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Neil Armstrong intervistato da Oriana Fallaci nel 1970.

Sicuramente la scrittrice non molto tenera con l'astronauta che esce da questo ritratto come una persona fredda, del tutto distante dal mondo reale e con la quale il solo parlare un'enorme sofferenza. Da Quel giorno sulla Luna, 1970 il trentanovenne Neil Armstrong, che in italiano vuol dire Braccioforte. Ma il nome non gli si addice, soprattutto per via della faccia che dominata da un nasino allins, dispettoso, e da una bocca a salva danaio, maligna, dove il labbro superiore invisibile perch troppo sottile. Le guance sono infantili, rotonde. Gli occhi sono piccoli, azzurri, e di rado si piantano con decisione nei tuoi. La pelle rosea, lentigginosa. I capelli, color biondo carota, cortissimi. E anche se scendi al corpo che lungo, irrobustito da faticosi esercizi in palestra, concludi che il tutto decisamente antipatico. Io, quando lo conobbi cinque anni fa, me ne sentii respinta e molta gente mha detto daver provato la medesim a cosa. Anche a causa della sua timidezza che enorme e che egli combatte con larroganza. Per un nulla arrossisce, vampate di calore gli salgono dal collo alle tempi e dove le vene si gonfiano in cordoncini paonazzi, e ogni volta che questo avviene Neil Armstrong si arrabbia e pi si arrabbia pi diventa sgarbato. Allora, per rimediare, sorride. Ma un sorriso cos smarrito, cos sforzato, che riesce solo a complicare le cose, ad aumentare il suo imbarazzo che si traduce in una voce stridula come la voce di una donna bizzosa. V un che di femmineo, in Neil Armstrong. Di indifeso, di debole. Dichiara un suo amico: Certo che gl i piacciono le donne. Ma la sua unica donna sua moglie. Dove trov il coraggio di averla? Non lo trov, fu Janet a conquistarlo. Janet ha un temperamento virile. Tale premessa non deve trarti in inganno, indurti a credere che Neil Armstrong nasconda una qualsiasi dolcezza. Chiunque te lo descriver come a cold, calculating guy. Un tipo freddo, calcolatore. Il suo modo di pensare e di vivere rigido quanto una operazione aritmetica, tutto in lui calcolato come dentro un computer e fra i cinquantadue astronauti americani colui che pi di ogni altro possiede le virt del robot. Vale a dire assenza di passioni, ordine e legge, controllo, nessuna fantasia. Se lumanit del futuro sar un esercito disciplinato di creature asettiche, cervelli elettronici, Neil Armstrong gi il futuro. Niente lo interessa fuorch volare, conoscere le macchine che servono a volare. Niente lo seduce fuorch la tecnica necessaria ad andare sulla Luna, e la Luna stessa per lui non che uno strumento per applicare quella tecnica. Apprenderai dalla sua biografia che impar a guidare laereo prima dellautomobile, che si laure molto presto in ingegneria aeronautica, che divenne subito pilota collaudatore e che allinfuori di ci non fece mai altro. Non lesse mai un romanzo o una poesia, non ammir mai un quadro, non and mai a un concerto, non si f orm mai unidea politica, non trasse mai piacere da qualcosa che non fosse unelica o un reattore. Il suo unico hobby, quello cui dedica ogni domenica, ogni vacanza, sai qual ? Il volo planato. Sicch parlare con lui una sofferenza che sfiora lincubo. Io, che lho visto pi volte in questi anni, non sono mai riuscita a stabilire con lui un contatto che assomigliasse a un contatto umano, a farlo mai indulgere a un attimo di cordialit, di curiosit, di calore, ammenoch non pronunciassi le parole Mercury, Gemini, Apollo, LM. Credo che metta conto riportare qui lintervista che ebbi con lui nel 1964, e che incominci con la mia esclamazione: Che bella cosa, signor Armstrong, lei non un militare!, perch mi avevano detto che non un militare. Vengo dalla NASA dovero ingegnere elettronico e collaudatore di jet. Non fa poi gran differenza. Voglio dire che di disciplina ne ho quanto gli altri e per andare nello spazio serve la disciplina anzitutto. Del resto non che scelgano i militari perch sono pi adatti di noi borghesi: li scelgono perch sono impacchettati e quindi pi facile pescare quello giusto. Dei militari si sa tutto, anche in quale misura ci si pu fidare. Ma sapevano tutto anche di me: sono da un mucchio di anni nella NASA. ORIANA FALLACI. Devessere stata una bella gioia, comunque, diventare astronauta. NEIL ARMSTRONG. Non saprei. Mi ci faccia pensare... Non ci ha ancora pensato?! Per me stato il semplice trasferimento da un ufficio allaltro. Ero in un ufficio e mhanno messo in questaltro. Be, s, penso che mabbia fatto piacere. Fa sempre piacere salire di grado. Ma un ufficio o laltro lo stesso: io non ho ambizioni personali. La mia sola ambizione contribuire alla riuscita di questo programma. Non sono un romantico. Niente gusto dellavventura, perci. Per carit. Io odio il pericolo, specialmente se inutile, e il pericolo il lato pi irritante del nostro mestiere. Il pi stupido. Come si pu trasformare in avventura un normalissimo fatto di tecnologia? E perch rischiare la vita guidando unastronave? Illogico quanto ris chiare la vita usando un frullatore elettrico per fare un frapp. Non devesserci nulla di pericoloso a fare un frapp e non devesserci nulla di peri coloso a guidare unastronave. Una volta applicato questo concetto, cade il discorso sullavventura. Il gusto di andare su tanto per andare su... Io, signor Armstrong, conosco qualcuno che andrebbe su anche sapendo di non tornare gi, solo per il gusto di andare su. Tra noi astronauti? Anche tra voi astronauti. Lo escludo. Se lo conoscesse, sarebbe un ragazzo. Non un adulto. Io sono un adulto. Signor Armstrong, a parte il frapp, le dispiacerebbe non andare sulla Luna? S, ma non ci farei una malattia, non la prenderei come unoffesa. Io non capisco, vede, quelli che sperano tanto di andarci per primi. Sono sciocchezze, bambinate, residui romantici: indegni dellepoca razionale nella quale viviamo. Ed escludo che accetterei di andare sulla Luna sospettando di non tornare gi: ammenoch non fosse tecnicamente indispensabile. Voglio dire: collaudare un jet rischioso ma tecnicamente indispensabile. Morire nello spazio o sulla Luna non tecnicamente indispensabile e, di conseguenza, fra morire collaudando un jet e morire sulla Luna, io scelgo di morire collaudando un jet. Lei no? Io no. Dinanzi a un simile dilemma, scelgo subito di morire sulla Luna. Almeno mi vedo la Luna. Bambinate, sciocchezze! Morire sulla Luna per vedere la Luna! Si trattasse di restarci un anno o due, forse... Non so. No, no, sarebbe un prezzo troppo alto lo stesso: perch irrazionale. Oh, se riuscissimo a sgombrare il campo dalle fanfare su questa Luna! Basta con questi sogni, con queste fanfare! Signor Armstrong, lei stato alla guerra? Certo. In Corea. Settantotto missioni di combattimento. Signor Armstrong, lei ha figli? Certo che ho figli. Due. Dovrei non aver figli alla mia et? Signor Armstrong... scaduto il tempo, la saluto. Devo tornare nella centrifuga per allenarmi alle alte forze di gravit. Non la invidio, signor Armstrong. S, irritante. Forse ci che odio di pi. Ma tecnicamente indispensabile. Mi spiego? S. Tecnicamente indispensabile. Buongiorno, allora. Buongiorno.

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