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Diritti solo su Carta.

La paura è dietro lo straniero

di Barbara Cotroneo - Recentemente il nostro governo ha varato un piano per la sicurezza


nazionale che sembra essere l’unica cura per la salvaguardia del nostro territorio e chi sa
magari anche per i nostri animi impegnati a sbalordirsi di fronte a tanti «ammutinamenti» da
parte di quegli immigrati che rovinano questo Glorioso e Santo Paese. Non voglio soffermarmi
sulla legge di cui si è discusso e se ne continua a parlare ma voglio concentrare l’attenzione su
ciò che a mio avviso è di primaria importanza: il valore della verità e la sua scomparsa.

Ciò che mi pare più urgente da segnalare al nostro governo è: se interventi repressivi del genere che infangano ancor
più questo paese e mettono in chiara luce il volto di un’Italia, purtroppo, xenofoba possano servire a qualcosa o
bisogna chiedersi se lo spauracchio dello STRANIERO-NEMICO non nasconda la totale mancanza di volontà d’azione
da parte delle istituzioni che delegano ogni responsabilità all’altro? Insomma sull’argomento sussiste una chiara
deresponsabilizzazione, un vero e proprio scarica barile.

I nostri governanti "commettono il reato": di non considerare gli immigrati come individui che godono o meglio
dovrebbero godere degli stessi diritti sanciti nel lontano e dimenticato 1948 dalla nostra carta dei Diritti Umani. Ci
siamo stancati di sentire parlare di immigrati come pezzi di una catena di montaggio o come l’unica causa del male in
Italia.

La storia ci ha insegnato che basta poco per condannare un uomo e molto per discolparlo. Non è forse l’Italia il paese
che calcola un tasso sempre più crescente di mortalità sul lavoro? Parole come: cassa integrazione, mancata
pensione, mancata restituzione, busta paga nulla, mancata sicurezza sul lavoro, lavoro mancato, disoccupato,
inadeguato, inoccupato, inidoneo non fanno forse pensare che il difetto stia a monte? Si, direi, che è giunta l’ora di
indagare le vere cause dei nostri mali.

La convivenza è difficile ed è risaputo che le diverse mentalità sono portate a scontrarsi invece di amalgamarsi è
logico quindi che l’ansia e la paura imperanti oggigiorno siano sinonimo di decrescita; basta con questo dito puntato
contro il primo immigrato di turno! Questi rimedi pseudo–sicuri non fanno altro che renderci più insicuri. Ora fra le
tante verità che ci propinano mi chiedo quale sia la più giusta o meglio se ci sia una dalla parvenza
costruttiva. Vogliamo cominciare a guardare sul serio dove viene a mancare la nostra sicurezza? Cominciamo dalle
scuole formando e non disinformando, dai centri di accoglienza, dalle rendite dei contribuenti, dalle tasse evase, dal
mancato guadagno, dalle perdite in borsa, dalla cessazione di concorsi pubblici, dai referendum espansivi, dai numeri
dei parlamentari, dalle loro buste paga con cifre a più zeri che scherniscono i nostri miseri redditi? Certo non posso
affermare che l’immigrazione sia un fenomeno semplice e controllato, né che le paure siano infondate ma il contesto
di un’ Italia portatrice di sani e giusti principi non dovrebbe invitare i nostri governi a riflettere sulla difesa e
l’accoglienza?

Dovremmo forse accettare in quello che si definisce un paese civile i rondisti fuori dalle porte che urlano all’agguato
non appena vedono un immigrato? Mi chiedo dove stia la verità e se i diritti abbiano ancora un valore non solo
burocratico. Dov’è quella linea di confine, da tempo superata che per il nostro futuro avevo sperato? Con questi dubbi
e perplessità aspetto in trepidante attesa risposte spero migliori dagli organi che possono o meglio devono cambiare
le cose. Forse in una nazione baluardo del Cristianesimo il diritto all’ospitalità, tanto caro agli antichi, dovrebbe essere
un imperativo categorico e deontologico.
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Data ultima stampa: 20.07.2009 10:53:00
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