`intende atta con esso allusio-
ne alla emanabilita dell`interdetto, allora la testimonianza puo porsi sullo stesso piano di Gai., iv.t.
4.160. Noi sappiamo pero quale elasticita di signiicato abbiano certe espressioni dall`apparenza u-
nioche, come tocv. e.t ivteraicto `, ivteraictvv tecvv babet ` e a dire il ero non ci sentiremmo di soste-
nere quello che in qui abbiamo detto per quanto concerne la instaurazione del rapporto processua-
le, se doessimo ar lea solo su questo covetit `. Lsso puo tradursi inatti con l`italiano spetta,
ma questa spettanza di un proedimento concretamente eseguibile non si sa bene se enga presa
in considerazione in ista dell`emanazione dell`interdetto o inece in ista della possibilita di ittoria
nel processo e ivteraicto `, poich logicamente possono ammettersi entrambe le ipotesi.


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29. Resta ora da aggiungere al procedimento interdittale, che in qui abbiamo studiato nelle arie a-
si del suo solgimento, la qualiica di processo sommario e di giustiicarla, cosa che riteniamo ab-
bastanza acile. Diatti la cogvitio interdittale ha un carattere, una natura di accertamento non deini-
tio, dal momento che la questione che ha ormato oggetto di essa puo sempre dienire l`oggetto di
un normale processo ordinario. Per meglio renderci conto di cio esaminiamo compiutamente le a-
rie possibilita che si presentano al magistrato, dopo che si sia costituito il rapporto processuale con
la citazione dell`impetrato e questi sia o meno comparso iv ivre. Il proedimento che egli potra
prendere puo inatti concretarsi in una accettazione o in un rigetto dell`istanza, in una eaitio cioe o in
una aevegatio ivteraicti.
Lgli giungera ad una aevegatio quando si sara reso conto che la o.tvtatio era ed e maniestamen-
te inondata, non ricorrendo, in caso di interdetto edittale, i presupposti necessari perch possa
pronunciare l`interdetto stesso. Alla stessa conclusione pero potra giungere anche quando i requisiti
i siano, ma si tratti di proedimento la cui emanazione e rimessa al suo apprezzamento discrezio-
nale. Si potra inine aere un proedimento di rigetto se non si tratti d`interdetto il cui schema sia
proposto nell`albo, ma di interdetto repentino, che egli ritenga, a suo prudente arbitrio, di non po-
ter emanare.
Alla soluzione opposta inece egli giungera in uno dei seguenti casi:
a, quando allo stato degli atti abbia potuto conincersi della ondatezza della o.tvtatio ,ricorrenza
dei requisiti nel caso di interdetto edittale,,
b, quando, attraerso la sua indagine, non sia inece riuscito a arsi una precisa coninzione su
qualche punto, nel qual caso pero subordinera l`eicacia dell`interdetto al atto che sussistano o me-
no quelle condizioni che egli non e stato in grado di accertare.
L` specialmente in questo secondo caso che puo scorgersi la conerma di quanto abbiamo det-
to a proposito della sommarieta dell`indagine pretoria.
Ponendosi pero da questo punto di ista si comprende anche un`altra cosa: l`inutilita della di-
scussione sul punto se l`interdetto sia o meno un ordine condizionato. Noi abbiamo gia auto mo-
do di porre in luce, attraerso il nostro esame esegetico relatio alla cav.ae cogvitio `, come in concre-
to l`interdetto potesse presentarsi ora come ordine condizionato ed ora come incondizionato. Quali
siano stati in pratica i casi piu requenti non e possibile determinare. lorse, dato il carattere somma-
rio dell`indagine, specialmente in presenza di attispecie un po` piu complesse, il pretore ara pree-
rito scegliere la ia piu sbrigatia dell`ordine condizionato. In ogni caso, come diceamo, la questio-
ne perde ogni importanza se si consideri che astrattamente per ogni interdetto c`era sempre la pos-
sibilita da parte del destinatario o di opporsi o quanto meno di trasgredirlo, riuscendo in un caso o
nell`altro a riportare di nuoo tutta la questione in esame, e questa olta in un normale processo or-
dinario.

30. Se noi olessimo ora, a conclusione di tutto questo nostro discorso, indiiduare nell`esperienza
giuridica processuale presente un parallelo, o quanto meno un istituto in certo senso analogo al pro-
cesso interdittale romano, non i e dubbio che noi potremmo riscontrarlo nel cd. procedimento
monitorio o ingiuntio, che e il primo dei procedimenti sommari, ra quelli speciali, disciplinati dal
quarto libro del Codice di Procedura Ciile. Alcuni articoli ci permetteranno una alutazione com-
paratia:

Art. 638 ,lorma della domanda o deposito,. La domanda d`ingiunzione si propone con ricorso conte-
nente, oltre i requisiti indicati nell`art. 125, l`indicazione delle proe che si producono. Il ricorso dee con-
tenere altresi l`indicazione del procuratore del ricorrente oppure, quando e ammessa la costituzione di per-
sona, la dichiarazione di residenza o l`elezione di domicilio nel comune oe ha sede il giudice adito .

Lcco una prima analogia: il procedimento ingiuntio si promuoe con ricorso e non con la citazio-
ne in orma ordinaria. Anche per l`interdetto abbiamo inatti indiiduato un ricorso nella cd. o.tvta

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tio ivteraicti.

Art. 640 ,Rigetto della domanda,. Il giudice, se ritiene insuicientemente giustiicata la domanda, di-
spone che il cancelliere ne dia notizia al ricorrente, initandolo a proedere alla proa. Se il ricorrente
non risponde all`inito o non ritira il ricorso oppure se la domanda non e accoglibile, il giudice la rigetta
con decreto motiato. 1ale decreto non pregiudica la riproponibilita della domanda anche in ia ordinaria.

Anche qui, come per la romana aevegatio ivteraicti, il decreto di rigetto non pregiudica, come si ede,
la riproponibilita della domanda.

Art. 641 ,Accoglimento della domanda,. Se esistono le condizioni preiste dall`art. 633, il giudice, con
decreto motiato, ingiunge all`altra parte di pagare la somma o di consegnare la cosa o la quantita di co-
se chieste o inece di queste la somma di cui all`art. 639 nel termine di enti giorni, con l`espresso aer-
timento che nello stesso termine puo essere atta opposizione a norma degli articoli seguenti e che, in
mancanza di opposizione, si procedera ad esecuzione orzata.

Il decreto erra emanato se esistono i requisiti richiesti dalla legge, come l`interdetto ricorrendo i
presupposti preisti nell`editto pretorio.
Come per gli interdetti imperatii si ha poi anche qui la possibilita di opposizione da parte del
destinatario ,il termine pero entro cui puo arsi e di 20 giorni, mentre per gli interdetti per i quali e
ammessa, l`opposizione dee arsi subito dall`impetrato, avteqvav e ivre eeat, ia e.t avteqvav a rae
tore ai.ceaat `,.
Anche per il procedimento ingiuntio, come enuncia il capoerso dell`art. 645, in seguito
all`opposizione il giudizio si solge secondo le norme del procedimento ordinario daanti al giudice
adito. L`unica dierenza, che noi abbiamo del resto gia rileata, e, per quanto concerne questa se-
conda ase, che mentre oggi il destinatario del decreto diiene attore nel processo di opposizione,
poich, come dice il medesimo art. 645 primo comma,

L`opposizione si propone daanti all`uicio giudiziario al quale appartiene il giudice che ha emesso il
decreto, con atto di citazione notiicato al ricorrente nei luoghi di cui all`art. 638,

nel giudizio di opposizione agli interdetti imperatii inece e l`impetrato che sostiene il ruolo di
conenuto.
Da un punto ai ista sostanziale si dee poi porre in eidenza la limitata applicazione del mo-
derno procedimento ingiuntio ai soli casi in cui ,pararasando l`art. 633, taluno sia creditore di una
somma liquida di denaro o di una determinata quantita di cose ungibili, o abbia diritto alla conse-
gna di una cosa mobile determinata ,tutte ipotesi per le quali in diritto romano si poteano, nelle
arie epoche, esperire la tegi. actio er covaictiovev e successiamente le covaictiove. ormulari,.
Come gia sappiamo e come meglio edremo ora, molto piu asto inece e il campo di applica-
zione della procedura interdittale.




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31. Come risulta da un prospetto palingenetico delle testimonianze relatie alla protezione interdit-
tale ,come quello da noi atto alle p. 121-125 del nostro libro piu olte richiamato,, lo siluppo del-
l`istituto processuale dell`interdetto puo considerarsi compiuto press`a poco al tempo della codiica-

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zione giulianea dell`editto. Questo e pertanto il punto di rierimento per misurare in tutta la sua am-
piezza il campo di applicazione della tutela interdittale ed indiiduare i rapporti che essa abbraccia.
Qual conto pero possiamo ar noi, ai ini di questa indagine, delle classiicazioni degli interdet-
ti oerteci dalle onti Alla domanda potremo rispondere solo dopo aerle passate in rassegna, in-
cominciando dalle due, molto esaurienti, dei giureconsulti Paolo ed Ulpiano. Si tratta, come edre-
mo, di due classiicazioni elaborate dal punto di ista dogmatico sostanziale, cioe in rierimento
all`oggetto della tutela, e modellate maniestamente sulle comuni distinzioni in materia di cose.
La prima, quella di Paolo, c`e conserata da un passo delle Pandette, escerpito dal primo ra i
libri del commentario edittale relatii agli interdetti. Lsso e

D. 43.1.2.1 e 3 ,Paul. 63 aa ea.,: Interdicta autem competunt el hominum causa el diini iuris aut de
religione, sicut est ne quid in loco sacro iat` el quod actum est restituatur` et de mortuo inerendo`
el sepulchro aediicando`. hominum causa competunt el ad publicam utilitatem pertinentia el sui iu-
ris tuendi causa el oicii tuendi causa el rei amiliaris. publicae utilitatis causa competit interdictum ut
ia publica uti liceat` et lumine publico` et ne quid iat in ia publica`: iuris sui tuendi causa de liberis
exhibendis` item de liberto exhibendo`: oicii causa de homine libero exhibendo`: reliqua interdicta rei
amiliaris causa dantur.
laec autem interdicta, quae ad rem amiliarem spectant aut apiscendae sunt possessionis aut reciperan-
dae aut retinendae. apiscendae possessionis sunt interdicta quae competunt his, qui ante non sunt nancti
possessionem. sunt autem interdicta apiscendae possessionis quorum bonorum`: Salianum` quoque,
interdictum quod est de pignoribus ex hoc genere est: et quo itinere enditor usus est, quo minus em-
ptor utatur, im ieri eto`. reciperandae possessionis causa proponuntur sub rubrica unde i`: aliqua
enim sub hoc titulo interdicta sunt. retinendae possessionis sunt interdicta uti possidetis`. sunt interdic-
ta, ut diximus, duplicia tam reciperandae quam apiscendae possessionis.

Le categorie in cui si articola la classiicazione di Paolo esposta in questo passo, possono, per mag-
giore chiarezza, raccogliersi nel seguente schema:

Interdicta A, diini iuris aut de religione

B, hominum causa a, publicae utilitatis

b, iuris sui tuendi causa


c, oicii tuendi causa
,aa e.evio: de homine libero exhibendo,

d, rei amiliaris ! , adipiscendae possessionis
( , reciperandae possessionis
) , retinendae possessionis

La classiicazione di Ulpiano puo inece ricaarsi dal rammento primo dello stesso titolo del Dige-
sto.

D. 43.1.1.pr. ,Ulp. 6 aa ea.,: Videamus, de quibus rebus interdicta competunt. Lt sciendum est interdic-
ta aut de diinis rebus aut de humanis competere. Diinis, ut de locis sacris el de locis religiosis. De
rebus hominum interdicta redduntur aut de his quae sunt alicuius aut de his quae nullius sunt. Quae
sunt nullius haec sunt: liberae personae, de quibus exhibendis ducendis interdicta competunt. Quae sunt
alicuius haec sunt: aut publica aut singulorum. Publica: de locis publicis, de iis deque luminibus publi-
cis. Quae autem singulorum sunt, aut ad uniersitatem pertinent, ut interdictum quorum bonorum, aut
ad singulas res. Ut est interdictum uti possidetis, de itinere actuque.

Anche per questa si puo are uno schema nel modo che segue:

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a, de locis sacris
A, de rebus diinis
b, de locis religiosis


Interdicta

a, nullius
B, de rebus humanis

b, alicuius ! , de rebus publicis
( , de rebus singulorum

Le due classiicazioni, ra di loro alquanto analoghe, sono state eidentemente elaborate quando il
campo di applicazione della tutela interdittale aea ormai raggiunta la piu grande estensione.
Lsse peraltro sono puramente estrinseche, non riuscendo a darci un`idea dei rapporti interni
ra i singoli interdetti.

32. Altre note classiicazioni, aenti aria ripercussione sulla dottrina, sono quelle di dogmatica pro-
cessuale, di cui una prima distingue gli interdetti in restitutorii, esibitorii e proibitorii, tenendo
come punto di rierimento l`ordine pretorio, e che puo da tripartizione, cosi com`e ormulata, risol-
ersi anche nella bipartizione ra interdetti imperatii e proibitorii, o anche, usando le parole di
Gaio, ra decreti ed interdetti in senso stretto ,tutte distinzioni, queste, di cui si scorgono le con-
seguenze, come ben sappiamo, in tema di procedimento ormulare e ivteraicto ,.
Una seconda distinzione di carattere processuale, che s`intreccia con la prima e che potrebbe
ben dirsi una sottodistinzione degli interdetti proibitorii, non attenendo agli altri, e poi quella, di cui
pure si anno sentire le conseguenze nella procedura e ivteraicto, ra ivteraicta .ivticia e avticia.
Dal punto di ista della legittimazione attia gli interdetti possono inece distinguersi in ovta
ria e rirata, a seconda che possano essere impetrati da un qviri. e ovto, oppure soltanto dalle per-
sone cui sia riconosciuto un particolare interesse ad agire.
Aendo riguardo alla esperibilita nel tempo si distinguono a loro olta gli interdetti perpetui,
i quali possono essere impetrati senza alcun limite di tempo, da quelli annali, da concedersi solo
entro l`anno dal momento in cui si e eriicato il atto, al quale l`ordine pretorio si rierisce.
In seno all`ampia categoria degli interdetti possessorii Gaio pone poi, nel 143 del quarto
commentario, la distinzione, che abbiamo gia incontrata in Paolo, ra interdetti aaii.cevaae `, reti
vevaae ` e recieravaae o..e..iovi. `, alla quale egli assegna ,cosa peraltro inesatta poich riguardante
solo interdetti che hanno una particolare inalita, il secondo posto dopo quella ra proibitorii, resti-
tutorii ed esibitorii. Possiamo tuttaia spiegarci perch egli attribuisca quasi la medesima portata alle
due dierse distinzioni, considerando sia la grande importanza pratica della tutela possessoria e la
sua requente applicazione, sia l`attinenza di questa categoria al campo del diritto priato, di cui e-
sclusiamente Gaio s`interessa nelle sue Istituzioni. Bastera richiamare quanto egli stesso dice al
139, incominciando a trattare l`argomento della protezione interdittale, in rierimento all`interento
autoritatio del magistrato:

. quod tum maxime acit, cum de possessione |aut quasi possessione| inter aliquos contenditur.

Altra classiicazione, ma del tutto secondaria, potrebbe essere quella, scolastica e indubbiamente
pria di eetti, per cui - a seconda che si accia nell`interdetto rierimento ad un atto sussistente al
momento della pronuncia, oppure ad essa precedente ,riore avvo `, riore ae.tate `, etc., - si parla di

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ivteraicta iv rae.ev. ` e di ivteraicta iv reteritvv cottata `. Lo stesso e a dirsi per la distinzione ra inter-
detti possessorii e quasi possessorii, che e certo il rutto della speculazione dogmatica bizantina,
sebbene il quasi possesso abbia i suoi addentellati proprio nella tutela interdittale, in rierimento a
certe situazioni analoghe al possesso, come l`esercizio di atto di un diritto ,e tuttaia in epoca cer-
tamente postclassica che si delinea la dierenziazione ra possesso, considerato quasi come l`ombra
della proprieta, e quasi possesso, come esercizio di atto di altri diritti reali,, nonch per l`altra ra
ivteraicta qvae rorietati. cav.av babevt ` e ivteraicta qvae o..e..iovi. cav.av babevt `.
Una isione organica del campo di applicazione degli interdetti neppure possiamo ricaare dai
raggruppamenti condotti secondo criteri estranei al pensiero romano, anche se possono ino ad un
certo punto arcene apprezzare l`ampiezza, come il tentatio di classiicazione in tre grandi masse
prospettato dal Gandoli, in relazione a quei rapporti che corrispondono a diritti assoluti: ereditari,
reali e amiliari. Salta agli occhi inatti come, con una sensibilita storico-dogmatica non ancora
troppo ben siluppata, egli sorapponga un suo criterio arbitrario di classiicazione ad una realta
che e storicamente condizionata ad un proprio inconondibile siluppo. Senza contare che il suo
tentatio - anche ammettendo, come noi non acciamo, un tal modo di procedere - non e aatto
esauriente, poich accanto a quelli ricompresi nelle tre masse i sono altri interdetti, relatii al diritto
pubblico, ai rapporti possessorii e obbligatorii, dei quali egli o prescinde, oppure, anche peggio, a
un tutt`uno con altri aenti inece un ben dierso campo di applicazione.

33. Dopo tutto quanto abbiamo detto e eidente come l`unico modo corretto di procedere, per
giungere ad una diagnosi esauriente del campo di applicazione della tutela interdittale, sia, prescin-
dendo da ogni classiicazione, quello di identiicare i rapporti organici ra le singole igure di inter-
detti, cio che al tempo stesso ci aprira la ia allo studio della genesi e della natura della tutela inter-
dittale medesima.
Prendendo adunque in considerazione l`eta classica eoluta, allorquando lo siluppo dell`istitu-
to processuale puo considerarsi deinitiamente compiuto, i settori in cui puo essere distinto il
campo di applicazione della tutela interdittale sono, come apparira da un riscontro testuale condot-
to sulla alsariga dell`editto pretorio, le seguenti:

a, polizia stradale e delle aree pubbliche,
b, polizia luiale e delle acque pubbliche,
c, polizia dei luoghi sacri,
d, polizia mortuaria,
e, tutela possessoria,
, tutela dei rapporti di icinanza,
g, attuazione coattia d`intimazioni solenni priate,
h, attuazione coattia di comandi pretorii a tutela d`interessi priati,
i, tutela delle locazioni temporanee di suolo pubblico e delle locazioni supericiarie,
l, misure di coazione indiretta, riolte a predisporre l`esercizio di un diritto e l`esperimento di un`azione,
m, misure di coazione indiretta, riolte ad oiare alle deicienze del processo ormulare.

lacciamone il riscontro, prendendo come punto di rierimento l`Lditto perpetuo, secondo la rico-
struzione datane dal Lenel, al titolo XLIII ae ivteraicti. ` ,cr. Riccobono, ovte., I, lirenze, 1941
|rist. 1968|, p. 35 ss.,.
Il primo interdetto della serie e quello qvorvv bovorvv ` , 22,:

Quorum bonorum ex edicto meo illi possessio data est, quod de his bonis pro herede aut pro possessore
possiderese, si nihil usucaptum esset, quodque dolo malo ecisti, uti desineres possidere, id illi restituas.

Lsso e un mezzo processuale che, relatiamente alla bovorvv o..e..io o eredita pretoria, costituisce il
parallelo della etitio bereaitati. ,con tutte le dierenze che deriano dall`essere un interdetto,. Li-
dentemente possiamo collocarlo nella categoria contrassegnata con la lettera b), serendo appunto

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ad attuare coattiamente la bovorvv o..e..io, che e un ordine pretorio a tutela di interessi priati, a
tutela cioe di coloro che il pretore considera come successibili.
Segue l`interdetto qvoa tegatorvv ` , 228,:

Quod de his bonis, quorum possessio ex edicto meo illi data est, legatorum nomine non oluntate illius
possides quodque dolo malo ecisti quo minus possideres, id, si eo nomine satisdatum est sie per illum
non stat ut satisdetur, illi restituas.

Anche questo interdetto e concesso a tutela del bovorvv o..e..or e rientra come il precedente nella
medesima categoria. Non si dirige pero, come abbiamo gia altra olta isto, contro chi possieda la
massa dei beni ereditari, contro chi cioe si comporti come erede, ma erso colui che possieda singo-
le cose della massa ereditaria a titolo di legato.
L`interdetto che s`incontra poi e di cui non conosciamo la ormula, l`ivteraictvv qvav bereaita
tev ` , 229,, sebbene riguardi la materia ereditaria non e aatto da collocarsi nella medesima cate-
goria. Lsso ha inatti lo scopo di sanzionare l`atteggiamento di colui, contro il quale enga esperita
la etitio bereaitati., e che si sottragga alla titi. covte.tatio ,a qvo bereaita. etetvr, .i rev votit aefevaere ` dice
appunto a questo proposito l`editto, per la parte per cui si e potuto ricostruire,. Questo interdetto,
con il quale iene immesso nel possesso dei beni ereditari l`attore, abbia o meno ragione, rientra
pertanto nell`ultima categoria indicata con la lettera v). Non arebbe inatti ragione di esistere qua-
lora il rapporto processuale potesse costituirsi anche senza la partecipazione del conenuto. Una
olta per tutte cogliamo l`opportunita per ar notare in quali errori si puo cadere, se si esamini
l`editto con la coninzione che gli interdetti ii elencati si susseguano in modo organico.
L`interdetto di cui al 230:

Ne is iat ei, qui legatorum serandorum causa in possessione missus erit,

essendo dato come misura coattia di una vi..io iv o..e..iovev, rientra inece nella categoria b). Lo
stesso e a dirsi per quello che segue , 231,:

Ne is iat ei, quae entris nomine in possessionem missa erit,

che si rierisce alla donna immessa nel possesso, in attesa della nascita del iglio.
Dierso e il caso dell`interdetto ae tabvti. ebibevai. ` , 232,:

Quas tabulas Lucius 1itius ad causam testamenti sui pertinentes reliquisse dicetur, si hae penes te sunt
aut dolo malo tuo actum est, ut desinerent esse, ita eas illi exhibeas. item si libellus aliude quid relic-
tum esse dicetur, decreto comprehendam.

Siamo inatti di ronte ad un mezzo di tutela riolto allo scopo di permettere, a chi i abbia interes-
se, di ar alere le disposizioni contenute in un testamento, e pertanto rientra nella categoria indicata
con la lettera t).
Gli interdetti o..e..orivv e .ecvtorivv, di cui anno menzione i successii 233 e 234, ci ripor-
tano di nuoo a quelli indicati con la lettera b). Il primo e analogo al qvorvv bovorvv `, ma iene
concesso, anzich al bovorvv o..e..or, al bovorvv evtor ,assegnatario in blocco dei beni del debitore
allito,. Il secondo ien dato a coloro che hanno atto l`acquisto dei beni in seguito ad asta pubblica.
Il 235, contenente la promessa pretoria ve qvia iv toco .acro retigio.o .avcto fiat ` e qvoa factvv erit
vt re.titvatvr `, ci consera inece soltanto la ormula dell`interdetto proibitorio:

In loco sacro acere ine eum immittere quid eto,

e non del restitutorio, da emanarsi per il caso che il primo non enga ottemperato. 1anto l`uno che
l`altro anno comunque parte della classe c) : polizia dei luoghi sacri.

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I due successii inece, ae vortvo ivferevao ` , 236a,

Quo quae illi mortuum inerre inito te ius est, quo minus illi eo eae mortuum inerre et ibi sepelire
liceat, im ieri eto,

e ae .evtcbro aeaificavao ` , 236b,:

Quo illi ius est inito te mortuum inerre, quo minus illi in eo loco sepulchrum sine dolo malo aediicare
liceat, im ieri eto,

ancorch siano analoghi ai precedenti dal punto di ista dell`oggetto, sono inece, guardando allo
scopo cui sono predisposti, da inserirsi nell`altra categoria - polizia mortuaria - indicata con la lettera a).
I 23 e 238 recano alcuni interdetti ae toci. et itiveribv. vbtici. `, il primo e relatio alle opere che
si stiano abusiamente compiendo sul suolo pubblico, e dalle quali derii un danno al priato , 23a,:

Ne quid in loco publico acias ine eum locum immittas, qua ex re quid illi damni detur, praeterquam
quod lege senatus consulto edicto decretoe principum tibi concessum est,

il secondo alle opere in costruzione sulla ia pubblica, dalle quali enga pregiudicata la iabilita , 23b,:

In ia publica itineree publico acere immittere quid, quo ea ia ide iter deterius sit iat, eto,

il terzo ,il solo restitutorio, alle opere gia portate a termine , 23c,:

Quod in ia publica itineree publico actum immissum habes, quo ea ia ide iter deterius sit iat, restituas,

Il quarto agli ostacoli che comunque engano rapposti alla libera circolazione , 238,:

Quo minus illi ia publica itineree publico ire agere liceat, im ieri eto.

1utti quanti possono essere classiicati nella prima categoria del nostro prospetto, indicata dalla lettera a).
L`interdetto di cui al 239 ,ae toco vbtico frvevao `,:

Quo minus loco publico, quem is, cui locandi ius uerit, ruendum alicui locait, ei qui conduxit socioe
eius e lege locationis rui liceat, im ieri eto,

che si rierisce alle concessioni amministratie, assimilate giuridicamente alle locazioni ,nella specie
locazioni temporanee,, ed ha lo scopo di tutelare contro ogni turbatia il concessionario medesimo
o colui che egli abbia associato a s nello sruttamento del bene concesso ,.ociv. , ed eentualmente,
una olta introdotto nell`uso il subaitto, anche il subaittuario, si colloca inece nella categoria de-
signata dalla lettera i).
Quello che si legge poi al paragrao successio , 240, e tendente a consentire a chiunque i
abbia interesse, di restaurare la ria o l`iter pubblico, oe ne sia compromessa la iabilita:

Quo minus illi iam publicam itere publicum aperire purgare reicere liceat, dum ne ea ia ide iter de-
terius iat, im ieri eto,

rientra di nuoo ra quelli compresi nella prima classe ,lettera a ,.
Gli interdetti che s`incontrano ora sotto la rubrica ae ftvvivibv. `, e che passeremo breemente
in rassegna, anno inece a comporre la seconda classe, quella indicata con la lettera b). Dapprima
abbiamo le ormule dell`interdetto proibitorio , 241a,:

Ne quid in lumine publico ripae eius acias nee quid in lumine publico nee in ripa eius immittas,

.rvatao i.carai




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quo statio itere naigatio deterior sit iat,

e di quello restitutorio , 241b,:

Quod in lumine publico ripae eius actum sie quid in id lumen ripame eius immissum habes, quo
statio itere naigatio deterior sit iat, restituas,

olti entrambi ad impedire che siano rapposti ostacoli alla naigazione ed all`ormeggio sui iumi.
Quindi gli interdetti riguardanti le opere che possono turbare il normale corso delle acque,
anch`essi, uno proibitorio , 242a,:

In lumine publico ine ripa eius acere aut in id lumen ripame eius immittere, quo aliter aqua luat,
quam priore aestate luxit, eto,

e l`altro restitutorio , 242b,:

Quod in lumine publico ripame eius actum sie quid in id lumen ripame eius immissum habes, si
ob id aliter aqua luxit atque uti priore aestate luxit, restituas.

Inine l`interdetto concesso direttamente a colui che si eda rapporre ostacoli alla naigazione, o-
ero al carico ed allo scarico, sia sui iumi che sui laghi, ossi e stagni pubblici , 243,:

Quo minus illi in lumine publico naem ratem agere quoe minus per ripam eius onerare exonerare li-
ceat, im ieri eto. item ut per lacum ossam stagnum publicum naigare liceat, interdicam,

e quello ae ria vvvievaa ` per la tutela di colui che compia opere di consolidamento delle rie del iume,
purch non ne comprometta la naigabilita e presti adeguata garanzia per gli eentuali danni , 244,:

Quo minus illi in lumine publico ripae eius opus acere ripae agrie qui circam ripam est tuendi causa
liceat, dum ne ob id naigatio deterior iat, si tibi damni inecti in annos decem iri boni arbitratu satis-
datum est aut per illum non stat, quo minus iri boni arbitratu satisdetur, im ieri eto.

Con il 245 ,a-b, ci troiamo di ronte ai ben noti interdetti possessorii recieravaae o..e..iovi., rien-
tranti nella categoria e). Solo per completezza riporteremo anche la loro ormula:

De ri : Unde in hoc anno tu illum i deiecisti aut amilia tua deiecit, cum ille possideret, quod nec i nec
clam nec precario a te possideret, eo illum quaeque ille tunc ibi habuit restituas.

De ri arvata : Unde tu illum i hominibus coactis armatise deiecisti aut amilia tua deiecit, eo illum qua-
eque ille tunc ibi habuit restituas.

Analogo a questi e l`interdetto cui si accenna subito dopo , 245c,:

Si uti rui prohibitus esse dicetur,

preisto per il caso che ad essere spogliato del possesso sia stato l`usuruttuario.
A ben diersa categoria appartiene inece l`ultimo interdetto contenuto sotto la medesima ru-
brica vvae ri ` , 246,:

Ne is iat ei, qui damni inecti in possessionem missus erit,

il quale, riguardando appunto il possesso che sia stato conerito in base ad un proedimento del
pretore ,vi..io iv o..e..iovev ,, e piuttosto da iscriersi ra quelli di cui alla lettera b) del prospetto.
Nella classe e) - tutela possessoria - anno pure ricompresi i due interdetti vti o..iaeti. ` che

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seguono, l`uno relatio al possesso del fvvav. , 24a,:

Uti nunc possidetis eum undum, quo de agitur, quod nec i nec clam nec precario alter ab altero possi-
detis, ita possideatis adersus ea im ieri eto,

l`altro degli ediici , 24b,:

Uti eas aedes, quibus de agitur, nec i nec clam nec precario alter ab altero possidetis, quo minus ita
possideatis, im ieri eto.

Cosi pure gli ivteraicta .ecvvaaria, ai quali si accenna sempre nel medesimo paragrao , 24h,, non-
ch l`interdetto relatio al paciico godimento dell`usurutto , 24i,:

Uti eo undo, quo de agitur, nec i nec clam nec precario alter ab altero utimini ruimini, quo minus ita
utamini ruamini, im ieri eto,

sono da ascriersi ra quelli olti alla tutela possessoria, bench orse gli ivteraicta .ecvvaaria, di cui
ci siamo in precedenza occupati, possano a buon diritto troar posto accanto agli altri dell`ultima
categoria ,lettera v ,, essendo anch`essi riolti ad oiare alle deicienze del processo ormulare.
Di quest`ultima categoria anno comunque parte gli interdetti di cui si tratta nel 248, predi-
sposti per il caso di ivaefev.io rei da parte del conenuto, in un`azione relatia alla proprieta ,non e
certo tassatio il rierimento della ormula al solo fvvav. ,. 248a:

Quem undum ille a te indicare ult, quem possides doloe malo ecisti quo minus possideres, si rem
nolis deendere, eoque nomine tibi satisdatum est aut per te stat quominus satisdetur, eum illi restituas.

o in una rivaicatio v.v.frvctv. , 248b,:

Quem usumrutum . indicare ult . si rem nolis deendere eoque nomine tibi satisdatum est aut per
te stat quominus satisdetur, restituas.

Nel 249 e contenuta la ormula dell`interdetto ae .verficiebv. `:

Uti ex lege locationis supericie, qua de agitur, nec i nec clam nec precario alter ab altero ruimini, quo
minus ita ruamini im ieri eto.

La supericie, istituto nato sul terreno del diritto pubblico e di qui estesosi anche ai rapporti priati,
e inatti tutelato con l`actio ae .verficie da concedersi - come si legge nell`ultima parte dello stesso pa-
ragrao dell`editto - cav.a cogvita, o con questo interdetto, che rientra eidentemente nella categoria
contrassegnata con la lettera e).
Abbiamo poi tre interdetti ae itivere actvqve rirato `, riguardanti il passaggio attraerso il ondo
altrui, sul presupposto della seritu o del solo esercizio di atto. Il primo , 250a,:

Quo itinere actuque, quo de agitur, hoc anno nec i nec clam nec precario ab illo usus es, quo minus ita
utaris, im ieri eto,

da concedersi a chi abbia esercitato paciicamente il passaggio per l`ultimo anno, il secondo , 250b,:

Quo itinere actuque, quo de agitur, is, a quo emisti, hoc anno nec i nec clam nec precario ab illo usus
est, quo minus ita utaris, im ieri eto,

per il caso l`esercizio da parte del proprietario non si sia solto per un anno, ma possa, cumulandosi
con quello di colui che ha ceduto il ondo all`impetrante, soddisare questo requisito, il terzo , 250c,:

.rvatao i.carai




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Quo itinere actuque hoc anno non i non clam non precario ab illo usus es, quo minus id iter actum-
que, ut tibi ius est reicias, im ieri eto,

allo scopo di assicurare a colui che ha esercitato la seritu di passaggio ,e qui - si noti - non e sui-
ciente l`esercizio di atto, ma occorre anche il diritto: vt tibi iv. e.t `,, di compiere sulla ia le necessa-
rie opere di restauro. 1utti e tre rientrano eidentemente nella categoria f), comprendente gli inter-
detti a tutela dei rapporti di icinanza, alla quale appartengono pure gran parte di quelli che seguono
ino al 254.
Cosi e inatti per l`interdetto ae aqva cottiaiava `, condizionato all`esercizio per un anno della
seritu di acquedotto , 251a,:

Uti hoc anno aquam, qua de agitur, non i non clam non precario ab illo duxisti, quo minus ita ducas,
isi ieri eto,

per quello ae aqva ae.tira `, per il quale e suiciente l`esercizio nell`estate precedente , 251b,:

uti priore aestate aquam, qua de agitur, nec i nec clam nec precario ab illo duxisti, quo minus ita ducas,
isi ieri eto,

per l`interdetto cui si allude alla lettera c) del medesima 251:

Item inter heredes et emptores et bonorum possessores interdicam,

e che null`altro e se non l`applicazione di ciascuno dei due precedenti a aore di eredi o di compra-
tori ,di successori a titolo uniersale o particolare, potremmo dire noi oggi,.
A ragion eduta ad essi puo aiancarsi anche l`interdetto ae aqva e ca.tetto avcevaa `, di cui ci da
la ormula l`ultima parte di questo paragrao edittale , 251d,:

Quo ex castello illi aquam ducere ab eo, cui eius rei ius uit, permissum est, quo minus ita uti permissum
est ducat, im ieri eto,

- con relatia clausola aavvi ivfecti qualora si debbano compiere delle opere sempre per la deria-
zione dell`acqua - sebbene si aicini non poco, acendo rierimento ad un deposito pubblico di
acque, anche a quelli della categoria b).
Sempre alla categoria f) si possono poi ascriere l`interdetto ae riri. ` , 252,:

Rius specus septa reicere purgare aquae ducendae causa quo minus liceat illi, dum ne aliter aquam du-
cat, quam uti priore aestate non i non clam non precario a te duxit, im ieri eto,

riguardante, alle condizioni preiste per gli interdetti ae aqva cottiaiava ` e ae aqva ae.tira `, la acolta
di riparare e spurgare i canali ,coperti o scoperti,, le chiaiche e le cateratte, quindi l`interdetto ae
fovte ` , 253a,:

uti de eo onte, quo de agitur, hoc anno aqua nec i nec clam nec precario ab illo usus es, quo minus ita
utaris, im ieri eto,

esperibile in ia utile anche per laghi, pozzi o piscine, a tutela del diritto di attingere acqua da onti
priate, esercitato per l`ultimo anno, ed inine l`interdetto olto ad assicurare la refectio e la vrgatio
della onte medesima , 253b,:

Quo minus ontem, quo de agitur, purges reicias, ut aquam coercere utique ea possis, dum ne aliter u-
taris, atque uti hoc anno non i non clam non precario ab illo usus es, im ieri eto.


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Degli interdetti che seguono poi, il primo, relatio allo spurgo ed alla riparazione della cloaca pria-
ta e per il quale si richiede adeguata garanzia per gli eentuali danni , 254a,:

quo minus illi cloacam, quae ex aedibus, eius in tuas pertinet, qua de agitur, purgare reicere liceat, im
ieri eto,

appartiene senz`altro alla categoria f) , gli altri preisti di seguito a quello , 254b, e che sono, uno
restitutorio contro le immissioni e le opere compiute in una cloaca pubblica:

quod in cloaca publica actum sie immissum habes, quo usus eius deterior sit iat, restituas,

l`altro, cui si allude in appendice e del quale non conosciamo la ormula, proibitorio ,da emanarsi
prima che le opere stesse siano compiute: itev ve qvia fiat ivvittatvrre, ivteraicav `,, hanno inece
unzione mista, e sembrerebbero potersi meglio collocare ra quelli riguardanti la polizia luiale e
delle acque pubbliche ,categoria b ,. lorse sono stati messi qui perch si tratta pur sempre di acque
priate, anche se correnti in cloaca pubblica.
Accanto inece agli interdetti gia esaminati qvav bereaitatev `, qvev fvvavv `, e cioe nella cate-
goria v), dee porsi quello preisto al 255, applicabile contro chi, conenuto con una rivaicatio .er
ritvti., riiuti di collaborare alla instaurazione del giudizio e cui si accenna nella parte che si e potuto
ricostruire:

A quo seritus petetur sie ad eum pertinere negabitur, si rem nolit deendere.

Per quanto riguarda l`interdetto qvoa ri avt ctav ` che s`incontra ora e di cui ben conosciamo la or-
mula , 256,:

Quod i aut clam actum est, qua de re agitur, id, si non plus quam annus est cum experiendi potestas
est, restituas,

bastera considerare che e ri avt ctav factvv ` cio che iene compiuto contro l`espressa proibizione
dell`aente diritto, per comprendere come esso sia da collocare nella categoria di cui alla lettera g),
riguardante l`attuazione coattia d`intimazioni solenni priate.
Nel successio 26, nel quale si enunciano due interdetti connessi con la oeri. vori vvvciatio,
si comincia col precisare che tale solenne proibizione sara eicace, solo se chi la pone in essere ne
abbia il diritto, poich altrimenti il pretore ne ara la revi..io, per poi enunciare la ormula dell`inter-
detto aevotitorivv `, esperibile contro il destinatario di una legittima oeri. vori vvvciatio, che abbia
nondimeno portato a termine l`opera ,interdetto restitutorio, 25b,:

quem in locum nuntitum est, ne quid operis noi ieret, qua de re agitur, quod in eo loco, antequam
nuntiatio missa ieret aut in ea causa esset, ut remitti deberet, actum est, id restituas,

e di un altro interdetto da concedersi inece al vvvciatv., che abbia oerto cauzione per poter conti-
nuare l`opera intrapresa, quando cio gli enga inece impedito ,interdetto quindi proibitorio, 25c,:

Quem in locum nuntiatum est, ne quid operis noi ieret, qua de agitur, si de ea re satisdatum est, quod eius
cautum sit, aut per te stat quo minus satisdetur: quo minus illi in eo loco opus acere liceat, im ieri eto.

Ora mentre il primo e sicuramente da ricomprendere nella categoria g), come i precedenti, il secon-
do inece che di quello e una maniesta iliazione, giustiicata solo da ragioni d`indole esclusiamen-
te pratica, non puo essere senza grai incertezze posto in una piuttosto che in un`altra, e, solo te-
nendo conto della sua particolare inalita, puo essere collocato accanto all`interdetto aevotitorivv `.
L`interdetto ae recario `, di cui si ha la ormula al 258

.rvatao i.carai




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Quod precario ab illo habes aut dolo malo ecisti, ut desineres habere, qua de re agitur, id illi restituas,

e che sere a tutelare colui che abbia concesso in precario una cosa ad altri, quando questi non la
restituisca o se ne sia dolosamente spogliato, appartiene inece alla categoria e), bench si dierenzi
dagli altri interdetti a tutela del possesso, essendo olto ad assicurarne al concedente la restituzione,
da parte del concessionario ,legittimato quindi passiamente,.
lra quelli a tutela dei rapporti di icinanza ,categoria f , sono da collocare i due interdetti ae
arboribv. caeaevai. `, uno a tutela del proprietario, sulla cui casa sporga l`albero del icino, per poterlo
tagliare qualora il icino stesso non i proeda , 259a,:

Quae arbor ex aedibus tuis in aedes illius impendet, si per te stat, quo minus eam adimas, tunc, quo mi-
nus illi eam arborem adimere sibique habere liceat, im ieri eto,

l`altro da concedersi a colui, sul cui ondo sporga l`albero del icino, per poterne tagliare le ronde a
quindici piedi da terra e prendere per s la legna , 259b,:

Quae arbor ex agro tuo in agrum illius impendat, si per te stat quo minus pedes quindecim a terra eam
altius coerces, quo minus illi ita coercere lignaque sibi habere liceat, im ieri eto,

nonch l`interdetto ae gtavae tegevaa `, predisposto a che il proprietario della pianta, da cui cadano
rutti sul ondo icino, possa ogni due giorni recarsi a raccoglierli , 260,:

Glandem, quae ex illius agro in tuum cadat, quo minus illi tertio quoque die legere auerre liceat, im
ieri eto.

I quattro interdetti che seguono, tutti olti a predisporre l`esercizio di una rivaicatio : iv tibertatev `
quello ae bovive tibero ebibevao ` , 261,:

Quem liberum dolo malo retines exhibeas,

atriae ote.tati. ` quelli ae tiberi. ebibevai. ` , 262a,:

Qui quaeque in potestate Lucii 1itii est, si is eae apud te est doloe malo tuo actum est, quo minus
apud te esset, ita eum eamque exhibeas,

e ae tiberi. avcevai. ` , 262b,:

,Si Lucius 1itius in potestate Lucii 1itii est, quo minus eum eame Lucio 1itio ducere liceat, im ieri eto,

ivri. atrovatv. ` quello ae tiberto ebibevao` ,cui si accenna al 263, e che sere appunto alla esibizio-
ne del liberto, cui il patrono uole are la ivaictio delle opere, rientrano inece nella categoria con-
trassegnata con la lettera t).
L` molto probabile poi che anche l`interdetto vtrvbi ` che s`incontra al 264, con una ormula
in cui si parla dello schiao, appartenesse alla medesima categoria dei precedenti, essendo orse
anch`esso olto in origine a predisporre l`esperimento di un`azione sull`appartenenza dello schiao
medesimo ,la stessa collocazione nel testo edittale e in questo caso signiicatia,:

Utrubi estrum hic homo, quo de agitur, nec i nec clam nec precario ab altero uit, apud quem maiore
parte huiusce anni uit, quo minus is eum ducat, im ieri eto.

Comunque, anche se non sappiamo quando, esso e dienuto poi il mezzo tipico a tutela del posses-
so delle cose mobili in genere, e non possiamo non collocarlo organicamente assieme agli altri della

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categoria e).
A questa indubbiamente appartengono inece, per la loro attinenza con rapporti pignoratizi,
che sono appunto possessorii, l`interdetto ae vigravao `, che gia conosciamo e di cui abbiamo la or-
mula al 265:

Si is homo, quo de agitur, non est ex his rebus, de quibus inter te et actorem conenit, ut, quae in eam
habitationem, qua de agitur, introducta importata ibi nata actae essent, ea pignori tibi pro mercede
eius habitationis essent, sie ex his rebus est et ea merces tibi soluta eoe nomine satisactum est aut per
te stat, quo minus solatur: ita, quo minus ei qui eum pignoris nomine induxit, inde abducere liceat, im
ieri eto,

e l`interdetto atriavvv ` , 266,, di cui non c`e stato conserato il testo e che, come si sa, aea lo
scopo di consentire al locatore insoddisatto di impadronirsi degli ivrecta et ivtata ,interdetto aaii
.cevaae o..e..iovi. ,. La menzione dell`actio erriava al successio 26 e puramente occasionale ed e
stata posta qui solo per eidenti ragioni storiche relatie allo siluppo di tali mezzi processuali ,es-
sendo tale actio deriata appunto dall`interdetto,.
L`ultimo interdetto della serie edittale e quello fravaatorivv ` , 268,, del quale anche abbiamo
gia auto occasione di occuparci:

Quae Lucius 1itius raudandi causa sciente te in bonis, quibus de agitur, ecit: ea illis, quos eo nomine,
quo de agitur, ex editto meo in possessionem ire essee oportet, si non plus quam annus est cum de ea
re, qua de agitur, experiundi potestas est, restituas.

Lsso e, come l`actio Pavtiava, un mezzo processuale diretto alla reoca degli atti compiuti in rode
dei creditori, in particolare sere a coloro, cui sia stata concessa dal pretore la vi..io iv bova, per ot-
tenere la consegna di quei beni che siano perenuti in mano di terzi, consapeoli della rode, e per-
tanto e da ascriersi alla categoria b), anche se, come gli altri interdetti di questa classe, possa essere
considerato al tempo stesso un mezzo di tutela possessoria.
Ormai possiamo dire di aere dinanzi a noi un quadro abbastanza organico della tutela inter-
dittale, quale non ci era certamente oerto n dalle classiicazioni dei giuristi romani ,atte in rieri-
mento all`oggetto, n da quelle ispirate a criteri moderni. Se questo e pero il punto di arrio, ora
dobbiamo cercare di ripercorrere il cammino della protezione interdittale, risalendo alle origini di
essa. In questa ricerca potremo are dei riliei assai interessanti anche per stabilire i rapporti ra i a-
ri gruppi di interdetti che abbiamo ora delineati.


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34. Quando noi scriemmo il nostro libro, arie congetture si contendeano il campo circa le origi-
ni dell`interdetto. Vi era l`opinione del Bekker, ripresa poi dallo Persche, che edea nell`interdetto
nient`altro che un`emanazione naturale dell`officivv raetori. , l`ipotesi dello luschke che pretendea
spiegare le origini dell`istituto immaginando che esso osse sorto e si osse poi siluppato come
orma di attuazione esecutia dei diritti pubblici soggettii nell`interesse del cittadino, la teoria del
Pernice, integrata da alcune pregeoli osserazioni del Bethmann-lollweg, secondo cui la genesi
dell`interdetto sarebbe stata da ricollegare con l`esigenza del mantenimento della pace sociale ,lrie-
denstheorie o teoria della pace,. La piu recepita di tutte le congetture era pero quella che la tutela
interdittale doesse risalire ad un`epoca molto remota, aondando le sue radici nell`eta arcaica in cui
dominaa la sola procedura er tegi. actiove.. In quest`epoca - secondo un`ipotesi del Puchta, ripresa
ed elaborata in Germania dallo Schmidt e dall`Ubbelohde, aallata in Italia dall`autorita di Vittorio
Scialoja - gli interdetti sarebbero stati una orma, anzi l`unica, d`interento del pretore per la tutela
dei rapporti sconosciuti allo iv. cirite : arebbero, in altre parole, assolto una unzione analoga a quel-
la che u piu tardi propria delle ormule iv factvv ,interdetti come ormule iv factvv avte titterav ,.

.rvatao i.carai




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Vi era stato, e ero, chi ra i romanisti, come l`Arangio-Ruiz, non essendo per molti motii
persuaso dell`attendibilita storica di questa congettura, aea aacciato l`idea che l`origine degli in-
terdetti doesse essere ricondotta ad un`eta piu recente, acendo rientrare la loro genesi in quel qua-
dro di piu intensa attiita pretoria degli ultimi secoli della repubblica. 1uttaia, come gli studi di di-
ritto processuale romano ,cui si sono particolarmente dedicati negli ultimi anni Kaser, Pugliese,
Luzzatto ed anche chi tiene questo corso, hanno potuto porre in luce, l`attiita del pretore, se pure
subi entro certi limiti un incremento successiamente alla te .ebvtia, cioe alla legalizzazione, alme-
no nel settore delle covaictiove., della procedura ormulare, aea potuto in linea di principio esplicar-
si abbastanza liberamente, senza bisogno di interenti legislatii, gia in epoca piu remota, se non al-
tro al tempo della instaurazione della pretura peregrina, che, come si ricorda, risale al 242 a.C.,
quando si proide cioe a distribuire organicamente ra i due pretori il laoro giudiziario che ino al-
lora aea douto solgere un solo magistrato, il collega vivor dei consoli. Cio non toglie pero che
la congettura dell`Arangio-Ruiz nascesse da un`esigenza molto sensibile di reazione alla dottrina
dominante. Neppure noi inatti eraamo persuasi della attendibilita di alcuna di tutte quelle conget-
ture ed in particolar modo di quella che sembraa la piu ondata e la dominante, anche se, prese da
sole, le singole teorie riusciano, quale per un erso e quale per un altro, a porre in luce qualche a-
spetto di quella che doea essere stata la icenda originaria dell`istituto dell`interdetto.
Oggi, riprendendo in esame la questione a distanza di anni, pur rimanendo edeli alla nostra
ondamentale impostazione di allora, riteniamo di poter are qualche passo aanti rispetto a quelle
conclusioni, anche su questo punto delle origini dell`interdetto.

35. Un presupposto di quanto stiamo per dire e costituito dalla acquisizione di alcuni dati cronolo-
gici che le onti ci orono. L` inatti eidente che il problema delle origini, che e preliminare ma
connesso a quello della natura, ha dierse acce, risultando dalla sintesi di piu elementi problematici.
Si tratta cioe di stabilire: a, quale sia stata la genesi, come sia nata cioe la protezione interdittale, b,
quale sia stato il suo originario campo di applicazione, c, a che epoca risalga la instaurazione di que-
sta procedura. Per poter determinare quest`ultimo punto e necessario conoscere appunto quali sono
gli elementi testuali, che ci consentano di issare per lo meno un termine o.t qvev.
Il dato piu remoto che sia stato richiamato e un brano di Liio, che riguarda gli eenti dell`an-
no 215 a.C.:

Li., ab vrb. cova. 25.1.11: M. Aemilio praetori urbis negotium ab senatu datum est, ut eis religionibus
populum liberaret. Is et in contione senatus consultum recitait, et edixit, ut quicumque libros aticinos,
praecationese, aut artem sacriicandi conscriptam haberet, eos libros omnes litterasque ad se ante Ka-
lendas Apriles deerret, neu quis in publico, sacroe loco noo, aut externo ritu sacriicaret.

Peraltro questo brano, pur interessante sotto altri aspetti, non riguarda la protezione interdittale,
come taluno ha ritenuto, e non puo consentirci di stabilire quel termine di cui siamo alla ricerca. In
esso inatti `e solo il ricordo di un senatoconsulto, in base al quale uno dei pretori di quell`anno a-
rebbe emanato un eaictvv, olto a ietare culti estranei alla religione dello stato, che erano penetrati
in Roma, in seguito al turbamento degli animi cagionato dalla seconda guerra punica.
Un`altra testimonianza di poco piu recente sarebbe da raisare nei 1aticava fragvevta, i quali
parlano ra l`altro della te Civcia del 204 a.C., riportandone parecchie disposizioni, ra le quali quella
del 311, per cui la donazione di cose mobili iv er.ova vov eceti `, esigerebbe la vavciatio per le
cose vavcii e la traaitio per le vec vavcii, vt et ivteraicto vtrvbi .verior .it i. cvi aovata e.t `, cioe a dire a-
inch in questo interdetto possa riuscir ittorioso il donatario. Basta pero questo accenno per arci
ritenere, come si orrebbe, che l`interdetto vtrvbi era gia noto al tempo della te Civcia Lidente-
mente in questo inciso si a rierimento all`opera interpretatia della giurisprudenza di due secoli piu
tardi, e nulla ci autorizza a sostenere che di interdetto vtrvbi ` si parlasse nella legge !
Abbiamo pero un dato incontroertibile di pochi anni posteriore in una commedia di Plauto,

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lo ticbv., rappresentata per la prima olta nell`anno 200 a.C., in cui si allude appunto all`interdetto
vtrvbi ` nei seguenti dialoghi:

5.4.14 ,. 696 Lindsa,: agarivv. : amicam uter utrubi accumbamus - ticbv. : abi tu sane superior ,

5.5.9 ,. 50 Lindsa,: tebavv. : utrubi accumbo - agarivv. : utrubi tu is - tebavv. : cum
ambobus olo: nam ambos amo.

Un altro richiamo al medesimo interdetto si puo poi scorgere in una commedia di 1erenzio, l`vvv
cbv., rappresentata per la prima olta nel 161 a.C., in cui si dice:

11.3.28-29 ,. 319-20 Kauer - Lindsa,: Parvevv. : los ipse - Cbaerea : |ipsam| hanc tu mihi el i el
clam el precario , ac tradas: mea nil reert dum potiar modo.

Un posto eminente e del tutto speciale spetta pero alla te .graria del III a.C., in cui s`incontrano
dettagliati rierimenti alla protezione interdittale della piu antica igura di possesso: la o..e..io del-
l`ager vbticv., attribuita dallo Stato ai priati:

te .gr., 18-19: Sei quis eorum, quorum ager supra scriptus est, ex possessione i eiectus est, quod eius
is quei eiectus est possederit, quod neque i neque clam neque precario possederit ab eo, quei eum ea
possessione i eiecerit: quem ex h.l. de ea re ious deicere oportebit, sei is quei ita eiectus est, ad eum de
ea re in ious adierit ante eidus Martias, quae post h.l. rog. primae erunt, acito, utei is, quei ita i eiectus
est, in eam possessionem unde i eiectus est, restituatur.

Vengono poi le onti ciceroniane in cui non solo si hanno accenni piu o meno diretti ai diersi in-
terdetti, ma addirittura delle orazioni destinate ad essere pronunciate in processi e ivteraicto. Qual-
che passo lo abbiamo gia incontrato, sugli altri sarebbe troppo lungo soermarci. Queste sono in
ogni modo per noi preziose testimonianze, perch dandoci il quadro della protezione interdittale
erso la prima meta del I secolo a.C., ci consentono di are un raronto con quella che essa e alla
ine dell`epoca classica.
Da tutto quello che abbiamo detto si puo dunque dedurre che l`istituto dell`interdetto era gia
noto circa nel 200 a.C. e che esso assunse uno siluppo noteole in epoca ciceroniana, ma non sia-
no ancora in grado di dire nulla circa il processo di ormazione dell`istituto medesimo.

36. Per ritroare le prime radici dell`interdetto doremo pertanto procedere con metodo induttio.
Risalendo indietro dal III secolo a.C. e tenendo presente quanto abbiamo gia in precedenza osserato,
e eidente come la nostra ricerca non incontri alcun limite prima di quello costituito dalla instaura-
zione della magistratura pretoria come organo di giustizia. Poich inatti il pretore si presenta come
collega vivor dei magistrati eponimi gia nel 36 a.C. e poich anch`egli e ornito di iverivv ,il pote-
re sorano che non conosce altri limiti al di uori della legge,, nulla ci impedisce ragioneolmente di
supporre che l`interdetto sia nato all`indomani della creazione di questa nuoa magistratura. Dal 36
al 200 a.C. corre pertanto il lasso di tempo in cui dee essere sorta la procedura interdittale.
Si puo pero ritenere che l`interdetto sia nato nelle medesima orma di ordine concreto, condi-
zionato o meno, con la quale ci si presenta in epoca classica La erosimiglianza storica c`induce ad
escluderlo. L` inatti piu logico ritenere che la prima orma dell`interdetto sia stata quella di un ordi-
ne non concreto e tanto meno condizionato. Puo essere a questo proposito utile il richiamo al pas-
so di Liio isto sopra, che di per s pure non dice nulla per quanto riguarda la datazione dell`istitu-
to che ci interessa. Da esso traspare inatti come l`interdetto in origine null`altro sia stato se non una
maniestazione dell`iverivv, che si riconnette allo iv. eaicevai ,ivteraictvv ` ~ eaictvv `: ordine obbli-
gatorio che tanto piu ha orza propria di coazione, in quanto si ondi sull`iverivv dei magistrati piu
eleati,, un ordine cioe riolto alla generalita dei cittadini di are o di non are qualcosa ,ve qvi. iv
vbtico .acrore toco voro avt etervo .acrificaret `, eaicit il pretore M. Atilio,. Ma se cio e ero dobbiamo

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anche ammettere che il pretore aesse la possibilita di emanare un ordine concreto. Una traccia
possiamo scorgerla appunto nella amosa ivteraictio aqvae et igvi., con la quale il magistrato sanziona-
a l`esercizio dello iv. eitii da parte di colui che altrimenti sarebbe stato condannato a morte. Prima
di dientare una pena, l`ivteraictio aqvae et igvi. era inatti un proedimento di polizia, un ordine di
non rimettere piu piede nel territorio dello Stato, ed anche se non si possa parlare di interdetto, do-
ea tuttaia trattarsi di qualcosa di strettamente aine, essendo emanazione in senso concreto del-
lo stesso iv. eaicevai del magistrato. La documentazione relatia alla sua arcaicita ci permette poi di
desumere che il pretore abbia potuto emanare diieti in da epoca remotissima. Certo che non si
potra per ora parlare di tutela processuale, ma solo di una misura di polizia. Cio nonostante, siamo
in grado di delimitare quale sia stato almeno il suo originario campo di applicazione, il terreno in cui
il pretore dee essere cioe interenuto per la prima olta, che di certo non ara potuto non essere
quello dei luoghi sacri e religiosi o delle cose di pubblico uso. Non e pertanto diicile comprendere
come ra gli interdetti eri e propri, che si silupparono poi, i primi a sorgere siano stati proprio
quelli relatii a questa materia, del tutto uori quindi dal campo dei diritti e degli interessi priati.
Un passo ulteriore lo si sara auto una olta diusasi l`abitudine di concedere da parte dello
Stato lotti di ager vbticv. ai priati, una olta cioe nata la o..e..io. Rimanendo inatti tale terreno
sempre terreno demaniale, era piu che logico un interento del pretore a tutela, ogni olta che e ne
osse bisogno, degli interessi dei priati concessionari. L` proprio l`applicazione degli interdetti in
materia possessoria che ha determinato la successia estensione della protezione interdittale. Lssa
ha rotto gli argini quando la giurisprudenza repubblicana e giunta ad indiiduare una o..e..io del ao
vivv. sulla cosa sua, accanto a quella su cosa pubblica. L` logico inatti che si sia aertita la necessi-
ta di estendere questa tutela anche alla proprieta considerata nel suo aspetto di signoria di atto.
Ormai quindi l`interdetto e una misura di polizia che si applica sia alle cose pubbliche che priate.
1anto piu che nel rattempo alla primitia presumibile sanzione della vvttae aictio dee essersi ero-
similmente sostituita una sanzione diersa, nascente dalla sida reciproca che gli interessati aranno
potuto arsi circa il punto della eseguibilita in concreto dell`ordine magistratuale. In ondo, sarebbe
questo uno siluppo analogo a quello che si scorge nelle tegi. actiove., doe dal .acravevtvv della piu
antica tegi. actio, scommessa da pagarsi al isco, si arria alla .vvva .tivtatiovi. della tegi. actio er covaic
tiovev, che a a beneicio della parte incente. Quando pero uno puo, con apposito procedimento,
arsi pagare una pena da un altro, sorge la necessita della richiesta priata che solleciti l`interento
del pretore, e da mezzo di polizia l`interdetto diiene allora un mezzo di tutela, per l`applicazione
del quale iene a costituirsi un ero rapporto processuale.
L`eoluzione ulteriore non ore piu diicolta. Quali sono in una comunita agricola ,IV-III se-
colo a.C., i rapporti piu bisognosi di una tutela rapida e spedita, in quei settori in cui non puo troa-
re applicazione la nuoa procedura ormulare Lidentemente quelli che si ricollegano al fvvav., alle
aeae., agli schiai, ai rapporti di icinanza, alle acque priate, al passaggio attraerso il ondo altrui
etc. 1ale inatti risulta il campo di applicazione della tutela interdittale ai tempi di Cicerone che, co-
me gia abbiano isto, dice appunto nella ro .. Caeciva ,13.36,:

Qui dies totos aut im ieri etat aut restitui actum iubet, qui de ossis de cloacis, de minimis aquarum
itinerumque controersiis interdicit .

Come poi il campo di applicazione stesso si sia andato man mano allargando ino a ricomprendere
tutti gli interdetti che compaiono nella codiicazione giulianea dell`editto, si potrebbe ageolmente
edere esaminando i numerosi passi che noi raggruppammo in un prospetto palingenetico, che a
dai giuristi repubblicani, come Sceola, Sulpicio Ruo, Aleno Varo, ino a quelli dell`eta di Adriano, e
al quale in questa sede ci limitiamo a ar rinio ,cr. a roteiove ivteraittate vet roce..o rovavo, p. 121-125,.
Ci basta qui riaermare che - come del resto si deduce da un lungo passo del ae oratore di Cice-
rone ,1.10.41-44,, passo non ancora alutato appieno nella sua portata giuridica e percio passato
quasi inosserato all`attenzione dei romanisti ,come scrieamo nel 1938, - la protezione interditta-
le era e propria nacque quando l`inosseranza dell`interdetto comincio a dar luogo, attraerso un

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procedimento er .ov.iovev, ad un processo nelle orme della tegi. actio .acravevti iv er.ovav o della
tegi. actio er covaictiovev o er ivaici. o.tvtatiovev, cui, dopo la te .ebvtia si sotitui la covaictio ormulare.



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3. Aendo ormai idee abbastanza chiare sulla genesi dell`istituto, possiamo arontare l`altro pro-
blema, ad esso indubbiamente connesso, della natura degli interdetti. L se circa la questione di cui ci
siamo occupati nel precedente capitolo siamo rimasti abbastanza edeli a quanto aeamo scritto
nella nostra opera piu olte richiamata, su questo punto, al contrario, ce ne distaccheremo di piu.
Il problema e estremamente delicato. In esso engono per cosi dire al pettine i nodi piu intri-
cati, relatii al metodo che lo studioso dei diritti antichi puo e dee applicare per la ricostruzione e
l`interpretazione degli istituti giuridici delle epoche storiche passate. Vi e inatti chi imposta il pro-
blema in termini dogmatici moderni, senza alcuna prudente risera, discutendo intorno all`alternati-
a interdetto atto amministratio o giurisdizionale, e quindi, per quanto riguarda i rapporti protet-
ti: interessi legittimi o diritti subiettii. Ora un`impostazione del genere puo indurci acilmente in er-
rore, incolandoci alla portata dei concetti moderni, per usare i quali nella nostra materia occorre
sempre, come abbiamo gia detto, una certa dose di sensibilita storica.
Se noi olessimo inatti serirci di questi concetti, l`interdetto come ordine di polizia, con san-
zione di vvttae aictio, come abbiamo isto essere nelle sue prime applicazioni, potrebbe deinirsi un
atto amministratio ,se amministratia e l`attiita solta dallo Stato per il raggiungimento, nei limiti
delle leggi impostesi, di quei ini di conserazione e di progresso dei cittadini che egli a propri,.
Mentre poi nessuna diicolta i dorebbe essere a parlare di interdetto come atto giurisdizionale,
dal giorno in cui esso diiene un mezzo di tutela di interessi priati, presi in considerazione in quan-
to tali e non come semplici interessi ,se giurisdizionale e l`attiita diretta ad attuare la legge nella ri-
soluzione di controersie ra priati,. Non i ha dubbio pero che queste deinizioni, anche se lecite,
ci lascino alquanto insoddisatti.

38. Per oler sempliicare il problema e renderlo acilmente accessibile, noi non doremo pertanto,
pur acendo uso di concetti moderni, perdere di ista quelli romani di iverivv ` e di ivri.aictio ` che
non si possono certo ar corrispondere ai nostri di amministrazione e giurisdizione, senza alsa-
re la realta. L` noto come in diritto romano si possano contrapporre solo ino ad un certo punto iv
ri.aictio ` ed iverivv `, essendo in ondo l`una un deriato dell`altro, e come, anche se ivri.aictio ` in-
dichi nel suo signiicato tecnico prealente il potere di instaurare un processo nelle orme ordinarie,
questo non sia sempre stato il suo alore e neppure classicamente sia l`unico che ad essa si puo dare.
Le indagini approondite, condotte dagli studiosi in questi ultimi decenni, hanno inatti per-
messo di accertarne la semantica e di stabilire che iv. aicere ` comincia a signiicare il potere di in-
staurare un processo ordinario solo dopo che l`attiita decisoria della controersia, che spettaa
dapprima al magistrato, u tolta dai suoi compiti ed aidata ad un ivae riratv., la cui unzione en-
ne ad essere cosi designata con il termine ivaicare `. Neppure pero quello di istruzione e decisione
della controersia era, come sembrerebbe, il primitio signiicato dell`espressione iv.aicere `, anche
se lo u per molto tempo, prima della distinzione di unzioni, cui abbiamo accennato, poich origi-
nariamente esso signiicaa solo dire la olonta ,indistinta e trascendente, degli dei per il caso parti-
colare, indicando cioe non una attiita logica e tecnica, ma quasi un`operazione magica che solo chi
aea poteri sacerdotali e la possibilita quindi di interrogare gli dei ,attraerso l`ordalia, l`aruspicina
etc., era in grado di compiere.
Questa l`eoluzione storica, ista a ritroso, del termine, che in epoca classica signiica ormai
potere di instaurare un processo. Accanto a questo signiicato ce n`e pero un altro, piu ampio, che
non puo suggirci ! Quello per cui ivri.aictio indica genericamente qualsiasi attiita olta alla risolu-

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zione delle controersie. Se cosi e pero, chi ci dice che l`interdetto, pur non essendo un atto di ivri.aic
tio in senso stretto, non possa essere un atto giurisdizionale in questo secondo senso
Questo noi non poteamo edere certo quando scriemmo il nostro libro, poich allora non
erano giunti alle conclusioni, cui sono perenuti in questi ultimi anni, i problemi relatii alla ivri.aic
tio. Ora pero e quasi inutile che Gioredi e Gandoli si sorzino per dimostrare che l`interdetto rien-
tra nell`attiita giurisdizionale, dal momento che una tale conclusione c`e quasi imposta dalla stessa
conigurazione del concetto di ivri.aictio ,Leier, Lauria, De Martino, etc.,!

39. Non e lecito poi al Gandoli di inchiodarci alla deinizione del procedimento interdittale, come
procedimento amministratio, che noi aeamo enunciata. Anche se esso e un atto amministratio,
la sua unzione e pure giurisdizionale nel senso piu largo che a quest`ultima espressione puo e dee
darsi. Del resto l`interdetto non e orse deinito dalle onti come un atto vagi. iverii qvav ivri.aic
tiovi. ` Cosa uol dire cio Se noi intendessimo ivri.aictio ` in senso stretto non riusciremmo mai a
capire una simile deinizione, che puo dirsi costituisca, in certo modo, il banco di proa di tutte le
teorie che intorno alla ivri.aictio ` si possano creare. 1enendo inece presente la concezione di ivri.
aictio ` in senso lato, si comprende benissimo come l`interdetto, tendendo alla regolamentazione dei
rapporti ra priati, sia si un atto ivri.aictiovi. `, ma al tempo stesso vagi. iverii `, perch l`iverivv,
su cui esso si onda al pari di tutti gli altri proedimenti magistratuali ,l`iverivv e il potere supre-
mo che essi hanno e da cui scaturiscono come una logica conseguenza tutti gli altri,, troa proprio
in questa orma di tutela un`applicazione di gran lunga maggiore che non, ad esempio, nel processo
ordinario. Si ricordi l`espressione di Gaio: rivciatiter avctoritatev .vav fivievai. covtrorer.ii. ivterovit `,
e quanto su di essa abbiamo gia detto.

40. A questo punto e chiaro come anche i problemi se i rapporti protetti siano interessi o diritti sog-
gettii, e se la protezione interdittale possa o meno rientrare nell`ambito dell`orao ivaiciorvv, perdano
ogni importanza. Non i e dubbio inatti che si tratta spesso di semplici interessi, ma a olte i sono
anche dei eri e propri diritti che engono tutelati. Non e su questi concetti, dal momento che i
sono esempi sia per l`una che per l`altra categoria, che possiamo dunque polarizzarci per determina-
re la natura degli interdetti. In ogni caso non e certo sostenibile l`ipotesi che gli interdetti siano sorti
per la protezione di quei rapporti sconosciuti allo iv. cirite, ed in seguito tutelati con azioni iv factvv,
poich essa non regge di ronte a due constatazioni:
1, che i sono dei rapporti tutelati attraerso interdetti, per i quali gia in precedenza esisteano
inece delle azioni ,ad esempio ae gtavae tegevaa ` e ae arboribv. caeaevai. `: si eda XII tab. VII.9-10,.
2, che i sono interdetti, nati per la prima olta quando ormai le azioni iv factvv erano di appli-
cazione quotidiana.
Se la protezione e nata e poi si e astamente estesa, cio uol dire solo che essa soddisacea
delle esigenze che il processo ordinario non riuscia altrettanto bene a soddisare, cio che si spiega
ageolmente solo pensando alla sommarieta di questa orma di procedimento, su cui ci siamo gia a
lungo intrattenuti.
Quanto poi al problema se si tratti di procedimento ordinario o straordinario, non `ha dubbio
quanto alla sostanza delle cose, che il procedimento interdittale si aicini molto alla procedura etra
oraivev ,si pensi tra l`altro alla orma della citazione, alla cogvitio del magistrato che si conclude con
un proedimento decisorio,. Nelle onti non si troa pero mai menzionato l`interdetto ra i mezzi
di procedura etra oraivev, anzi qualche olta esso iene ad essi contrapposto. Questo pero non ci
dee are alcuna meraiglia dal momento che i passi, in cui si anno queste contrapposizioni, sono
tutti interpolati. In essi inatti non si parla eramente di interdetto, ma di actio tavqvav e ivteraicto `
in contrasto coi cosiddetti mezzi di esecuzione ivre ote.tati. `, deiniti appunto come mezzi etra or
aivev `. Quando poi i gromatici anno rientrare gli interdetti nello iv. oraivarivv `, non si dee rain-
tenderli, poich essi ogliono soltanto distinguere - e per questo parlano di iv. oraivarivv ` - i mezzi

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di tutela di competenza del magistrato giusdicente da quelle controersie di carattere strettamente
tecnico e proessionale che spetta inece loro risolere. 1uttaia doendo oggi esprimerci in propo-
sito, preeriamo modiicare il nostro punto di ista e dire piu prudentemente che gli interdetti pos-
sono anche essere classiicati nell`ambito dell`orao ivaiciorvv, pur tenendo erme le molte particolarita
che caratterizzano questa procedura.




"#)(#3/I/!


Cerchiamo ora, ripercorrendo le tappe del nostro cammino, di richiamare le conclusioni cui siamo
giunti di olta in olta in questo studio e di esporle sinteticamente, in modo che ne risulti acilitata
la isione complessia ed organica dell`istituto processuale dell`interdetto.
Nella prima parte del corso, muoendo dall`esame di un importante passo di Gaio, abbiamo
analizzato nella sua struttura e nei suoi eetti l`interento autoritatio del magistrato olto a risole-
re le controersie ,in ia principale, in orza dei suoi poteri discrezionali. Abbiamo isto allora che
l`interdetto e un ordine, di contenuto positio o negatio, che, per la sua natura di aecretvv, si puo
tranquillamente porre sullo stesso piano del decreto-ormula del processo ordinario, anche se ,e qui
si scorge la dierenza ra i due procedimenti, l`uno sia tale da poter risolere almeno proisoria-
mente le controersie ,nel presupporre le quali si distingue poi dalle semplici ordinanze magistratua-
li, e l`altro, cioe lo ivaicivv, sia solo un mezzo per giungere, attraerso il compimento della titi. covte
.tatio, alla sentenza del giudice.
Quanto alla sua obbligatorieta per il destinatario, essa non solo si e potuta desumere da consi-
derazioni d`ordine generale ,come l`essere un proedimento ondato sull`iverivv e tale da esercita-
re una indiretta orza coattia,, ma dallo stesso Gaio, che, parlandoci del successio processo e iv
teraicto, che si puo aere qualora l`interdetto non enga osserato o ad esso non sia atta opposizio-
ne, implicitamente ci a intendere come ne sia possibile appunto l`osseranza.
Passando nella seconda parte ad esaminare piu da icino quello che noi chiamiamo il proces-
so interdittale, cioe la ase processuale antecedente l`emanazione dell`interdetto stesso, dopo alcune
prime giustiicazioni della sua autonomia ,indipendenza dal rervv actv. ` e necessita, per ricorrere al-
l`interdetto quando sia in corso un processo ormulare, di sospendere quest`ultimo,, abbiamo messo
in luce:
- come, a dierenza di quello condotto nelle orme ordinarie, esso si inizi con un ricorso al magi-
strato, il quale, se ritenga proponibile la o.tvtatio, ne autorizza la notiicazione al destinatario ,la cui
partecipazione non e poi indispensabile, potendosi procedere in sua contumacia,,
- come non si possa parlare di rappresentanza, se non intendendo l`espressione in senso molto lato,
a designare il o.tvtator ro atio `,
- come inine non sia applicabile il principio covfe..v. ro ivaicato babetvr ` ,dando la conessione luo-
go ad una semplice ordinanza,, ed il giuramento olontario, eentualmente prestato da una parte
non incoli probabilmente il magistrato, in considerazione degli interessi pubblici che possono en-
trare in gioco in questa procedura.
Per quel che riguarda il delicato problema della cav.ae cogvitio `, sul quale ci siamo intrattenuti a
lungo, conducendo un attento esame di numerosi passi relatii all`accertamento della legittimazione
passia, alla alutazione della ormula d`interdetto richiesta, alla scelta ed all`adattamento della me-
desima, alla concessione di interdetti utili o repentini ed inine alla possibilita di inserire un`ecetio
nell`interdetto, abbiamo concluso che:
- il magistrato potea sempre solgere un`indagine piu o meno approondita sulla attispecie sotto-
postagli ,senza che cio implicasse immancabilmente assunzione o alutazione di proe, come so-

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stiene il Gandoli, e che non troandola corrispondente a quella astrattamente preista dall`editto,
potea negare la tutela richiesta, oppure concederla in caso contrario, a meno che egli stesso si osse
riserato ,ed ecco il alore dell`inciso cav.a cogvita ` che s`incontra in certe clausole edittali, di pro-
edere discrezionalmente,
- che in ogni caso il proedimento concesso potea essere condizionato al sussistere di determina-
ti requisiti, dal pretore stesso non accertati.
Con l`esame pertanto della aevegatio ivteraicti ` ,della cui orza di preclusione abbiamo discusso,
propendendo pero per la soluzione negatia, e dell` eaitio ivteraicti ` ,conutando in proposito la dot-
trina che i scorge un atto di parte e non del magistrato, abbiamo chiusa questa seconda parte, do-
po aer atto rinio di alcune questioni di carattere dogmatico, come quella se possa parlarsi di
rapporto processuale per il procedimento interdittale e l`altra intorno al carattere sommario di
questa procedura.
Abbiamo quindi, nella terza parte, trattato dapprima della ottemperanza all`interdetto, combat-
tendo la tesi dell`interdetto pura orma col restringere l`applicabilita della clausola R.A.Q.L.I.L., di
cui si a orte la dottrina aersaria, al solo caso degli ivteraicta .ecvvaaria, cui accenna Gai., iv.t. 4.10,
nonch ponendo nella giusta luce il passo di Cicerone in ro 1vtt. 23.53 ,altro argomento degli op-
positori, che, rettamente interpretato, non esclude minimamente, come si orrebbe, che il comando
pretorio potesse essere eseguito.
Venendo poi ai casi di opposizione e trasgressione e quindi allo solgimento dei processi or-
mulari er forvvtav arbitrariav ` e er .ov.iovev `, i quali ci interessano solo per i loro rapporti un-
zionali con il ero procedimento interdittale, abbiamo:
- accennato all`eoluzione storica di queste orme processuali ,di cui per prima compare quella er
.ov.iovev `, poi quella er forvvtav arbitrariav ` ed inine lo ivaicivv .ecvtorivv `,,
- precisato quale sia l`oggetto dell`indagine solta dal giudice ormulare ,tendente appunto ad accer-
tare quale sia stato il comportamento dell`impetrato di ronte all`ordine concreto e non di ronte
all`editto pretorio,,
- dimostrato conenientemente perch agli interdetti proibitorii non sia applicabile il procedimento
arbitrale,
- riaermato per quest`ultimo la qualiica di giudizio di opposizione, in contrasto con l`opinione di
Gandoli,
- illustrato, guardando al processo er .ov.iovev ` in particolare, le ormule dello ivaicivv .ecvtorivv e
discusso sull`esistenza di una clausola restitutoria per la ormula relatia agli ordini negatii ,possibi-
lita che pero abbiamo esclusa,.
A questo punto abbiamo sciolta la risera atta in precedenza e giustiicato l`uso della espres-
sione processo interdittale, e l`applicabilita ad esso del concetto di rapporto processuale, desun-
to dalla dogmatica moderna ,Chioenda,, intrattenendoci poi sulla sommarieta di questa procedura
ed istituendo un signiicatio raronto con il procedimento ingiuntio del nostro Codice di Proce-
dura Ciile, di cui si sono rileate le analogie che, vvtati. vvtavai., lo aicinano al processo interdit-
tale romano.
Nell`ultima parte del corso abbiamo inece portato la nostra indagine sul campo di applicazio-
ne degli interdetti, quale si presenta all`epoca della redazione giulianea dell`editto, ed esaminate bre-
emente le classiicazioni troppo estrinseche oerte dalle onti classiche, le altre piu o meno tarde
di minore importanza, nonch gli aggruppamenti condotti sulla base di criteri troppo moderni, co-
me quello del Gandoli, abbiamo delineato un prospetto dei ari settori, in cui puo troare applicazio-
ne la tutela interdittale, acendone un accurato riscontro sulla scorta dell`editto ricostruito dal Lenel.
Arontato quindi il tema delle origini e riassunte le opinioni che in dottrina si contendono il
campo, abbiamo passato in rassegna le onti da cui e possibile trarre elementi suicienti a stabilire
un termine o.t qvev ed abbiamo potuto issarlo al 200 circa a.C.
1entando poi con metodo induttio di ricostruire lo siluppo di questa procedura, abbiamo isto:
- come l`interdetto sia sorto originariamente come un mezzo di polizia, consistente in un ordine a-

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stratto ed incondizionato del pretore, relatio ai luoghi ed alle cose sacre,
- come esso si sia andato man mano concretizzando, con possibilita di una vvttae aictio ` per la tra-
sgressione,
- come inine sia dienuto un mezzo di tutela processuale, allorch alla vvttae aictio ` si sostitui una
.vvva .tivtatiovi. `, che una parte potea arsi pagare dall`altra, cio che rese inatti necessaria la ri-
chiesta da parte dell`interessato e la instaurazione di un ero e proprio processo.
Abbiamo inoltre illustrato:
- come l`adattamento di questa orma di tutela alla o..e..io dell`ager vbticv. ne abbia determinato,
con l`elaborazione del concetto di possesso da parte della giurisprudenza, un progressio amplia-
mento del campo di applicazione,
- come, estendendosi man mano ai molti altri rapporti tipici di una societa agricola, quali quelli di
icinanza o di passaggio attraerso ondi rustici, l`interdetto abbia inito per abbracciare tutti i setto-
ri cui e rieribile in epoca classica.
Quanto poi alla natura, aendo escluso che ci si possa alere indiscriminatamente per determi-
narla dei moderni concetti di amministrazione e giurisdizione, come a taluno, abbiamo ammesso che:
- essendoi in epoca classica due concetti di ivri.aictio `, uno in senso di potere di instaurare un
processo ordinario, l`altro come attiita riolta in generale alla risoluzione delle controersie, an-
che l`interdetto puo arsi rientrare ra gli atti di ivri.aictio purch non si dimentichi che al tempo stes-
so esso e un atto ondato sull`iverivv, anzi, come si esprimono le onti, vagi. iverii qvav ivri.aictio
vi. `, troando qui la sua massima applicazione quel supremo potere dei magistrati, che e poi il on-
damento di tutti gli altri che loro competono.
Abbiamo inine, per concludere la nostra indagine, discusso intorno ad alcuni problemi, quali
quello se i rapporti protetti per ia d`interdetto siano diritti soggettii o interessi legittimi ,problema
che peraltro non ha grande importanza essendo ammissibili entrambe le soluzioni,, e l`altro se il
processo interdittale rientri o meno ra le orme di procedura etra oraivev, che, nonostante le ana-
logie sostanziali chiaramente rileabili, abbiamo creduto opportuno risolere riconducendo la pro-
tezione interdittale, pur con le doute risere, entro l`ambito dell`orao ivaiciorvv.




1(()0,#2)!H#H3#/I+&D#2&!


Agli studenti, che desiderino approondire i problemi trattati nello solgimento di questo corso, segnaliamo
qui, senza pretese di completezza, una bree rassegna delle opere piu importanti, che potranno essere consul-
tate con proitto.
A, Per quanto riguarda il processo ciile romano in generale ricordiamo le trattazioni di L. \LNGLR, v
.titvtiovev ae. rvi.cbev Ziritroe..recbt, Mnchen, 1925, trad. it. - .titviovi ai roceavra cirite rovava ,cvr. R. Ore-
stano, -, Milano, 1938, G. PUGLILSL, t roce..o forvvtare, 1orino, 1948-1949, G.I. LUZZA11O, Proceavra cirite
rovava, I-III, Bologna 1946-1948, nonch gli scritti processuali di A. BISCARDI: vtta voiove ai covtratto givaiia
rio, in Giurisprisprudenza comparata di diritto ciile, XI, 1948, p. 5 ss., orvvta e roce..o: ratvtaiove ai vva te
.i, in RISG., n.s., III, 1949, p. 445 ss., Qvetqve. ob.erratiov. .vr ta titi. covte.tatio`, in RIDA. ,Melanges l. De
Visscher, III,, IV, 1950, p. 159 ss., rec. a LUZZA11O, Proceavra cirite rovava, cit., in Iura, II, 1951, p. 291 ss.,
a titi. covte.tatio` vetta roceavra er tegi. actiove., in Studi V. Arangio-Ruiz, III, Napoli, 1952, p. 461 ss., |ve ca
tegorie a`actiov. vegtigee ar te. rovavi.te.: te. actiov. forvvtaire. qvae aa tegi. actiovev erivvvtvr, in 1., XXI, 1953,
p. 310 ss., a titi. covte.tatio` vett`orao ivaiciorvv ;cor.o), Siena, 1953, ed .qvi..e a`vve bi.toire critiqve ae ta titi. covte.
tatio`, in RlDlL., XXXIII, 1955, p. 1 ss.
B, Per la procedura interdittale in modo particolare sono tuttora opere ondamentali, ancorch assai an-
tiquate nel metodo e nei criteri di esposizione, le monograie di K.A. SClMID1, Da. vterai/tevrerfabrev aer R
ver iv ge.cbicbtticber vtric/etvvg, Leipzig 1853, A. UBBLLOlDL, cont. a C.l. GLCK, .v.fvrticbe rtavtervvg aer

.rvatao i.carai




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, 83 ,
Pavae/tev vacbt ettfeta, Lrlangen, 190-1892, trad. it. - Covvevtario atte Pavaette -, Milano, 1888-1909, XLIII-
XLIV ,cvr. V. POUClAIN,, Milano, 1899-190, ,1-2, p. 135 s., e l`articolo enciclopedico di A. BLRGLR, vter
aictvv `, in A. PAUL, G. \ISSO\A, Real-Lncclopdie der classischen Altertumswissenschat, IX, Stuttgart,
1916, p. 1609 ss.
Degne di particolare attenzione ra le opere moderne sono poi quelle di L. ALBLR1ARIO, .ctio e ivteraic
tvv ;vota e.egetica), Paia 1911 ,~ Covtribvto atto .tvaio aetta roceavra cirite giv.tiviavea, I, .ctiove. e ivteraicta |1913|,
in tvai ai airitto rovavo, IV, Milano, 1946, p. 13 ss.,, L. GIN1O\1, |eber aev Cara/ter aer vterai/te vva aer vaicia
e vteraicto, in Studi A. Albertoni, II, Padoa, 1935, p. 233 ss., S. RICCOBONO, vteraictvv .ctio, in le-
stschrit P. Koschaker, II, Gottingen, 1939, p. 368 ss., C. GIOllRLDI, O..erraiovi .vt roceaivevto ivteraittate, in
Covtribvti atto .tvaio aet roce..o cirite rovavo, Milano, 194, p. 85 ss., oltre alle due monograie, requentemente
citate in questo corso e nelle quali potranno troarsi ulteriori dati bibliograici, di A. BISCARDI, a roteiove iv
teraittate vet roce..o rovavo, Padoa, 1938, e G. GANDOLlI, Covtribvto atto .tvaio aet roce..o ivteraittate rovavo, Mi-
lano, 1955 ,

,.
















, Senza alcuna intenzione di seguire un ordine cosiddetto ragionato n di raggiungere una pur relatia esau-
stiita, si da qui un piu ampio ed aggiornato panorama della letteratura romanistica relatia agli interdetti:
B. ALBANLSL, e .itvaiovi o..e..orie vet airitto rirato rovavo, Palermo, 1985, in particolare p. 24 ss., C. ALBLR1, |ber
aev e.it vv/rerticber acbev, I. Dar.tettvvg ae. o..e..ori.cbev vteraictvv ae itivere actvqve rirato, Leipzig, 1826, L. AL-
BLR1ARIO, Covtribvto atto .tvaio aetta roceavra cirite giv.tiviavea, I. .ctiove. e ivteraicta ,1913,, in tvai ai airitto rovavo, IV,
Milano, 1946, p. 13 ss., ID., t o..e..o aette .erritv reaiati ,1912-1913,, in tvai ai airitto rovavo, II, Milano, 1941, p.
33 ss., U. ALVARLZ, Cvr.o ae Derecbo Rovavo, I. Madrid, 1955, p. 500 ss., l. ANKUM, e aroit rovaiv cta..iqve atit
covvv vv aroit ae igvv. retatif ., in 1., LIII, 1985, p. 25 ss., V. ARANGIO-RUIZ, tvai .vtta aottriva rovava aet .eqve.tro,
I. eqve.tro rotovtario e .eqve.tro givaiiate ,1906, in critti ai airitto rovavo, I, Napoli, 194, p. 59 ss., ID., vteraictvv `, in
Dizionario epigraico, IV, Roma, 1926, p. 68 ss., ID., Per.ove e favigtia vet airitto aei airi, I, Milano, 1930, p. 8 ss., ID.,
.titviovi ai airitto rovavo
14
, Napoli, 1993, p. 141 ss., J.A. ARIAS BONL1, obre ta aevvvcia ae obra vvera ev et aerecbo rovavo
cta.ico, in AlDL., XLII, 192, p. 291 ss.,
M. BALZARINI, rec. a L. LABRUNA, 1iv fieri reto. .tte raaici ai vva iaeotogia, in Iura, XXII, 191, p. 21 ss., l.
BARCKlAUSLN, Rte ae. ivterait. aav. ta roceavre rovaive, Paris, 1860, L. BLLLAVI1L, Dett`ivortava givriaica aet o..e..o
e aegti ivteraetti iv geverate, in AG., IV, 1869, p. 583 ss., L. BLKKLR, Zv aev ebrev rov tegi. actio .acravevto, aev vti o.
.iaeti. vva aer o..e..io, in ZSS., V, 1884, p. 136 ss., C. BLLLU, covrevtv riv fieri` e e ivteraicto riv facere`, in
SUC., XLVIII, 193-194, p. 38 ss., L. BLLON, De ivteraicti. .ire etraoraivarii. actiovibv. qvae ro bi. covetvvt, Paris,
1848, P. BLRL11A, vteraetti iv rae.ev. e iv raeteritvv, in Studi L. Albertario, II, Milano, 1953, p. 131 ss., ID., v
teraicta voatia, in Los, XLVIII, 1956 ,Smbolae R. 1aubenschlag,, p. 395 ss., A. BLRGLR, Mi.ettev av. aer vter
ai/tevtebre, in ZSS., XXXVI, 1915, p. 16 ss., ID., v teva ai aeretiiove, in BIDR., XXXII, 1922, p. 8 ss., ID., v
teraictvv `, in A. PAUL, G. \ISSO\A, Real-Lncclopdie der classischen Altertumswissenschat, IX, Stuttgart,
1916, c. 1609 ss., ID., Oeri. vori vvvtiatio `, ii, XVIII.1 ,1939,, c. 559 ss., ID., vteraicta vita, in Studi V. Simon-
celli, Napoli, 191, p. 11 ss., ID., vteraicta ae ctoaci. `, in Lncclopedic Dictionar o Roman Law, Philadelphia,
1953, p. 508, ID., vteraicta ae ftvvivibv. vbtici.`, ii, p. 508, ID., vteraicta ae reficievao `, ii, p. 508, ID., vteraicta ae ri
ri. `, ii, p. 510, ID., vteraictvv ae tabvti. ebibevai. `, ii, p. 510, ID., Ria `, ii, p. 685 ss., ID., vteraicta voatia, in

a tvteta ivteraittate ea it retatiro roce..o




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, 84 ,
Los XVIII.1 ,Smbolae R. 1aubenschlag,, 1956, p. 395 ss., ID., vtt`i.criiove aetta ai ^aaretb, in Labeo, III,
195, p. 221 ss., A. BLR1lOULL, tvae. .vr ta roriete et .vr t`v.age ae. eav qvi ve fovt a. artie av aovaive vbtic, Paris,
182, C. BLR1OLINI, .vvti aiaattici ai airitto rovavo. t roce..o cirite, 1orino, 1915, p. 35 ss., l. BL1ANCOUR1, Recvr
.o. .vtetorio. ae ta cavtio aavvi ivfecti ev et aerecbo rovavo cta.ico, in AlDL., XLV, 195, p. 90 ss., ID., obre ta retev
aita tra.vi.ibitiaaa ae to. ivteraicto., ii, LIII, 1983, p. 52 ss., ID., Protegovevo. at e.tvaio ae to. ivteraicto. vtite., in Lstudios
A. D`Ors, I, Pamplona, 198, p. 249 ss., ID., t tibro avvivo ae ivteraicti. Coae 1aticavv. ativv. v. :, Seilla,
199, M.A. VON BL1lMANN-lOLL\LG, Der rvi.cbe ciritroe.., II, Bonn, 1865, p. 344 ss., A. BIGNARDI, .ctio, ivter
aictvv, arbore.. Covtribvto atto .tvaio aei raorti ai ricivato, in Index, XII, 1983-1984, p. 465 ss., LAD., Covtrorer.iae a
grorvv e arbitrati ivtervaiovati. .tte origivi aett`ivteraetto vti o..iaeti.`, Milano, 1984, B. BIONDI, tvai .vtte actiove. arbi
trariae e t`arbitrivv ivaici., Palermo, 1913, p. 212 ss, ID., rec. a O. MAR1IN, Qvetqve. ob.erratiov. .vr t`oeri. vori vvvtiatio,
in BIDR., XXIX, 1918, p. 235 ss., ID., vcce..iove te.tavevtaria e aovaiovi , Milano, 1955, p. 603 ss., ID., .erciio
arbitrario aette rorie ragiovi, in NNDI., IV, 1orino, 1960, p. 811, A. BISCARDI, a roteiove ivteraittate vet roce..o ro
vavo, Padoa, 1938, ID., D. 1,1,1: vota e.egetica, in Studi S. Solazzi, Napoli, 1948, p. 29 ss., ID., rec a G. GAN-
DOLlI, Covtribvto atto .tvaio aet roce..o ivteraittate rovavo, in Iura, VII, 1956, p. 354 ss., ID., vteraicta ae ctoaci. `, in
NNDI., VIII, 1orino, 1962, p. 99, ID., vteraictvv ae ria vvvievaa `, ii, p. 802 ss., ID., vteraictvv ae riri. `, ii, p.
804, ID., vteraictvv ve ri. fiat aeaificavai `, ii, p. 80, A. BONL1, De t`origive bi.toriqve ae. ivterait. retatif. av re. vbticae,
Lon, 189, L.B. BONJLAN, 1raite ae. actiov. ov eo.itiov bi.toriqve ae t`orgavi.atiov ;vaiciaire et ae ta roceavre cirite cbe te.
Rovaiv., II, Paris, 1845, p. 344 ss., G. BOURCAR1, De. ivterait. vti o..iaeti. et vtrvbi ev aroit rovaiv, Paris, 1880, L. BO-
VL, vteraicta ae toci. vbtici. `, in NNDI., VIII, cit., p. 800, G. BRANCA, a robibitio e ta aevvvcia ai oera vvora cove
forve ai avtotvteta cavtetare, in SDlI., VII, 1941, p. 313 ss., ID., Carattere evate aett`ivteraetto qvoa ri avt ctav, in Scritti
A. Scialoja, IV, Bologna, 1953, p. 111 ss., l.K. BRILGLLB, ivteitvvg iv aie 1beorie aer .vvvari.cbev Proe..ev, Leipzig,
1859, C. G. BRUNS, Die e.it/tagev ae. rvi.cbev vva bevtigev Recbt., \eimar, 184, C. BUll, .vrevavvg o..e..ori.cber
Recbt.vittet avf aev Qva.ibe.it aei erritvtev. vteraictvv vti o..iaeti. vva ivteraictvv ae itivere actvqve rirato, in Archi r
practische Rechtswissenschat, VII, 1860, p. 133 ss., l. BUONAMICI, toria aetta roceavra cirite rovava, I, Pisa, 1886,
ID., vtt`ivteraictvv vovevtariae o..e..iovi. e .vtta reaivtegravaa aet airitto cavovico, in A1O., 1892-1893, p. 253 ss., A.
BURDLSL, rec. a D. DAUBL, Covcervivg tbe cta..ificatiov. of ivteraict., in Iura, III, 1952, p. 254 ss., ID., Po..e..o ,airitto
rovavo) `, in LD., XXXIV, Milano, 1985, p. 452 ss., in particolare p. 461 ss., ID., rec. a G. lALCONL, Ricercbe .vtte o
rigivi aett`ivteraetto vti o..iaeti., in SDlI., LXII, 1996, p. 583 ss., ID., rec. a L. SOLIDORO MARUO11I, a tvteta aet o.
.e..o iv eta co.tavtiviava, in SDlI., LXVI, 2000, p. 451 ss., ID., rec. a L. CAPOGROSSI COLOGNLSI, Prorieta e airitti re
ati. |.i e tvteta aetta rorieta fovaiaria vet airitto rovavo, in SDlI., LXVII, 2001, p.541 ss., C. BUSACCA, ^e qvia iv toco
.acro retigio.o .avcto fiat, in SDlI., XLIII, 19, p. 265 ss., ID., Rifte..iovi .vtt`ivteraetto ve qvia iv toco .acro fiat, in Atti
della Accademia Peloritana dei Pericolanti, XLVII, 198, p. 61 ss.,
C.A. CANNA1A, Deiectio e ivteraetti ae ri, in Labeo, XIII, 196, p. 102 ss., A. CANU, De t`ivterait vti o..iaeti. et ae
t`ivterait vtrvbi, Caen, 185, L. CAPOGROSSI COLOGNLSI, vteraetti `, in LD., XXI, Milano, 191, p. 901 ss., ID.,
`ivteraetto qvoa ri avt ctav e it .vo avbito ai aticaiove ,1993,, in Prorieta e airitti reati. |.i e tvteta aetta rorieta fovaia
ria vet airitto rovavo, Roma, 1999, p. 5 ss., ID., |ti o..iaeti. e ager vbticv. ,rec. a G. lALCONL, Ricercbe .vtte origivi
aett`ivteraetto vti o..iaeti. ,, in Labeo, XLIII, 199, p. 445 ss., ID., |ti boc avvo aqvav avi.ti, ia e.t attervi. aiebv., in
Prorieta e airitti reati, cit., p. 129 ss., J. CARRILU, Raort. ae roi.ivage ev aroit rovaiv, 1oulouse, 183, C. CLGLIL,
vtt`ivteraictvv ae arboribv. caeaevai., in Labeo, III, 195, p. 363 ss., A. CLNDRILR, vterait vvae ri, Paris, 1891, P.
CIAPLSSONI, .vvti .vt te.to eaittate aegti ivteraetti vti o..iaeti. e vtrvbi, in Studi A. Albertoni, II, Padoa, 193, p. 13
ss., G. CICOGNA, `ivteraictvv qvoa ri avt ctav e t`oeri. vori vvvtiatio, Padoa, 1910, P. COLLINL1, a vatvre ae. actiov.,
ae. ivteraict. et ae. ecetiov. aav. t`oevrre ae ]v.tiviev, Nemours, 194, P.L. CORBL11, 1be rovav tar of varriage, Oxord,
1930, p. 123 ss., C. COSLN1INI, v teva ai oeri. vori vvvtiatio ;Probtevi ai origive), in Mi.cettavea rovavi.tica, Catania,
1956, p. 11 ss., L. COS1A, Profito .torico aet roce..o cirite rovavo, Roma, 1918, p. 105 ss., J. CRLMILU, 1beorie ae. actiov.
o..e..orie., Paris, 1846, J. CUIACIUS, Ob.erratiovvv et evevaatiovvv tibri, in Oera ovvia, III, Napoli, 158, c. 96 ss.,
D. DAUBL, Covcervivg tbe Cta..ificatiov of vteraict., in RIDA., VI, 1951, p. 23 ss., M. DAVID, tvae. .vr t`ivterait qvoa
ri avt ctav, 194, P. DL lRANCISCI, rec. a P. COLLINL1, a vatvre ae. actiov., ae. ivteraict. et ae. ecetiov. aav. t`oevrre ae
]v.tiviev, in RISG., 3
a
s., I ,LXXXIV,, 194, p. 32 ss., R. DLKKLRS, Recierare o..e..iovev, in Studi L. Albertario,
I, Milano, 1953, p. 143 ss., G. DLMLLIUS, Die bibitiov.fticbt iv ibrer eaevtvvg fvr aa. cta..i.cbe vva bevtige Recbt,
Gratz, 182, p. 231 ss., R. DL RUGGILRO, ^ote .vt co.iaaetto aeo.ito vbbtico o givaiiate iv airitto rovavo, in SUC., I,
1909, p. 184 ss., L. DL SARLO, t aocvvevto oggetto ai raorti givriaici rirati, lirenze, 1935, p. 335 ss., Cl. DLS1RAIS,
De ta roriete et ae. .erritvae. ev aroit rovaiv, I, Paris, 1885, p. 480 ss., A. DI POR1O, vteraetti ootari e tvteta aette re. iv
v.v vbtico, in Diritto e processo nell`esperienza romana. Atti del seminario torinese in memoria di G. Proera ,4-5
dicembre 1991,, Napoli, 1994, p. 481 ss., X. D`ORS, t ivteraicto fravaatorio ev et aerecbo rovavo cta.ico, Roma-Madrid,
194, ID., a ri. ev ta tvteta ivteraictat vbtica ;. roo.ito ae vva biote.i. ae abrvva), in Persona derecho, III, 196,
p. 421 ss., G.B. DORL, tvai .vgti ivteraetti rovavi, lirenze, 1890, C.A. DUlN, |eber aie ecetio qvoa ri avt ctav, in Ar-

.rvatao i.carai




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, 85 ,
chi r die ciilistische Praxis, XLVIII, 185, p. 43 ss.,
1
L. LCK, Die .ogevavvte Doet.eitige Ktagev ae. rvi.cbev vva geveive aevt.cbe Recbt., Berlin, 180, A. LXNLR, Die ivagivare
Ceratt iv attrvi.cbev e.it.torvvgrerfabrev, in ZSS.,VIII, 188, p. 16 ss.,
1
B. lABI, a roteiove ivteraittate aette .erritv reaiati, in AUCA., XV, 1941, p. 123 ss., G. lALCONL, 1e.tivoviave tav
tive iv teva ai ivteraicta`, in AUPA. XL, 1988, p. 13 ss., ID., Ricercbe .vtte origivi aett`ivteraetto vti o..iaeti., in AUPA.,
XLIV, 1996, p. 9 ss., ID., rec. a I. lARGNOLI, tvai .vtta tegittivaiove attira att`ivteraictvv qvoa ri avt ctav, in 1.,
LXVII, 1999, p. 136 ss., I. lARGNOLI, tvai .vtta tegittivaiove attira att`ivteraictvv qvoa ri avt ctav, Milano, 1998, l.
lASOLINO, vtere..i aetta cottettirita e aei ricivi vett`oeri. vori vvvtiatio, in Labeo, XLV, 1999, p. 38 ss., A. lLRNANDLZ
BARRLIRO, rec. a L. LABRUNA, 1iv fieri reto. .tte raaici ai vv`iaeotogia, in AlDL., XLIV, 194, p. 91 ss., D.V. lLR-
RLIRA, arigv,. Origive ae. ivterait. o..e..oire., in Romanitas, II, 1959, p. 128 ss., M. lIORLN1INI, ivvi e vari
vett`e.erieva givriaica rovava. Profiti ai tvteta roce..vate e ai ivqvaaravevto .i.tevatico, Roma, 1999, R. lISClLR, |vrett.
cbvtevae e.tivvvvgev iv rvi.cbev Recbt, Aachen, 1996, A. lI11ING, vri.ti.cbe eitrage, in Archi r die ciilistische
Praxis, n.s., V, 182, p. 304 ss., A.\.S. lRANCKL, |eber aa. ivterai/t qvoa ri avt ctav, ii, XXII, 1839, p. 350 ss., B.
lRILR, 1be Ri.e of tbe Rovav ]vri.t.. tvaie. iv Cicero`. ro Caeciva`, Princeton, 1985,
G. GANDOLlI, Covtribvto atto .tvaio aet roce..o ivteraittate rovavo, Milano, 1955, ID., .iove o..e..oria ;Diritto rovavo) `,
in NNDI., II, 1orino, 1958, p. 93 ss., ID., eiovi .vgti ivteraetti. Cor.o ai airitto rovavo, Milano, 1960, ID., rec. a X.
D`ORS, t ivteraicto fravaatorio ev et aerecbo rovavo cta.ico, in SDlI., XLII, 196, p. 488 ss., L. GIN1O\1, |eber aev
Cara/ter aer vterai/te vva aer vaicia e vteraicto, in Studi A. Albertoni, Padoa, II, 193, p. 233 ss., ID., 1ateri Probi
ivri. votae: R...Q...., in AUPA., XV, 1936, p. 219 ss., ID., |eber aev Cbara/ter aer vterai/te vva aer vaicia e ivter
aicto, in Studi A. Albertoni, II, Padoa, 193, p. 233 ss., C. GIOllRLDI, O..erraiovi .vt roceaivevto ivteraittate, in
Covtribvti atto .tvaio aet roce..o cirite rovavo, Milano, 194, p. 85 ss., A. GIOMARO, .gere er .ov.iovev: aat roceaivevto
ivteraittate at roceaivevto iv rev, in SU.. LIX, 1990-91, p. 198 ss., LAD., vteraicta `, in Digesto
4
. Discipline pria-
tistiche. Sezione ciile, IX, 1orino, 1993, p. 502 ss., P.l. GIRARD, l. SLNN, Mavvate etevevtaire ae aroit rovaiv , Pa-
ris, 1929, p. 408 ss., O. GRANDLN\I1Z, vterotaiovi e ivterretaiovi, in BIDR., II, 1889, p. ss., G. GROSSO, rec. a
L. LABRUNA, 1iv fieri reto. .tte raaici ai vva iaeotogia ,191,, ora in critti .torico givriaici, IV, 1orino, 2001, p. 51 ss.,
G. GUGINO, 1rattato .torico aetta roceavra cirite rovava, Palermo, 183,
L. lALL\AClS, |ber aie 1orav..etvvgev aer ri. vva ctavae.tivita. bei aev ivteraictvv qvoa ri avt ctav vva aie ^atvr ae. vv
Cebravcb aie.e. vterai/t. berecbtigevaev vtere..e., in Archi r practische Rechtswissenschat, IV, 185, p. 336 ss.,
A.S. lAR1KAMP, rec. a L. LABRUNA, 1iv fieri reto. .tte raaici ai vva iaeotogia, in 1., XLII, 194, p. 122 ss., G.L.
lLIMBACl, vteraicte, in Rechtslexicon r Juristen aller deutschen Staaten, V, Leipzig, 1844, p. 526 ss., \. lLIN-
ZLRLING, Po..e..ori.cbe vteraicte. e.itroce;, in Archi r practische Rechtswissenschat, XVI, 1869, p. 11 ss., R.
lLNLL, |vv. ca.v., Leipzig, 1915, p. 106 ss.,
1
G. IMPALLOMLNI, ravaatorivv ivteraictvv ,19,, in critti givriaici rari, Padoa, 1996, p. 391 ss.,
1
L. JOBB DUVAL, tvae. .vr ta roceavre cirite cbe te. Rovaiv., I, Paris, 1896, ID., e. aecreta ae. vagi.trat. ovrrv. ae ta iv
ri.aictio covtevtio.a ivter rirato., in Studi P. Bonante, III, Milano, 1930, p. 165 ss.,
\. KAISLR, rec. a l. BL1ANCOUR1, t tibro avvivo ae ivteraicti. Coae 1aticavv. ativv. v. :, in ZSS., CXIV,
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ID., igevtvv vva e.it iv atterev rvi.cbev Recbt
2
, Koln-Graz, 1956, ID., ^ocbvat. vber e.it vva 1er.cbvtaev bei aev
.ctiove. iv rev, in ZSS, XCVIII, 1981, p. ss., M. KASLR, K. lACKL, Da. rovi.cbe Ziritroe..recbt
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a tvteta ivteraittate ea it retatiro roce..o




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|ber aa. ivteraict qvorvv bovorvv ,1823-1828,, ii, II, p. 216 ss., l. SClAllLR, eitrage vr ebre rov etb.tbvtfe, iv eie

.rvatao i.carai




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tschrit r Ciilrecht und Prozess, n.s., VII, 1845, p. 34 ss., ID., Da. vterai/tevrerfabrev aer Rover iv ge.cbicbtticber
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.iovi.. Covtribvtiov a t`bi.torie ae ta rotectiov o..e..oire ev aroit rovaiv, in BZ., XLV, 1952, p. 108 ss., l. SIBLR, 1orberei
tvvg vva r.atrec/ aer e.itivterai/te, in Scritti C. lerrini, IV, Milano, 1949, p. 98 ss., S. SOLAZZI, tvai .vt airorio
,1925,, in critti ai airitto rovavo, III, Napoli, 1960, p. 1 ss., ID., D. 1,2, e vvo.cvra ai.tiviove fra gti ivteraicta, in
SDlI., V, 1939, p. 226 ss., ID., a tvteta e it o..e..o aette .erritv reaiati, Napoli, 1949, p. 9 ss., ID., vteraictvv qvav
.erritvtev. ,1950,, in critti ai airitto rovavo, V, Napoli, 192, p. 215 ss., L. SOLIDORO MARUO11I, a tvteta aet o..e..o
iv eta co.tavtiviava, Napoli, 1998, in particolare p. 105 ss., L. S1OLlI, tvai .vi tibri aa eaictvv ai Povovio. II. Covte.ti e
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P. VAN \ARMLLO, vteraictvv qvoa ri avt ctav, in Acta Juridica, V, 1962, p. 15 ss., L. \LNDLLR, eitrage vr ebre
aev qva.io..e..ori.cbev vterai/tev, 1ubingen, 1899, L. \LNGLR, v.titvtiovev ae. rvi.cbev Ziritroe..recbt., Mnchen,
1925, trad. it. - .titviovi ai roceavra cirite rovava ,cvr. R. Orestano, -, Milano, 193, l. \I11L, Da. ivteraictvv vti
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ta .va tvteta ivteraittate, in SDlI., LX, 1994, p. 159 ss., ID., Pra..i vegoiate ea etaboraiove givri.rvaeviate vetta ai.citiva
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sperienze moderne. Ricerche l. Gallo, II, Napoli, 199, p. 61 ss., ID., rec. a I. lARGNOLI, tvai .vtta tegittivaiove
attira att`ivteraictvv qvoa ri avt ctav, in SDlI., LXVI, 2000, p. 550 ss., ID., vtta tvteta ivteraittate aei voai ai e.erciio aet
te .erritv reaiati ,1iragvi. ,, in RDR., II, 2002, p. 1 ss. ,e.tr.,.

a tvteta ivteraittate ea it retatiro roce..o




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, 88 ,





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GAII INS1I1U1IONLS
4 6.
4.29 10.
4.30 10.
4.118 44.
4.138 6.
4.138-139 6.
4.139 15, 65.
4.140 9.
4.141 14, 15, 54, 56.
4.143 65.
4.148 35.
4.149 35.
4.150 35.
4.154 16.
4.155 35.
4.15 61.
4.160 61.
4.162-163 54.
4.163 55, 58.
4.164-165 55.
4.165 58.
4.166 58.
4.166-166.a 55.
4.166.a 58.
4.169 59.
4.10 52, 60, 81.


LLX XII 1ABULARUM ,rvv. ,
III.1-2 26.
VII.9-10 9.


VA1ICANA lRAGMLN1A
90 39.
311 5.





CODLX RLPL1I1AL PRALLLC1IONIS
2.1.3 19.
8.1.1 39.


DIGLS1A
3.1.1.2 23.
3.2.4.2 8.
3.3.35.2 20.
3.3.40.pr. 23.
3.3.42.pr. 24.
3.3.45.2 24.
8.5.1.2 30.
10.4.15 11, 40.
11..9 18.
11.8.1.8 31.
12.2.3.1 2.
12.2..pr. 28.
29.3.2.8 13, 14, 19.
39.1.1.10 43.
39.1.5.20 24.
39.2.9.1 40.
39.3.4.3 20.
39.3.21 33.
42.1.14 48.
42.2.6.2 25, 26.
42.8.6.8 1.
43 6.
43.1.1.pr. 64.
43.1.2.1 64.
43.1.2.3 64.
43.3.2.4 50.
43.5.1.1 12, 13, 14, 2.
43.5.1.2-10 34.
43.5.3.9 12.
43..1 19.
43.8.2.pr. 29.
43.8.2.6 3.
43.8.2. 31.
43.8.2.13 29.
43.8.2.14 29.
43.8.2.15 29.
43.8.2.1 31.
43.8.2.35 30, 3.
43.8.2.36 30.
43.8.2.3 30.
43.8.2.38 30.
43.8.2.39 30, 3.
43.8.2.40 30.
43.8.6 24.
43.8. 16.
43.12.1.3 33.
43.12.1.4 33.
43.12.1.12 16, 38.
43.12.1.1 38.
43.13.1.6 32, 41.
43.13.1.12 36.
43.14.1.6- 38.
43.14.1.8 21.
43.14.1.8-9 38.
43.16.9.1 1.

.rvatao i.carai




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, 89 ,
43.1.1.3 , 18.
43.1.3.1 61.
43.1.3.2 .
43.18.1.2 44.
43.19.1.pr. 39.
43.19.1.2 44.
43.19.1.4 44.
43.19.1.5 44.
43.19.1.10 46.
43.19.3. 39.
43.19.3.13 45.
43.20.1.3 34.
43.20.1.13 33.
43.20.1.31 34.
43.20.1.38-39 35.
43.24..3 41.
43.24..4 42.
43.24.13.1 34.
43.24.15.pr. 31.
43.24.15.5 46.
43.24.22.4 36.
43.26.6.4 33.
43.29.3. 19.
43.29.3.12 22.
43.29.3.13 22, 49.
43.29.3.14 21, 22, 23.
43.30.1 42
43.30.1.3 42.
43.30.1.4 42.
43.30.1.5 42.
43.32.1.3 39.
4.23.5 24.
50.1.26 16.
50.1.194 8.


INS1I1U1IONLS IUS1INIANI
4..8 8.
4.15.pr. 28.
4.15.1 10.





CODICL DI PROCLDURA CIVILL I1ALIANO ,1942,
art. 125 62.
art. 633 63.
art. 638 62.
art. 639 63.
art. 640 63.
art. 641 63.
art. 645 63.
art. 645 cp. 63.





AGLNNIUS URBICUS
ae covtrorer.ii. agrorvv ,Lachmann,
p. 4, ll. 29 ss. 19.
p. 63, ll. 13 s. 20.


M. 1ULLIUS CICLRO
.caaevica
4 49.

ro .. Caeciva oratio
13.36 18, .
29.82 15.

ei.tvtae aa favitiare.
.13.2 42.
15.16.3 20.

ae tegibv.
3.20 49.

ae oratore
1.10.41-44 .

Pbitiicae
12.22 49.

ro M. 1vttio oratio
12.29 3.
23.53 20, 53, 81.

1v.cvtavae ai.vtatiove.
2.8.20 49.


SLX1US IULIUS lRON1INUS
ae covtrorer.ii. ,Lachmann,
p. 15, ll. 1 s. .
p. 16, ll. 3 s. .

ae covtrorer.ii. agrorvv ,Lachmann,
p. 36, ll. 14 s. 20.


Q. lORA1IUS lLACCUS
carviva
1.1.1 49.


1I1US LIVIUS
ab vrbe covaita
25.1.11 5.


P. OVIDIUS NASO
fa.ti
1.444 49.

a tvteta ivteraittate ea it retatiro roce..o




Riista di Diritto Romano - II - 2002
http:,,www.ledonline.it,riistadirittoromano,


98"
, 90 ,
1. MACCIUS PLAU1US
ticbv. ,Lindsa,
696 6.
50 6.


M. VALLRIUS PROBUS
ae ivri. voti.
iv.iat. 0 51 s., 81.


M. lABIUS QUIN1ILIANUS
iv.titvtio oratoria
9.3.22 15, 56.
12.2.25 49.


C. IULIUS SOLINUS
cottectavea rervv vevorabitiv
2.12 8.


P. 1LRLN1IUS AlLR
vvvcbv.
319-20 6.





LLX AGRARIA
18-19 6.

LLX GALLIAL CISALPINAL
XIX 41, 43.

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