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Poi io e te seduti in un luogo deserto... Questa e' una vita superiore al potere d'ogni sultano. Non t'affliggere cosi' vanamente, vivi contento, e nell'ingiusta via della tua sorte, vivi con giustizia. Giacche' in conclusione questo mondo e' il nulla, pensa di essere il nulla, e libero vivi. Per quanto d'ogni lato io volga lo sguardo, scorre nel giardino un rivo di paradiso. La piana e' divenuta un paradiso, non parlare d'inferno! Siedi qui in paradiso, assieme a un volto di paradiso.
Omar Khayyam
(dal Rubaiyyat)
Omar Khayyam (Nishapur, actual Irn, 1048-id., 1131) Poeta, matemtico y astrnomo persa. Se educ en las ciencias en su nativa Nishapur y en Balkh. Posteriormente se instal en Samarcanda, donde complet un importante tratado de lgebra. Bajo los auspicios del sultn de Seljuq, Malik-Shah, realiz observaciones astronmicas para la reforma del calendario, adems de dirigir la construccin del observatorio de la ciudad de Isfahn. De nuevo en Nishapur, tras peregrinar a la Meca, se dedic a la enseanza y a la astrologa. La fama de Khayyam en Occidente se debe fundamentalmente a una coleccin de cuartetos cuya autora se le atribuye y que fueron versionados en 1859 por el poeta britnico Edward Fitzgerald.
Omar ayym
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La tomba di Omar Khayyam a Nshpr Non ricordare il giorno trascorso e non perderti in lacrime sul domani che viene: su passato e futuro non far fondamento vivi dell'oggi e non perdere al vento la vita.
(Omar ayym, Rubayyt )
Omar ayym (Nshpr, 18 maggio 1048 4 dicembre 1131) stato un matematico, astronomo, poeta e filosofo persiano. Il nome completo, traslitterato anche come Omar Khayyam, posto nell'intestazione della sua opera maggiore Ghiyth al-Dn Ab l-Fat Umar ibn Ibrhm al-Nsbr al-Khayym (o alKhayym). L'ultima denominazione significa costruttore di tende, probabile attivit di suo padre Ibrhm.
Indice
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Al di fuori degli ambienti matematici Omar Khayym noto nella storia della letteratura persiana per la sua attivit poetica, bench appaia certo che egli non fu un poeta professionista: probabilmente componeva nei ritagli di tempo e per un pubblico ristretto di amici e intenditori. Sotto questo aspetto egli noto per le bellissime Quartine (arabo , Rubayyt), nelle quali spesso si riversa lo spirito critico e corrosivamente ironico dello scienziato "insoddisfatto" del piano della creazione. In effetti, se vero che le Quartine sono dedicate soprattutto al motivo del vino e all'esaltazione del "vizio" bacchico, contengono pure altri temi, assai pi profondi, come ad esempio: una meditazione originale sulla morte e sui limiti della ragione umana "impotente" di fronte al mistero dell'esistenza; un rimprovero, spesso rancoroso, a Dio, il cui progetto creativo accusato di irrazionalit e incoerenza; un feroce attacco al bigottismo e all'ipocrisia dei religiosi. Circa 100 quartine furono tradotte in inglese da Edward Fitzgerald nel 1859, che ne diede una interpretazione in chiave edonistica e epicurea ottenendo - malgrado la loro scarsa fedelt al testo originario - una vasta popolarit che fini per oscurare la pur profonda attivit scientifica di Khayyam. Una seconda traduzione di poco posteriore, in francese, dovuta al Nicholas e contenente oltre 400 quartine, metteva in luce invece una forte vena mistico-religiosa. Una traduzione di grande pregio quella dell'Italiano Alessandro Bausani (vedi Bibliografia). Questo genere di composizioni sempre stato assai diffuso nella letteratura persiana, dagli inizi a oggigiorno. L'estensione del "corpus khayyamiano" tuttavia materia di discussioni e controversie non ancora risolte: i non pochi manoscritti contengono dalle poche decine fino a un migliaio di quartine. Secondo alcuni studiosi europei in realt non pi di 30 quartine sono a lui attribuibili con sicurezza, qualcuno ha addirittura ipotizzato che Khayyam altro non sarebbe che un nome o "etichetta di prestigio" apposta a raccolte di versi di vasta circolazione e di varia origine; secondo altri le quartine autentiche sarebbero invece diverse centinaia. Varie sono pure le opinioni sulla lettura della sua opera: secondo alcuni i temi sono quelli apparenti, cio quelli di uno scetticismo radicale, legato anche alla considerazione della caducit delle cose umane, e il tema del "carpe diem"; secondo altri i temi apparenti nascondono contenuti mistici e le immagini erotiche e soprattutto bacchiche sarebbero da interpretarsi allegoricamente. Alcune delle sue quartine sono state musicate dalla compositrice russa Sofia Gubaidulina e nel 2005 da Bob Salmieri che ne ha realizzato un lavoro discografico con l'ensamble Milagro Acustico.
Curiosit [modifica]
Un cratere lunare stato battezzato con il suo nome nel 1970. L'asteroide 3095 Omarkhayyam stato battezzato in suo onore nel 1980. Khayym e le Quartine vengono nominate da Francesco Guccini nella canzone Via Paolo Fabbri 43 del 1976 ... Esiste una variet di Rosa Damascena intitolata ad Omar Khayym. La variet una specie di Rosa antica e molto profumata, stata piantata sulla tomba di Edward Fitzgerald, il traduttore di Khayym, da semi ricavati dalla tomba del poeta a Nshpr. La variet commercializzata oggi da pochi vivai al mondo specializzati nella coltivazione di rose antiche.
De Bibliotheca
Biblioteca Telematica CLASSICI DELLA LETTERATURA ITALIANA
<<... Nell'anno 506 si trovavano a Balkh, nella via dei venditori di schiavi, nel palazzo dell'amir Abu Sa'd, l'imam Omar Khayyam e l'imam Mozzafar Esfazari, ed io anche ero con loro. In una piacevole riunione sentii dire alla "prova della verit" Omar: "la mia tomba sar in un luogo tale, che ad ogni primavera il vento del nord far piovere fiori sulla
terra del corpo mio". Mi sembr strana questa predizione ma sapevo che un uomo come lui non poteva dire sciocchezze vane. Quando nel 530 capitai a Nisciapur, era gi qualche anno che quel Grande aveva nascosto il viso sotto il velo della terra, e questo mondo basso era rimasto orfano di lui. Poich era stato mio maestro, e pertanto avevo verso di lui dei doveri, volli, un venerd, andare a visitare la tomba, e condussi con me qualcuno che mi indicasse dove fosse. Mi port fuori, al cimitero di Hire: voltammo a sinistra e vidi la sua tomba ai piedi del muro di un giardino. I peri e gli albicocchi sporgevano i loro rami oltre quel muro, nel cimitero, e avevano ricoperto la tomba di Omar di un tappeto di fiori. Mi ricordai allora di quelle parole che nella citt di Balkh gli avevo sentito dire, e mi vennero le lacrime agli occhi...>>. Antologia persiana di Badi' oz Zaman Khorasani passo tradotto da Andrea Bausani per l'introduzione del Roba'iyyat
Rispettare lo schema logico/strutturale della sintassi inglese fitzgeraldiana in una traduzione italiana di queste quartine (che nel corso della loro sopravvivenza all'autore hanno subito diverse trascrizioni infedeli), come soventemente fanno molti dei nostri traduttori, significa spezzarne, forse, l'originaria iperbole simbolica. Rispettare l'impostazione simbolico/mitica della cultura persiana tipica di queste liriche (impostazione che ha subito, grazie alla diffusione orale precedente alle varie trascrizioni delle quartine, innumerevoli contaminazioni culturali), come ricorrentemente fanno altri interpreti della opera di Khayyam, significa oggi falsare, forse, la possibilit di riprodurre oggi l'originario contesto semiotico. Questo progetto di trasposizione in italiano (ancora in corso d'opera) prevede una libera interpretazione delle suggestioni liriche che il "figlio del fabbricatore di tende" ci ha lasciato. Un tentativo di evocare, pi che l'impostazione filologica imposta al testo successivamente alla sua morte, il profumo
dei fiori di pero ed albicocco. I L'Iram , in fede, svanita con tutte le sue rose, la sette volte inanellata coppa di Jamshid nessuno pi pu trovare; ma ancora il vino si accende di rubino, ancora il giardino rifiorisce dove scorre l'acqua. II Alcuni vivono per la gloria del mondo, altri per i paradisi dei profeti a venire; prendi ci che hai e lascia andare le promesse, esse sono il suono di un tamburo distante. III Gli amici che abbiamo amato, i pi fedeli e leali, ci hanno lasciato uno dopo l'altro; con loro bevemmo due o tre coppe alla mensa del mondo, prima che, uno alla volta, andassero silenziosamente a dormire. IV Ci fu una porta della quale non trovai chiave, un velo attraverso il quale non potei vedere; alcune piccole parole fra me e te,
dopo non fummo, tu ed io... mai pi. V Sia a Naishapur che a Babilonia, sia che la coppa stilli dolcezza od amarezza; il vino della vita scorre goccia a goccia, il fiore della vita perde foglie una ad una. VI Alle labbra di questa povera e polverosa coppa, bevvi per svelare il sottile segreto della vita; le labbra della coppa, alle mie labbra mormorarono, bevi fin quando vivrai, dopo non potrai pi farlo. VII Solo l'uva pu, con logica assoluta, confutare innumeri e noiose sette; solo alchemico vino pu, in un istante, mostrarci la vita che trasmuta il piombo in oro. VIII Bizzarro, non credi? delle miriadi passarono prima di noi la porta oscura; nessuno torn a indicarci la via, per conoscerla dovremo metterci in viaggio.
IX Non siamo nulla di pi che una sequenza in movimento, giochi di ombre proiettati su uno sfondo; la lanterna magica di un illusionista, ci da vita a mezzanotte, per il suo spettacolo. X Di certo gli idoli che ho adorato cos a lungo hanno reso, agli occhi degli uomini, il mio credito cattivo; di certo hanno gettato il mio onore nella coppa, ho venduto la mia reputazione per una canzone. XI Se il mondo fosse fatto secondo i tuoi desideri, se avessi raggiunto la conoscenza che desideri; se avessi vissuto cento anni felice, che importerebbe dunque? XII I poli della scienza e della saggezza, coloro che fra i saggi brillavano come fari; non hanno potuto illuminare la notte, hanno rischiarato un istante il buio e poi si sono spenti. XIII
Null'altro siamo che non parte del gioco, muoviamo su una scacchiera di giorni e notti; ad ogni mossa un pezzo cade preso, la partita continua mentre noi veniamo riposti. XIV Sognavo al principio dell'alba nella taverna, ed udii una voce che mi consigli: svegliati, figlio mio, e vuota la coppa, prima che il liquore si asciughi. XVI Dovendo bere vino, fallo con i sapienti, o con una bella dal volto di luna; dovendo bere vino fallo con dovizia, bevine poco, ogni tanto ed in segreto. XVI Si sbaglia chi, mio nemico, mi chiama filosofo, Iddio sa bene che io non sono quel che loro dicono; dacch sono sceso in questo luogo di dolore, voglio almeno sapere chi io sia.